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Prop. 154: «Quod sapientes mundi sunt pililosophi tantum»

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Academic year: 2021

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La Condemnation Parisienne de 1277, a critical edition with commentary by David Piché, (Paris: Libraire Philosophique J. Vrin, 1999).

«Non pochi tra quelli che studiano nella Facoltà delle Arti (studentes in artibus) ardiscono travalicare i limiti spettanti alla loro Facoltà e trattare e disputare nelle scuole certi manifesti ed esecrabili errori, anzi vere e proprie vanità e false follie», dilaniando l’unità dei credenti. E anzi, peggio ancora, mentre tentano di giustificare il loro errore ne producono un altro peggiore, perché affermano che queste dottrine «sono vere secondo la filosofia (secundum philosophiam), non secondo la fede comune (non secundum fidem catholicam), come se possano esserci due verità tra loro contraddittorie, e come se negli scritti dei pagani dannati si possa trovare una verità contraria alla verità della Sacra Scrittura».

Filosofia

Prop. 145: «Quod nulla quaestio est disputabilis per rationem, quam philosophous non debeat disputare et determinare, quia accipiuntur a rebus. Philosophia autem omnes res habet considerare secundum diversas sui partes»

Prop. 154: «Quod sapientes mundi sunt pililosophi tantum»

Prop. 90: «Quod naturalis philosophus simpliciter debet negare mundi nouitatem, qui innititur causis et rationibus naturalibus. Fidelis autem potest negare mundi eternitatem, quia innititur causis supernaturalibus».

Intelletto

Prop. 7: «Quod intellectus non est forma corporis, nisi sicut nauta navis, nec est perfectio essentialis hominis»

Prop. 109: «Quod substantia animae est aetema; et quod intellectus agens et possibilis sunt aeterni»

Eternità del mondo

Prop. 99: «Quod mundus, licet sit factus de nichilo, non tamen est factus de nouo; et quamuis de non esse exierit ad esse, <tamen> non esse non precessit esse duratione, set natura tantum».

Dio

Prop. 44: «Quod ab uno primo agente non potest esse multitudo effec- tuum»

Prop. 55: «Quod primum non potest aliud a se producere; quia omnis differentia, quae est inter agens et factum, est per materiam»

BOEZIO DI DACIA (1240-1285)

De aeternitate mundi: «La dottrina (dei filosofi), infatti, non contraddice sotto nessun aspetto la fede cristiana, come ritengono invece solo coloro che non la comprendono veramente («non intelligentes»). La dottrina dei filosofi si fonda sulle dimostrazioni e sui ragionamenti certi che possono essere formulati a proposito delle cose che sono oggetto delle loro indagini, mentre la fede, nella maggior parte dei casi, si fonda sui miracoli e non sulle ragioni dimostrative. E tutto ciò che viene accolto per il fatto di essere concluso per via di ragioni non è fede, ma scienza».

Ibidem: «Il cristiano dice dunque il vero quando afferma che c’è stato un inizio del mondo e del movimento e che c’è stato un primo uomo, e anche quando sostiene che l’uomo tornerà a essere vivo e che tutti gli uomini torneranno a essere nel numero che sono stati, e che le cose corruttibili diventeranno incorruttibili, anche se questo può essere concesso come possibile soltanto grazie a una causa la cui potenza è maggiore di quella

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delle cause naturali. Ma dice anche il vero il filosofo naturale quando afferma che questo non è possibile in base a cause e princìpi naturali. Infatti il filosofo naturale non concede e non nega nulla se non fondandosi su princìpi e cause naturali, così come il grammatico, allo stesso modo, non concede e non nega nulla se non fondandosi su princìpi e cause grammaticali. Se dunque il filosofo naturale, considerando soltanto l’efficacia delle cause naturali, afferma su tale base che non può esserci stato un inizio del mondo e del movimento, e la fede cristiana invece, considerando una causa superiore alla natura, afferma su tale base che il mondo può avere avuto un inizio, tra loro non c’è alcuna contraddizione.

Sono dunque evidenti due cose: la prima, che il filosofo naturale non contraddice la fede cristiana a proposito dell’eternità del mondo, e l’altra che per mezzo di ragioni naturali non si può dimostrare che il mondo e il movimento abbiano avuto un inizio. Vi sono infatti nella fede molte cose che non possono essere dimostrate razionalmente (...) e chi non crede in esse è un eretico, mentre chi cerca di conoscerle per vie razionali è uno sciocco.

(...) Appare dunque evidente che non c’è alcuna contraddizione tra la fede cristiana e la filosofia sul problema dell’eternità del mondo».

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