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COMUNE DI CASTELLAMMARE DEL GOLFO

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Academic year: 2022

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PROVINCIA REGIONALE DI TRAPANI

Cava di calcare sita in c. da Segala – Esercente Perla Marmi s.r.l.

RELAZIONE INTEGRATIVA SIA – MONITORAGGIO AMBIENTALE

La ditta

Il tecnico

Dott. Geologo Salvatore Ricco

Palermo, settembre 2020

RICCO SALVATORE

2020.09.23 16:34:15

CN=RICCO SALVATORE C=IT

2.5.4.5=TINIT-RCCSVT40D25G273O 2.5.4.42=SALVATORE

RSA/2048 bits

Firmato digitalmente da ALFREDO CASTIGLIONE

CN = CASTIGLIONE ALFREDO C = IT

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Studio Geologico Ambientale dott. Salvatore Ricco

Via F.P. Frontini, 18 - 90145 Palermo - Tel./Fax 0916731864 - Cell. 3488929956 P. IVA 06840980822

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1. Premessa

La presente nota integrativa al progetto presentato in data 09/02/2020, riportante il Piano di Monitoraggio è finalizzata a rendere più completo ed organico lo studio di impatto ambientale relativo al progetto in argomento.

Rendere compatibile gli usi di un sito minerario con la salvaguardia o il ripristino della biodiversità è un’esigenza inderogabile per il nostro territorio. Il raggiungimento di questo obiettivo richiede l’attuazione di studi multidisciplinari che utilizzino - in una visione sistemica multidimensionale - metodi adeguati a fornire dati biologico- ecologici correlabili e traducibili in indici di qualità.

Con l’entrata in vigore della Parte Seconda del D.lgs. n. 152/2006 e s.m.i. il monitoraggio ambientale è entrato a far parte integrante del processo di VIA assumendo, ai sensi dell’art. 28, la funzione di strumento capace di fornire la reale

“misura” dell’evoluzione dello stato dell’ambiente nelle diverse fasi di attuazione di un progetto e soprattutto di fornire i necessari “segnali” per attivare azioni correttive nel caso in cui le risposte ambientali non siano rispondenti alle previsioni effettuate nell’ambito della VIA. Per la strutturazione della proposta di monitoraggio si è fatto riferimento alle “Linee Guida per la predisposizione del Progetto di Monitoraggio Ambientale (PMA) delle opere soggette a procedure di VIA (D.lgs. n. 152/2006 e s.m.i., D.lgs. n. 163/2006 e s.m.i.)”, predisposte da ISPRA-MATT.

Il documento in questione, sottolinea come questo sia un aggiornamento delle precedenti linee guida emesse dalla Commissione Speciale per la Valutazione di Impatto Ambientale e potrà essere modificato in futuro e che, comunque, questo documento, rappresenti l’atto di indirizzo per lo svolgimento delle procedure di Valutazione d’Impatto Ambientale, in attuazione delle disposizione contenute all’art.28 del D.Lgs.152/2006 e s.m.i. nelle more dell’emanazione di nuove norme

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tecniche in materia di valutazione ambientale ai sensi dell’art.34 del D.Lgs.152/2006 e s.m.i..

Le Linee guida specificano infatti che gli indirizzi metodologici ed i contenuti specifici del PMA forniti nel documento “sono stati impostati in relazione all’obiettivo di fornire i requisiti generali che possono essere ritenuti validi ed applicabili a tutte le tipologie di progetti e contesti ambientali in quanto l’estrema variabilità dei diversi specifici aspetti propri di ciascun progetto/contesto ambientale non può consentire la definizione di contenuti rigidamente prefissati”.

La direttiva 2014/52/UE concernente la Valutazione d’Impatto Ambientale di determinati progetti pubblici e privati riconosce il Piano di Monitoraggio Ambientale come strumento finalizzato al controllo degli effetti negativi significativi sull'ambiente derivanti dalla realizzazione dell’opera e alla adozione di opportune misure correttive.

La stessa direttiva stabilisce inoltre che il monitoraggio:

• non deve duplicare eventuali monitoraggi ambientali già previsti da altre pertinenti normative sia comunitarie che nazionali per evitare oneri ingiustificati; proprio a tale fine è possibile ricorrere, se del caso, a meccanismi di controllo esistenti derivanti da altre normative comunitarie o nazionali.

• è parte della decisione finale, che, ove opportuno, ne definisce le specificità (tipo di parametri da monitorare e durata del monitoraggio) in maniera adeguata e proporzionale alla natura, ubicazione e dimensioni del progetto ed alla significatività dei suoi effetti sull'ambiente.

Il monitoraggio ambientale nella VIA rappresenta l’insieme di attività da applicare successivamente all’emanazione del provvedimento ambientale finalizzate ad ottenere dei riscontri quali – quantitativi misurabili (parametri) e affidabili. Le linee guida, inoltre, forniscono alcuni requisiti minimi fondamentali affinché gli elaborati rispondano alle finalità previste dalla normativa ed al tempo stesso risultino tecnicamente e realisticamente attuabili anche in termini di costi – benefici. Il PMA, quindi, deve essere commisurato alla significatività degli impatti ambientali

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previsti nello SIA (estensione dell’area geografica interessata e caratteristiche di sensibilità/criticità delle aree potenzialmente soggette ad impatti significativi; ordine di grandezza qualitativo e quantitativo, probabilità, durata, frequenza, reversibilità, complessità degli impatti). Conseguentemente, l’attività di monitoraggio ambientale da programmare dovrà essere adeguatamente proporzionata in termini di estensione delle aree di indagine, numero dei punti di monitoraggio, numero e tipologia dei parametri, frequenza e durata dei campionamenti, impatti attesi, ecc. Il PMA deve essere strutturato in maniera sufficientemente flessibile per poter essere eventualmente rimodulato nelle fasi progettuali e operative successive alla procedura di VIA: in tali fasi potrà infatti emergere la necessita di modificare il PMA, sia a seguito di specifiche richieste avanzate dalle diverse autorità ambientali competenti, sia a seguito di situazioni oggettive che possono condizionare la fattibilità tecnica delle attività programmate dal Proponente.

Vengono anche definite le diverse fasi temporali nelle quali vengono articolate le attività di monitoraggio nelle modalità della tabella seguente:

Dalla lettura della tabella si può facilmente capire, come nel caso in esame bisognerà considerare la sola fase post – operam in quanto l’attività esiste ed opera da

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molti anni, per cui non vi è una fase ante-operam e neanche una fase in corso d’opera come definita nella tabella, ma soltanto la fase che comprende la fase di esercizio e di pre-esercizio.

L’iter istruttorio del piano di monitoraggio segue tutta una serie di fasi specifiche:

1. Proposta Piano di Monitoraggio Ambientale da parte del proponente;

2. Valutazione ed eventuali integrazioni da parte degli Enti coinvolti

3. Approvazione del Piano di Monitoraggio Ambientale da parte dell’autorità Competente;

4. Attuazione da parte del proponente;

5. Verifica del Piano da parte dell’Autorità competente.

Nel caso specifico, ci troviamo nel bacino minerario di Custonaci, caratterizzato da decine di attività estrattive, poste tutte l’una accanto all’altra, molto spesso con scavi confinanti, risulta quindi evidente come non vi sia la possibilità di poter redigere un Piano di Monitoraggio Ambientale in grado di analizzare, misurare e definire tutti i parametri specifici provenienti da una singola cava. Possiamo vedere come la cava in questione sia confinante con altre attività estrattive, per cui sia le emissioni sonore, sia il rilascio di PM10 che il monitoraggio delle acque superficiali e di falda o il monitoraggio della fauna, che sappiamo deve essere fatto su un ambito ampio e non puntuale, non può in alcun modo essere valutato per la singola cava ma, nella realtà dei fatti, per l’intero bacino. A tal proposito occorre sottolineare che esiste un Piano di Monitoraggio Ambientale proposto e approvato al termine della procedura di VAS del Piano regionale dei materiali di cava che prevedeva il monitoraggio in grande scala di tutti i fattori ambientali sottoposti ad eventuali impatti.

Risulta chiaro che lo schema di monitoraggio in cui per la valutazione dell’evoluzione dei possibili impatti, si confrontano le tre fasi (ante operam, in corso d’opera, post operam) non sarà applicabile al progetto considerato, in quanto, come precedentemente specificato, l’attività è operante e non esiste un ante operam ed un corso d’opera, così come descritti dalle linee guida del Ministero dell’Ambiente. Per

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cui l’eventuale PMA avrà dei termini di paragone solo per la componente “ecosistema”

in quanto verrà creata una nuova area verde da monitorare, per gli altri componenti si potrà soltanto verificare che le condizioni rimangano inalterate o migliorino, sempre al netto delle problematiche dovute alla condizione del bacino minerario che prevede la presenza di decine di cave attive confinanti tra di loro così come sopra esposto.

Ad ogni buon conto di seguito verranno descritte nel capitolo seguente le misure di monitoraggio proposte, nonostante risulti evidente che porterebbero a risultati inattendibili e ad un impegno economico eccessivo rispetto alle reali dimensioni del singolo intervento.

2. Piano di Monitoraggio

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2.1 Atmosfera

Il Monitoraggio Ambientale è finalizzato a determinare le condizioni qualitative della componente ambientale aria nell’area in oggetto mediante delle rilevazioni strumentali degli inquinanti direttamente o indirettamente immessi nell’atmosfera in termini di valori di concentrazione al suolo.

La scelta dei periodi più adatti alle attività di monitoraggio sarà definita sulla base non solo della variabilità stagionale dei parametri da valutare ma anche dalle condizioni meteoclimatiche e dalla eventuale stagionalità dell’emissione considerata; la scelta delle tempistiche verrà fatta sulla ottimizzando le ragioni di carattere economico con le necessità di raccogliere parametri significativi di qualità dell’aria.

I punti di monitoraggio verranno scelti in base ai seguenti aspetti:

• rappresentatività del punto sull’area, determinata in base alle caratteristiche della zona ed alla posizione della sorgente inquinante d’interesse (morfologia del territorio che si traduce nella presenza di ostacoli alla naturale dispersione degli inquinanti nei siti ad orografia complessa, condizioni meteorologiche dell’area che determinano la capacità di dispersione degli inquinanti in atmosfera e la loro direzione prevalente di spostamento, la presenza di sorgenti inquinanti nei dintorni del sito in esame che contribuiscono ai livelli di concentrazione di fondo dell’area);

• presenza di ulteriori sorgenti inquinanti fisse, indipendenti dalle attività in oggetto, localizzate in prossimità del punto di misura, che possano alterare significativamente i valori rilevati;

• sensibilità del ricettore rispetto ai fattori di impatto indotti dalle attività in argomento;

• localizzazione delle aree e delle viabilità di cantiere;

• problematiche di tipo logistico quali: sicurezza, accesso, disponibilità di energia elettrica e di linee telefoniche, visibilità del punto di prelievo rispetto

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all’ambiente circostante, rischi per il pubblico e per gli operatori, opportunità di ubicare punti di campionamento per diversi inquinanti nello stesso sito, vincoli di varia natura.

L’attività di monitoraggio prevede una serie di azioni necessarie da intraprendere contestualmente all’individuazione dei punti di monitoraggio, come i sopralluoghi dei punti da monitorare, l’acquisizione dei permessi di accesso alle aree su cui posizionare i laboratori mobili, la georeferenziazione delle stazioni di misura.

Per quanto riguarda i parametri da rilevare il monitoraggio delle attività di cava, ove l’impatto è legato prevalentemente alla rimobilizzazione di polveri, è necessario prevedere la misurazione di PM10 e PM2.5. Poiché la produzione di polveri da ambito estrattivo prodotte sia dalle lavorazioni che dalla dispersione provocata dai mezzi di trasporto del materiale, genera la formazione di particelle appartenenti al PM10 e non al PM2.5, il confronto delle due frazioni rispetto alle stazioni di riferimento della rete può contribuire all’interpretazione dei risultati. In tutte le fasi verrà fatta la misurazione dei parametri meteo (precipitazioni, umidità, temperatura, pressione, velocità e direzione del vento).

La frequenza sarà di circa quattro campagne a cadenza stagionale in concomitanza con le attività di maggior impatto previste.

2.2 Ambiente idrico

Il monitoraggio sulla componente idrica viene declinato su due segmenti principali: le acque di superficie afferenti alla rete di circolazione superficiale e le acque in sotterraneo, sia per quanto riguarda la circolazione nel contesto delle gallerie minerarie esistenti, che nelle cavità naturali.

Nell’organizzazione delle attività di monitoraggio si è tenuto conto dell’impianto generale di progetto con le relative interferenze tra gli elementi dello stesso e i ricettori idrici sia di superficie che in sotterraneo, nonché delle caratteristiche proprie della circolazione idrica in sotterraneo.

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Nel caso specifico, poiché non vi è alcuna interazione tra i lavori in progetto e le acque sotterranee, infatti come si evince dalla relazione geologica a firma dello scrivente la superficie di falda si riscontra a quasi 200 metri al di sotto del piano campagna, non è possibile né significativo progettare un monitoraggio che le coinvolga. Allo stesso modo il reticolo idrografico superficiale nell’area di progetto è estremamente ridotto, risolvendosi in alcune incisioni, a distanza dall’area di progetto, prive di acqua durante tutto il corso delle stagioni se non in occasione di eventi meteorici di particolare entità. Di fatto non si riscontrano, in un ampio intorno dell’area di progetto, acque né sotterranee (pozzi, sorgenti o altre emergenze), né superficiali (corsi d’acqua di qualsivoglia natura) il cui monitoraggio possa dare risultati da potere essere in qualche modo ricondotti all’attività in oggetto.

Al termine delle opere di recupero ambientale si metteranno in opera dei drenaggi che convoglieranno le acque di dilavamento interne all’area di cava in una vasca di calma; poiché le acque così raccolte dovranno essere riutilizzate per uso irriguo ne verrà verificata la qualità per mezzo di analisi chimico-fisiche mensili.

2.3 Suolo e sottosuolo

Nel complesso, l’alterazione della componente avviene solo durante la fase di coltivazione, ed è imputabile alle modificazioni morfologiche, per lo più sotterranee, connesse alle attività di coltivazione.

Le misure di controllo per la componente Suolo sono implicite nella corretta esecuzione delle attività previste dal progetto stesso: gli scavi e gli sbancamenti dovranno essere seguiti da tecnici abilitati e almeno ogni anno, in contraddittorio con gli Enti interessati, dovrà essere effettuato un controllo topografico al fine di monitorare il volume di materiale.

Durante i lavori va verificata inoltre l’idoneità e l’integrità dei mezzi d’opera al fine di prevenire alterazioni chimiche del suolo per sversamenti accidentali ed il destino finale dei materiali di risulta da riutilizzarsi per le procedure di recupero ambientale. Il

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controllo che compete la sicurezza deriverà dal rispetto delle specifiche norme in materia di ambiente di lavoro contemplate nei relativi documenti da tenersi aggiornati ogni anno.

2.4 Vegetazione e aspetti ecosistemici

La componente “Ecosistema” non risulta tra i fattori ambientali citati dall’allegato I del DPCM 27/12/1988, in quanto necessita di un approccio integrato per il monitoraggio ambientale, poiché è una componente ambientale a carattere trasversale rispetto alle altre componenti/fattori.

Dunque, il monitoraggio ambientale della componente “ecosistema” potrà essere attuato in maniera integrata sulla base degli esiti del monitoraggio di altri componenti ambientali che lo possono influenzare in maniera diretta o indiretta.

Nel caso in oggetto, considerando che l’impatto sulla vegetazione naturale sarà praticamente nullo, gli effetti dei lavori sulla vegetazione misurati attraverso le attività di monitoraggio non avranno la necessità di essere particolarmente approfondite. Sarà sufficiente effettuare rilievi con cadenza annuale atti a valutare in particolar modo la gestione delle operazioni di coltivazione e gli effetti sulla vegetazione e sugli ecosistemi circostanti. In particolare dovranno essere valutati due aspetti:

• corretta applicazione delle tecniche di contenimento ed eradicazione delle specie esotiche;

• valutazione degli effetti della coltivazione sulla vegetazione ecologicamente rilevante presente nelle immediate vicinanze.

Per quanto riguarda il primo punto sarà sufficiente effettuare dei sopralluoghi per valutare la consistenza delle specie aliene e valutarne l’espansione o la contrazione nel tempo.

Per la valutazione degli effetti della coltivazione sulla vegetazione circostante, invece, bisognerà valutare la presenza di vegetazione ecologicamente rilevante presente nelle vicinanze e, se presente, monitorarne l’eventuale variazione di

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consistenza. I parametri da considerare nel monitoraggio sono legati alla verifica del numero delle specie definendone l’aumento o la diminuzione così come la superficie occupata misurata in mq. Il protocollo prevede di individuare delle aree di controllo, ma considerando che non vi è la presenza nelle immediate vicinanze di nuclei di vegetazione ecologicamente rilevante, si valuteranno le aree più prossime da individuare successivamente.

2.5 Fauna

Al netto di quanto già esposto precedentemente in questo elaborato, sulla necessità di seguire un piano di monitoraggio della fauna ampio e approfondito su tutta l’area vasta de bacino minerario, si riportano di seguito le proposte per il PMA.

Risulta opportuno che le attività di monitoraggio vengano attuate in parte durante la fase ordinaria di coltivazione mineraria, e in parte al termine delle eventuali operazioni di recupero/ripristino.

Il monitoraggio dovrebbe prevedere analisi non distruttive da estendersi per un consono periodo, sia durante le attività di scavo che al termine della coltivazione, ad esempio il conteggio delle tane, il riconoscimento acustico e vocale in punti d’ascolto, la raccolta di borre, resti di soggetti morti e/o predati, tracce, ecc..

Tutte le attività di monitoraggio, in sintesi, dovrebbero consentire di delineare nel tempo l’andamento dei popolamenti faunistici dell’area e dell’immediato intorno, nonché verificare la correttezza delle informazioni preliminari sulla tipologia della componente animale contenuta nel presente studio.

Le attività di monitoraggio verranno svolte sulle specie della fauna autoctona, in particolar modo le specie ornitiche incluse nella “Direttiva Uccelli”, e delle specie di anfibi inclusi nella “Direttiva Habitat”.

2.6 Rumore

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L’obiettivo del monitoraggio acustico è il controllo dei livelli di esposizione al rumore in corrispondenza di ricettori ed aree sensibili in relazione alla normativa nazionale vigente in materia di inquinamento acustico.

Le aree da monitorare sono scelte in base alla sensibilità ed alla vulnerabilità delle azioni di progetto, il posizionamento dei punti e delle aree di misura possono essere adeguati in seguito alle prime attività.

Le zone individuate si possono suddividere in:

• zone nelle quali valutare l’esposizione delle aree naturali e potenzialmente impattati dall’opera;

• zone nelle quali verificare l’abbattimento acustico nel caso siano stati previsti interventi di mitigazione.

Il numero dei punti di rilievo deve essere considerato in numero sufficiente e questi devono essere adeguatamente distribuiti sul territorio in modo da avere il controllo dei parametri acustici individuati su tutta l’area interessata e in particolar modo nelle zone maggiormente sollecitate.

La struttura con cui è stata modulata la proposta d’attuazione dei rilevamenti per la componente rumore è tale da garantire una buona flessibilità delle future attività di monitoraggio, ed è ridefinibile in corso d’opera, cioè in grado di soddisfare eventuali esigenze di approfondimenti in itinere.

Le operazioni di monitoraggio, come detto in premessa, saranno effettuate per le misurazioni della fase post – operam in modo da valutare l’evolversi della situazione ambientale a livello dei punti critici precedentemente individuati.

In particolare in questa specifica fase si punta a valutare la pressione acustica nelle fasi di pieno regime della coltivazione e verificare che le opere di mitigazione ambientale previste riescano a tutelare l’ambiente circostante e lasciando la possibilità di implementare gli interventi di mitigazione integrando il PMA.

Le principali normative di riferimento per individuare i parametri da monitorare, i valori di soglia e i criteri di campionamento sono gli stessi menzionati nel relativo

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paragrafo del Quadro ambientale. Di seguito una tabella che sintetizza le attività di monitoraggio proposte nelle varie fasi che caratterizzano l’opera.

Fase Attività Monitoraggio Parametri Ubicazione Frequenza Post-operam Attività

estrattiva

Rilievo settimanale

Leq su base oraria Time History Parametri statistici su base oraria

Da stabilire in base alle indicazioni da parte dei tecnici

Annuale

Palermo, settembre 2020

Il tecnico Dott. Salvatore Ricco

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