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Biblioteche oggi – luglio-agosto 2005

Marco Muscogiuri Architettura

della biblioteca: linee guida di programmazione e progettazione

prefazione di Antonio Padoa Schioppa, introduzione di Antonella Agnoli, Milano, Sylvestre Bonnard, 2004, p. 272, ill., ISBN 88-86842-88-0,€ 58,00

Se il titolo di questo bel vo-lume può far pensare a un manuale di progettazione architettonica dell’edificio biblioteca, il lettore rimarrà piacevolmente stupito nel constatare che invece l’auto-re esamina, trasversalmente, le caratteristiche edilizie e i requisiti funzionali di ogni struttura, mettendoli diretta-mente in relazione con gli obiettivi intermedi e finali del programma biblioteco-nomico di riferimento, in modo da proporci un ma-nuale di architettura intesa come “architettura dei servi-zi offerti”, dove “gli attori coinvolti” in un processo di realizzazione di una biblio-teca devono sinergicamente cooperare nelle diverse fasi del progetto, facendovi con-fluire le loro molteplici competenze.

Possiamo quindi concorda-re con Antonella Agnoli, quando afferma nell’intro-duzione, che un libro del

genere in Italia mancava. L’autore è un architetto che si occupa da diversi anni di questi argomenti, sia in am-bito accademico che nella libera professione, ed è op-portuno anche ricordare che nel 2001 ha vinto con il gruppo alterstudio partners il prestigioso concorso per la progettazione della Bi-blioteca europea di infor-mazione e cultura (BEIC) di Milano, insieme a Bolles+ Wilson Architekturbüro di Monaco.

Ritornando al libro in que-stione, esso si presenta sud-diviso in due parti che pos-sono essere consultate an-che separatamente. Nella prima, dopo aver analizzato il ruolo, le caratteristiche e gli obiettivi di una moderna biblioteca di base nella so-cietà italiana odierna, l’auto-re propone, sulla base del-l’analisi e dell’utilizzazione di esempi di biblioteche pubbliche tedesche, france-si e inglefrance-si, un modello in-novativo che “svolge una funzione assai più comples-sa di tipo sociale, civile e pedagogico”, un luogo non solo di formazione e divul-gazione ma anche di lavoro e di intrattenimento. Musco-giuri scrive: “La biblioteca pubblica deve dunque farsi laboratorio e infrastruttura della conoscenza al servizio dell’apprendimento, pun-tando ad avere in tal modo anche un’utilità sociale più vasta … uno spazio orga-nizzato per l’uso e la costru-zione del sapere … Un luo-go in cui dall’uso del sapere nasce nuovo sapere”. Questo genere di biblioteca deve divenire “una posta di accesso al mondo dell’infor-mazione”, mettendo a di-sposizione non solamente le tecnologie (information

technologies literacy) ma

so-prattutto la cosiddetta

infor-mation literacy, intesa come

“capacità di interpretare il mondo circostante e di prendere decisioni appro-priate fondate sulla com-prensione maturata da quel-l’interpretazione conosciti-va”. Conseguentemente il bibliotecario si trasformerà in un super esperto, indi-spensabile guida al fianco di ogni utente, al fine di combattere la “disinterme-diazione”, caratteristica tipi-ca del disarmato cittadino che pensa di gestire autono-mamente tutte le informa-zioni che lo sommergono. Nella seconda parte vengo-no prese in esame le molte-plici fasi del processo di realizzazione, gli attori inte-ressati, l’analisi di bisogni dell’utenza, fino ad arrivare a definire alcuni elementi indispensabili a ogni proget-to: la mission e il modello biblioteconomico, allo studio dei quali concorre anche il “consulente biblioteconomi-co”, che viene presentato come “un esperto nella pro-grammazione e gestione di servizi bibliotecari”, in grado di comprendere le esigenze del personale di biblioteca ma abituato a lavorare con architetti e progettisti, di cui conosce il linguaggio e le metodologie di lavoro. Uni-co lato negativo: la sua par-cella, che “rappresenta una spesa aggiuntiva per l’ammi-nistrazione, non detraibile da altri compensi”.

L’opera è completata da nu-merosi schemi che esempli-ficano gli standard per di-mensionare l’edificio e gli spazi interni, in base alle ca-ratteristiche degli elementi di arredo (documenti/mq e posti/mq) oppure attinenti al numero di abitanti resi-denti nel territorio interessa-to (mq/abitante e volume/ abitante). Da evidenziare anche i disegni e le fotogra-fie dedicati alle diverse po-sture previste per le

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cato ai sistemi bibliotecari e della classificazione decima-le Dewey, probabilmente ad uso di amministratori o progettisti sprovvisti di una qualsiasi cognizione biblio-teconomia.

Completa il testo un ricco apparato iconografico, com-posto da esempi grafici, ta-belle, disegni di biblioteche e fotografie di programmi edilizi e realizzazioni rap-presentative, mentre le pa-gine finali raccolgono un ampio apparato bibliografi-co suddiviso per argomen-ti, oltre agli indici analitici per temi, argomenti e luo-ghi e alle referenze foto-grafiche.

Concludo con una nota di carattere personale: ho ap-preso dell’esistenza di que-sto libro leggendo la recen-sione di Joseph Grima su “Il Sole 24 ore” del 20 feb-braio 2005 e vorrei riporta-re alcune sue osservazioni, che condivido pienamente: “… il volume va a riempire un vuoto cospicuo nel suo settore, almeno nel mercato italiano, proponendo con

rigore pragmatico il percor-so da seguire per adeguare le infrastrutture di nuova costruzione. Sorge un uni-co dubbio: se l’autore fos-se stato disposto a ipotesi più avventurose, che esa-minassero le possibili im-plicazioni, potenzialità e sviluppi già nell’immediato futuro di nuovi fenomeni quali la messa online di in-tere biblioteche o la tecno-logia Rfid (un sistema già di largo uso in Giappone e Gran Bretagna, che in gran parte automatizza la ge-stione e la tracciabilità dei singoli volumi), forse le bi-blioteche italiane avrebbe-ro potuto diventare labora-tori per modelli istituziona-li veramente innovativi e non semplicemente delle strutture equiparabili alle loro controparti in altri paesi. Starà ai progettisti quest’opera di ricerca spe-rimentale”. Patrizia Lùperi Sistema bibliotecario archivistico museale Università di Pisa luperi@server.humnet.unipi.it

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renti modalità di consulta-zione catalografica: in piedi, al tavolo con il pc, in carrel (box chiusi per studio indi-viduale), postazione pc in piedi, uso fotocopiatrice o scanner.

Due gruppi di schede mo-nografiche raccolgono una nutrita schiera di centri, frut-to di particolari soluzioni ar-chitettoniche. Le schede I-VIII sono ordinate secondo la tipologia dell’edificio che è stato “riconvertito” a bi-blioteca; vi troviamo tra gli altri la Biblioteca S. Giovan-ni di Pesaro, il progetto del-la nuova Biblioteca Forte-guerriana di Pistoia, la Bi-blioteca del Politecnico del-la cultura, delle arti e delle lingue di Milano, collocata in una villa storica parzial-mente distrutta nel corso dei bombardamenti del 1943, il cui restauro ha subi-to subi-tormentate vicende. Il secondo gruppo di mo-delli costituisce un “reperto-rio”, utilizzabile come prati-co “strumento di lavoro”, nel quale sono presenti nume-rose costruzioni straniere: la Biblioteca nazionale di Co-penaghen e quella di

Lus-semburgo, la Biblioteca re-gionale di Dresda, la Biblio-teca universitaria di Delf. L’Italia comunque è degna-mente rappresentata dalla già ricordata BEIC, dalla Bi-blioteca civica di Torino (in fase di completamento) e dal progetto di concorso del Polo bibliotecario provincia-le di Bolzano, frutto di un prototipo innovativo in am-bito italiano, che propone l’unificazione di tre bibliote-che provinciali in un’unica struttura culturale integrata, “centro sistema delle biblio-teche civiche e al contempo principale biblioteca scienti-fica universitaria per l’Alto Adige”.

A chiusura dell’opera, che illustra complessivamente ben settanta strutture, tro-viamo quattro appendici. La prima, assai più estesa delle altre, riguarda i profondi mutamenti storici che la bi-blioteca ha subito nel corso dei secoli, mentre le succes-sive contengono una veloce esposizione della classifica-zione “a faccette” di Ranga-nathan, del modello di bi-blioteca “a tre livelli”

appli-Uno schizzo dell’architetto Alvar Aalto per la famosa Biblioteca popolare di Viipuri, in Finlandia (1935)

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