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2. DISCIPLINA DEL TERRITORIO PROVINCIALE

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Academic year: 2022

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presidente

P ia n o U rb a n is ti c o P ro v in c ia le P ia n o T e rr it o ri a le d i C o o rd in a m e n to

Assessorato Pianificazione Territoriale

Pianificazione Settoriale e Servizi di Pubblica utilità

Salvatore Cherchi assessore Guido Vacca

dirigente Palmiro Putzulu

Ufficio del Piano

2 . 3 . 1 D i s c i p l i n a d i c o o r d i n a m e n t o : C o m p o n e n t i g e o a m b i e n t a l i d e l t e r r i t o r i o p r o v i n c i a l e

2. DISCIPLINA DEL TERRITORIO PROVINCIALE

(2)

Coordinamento generale e tecnico-scientifico Paolo Falqui architetto

Margherita Monni ingegnere Andrea Soriga geografo fisico

Dirigente

Palmiro Putzulu ingegnere

Responsabile del procedimento Sara Mucelli architetto

Ufficio del Piano

Pinello Bullegas ingegnere, Fabio Casule forestale, M.Grissanta Diana agronomo, Ubaldo Diana ragioniere, Sara Mucelli architetto, Marco Murtas geologo, Silvia Musa architetto, Ugo Piras ingegnere, M.Laura Tuveri architetto, Vittorio Uras geologo

Esperti e specialisti di settore Paolo Bagliani ingegnere

Mauro Erriu architetto Silvia Pisu geologo Patrizia Sechi biologo Gianluca Serra forestale Marcella Sodde ingegnere Daniela Tedde ingegnere Valentina Vargiu ingegnere Laura Zanini architetto

Valeria Atzori sociologo Elisa Fenude ingegnere

Carolina Guerra Fuentes sociologo Valentina Lecis naturalista

Maria Grazia Marras agronomo Alessandro Meloni economista Tamara Mura naturalista GianFilippo Serra ingegnere

Sistema informativo del Piano Roberto Ledda ingegnere Giuseppe Manunza ingegnere Cinzia Marcella Orrù operatore GIS Ulteriori contributi

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COMPONENTI GEOAMBIENTALI

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Indice

1. Premessa ... 1

Classificazione delle componenti ... 1

2. Componenti geoambientali ... 3

SISTEMI DI COSTA SABBIOSA ... 3

Ca_01 – Sistemi di spiaggia ... 3

Ca_02 – Campi dunari ...11

SISTEMA DI COSTA ROCCIOSA ...15

Ca_03 – Promontori ...15

Ca_04 – Falesie e versanti costieri ad alta energia ...16

Ca_05 – Versanti e terrazzi costieri ...21

Ca_06 – Scogli e piccole isole ...24

SISTEMI UMIDI COSTIERI...25

Ca_07- Zone umide costiere ...25

SISTEMI DI PIANA DETRITICA...32

Ca_08 - Piane alluvionali recenti e attuali ...32

Ca_09 - Piane alluvionali terrazzate ...39

Ca_10 - Fasce detritiche pedemontane e aree a riempimento colluviale ...44

Ca_11 - Valli incise ...46

SISTEMI DI VERSANTE ...47

Ca_12 - Superfici rocciose sub pianeggianti ...47

Ca_13 - Altopiani carbonatici ...49

Ca_14 - Sistemi orografici si versante sul basamento metamorfico scistoso e granitoide paleozoico ...50

Ca_15 - Sistemi orografici di versante sulle formazioni carbonatiche ...58

Ca_16 - Sistemi orografici sulle formazioni vulcaniche e sedimentarie terziarie ...67

SISTEMI ANTROPICI ...76

Ca _17- Aree artificializzate ...76

Ca_18 - Aree minerarie ...78

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1. PREMESSA

Le Componenti geoambientali rappresentano un dispositivo spaziale del PUP/PTC, con contenuti di valenza descrittivo-interpretativa e normativa, finalizzato ad orientare i processi di trasformazione e di uso del territorio coerentemente con i processi di evoluzione fisico- ambientale dei sistemi territoriali in una prospettiva di durabilità e autoriproducibilità delle risorse.

Le Componenti geoambientali individuano elementi territoriali unitari che costituiscono il riferimento spaziale e l’espressione di specifici processi evolutivi di natura geomorfologica che si manifestano sui lineamenti fisiografici e che stabiliscono legami di interdipendenza con il contesto territoriale di relazione in rapporto al funzionamento di sistemi geoambientali più vasti e complessi.

All’interno di un processo complessivo teso a fare emergere gli elementi essenziali delle relazioni strutturali e funzionali portanti del sistema geologico-ambientale, la classificazione delle singole Componenti in categorie rappresentative ha fatto riferimento ad un criterio di significatività di queste ultime, rispetto alla struttura dell’assetto morfo-evolutivo del sistema ambientale.

Il criterio di selezione ha orientato all’individuazione di categorie capaci di definire un quadro di sintesi, rappresentativo del funzionamento fisico-ambientale del territorio, alla scala provinciale.

Le Componenti, il cui ruolo e significato all’interno dell’ecosistema fisico-territoriale assume una rilevanza essenziale in funzione della stabilità e dinamicità morfo-evolutiva e geologico- ambientale di quest’ultimo, risultano caratterizzate specificamente in termini di criticità rispetto alla loro sensibilità intrinseca nei confronti di potenziali processi di interferenza sulle dinamiche evolutive proprie ed equilibri geoambientali.

Il modello di rappresentazione adottato permette la esplicitazione di specifici caratteri di sensibilità ambientale riportati nelle norme di Piano. Questa definizione è basata sulla valutazione dei requisiti di qualità ambientale espressi dalle Componenti e dalla capacità del sistema di tollerare, senza una potenziale destabilizzazione degli equilibri ambientali portanti, differenti tipologie di processi interferenza sui propri processi ambientali di funzionamento, in relazione ad eventuali interventi ed attività sul territorio.

L’elaborazione dei contenuti spaziali e descrittivi è riferita ad una scala di rappresentazione 1:50.000 ed è riportata nelle tavole T 2.3.1_s1 e T 2.3.1_s2 - Componenti geoambientali del territorio provinciale.

Classificazione delle componenti Sistema di costa sabbiosa

- Ca_01 - Sistemi di spiaggia - Ca_02 - Campi dunari Sistema di costa rocciosa - Ca_03 - Promontori

- Ca_04 - Falesie e versanti costieri ad alta energia - Ca_05 - Versanti e terrazzi costieri

- Ca_06 - Scogli e piccole isole Sistemi umidi costieri

- Ca_07 - Zone umide costiere

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Sistemi di piana detritica

- Ca_08 - Piane alluvionali recenti e attuali - Ca_09 - Piane alluvionali terrazzate

- Ca_10 - Fasce detritiche pedemontane e aree a riempimento colluviale - Ca_11 - Valli incise

Sistemi di versante

- Ca_12 - Superfici rocciose sub pianeggianti - Ca_13 - Altopiani carbonatici

- Ca_14 - Sistemi orografici di versante sul basamento metamorfico scistoso e granitoide paleozoico

- Ca_15 - Sistemi orografici di versante sulle formazioni carbonatiche

- Ca_16 - Sistemi orografici sulle formazioni vulcaniche e sedimentarie terziarie Sistemi antropici

- Ca_17 - Aree artificializzate - Ca_18 - Aree minerarie

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2. COMPONENTI GEOAMBIENTALI

SISTEMI DI COSTA SABBIOSA

Ca_01 – Sistemi di spiaggia

La spiaggia rappresenta un deposito sabbioso o ciottoloso originato dall’accumulo di materiale detritico ad opera del moto ondoso. La gran parte dei sedimenti che formano le spiagge della Sardegna viene prodotta dall’alterazione superficiale delle rocce che caratterizzano i bacini idrografici dei rispettivi fiumi di alimentazione. La natura, l’origine e le dimensioni di questi materiali sono estremamente variabili e dipendono, oltre che dalle caratteristiche litologiche delle aree di alimentazione, anche dalle modalità di trasporto fino al mare e dall’energia del moto ondoso. Nella spiaggia si riconoscono due settori distinti ma strettamente interagenti da un punto di vista geomorfologico: la spiaggia emersa e la spiaggia sommersa.

La spiaggia emersa è costituita da diversi ambiti geomorfologici e sedimentari, ognuno dei quali è riconoscibile per forme e processi caratteristici: la spiaggia intertidale, la battigia, l’avanspiaggia, la retrospiaggia. Nella spiaggia sommersa si riconoscono: il gradino, il truogolo e le barre sabbiose. La spiaggia pur nelle importanti modificazioni stagionali connesse con la variabilità del regime meteomarino, stabilisce un suo preciso equilibrio geomorfologico in relazione al bilancio sedimentario dell’unità fisiografica di appartenenza, ai caratteri sedimentari del deposito sabbioso e al regime energetico. Sotto l’attacco del moto ondoso la spiaggia assume una forma che consente una più efficace dissipazione dell’energia, forma che dipende dalle caratteristiche dei sedimenti (granulometrie, volumi sedimentari, umidità del deposito) e da quelle delle onde incidenti, tanto che al variare dello stato del mare cambia in continuazione il profilo della spiaggia emersa e sommersa. In questo senso si parla di profilo estivo e profilo invernale, per evidenziare le forti modificazioni stagionali che subisce una spiaggia. A seconda dei caratteri genetici a geomorfologici le spiagge possono essere classificate in differenti tipologie. In Sardegna si riconoscono prevalentemente: lidi sabbiosi e cordoni litoranei, spiagge ad arco, spiagge di fondo baia (pocket beach), tomboli, frecce litoranee.

All’interno del PUP, in funzione delle esigenze di rappresentazione della scala adottata, sono incluse nella categoria i corpi dunari embrionali, mobili, semistabilizzati e stabilizzati, tali da non essere ricondotti alla categoria specifica “Campi dunari”. Sono inoltre incluse nella categoria “spiaggia” anche i settori interni retrolitorali e retrodunari.

Componenti

Ca_01_01 - Sistema di spiaggia di Portixeddu-Buggerru

Il sistema comprende l’ampio arco di spiaggia che si allunga per 2.8 Km tra le località di Portixeddu e di S.Nicolò e la più breve spiaggia di Buggerru (circa 750 metri), occupata nella sua estremità meridionale dal porticciolo turistico. Le due spiagge, pur essendo separate nel settore emerso da un tratto di falesia calcarea alto da 25 a 50 metri e lungo più di un chilometro, dal punto di vista geomorfologico costituiscono un'unica unità fisiografica che non presenta soluzioni di continuità per quanto riguarda le dinamiche evolutive relative alla spiaggia sommersa.

Il settore di Portixeddu costituisce un arco di spiaggia che si allunga per 2,8 chilometri tra le località di Portixeddu e S.Nicolò. Sul litorale un cordone dunare frontale, riconducibile alla dinamica attuale del sistema costiero, separa il settore di avanspiaggia dal campo dunare stabilizzato retrostante. La fascia di avanspiaggia e di prima retrospiaggia dell’arco sabbioso risulta limitata verso l’entroterra dalla strada litoranea che congiunge Fluminimaggiore e Portixeddu con Buggerru. Una lunga palizzata frangivento, composta da più ordini di

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strutture di protezione, localizzata tra l’avanspiaggia e la strada, protegge quest’ultima dall’insabbiamento e, al tempo stesso, favorisce la formazione e il mantenimento sottovento di un cordone dunare parzialmente stabilizzato che costituisce, oltre che una efficace protezione per il retrospiaggia, una importante riserva sedimentaria durante le mareggiate.

Tendenze erosive dell’arenile sono state evidenziate sopratutto nel settore meridionale ed in quello centrale della spiaggia, dove l’attività di scalzamento al piede, da parte del moto ondoso, dei corpi dunari impostatisi in corrispondenza delle protezioni frangivento, ha da un lato in parte compensato il prelievo di materiale sedimentario ad opera delle correnti marine, e dall’altro comporta continui interventi di manutenzione di questo tratto litorale a difesa della retrostante strada litoranea. La costruzione di quest’ultima ha influito certamente sugli originari equilibri dinamici tra avanspiaggia e retrospiaggia, essendo questi manufatti localizzati all’interno di un settore, da un punto di vista geomorfologico, tuttora attivo nell’ambito dei processi evolutivi del litorale. In particolare l’impianto della palizzata e delle altre opere di protezione ha da un lato efficacemente favorito la formazione di un sistema dunare avanzato che svolge un ruolo assolutamente essenziale per quanto riguarda il contenimento del trasporto eolico dall’avanspiaggia verso l’interno e la difesa dei settori di retrospiaggia, dall’altro questa struttura ha comportato una modifica del profilo trasversale della spiaggia riconducibile ad una accentuazione della sua pendenza ed una corrispondente contrazione dello sviluppo planimetrico della risorsa fruibile a scopi turistico-ricreativi. Inoltre la realizzazione del manufatto stradale ha causato una perdita di elasticità del sistema complessivo spiaggia sommersa-spiaggia emersa che ha comportato un rilevante aumento della vulnerabilità di quest’ultimo, in rapporto alla sua capacità di assorbire e compensare eventuali modificazioni, anche minime, che dovessero intervenire, per cause naturali o artificiali, nella posizione della linea di riva.

La piccola spiaggia di Buggerru, che presenta una lunghezza di 750 metri ed è occupata nella sua estremità meridionale dal porticciolo turistico, è soggetta all’azione energica del moto ondoso che vi deposita parte del materiale sedimentario trasportato dalla prevalente corrente di deriva litorale dal settore di Portixeddu-S.Nicolò. Rispetto alle dinamiche litorali risulta invece trascurabile l’apporto detritico da parte del sistema idrografico che drena il bacino a monte dell’insenatura, impostato su litologie prevalentemente carbonatiche e scarsamente sviluppato. Queste ultime ospitano uno sviluppato sistema di cavità carsiche, sede di un deflusso idrico sotterraneo che alimenta manifestazioni sorgentizie sottomarine, presenti, sotto la coltre detritica superficiale, nel primo sottocosta della baia di Buggerru.

L’assetto morfologico e le dimensioni della spiaggia sono risultate in passato intensamente condizionate dallo scarico in mare di rilevanti quantitativi di sterili minerari e di scarti di trattamento provenienti dalla laveria della miniera di Malfidano, attiva fino al 1968. Altre rilevanti modificazioni della dinamica litorale sono riconducibili alla creazione del porticciolo turistico all’estremità sud della baia. Quest’ultimo costituisce un significativo ostacolo al consistente trasporto di sabbie, nella spiaggia sommersa, dal settore di Portixeddu-S.Nicolò verso sud, e ha comportato un rilevante accrescimento della spiaggia in corrispondenza del tratto immediatamente sopracorrente rispetto alla struttura; viceversa fenomeni di retrocessione si sono verificati nel tratto posto più a nord della spiaggia. In quest’ultimo settore, le ricorrenti mareggiate giungono a lambire la base delle alte discariche di sterili di miniera che sovrastano la spiaggia, causandone uno scalzamento alla base con conseguenti fenomeni di crollo che si abbattono sull’arenile.

Il settore si spiaggia sommersa si estende senza soluzioni di continuità, con uno sviluppo longitudinale di oltre sei chilometri, dal settore di Portixeddu a nord, al promontorio carbonatico, in località Grotta Azzurra, a sud. L’interazione tra gli apporti detritici e idrici del Riu Mannu e l’azione del moto ondoso, porta alla formazione, nel settore settentrionale della spiaggia sommersa, di una barra di foce fluviale, seguita verso sud da barre detritiche singole, parallele alla linea di costa, che svolgono un ruolo importante per quanto riguarda l’accumulo di materiale sedimentario e lo smorzamento sottocosta dell’energia del moto

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trasporto verso il largo da parte delle correnti marine delle sabbie, è svolto dalle praterie di Posidonia oceanica, il cui eventuale degrado si ripercuoterebbe negativamente sugli equilibri evolutivi dell’intero sistema di spiaggia. In relazione alla forte energia dei venti dominanti, provenienti prevalentemente da maestrale e più limitatamente da libeccio, i materiali sabbiosi presenti sul fondale sono soggetti ad una rilevante rielaborazione a causa delle correnti e del moto ondoso che si originano presso la costa; in particolare un consistente trasporto detritico con direzione parallela alla linea di riva è riconducibile alla azione di forti correnti di deriva litoranea che agiscono prevalentemente da nord verso sud.

Ca_01_02 - Sistema di spiaggia di Cala Domestica

Il sistema emerso e sommerso della baia di Cala Domestica è costituito da una profonda insenatura costiera sovraimposta su una valle di origine fluviale dell’attuale Rio di Gutturu Cardaxius. Il sistema è caratterizzato dalla spiaggia sabbiosa di Cala Domestica, impostata sull’asse vallivo principale (il Gutturu Cardaxius) e rappresentata nel settore emerso da una avanspiaggia sabbiosa e un cordone ben sviluppato che separa un retrospiaggia attualmente in evoluzione con la formazione dei corpi dunari alimentati dal Maestrale. L’insenatura si completa con una altra spiaggia sabbioso-ciottolosa, di minore estensione e con un processo evolutivo leggermente differente, che si è sviluppata sull’incisione valliva del Canale di Domestica, paleoaffluente destro del Gutturu Cardaxius. Quest’ultima spiaggia è strettamente connessa, dal punto di vista genetico, al bacino idrografico da essa sotteso ma l’intero compendio non può essere scisso dal contesto morfoevolutivo della spiaggia principale di Cala Domestica, con la quale esiste una continua interazione legata alle dinamiche del moto ondoso e ai flussi delle correnti, che stabilisce una interdipendenza nei processi di scambio sedimentario tra parte emersa e sommersa delle due piccole baie sabbioso-ciottolosi.

Esiste una continua interdipendenza tra le dinamiche del moto ondoso incidente e i flussi delle correnti litorali, dalle quali dipendono i processi di scambio sedimentario tra le due piccole spiagge di fondo baia. La mobilità dei volumi sedimentari avviene principalmente attraverso il settore sommerso a causa della sua estensione tra le due cale senza interruzione di continuità. L’elevata sensibilità ambientale di questo ambito è strettamente dipendente sia dall’assetto morfo-strutturale della baia sia dai processi morfo-dinamici responsabili dell’evoluzione del sistema.

Anche il sistema idrogeologico presenta a Cala Domestica una delle più importanti manifestazioni con le venute sorgive sottomarine di acque calde, le cui caratteristiche chimico fisiche, dipendenti dagli acquiferi del sistema carsico dell’unità carbonatica cambriana, possono condizionare la qualità delle acque marine nella baia. L’intero sistema appare attualmente in equilibrio e si regola su complessi dinamismi meteo-marini e carsico- fluviali.

Ca_01_03 - Sistema di spiaggia di Fontanamare

Il sistema è impostato nella baia di Fontanamare, posta tra la costa rocciose di Nebida a nord e la falesia di Porto Paglia a sud; la prateria a Posidonia oceanica segna il confine verso la zona marina, marcando parzialmente anche il limite esterno della “beach-rock”

conglomeratica nota come “Secca di Su Faust”.

Il settore emerso si identifica con l’avanspiaggia di Plagia‘e Mesu-Funtanamare-Porto Paglia, estesa da nord a sud con un andamento più o meno rettilineo ma con la tendenza ad arco- cuspide, con il cordone litorale sabbioso, che separa l’immediato retrospiaggia con le dune libere e semistabilizzate. La spiaggia, lunga circa 3250 m, risulta esposta quasi perpendicolarmente al vento dominante, la cui azione è principalmente responsabile della formazione delle dune longitudinali. La spiaggia è racchiusa a nord dalla costa rocciosa di Nebida, caratterizzata dagli affioramenti scistoso metamorfici del Cambriano-Ordoviciano con la prevalenza del complesso poligenico della “Puddinga” a spiccata matrice rosso

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violacea, e a sud termina con la pseudo-falesia di Porto Paglia, impostata sulle eolianiti del Pleistocene medio. Per quanto riguarda i caratteri granulometrici della frazione detritica prevalgono le sabbie con dimensione media dei granuli maggiori di 0,062 mm, di composizione quarzoso-feldspatica. La tendenza evolutiva delle linea di riva è attualmente verso l’arretramento, nonostante l’effetto esercitato dalla beach-rock, che determina una diminuzione dell’energia del moto ondoso sulla battigia. La mobilità del materiale solido tra parte emersa e sommersa è da imputare principalmente all’azione delle correnti trasversali alla riva, particolarmente energiche in questo tratto di costa per la concomitanza di fattori meteomarini e morfologici. Tuttavia i sedimenti verrebbero trattenuti nella spiaggia sommersa per l’effetto barriera esercitato dalla beach-rock. Si può inoltre ipotizzare che una parte del materiale sabbioso possa evacuare all’esterno del sistema per azione della corrente di deriva litorale dominante (da nord a sud) attraverso il varco compreso tra la beach-rock e la piattaforma di abrasione marina di Porto Paglia, depositando i sedimenti alla base della ripa di erosione a sud. I corpi dunari di retrospiaggia mostrano localmente segni di degrado imputabili al continuo passaggio pedonale, che altera la formazione della copertura vegetale spontanea che tende a stabilizzare le sabbie. Inoltre la presenza di strutture rigide, come piattaforme di calcestruzzo e ampi spianamenti, già presenti e usate come parcheggi per autovetture, favoriscono la deflazione eolica dell'avanspiaggia e la dispersione del sedimento verso terra, in quanto il vento aumenta la sua energia e i corpi sabbiosi non si stabilizzano per la mancanza di ostacoli naturali. Anche le staccionate erette in prossimità del cordone di spiaggia, pur rappresentando strutture meno rigide e talvolta necessarie per evitare la migrazione della sabbia verso l'entroterra, creano stabilizzazioni eccessive dei corpi dunali che al contrario devono costituire parte dei serbatoi sabbiosi per la spiaggia stessa.

Il settore sommerso è caratterizzato dalla presenza di una struttura rocciosa perfettamente rettilinea della “Secca Su Faust”, che si interpone tra la costa rocciosa a nord, in prossimità dello scoglio “il Morto”, e la pseudo-falesia di Porto Paglia a sud, tendendo a chiudere la baia. Si tratta di una beach-rock conglomeratica che ha avuto origine dalla fossilizzazione dei sedimenti di spiaggia in seguito alle pulsazioni trasgressive e regressive quaternarie. Risulta larga circa 500 m, con uno spessore massimo di 2 m e si estende dalla batimetrica –8 m fino a –25 m nella parte centrale. Immediatamente oltre il banco roccioso si estende la prateria a Posidonia oceanica, che marca il limite sommerso di tutto il sistema individuato. La pendenza media del fondale compreso tra la linea di riva e la beach-rock, è pari a 0,9-1,0%.

Per quanto riguarda i caratteri granulometrici dei depositi detritici prevalgono le sabbie con dimensione dei grani compresa tra 0,18 e 2,00mm, accompagnate verso il largo da classi più fini (0,09-0,18mm). Questo settore è esposto ai venti dei quadranti occidentali di Maestrale e subordinatamente di Ponente e Libeccio, dai quali dipendono l’energia del moto ondoso e la morfogenesi del sistema dunare. In particolare il Maestrale, risulta con le frequenze annuali più alte e anche con le velocità al suoli maggiori (media annuale di 17 nodi nel periodo 1960- 1974). Al vento di Maestrale spettano anche le velocità massime che siano state registrate con 70 nodi (circa 139 Km/h) nel decennio 1960-’69 e 61 nodi (112 Km/h) nel periodo 1979-

’83. La corrente di deriva litorale cui sono legati i processi di trasporto longitudinale dei sedimenti è diretta da nord verso sud, ma risulta fortemente condizionata dalle emergenze rocciose del fondale. Infatti sono frequenti le correnti di direzione contraria e la formazione di correnti di risucchio (rip current) con flussi diretti verso il largo. La presenza della beach-rock determina una dissipazione dell’energia del moto ondoso proprio in prossimità del paraggio.

Infatti l’energia delle onde che arrivano sulla battigia risulta smorzata per l’effetto frenante del fondale proprio in prossimità del banco sommerso, al quale corrisponde la prima linea dei frangenti del paraggio.

Ca_01_04 - Cala di Acqua sa Canna

La falesia di Porto Paglia, fino allo sbocco del canale del Rio Sa Canna, è rappresentata dalle arenarie eoliche pleistoceniche sottoposte alla progressiva erosione sotto l’azione

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dinamica del vento e dei frangenti costieri, che solo localmente vedono attenuare la loro azione demolitrice per la presenza delle placche relitte di piattaforma di abrasione presenti alla base. Tutto questo settore fornisce una notevole quantità di materiale sabbioso che viene evacuato verso l’area marina e da qui dispersa o distribuita longitudinalmente alla riva grazie all’azione della corrente di deriva da nord a sud, alimentando le piccole calette e la stretta striscia di sabbia presente al piede della ripa costiera.

Ca_01_05 - Baia sabbiosa di Portopaleddu

Il rimaneggiamento degli a accumuli detritici al piede della falesia del promontorio di Porto Paleddu e l’azione della corrente di deriva litorale contribuiscono alla presa in carico e al trasporto del sedimento elaborato, longitudinalmente alla costa, che tende in parte ad alimentare la piccola baia sabbiosa di Portopaleddu.

Ca_01_06 - Freccia litoranea di Punta S’Aliga

Rappresenta la propaggine sabbiosa che allungandosi verso sud ha contribuito alla morfogenesi della laguna di Boi Cerbus e concorre in modo sostanziale alla sua conservazione. Ha origine dall’emersione delle barre sabbiose, distribuite e accumulate in questo settore dalla favorevole dinamica delle correnti litoranee e che originariamente facevano parte di un unico cordone sabbioso che si estendeva fino a Portoscuso.

Attualmente la parte emersa è caratterizzata dai corpi sabbiosi deposti in forme dunari poco evolute, in parte stabilizzate dalla vegetazione. Nella parte settentrionale della sponda esterna alla laguna, si concentra l’energia erosiva dei frangenti d’onda e della corrente di deriva, come conseguenza della rifrazione indotta dalla scogliera longitudinale aderente eretta a protezione del bacino dei fanghi rossi.

La freccia litoranea ha dato un contributo indispensabile nella morfodinamica costiera e lagunare di questo settore, per questa ragione il degrado della vegetazione, che contribuisce alla stabilizzazione dei corpi sabbiosi emersi, e l’alterazione dell’energia del moto ondoso e delle correnti, conducono alla regressione della lingua sabbiosa fino a una sua scomparsa, con conseguenze sfavorevoli per la sopravvivenza delle laguna stessa.

Ca_01_07 - Sistema di spiaggia tra Punta S’Arena e della freccia litoranea di Punta Trettu Rappresenta la stretta fascia sabbiosa che termina a sud con la freccia litoranea di Punta Trettu. La dinamica della corrente di deriva litorale, il cui flusso di energia in questo settore è diretto da nord a sud, è responsabile della distribuzione dei detriti sabbiosi longitudinalmente alla costa, la cui minima alterazione ha una immediata ripercussione sul bilancio sedimentario di questo ambito. Punta Trettu segna un allungamento sabbioso di cui la parte terminale, non essendo stabilizzata dalla vegetazione, risulta maggiormente mobile in funzione delle condizioni meteomarine, tendendo a confinare, con la restante costa sulcitana e di Sant’Antioco, un settore di mare in evoluzione verso condizioni tipiche dei sistemi lagunari. Il cordone sabbioso è caratterizzato nella sua parte emersa dalla presenza di dune embrionali semistabilizzate dalla vegetazione. I sedimenti alimentano questo tratto litorale- sabbioso derivano in parte dall’erosione della propaggine sabbiosa di Punta S’Aliga e in parte dall’azione del deflusso tidale nella laguna di Boi Cerbus, agendo sull’apporto solido veicolato dal suo immissario. Esiste quindi uno stretto legame di interscambio tra la freccia litoranea di Punta s’Aliga, la laguna di Boi Cerbus e questo tratto litoraneo fino a Punta Trettu, che si manifesta nelle dinamiche di accumulo ed erosione dei diversi settori, per i quali il flusso di corrente di deriva litorale, in termini di direzione e intensità, rappresenta il principale vettore di trasporto e di azione morfogenetica.

Ca_01_08 - Sistema di spiaggia di Porto Botte-Paristaris (Sa Salina)

Il settore di spiaggia emersa è rappresentato dall’avanspiaggia e dalle dune di retrospiaggia.

La parte di spiaggia antistante i corpi dunari si estende al massimo per una trentina di metri fino alla linea di riva, mentre all’interno è delimitata da un cordone dunare sviluppato e in

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buona parte stabilizzato da una vegetazione arborea e arbustiva, che localmente tende a diradarsi verso le parti più avanzate dei fronti sabbiosi, infatti la sua estensione tende progressivamente a ridursi verso l’estremità settentrionale fino a scomparire lasciando il cordone di spiaggia come unica barriera per la depressione stagnale. La degradazione del corpo dunare è imputabile prevalentemente alla presenza di strade di accesso e piattaforme fisse realizzate per la sosta di autoveicoli, in cui l’azione demolitrice del vento è favorita dalla mancanza di ostacoli naturali e la deflazione eolica agisce ulteriormente sui corpi sabbiosi limitrofi dove il diradamento della copertura vegetale non contribuisce sufficientemente alla fissazione e stabilizzazione dei sedimenti sabbiosi. In questo modo si osserva un avanzamento dei fronti dunari e intensi fenomeni di aspersione sabbiosa verso le depressioni stagnali, fenomeni che contribuiscono alla sottrazione irreversibile dei volumi detritici dal sistema di spiaggia, accelerando il processo di regressione della linea di riva. La presenza di strutture, barriere, piattaforme e platee fisse, interventi che determinano movimenti artificiali di ingenti quantità di sabbia dando origine a spianamenti, abbancamenti o depressioni anche temporanee, costituiscono una alterazione alla naturale diffusione trasversale e longitudinale dei sedimenti in tutto sistema di spiaggia, soprattutto durante la stagione invernale e quelle intermedie, impedendo il raggiungimento del naturale assetto morfologico del sistema e favorendo fenomeni di accumulo e di erosione che a lungo termine accentuano negativamente il bilancio sedimentario complessivo.

La spiaggia sommersa rappresenta il settore di mobilità dello stock sedimentario sotto l’azione prevalente del moto ondoso e della corrente di deriva che in questo ambito avviene con direzione dominante da nord a sud. Il limite esterno coincide sostanzialmente con la barriera delle bio-formazioni a Posidonia oceanica, che in questo ambito risultano prossime al limite inferiore della spiaggia intertidale tali da delimitare una stretta lingua sabbiosa di estensione massima di circa 300 metri che si assottiglia ulteriormente nel settore settentrionale e meridonale, dove le piante marine arrivano vicine alla linea di riva.

Il limite superiore della Posidonia costituisce una barriera fisica alla migrazione trasversale dei corpi sabbiosi, che verrebbero allontanati irreversibilmente verso la piattaforma esterna sotto l’azione delle correnti trattive di fondo e del moto ondoso. La presenza di sistemi di barre sabbiose sommerse indicano un discreto rimaneggiamento dei sedimenti da parte dei flussi di corrente generati dal moto ondoso la cui azione, variabile sotto diverse condizioni di vento ma con una maggiore frequenza del Maestrale, risulta particolarmente importante per la distribuzione e il ripascimento naturale della spiaggia. La foce del Rio Palmas a nord sicuramente immetteva all’interno del sistema ingenti quantità di materiale detritico, a giudicare dal delta alluvionale sommerso che si protende all’interno baia. Con la realizzazione dello sbarramento artificiale di Monte Pranu, che sottende più di tre quarti dell’intero bacino idrografico, il materiale solido che veniva sversato attraverso i deflussi superficiali è stato drasticamente ridotto, con una netta diminuzione volumetrica degli apporti clastici alla spiaggia.

Attualmente un contributo al ripascimento naturale può essere fornito attraverso i seguenti processi:

- con la rielaborazione dei depositi limoso sabbiosi non consolidati che costituiscono parte del delta sommerso del Rio Palmas e che vengono poi ridistribuiti longitudinalmente da nord a sud;

- attraverso gli impluvi che allontanano le acque continentali dalle depressioni stagnali e che confluiscono direttamente in mare nell’estremità meridionale dell’arco litorale, apportando una certa quantità di materiale solido;

- attraverso la bocca di comunicazione temporanea tra lo stagno di Porto Botte e il mare, permettendo l’evacuazione dei sedimenti presenti all’interno della depressione stagnale.

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L’attuale sistema di spiaggia appare attualmente instabile a causa della generale tendenza della linea di riva all’arretramento, che risulta solo in parte compensata da un lieve accrescimento nell’estremità meridionale.

Ca_01_09 - Sistema di spiaggia di Porto Pineddu

Il settore posto immediatamente a nord del promontorio di P.to Pino è caratterizzato da un tratto di costa bassa, localmente sabbiosa, esteso circa 1 chilometro, in cui è possibile riconoscere un tratto di spiaggia sommersa, limitato a largo dalla prateria di posidonia ed un settore dunare semistabilizzato e stabilizzato che si spinge per alcune centinaia di metri entro l’istmo del promontorio. Il tratto costiero è sopracorrente rispetto alla corrente di deriva litorale; a ciò è imputabile la formazione degli accumuli sabbiosi.

Ca_01_10 - Sistema di spiaggia di Porto Pino

Il litorale sabbioso di P.to Pino si estende per oltre 5 chilometri ed individua un ampio arco di spiaggia con sviluppo longitudinale prevalente NW-SE, di cui solo una parte è compresa nel territorio provinciale. Il sistema è esposto ai regimi eolici dei quadranti occidentali (Ponente, Libeccio e Maestrale), che giocano un ruolo fondamentale nella dinamica e nei lineamenti morfologici della spiaggia emersa.

La spiaggia individua un’ampia falcata sabbiosa che separa lo stagno di P.to Pino dal mare.

Nel settore settentrionale e centrale il cordone di retrospiaggia, che individua il limite dei massimi frangenti, è in continuità con i retrostanti depositi eolici semistabilizzati oltre i quali si estende lo stagno di Porto Pino. Questi depositi eolici svolgono l’importante azione di contenimento delle sabbie che, sospinte dal vento, verrebbero altrimenti disperse entro il bacino idrico e tolte dal circuito sedimentario del sistema spiaggia. Nel settore centrale e meridionale dell’arco sabbioso sono presenti estese superfici di deflazione, con le caratteristiche pavimentazioni di ciottoli eolizzati, da cui viene in buona parte prelevato il materiale sabbioso che alimenta i corpi dunari mobili.

Il corpo dunare stabilizzato occupa una piccola superficie posta immediatamente alle spalle del settore mobile e limitata verso l’entroterra da affioramenti di eolianiti. I corpi sabbiosi stabilizzati mostrano evidenti segni di degrado del manto vegetale, con conseguente mobilitazione della sabbia ad opera del vento verso l’entroterra. Ciò è particolarmente evidente nei settori più interni del campo dunare stabilizzato, dove sono solite compiersi le esercitazioni militari con mezzi motorizzati che hanno determinato l’apertura di ampie piste entro la vegetazione naturale.

La destabilizzazione dei depositi sabbiosi determina l’eliminazione del naturale ostacolo offerto alle dune mobili, determinando una maggior dispersione del materiale sabbioso che risulta pertanto tolto dal circuito sedimentario del sistema di spiaggia. Questo fenomeno può avere ripercussioni sul bilancio sedimentario della stessa e sulle volumetrie di sedimento in gioco nel sistema, con conseguente arretramento della linea di riva e modificazione dell’assetto morfologico dei corpi sabbiosi.

Anche nei settori maggiormente interessati dal flusso turistico è possibile evidenziare solchi di erosione imputabili al continuo passaggio pedonale entro i corpi sabbiosi. Queste forme erosive determinano alla lunga la venuta a giorno dell’apparato radicale delle piante con conseguente disseccamento delle essenze vegetali coinvolte.

Il tratto più meridionale del litorale, al di fuori del territorio provinciale, è caratterizzato dallo sviluppo di un esteso campo di dune a struttura complessa, di circa 4,5 chilometri di lunghezza che si eleva fino a 30 metri s.l.m. e che si spinge verso l’entroterra per circa 500 metri dal limite dell’avanspiaggia. La direzione di allungamento delle linee di cresta delle dune è prevalentemente NW-SE.

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Ca_01_11 - Spiagge di fondo di baia del settore orientale dell’Isola di S.Antioco

Comprende le spiagge di fondo di baia di Coecuaddus e Maladroxia, localizzate nelle insenature della fascia litoranea orientale e meridionale, ove i sedimenti del fondo e i materiali detritici sversati dai canali torrentizi sono soggetti ad una maggiore mobilità sotto l’azione del moto ondoso e della deriva litorale, con direzione dominante in questo settore da sud verso nord.

Ca_01_12 - Sistema di spiaggia di Punta Maggiore-Sottotorre

Comprende la Spiaggia Grande di Calasetta (Isola di S.Antioco) con il suo sistema emerso e sommerso. È caratterizzata da un cordone litorale sabbioso di lunghezza complessiva di 900 m con una attuale tendenza evolutiva verso l’arretramento. Il movimento delle masse d’acqua e dei sedimenti sabbiosi, variabile sotto diversi condizioni di vento ma particolarmente accentuato con l’azione dei venti del I e del II quadrante, verso i quali risulta esposto il paraggio, appare essenziale per la distribuzione e il ripascimento dei detriti sulle spiagge, assicurati in buona parte attraverso l’erosione dei promontori rocciosi, mancando il contributo di corsi d’acqua immissari.

Ca_01_13 - Sistema di spiaggia di Sa Salina

Comprende il settore emerso e sommerso della spiaggia di Sa Salina, nel settore nord orientale dell’Isola di S.Antioco. La morfodinamica del sistema appare controllata principalmente dai processi meteo-marini indotti dai venti del I e del II quadrante, verso i quali il paraggio è esposto. Attualmente il sistema emerso appare sempre più ridotto e costretto entro confini artificiali eretti dalle strutture turistiche, che esercitano una elevata pressione sui principali elementi strutturanti e funzionali al sistema, causando il degrado della vegetazione e dei corpi dunari e accentuando i fenomeni di regressione delle altre componenti costitutive, come il progressivo interrimento della depressione stagnale retrostante e la sottrazione di ingenti quantità detritiche al bilancio sedimentario complessivo della spiaggia.

Ca_01_14 - Sistema di spiaggia di Punta delle Colonne

Nel settore di costa rocciosa compreso tra Punta di Girin a Punta delle Colonne nell’Isola di Carloforte si individuano piccoli sistemi di spiaggia occupano il fondo di baie costiere che si aprono tra le pareti rocciose vulcaniche: tra questi di particolare interesse, anche per i limitati sistemi di accumulo dunare di retrospiaggia, risultano le spiagge della Bobba, di Guidi e di Punta Nera.

Ca_01_15 - Spiaggia sommersa e piattaforma di erosione tra il promontorio di Torre S.Vittorio e Punta Nera

Si estende per circa 4 chilometri, dal promontorio di Punta Spalmatoreddu a quello di Punta Nera nell’Isola di Carloforte, e rappresenta un settore interessato dalla presenza di una coltre sabbiosa mobile, più o meno continua, sottoposta alla influenzata dal moto ondoso e in diretta relazione, in termini di dinamiche di scambio sedimentario, con i sistemi di spiaggia emersi localizzati in questo tratto costiero.

In termini di dinamica costiera un ruolo essenziale è svolto dalla corrente di deriva litorale, che induce un rilevante trasporto detritico orientato.

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Ca_02 – Campi dunari

I campi dunari sono complessi di origine eolica di natura essenzialmente sabbiosa, estesi anche decine di Km2, originati dal sovrapporsi e dalla giustapposizione di estesi ed articolati apparati dunari mobili, semistabilizzati e stabilizzati.

I più significativi esempi di campi dunari si ritrovano nella costa sud-occidentale della Sardegna, dove le attuali formazioni sabbiose si sviluppano e trovano alimentazione dalla rielaborazione di antiche formazioni dunari riferibili alle fasi climatiche fredde del Pleistocene.

Risultano spesso presenti, all’interno dei campi dunari, anche depositi sabbiosi eolici fossili (eolianiti) a diverso grado di cementazione, e aree di aspersione sabbiosa. I settori più interni dei campi dunari, corrispondenti alle porzioni più antiche del deposito sabbioso ed alle aspersioni sabbiose, sono spesso sede di attività agricole e silvo-forestali, che sfruttano i suoli originati sulle formazioni sabbiose.

Componenti

Ca_02_01 - Campo dunare pedogenizzato di Campo Parmas e formazioni sabbiose di Campo Serio

Nel territorio provinciale si riconoscono lembi del settore interno meridionale del complesso dunare di Piscinas-Scivu, rappresentato dal campo dunare pedogenizzato di Campo Parmas e dai depositi sabbiosi di Campo Serio, costituiti da sabbie e arenarie eoliche con subordinati detriti e depositi alluvionali, riferibili all’ultima glaciazione pleistocenica. Si tratta di depositi sabbiosi derivanti dalla ricaduta di sabbia per scavalcamento della dorsale orografica sul substrato metamorfico paleozoico tra P.ta Nuraxi e P.ta Peradamois, e da questa protetti, e quindi non in rapporto con le dinamiche meteo marine. Questi depositi testimoniano i rilevanti processi di trasporto eolico che, durante le fasi evolutive periglaciali succedutesi nel Quaternario, permettevano alle sabbie del vasto sistema dunare di Piscinas-Scivu di superare la dorsale di separazione tra quest’ultimo ambito fisiografico e quello di Portixeddu- Fluminimaggiore.

L’evoluzione di tale componente è condizionata da una serie di fattori interagenti e caratteri costituitivi, che alla scala locale possono facilitare o ostacolare l’azione degli agenti morfogenetici, rappresentati principalmente dal vento e dalle acque correnti, diffuse o incanalate. In particolare appaiono influenti a tale riguardo le caratteristiche granulometriche e mineralogiche delle sabbie, l’inclinazione e l’esposizione dei versanti in relazione al regime dei venti e dell’insolazione, i caratteri qualitativi e quantitativi della copertura vegetale, anche in rapporto al verificarsi di fenomeni di incendio o di degrado dovuti ad esempio al calpestio, le caratteristiche morfologiche e clivometriche relative ai caratteri ereditati di origine eolica della struttura dunare o a quelli dovuti all’influenza del sottostante basamento cristallino paleozoico, lo stato di sviluppo ed evolutivo del manto pedogenico.

Ca_02_02 - Fronte dunare settentrionale di Portixeddu

Rappresenta l’antico fronte di avanzamento del sistema dunare parabolico, luogo, durante le fasi evolutive di quest’ultimo, della ricaduta sottovento, oltre la linea di cresta, delle sabbie prelevate dall’attività eolica dai settori di deflazione presenti sul versante esposto ai venti dominanti occidentali.

I peculiari caratteri morfologici originari di tale componente risultano tuttora perfettamente riconoscibili, sebbene il rimboschimento effettuato nel settore interno della parabola dunare abbia sostanzialmente reso inattivi i processi di mobilizzazione del manto sabbioso che ne permettevano la continua evoluzione. Nei settori maggiormente acclivi, al di sotto della cresta dunare, i processi pedogenici appaiono fortemente ostacolati e rallentati ed è presente una caratteristica copertura vegetale, costituita prevalentemente da essenze

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arboree ed arbustive psammofile spontanee, alternata ad aree con coltri sabbiose tuttora libere.

Presso l’appoggio del manto sabbioso sul basamento cristallino sono presenti limitati affioramenti di sabbie eoliche cementate (eolianiti), testimoni di più vaste coperture dunari presenti durante le fasi glaciali quaternarie.

Piccole aree umide di sbarramento dunare sono presenti in località Piscina Suigas e Piscina Morta. Qui il deflusso idrico superficiale di piccoli corsi d’acqua viene improvvisamente interrotto a causa della chiusura delle vallecole da parte del corpo dunare, mentre il drenaggio prosegue per via sotterranea al di sotto delle coperture sabbiose permeabili.

Da un punto di vista geomorfologico, questo settore risulta sostanzialmente isolato, in termini di dinamiche evolutive superficiali, rispetto al resto del territorio. Solo nella zona più a nord, in relazione ad una più sviluppata copertura pedogenica, si verificano embrionali processi di drenaggio idrico superficiale che permettono una certa movimentazione di sabbie verso il sistema idrico del Riu Mannu e il settore costiero.

Particolari condizioni morfo-strutturali dell’area in esame, connesse sopratutto alla maggiore acclività dei versanti, configurano una situazione di accentuata vulnerabilità del settore, in funzione di una eventuale alterazione dei suoi delicatissimi equilibri interni, relativamente alla possibile compromissione della stabilità dei fronti sabbiosi, e alla alterazione della struttura stessa del campo dunare.

L’estrema permeabilità delle sabbie favorisce i fenomeni di infiltrazione delle acque superficiali che vanno ad alimentare le falde sotterranee presenti al contatto con il basamento metamorfico. Queste ultime fluiscono verso il settore costiero e, per le stesse caratteristiche dell’acquifero, presentano una elevatissima vulnerabilità in relazione a possibili fonti di inquinamento superficiali.

Ca_02_03 - Campo dunare di Portixeddu

Nel settore costiero di Portixeddu-S.Nicolò, alle spalle dell’avanspiaggia, è presente un ampio campo dunare, la cui struttura parabolica appare particolarmente ben conservata, che si estende su un’area di circa 4 Km, inoltrandosi verso l’entroterra, con direzione E-W, per oltre 2,5 Km. Il campo dunare, nel suo complesso, occupa buona parte dell’antica piana costiera del Riu Mannu e risale fino a quote superiori ai 100 metri i versanti dei primi rilievi paleozoici che delimitano la piana.

L’origine e la strutturazione di tale sistema risulta riconducibile a processi morfogenetici attivi durante l’ultimo periodo glaciale del Quaternario (W rm).

All’interno del campo dunare sono riconoscibili singole strutture dunari sia longitudinali che trasversali, mentre in prossimità degli appoggi del manto sabbioso sul basamento litoide paleozoico sono comunemente osservabili tipiche morfologie di abrasione (corrasione) degli affioramenti rocciosi e degli elementi detritici grossolani causate dall’azione dei granuli arenacei sospinti ad alta velocità dagli agenti eolici.

Precedentemente ai lavori di rimboschimento effettuati egli anni ’50 allo scopo di proteggere dall’insabbiamento i retrostanti terreni coltivati e l’unica strada che collegava Fluminimaggiore con Buggerru, il campo dunare di Portixeddu costituiva un esteso corpo sabbioso ancora attivo in termini di dinamiche evolutive, principalmente caratterizzate dall’

equilibrio tra processi eolici di deflazione ed accumulo delle sabbie, e fenomeni di parziale stabilizzazione da parte di una copertura vegetale spontanea psammofila.

L’intervento di rimboschimento ha portato ad una pressoché completa stabilizzazione del sistema sabbioso sottraendolo all’influenza degli agenti eolici e favorendo viceversa l’instaurarsi di condizioni generalizzate di pedogenesi.

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In termini geomorfologici queste condizioni comportano un progressivo accumulo di sabbie, provenienti dall’avanspiaggia e dal primo retrospiaggia, nel campo dunare stabilizzato. Il bilancio sedimentario dell’intero sistema risulta così alterato a sfavore del settore marino e litorale, essendo sostanzialmente impedita o fortemente ostacolata l’ulteriore mobilizzazione delle sabbie e perciò il loro naturale ritorno verso la fascia costiera in seguito ai processi di trasporto idrico superficiale e eolico.

Da un punto di vista idrogeologico il sistema presenta una forte vulnerabilità delle falde sotterranee a possibili fenomeni di inquinamento, in relazione alla estrema permeabilità del complesso sabbioso.

Ca_02_04 - Fronte dunare di S.Nicolò

Comprende il versante meridionale del campo dunare limitato a nord dalla linea di cresta del sistema sabbioso e a sud dal piccolo corso d’acqua di S.Nicolò. Quest’ultimo, le cui portate liquide appaiono attualmente sensibilmente ridotte a causa dell’intercettazione, tramite un’opera di captazione, di parte della sua alimentazione proveniente da acquiferi carsici, rappresenta un limite effettivo all’avanzamento e alla dispersione delle sabbie verso sud. In particolare, rispetto a quanto osservato nel “fronte dunare settentrionale”, le sabbie provenienti da questo settore subiscono un più significativo coinvolgimento all’interno del ciclo sedimentario costiero, in seguito all’attività erosiva e di trasporto idrico del Rio di S.Nicolò, che veicola queste ultime verso il settore litorale.

L’asportazione da parte del corso d’acqua di quantitativi di sedimento non è attualmente compensata da un corrispondente apporto di questi ultimi da parte degli agenti eolici, attivi in corrispondenza delle aree di deflazione presenti nella spiaggia e nel campo dunare di Portixeddu. Ostacoli a queste dinamiche sono infatti costituiti dalle barriere di protezione presenti nella spiaggia e dal rimboschimento del corpo dunare.

In relazione a tali processi il settore svolge un ruolo di bacino di alimentazione sedimentaria del sistema di spiaggia. La falda idrica sotterranea localizzata alla base della coltre sabbiosa, in rapporto alla estrema permeabilità dell’acquifero, presenta una elevatissima vulnerabilità in relazione a possibili fonti di inquinamento superficiali.

Ca_02_05 - Campo dunare di Fontanamare

Il campo dunare è costituito in parte dalle dune imbrigliate dal rimboschimento di Is Arenas per una superficie di circa 3Km2 e dai corpi dunari con sviluppo prevalentemente longitudinale, stabilizzati dalla vegetazione psammofila spontanea. Alle forme dunari si alternano le coperture di sabbie eoliche incoerenti miste a depositi colluviali provenienti dal disfacimento degli affioramenti immediatamente limitrofi. Parte dell’area dunare è occupata da coltivazioni agricole che favoriscono l'erosione idrica e la deflazione eolica sulle sabbie incoerenti, con conseguente rimobilizzazione delle dune circostanti. Altre cause di degrado, ben più grave, del corpo dunare risultano costituite dalle alterazioni provocate dall’attività di cava per il prelievo della sabbia, che ha causato ampi e profondi sbancamenti sul fronte delle dune e delle eolianiti, favorendo l’erosione dei corpi sabbiosi circostanti e l’affioramento delle falda superficiale sul fondo degli sbancamenti, che con l’oscillazione stagionale della piezometrica esercita lo scalzamento alla base dei fronti sabbiosi e il loro progressivo arretramento.

La progressiva degradazione delle copertura vegetale, come quella conseguente alla attività di cava e a quella agricola intensiva ha negative ripercussioni sull’equilibrio dell’intero sistema costiero, che comporta nel tempo anche la regressione della linea di riva.

Ca_02_06 - Eolianiti di Fontana Morimenta

La fascia limitrofa e immediatamente retrostante il campo dunare di Fontanamare è rappresentata prevalentemente dagli affioramenti delle arenarie eoliche di “Fontana

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Morimenta” che localmente conservano la struttura sedimentaria delle dune impostatesi durante la fase glaciale del Würm. Rappresentano una caratteristica geomorfologica del settore di Pintixedda, sia dal punto di vista fisiografico, con le ampie superfici arrossate dei paleosuoli, sia in termini di stabilità del corpo dunare, contribuendo al suo contenimento.

Anche in questo settore gli sbancamenti e il degrado della vegetazione favoriscono la mobilità di tutto il sistema sabbioso verso l’entroterra, venendo a mancare la loro azione di

“barriera” e contenimento per le sabbie.

Tenuto conto dell’elevata permeabilità delle formazioni sabbiose e la loro predisposizione all’immagazzinamento di acque meteoriche nel sottosuolo, tale ambito risulta ad elevata vulenerabilità degli acquiferi nei confronti di eventuali fonti contaminati.

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SISTEMA DI COSTA ROCCIOSA

Ca_03 – Promontori

I promontori rappresentano strutture orografiche costiere, variamente elevate sulla quota del mare, caratterizzate specificamente da un aggetto verso il settore marino, più o meno marcato rispetto al margine litoraneo. La configurazione strutturale di questi settori e la elevata esposizione degli ambiti emersi alle influenze marine definisce, in riferimento all’intera unità fisiografica costituente il promontorio, un quadro morfoevolutivo ed ambientale caratterizzato da una stretta interazione tra forme e processi di natura continentale e di natura marina.

Componenti

Il sistema di costa rocciosa del territorio provinciale presenta tratti del profilo costiero caratterizzati da una stretta alternanza di promontori rocciosi, fortemente esposti all’azione del moto ondoso e degli agenti meteo-marini, e di settori costieri protetti rispetto agli impulsi energetici marini, a costituire baie ed insenature in alcuni casi caratterizzate da un notevole sviluppo verso l’entroterra e, al cui interno, è possibile la formazione di spiagge di fondo baia e cale sabbiose.

Particolare importanza, per l’influenza che riveste nei confronti delle dinamiche costiere, è assunta dal promontorio di Cala Domestica. Impostato sulle litologie carbonatiche cambriane della Formazione di Gonnesa, costituisce l’estrema propaggine rocciosa del più ampio promontorio interposto tra Buggerru a nord e Masua a sud. Si distende verso nord-ovest, in continuità con l’ossatura rocciosa meridionale della baia e della piana alluvionale di “Cala Domestica”, con le quali presenta specifici processi di relazione legati principalmente alle dinamiche idrogeologiche. La parte sommitale di questo settore è rappresentata da superfici ondulate e subpianeggianti, con le quote intorno ai 100 m sul livello del mare, che si elevano fino a 140 m nella parte più interna. Questa morfologia lo accomuna ad altri settori della costa occidentale e viene ricondotta all’evoluzione di un’antica superficie di spianamento, in parte di origine marina e probabilmente di età terziaria. Tali superfici sono sottoposte ai processi di deflazione eolica che ostacolano intensamente la pedogenesi e lo sviluppo della copertura vegetale. Le acque dilavanti infine agiscono con maggiore efficacia sulle superfici esposte, con deflussi occasionali che confluiscono verso la piana alluvionale di Cala Domestica, contribuendo in parte agli apporti detritici di questo sistema.

Ca_03_01 - Promontorio di Buggerru Ca_03_02 - Promontorio di Cala Domestica Ca_03_03 - Promontorio di Porto Corallo Ca_03_04 - Promontorio di Portopaleddu Ca_03_05 - Promontorio di Porto Pino Ca_03_06 - Promontorio di Capo Sperone Ca_03_07 - Promontorio di Punta Maggiore Ca_03_08 - Promontorio di Punta della Salina Ca_03_09 - Promontorio di Punta du Xitta Ca_03_10- Promontorio di Punta delle Colonne Ca_03_11 - Promontorio di Punta Grossa

Ca_03_12 - Promontorio di Punta Spalmatore di fuori Ca_03_13 - Promontorio di Punta di Capo Rosso Ca_03_14 - Promontorio di La Punta

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Ca_04 – Falesie e versanti costieri ad alta energia

Rappresentano sistemi di versante ad elevata acclività, determinanti condizioni di costa alta rocciosa, le cui dinamiche evolutive risultano in misura prevalente connesse all’effetto erosivo determinato al piede del versante dall’azione del moto ondoso e delle correnti litoranee e da significativi processi morfogenetici controllati dall’azione diretta ed indiretta degli agenti meteomarini.

Componenti

Ca_04_01 - Costa rocciosa di Portixeddu

Rappresenta il settore costiero che da un versante di P.ta Su Guardianu raggiunge il mare nel tratto compreso tra l'abitato di Portixeddu e le spiagge ciottolose a sud di Capo Pecora.

La litologia affiorante prevalente è costituita da scisti arenacei e argillosi del Paleozoico inferiore entro cui sono presenti importanti giacimenti fossiliferi relativi a quest'Era.

Sono presenti processi di ruscellamento diffuso ed incanalato lungo il versante che afferisce verso il settore costiero che apportano materiale detritico dovuto al disfacimento superficiale delle litologie affioranti. Presso la costa rocciosa sono attivi processi di erosione litoranea ad opera del moto ondoso riferibile alla azione dei venti di Libeccio.

Il materiale sedimentario prodotto in seguito ai processi sopraindicati rappresenta una fonte di ripascimento del limitrofo sistema sabbioso costiero di Portixeddu-Buggerru.

Ca_04_02 - Costa rocciosa tra S.Nicolò e località Nido D'Aquila

Nel settore litoraneo emerso, costituisce la separazione fisica tra le spiagge emerse di Portixeddu a nord e di Buggerru a sud ed è rappresentata da alte falesie, impostate prevalentemente su litologie carbonatiche cambriane, oltre la cui cornice si estende una superficie a debole acclività, che si raccorda, con una netta rottura di pendio, ai versanti scoscesi dei rilievi interni.

Questo tratto litoraneo partecipa in modo marginale alle dinamiche evolutive del sistema costiero, risultando estremamente lento e sostanzialmente trascurabile il processo di erosione delle falesie da parte degli agenti meteomarini, e essendo ugualmente poco rilevante l’apporto detritico proveniente dai versanti che afferiscono a tale settore.

La presenza di due solchi di battente fossili, presenti sulle falesie carbonatiche alle quote di 2 e di 4 metri s.l.m. testimoni dell’azione erosiva del mare sulle pareti rocciose durante il Tirreniano, rappresenta un chiaro indizio di come il profilo costiero si mantenga sostanzialmente inalterato da oltre 100.000 anni.

Solo all’estremità settentrionale della componente, presso la località S.Nicolò, sono presenti depositi detritici continentali e costieri quaternari, su cui l’azione marina ha inciso una ripa di erosione arretrata rispetto alla linea di riva, che risultano in grado di rappresentare, localmente, una fonte attiva nel bilancio sedimentario del sistema costiero.

Alla base delle falesie, nel settore sottomarino sottocosta, sono presenti punti di scarico in mare di acque appartenenti ai circuiti sotterranei carsici presenti nell’entroterra carbonatico.

Numerose cavità carsiche fossili, a decorso prevalentemente orizzontale, risultano peraltro particolarmente comuni e caratteristiche lungo questo tratto costiero.

Tale sistema idrico sotterraneo rappresenta una risorsa ad elevata vulnerabilità per quanto riguarda possibili fenomeni di contaminazione da fluidi inquinanti, a causa dell’elevata permeabilità manifestata dalle formazioni carbonatiche carsificate.

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Ca_04_03- Costa rocciosa tra Cala Domestica e il Promontorio di Buggerru

Comprende la linea di riva e la fascia costiera emersa circoscritta all’azione diretta dei processi marino litorali. La parte sommitale è spesso caratterizzata dall’assenza di suolo e da una esigua copertura vegetale sia per la rapida e recente evoluzione morfogenetica della scarpate in erosione sia per la diretta esposizione all’energica azione meteo-marina e eolica, che rendono estremamente difficoltoso l’insediamento di qualunque specie. La falesia appare incisa localmente da profondi canaloni generatisi dalle incisioni torrentizie che, nella confluenza a mare, presentano ripide scarpate rocciose dove i processi gravitativi si concentrano maggiormente e l’erosione marina si sovrappone a quella delle acque incanalate. L’intero tratto della falesia è sottoposto allo scalzamento alla base da parte delle onde che frangono direttamente sulla costa, e al conseguente arretramento per crollo del ciglio della scarpata. Localmente il piede della scarpata è occupato dagli accumuli caotici di materiale detritico che subiscono una ulteriore elaborazione e conseguente evacuazione verso l’area marina da parte delle onde e dei flussi delle correnti litoranee.

Ca_04_04- Costa rocciosa tra Porto Flavia e Torre di Cala Domestica

Comprende la linea di riva e la fascia costiera emersa circoscritta all’azione diretta dei processi marino-litorali. Il confine nell’entroterra è individuato dal margine della scarpata costiera e dai terreni di roccia nuda o con copertura vegetale estremamente diradata. In questo settore la falesia è sottoposta allo scalzamento alla base da parte delle onde che frangono direttamente sulla costa, e al conseguente arretramento per crollo del ciglio della scarpata. Localmente il piede della scarpata è occupato dagli accumuli caotici di materiale detritico che subiscono una ulteriore elaborazione e conseguente evacuazione verso l’area marina da parte delle onde e dei flussi delle correnti litoranee. La parte sommitale della fascia costiera è spesso caratterizzata dall’assenza di suolo e da una esigua copertura vegetale sia per la rapida e recente evoluzione morfogenetica della scarpate in erosione sia per la diretta esposizione all’energica azione meteo-marina e eolica, che rendono estremamente difficoltoso l’insediamento di qualunque specie vegetale. Il settore contribuisce al bilancio sedimentario del sistema costiero, in particolare di Nebida- Fontanamare.

Ca_04_05 - Costa rocciosa tra Nebida e Porto Corallo

Questo settore costiero risulta particolarmente frastagliato, interrotto da una successione di insenature, talvolta con depositi sabbioso-ciottolosi, denominate “Porto” (Porto Corallo, Porto Ferro, Porto Banda, Porto Ghiano, Porto Nebida, Porto Raffa), corrispondenti alle direttrici tettoniche e allo sbocco delle incisioni torrentizie. L’azione erosiva delle mareggiate si concentra particolarmente lungo i promontori, mentre le insenature si sono formate in genere a ridosso delle correnti di deriva. Tali insenature, accessibili anche da terra, possono costituire degli approdi naturali, come venivano usate in passato per l’imbarco del minerale.

Anche in questo settore i versanti sono soggetti a processi di instabilità in seguito alla presenza di un substrato scistoso particolarmente alterabile e per la complessità strutturale dell’ammasso, caratterizzato da diversi piani di clivaggio tra loro intersecanti, talvolta con giacitura a franappoggio.

Gli effetti di degrado ambientale di questo territorio sono inoltre imputabili ai prodotti dell’attività mineraria per la coltivazione di piombo e zinco, tra cui maggiormente in risalto sono i depositi e abbancamenti di scarti fini di laveria della miniera di Nebida e le discariche di residui sterili, caoticamente sparse sulla superficie.

Ca_04_06 - Costa rocciosa tra Fontanamare e lo scoglio de il Morto

Questo settore si identifica con il tratto litorale delimitato all’interno del ciglio della scarpata rocciosa del rilievo carbonatico di Campumari e caratterizzato dagli affioramenti residuali delle eolianiti wurmiane sul basamento della puddinga ordoviciana. I processi di versante,

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con erosione lineare delle acque torrentizie, disgregazione meccanica del substrato roccioso, altamente erodibile, fenomeni di frana per l’arretramento progressivo della scarpata carbonatica e la formazione delle falde detritiche al piede risultano i fenomeni maggiormente attivi. Attualmente la scapata costiera è solo in parte soggetta all’azione erosiva diretta del moto ondoso per la presenza della beach-rock e della piattaforma di abrasione immediatamente al piede. La corrente di deriva litorale è diretta da nord a sud. Gli sbancamenti sul versante danno luogo a fenomeni di erosione accelerata e di frana, per altro gia presenti lungo le scarpate stradali. Infatti il versante presenta elementi naturali predisponenti l’instabilità, dovuto alla conformazione geologico-strutturale del substrato roccioso. La modificazione delle correnti litorali, sia in direzione che in intensità, ostacola il trasporto di sedimenti verso la spiaggia di Fontanamare, con ripercussioni negative sullo stesso sistema.

Ca_04_07- Costa rocciosa tra Porto Paglia, Guroneddu e Bucca de Flumini

Individua un settore costiero in rapida evoluzione e fortemente instabile a causa della natura dei terreni, per i processi di dilavamento dei versanti e per i fenomeni gravitativi di massa che si manifestano e che si sovrappongono all’insieme dei processi marino-litorali. Il settore si caratterizza per le estese coperture di sabbie eoliche libere e per le evidenti impronte lasciate dalle paleofrane prodotte dalla naturale evoluzione costiera plio-quaternaria, di cui oggi sono visibili in affioramento la sommità dei corpi franati, le nicchie e le testate impresse sulle cornici ignimbritiche. Sulle coperture sabbiose localmente agiscono i naturali processi di pedogenesi, ostacolati però dall’intensa erosione da parte del ruscellamento superficiale che ha generato vallecole sospese sul ciglio della falesia, rivoli ramificati che si insinuano fino alle zone più a monte, profondi solchi torrentizi, come nel settore di Guroneddu che con l’erosione regressiva delle testate hanno portato al franamento della strada costiera Gonnesa-Portoscuso. La falesia di Porto Paglia, fino allo sbocco del canale del Rio Sa Canna, è rappresentata dalle arenarie eoliche pleistoceniche che sono sottoposte alla progressiva erosione sotto l’azione dinamica del vento e dei frangenti costieri, che solo localmente vedono attenuare la loro azione demolitrice dalla presenza delle placche relitte di piattaforma di abrasione presenti alla base. Tutto questo settore fornisce una notevole quantità di materiale sabbioso che viene evacuato verso l’area marina e da qui dispersa o distribuita longitudinalmente alla riva grazie all’azione della corrente di deriva da nord a sud, tendendo ad alimentare le piccole calette e la stretta striscia di sabbia presente al piede della ripa costiera. La zona a monte della tonnara di Porto Paglia fino alle falde del Monte Perdaias Mannas costituisce uno dei più importanti serbatoi detritici di alimentazione per la spiaggia di Fontanamare. Infatti tale settore è rappresentato da un’ampia zona di aspersione sabbiosa da parte del vento.

Ca_04_08 - Costa rocciosa di Capo Altano-Punta Niedda

È rappresentata dal settore costiero tra Bocca de Flumini fino a Capo Altano con una scarpata rocciosa alta fino a 50 m metri perfettamente strapiombante sul mare, e dal successivo tratto fino a Punta Niedda con una costa ripida a scogliera debolmente frastagliata. Nella sua estensione questo tratto di costa alta e rocciosa è rappresentato dall’alternanza di litologie vulcaniche che favoriscono diversamente l’erosione diretta da parte del moto ondoso, provocando crolli in corrispondenza dei banchi rocciosi e accumulo di detriti al piede. Attualmente parte della costa rocciosa attraversa una fase di inattività per l’azione protettiva esercitata dai blocchi rocciosi franati presenti al piede nei confronti delle onde che arrivano a frangere sulla falesia, tuttavia il ciglio delle scarpata rocciosa è sottoposto ai fenomeni erosivi responsabili dell’evoluzione della sommità del versante verso un nuovo profilo di equilibrio. Inoltre il rimaneggiamento degli accumuli detritici al piede della falesia e l’azione della corrente di deriva litorale contribuiscono alla presa in carico e al trasporto del sedimento elaborato, longitudinalmente alla costa, che tende ad alimentare la

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