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PARTE SECONDA

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Academic year: 2021

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1. DESCRIZIONE DEL MANOSCRITTO S

La più antica descrizione del manoscritto BnF fr. 12603 risale a Le Roux de Lincy in occasione della sua edizione del Brut (1836)1. Risulta tuttora molto importante per le informazioni che contiene sullo stato del manoscritto prima del restauro, avvenuto nel corso del XIX secolo e anteriore ad un altro eseguito nel 1980, che ha dotato il codice di una nuova rilegatura.

Più dettagliata è l‟analisi a cura di Wendelin Foerster, compiuta per la sua edizione del fabliau Du vallet qui d‟aise a malaise se met (1874)2. Successivi e più sommari sono invece i resoconti di Albert Henry (1951)3, Alexandre Micha (1966)4 e Madelyn Timmel Mihm (1984)5. Più di rececente, una di seguito all‟altra, sono apparse le descrizioni approfondite, e basi fondamentali per queste pagine, a cura di Terry Nixon, all‟interno dell‟imprescindibile Les manuscrits de Chrétien de Troyes (1993)6

, e di Richard Trachsler (1994)7, che ha proposto l‟edizione della Compagnie Renard, piccolo testo narrativo di cui il manoscritto conserva una versione leggermente diversa da quella fornita dal celebre BnF fr. 837, considerato come la raccolta di fabliaux per eccellenza8.

Dopo di queste si segnalano le notizie contenute nell‟edizione del Roman de Renart pubblicata sotto la direzione di Armand Strubel (1998)9 e in quella dello Chevalier as

deus espees a cura di Paul Vincent Rockwell (2006)10.

1 W

ACE, Le roman de Brut, a cura di A.-J.-V. Le Roux de Lincy, Édouard Frère, Rouen, vol. 1, 1936, pp. LV-LXII.

2

FOERSTER, “Du vallet qui d‟aise a malaise se met. Altfranzösisches Fabliau, zum ersten Male herausgegeben nach Paris B. N. fr. 12603”, in «Jahrbuch für romanische und englische Sprache und Literatur», n. s., I (1874), pp. 281-307.

3 A. H

ENRY, Les œuvres d‟Adenet le Roi. Tome I: Biographie d‟Adenet. La tradition manuscrite, De Tempel, Bruges, 1951, pp. 111-12.

4 A. M

ICHA, La tradition manuscrite des romans de Chrétien de Troyes, Droz, Parigi, 1939 (Ginevra, 19662), pp. 49-50.

5 R

AOUL DE HOUDENC, The Songe d‟Enfer of Raoul de Houdenc. An Edition Based on All the Extant Manuscripts, a cura di M. Timmel Mihm, Niemeyer, Tubinga, 1984., pp. 39-41.

6 N

IXON “Catalogue” cit., pp. 69-70.

7 R. T

RACHSLER, “Le recueil Paris, BN fr. 12603”, in «Cultura Neolatina», LIV (1994), pp. 189-211.

8 L‟edizione si trova alle pp. 207-11. 9

Le roman de Renart, a cura di A. Strubel con la collaborazione di R. Bellon, D. Boutet e S. Lefèvre, Gallimard, Parigi, 1998, pp. 1383-1384.

10 French Arthurian Romance, Volume III: Le Chevalier as Deus Espees, a cura di P. V. Rockwell,

(3)

Datazione

Secondo Trachsler il manoscritto è collocabile tra la fine del XIII secolo e l‟inizio del XIV, così some già indicato da Foerster su suggerimento di Léopold Delisle11. A quest‟epoca datano infatti anche le altre raccolte di fabliaux di fattura comparabile12

. Al principio del XIV secolo pensano concordemente Micha13, Henry14, Jonin15 e, sulla scorta delle decorazioni, anche la Stones16.

Da ultimo Strubel propende invece per la seconda metà del XIII secolo17.

Sembra oscillare tra le due datazioni Nixon, per il quale «the layout and hand indicate a date in the second half of the thirteenth century», mentre «the decoration suggests a date at the end of the thirteenth century or at the beginning of the fourteenth century»18.

Localizzazione

Dal punto di vista linguistico, il manoscritto è con giudizio unanime considerato piccardo da Foerster19, Micha20 e Jonin21. Con più precisione la lingua è stata localizzata nella regione di Pas-de-Calais da Dees con un coefficiente di 79 per l‟Yvain e di 74 per Le chevalier aux deux épées22.

Per ciò che concerne invece la sua produzione, il codice è stato ricollegato dalla Stones all‟ambiente di Arras, dato che le iniziali ornate presentano una stretta analogia con quelle del Breviario di Saint-Vaast (Arras, BM 279)23.

11 Ibidem; cfr. F

OERSTER, “Du vallet” cit., p. 283; CHRISTIAN VON TROYES, Sämtliche Werke nach allen bekannten Handschriften, a cura di W. Foerster, Niemeyer, Halle, vol. II, Der Löwenritter (Yvain), 1887, p. viii.

12

Ibidem.

13 M

ICHA La tradition cit., pp. 49-50.

14 H

ENRY, Les œuvres cit., p. 111.

15 P. J

ONIN, Prolégomènes à une édition d‟Yvain, Orphis, Gap, 1958, pp. 19-20.

16

Cfr. supra.

17 Le roman de Renart cit., pp. 1383-1384. 18 N

IXON “Catalogue” cit., p. 70.

19 C

HRISTIAN VON TROYES, Der Löwenritter (Yvain) cit., p. viii.

20

MICHA, La tradition cit., pp. 49-50.

21 J

ONIN, Prolégomènes cit., p. viii.

22 D

EES, Textes littéraires cit., p. 521.

(4)

Descrizione fisica

Materia scrittoria e dimensioni

Il manoscritto è pergamenaceo e risulta composto da fogli di largo formato (mm 305-10x220-30), che sono stati rifilati24, come si nota anche da alcuni richiami taglati25.

Consistenza

Il codice si compone di 302 fogli, la cui foliazione a cifre arabe è recente e data ad un‟epoca in cui il manoscritto era già lacunario26

. Questi sono preceduti da quattro fogli di guardia moderni, i primi tre cartacei e il quarto pergamenaceo27, e alla fine seguiti da altri quattro fogli di guardia, due pergamenacei e due cartacei28 (IV + 132 + IV).

Per quanto riguarda la fascicolazione, Nixon e Trachsler forniscono indicazioni contrastanti, soprattutto in relazione ad alcuni punti problematici. Inoltre Trachsler, benché appaia più accurato, sembra contraddirsi nel corso del suo intervento29. Per questo, si è scelto di seguire la proposta di Gaëlle Morend, che in linea di massima segue Trachsler, ma cerca di risolverne le proposte non convincenti30. Alla fine della tabella si illustreranno le principali differenze tra le opinioni dei due studiosi.

In ogni caso va precisato come la fine di un‟opera coincida in genere con la fine di un fascicolo31.

Fasciolo Fogli N. carte

I-VIII 1-64 8 Quaterni.

IX 65-68 4 Duerno.

X 69-71 3 Bifolio a cui è stata aggiunta una carta libera alla fine.

XI-XII 72-87 8 Quaterni.

XIII 88-94 7 Ternione a cui è stata aggiunta una carta libera al centro.

XIV 95-102 8 Quaterno.

XV-XVI 103-110 4 Duerni.

24 N

IXON “Catalogue” cit., p. 69.

25 Cfr. infra. 26

TRACHSLER “Le recueil” cit., p. 192.

27 Ibidem. 28 T

RACHSLER “Le recueil” cit., pp. 190-91.

29 A questo proposito si veda G. M

OREND, La mise en recueil et le ms Paris, BnF, f. fr. 12603. Les pièces brèves : un recueil dans le recueil?, tesi di laurea sotto la direzione di O. Collet e Y. Foerh-Yanssens, Università di Ginevra, 2009, p. 17 n. 55 e n. 56.

30 Ivi, pp. 13-19. 31 T

(5)

XVII 111-114 4 Del fascicolo rimangono un bifolio seguito da due carte libere.

XVIII 115-117 3 Del fascicolo rimangono tre carte libere.

XIX 118-120 3 Del fascicolo rimane un bifolio preceduto da una carta libera.

XX-XXIII 121-152 8 Quaterni.

XXIV 153-155 3 Tre carte libere di cui l‟ultima ritagliata (striscia orizzontale).

XXV-XXIX 156-195 8 Quaterni.

XXX 196-202 7 Ternione a cui è stata aggiunta all‟inizio una carta libera. XXXI-XXXII 203-218 8 Quaterni. XXXIII-XXXIV 219-226 4 Duerni. XXXV 227-234 8 Quaterni.

XXXVI 235-238 4 Duerno con l‟ultima carta frammentaria (una sola colonna).

XXXVII 239-244 6 Ternione.

XXXVIII 245 1 Ultima carta di un fascicolo altrimenti perduto, probabilmente un quaterno (mancanza di 7 carte).

XXXIX 246-253 8 Quaterno.

XL 254-258 5 Due bifoli con al centro una carta rimasta libera di un fascicolo che doveva essere un quaterno (mancanza di 3 carte), o forse un ternione (mancanza di 1 carta).

XLI 259-266 8 Quaterno.

XLII 267-270 4 Duerno.

XLIII-XLV 271-294 8 Quaterni.

XLVI 295-301 7 Quaterno con perdita della carta finale.

XVII-XIX: Sezione problematica per via di alcune lacune (cfr. infra). Con qualche dubbio su entrambe le proposte, Morend alla fine accetta quella di Trachsler e rifiuta quella di Nixon che prevedeva solo due fascicoli (ff. 111-112; ff. 113-120)32.

XXXIII-XXXIV: Per Nixon si tratterebbe di un fascicolo unico, un quaterno, ma è inesatto dato il richiamo a f. 222v.

XXXVI: Trachsler si domanda se l‟ultima carta (f. 238) non facesse tutt‟uno con l‟ultima del fascicolo XXIV (f. 155), ritagliata per copiare quattordici versi del Brut (cfr. infra)33.

XXXVII-XXXVIII: Morend segue Nixon. Per Trachsler i ff. 239 e 245 risulterebbero oggi incollati rispettivamente ai ff. 240 e 244 così da aversi un unico fascicolo (ff. 239-245, con liberi i ff. 239, 240 e 245), ma la sua proposta non è molto convincente34.

XL-XLII: Morend segue Nixon. Per Trachsler i ff. 258 e 266 risulterebbero oggi incollati rispettivamente ai ff. 259 e 267 così che i fascicoli si comporrebbero in questo modo: ff. 254-257 (f. 254 libero); ff. 258-267 (ff. 258 e 267 liberi); ff. 268-270 (f. 270 libero), ma lo studioso si contraddice35.

32

MOREND, La mise en recueil cit., p. 16 n. 51.

33 T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 200.

34 M

OREND, La mise en recueil cit., p. 17 n. 55.

(6)

Si notano i richiami nella parte in basso a destra dei fogli 16v, 24v, 32v, 40v, 48v (tagliato), 56v, 64v, 68v, 94v, 102v (quasi del tutto tagliato)36, 106v, 152v, 179v, 187v, 210v, 218v, 222v, 226v, 234v, 244v (tagliato), 245v, 253v, 266v, 286v, 294v (tagliato)37. Al f. 8v compare invece il numero I, che deve testimoniare la foliazione originaria38.

Altri tipi di richiamo compaiono in basso a destra dei fogli 216v, 240v, 249v, 262v, 277v, 279r, 301v.

Sono bianchi i fogli 71v, 110v e 270v e 238v. Quest‟ultimo è una semplice striscia di pergamena della dimensione pressappoco di un‟unica colonna e riporta il testo, la fine del Fierabras, solo sul recto. Il foglio 155 è invece costituito da una striscia orizzontale di pergamena e riporta il testo solo nella colonna di sinistra del recto (14 versi del Brut). Trachsler si domanda se inizialmente non costituissero un‟unica carta, poi ritagliata per copiare i versi del Brut39.

Entrambi questi fogli riportano alcune scritte alla mina di piombo: Bien doit cascun

son afaire cure [!] (f. 155v) e On doit amer de cuer [?] parafait / ... qui tout li monde a fait (f. 238r)40.

Figura 4: BnF fr. 12603, f. 155v (particolare)

Figura 5: BnF fr. 12603 238r (particolare)

36 Si vede soltanto l‟ultima parte superiore delle lettere. Non è segnalato né da Nixon né da Trachsler.

Morend (ivi, p. 14 e p. 15 n. 50). lo segnala con qualche riserva, temendo un effetto ottico del microfilm, ma nella riproduzione disponibile su Gallica è chiaramente visibile.

37

Su questo punto si migliorano i dati forniti sia da Trachsler sia da Nixon, entrambi imprecisi.

38 Cfr. M

OREND, La mise en recueil cit., p. 14 e p. 15 n. 49.

39 T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 200.

40 T

(7)

Figura 6: Bnf fr. 12603, f. 155r

(8)

Si riscontrano sei lacune, dopo i fogli 110, 120, 155, 244 e 255 e 30141.

Compaiono (nel margine inferiore dei ff. 9r, 17r, 25r, 41r, 88r, 107r, 116r, 164r, 172r, 287r) della annotazioni alla mina di piombo, che dovevano corrispondere ad un‟antica numerazione dei quaterni o a delle indicazioni per le rilegatura42

. Come precisato da Trachsler, «malheureusement elles sont trop rares et, même sous la lampe de Wood, trop peu lisibles pour que l‟on puisse en tirer grand-chose»43

. Tuttavia ci dicono, sempre secondo Trachsler, che «le manuscrit a dû exister sous sa forme actuelle ou sous une forme très voisine d‟assez bonne heure, puisque ces annotations se rencontrent dans toutes les parties du recueil»44.

Scrittura

Lo specchio di scrittura, delle dimensione di mm 255x170-80, si compone di due colonne di 44 o 45 righe45.

La scrittura è gotica, di modulo «medium-large» secondo Nixon46, ed eseguita con inchiostro scuro.

Henry aveva distinto una sola mano47, mentre Foerster aveva riconosciuto almeno due copisti48, «l‟un négligent et sans itelligence et l‟autre consciencieux et soigneux», più un terzo, responsabile del testo del Fierabras e di qualche passaggio dell‟Enéas49. In questo senso andava anche Nico van den Boogaard, che aveva individuato, soltanto nella seconda parte della raccolta, l‟unica di cui si era occupato, almeno due mani, l‟una responsabile della trascrizione dal f. 239r al f. 254r, l‟altra del resto del lavoro fino alla fine. Quindi, considerando anche il Fierabras, almeno tre mani in totale50.

Queste, invece, sono almeno due sia per Nixon51 sia per Trachsler, che concorda comunque nel ritenere la scrittura del Fierabras nettamente diversa da quella del resto

41 Cfr. infra. 42 Ibidem. 43 Ibidem. 44 Ibidem. 45

Ibidem; NIXON “Catalogue” cit., p. 69.

46 N

IXON “Catalogue” cit., p. 70.

47 A. H

ENRY, Les œuvres cit., pp. 111-12.

48 F

OERSTER, “Du vallet” cit., p. 294.

49

TRACHSLER “Le recueil” cit., p. 191.

50 N.

VAN DEN BOOGARD, “Les fabliaux: versions et variations”, in «Marche Romane», XXVIII (1978), pp. 152-3.

51 N

(9)

del manoscritto52. Questo, quindi, avrebbe un aspetto molto omogeneo e proverrebbe, in base a quanto sembra testimoniare anche la decorazione, da un unico atelier53.

In realtà, come già segnalato da Foerster, le mani sono tre, in quanto sono senza dubbio rintracciabili due mani, le due di cui già parlava il filologo tedesco, che si alternano nella stesura dell‟Yvain e delle altre opere. A queste va aggiunta almeno la mano responsabile del Fierabras, decisamente diversa dalle altre due (cfr. infra).

Ornamentazione

Figura 8: BnF fr. 12603, f. 1r (particolare)

Il manoscritto presenta una miniatura iniziale (f. 1r), in apertura della prima opera contenuta, cioè Le chevalier aux deux épées, insieme ad altre decorazioni e illustrazioni secondare nello stesso foglio, ma non presenta illustrazioni per quanto riguarda l‟Yvain54

. Questa miniatura (mm 55x66) rappresenta un cavaliere in groppa a un cavallo

52

TRACHSLER “Le recueil” cit., p. 191.

53 Ibidem. 54 B

USBY, HARF-LANCNER, NIXON, STONES e WALTERS, “Appendix IV: Rubrics and Subjects of Illumination in the Romances”, p. 266.

(10)

di colore rosso55, all‟interno di una cornice architettonica formata da «cusped arch, triangular gable, pinnacles and finials»56. Questa, insieme allo specchio di scrittura, è chiusa da un bordo rettilineo che corre intorno a tutta la pagina con «interlaced foliage trails and fully opened ivy and sycamore leaves»57.

Nella parte bassa, sul bordo inferiore, si notano quattro figure di difficile decifrazione in quanto molto sbiadite58. Trachsler parla soltanto di «figures grotesques»59, invece nell‟ Appendix IV dei Manuscrits de Chrétien de Troyes se ne tenta un‟interpretazione: «two apes fight with lance and rakes (?); a woman in a cap (?) churning butter; a man holding a bowl; a man stirring a large pot over a fire»60.

Figura 9: BnF fr. 12603, 1r (particolare)

Sul bordo destro si troverebbero invece «three hybrids, two of them playing trumpet and portative harp»61.

Per quanto riguarda le altre opere lunghe contenute nel manoscritto, compreso l‟Yvain, queste non si aprono, come quella iniziale, con una miniatura ma, probabilmente per ragioni economiche62, per delle lettere filigranate, della lunghezza di una decina di righe, che si prolungano verticalmente nel margine sinistro (ff. 72r,

Chevalier au lion; 156r, Enfances Ogier; 203r, Fierabras). Queste lettere sono rosse e

blu e presentano elaborati motivi floreali e animali all‟interno del loro corpo. Lo spazio

55 T

RACHSLER “Le recueil” cit., pp. 191-2.

56 N

IXON “Catalogue” cit., p. 70.

57

Ibidem.

58 T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 192; NIXON “Catalogue” cit., p. 70; BUSBY, HARF-LANCNER, NIXON, STONES e WALTERS, “Appendix IV” cit., p. 274.

59 T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 192.

60

BUSBY, HARF-LANCNER, NIXON, STONES e WALTERS, “Appendix IV” cit., p. 274; NIXON “Catalogue” cit., p. 70.

61 Ibidem. 62 T

(11)

interno da questo delimitato è invece occupato da una serie di cerchi fatti a penna, dall‟aspetto di piccoli medaglioni, contenenti uccelli e altri animali su sfondo quadrettato. Negli angoli esterni si trovano motivi a foglia, che compaiono anche nei prolungamenti verticali delle lettere, anch‟essi rossi e blu63. Si può immaginare che fossero presenti anche in aperture del Roman d‟Eneas.

Figura 10: BnF fr. 12603, f. 72r (particolare)

Figura 11: BnF fr. 12603, f. 156r (particolare)

63 Cfr. N

IXON “Catalogue” cit., p. 70; TRACHSLER “Le recueil” cit., p. 192; STONES, “The Illustrated” cit., pp. 255-6.

(12)

Figura 12: BnF fr. 12603, f. 203r (particolare)

Nella seconda parte della raccolta, il f. 271r (La dame escoillée) e il f. 279v (prologo delle Favole di Maria di Francia) presentano delle lettere filigranate rispettivamente di quattro e sei righe, più piccole e sciatte rispetto a quelle che si trovano nella prima parte. Gli altri testi brevi contenuti in questa sezione cominciano invece per delle letterine del tutto simili a quelle che si incontrano nel corso di tutto il manoscritto, dalle quali al più si differenziano per una maggiore dimensione64.

Figura 13: BnF fr. 12603, f. 271r (particolare)

Figura 14: BnF fr. 12603, f. 279v (particolare)

64 Occupano quattro righe le letterine dei ff. 239 (Le vilain de Bailluel), 240r (Le prestre qui abevete)

(13)

Si riscontra infatti per tutto il codice una serie di letterine alternativamente blu e rosse, dell‟altezza di due righi, talvolta ornate di filigrane65

. Queste letterine, così come la miniatura ad apertura di manoscritto, stando a Trachsler, sarebbero state eseguite in un atelier del Nord all‟inizio del XIV secolo66. Tuttavia, «l‟encadrement marginal de la première page [...] semble [cependant] plus „parisien‟ que la décoration du recueil»67

. Di contro, le lettere filigranate all‟inizio delle opere successive alla prima, sempre secondo Trachsler, accuserebbero una forte influenza nordica, probabilmente di Fiandra, e potrebbero datare ugualmente all‟inizio del XIV secolo68

.

Alison Stones, invece, ricollega il manoscritto, per l‟appunto in virtù di queste iniziali ornate, considerate tra le più distintive dell‟inizio del XIV secolo, all‟ambiente di Arras69. In particolare, la studiosa affianca il BN fr. 12603 al BN fr. 24403, contenente Garin de Monglane, Erec et Enide e Ogier le Danois, e al BN fr. 375, contenente Cligès, Erec et Enide e molti altri testi. Tutti e tre questi manoscritti sono riconducibili alla produzione libraria di Arras e possono essere datati tra l‟ultimo quarto del XIII secolo e il primo quarto del XIV70.

All‟interno di questo gruppo, se il BN fr. 375 presenta le iniziali filigranate «the least developed», il BN fr. 12603 mostra quelle «the most fully developed» e trova il migliore parallelo «for its leaf and animal motifs» tra i libri liturgici di Arras come il Breviario di Saint-Vaast (Arras BM 729), scritto prima del 1297 e, «for the animals on its initial bars», il Diurnale di Cambridge (Fitzwilliam Add. 290), scritto dopo il 130071. Oltre a questi va ricordato anche il BN lat. 15377, contenente opere di Seneca, che presenta «a level of sophistication very comparable to that of BN, fr. 12603, even including a human figure among its pen-flourishes»72.

In ogni caso, «the interlacing foliage tendrils and the interlace on the bar of the initial» che ornano il foglio 1r suggeriscono che il nostro manoscritto sia più tardo rispetto a tutti gli altri codici a cui è stato accumunato dalla Stones73. Infatti, «comparable interlace forms» appaiono nel Diurnale dei canonici agostiniani di

65 T

RACHSLER “Le recueil” cit., pp. 191-92; NIXON “Catalogue” cit., p. 70.

66

TRACHSLER “Le recueil” cit., pp. 191-92.

67 Ivi, p. 192. 68 Ibidem.

69 Stones “The Illustrated” cit., p. 255. 70

Ivi, p. 253; per questi manoscritti cfr. supra.

71 Ivi, pp. 255-6. 72 Ivi, p. 256. 73 Ivi, p. 254.

(14)

Saint-Éloi, vicino ad Arras (Cambridge, Fitzwilliam Museum Add. 290) scritto dopo il 1300, quando gli Agostiniani adottarono la festa di San Luigi, celebrata il 25 agosto74.

Una datazione del BN fr. 12603 all‟inizio del XIV secolo sarebbe confermata anche dall‟uso del bordo per la fila dei gruppi di figure malamente sbiadite che trovano paralleli in alcuni fogli del Fitzwilliam Add. 29075.

Rilegatura

La rilegatura attuale, che risale al 1844, è di marocchino rosso con il monogramma di Luigi Filippo (1830-1848)76.

Grazie a Le Roux de Lincy possediamo la descrizione della rilegatura precedente: «en bois, couverte de velours bleu, avec coins en cuivre [...]. Elle a beaucoup souffert. On distingue la trace de cinq clous en cuivre doré, qui étaient sur ses plats. L‟un d‟eux porte encore una plaque carrée, encadrée dans du cuivre. C‟est un parchemin recouvert d‟une corne transparente, sur laquelle on lit: Du Roy Artus, des xij Perre de France, du

Chevalier a deux espées. Ces caractères sont du XIVe siècle, et nous font connaître

l‟époque de cette reliûre»77

. Inoltre si leggeva «au dos de la reliûre, en caractères du XIVe siècle: Un livre qui parle du Roy Arthus; Ŕ des xij peres de France, Ŕ et du

Chevalier a deux espees; Ŕ et des fables d‟Isopet»78.

Queste indicazioni ci attestano, come puntualizzato da Trachsler, che almeno una gran parte della raccolta doveva essere già costituita nel XIV secolo79.

74 Ibidem. 75 Ibidem. 76 T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 195; NIXON “Catalogue” cit., p. 70, MIDDLETON “Index” cit., p. 122.

Poiché i re e gli imperatori di Francia erano nominalmente i possessori di tutti i manoscritti della Biblioteca reale (o imperiale a seconda dei casi), questa utilizzava normalmente rilegature con lo stemma del re o dell‟imperatore regnante, che non indicano dunque un possesso personale dalla parte loro, anche perché la loro collezione privata era separata dalla Biblioteca reale (MIDDLETON “Index” cit., p. 131).

77 W

ACE, Le roman de Brut cit., p. iv.

78 Ivi, p. ixij. 79T

(15)

Storia del codice

Prima di essere acquisita dalla Bibliothèque Nationale e posta sotto la segnatura

Supplément français 180, la raccolta, sulla cui storia siamo bene informati grazie ai

lavori di Alphonse Bayot80 e Albert Henry81, fece parte della Bibliothèque de Bourgogne (n. 2290 della Bibliothèque protypographique de Barrois)82.

Sul recto dell‟ultimo dei fogli di guardia collocati all‟inizio si legge un‟antica collocazione, posta in alto al centro, du iii(e) pupitre le iiij(e), e, appena sotto, 70383.

Figura 15: BnF fr. 12603, f. IVr (particolare)

Una mano corsiva più recente ha aggiunto nella parte destra del foglio l‟elenco dei titoli di alcuni dei testi contenuti nel manoscritto:

Le chevalier aus deus espees / Le chevalier au lion / Le roman d‟Eneas joint a celui de Brut / Le roman de Brut (manquant du Brut) / L‟enfance Ogier / Fierabras / Fabliau du vilain à la couille noire / Le Vilain qui cuida estre mors / du prestre qui a beveté / de Saint Martin.

Al margine destro del terzo e quarto titolo, Éneas e Brut, compare la nota imparfait.

80 A. B

AYOT, Martin Le Franc. L'Estrif de Fortune et de Vertu. Étude du manuscrit 9510 de la Bibliothèque royale de Belgique, provenant de l'ancienne librairie des Croy de Chimay, Weckesser, Bruxelles, 1928, p. 55.

81 H

ENRY, Les œuvres cit., p. 111 n. 4.

82 T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 196.

83 T

(16)

Figura 16: BnF fr. 12603, f. IVr (particolare)

L‟ultimo foglio, più recente e datato al XV secolo secondo Trachsler84

, presenta sul recto, nell‟angolo in alto a sinistra, una nota di possesso:

En ce volume cy y a quatre liures en rime Cest assauoir Du Roy Artus Des .xij. peres de france du cheualier a deux espeez Et des fables de ysopet. Leq(ue)l est a mo(n)sr. Charles de Croy Comte de chimay.

Subito sotto compare la firma Charles85.

Figura 17: BnF fr. 12603 Vr (particolare)

84 Trachsler 1994, p. 190. 85 Cfr. T

(17)

Da questa nota apprendiamo che il manoscritto appartenne a Charles de Croy, conte di Chimay, nello Hainaut, vissuto verso la fine del XV secolo e proveniente da un‟importante famiglia di origine piccarda che per un certo tempo fornì consiglieri ai duchi di Borgogna86.

Il casato prende il nome da Crouy-Saint-Pierre in Piccardia e ha radici che si estendono almeno fino al XII secolo, anche se il suo vero fondatore, in quanto responsabile della sua ascesa, può essere considerato Jean de Croy, che fu consigliere prima del duca Filippo l‟Ardito (1363-1404) e poi di suo figlio Giovanni Senza Paura (1405-1419), acquisendo nel 1397 la signoria di Chimay. Suo figlio, Antoine I il Grande, divenne il più prossimo consigliere di Filippo III il Buono (1419-1467).

Charles de Croy (1460-1527), il possessore di questo manoscritto, era invece il primogenito di Philippe de Croy, secondo conte di Chimay (1473-1482), e Walburge de Moeurs87. Alla morte del padre fu egli stesso conte (1482) e poi principe (1486) di Chimay per volontà di Massimiliano d‟Asburgo, duca di Borgogna (1477-1482) e futuro imperatore (1508-1519), che l‟aveva fatto cavaliere nel 1479 alla vigilia della prima battaglia di Guinegatte, che si concluse con la scoffitta delle truppe del re di Francia Luigi XI (1461-1483), nella quale rischiò la morte88.

Il 7 marzo 1500 fu padrino di battesimo di Carlo V (1519-1558) e poi suo tutore fino al 1509, quando, in seguito a frizioni con la zia di Carlo, Margherita d‟Asburgo, passò l‟incarico al cugino Guillaume de Croy, con il quale la famiglia raggiunse l‟apogeo89

. Charles de Croy morì nel castello di Beaumont l‟11 settemre 152790.

Nel 1495 aveva sposato Louise d‟Albret, sorella del re Giovanni III di Navarra (1484-1516)91. L‟associazione con la famiglia d‟Albret, ma anche con i duchi di Borgogna e la casa ducale di Lorena, è uno dei tanti indizi che permettono di collocare i Croy all‟interno di un ambiente sociale e culturale che promosse la collezione e la

86 T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 196; BUSBY, Codex and Context cit., vol. 2, pp. 798-799.

Su Charles de Croy e sulla famiglia Croy in genere si veda MIDDLETON, “Index” cit., pp. 121-122; BUSBY, Codex and Context cit., vol. 2, pp. 798-806 e soprattutto R. BORN, Les Croy: une grande lignée hennuyère d‟hommes de guerre, de diplomates, de conseillers secrets, dans les coulisses du pouvoir, sous les ducs de Bourgogne et la Maison d‟Autriche (1390-1612), Éditeurs d‟art associés, Bruxelles, 1981; per una lista dei manoscritti appartenuti alla famigli si veda invece BAYOT, Martin Le Franc cit.

87 M

IDDLETON, “Index” cit., p. 121.

88

Dopo la morte del duca di Borgogna Carlo il Temerario (1467-1477) nella battaglia di Nancy (1477), Luigi XI cercò di impossessarsi dei suoi territori venendo in armi contro la sua unica erede Maria e il marito di questa, Massimiliano d‟Aburgo.

I Croy, dopo che erano caduti in disgrazia sotto Carlo, tornarono in auge proprio perché sostenitori dei diritti di Maria contro il sovrano francese.

89 B

USBY, Codex and Context cit., vol. 2, p. 799; MIDDLETON, “Index” cit., p. 122.

90 M

IDDLETON, “Index” cit., p. 122.

91 B

(18)

produzione di manoscritti92. Molti dei libri di proprietà della famiglia risalgono già ai tempi della sua prima affermazione sociale e portano le armi di Jean. Questi poi passarono, attraverso Philippe, a Charles, il quale vendette infine la sua biblioteca, una delle più ricche dei Paesi Bassi, che doveva ormai ammontare secondo Delisle a più di seimila volumi, molti dei quali manoscritti93. Margherita d‟Austria, governatrice dei Paesi Bassi (1559-1567 e 1578-1582), acquistò così nel 1511 i settantotto volumi elencati nel 1928 da Alphonse Bayot94. Parte della biblioteca dei Croy è ora conservata alla Biblioteca Reale di Bruxelles95.

La lista di Bayot conta settantasette manoscritti francesi, generalmente databili al XV secolo, di cui una ventina sono invece del XIII o del XIV secolo96. Tra questi sono presenti cinque codici arturiani, tra cui, oltre al BnF fr. 12603, un Petit Artus de

Bretagne (Bruxelles, Bibliothèque Royale 9088), un manoscritto ciclico del Lancelot-Graal acquistato da Giovanni senza Paura (1405-1419) nel 1407 (Parigi, Bibliothèque

de l‟Arsenal 3479-80), e una minuta su carta del romanzo di Perceforest che David Aubert aveva copiato per Filippo il Buono tra il 1459 e il 1460 (Parigi, Arsenal 3483-94)97.

Sebbene questa rappresenti solo una piccola parte dell‟intera collezione, essa sembra suggerire un‟attenzione costante della famiglia Croy, di Charles come dei suoi antenati, nella letteratura in versi francese fino al 1511, all‟interno comunque di una grande varietà di interessi98.

Dopo l‟inserimento nella Biblioteca di Borgogna, il manoscritto fr. 12603 compare in tutti gli inventari dal 1516 al 1731, «and the shelfmarks from the inventories of 1523 (“du iii pupitre le iiii°) and 1643 (“703”) are still on the flyleaf»99

.

92 Ibidem. 93

L. DELISLE, Le cabinet des manuscrits de la Bibliothèque imperiale, Imprimerie impériale, Parigi, 1868-1881, vol. 2, p. 359; cfr. BUSBY, Codex and Context cit., vol. 2, p. 799.

Per quanto riguarda gli ex libris, si presume (MIDDLETON, “Index” cit., p. 122) che quelli che usano il titolo di conte siano stati scritti tra il 1482 e il 1486, gli altri, col titolo di principe, in seguito.

94

BAYOT, Martin le Franc cit., pp. 52-56; cfr. BUSBY, Codex and Context cit., vol. 2, pp. 799-800; MIDDLETON, “Index” cit., pp. 106 e 122; HOECKE, p. 231.

Middleton (Ivi, p. 122) mette in guardia dal non confondere il Charles de Croy in questione con un altro bibliofilo più tardo dello stesso nome ma discendente del ramo Arschot-Chimay della famiglia (1560-1612), che vendette la sua collezione a Parigi nel 1614, di cui l‟inventario dei libri fu pubblicato da E. van EEDEN, “Notice sur la bibliothèque de Charles de Croy, duc d‟Arschot (1614)”, in «Bulletin du bibliophile belge», IX (1852), pp. 380-93 e 436-51.

95 B

USBY, Codex and Context cit., vol. 2, p. 799.

96 Ivi, p. 801. 97 H OECKE, pp. 199-201, 221-23 e 241-42. 98 Ibidem, pp. 800-1. 99 M

(19)

In seguito il manoscritto fu tra quelli portati da Bruxelles a Parigi nel 1749 e nella Biblioteca Reale dovette rimanere ancora nel 1770, quando gli altri tornarono a Bruxelles, sia perché non ci sono tracce della nota che usualmente registrava il ritorno sia perché non compare tra i manoscritti rimossi nuovamente da Bruxelles nel 1794 e lì ritornati nel 1815100. La sua comparsa al n. 780 nell‟inventario della Biblioteca di Bruxelles nel 1797 non implica necessarimente la sua effettiva presenza fisica101.

In ogni caso era sicuramente a Parigi nel 1800, dal momento che fu usato da Rochegude e incluso da Gabriel de La Porte du Theil nell‟Ancien supplément (n. 391 del catalogo contenuto nel BN n. a. Fr. 5428), e in seguito, dopo la divisione di quest‟ultimo, nel Supplément français (n. 180 del catalogo contenuto nel BN n. a. fr. 5493)102. Rimase così nella Biblioteca di Francia con la segnatura Supplément français

180 fino a quando è diventato l‟attuale BnF fr. 12603.

Stemma

Figura 18: BnF fr. 12603, f. 161r (particolare)

Morend (MOREND, La mise en recueil cit., p. 9 n. 14) riporta quanto registra l‟inventario del 1516: «Autre moyen livre de parchemin, escript a la main, de vieille letre, en ryme, ou il y a quatre livres assavoir : du roy Artus, des .xii. Peres de France, du chevalier a deux espees et des fables d‟Ysopet couvert et garni comme les précédents [velours bleu a fermaulx et cloz dorez], sans intitulace sur la couverte».

100

MIDDLETON “Index” cit., p. 122.

101 Ibidem. 102 Ibidem.

Rochegude, nel suo lavoro di trascrizione delle opere di Chrétien, copiò dal manoscritto Li Chevaliers as deus espees, pensando che gli potesse essere attribuito, e le varianti di Yvain rispetto al BnF fr. 794, la copia di Guiot, dalla quale aveva trascritto il testo del romanzo. (MIDDLETON “Index” cit., pp. 164-5; BUSBY, HARF-LANCNER, NIXON, STONES e WALTERS, “Appendix II: Modern Copies of Medieval Manuscripts Containing the Romances of Chrétien de Troyes” in Les manuscrits cit., p. 263).

(20)

Nel margine destro di f. 161r è disegnato uno stemma a forma di scudo «representing arms of a chief and three pierced cinquefoils»103. Sfortunatamente, «these are not the arms of any family known to be closely related to Charles de Croy»104.

Ipotesi su produzione e primi possessori

Del gruppo di manoscritti localizzato ad Arras dalla Stones non conosciamo i primi possessori, anche se probabilmente furono composti nel momento in cui nella città compravano libri figure di rilievo quali la contessa Matilde d‟Artois (1302-1329) che si era procurata, tra le altre cose, una copia del Perceval, benché nessun manoscritto esistente dell‟opera sembra coincidere per data e provenienza con questo acquisto105

. Tuttavia, la Stones pone attenzione sul fatto che tra le proprietà della contessa prelevate dal suo castello a Hesdin dai confederati dell‟Artois nel 1316 ci fossero «iii romans de Tristan» e «i romans des enfances Ogier»106. La studiosa arriva così a domandarsi se non ci fosse tra i primi il Tristano del BN fr. 776 e se il secondo non fosse proprio l‟Enfances Ogier del nostro BN fr. 12603. Tuttavia, «there is nothing to prove the suggestion»107.

Busby invece collega la raccolta a un gruppo di manoscritti sia volgari sia latini che dimostrerebbe come gli atelier (o l‟atelier) coinvolti erano in grado di soddisfare «a particularly wide range of needs»108. In questo gruppo colloca il fr. 1588 (opere di Philippe de Rémy e Roman du Hem di Sarrasin) e «a Brunetto Latini (BNF, fr. 1109), some prose romances (a Lancelot-Graal in fr. 758109 and a Guiron le courtois in fr. 350), and [...] two chansonniers including lyrics by many Arras poets (fr. 25566 and Arras, BM 657 [139]); Brussels, KBR 9548 (L‟art d‟amour)»110. Apparentato più da lontano sembra invece il manoscritto BNF, fr. 24403 dell‟Erec et Enide111.

103

MIDDLETON “Index” cit., p. 175.

104 Ibidem. 105 S

TONES “The Illustrated” cit., p. 256.

106 J.-M. R

ICHARD, Une petite-nièce de Saint Louis: Mahaut, comtesse d‟Artois et de Bourgogne (1302-1329). Étude sur la vie privée, les arts et l‟industrie, en Artois et à Paris au commencement du XIVe siècle, Champion, Parigi, 1887, p. 102.

107 S

TONES “The Illustrated” cit., p. 256.

108 B

USBY, Codex and Context cit., vol. 2, p. 523.

109

Il manoscritto contiene una versione incompleta e accorciata del Tristan a cui segue una versione interpolata con episodi tristaniani della Quête du Saint Graal e infine la Mort d‟Artus.

110 Ibidem. 111 Ibidem.

(21)

Contenuto

Dal punto di vista del contenuto, il manoscritto può essere diviso in due parti, di cui la prima (ff. 1-238) contiene testi di una certa lunghezza, siano essi romanzi o chansons

de geste, e la seconda (ff. 239-301) testi più brevi, come i fabliaux o le favole di Maria

di Francia. Secondo Micha ci sarebbe un‟ulteriore classificazione in base al genere: prima i romanzi, poi le opere storiche, le chansons de geste, e infine favole e

fabliaux112.

Questi testi sono distribuiti secondo sette unità codicologiche, le cui prime cinque contengono quelli più lunghi. Ci si potrebbe domandare se siamo in presenza di unità prefabbricate poi messe insieme o di un lavoro ben organizzato e programmato nell‟atelier113

.

Si dà di seguito l‟elenco delle opere contenute nel manoscritto divise in sezioni e si rende conto anche delle lacune.

1

Mériadeuc o Le Chevalier aux deux épées

(ff. 1a-71b)

Inc.: Tenue a sans quinte de guerre / Lonc tans li rois Artus sa terre

Expl.: Riens noviele ke il seüst / Que por voir conter ne deüst. / Explicit du chevalier as .ij. espees

2

Chrétien de Troyes, Yvain o Le Chevalier au lion (ff. 72a-110b)

Inc.: Artus li boins rois de Bretagne / La cui proeche nous enseigne

Expl.: Amen, amen chascuns en die / Jhesus de honte nous delivre. / Explicit li rommans du chevalier au lyon114

3

In questa sezione si incontrano tre delle sei lacune materiali del manoscritto e questo comporta grande incertezza per quanto riguarda la costituzione dei fascicoli, tanto che gli studiosi a questo proposito non sono concordi115.

112

MICHA, La tradition cit., p. 260.

113 M

OREND, La mise en recueil cit., p. 25.

114 Il manoscritto presenta un‟aggiunta finale al testo dell‟Yvain sulla quale si veda infra. 115 Cfr. supra.

(22)

La fusione dei romans d‟Éneas e de Brut non deve risultare sorprendente, in quanto si costata a partire dal XIII secolo la tendenza a mettere insieme i romanzi antichi e il

Brut così da formare delle raccolte di storia antica116.

La prima lacuna è situata subito all‟inizio di questa sezione, dopo la conclusione dell‟Yvain, cioè tra i ff. 110 e 111, ed è segnalta nel margine destro da una mano recente: Le commencement du Roman d‟Eneas manque Ŕ le poème ne commence ici

qu‟au [cancellatura] vers [cancellatura] 1730. Una mano diversa sotto ha corretto: 1769.

Infatti mancano proprio i primi 1769 versi dell‟edizione Salverda de Grave117

. Sull‟ampiezza della lacuna gli studiosi non concordano118

.

Figura 19: BnF fr. 12603, f. 111r (particolare)

Roman d‟Éneas

(ff. 111a-144v)

Inc. mancante a causa di una lacuna materiale (primi 1769 versi dell‟edizione Salverda de Grave).

116 T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 199; cfr. HUOT, From Song cit., pp. 27-35.

Trachsler (ibidem) cita dieci raccolte di questo tipo, in cui il Brut è preceduto dall‟Éneas: Montpellier, BI sect. Méd. H 251; Parigi, BnF fr. 60, 375, 784, 794, 1416, 1450; Coligny, Bodmer 18; Londra, BL Add. 34114.

117 Éneas. Roman du XIIe siècle, a cura di J.-J. Salverda de Grave, Champion, Paris, 2 voll., 1925-1929.

118 Trachsler (T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 198), che calcola le carte perse a partire dal numero di versi mancanti, ipotizza la perdita di dieci carte, in cui la differenza dei versi sarebbe stata coperta dall‟iniziale decorata. Nixon (NIXON “Catalogue” cit., p. 69) invece ipotizza la perdita di sole sei carte. Queste, dal momento che lo studioso individua nei ff. 110 e 111 un fascicolo e nei ff. 113-120 un altro, avrebbero formato con i primi il quaterno iniziale (seguito dall‟altro quaterno formato dai ff. 113-120). Da questa ipotesi deriva che la parte perduta doveva contenere un testo di 1080 versi, quindi accorciato di 700 versi.

(23)

Expl. mancante perché l‟opera, al v. 10130, è saldata, mediante qualche verso di transizione, al Roman de Brut.

La seconda lacuna si colloca tra i ff. 120 e 121, dal momento che il primo termina con il verso 3565 dell‟edizione Salverda de Grave e il secondo riprende dal verso 5954, così che mancano circa 2389 versi119.

Roman de Brut

(ff. 114v-155a)

Inc. mancante (primi 66 versi dell‟edizione Arnold120) perché al legato al Roman d‟Éneas che lo precede mediante alcuni versi di transizione: Aprés gaires ne demoura / Li rois, du siecle trespassa / Et la terre ot toute Eneas. / S‟ot a moullier Lavinias. / Puis qu‟Eneas Lavine ot prise (= Brut, v. 67) / Et la terre toute conquise.

Expl. mancante a causa di una lacuna materiale (ultimi 12910 versi).

Una terza lacuna è ipotizzata da Trachsler tra il f. 155, che non è altro che una striscia di pergamena orizzontale contenente 14 versi del Brut (vv. 1937-50 dell‟edizione Arnold) e il f. 156, che invece segna l‟inizio dell‟Enfances Ogier. Mancherebbero quindi le carte contenenti la fine del Brut121. Tuttavia non è detto che queste siano mai esistite122.

4

Adenet le Roi, Enfances Ogier (ff. 156a-202c)

Inc.: Bien doit chascuns son afaire arreer / A ce k‟il puist sa vie en bien user

Expl.: Ce livre voeil la roïne envoier, / Marie, cui Jhesus voeille adrecier / Ke ce chemin tenir sans forvoiier / Ci explicit, Diex le voeille otriier. Amen!

119

Questi corrisponderebbero a più di tredici carte, ma Trachsler (TRACHSLER “Le recueil” cit., p. 198), tendendo conto della tendenza all‟accorciamento del manoscritto rispetto all‟edizione critica, ipotizza la perdita di 12 carte, cioè un quaterno e un ternione.

120 W

ACE, Le roman de Brut, a cura di I. Arnold, Societé des anciens textes français, Parigi, 2 voll., 1938-1940.

121 Trachsler (T

RACHSLER “Le recueil” cit., p. 199) fornisce la seguente spiegazione: «le scribe, qui venait de terminer un cahier (f. 153 comporte une réclame) [in realtà il richiamo è a f. 152v], a dû se tromper quand il est passé au cahier suivant. Il en a rempli le premier feuillet, omettant par erreur quelques vers sur le deuxième (qui s‟est perdu, comme tout le reste du Brut). Par la suite, il s‟est avisé de son erreur et les a copiés sur la petite bande de parchemin, que nous avons toujours. Du poème entier, il manque donc environ 12 910 vers, qui couvraient sans doute à peu près 71 feuillets. Avec le feuillet 154, qui s‟est conservé, cela ferait donc 72 feuillets, qui correspondraient à neuf cahiers».

122

Morend (MOREND, La mise en recueil cit., p. 27) riporta la proposta di O. Collet che ipotizza un archetipo incompleto per il copista del nostro manoscritto, così questo avrebbe trascritto gli ultimi quattordici versi del testo a lui disponibile su una carta a parte che poi, tagliata, avrebbe attaccato alle altre. Sarebbe lo stesso procedimento usato per il f. 71, sebbene questo non sia stato tagliato.

(24)

5

Fierabras

(ff. 203a-238a)

Inc.: Seignour, or faites pais, s‟il vous plaist, si m‟oés / Canchon fiere et orible, ja meilleur ne venrés / Ce n‟est mie menchoigne, mais fine verités

Expl.: A Dieu vous comman je, ma canchons est finee / De cest roumant est boine et la fin et l‟entree / Et enmi et partout qui bien l‟a escoutee / Ki cest roumant escrist, il ait boine duree. / Explicit li rommans de Fierabras d‟Alixandre.

6123

La coille noire

(f. 239 a-c)

Inc.: Un fablel vous voel commenchier / Qui ne fu fais ne hui ne hier

Expl.: Par cest flabel poés savoir / Que femme ne fait pas savoir / Qui son baron a en despit / Pour noire [couille et pour noir vit](raschiato) / C‟autant a il de bien un noir / Com un blanc, ce poés savoir / Explicit. Amen.

Jean Bodel, Le vilain de Bailluel (ff. 239c-240a e 255a-d)124

Inc.: Se flabliaus puet verités estre / Dont avint il, ce dist mes maistre, / C‟uns vilains a Bailluel manoit

Expl.: Mais li flabliaus dist en le fin / C‟on doit pour fol tenir celui / Qui croit mieus se femme que lui / Explicit. Amen.

Le prestre qui abevete

(f. 240b-c)

Inc.: Chi après vous voel conter / Se vous me volés escouter / .J. flablel courtois et petit / Si com Garis le conte et dit

Expl.: Et pour ce que li vis fu tius / Dist on encore maint fol paist dius / Ci define li flabliaus du prestre. / Explicit. Amen

Cortebarbe, Les trois aveugles de Compiègne (ff. 240d-242c)

123 Anche in questo caso c‟è molta incertezza per quanto riguarda l‟organizzazione dei fascicoli. 124 Insieme alla favola 86 di Marie de France (De milvo) è uno dei due testi copiati due volte. Secondo

Trachsler (TRACHSLER, “Le recueil” cit., p. 203) il testo è stato copiato in entrambi i casi da uno stesso copista, per il NRCF (Nouveau recueil complet des fabliaux, a cura di W. Noomen e N. van den Boogaard, Van Gorcum, Assen, 1983-1998., vol. 5, p. 226) invece i copisti sarebbero diversi. In ogni caso sembra che il modello sia lo stesso e il doppione sia imputabile ad un errore di attezione da parte di un copista (MOREND, La mise en recueil cit., p. 29).

(25)

Inc.: Une matere contera[i] / Dont le flablel vous dirai / Je tieng le menestrel a sage / Qui en trouver met son usage / Dont on fait flabliaus et contes. / Flabliaus sont boin a escouter / Maint duel, maint mal font oublier, / Et maint anui et maint meffait

Expl.: Courte Barbe dist orendroit / C‟on fait a tort maint homme honte, / Ensi definera son conte.

Le vallet qui d‟aise a malaise se met

(ff. 242c-244d)

Inc.: Volés vous oïr du vallet / Qui d‟aise a malaise se met?

Expl.: Mais ne li vaut, que c‟est trop tart / Il s‟est trop fort lachiés el lach.

Les quatre souhais saint Martin

(f. 244d)

Inc.: Un preudomme ot en Normendie, / Je ne lairai que je n‟en die / .J. flabel merveillous et cointe Expl. mancante in quanto il testo è solo un frammento costituito dai primi 24 versi del fabliau.

La lacuna tra il f. 244, che contiene i primi 24 versi di questo testo che, stando agli altri testimoni, doveva essere lungo intorno ai duecento versi, e il f. 25, che invece presenta dall‟inizio, completo, il testo di Aubérée è segnalata sul f. 244 alla fine dei 24 versi da una mano recente [(lacune)], la stessa che ha scritto il titolo dei due fabliaux in questione all‟inizio dei rispettivi testi, segnalando in questo modo che si è in presenza di opere diverse. Dal momento che sia f. 244v e f. 245v presentano un richiamo, Trachsler e Nixon concordano nell‟ipotizzare la perdita di sette carte, che avrebbero formato un quaterno con f. 245125, cosicché sarebbe andato perduto almeno un altro testo in aggiunta al resto dei Quatre souhais saint Martin126.

Aubérée

(ff. 245a-249c)

Inc.: Qui pres de moi se vaura traire / .J. bel conte m‟orra retraire / Dont je me sui tant entremis / Que je l‟ai tout en rime mis

Expl.: Ensi chieus essamples define / De dame Aubree de Compiengne / S‟en dites tout maus li aviengne / Et li et toutes les richiaus / Qui se mellent d‟estre piés haus. / Li bourgois dont je di l‟afaire / Qu‟il ne vesqui puissedi waires, / Ains mourut et ala a fin. / Et li vallés ens en la fin / Par le conseil de jacopins / Prinst le femme com pelerins, / L‟en couvint aler outremer / Et si l‟estut bien confesser / Et si le dis tout as preudommes. / Pour chou si dissommes / C‟ains dieus ne fist li mal avoir / Comme de male

125

TRACHSLER “Le recueil” cit., p. 202; NIXON “Catalogue” cit., p. 69.

126 È poco probabile, infatti, che sia andata perduta solo una carta, contenente soltanto il resto di

questo fabliau, perché difficilmente il fascicolo un questione sarà stato un bifolio (MOREND, La mise en recueil cit., p. 28).

(26)

femme avoir / Que femmes font et mal et bien / On nes puet tenir en loiien / Qui boine l‟a si le maingtienne / Et la mauvaisse son frain tiengne127.

Jean Renart, Lai de l‟ombre (ff. 249c-255a)

Inc.: Je ne voel pas desaviser / De bien dire, ains vorrai user

Expl.: Bien le savoit sa douche amie / Ki molt en ert joians et dous / Car il estoit plaisans et dous / Et se faisoit amer de tous.

Salut d‟enfer

(f. 255d)

Inc.: A hay ! ha hai ! je sui venus. / Salus vous mande Belgibus

Expl. mancante a causa di una lacuna materiale. Il testo si interrompe dopo 31 versi.

Una mano recente segnala (Lacune) nella parte bassa del f. 255la lacuna che c‟è tra questo e il f. 256, cioè tra i primi versi del Salut d‟enfer e gli ultimi del fabliau successivo. Trachsler e Nixon concordano nell‟ipotizzare una perdita di tre carte così che il fascicolo in questione fosse un quaterno128. Il NRCF propende invece per un‟unica carta, ipotizzando quindi un ternione129

.

.W. (Wautier)130

(f. 256a)

Inc. mancante a causa di una lacuna materiale. Rimangono i 26 versi finali, di cui gli ultimi sei formano un‟appendice pentasillabica a carattere osceno.

Expl.: A cest mot fine sen fabliel / Li jovenes maires du Hamiel / Ki de .W. trouva le vie / Dont il fist ceste letanie / Et ceste grande risee / Cousturielle usee / Poinille huree / Et coulle encrapee / De con liepe enflee / De chou plus m‟agree

Le prestre comporté

(ff. 256a-262c)

Inc.: D‟un priestre vous di et recort / Ki avoit tourné son acort / En luxure et en lecherie

127 Questo finale è un rimaneggiamento che si trova solo in questo manoscritto. 128

TRACHSLER “Le recueil” cit., p. 203; NIXON “Catalogue”, p. 69.

129 NRCF cit., vol. 8, p. 341.

Varia in questo modo la lunghezza supposta del fabliau .W. che non si conosce se non per questo manoscritto (cfr. nota seguente). Togliendo 39 versi che dovevano costituire la fine del Salut d‟Enfer, nella prima ipotesi .W. sarebbe stato lungo, oltre a quelli pervenutici, altri 489 versi, nella seconda 137 (cfr. MOREND, La mise en recueil cit., p. 28).

130 Il frammento è un unicum e riporta il nome di colui che sembra esserne l‟eroe solo nella sua forma

(27)

Expl.: Pour le siecle failli et vuit / Qui mal se prouve et est prouvés / Fu chius fabliaus fais et trouvés. / Chi define li fabiaus du prestre comporté

Milles d‟Amiens, Le prestre et le chevalier (ff. 262c-270b)

Inc.: Traiiés en cha s‟oiiés .i. conte / Si com Milles d‟Amiens le conte / D‟un chevalier et d‟un prevoire

Expl.: Or s‟en va li chevaliers / A tout .x. livres de deniers. / Explicit

7

La dame escoillée

(ff. 271a-274a)

Inc.: Uns riches chevaliers estoit / Mout frans a qui il apendoit / Assés grant terre et grant honour Expl.: Les boines dames honnor aient / Ki lor seignor a honor traient.

Raoul de Houdenc, Songe d‟Enfer (ff. 274a-277a)

Inc.: En songes doit fables avoir / Se songes puet devenir voir

Expl.: Pour aventure qui aviengne / Devant que de songier reviengne.

Noble lion o La Compagnie Renart

(f. 277a-c)

Inc.: Li lions c‟on apele Nobles / Estois jadis en .i. vinoble

Expl.: Chiex essamples chi de Renart / Nous senefie tempre et tart / C‟on doit tenir sage celui / Qui se chastie par autrui.

La grue o Cele qui fu foutue et desfoutue

(ff. 277c-278b)

Inc.: Jadis estoit (?) uns chastelains / Ja ne fu ne chiches ne vilains (?)

Expl.: Li bien … garder (?) / Voians tous (?) … … plache / Di ge que (?) … la grue (?) …ache

Huon le Roi de Cambrai, La male honte (ff. 278b-279b)

Inc.: En engletere fu manans / .J. vilains riches et poissans Expl.: Ains que li ans fust trespassés / Ot li rois de la honte assés.

(28)

Marie de France, Fables (ff. 279b-301b)131

Inc.: Cil qui sevent de l‟escripture / Doivent bien metre lor cure / En boins essamples et en dis Expl.: C‟avoir me laist il s‟acordance / Dites « Amen » trestout ensamble! / Explicit Ysopés en rommant

La feme qui cunquie son baron

(f. 301c-d)

Inc.: e vous dirai s‟il vous siet / D‟un castiel qui sor le mer siet / Qu‟il i avint n‟a pas lonc

Expl. mancante in quanto il testo è frammentario (85 versi). Probabilmente è andata perduta un‟unica carta alla fine delle raccolta.

Questa sezione contiene l‟ultima lacuna materiale della raccolta che risulta mancante della sua ultima carta. Questa doveva contenere la quarantina di versi necessaria al completamento della Feme qui cunquie son baron, incominciata al f. 301, che risulta fortemente degradato per l‟usura e l‟umidità, rendendo il fascicolo finale un quaternone132.

131

La favola 86 (De milvo) è, dopo Le vilain de Bailluel di Jean Bodel, l‟altro testo presente in doppia copia. Il caso pare del tutto assimilabile al precedente e anche in questo caso il modello sembrerebbe lo stesso (MOREND, La mise en recueil cit., p. 30).

132 M

(29)

2. L’YVAIN NEL MANOSCRITTO S

Collocazione all’interno della tradizione dell’Yvain

All‟interno della tradizione dell‟Yvain, che conta, senza considerare l‟adattamento di Pierre Sala (14157-1529) risalente al XVI secolo (BNF fr. 1638)2 e lo stralcio di pochi versi di Lione (Bibliothèque Municipale 743)3, lo stesso numero di testimoni di quella dell‟Erec et Enide e del Cligès, cioè dodici in totale, di cui sette con testo completo o quasi, il manoscritto BnF fr. 12503 è generalmente conosciuto come testimone S, secondo la sigla utilizzata per la prima volta da Foerster e poi accolta dagli editori successivi:

1. A Chantilly, Musée Condé 472

2. An Collezione privata, frammenti di Annonay

3. Br Bruges, Stadsarchief, Archief van de familie Adornes en van de Jeruzalemstichting 244

4. F Parigi, Bibliothèque Nationale, fr. 1450 5. G Parigi, Bibliothèque Nationale, fr. 12560 6. H Parigi, Bibliothèque Nationale, fr. 794

7. M Montpellier, Bibliothèque Interuniversitaire, Section Médicine, H 252 8. Mod Modena, Archivio di Stato, Archivio d‟Este, Ministero Affari Esteri,

Atti segreti F 6 Miscellanea

9. P Parigi, Bibliothèque Nationale, fr. 1433 10. R Princeton, University Library, Garrett 125 11. S Parigi, Bibliothèque Nationale, fr. 12603

12. V Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. Lat. 1725

1

2 Questo adattamento fu scritto probabilmente come dono per Francesco I (1515-1547) da Pierre Sala

nell‟ultimo periodo della sua vita, quando risiedeva a Lione, intorno al 1520.

3 Questo manoscritto, databile al primo quarto del XIV secolo e proveniente dal sud della Francia o

più probabilmente dall‟Italia, si apre con in primi dieci versi dell‟Yvain che, mediante un raccordo di due versi, introducono la Chanson de Roland, che comincia dalla lassa 91. Il copista si serve dell‟inizio dell‟Yvain come per stabilire il teatro della sua performance. Cominciando la sua storia senza un envoi, sembra quasi che il suo pubblico sia formato dai cavalieri e dalle dame che popolano la corte di re Artù.

(30)

Nelle tre famiglie che di solito si individuano nella classificazione dei testimoni di questo romanzo di Chrétien, per forza di cose non rigorosa secondo il parere concorde di tutti gli studiosi, S è collocato nella seconda di queste e precisamente con GAR. Oltre a questi, si posso includere nella stessa famiglia anche F, che ci attesta più di metà dell‟opera, e i due brevi frammenti di Modena, indicati con la sigla Mod.

Per quanto riguarda le altre due famiglie, la prima è costituita da H, cioè la famosa copia di Guiot, e P, a cui vanno aggiunti anche i cosiddetti frammenti di Annonay (An); la terza è invece data dal solo manoscritto V, che attesta una versione a lui peculiare del romanzo, accorciato di qualche centinaia di versi e più vicina alla seconda famiglia che alla prima.

In realtà i raggruppamenti appena individuati non vanno intesi in maniera rigida e immutabile perché sono frequenti, nei vari punti dell‟opera, le interferenze e, di verso in verso, s‟incappa spesso in combinazioni diverse dei testimoni. Questo fatto proverebbe una tradizione piuttosto contaminata, dovuta in primo luogo all‟utilizzo di copie diverse dell‟opera da parte dei copisti e alla possibilità di un libero rifacimento da parte loro, ma non va del tutto esclusa neanche l‟ipotesi dell‟esistenza di versioni diverse tutte imputabili all‟autore.

In ogni caso, la lezione attestataci dalla prima di queste famiglie (HP + An) è ritenuta in genere più attendibile delle altre ed è stata sempre privilegiata da parte degli editori dell‟Yvain, che hanno fatto dei due manoscritti non frammentari che la compongono la base delle loro edizioni. Allo stesso modo che per gli altri romanzi di Chrétien, sulla copia Guiot (H) si basa l‟edizione dei Classiques français du Moyen Âge a cura di Mario Roques4, ma su di essa si fondano anche quelle più recenti di Kibler5 e Uitti6. P, invece, è stato scelto da Hult7 per la sua edizione all‟interno della serie dei romanzi di Chrétien pubblicata nella collana Lettres gothiques che, come noto, si caratterizza per la volontà di staccarsi da Guiot, con la sola eccezione del Lancelot per cui la scelta è obbligata.

4

CHRÉTIEN DE TROYES, Le chevalier au lion (Yvain), a cura di M. Roques, Champion, Parigi, 1960.

5 C

HRÉTIEN DE TROYES, The Knight with the Lion or Yvain (Le chevalier au lion), a cura di W. Kibler, Garland, New York, 1985.

6 Yvain ou Le Chevalier au lion, a cura di K. D. Uitti, in C

HRÉTIEN DE TROYES, Œuvres complètes, a cura di D. Poiron, Gallimard, Parigi, 1994, pp. 505-911 e 1235-1391.

7Le Chevalier au Lion (Yvain), édition et traduction de D. F. Hult d‟après le manuscrit BN fr. 1433, in

(31)

In realtà Foerster aveva inizialmente tentato per la sua Grosse Ausgabe8 di servirsi come manoscritto base di V, ma, poiché il testo, come detto, risulta di molto accorciato, alla fine fu costretto a ricorrere agli altri manoscritti, in particolare a P, che metteva al secondo posto dopo V, ma anche a G e ad A. Così il suo testo risultò combinare, spesso arbitrariamente, lezioni diverse tratte da manoscritti diversi, anche tre nello stesso verso. In seguito il favore di Foerster per V è scemato e per la Kleine Ausgabe9 il suo ruolo è diminuito a favore di P e H.

Aspetto esteriore

Lo Chevalier au lion occupa la seconda delle sette unità codicologiche che compongono questa grande raccolta come oggi ci è giunta, trovando posto tra lo

Chevalier aux deux épées e il Roman d‟Éneas. I fogli coinvolti sono quelli numerati dal

72 al 110, cioè i fascicoli XI-XVI, di cui quattro sono quaterni, due duerni e uno un ternione con carta aggiunta10.

Anche questa parte riporta i segni del ritaglio a cui sono stati sottoposti i fogli della raccolta. Al f. 80, infatti, di fianco all‟ultimo verso della colonna di destra (v. 1505 dell‟edizione Hult) è stato scritto quello seguente (v. 1506), fuori dalla specchio di scrittura e sul margine, ma dell‟ultima parola si legge solo la prima lettera proprio perché il foglio è stato rifilato (Car ja n‟en poroit a cief t[raire]).

Come nel resto della raccolta, il testo è disposto su due colonne di 44 righe per pagina ed è ad opera dei due copisti, il cui comportamento verrà tenuto in conto nell‟analisi linguistica più avanti, che si alternano nell‟operazione di copia di tutto il manoscritto, ad eccezione del Fierabras e di una parte dell‟Éneas, secondo lo schema qui sotto riportato:

Mano Versi (ed. Hult) Fogli Fascicolo

A 1-1487 72a-80d XI + inizio del XII

B 1488-4101 80d-94v XII + XIII

8 C

HRISTIAN VON TROYES, Sämtliche Werke nach allen bekannten Handschriften, a cura di W. Foerster, Niemeyer, Halle, vol. II, Der Löwenritter (Yvain), 1887.

9 C

HRÉTIEN DE TROYES, Yvain (Der Löwenritter), a cura di W. Foerster, Niemeyer, Halle, 1891 (19022, 19063, 19124 ed. rivista e ampliata).

(32)

A 4102-4277 95a-95d Inizio del XIV

B 4278-4542 96a-97b XIV

A 4543-5122 97c-100c XIV

B 5123-6230 100d-106d Fine del XIV + XV

A 6231-6410 107a-107d Inizio del XVI

B 6411-6808 108a-110b XVI

Come si può notare da questa tabella, i due copisti coinvolti risultano responsabili di quettro sezioni del romanzo a testa. Queste tuttavia risultano sproporzionate se si considera il numero di versi, la maggior parte dei quali spetta al copista B. Soltanto alla sua mano vanno ascritti più di quattromila versi su meno di settemila.

Altro fatto che appare piuttosto evidente è che le sezioni copiate dal copista A si collocano tutte tranne una ad inizio fascicolo e la più grande di queste è proprio quella posta ad apertura di opera, lunga quasi 1500 versi contro le poche centinaia degli interventi seguenti.

Per quanto riguarda le decorazioni, il testo comincia dal f. 72r con una grande iniziale decorata, costituita dall‟iniziale, alta undici righi, del nome di re Artù che apre il romanzo (il primo verso così come riportato da questo manoscritto recita Artus li boins

rois de Bretagne). Questa è anche l‟unica decorazione presente in tutto l‟Yvain, se si

eccettuano le letterine alternativamente rosse e blu che si rintracciano nel corso di tutta l‟opera, così come del resto in tutto il manoscritto, dell‟altezza di due righi, decorate con lunghe linee che si sviluppano in code e riccioli. Questa ornamentazione è piuttosto tradizionale ed è quella tipica anche dei manoscritti dell‟Erec et Enide così come emerge dallo studio specifico di Middleton11.

Nella seguente tabella si riportano tutte queste letterine, segnalando anche comportamenti affini degli altri testimoni del romanzo, cioè quando anche questi riportano una letterina colorata all‟inizio del verso in questione. Le sigle tra parentesi indicano che è stato lasciato lo spazio per la letterina, ma questa non è mai stata eseguita:

11 M

IDDLETON, “Coloured Capitals in the Manuscripts of Erec et Enide”, in Les manuscrits cit., vol. 1, pp. 149-194.

Middleton (ivi, p. 155) tiene a precisare che le linee a penna che ornano le letterine sono in genere posteriori alla letterina stessa perché si lasciava asciugare il colore prima di procedere con ogni altra decorazione. Così il lavoro devorativo prevedeva tre momenti e non due: la copia del testo con il copista attento a lasciare lo spazio per le decorazioni; la pittura delle letterine colorate; l‟aggiunta delle linee decorative a penna.

(33)

N. verso Verso Altri manoscritti Foglio

33 Pour chou me plaist a reconter - 72a

131 Calogrenans dist la roine VFGR 72d

175 Il avint pries a de .vi. ans FAR 73a

267 Molt fui la nuit bien ostelés HPAR 73c

387 A la fontainne trouveras R 74a

457 Quant li lais tans fu trespasses - 74c

515 A cel mot nous entrevenimes PG 74d

579 Par mon cief dist mesire Ywains VFAR 75b

721 Mesire Ywains de la court s‟emble HGA 76a

745 Mesire Ywains maintenant monte VGAR 76a

905 La porte fu molt haute et lee HGA 77a

959 Ensi mesire Ywains fu prins G 77b

1015 Reconneut vous ai molt bien - 77c

1055 Quant il ot mengiet et beu HGR 77d

1173 Mesire Ywains oi les cris HPVAR 78c

1243 Ensi la dame se debat HPVFGAR 79a

1275 Mais il n‟avoit entencion - 79a

1343 Atant s‟en part et cil remaint PVFGAR 79c

1427 En cel voloir l‟a amours mis FR 80a

1543 Mais la damoisele repaire AnSM 80c

1589 La damoisele estoit si bien HAnFGAR 80d

1645 Fui fait la dame nel di mais H 81b

1727 Atant vers la cambre retorne HAnFARM 81d

1811 En non Diu dame ensi ert il V 82a

1945 La damoisele par le main HPVFGRM 82d

2001 Dame dist il vostre merci G 83b

2039 Ensi sont acorde briement VRM 83c

2051 Or ot la damoisele fait HFRM 83c

2083 Seignor dist guerre nous sourt HF 83d

2153 Prise a la dame de Landuc AnFAM 84a

2209 Ensi mesire Kes parloit VFR 84b

2261 Mesire Ywains molt tost descent - 84d

2287 Li rois Artus grant joie en a - 84d

2331 Encontre le roi de Bretaigne HFGAR 85a

2415 La damoisele ot non Lunete HAnVFGAR 85c

2487 Honnis soit de Sainte Marie - 86a

2539 Mesire Gavains tant li dist HVFGR 86b

2579 Mesire Ywains pleure et souspire HVFGARM 86c

2639 Mesire Ywains molt a envis HFGARM 86d

2711 Tantost com elle pot veoir - 87b

2827 Tant conversa en cel boscage - 87d

3043 La damoisele ains est montee - 89a

3131 Atant de la boiste se taisent HVGAR 89c

3233 Voiies comment il lor le fait - 90a

3255 Ensi toutes et tous prisoient HFGR 90b

3341 Mesire Ywains pensis cemine HVFGARM 90d

3449 Quant l‟ot ocis si le gieta FG 91b

3559 Qoi que cil ensi se demente HFGARM 92a

3689 A la court le roi Artu fui PR 92d

3759 Or n‟i a plus car je m‟en vois H 93a

3799 Atant sont el castel entre HAnVFGAR 93b

3895 Mesire Ywains tout escouta HAnVFGA 93d

3939 Puis si respont biaus sire chiers - 94a

Figura

Figura 9: BnF fr. 12603, 1r (particolare)
Figura 10: BnF fr. 12603, f. 72r (particolare)
Figura 13: BnF fr. 12603, f. 271r (particolare)
Figura 16: BnF fr. 12603, f. IVr (particolare)
+7

Riferimenti

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