Alla fine teste composte e corpi composti, o meglio, fusi, non sono poi così

LXXXV

7. CONCLUSIONE

Dopo aver percorso la lunga strada attraverso la storia figurativa del grottesco, siamo giunti alla fase finale di questo nostro studio. Il suo scopo era di dimostrare come un artista come Arcimboldo, così stravagante e innovativo, esprimesse a pieno lo spirito di ricerca del mostruoso e del bizzarro, tipico della sensibilità e mentalità manierista, e di come un artista contemporaneo, partendo da premesse molto simili a quelle arcimboldesche (appunto, la concezione grottesca del corpo e la ricerca del mostruoso), sia riuscito a creare qualcosa di assolutamente originale, in qualche caso rielaborando e riproponendo in chiave moderna i principi che avevano fatto grande l’arte dell’artista milanese. Del resto, i modelli figurativi ai quali si rifacevano sia Arcimboldo che Giger sono rintracciabili in Hieronymus Bosch e Bruegel: due pittori molto più vicini al primo che al secondo artista (almeno a livello temporale) ma che della stravaganza e del grottesco, avevano fatto il proprio marchio di fabbrica.

Se le teste composte di Arcimboldo, quindi, costituivano un’espressione del grottesco cinquecentesco, i biomeccanoidi di Giger possono essere considerate una loro attualizzazione, sebbene con molte riserve e differenzazioni sia stilistiche che tematiche. In Giger viene certamente meno la componente simbolica legata all’esaltazione della Casa d’Asburgo, così importante per l’arte arcimboldesca, ma si ha la stessa voglia di meravigliare e ricercare collegamenti tra universi molto diversi tra loro.

Alla fine teste composte e corpi composti, o meglio, fusi, non sono poi così

diversi e lontani, se scaturiscono da menti che hanno di sicuro un tratto in

comune: la genialità.