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I. L’InsedIamento dI settefontI

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Academic year: 2021

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1.1 Inquadramento geografico

Il sito si trova a circa una ven-tina di chilometri nella zona sud-est dell’Aquila, nel comu-ne di Prata d’Ansidonia (fig.1) area occupata dall’altopiano di Navelli.

Dal punto di vista geologico è caratterizzata da un notevole spessore di depositi continen-tali del Quaternario; verso sud la depressione di Sant’Eusanio

è percorsa dal fiume Aterno; questa depressione si formò nel Pleistocene Medio in seguito a forti movimenti tettonici. Il Paleoaterno scorrendo verso l’altopiano di Navelli attraversava il bacino aquilano costituendo una prima fase di sedimentazione. In seguito l’esistenza in quasi tutte le valli appenniniche di specchi lacustri più o meno grandi, secondo l’am-piezza delle medesime, per la durata quasi di tutto il Quaternario, è un fatto ormai acquisito3. Il formarsi di questi laghi era dovuto a due cause

principalmente: l’afflusso delle acque che durante il Quaternario è stato molto più abbondante di oggi per la presenza dei ghiacciai su quasi tutte le vette appenniniche, e il fatto che le valli, essendo di recente formazio-ne, non erano ancora erose dalle acque stesse e quindi presentavano vari sbarramenti che impedivano il libero deflusso al mare. Si potevano così formare lungo una stessa valle anche più bacini lacustri, dovuti a sbar-ramenti che determinavano avvallamenti o pianori ad altitudini diverse

Fig.1 Veduta satelitare dell’Italia con l’indicazione del comune di Prata d’Ansidonia

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risalendo verso l’interno. Dunque quelle che noi oggi chiamiamo «Valle dell’Aterno» e «Conca de L’Aquila» nel periodo glaciale del Quaternario dovevano costituire un bacino chiuso e perciò un grande lago che per mezzo di cateratte e cascate immetteva nel sottostante bacino di Sulmo-na. Seguì l’instaurarsi di un ambiente fluviale alla fine del quale i bacini furono interessati da un’intensa ripresa dell’erosione durante il Pleisto-cene Superiore4.

L’assetto odierno vede il complesso degli altopiani interni abruzzesi col-locarsi tra la dorsale appenninica e l’allineamento interno dei Monti Veli-no-Sirente-Marsicano. Su questo allineamento svettano i rilievi maggiori dell’Italia centrale; esso costituisce anche un limite dal punto di vista cli-matico in quanto suddivide la Regione Abruzzo sub-collinare o maritti-ma (il versante che affaccia verso il Mar Adriatico), e Abruzzo montano (la parte restante).

L’altopiano di Navelli (fig. 2) si estende parallelamente alla valle dell’Ater-no presentando una larghezza di circa 3 km e una lunghezza di 25 km nella direttrice Est-Ovest. L’altopiano si è formato grazie a dislocazioni tettoniche, cioè scorrimenti dei piani superficiali terrestri dovuti a forze naturali. La composizione del suolo è costituita da depositi pleistocenici (primo periodo dell’Era Quaternaria); non vi sono corsi d’acqua superfi-ciali perché il terreno presenta fenomeni carsici.

Il substrato di tipo calcareo ha uno spessore limitato, è percolabile e dun-que povero di acqua poggiando sulla roccia madre. Sono presenti due specchi di acqua tra i Comuni di Navelli e Collepietro che nella stagione estiva si asciugano. Il carsismo segna il territorio con doline, depressioni nel terreno, e grotte sulle pareti dei rilievi. Il fenomeno carsico è dovuto alle interazioni tra le acque meteoriche aggressive e i calcari che vengono

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l’approvvigionamento di acqua, si hanno lì dove vengono a con-tatto delle coltri impermeabili di depositi terziari con i calcari. Tali coltri sono collocate attor-no ai massicci. Una proprietà dei territori soggetti a carsismo

è dovuta al fatto che i centri sorgono quasi tutti alla stessa quota per la presenza di falde freatiche.

La zona è soggetta ad un clima rigido e poco piovoso, dovuto alla confor-mazione delle catene montuose che la delimitano. I massicci Laga, Gran Sasso, Maiella non sono fitti come quelli alpini, ma bloccano i venti umi-di provenienti da Oriente. Ciò rende le zone sub-collinari ricche umi-di acqua, a discapito di quelle interne. L’altopiano è battuto da venti piuttosto forti a causa degli squilibri barometrici con la zona costiera.

Fig. 2-3 L’altopiano di Navelli e l’indicazione della posizione sulla carta abruzzese

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1.2 Storia delle ricerche

Una serie di ricognizioni compiute sull’altopiano di Navelli ha consenti-to l’individuazione e la scoperta di numerosi siti che hanno favorito importanti scoperte e apportato informazioni estremamente

significati-ve nelle varie fasi dell’epoca preistoria e protostorica. Il materiale cerami-co ha restituito vasi ovoidali in ceramica figulina e scerami-codelle troncerami-cocerami-coni- troncoconi-che con decorazioni a impressione e incisione. In particolare l’attività del dott. Mattioco5 ha portato a svariati ritrovamenti che testimoniano

un’in-tensa frequentazione. Tra questi, negli anni ‘80, spicca proprio la scoperta del sito Neolitico di Settefonti. L’interesse del sito fu subito evidente dal-la pubblicazione dei materiali in esso rinvenuti. Successivamente l’area è stato oggetto di svariate campagne di scavo condotte tra l’89-’90 e ‘92-‘946 dal dipartimento di Scienze archeologiche dell’università di Pisa, su

un’area di 350 mq circa7. I lavori agricoli hanno intaccato lo strato

arche-ologico asportando quasi totalmente il piano di calpestio nonché la parte superiore delle strutture, le quali sono comunque state rinvenute nume-rose e variamente caratterizzate. A seguito dell’intervento di un mezzo meccanico per asportare il terreno arato e di una successiva ripulitura manuale fu individuato un sottile deposito archeologico di colore bruno, in alcune zone certamente asportato dalle attività superficiali. Sotto

que-1. L’

insediamentodi settefonti

Fig. 4 Le strutture 24-25 parzialmente svuotate dal sedimento con veduta della sezione (foto del ‘93)

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1.3 Inquadramento storico-culturale

Il processo di neolitizzazione nell’area abruzzese inizia intorno alla fine della prima metà del V millennio a.C. con una facies della Ceramica Im-pressa che fu definita da Radmilli8 (1974) come “facies

abruzzese-mar-chigiana”, quando la distribuzione dei siti occupava prevalentemente l’area Nord del fiume Pescara. Questo aspetto del Neolitico si diffonde fino in Romagna e nell’area padana influenzando le culture del Vhò9, di

Fagnigola e del Gaban. In seguito le scoperte nella zona del Fucino e nel-la porzione meridionale delnel-la regione rivenel-lano legami piuttosto evidenti con la ceramica impressa del Sud-Est italico. In Abruzzo si diffonde la cultura di Catignano, dal nome del villaggio eponimo nei pressi di Pe-scara. Il sito fu oggetto di indagini negli anni ‘71-’80 nell’area A e in un secondo momento, nel ‘96, nelle aree D ed F. La cultura di Catignano10

si distingue per la ricchezza e la varietà delle produzione ceramica: la ceramica figulina, in particolare, con frequente decorazione dipinta in rosso, talvolta marginato da motivi di colore bruno e nero ottenuti con la tecnica a negativo; risulta ben inquadrata cronologicamente essendo state ricavate 33 datazioni radiometriche che si collocano tra i 6500-6400 anni BP e i 5860 BP in contemporaneità con la fase tarda della ceramica impressa medio-adriatica. L’inizio della cultura di Ripoli11 si colloca nel

Neolitico medio-recente come dimostrano i livelli della Grotta dei Pic-cioni 12 e della Grotta di S. Angelo di Civitella del Tronto13.

Gli scavi nel villaggio di Ripoli effettuati durante gli anni ‘60-’70 sono stati condotti da Radmilli e Cremonesi. Proprio Cremonesi individua tre fasi legate principalmente all’analisi dell materiale ceramico, litico e dal’analisi delle strutture:

Ripoli I: La ceramica figulina risulta abbondante (60-80%) con decora-zione dipinta.

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Ripoli II: Diminuzione della figulina (50-30%) aumento della ceramica ad impasto fine.

Ripoli III: Ulteriore diminuzione della figulina (20-10%) e aumento an-cor più marcato della ceramica fine; scompare la dean-corazione dipinta. Le datazioni radiometriche coprono un arco cronologico molto ampio e vanno dai 5900 ai 5100 anni BP14.

La cultura di Ripoli oltre a diffondere i propri elementi tipici su un terri-torio piuttosto vasto riceve allo stesso tempo l’influsso di altre culture del neolitico italiano: dalla ceramica lineare, da Serra d’Alto e dalla cultura dalmata di Danilo e nelle sue fasi più recenti anche dalla cultura di

La-1. L’

insediamentodi settefonti settefonti 5800, 5500, 5300, 5200 anni BP Fossacesia 5400 BP Grotta Piccioni 4900 BP Ripoli villaggio 5600, 5500, 5100 anni BP

Fig. 5 Indicazione di massima della cronologia relativa ai principali siti abruzzesi

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Paterno15 (Fucino), da cui prende il nome la facies, e nei siti di Fossacesia16

e S. Maria in Selva. A Fossacesia aspetti di continuità si riscontrano nella riduzione marcata della classe figulina e la scomparsa della decorazione dipinta; caratteri tipici dell’insediamento invece sono le forme vascolari, elementi di presa e decorazioni di tipo plastico. A Paterno elementi di continuità si riscontrano nell’abbondanza delle ceramiche fini, contraria-mente alla figulina che è decisacontraria-mente rara; al contrario l’aspetto peculiare di questo insediamento è certamente un particolare tipo di decorazione: graffita o incisa a zig zag espressa in numerose varianti e particolarmente abbondante in special modo sulle scodelle troncoconiche.

Nell’ambito degli aspetti recenti della cultura di Ripoli e in particolare dell’aspetto di Paterno è inquadrabile anche il sito di Settefonti.

Dal punto di vista CRonologICo (fig. 5) le tredici datazioni eseguite con il C14 su campioni di carbone sono relative alle strutture di

combu-stione (A-6), ai silos (17-25-29) alla fossa (28) e al pozzo (30) e evidenziano come il sito abbia avuto una frequentazione piuttosto lunga. Le datazioni si collocano tra i 5890 anni BP e i 5170 anni BP 17 .

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Proprio il mateRIale CeRamICo18 (fig. 6-7) presenta una notevole

varietà e ricchezza fornendo preziose indicazioni per l’inquadramento del sito. Sono distinguibili tre classi:

- ceramiche fini di colore grigio scuro o rosso (costituiscono più della metà dei ritrovamenti nelle varie strutture)

- ceramiche grezze con superfici eterogenee ed evidenti variazioni cro-matiche (all’incirca un terzo dei ritrovamenti)

- ceramiche figuline di colore giallo-rosa e superfici regolari (in una per-centuale piuttosto modesta)

le fogge maggiormente rappresentante riguardano la ceramica fine: sco-delle a calotta sferica, ollette globulari, scosco-delle troncoconiche con deco-razioni incisa e graffita, ciotole carenate e piattini. Per la ceramica gros-solana le forme sono essenzialmente semplici profonde, ovoidali. Vasi e vasetti con collo e in alcuni casi orlo a tesa sono invece legati maggior-mente alla classe figulina. Il complesso ceramico rientra nella facies priva di decorazione dipinta, e le forme vascolari trovano puntuali rimandi con le fasi II e III del villaggio di Ripoli; in particolare i confronti più significativi sono con la produzione fine tipica dell’aspetto di Paterno, per l’importanza assunta dalla decorazione graffita; non mancano colle-gamenti rari ma evidenti all’aspetto di Fossacesia nelle ollette con ansa tubolare.

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L’IndustRIa lItICa19 (fig-8-9-10), pur non essendo particolarmente

abbondante, risulta decisamente significativa per le caratteristiche dei prodotti. I supporti sono in selce e in ossidiana (soprattutto da Lipari, meno da Palmarola) mentre le tipologie sono prevalentemente rappre-sentate da geometrici, e foliati; in minor misura bulini e grattatoi.

L’IndustRIa ossea vede una buona percentuale di punteruoli ma anche aghi e spatole.

Infine per quanto riguarda glI usI funeRaRI20(fig. 11-12-13) sono

sta-ti recuperasta-ti ressta-ti umani nella struttura 17, una donna e un infante tra 3-4 anni di sesso non determinabile, mentre nella struttura 28 erano i resti di due adulti e un bambino. Dall’analisi delle ossa è stato possibile ap-purare, grazie al mantenimento di alcune connessioni, che gli individui presenti nella struttura 17 erano in sepoltura primaria, in seguito par-zialmente rimossi e deposti nella struttura 28 insieme a quelli di un’in-dividuo adulto di sesso maschile. Gli indicatori di stress nell’inun’in-dividuo maschile mostrano un’attività decisamente continua e impegnativa.

Fig.8-9 Tipologie degli stru-menti litici e ossei

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1. L’

insediamentodi settefonti

Figura

Fig. 2-3  L’altopiano di Navelli e l’indicazione  della posizione sulla carta abruzzese
Fig. 4  Le strutture 24-25 parzialmente svuotate dal  sedimento con veduta della sezione (foto del ‘93)
Fig. 5  Indicazione di massima della cronologia relativa  ai  principali siti abruzzesi
Fig. 10 Manufatti in ossidiana

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