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4 U N ALTRO ESEMPIO : B ADIA P OZZEVERI

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CAPITOLO 4

4 U N ALTRO ESEMPIO : B ADIA P OZZEVERI

esperienza di Benabbio, come detto, si è configurata come il banco di prova spe‐

rimentale per le metodologie sviluppate da chi scrive e illustrate all’interno del Cap. 2. Con lo scavo del monastero di Badia Pozzeveri, nelle vicinanze di Altopascio (Lu) si sta tentando di estendere ad un livello di maggiore consapevolezza programmatica l’applicazione di questi spartiti. Le ambizioni di un tale “rinnovamento” delle metodiche sta affrontando in tal senso una duplice sfida; anzitutto perché, per la prima volta, siamo partiti da una base di strumenti totalmente autoreferenziata, cioè definitivamente affran‐

cata dai modelli istituzionali tipici degli scavi universitari. In secondo luogo perché è stata raccolta la sfida dell’internazionalità, attraverso la collaborazione con un’equipe di studio‐

si e studenti provenienti dagli Stati Uniti.

Per il primo punto ci si riferisce anzitutto al distacco dalle schede ministeriali in fun‐

zione di quelle create ad hoc ed illustrate in questa sede al Cap. 2; inoltre anche le tecniche di rilievo rispondono stavolta a protocolli del tutto personalizzati: abbandonato il disegno a griglia, la triangolazione e il diario libero, si sta tentando di rispettare criteri più tecnolo‐

gici, con l’utilizzo intensivo della stazione totale e di fotopiani georeferenziati, la puntuale compilazione di tutta la reportistica in situ e la realizzazione di un diario elettronico con‐

sultabile da tutti online, giorno dopo giorno (Figura 54)151.

151 La soluzione web, già ampiamente testata per Benabbio (cfr. infra) è aggiornata quotidianamen‐

te durante tutta la campagna di scavo in due lingue (italiano/inglese) e può essere consultata a que‐

sto indirizzo: http://www.paleopatologia.it/Badiapozzeveri/BP11/giorno.php?recordID=31

L’

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Quanto alla seconda prospettiva, è stata fondamentale la nascita di una Fieldschool ar‐

cheologica promossa dal prof. C.S. Larsen e dal dott. Giuseppe Vercellotti della Ohio State University. La collaborazione tra le istituzioni ha spinto ad investire sulla diffusione dei nostri protocolli informativi all’estero mediante la traduzione delle schede ed una maggio‐

re interazione tra cartaceo e multimediale.

Il cantiere di scavo, approntato nel maggio del 2011 col patrocinio del Comune di Alto‐

pascio e messo in regime dal luglio dello stesso anno, vuole indagare gli orizzonti cimite‐

riali ed insediativi della fascia di territorio circostante la chiesa abbaziale di San Pietro. La zona, ampiamente frequentata sin dal IX secolo, ha visto succedersi eventi di significativa importanza per tutta la Valdinievole medievale e moderna: dalla nascita del monastero Camaldolese nell’XI secolo, alla Battaglia di Altopascio tra Fiorentini e Lucchesi (AD 1325), al colera del 1855.

Come a Benabbio, anche nel cantiere di Badia Pozzeveri si sono utilizzati i protocolli in‐

formatici messi appunto da chi scrive; tra le schede, quella di unità scheletrica ha accom‐

pagnato la messa in luce degli oltre 40 inumati nelle aree 1000, 2000 e 3000: ad essa si è affiancato l’uso del database elettronico SIUS. Parimenti la Scheda di Unità Stratigrafica, ampiamente usata in tutte le aree di scavo, ha avuto appoggio diretto al corrispondente in‐

formatico. Parallelamente si è portata avanti l’applicazione sistematica del rilievo vettoria‐

le delle evidenze, con successivo inserimento nella piattaforma GIS. Anche le ricostruzioni virtuali sono andate di pari passo con lo scavo: un esempio su tutti è visualizzabile in Figu‐

ra 53, dove, attraverso le piante di facciata e di lato ottenute col georadar, e l’ipotesi dell’estensione del chiostro meridionale, si evidenziano i volumi tridimensionali della chiesa di San Pietro nella diacronia.

Figura 53 ‐ Ricostruzione virtuale del volume medievale (in blu) e moderno (in verde) e attuale (in gri‐

gio) della chiesa di San Pietro a Pozzeveri.

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111

Figura 54 ‐ Il diario giornaliero degli scavi di Badia Pozzeveri

(4)

112

4.1 I

L

S

ITO

San Pietro di Pozzeveri, già chiesa abbaziale della Badia di Pozzeveri, si trova nell’omonima località del comune di Altopascio (LU), vicino a quella che durante il medio‐

evo costituiva la sponda nord orientale del Lago di Sesto. L’abbazia era posta a brevissima distanza dal tracciato della via Francigena, e sorgeva su una leggerissima prominenza di circa 20 m s.l.m. che le permetteva di dominare la distesa lacustre e gli acquitrini circo‐

stanti.

Nella Figura 55 si vedono il Lago di Bientina e la Valdinievole occidentale come dove‐

vano apparire alla fine del Cinquecento. Si nota il lago di Sibolla contornato da un fitto bo‐

sco dal quale esce il Fosso Maggiore che termina nel lago di Fucecchio. Ad ovest si indirizza il Canale della Contessa che poi forma il laghetto di Altopascio, delimitato a valle da da un muro dal quale, simile ad un bottaccio, scaturisce una gora che alimenta il mulino del pae‐

se. Si sottolinea l’importanza del borgo di Altopascio, di Montecarlo e dell’Isola nel lago di Bientina.

Figura 55 ‐ Il lago di Bientina in una carta del XVI sec. (Archivio di Stato di Firenze, Miscellanea di Piante, n.470/c.)

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113

La prima menzione della località di Pozzeveri si ha nell’anno 952152, quando Uberto, margravio di Tuscia e figlio di re Ugo di Provenza, concede a Teudimondo Fraolmi “quin‐

que casis set rebus illis massariciis in loco et finibus ubi dicitur Pozeuli”, condotte dai massa‐

ri Flaiperto, Urso, Pietro, Teuzio e Cerbonio153. Nel 1039 la località è nuovamente nomina‐

ta nelle carte lucchesi154 come un borgo che comprende due edifici ecclesiastici: la chiesa di Santo Stefano “que esse videtur in Burgo de Puctieuli”, e la chiesa di San Pietro “prope su‐

prascripto burgo de Puctieuli”. Successivamente al 1044 il borgo di Pozzeveri e la chiesa di Santo Stefano non saranno più nominate nei documenti, mentre la chiesa di San Pietro, a partire dal 1056, diventa la sede di una comunità di sacerdoti. La nuova canonica, creata seguendo i dettami della riforma della chiesa che in quegli anni trovava nei vescovi lucche‐

si e nella città di Lucca particolare vigore, è la terza ad essere istituita nella diocesi lucche‐

se dopo la canonica di Santa Maria a Monte (1025) e la canonica della cattedrale di San Martino (1048). Già nel 1086 i documenti ci parlano di “ecclesia et monasterium beati san‐

cti Petri apostoli qui est consctructus in loco ubi dicitur Potieule”155, ed il riconoscimento della trasformazione della canonica in monastero è sancito nel privilegio del pontefice Ur‐

bano II del 1 febbraio 1095, con il quale è stabilito pure il diritto di libera sepoltura156. A partire dal 1103 fa la sua comparsa un abbas come rettore del monastero157, mentre fino ad allora si era sempre trattato di un rector o di un prior; è probabile che questo cam‐

biamento di titolatura coincida con l’ingresso a Pozzeveri dei Camaldolesi di San Romual‐

do158. Nello stesso anno si ha notizia di un ospedale annesso al monastero e retto da un certo Morando, che sottolinea il rapporto strettissimo dell’istituzione monastica con la vi‐

abilità francigena159. L’abbazia, riccamente dotata dai nobili Porcaresi, suoi giuspatroni, riceve ulteriori donazioni nel corso del XII e XIII secolo ampliando il proprio patrimonio immobiliare160. Tra le attività economiche più redditizie dell’ente, insieme ai proventi delle coltivazioni di numerosi appezzamenti di terra situati nella lucchesia orientale, hanno un posto di particolare rilievo le attività molitorie condotte in cinque molini installati sulla Pescia Minore, a cui vanno aggiunti l’allevamento del bestiame e lo sfruttamento della por‐

zione nord orientale del padule e del lago di Sesto161. Dal Libellus extimi lucane diocesis del

152 Le informazioni storiche e i relativi riferimenti documentari sono stati tratti da Seghieri, M.

(1978) e Concioni, G. (2010).

153 AAL, ++ D. 39.

154 AAL, ++ D. 38.

155 RCL I/488, p. 205.

156 ACL, bolla AA. 24.

157 ACL, perg. R. 34.

158 Seghieri 1978, pp. 18‐19.

159 RCL I/625, p. 261.

160 Seghieri 1978, pp. 25‐35.

161 Seghieri 1978, pp. 37‐41.

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1260 l’abbazia di Pozzeveri viene stimata lire 2800 e si colloca, per il patrimonio, fra le i‐

stituzioni religiose più ricche della diocesi162.

Il XIV secolo vede l’area dell’abbazia al centro delle vicende belliche toscane con con‐

seguente danneggiamento dei beni e degrado dell’istituzione, che comincia allora la pro‐

pria decadenza. Nel settembre del 1325 l’abbazia è occupata, insieme ai terreni circostanti, dagli accampamenti dell’esercito fiorentino guidato da Ramondo di Cardona, ed il 22 set‐

tembre proprio tra la Badia e Altopascio si svolgono le operazioni militari della celebre battaglia che vide il trionfo di Castruccio.

L’abbazia è abbandonata per alcuni decenni dalla comunità di monaci a causa delle guerre continue con Firenze; le rendite sono limitate dalle distruzioni e dai saccheggi che causano lo spopolamento delle terre del monastero. La comunità di monaci si è ormai sta‐

bilita a Lucca, nella casa dell’ Abbazia fuori porta San Gervasio. L’ultimo abate, Agostino, resse l’istituzione camaldolese dal 1388 al 1408, ma rimasto senza monaci sembra opera‐

re come un qualsiasi abate commendatario fino alla soppressione definitiva dell’ente che, con bolla pontificia del 3 luglio 1408, è unito da papa Gregorio XII al capitolo della catte‐

drale lucchese163.

Il sito di Badia Pozzeveri conserva in elevato le strutture medievali della torre campa‐

naria, fino al terzo superiore, e della chiesa abbaziale (abside e transetto settentrionale).

La chiesa e la torre campanaria hanno subito, nel corso del XIX secolo, cospicui interventi di ristrutturazione che ne hanno alterato l’originaria veste romanica, tuttavia le strutture medievali residue risultano ben leggibili: l’abside romanica, realizzata nella porzione infe‐

riore in conci squadrati di verrucano e nella parte superiore di laterizi, risulta paragonabi‐

le agli esempi migliori del romanico lucchese di XII‐XIII secolo. Il transetto è costruito con una tecnica mista che prevede l’impiego di conci squadrati in verrucano nei cantonali, e di bozzette di arenaria per i paramenti.

La base della torre campanaria, edificata in pietre tagliate e approssimativamente rifila‐

te, murate in corsi irregolari con abbondante impiego di legante, risale probabilmente all’XI secolo, epoca della prima Canonica di Pozzeveri. I resti dell’abbazia medievale (refet‐

torio, capitolo, chiostro, ambienti abitativi del monaci) sono completamente sepolti. Dalla presenza comunque di un pozzo, collocato a sud della chiesa e compreso probabilmente nel chiostro del monastero, si può evincere come le strutture abbaziali si sviluppassero a sud dell’edificio sacro. L’area retrostante l’abside della chiesa, così come quella adiacente al fianco nord, dovevano essere in gran parte adibite a spazio cimiteriale. Un muro di cinta

162BSL, Ms 135. Guidi 1932.

163 ACL, bolla CC. 36.

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doveva poi cingere gli spazi monastici. All’esterno dell’abbazia sorgevano probabilmente alcuni nuclei abitati, più volte ricordati nella documentazione scritta, formati da edifici in materiale deperibile e/o in muratura che non hanno lasciato in vista alcuna traccia ap‐

prezzabile.

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116

4.2 L

O SCAVO

Lo scavo stratigrafico ha finora preso in esame quattro aree di indagine (Figura 56):

l’Area 1000, posta dietro l’abside, insiste sui depositi più antichi dell’abbazia, le Aree 2000 e 3000, aperte rispettivamente lungo la navata settentrionale e la facciata, approfondiran‐

no i cimiteri moderni e medievali, mentre l’Area 4000 è stata ricavata strategicamente do‐

ve plausibilmente trovava sede il chiostro del monastero164.

Figura 56 ‐ Localizzazione della chiesa di San Pietro e aree di scavo

4.2.1 A

REA

1000

La prima campagna di scavo di questa porzione del sito si è dimostrata ricca di interes‐

santi ritrovamenti e molto utile ai fini dell'indagine archeologica del complesso abbaziale.

Sono state messe in luce, fino ad adesso, fasi di cantiere di età contemporanea e moderna.

Queste sono caratterizzate dalla presenza di buche probabilmente realizzate per sorregge‐

164 In mancanza di fonti e di planimetrie storiche, tale supposizione si basa sui confronti con realtà abbaziali coeve, come quella di San Michele alla Verruca, in cui il sistema delle celle dei monaci, la sala capitolare e il sottostante chiostro colonnato trovavano posto lungo il lato meridionale della chiesa (cfr. GELICHI, S. e ALBERTI, A. (2003)).

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re strutture in legno come le impalcature per il restauro della chiesa oppure tettoie o strutture lignee temporanee. La differenza delle buche sia nella forma che nella dimensio‐

ne e nei reperti ritrovati fa supporre che queste dovessero appartenere a fasi di cantiere differenti anche nel tempo.

Fin dalle prime settimane di scavo sono stati individuate le fondazioni in malta, ciottoli di fiume e laterizi di due strutture murarie parallele. Queste riprendono esattamente l'an‐

damento dei paramenti murari del transetto settentrionale. La cresta di rasatura sud (US 1008) taglia inoltre una fossa ossario, che si dimostra così precedente alla struttura. Nella porzione meridionale dell'area è stata messa in evidenza una canaletta di deflusso delle acque di cui è necessario capire la datazione e il suo rapporto con l'edificio ecclesiastico.

Questa si muove in senso O‐E e sembra procedere al di sotto della fondazione dell'abside.

E' nostra intenzione, nella prossima campagna di scavo, poter continuare l'indagine dei livelli medievali di questa importante porzione del sito archeologico, mettendoli in rela‐

zione con uno studio degli elevati e soprattutto con il transetto settentrionale e la parete N della fattoria confinante con l'area 1000.

4.2.2 A

REA

2000

Il saggio, di circa 37 metri quadri, è stato aperto nel settore settentrionale dell’area pe‐

rimetrale alla chiesa di San Pietro, a ridosso di un corpo di fabbrica di 47 m2, giustapposto alla navata centrale della chiesa nel 1862, con la funzione di navatella laterale e di confes‐

sionale. Qualche anno prima, nel 1857, a seguito della costruzione dell’attuale e prospi‐

ciente cimitero pubblico, venne interrato quello precedente, parzialmente obliterato dall’ampliamento della chiesa e parzialmente sbancato da un taglio orizzontale che, ri‐

muovendo circa un metro di terreno, portò le quote del piano di calpestio ai livelli della strada carrabile ancor oggi percorsa dai visitatori del camposanto. È stata proprio l’esistenza di un cimitero sepolto, già attestato dalla prima modernità (XVI‐XVII sec.) e af‐

ferente ad una lunga fase di utilizzo, che ha spinto le indagini ad investire in questa por‐

zione di terreno, per comprendere non solo l’estensione, la quantità di sepolture, la crono‐

logia e la profondità del sepolcreto, ma anche lo stato di salute, l’età media, le abitudini de‐

gli antichi abitanti del villaggio di Badia.

Lo scavo, iniziato il 4 luglio 2011, ha esplorato le ultime due fasi di utilizzo dell’area se‐

polcrale: quella ottocentesca, caratterizzata dalle sepolture immediatamente precedenti alla fine del cimitero e dallo spianamento dello stesso, con la conseguente frammentazione

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e dispersione delle ossa contenute nel metro di terra sbancato; e quella settecentesca, ap‐

pena scalfita dalle ricerche e rappresentata dalla presenza di scheletri meglio conservati e disposti a quote leggermente inferiori. In generale sono stati portati alla luce, documentati e rilevati 26 individui, di cui 14 sicuramente afferenti alla fase ottocentesca. Oltre ad essi è stata scavata una enorme quantità di ossa sparse o raccolte in ossari e riduzioni, che, una volta studiate, potranno contribuire all’accrescimento delle nostre conoscenze antropolo‐

giche della popolazione locale. Interessante è stato inoltre trovare una sostanziale corri‐

spondenza stratigrafica e tafonomica con una fase epidemica già osservata in un altro sca‐

vo condotto nella lucchesia, Benabbio: si tratta del colera del 1855, che colpì duramente anche la Badia, mietendo 51 vittime; esse vennero inumate nel “nostro” cimitero, e le loro sepolture, ancorché fortemente perturbate dallo sbancamento del 1857, sono state in par‐

te investite dalle nostre indagini. Non è ovviamente possibile riconoscere con certezza quali siano le inumazioni coleriche, tuttavia, almeno in un caso, possiamo esser certi di a‐

verne indagata una: si tratta dello scheletro Usc 2039, il cui decubito, prono, suggerisce che la sua deposizione avvenne in fretta e senza eccessiva cura, cosa che si è riscontata an‐

che a Benabbio.

Oltre agli orizzonti cimiteriali è stato portato alla luce anche un muro medievale, orien‐

tato nord‐sud e corrispondente al cantonale occidentale del campanile della chiesa. Le in‐

dagini dei prossimi anni ci daranno conferma della sua origine e della sua funzione.

In conclusione lo scavo stratigrafico dell’Area 2000 ha prodotto risultati cospicui, ri‐

spondendo, da un lato, alle domande storiche che ci si era posti all’inizio della campagna, e aprendo, dall’altro, nuovi orizzonti d’indagine da approfondire nelle future ricerche.

Tabella 6 ‐ Elenco delle sepolture indagate in area 2000 nella campagna 2011 Usc scheletro US taglio US riempimento

2031 ‐2030 2032

2039 ‐2038 2040

2042 ‐2041 2043

2045 ‐2044 2005

2051 ‐2053 2052

2054 ‐2056 2055

2057 ‐2049 2050

2058 ‐2059 2060

2066 ‐2067 2068

2074 ‐2072 2073

2076 ‐2075 2077

2080 ‐2079 2078

2083 ‐2081 2082

2085 ‐2084 2086

2088 ‐2087 2089

2092 ‐2093 2098

2102 ‐2101 2103

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119

2108 ‐2033 2034

2118 ‐2110 2109

2119 ‐2104 2105

2122 ‐2121 2120

2129 ‐2127 2128

2131 ‐2130 2132

2137 ‐2136 2138

2140 ‐2139 2141

2142 ‐2125 2126

4.2.3 A

REA

3000

L’area 3000 (35 m2 circa) è stata aperta tra il 25 e il 26 luglio a contatto con la metà set‐

tentrionale della facciata della chiesa di Badia Pozzeveri. La decisione di aprire un settore d’indagine in questa posizione era motivata da due ordini di fattori: da un lato rintracciare il perimetrale nord della chiesa abbaziale romanica, che già le prospezioni geofisiche ave‐

vano segnalato essere presente, e di cui era necessario valutare consistenza e conserva‐

zione, dall’altro disporre di un campione stratigrafico dei depositi esterni ed interni ai re‐

sti della chiesa medievale. Le quattro settimane di lavoro hanno permesso di indagare ac‐

curatamente gli strati formatisi nel XX e XIX secolo, mettendo in luce una serie di livelli di cantiere caratterizzati da allineamenti di buche per palo di grandi dimensioni e da strati formati da depositi maceriosi e lenti di calce contestuali a tracce di fuoco. Le fasi di cantie‐

re messe in luce sono almeno tre, la più recente risalente alla metà del XX secolo, la me‐

diana alla seconda metà del XIX secolo e la più antica, testimoniata solo dal fondo di alcune buche per palo, probabilmente alla fine del XVIII‐inizi del XIX secolo. Al 1862, data dell’edificazione del corpo di fabbrica addossato al lato settentrionale della chiesa, risale probabilmente un’azione di generale rasatura dell’area, che ha provocato l’asportazione dei livelli formatisi tra XVIII e seconda metà del XIX secolo. Nella porzione centro meridio‐

nale dell’area, a contatto con le fondazioni della facciata settecentesca, al di sotto di strati maceriosi accumulatisi nel XIX secolo, è stato individuato un lacerto della fondazione di un’imponente struttura muraria, larga circa un metro e costituita da paramenti di bozzet‐

te e pietre spaccate e da un largo sacco comprendente malta biancastra e frammenti litici.

Nella struttura è facilmente identificabile il perimetrale nord della chiesa abbaziale d’età romanica, che la preventiva indagine geofisica ci suggerisce svilupparsi per almeno altri dieci metri verso ovest rispetto alla attuale facciata settecentesca. Una volta individuato il setto murario medievale l’area è risultata suddivisa in due bacini stratigrafici distinti. A Nord sono comparse le prime sepolture appartenenti alla fase cimiteriale basso medievale.

Si tratta in totale di sette inumazioni, tutte in piena terra, con orientamento Ovest‐Est, che

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presentano in genere gli arti superiori piegati sul pube e gli arti inferiori distesi e paralleli.

I corpi sono costretti dalla ristrettezza della fosse e forse dalla presenza di sudari. Non presentano alcun elemento di corredo, né di vestiario. La loro conservazione non ottimale è dovuta al fatto che l’azione di taglio orizzontale effettuata dopo la metà del XIX secolo è arrivata a ledere in parte la struttura scheletrica degli individui, e la conseguente azione di calpestio, incentivata in epoca contemporanea dall’uso del sagrato come parcheggio, ha provocato compressione e schiacciamento delle ossa. A Sud della struttura muraria me‐

dievale sono state individuate le tracce della fondazione della struttura della facciata set‐

tecentesca della chiesa, quella ancora oggi conservata in elevato, e sono stati identificati alcuni tagli, non ancora indagati, che dovrebbero corrispondere ad inumazioni della prima età moderna (XVI e XVII secolo), quando sappiamo che la porzione occidentale della chiesa abbaziale, già priva del tetto, era ridotta a camposanto della comunità parrocchiale di Ba‐

dia Pozzeveri. La prossima campagna d’indagine risulterà pertanto di grande importanza per comprendere struttura e dimensione della chiesa medievale e per acquisire informa‐

zioni sullo sfruttamento funerario dell’area a nord dell’edificio sacro; infatti con l’approfondimento dello scavo verso nord saranno presumibilmente rinvenuti contesti fu‐

nerari medievali in grande abbondanza, mentre verso sud, al di sotto delle inumazioni d’età moderna, dovremmo rintracciare i resti delle pavimentazioni interne all’edificio ab‐

baziale medievale.

4.2.4 A

REA

4000

L’area 4000, dalle dimensioni originarie di 6,00 x 4,00 m e successivamente allargata a 6,00 x 5,50 m, è stata aperta inizialmente nel periodo in cui il sito di Badia Pozzeveri ha svolto da laboratorio per gli studenti del Master in Antropologia Forense. L’indagine si‐

stematica è ripresa con l’arrivo degli studenti americani legati al progetto Fieldschool Poz‐

zeveri, a cavallo tra i giorni 25 e 26 di Luglio 2011. Ciò che l’area ha restituito è una situa‐

zione stratigraficamente immediata ed interessante, sono stati infatti rinvenuti, in uno sbalzo di quota di circa 0,60 m, cinque differenti piani stradali relativi alle età moderna e contemporanea. Doveva trattarsi di quella situazione viaria e stradale che le antiche carte ci confermano, dato che l’originaria posizione del cimitero di età moderna occupava lo spazio dell’attuale via di accesso alla chiesa e che lo spazio di transito doveva quindi si‐

tuarsi a sud della struttura. Scendendo con la quota si ha avuto modo di constatare quanto i lavori agricoli ed arboricoli precedenti alle suddette situazioni viarie e successivi ai livelli medievali, abbiano intaccato violentemente questi ultimi livelli. Sono state rinvenute infat‐

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121

ti differenti situazioni, legate alla posa arboricola per quanto riguarda la porzione meri‐

dionale dell’area ed alla sistemazione viticola nella zona occidentale. Qui infatti due fosse dal fondo quasi perfettamente livellato e della larghezza di circa 0,70 m, corrono con o‐

rientamento N‐S tagliando di netto un intero strato di crollo, composto da lastre di ardesia, occupante l’intera superficie dell’area indagata. Quest’ultimo ritrovamento ha definitiva‐

mente stabilito il contatto con la frequentazione medievale del sito, ed anche se al momen‐

to non c’è conferma della sua appartenenza al chiostro della Abbazia o ad una qualunque altra struttura afferente, la scoperta di una struttura muraria nella porzione orientale del sito, legata al suddetto strato di crollo, ci rende ancora più vicini all’originaria sistemazio‐

ne edilizia e di vita del monastero medievale di Badia Pozzeveri. Da segnalare inoltre, rin‐

venuta negli ultimi giorni di lavoro, una piccola struttura a ridosso della sezione meridio‐

nale dell’area, di epoca moderna e relativa ad una funzione idrica. La mancanza di ulterio‐

re tempo non ha permesso l’approfondimento delle indagini, ma il lavoro che ci si auspica possa riprendere nel prossimo anno, ci vedrà direttamente impegnati nell’indagine sul crollo della suddetta copertura, la quale dovrebbe costituire l’interfaccia superiore di stra‐

ti ad ora archeologicamente sigillati, di enorme interesse ed importanza.

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