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MECCANICARAZIONALE COMPLEMENTI DI

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Versione 14.1

COMPLEMENTI DI

MECCANICA RAZIONALE

Appunti dalle lezioni del Prof. G. Frosali

III PARTE: DINAMICA DEI CORPI RIGIDI

Universit` a degli Studi di Firenze

Dipartimento di Matematica e Informatica “U.Dini”

Firenze - 22 aprile 2014

(2)
(3)

Capitolo 8

DINAMICA DEI SISTEMI RIGIDI

8.1 Sistemi rigidi liberi

Sappiamo che le equazioni cardinali della dinamica sono necessarie e sufficienti per deter- minare il moto di un sistema rigido, di cui si conoscono le condizioni iniziali e le forze agenti su di esso. Conoscendo le forze agenti sul sistema, la prima equazione cardinale, nella forma

m~a(P 0 ) = ~ R (e) (8.1)

definisce il moto del centro di massa P 0 , e quindi lo studio del moto del sistema si riconduce allo studio del moto di P 0 e del moto di sistema rispetto al centro di massa, come se P 0

fosse fisso. Tale moto `e noto col nome di moto di precessione intorno a P 0 .

Iniziamo col parlare del moto di un sistema rigido libero S soggetto ad un generico siste- ma di forze {(P 1 , ~ F 1 ), (P 2 , ~ F 2 ), · · · , (P n , ~ F n )}, dove P 1 , P 2 , . . . P n sono punti appartenenti al sistema S.

Sarebbe errato pensare che la (8.1) sia in generale integrabile a partire da un assegnato stato cinematico del sistema, e quindi del suo centro di massa P 0 . Infatti le forze ~ F i , e quindi la loro risultante ~ R e , devono riguardarsi in generale come funzioni dello stato cinematico del sistema, e quindi ad esempio

• delle coordinate ξ 0 , η 0 , ζ 0 di P 0 rispetto alla terna fissa Σ che osserva il moto, e delle derivate ˙ξ 0 , ˙η 0 , ˙ζ 0

• degli angoli di Eulero e delle loro derivate.

La (8.1) sar`a perci` o direttamente integrabile soltanto se ~ R e non dipende dal secondo gruppo di coordinate.

Non si pu` o quindi determinare in generale il moto di P 0 , se non si affronta contempora- neamente lo studio del moto relativo a P 0 . L’equazione di quest’ultimo `e

K(P ˙~ 0 ) = ~ M (e) (P 0 ) (8.2)

Come la (8.1) pu` o essere accoppiata alla (8.2) attraverso gli angoli di Eulero, anche la (8.2) pu` o risultare accoppiata alla (8.1) attraverso le coordinate di P 0 , dalle quali pu` o dipendere

1

(4)

M (P ~ 0 ). Tenendo conto dell’espressione della quantit` a di moto tramite la matrice d’inerzia del sistema rigido, l’equazione di moto (8.2) pu` o essere scritta nella forma

d

dt [σ(P 0 )~ ω] = ~ M (e) (P 0 ) (8.3) Nei paragrafi seguenti esprimeremo l’equazione di moto in funzione delle incognite cine- matiche relative al vettore ~ ω.

8.2 Rotazioni di un corpo rigido intorno ad un asse fisso

Il moto di rotazione di un corpo rigido intorno ad un asse fisso pu` o essere studiato come caso particolare dei moti di precessione, ma per ragioni didattiche preferiamo anticipare questo problema con una serie di esercizi.

8.2.1 Rotazione libera

Si consideri un corpo rigido libero di muoversi intorno ad un punto fisso O. Incominciamo con il semplice esempio in cui il corpo inizialmente ruoti intorno ad un asse principale passante per il punto fisso O. Indichiamo con ~k la direzione dell’asse principale, allora la velocit` a angolare `e ~ ω = ω~k. Se I `e il momento d’inerzia rispetto all’asse principale, la quantit` a di moto `e data semplicemente da I~ ω.

Se durante il moto non intervengono forze sul corpo, allora

K = I ˙~ ˙~ ω = 0 ,

e ci`o implica che il momento angolare si con- serva, l’asse rimarr`a fisso nello spazio e la ve- locit` a angolare rimarr`a costante. ` E bene co- munque mettere in guardia il lettore che que- ste conclusioni non sono pi` u valide se l’asse di rotazione non `e principale.

8.2.2 Rotazione con forza appli- cata sull’asse

Consideriamo ora il caso in cui sull’asse di rotazione agisca una forza ~ F , applicata ad esempio, nel punto P dell’asse ~k, allora l’equazione di moto diventa

k

0 00 00 00 0

1 11 11 11

1

O

P

r

F

r F

Figura 8.1 Disco in rotazione

d ~ K dt = I d~ω

dt = (P − O) ∧ ~ F . (8.4)

Il momento che compare nella (8.4) `e diretto secondo la perpendicolare alla direzione

~k, quindi la presenza della forza provocher`a una variazione di tale direzione. Il corpo acquister` a una componente (seppur piccola) della velocit` a angolare perpendicolare all’asse

~k. Se la forza applicata `e (sufficientemente) piccola in modulo, la velocit`a con cui l’asse si

muove sar`a piccola in confronto alla velocit` a di rotazione del corpo intorno all’asse.

(5)

8.2. ROTAZIONI DI UN CORPO RIGIDO INTORNO AD UN ASSE FISSO 3 Allora le componenti del momento angolare ortogonali all’asse ~k dovranno essere an- ch’esse piccole e quindi trascurabili insieme alle loro derivate, quindi la variazione del momento angolare d ~ dt K sar`a principalmente diretta secondo la direzione del momento ester- no. Inoltre essendo il momento perpendicolare a ~k, la velocit` a angolare rimane invariata (pi` u precisamente varia di poco) in modulo (infatti dt

2

= 2~ ω · ˙~ω e dalla perpendicolarit`a fra ˙~ ω e ~ ω si ha ω costante). In conclusione quando la velocit` a di rotazione intorno all’asse

~k `e grande rispetto alla velocit`a con cui si muove l’asse, si pu`o considerare ~ω pressapoco costante in modulo e

Iω d~k

dt = (P − O) ∧ ~ F . (8.5)

Essendo il momento perpendicolare a ~k, la velocit` a angolare, come abbiamo detto, rimane invariata in modulo, ma la sua direzione cambia, e l’asse si muover` a nella direzione del mo- mento, ovvero perpendicolare alla forza applicata (su questo punto torneremo pi` u avanti a proposito degli effetti giroscopici).

Il lettore `e in grado ora di giustificare un effetto noto ai motociclisti, per cui l’in- clinarsi non provoca la caduta della mo- to, bens`ı consente alla moto di curvare.

E bene ricordare che molti altri sono gli ` aspetti che devono essere esaminati nella dinamica della bicicletta e della moto, ad esempio, quelli relativi all’attrito fra ruo- ta e terreno, ma questo esula dai nostri scopi.

Si consideri un monociclo. Con riferimen- to alla figura, la forza agente nel punto C, centro della ruota, (per semplicit`a si pensi ad un monociclo) `e la forza peso, che pro- duce un momento lungo l’asse orizzontale

~ (in figura ~ `e diretto verso di noi, men- tre il momento `e diretto verso l’interno del foglio),

K d~ı

dt = −rmg~,

dove ~ K = K~ı `e il momento angolare rispetto al punto O.

000000000000000000000000000 000000000000000000000000000 000000000000000000000000000 000000000000000000000000000 000000000000000000000000000 111111111111111111111111111 111111111111111111111111111 111111111111111111111111111 111111111111111111111111111 111111111111111111111111111

k

1

i

i

1

k k

1

C

O

m g

Figura 8.2 Monociclo inclinato

Cos`ı, la velocit` a angolare della ruota ~ ω acquista una variazione d~ω diretta secondo l’orizzontale, costringendo la ruota a cambiare direzione.

Torniamo al corpo rigido in rotazione. Se la forza ~ F sul corpo `e costante in direzione ed intensit`a, allora essa genera una precessione dell’asse di rotazione. La (8.5) si riscrive come

Iω d~k

dt = −r ~ F ∧ ~k . (8.6)

Introducendo la velocit` a angolare

Ω = − ~ r ~ F Iω , l’equazione diventa

d~k

dt = ~ Ω ∧ ~k ,

(6)

la cui soluzione descrive la rotazione con velocit` a angolare ~ Ω del vettore ~k, ovvero l’asse di rotazione si muove di precessione intorno alla direzione di ~ Ω, ovvero della forza ~ F .

Il lettore curioso potr` a riconoscere la nota precessione di Larmor e la precessione di un satellite in orbita, ed ancora il moto precessionale di una trottola ruotante, (vedi il capitolo successivo).

8.2.3 Problema della bicicletta

In prima approssimazione possiamo identificare la bicicletta con un sistema rigido di massa m, simmetrico rispetto ad un piano passante per la retta O − O con inclinazione θ (θ `e detto angolo di rollio, vedi fig. 8.3), dove con O, O si sono indicati i punti di contatto rispettivamente della ruota posteriore e di quella anteriore col terreno. Scegliamo un sistema di riferimento di centro O, con l’asse x diretto come O − O e con z ortogonale al terreno. La distanza O − O `e ovviamente costante ed `e tangente alla traiettoria di O, il cui moto `e assunto uniforme con velocit` a ~v. Sia a la tangente alla traiettoria di O .

C

O O’

q

v

a x

y

z

a

l

Figura 8.3 Bicicletta che curva

Per il teorema di Chasles il centro di istantanea rotazione C del sistema costituito dalle due ruote all’istante considerato `e l’intersezione delle normali a O − O e ad a, ovvero l’intersezione di O −C con l’asse y; l’asse di rotazione `e la verticale in C. Detto R = |O−C|

avremo ω = ˙α = v/R, la velocit` a angolare costante.

(7)

8.2. ROTAZIONI DI UN CORPO RIGIDO INTORNO AD UN ASSE FISSO 5 Applichiamo l’integrale della conservazione dell’energia a questo problema di moto relativo.

L’energia cinetica del corpo `e 1 2 J ˙θ 2 . Le forze che compiono lavoro sono la forza peso, la cui energia potenziale `e

V p = mgl cos θ ,

e la forza centrifuga. La forza centrifuga agente su un punto P i di massa m i e coordinate (x i , y i ), con l’ausilio della fig. 8.4, `e data da

F ~ c = ω 2 m i d i ~u = ω 2 m i (R − y i )

cos α [~i sin α − ~j cos α] = ω 2 m i [~i(R − y i ) tan α + ~j(y i − R)]

= ω 2 m i [~ix i + ~j(y i − R)] .

dove ~u `e il versore radiale (diretto verso l’esterno della curva con centro in C) con ~u = sin α~ı − cos α~. L’unica componente della forza che compie lavoro `e quella lungo ~j e quindi il lavoro su una massa m i `e dato da

dL c = m i ω 2 (y i − R)dy i = m i ω 2 r i (r i sin θ − R) cos θdθ

poich´e y i = r i sin θ, dove r i `e la distanza del generico punto della bicicletta dall’asse x (si ricordi che la bicicletta sta “rollando” intorno all’asse x).

θ

O O’

z

y

d R−y

i

i α

P i u 1 u

θ a

x y

R

i

Figura 8.4 Forza centrifuga su un punto della bicicletta

Il lavoro complessivo impiegato dalle forze del campo centrifugo per ruotare il rigido di un angolo dθ sar`a quindi:

dL c = X

i

m i ω 2 r 2 i sin θ cos θ − X

i

m i ω 2 r i R cos θdθ = J ω 2 sin θ cos θdθ − lmω 2 R cos θdθ dove si `e impiegato la definizione di momento di inerzia e di centro di massa. L’integrale di dL c (a meno di costante), cambiato di segno, risulta

1

4 ω 2 J cos 2θ + ω 2 mlR sin θ

(8)

che `e quindi l’energia potenziale delle forze centrifughe. L’integrale dell’energia, T + V = E = cost. si scrive

1

2 J ˙θ 2 + mgl cos θ + 1

4 ω 2 J cos 2θ + ω 2 mlR sin θ = E da cui si deduce

J ¨ θ = mgl sin θ + ω 2 (J sin θ − mRl) cos θ . Nel caso dell’equilibrio il primo membro si annulla e si ricava

ω 2 = mgl

mRl − J sin θ tan θ . Da cui si ricava, per θ piccolo, la formula di Rankine

tan θ = v 2 Rg

A parit` a di v, al crescere dell’angolo di rollio θ, deve diminuire R, cio`e C deve accostarsi ad O e quindi, per conservare l’equilibrio, `e necessario ruotare il manubrio dalla parte in cui “piega” la bicicletta.

Il precedente valore di θ annulla la derivata prima dell’energia potenziale, la derivata seconda (sempre per θ piccoli, in modo da approssimare mlR − J sin θ con mlR) `e

−mgl cos θ − ω 2 mlR sin θ

che, per θ sufficientemente piccolo, `e negativa: la posizione di equilibrio `e perci`o instabi- le, essendo un punto di massimo dell’energia potenziale. (Da R.Marcolongo, Meccanica Razionale, Hoepli, Milano, 1953).

8.3 Precessioni. Equazioni di Eulero

Si consideri un sistema materiale rigido vincolato con un punto fisso O. Le reazioni offerte da questo vincolo sono rappresentate da una forza (O, ~ φ) e, se il vincolo non `e liscio, da un momento di reazione che indichiamo con ~ µ (a) (O) per ricordare che `e dovuto all’attri- to; ~µ (a) (O) dovr` a supporsi, nel solo caso dinamico, una funzione nota della velocit` a di rotazione. Detta quindi ~ F la risultante delle forze attive, la (8.1) si scrive come

m~a(P 0 ) = ~ F + ~ φ , (8.7)

mentre conviene riscrivere la (8.2) nella forma seguente d

dt [σ(O)~ ω] = ~ M (O) + ~ µ (a) (O) . (8.8) Quest’ultima equazione contiene come incognite solamente gli angoli di Eulero ed in linea di principio conduce quindi alla conoscenza del moto, se vengono specificate le condizioni iniziali e se il secondo membro `e una funzione regolare delle incognite. Si ricordi che la (8.3) era scritta rispetto al centro di massa, qui l’esistenza di un punto fisso consente di scrivere la seconda equazione cardinale nella forma pi` u semplice (8.8)

Una volta integrata la (8.8), la conoscenza di ~ ω, porta alla conoscenza di ~µ (a) (O), mentre φ pu` ~ o essere dedotta dalla (8.7), calcolando ~a(P 0 ).

Se la (8.8) viene scomposta nel riferimento cartesiano Σ = (O; ξ, η, ζ) che osserva il moto,

(9)

8.4. PRECESSIONI PER INERZIA. MOTO ALLA POINSOT 7 allora la sua scrittura diventa complicata, poich´e σ(O) dipende dal tempo attraverso il moto del sistema. Per questo motivo si introduce una terna solidale S, che per comodit` a si fa coincidere con la terna principale di inerzia relativa ad O, nella quale σ(O)~ω ha la scomposizione

σ(O)~ ω = J 1 ω 1 ~i + J 2 ω 2 ~j + J 3 ω 3 ~k . (8.9) E ora semplice calcolare la derivata al primo membro della (8.8) `

d

dt [σ(O)~ ω] = σ(O) ˙~ ω + ~ ω ∧ σ(O)~ω . (8.10) La scomposizione della (8.8) sulla terna S conduce alle equazioni di Eulero

 

 

J 1 ˙ω 1 = (J 2 − J 3 )ω 2 ω 3 + M x (O) + µ (a) x (O) J 2 ˙ω 2 = (J 3 − J 1 )ω 3 ω 1 + M y (O) + µ (a) y (O) J 3 ˙ω 3 = (J 1 − J 2 )ω 1 ω 2 + M z (O) + µ (a) z (O)

(8.11)

che si semplificano in modo ovvio nel caso di vincoli lisci.

In generale le grandezze del sistema (8.11) possono essere tutte espresse in termini degli angoli di Eulero. Quando per` o il momento M (O) + µ (a) (O) dipende direttamente da ~ω, allora le (8.11) costituiscono un sistema di equazioni del primo ordine non lineari nelle componenti incognite ω 1 , ω 2 , ω 3 di ~ ω.

8.4 Precessioni per inerzia. Moto alla Poinsot

Vogliamo ora studiare un caso in cui le forze direttamente applicate non influiscono diret- tamente sul moto del corpo rigido e quindi l’azione di tali forze si esplica solo nella prima equazione cardinale. Per tale ragione, un tal moto si dice precessione spontanea o per inerzia.

Definizione 8.4.1 Un moto di precessione si dice per inerzia se ~ M (O) + ~µ (a) (O) = 0, od anche ~ M (O) = 0 nel caso di vincoli lisci,

Un tipico esempio `e quello del moto relativo al baricentro di un sistema rigido libero, sottoposto unicamente al proprio peso, ovvero un sistema rigido sottoposto unicamente al proprio peso con un punto fisso O coincidente con il centro di massa.

Nelle equazioni di Eulero (8.11) non intervengono esplicitamente le posizioni dei punti del corpo rigido, e le sole incognite risultano le componenti del vettore ~ω. Le equazioni di Eulero assumono la forma

J 1 ˙ω 1 = (J 2 − J 3 )ω 2 ω 3

J 2 ˙ω 2 = (J 3 − J 1 )ω 3 ω 1

J 3 ˙ω 3 = (J 1 − J 2 )ω 1 ω 2

. (8.12)

Determinate le componenti ω 1 , ω 2 , ω 3 si deve poi eseguire un’ulteriore integrazione per determinare le coordinate di configurazione, ad es. gli angoli di Eulero. In ogni caso le (8.12) non sono di facile integrazione, in compenso `e semplice determinarne gli integrali primi.

In assenza di momenti, la seconda equazione cardinale per una precessione per inerzia K(O) = 0 conduce all’integrale vettoriale ˙~

K(O) ≡ ~ ~ K 0 = σ(O)~ ω(0) (8.13)

(10)

con ~ K 0 costante nel riferimento fisso Σ, ovvero il momento della quantit` a di moto rispetto al punto O si mantiene costante durante il moto.

E bene osservare che ~ ` K rimane costante nel sistema fisso, mentre invece pu` o variare rispetto al riferimento solidale, infatti derivando si ottiene

0 =

"

d ~ K dt

#

Σ

=

"

d ~ K dt

#

S

+ ~ ω ∧ ~ K

ovvero ~ K varia con la legge

"

d ~ K dt

#

S

= ~ K ∧ ~ω .

Un altro integrale primo di moto, questa volta scalare, si pu` o ricavare ricordando l’espres- sione del lavoro su un sistema rigido. Dal teorema delle forze vive, si sa che

dT = dL =

n

X

i=1

F ~ i · dP i =

n

X

i=1

F ~ i · dO +

n

X

i=1

F ~ i · ~ dΩ ∧ (P i − O) = ~ F (e) · ~ dO + ~ M (e) · ~ dΩ ,

ma nel nostro caso O `e fisso ( ~ dO = 0), ed ~ M (e) = 0, quindi dT = 0, ovvero la sollecitazione applicata al sistema rigido non compie lavoro. Discende subito che nelle precessioni per inerzia

T = 1

2 K ~ 0 · ~ω(0) ≡ T 0 , (8.14)

dove T 0 `e determinato dalle condizioni iniziali.

Le equazioni (8.13) e (8.14) consentono di elaborare una interessante descrizione cine- matica per i moti di precessione per inerzia, detto moto alla Poinsot. Durante il moto, il punto O si mantiene alla stessa distanza dal piano tangente, all’ellissoide che si costruisce con polo in O, nel punto in cui `e incontrato dall’asse di rotazione.

A B ω K

O

h α

Figura 8.5 Moto dell’ellissoide

Dimostriamo precisamente il

Teorema 8.4.1 In un moto di precessione per inerzia l’ellissoide di inerzia del sistema

relativo al polo O della precessione rotola senza strisciare su un piano fisso della giacitura

normale al vettore ~ K 0 .

(11)

8.4. PRECESSIONI PER INERZIA. MOTO ALLA POINSOT 9 In un generico istante durante il moto si consideri l’ellissoide d’inerzia del sistema. Tale ellissoide pu` o essere costruito scegliendo il parametro d’omotetia in modo da passare per l’estremo del vettore ~ ω, ma non `e il caso di Fig. 8.5. Idealizziamo il corpo tramite il suo ellissoide d’inerzia, come se durante il moto dell’ellissoide, quest’ultimo si portasse dietro il corpo stesso. Il vettore ~ K 0 risulta normale al piano π 0 che tocca l’ellissoide nel punto A ove questo `e intersecato dalla direzione di ~ ω. Tale piano essendo ~ K 0 costante, risulta avere una giacitura costante.

Sia h la distanza da O a tale piano tangente, sia (A − O) = λ I ( vers ~ω) , dove λ `e il parametro di omotetia dell’ellissoide, sia α l’angolo fra ω e ~ K = ~ K 0 , allora

cos α = ω · ~ ~ K 0

K 0 ω , allora

h = λ

√ I cos α = λ

√ I

~ω · ~ K 0

K 0 ω , Tenendo conto degli integrali primi ( 2T 0 = ~ ω · ~ K 0 , √

2T 0 = √

I ω ), si ottiene (un quinto integrale primo, dipendente dai precedenti)

h = λ √ 2T 0

K 0

= costante ,

Figura 8.6 Moto alla Poinsot

Durante il moto l’ellissoide (che si porta dietro il corpo, o, se preferite, che viene portato dietro dal corpo) deve restare a contatto col piano nel punto A, che appartiene all’asse di istantanea rotazione ed `e istantaneamente fisso.

Questo punto viene detto polo del moto. L’ellissoide rotola senza strisciare sul piano π 0 , e nel suo moto di puro rotolamento si porta dietro il corpo. Questa interpretazione geometrica del moto `e dovuta a Poinsot, e quindi tale moto si dice moto alla Poinsot.

Se adesso consideriamo il luogo dei punti tra l’ellissoide d’inerzia (solidale) e il piano

tangente (fisso), ovvero il luogo delle posizioni del polo, rispettivamente sull’ellissoide e sul

(12)

piano si ottengono due curve. La curva solidale, disegnata sull’ellissoide, viene chiamata poloide, quella fissa invece viene chiamata erpoloide. Proiettando dal punto O la poloide e l’erpoloide si ottengono i coni di Poinsot della precessione.

8.5 Propriet` a dinamiche degli assi principali di inerzia.

Si consideri un corpo che si muove di moto di precessione per inerzia.

Teorema 8.5.1 In una precessione per inerzia, se il corpo `e posto inizialmente in rota- zione intorno ad un asse principale di inerzia, allora si mantiene in rotazione uniforme intorno all’asse principale.

E una rotazione uniforme attorno a tale asse (rotazione permanente). `

Dimostrazione. Sia ω 1 (0) = ω 2 (0) = 0, e ~ ω 3 (0) = ω 3 ~k, con ~k diretto secondo l’as- se principale. All’istante t = 0 il momento angolare ~ K(O) lascia unita la direzione di

~

ω: ~ K(O) = σ(O)~ ω = J 3 ~ ω 3 (0), e poich´e in una precessione d’inerzia si ha ~ K(O) = ~ K 0

(costante), anche J 3 ~ ω 3 = cost, per ogni istante di tempo, ovvero ω 3 (t) = ω 3 (0) = costante . Di conseguenza dalle equazioni di Eulero, viene anche

ω 1 (t) = ω 2 (t) = 0 , per ogni t . e la rotazione `e uniforme intorno a ~k.

Si osservi poi che ~ ω 3 `e costante sia nel sistema relativo che in quello assoluto.

Questo teorema ha una chiara interpretazione geometrica alla luce del Teorema 8.4.1.

Supponiamo infatti che inizialmente l’ellissoide d’inerzia sia disposto con uno degli assi di simmetria secondo il vettore fisso ~ K 0 . Il Teorema 8.5.1 afferma che in questi casi il moto alla Poinsot si riduce ad una semplice rotazione con la poloide e l’erpoloide che degene- rano in un punto. Inoltre dovendo essere durante tutto il moto ~ K 0 = J ~ω, ne viene che

~ω = K ~ 0

J = costante e che pertanto la rotazione `e uniforme.

Teorema 8.5.2 Oltre al caso delle rotazioni permanenti, discusso nel teorema precedente, non ci sono altri casi in cui una precessione per inerzia si riduce ad una rotazione.

Dimostrazione. Consideriamo una rotazione per inerzia e proviamo che tale rotazione `e intorno ad un asse principale. Distinguiamo due casi:

1. una componente di ~ ω `e nulla,

2. oppure tutte le componenti sono diverse da zero.

Primo caso: Sia ~ ω 1 = 0, allora dalle equazioni di Eulero discende ~ ω 2 = costante e ~ω 3 = costante. Dalla prima equazione di Eulero si ha

0 = (J 2 − J 3 ) ω 2 ω 3 .

Se J 2 = J 3 , allora la rotazione `e intorno ad un asse principale d’inerzia perpendicolare all’asse intorno a cui l’ellissoide `e rotondo.

Se J 2 6= J 3 , allora ω 2 (oppure ω 3 ) `e nullo, allora la rotazione `e intorno al terzo (oppure

secondo) asse di riferimento.

(13)

8.5. PROPRIET ` A DINAMICHE DEGLI ASSI PRINCIPALI DI INERZIA. 11 Secondo caso: Sia ~ ω 1 , ~ ω 2 , ~ ω 3 6= 0.

Il moto `e di rotazione, allora la variazione non pu` o altro che essere senza variare la direzione, e allora

˙ω 1

ω 1

= ˙ω 2

ω 2

= ˙ω 3

ω 3

= f (t) . (8.15)

La prima equazione di Eulero J 1 ˙ω 1 = (J 2 − J 3 )ω 2 ω 3 si riscrive nella forma J 1 ω 1 2 ˙ω 1

ω 1 = (J 2 −J 3 )ω 1 ω 2 ω 3 , analogamente le altre due

J 2 ω 2 2 ω ω ˙

22

= (J 3 − J 1 )ω 1 ω 2 ω 3 , J 3 ω 3 2 ω ω ˙

33

= (J 1 − J 3 )ω 1 ω 2 ω 3 . Sommando membro a mem- bro troviamo

J 1 ω 2 1 + J 2 ω 2 2 + J 3 ω 3 2  f (t) = 0 2T f (t) = 0

O

ω(τ ) ω(τ )

1 2

Figura 8.7 Asse di rotazione

Ma l’energia cinetica non `e nulla, quindi deve essere

f (t) = 0 → ˙ω 1 = ˙ω 2 = ˙ω 3 = 0 .

Ma per ipotesi le componenti di ~ ω sono tutte diverse da zero e quindi, dalle equazioni di Eulero, devono essere uguali i momenti d’inerzia

J 1 = J 2 = J 3 .

Allora l’ellissoide `e sferico e l’asse di rotazione `e quindi asse principale.

In conclusione (ricordando che le componenti ω 1 , ω 2 e ω 3 sono rispetto agli assi prin- cipali) possiamo ricapitolare i seguenti tre casi:

1. una sola componente di ~ ω `e diversa da zero, (l’ellissoide `e qualsiasi), allora l’asse di rotazione `e proprio uno degli assi principali (caso banale);

2. oppure le due componenti sono diverse da zero, ma l’ellissoide `e rotondo e la rotazione

`e intorno ad un asse perpendicolare all’asse intorno a cui l’ellissoide `e rotondo e che

`e principale;

3. oppure le tre componenti sono diverse da zero e l’ellissoide `e sferico, ogni asse `e principale, e quindi anche quello di rotazione.

Gli assi principali di inerzia sono detti assi permanenti di rotazione. Le rotazioni permanenti sono le soluzioni di equilibrio delle equazioni di Eulero per le precessioni per inerzia.

Nota 8.5.1 Nei teoremi precedenti abbiamo provato che fra le precessioni per inerzia le rotazioni uniformi sono tutte e sole quelle intorno ad un asse principale.

In questa nota, vogliamo provare in maniera diretta che se il corpo si muove di rotazione uniforme

allora le rotazioni sono intorno ad un asse principale d’inerzia.

(14)

Dimostrazione. Supponiamo che la rotazione sia uniforme, ovvero le componenti ω 1 , ω 2 , ω 3 di ~ ω nel sistema solidale sono costanti, allora le equazioni di Eulero si riducono a

(J 2 − J 3 )ω 2 ω 3 = 0 (J 3 − J 1 )ω 3 ω 1 = 0 (J 1 − J 2 )ω 1 ω 2 = 0

. (8.16)

Distinguiamo tre casi.

Quando J 1 , J 2 , J 3 sono differenti fra loro, allora il sistema (8.16) ammette le seguenti tre soluzioni ω 1 = ω 10 , ω 2 = 0 , ω 3 = 0 ,

ω 2 = ω 20 , ω 1 = 0 , ω 3 = 0 , ω 3 = ω 30 , ω 1 = 0 , ω 2 = 0 ,

dove ω 10 , ω 20 , e ω 30 sono costanti arbitrarie. E facile riconoscere che i tre moti corrispondono alle ` rotazioni intorno agli assi principali ~ı, ~ e ~k. Perci` o le rotazioni uniformi sono possibili solo se il corpo ruota inizialmente intorno ad un asse principale.

Consideriamo ora il caso in cui J 1 = J 2 6= J 3 , due dei tre momenti d’inerzia sono uguali. Questo caso corrisponde al caso in cui l’ellissoide ` e rotondo, ed ogni asse perpendicolare al versore ~k ` e asse principale.

Allora le equazioni di Eulero di riducono a

 ω 2 ω 3 = 0

ω 3 ω 1 = 0 , (8.17)

le cui soluzioni sono

ω 1 = 0 , ω 2 = 0 , ω 3 = ω 30 , ω 1 = ω 10 , ω 1 = ω 20 , ω 3 = 0 .

La prima soluzione corrisponde ad una rotazione uniforme intorno all’asse ~k, mentre la seconda soluzione corrisponde ad una rotazione intorno ad uno degli assi ortogonali a ~k, che sono tutti assi principali.

Consideriamo infine il terzo caso in cui tutti i momenti d’inerzia sono uguali J 1 = J 2 = J 3 , ovvero l’ellissoide ` e una sfera e tutte le direzioni sono principali d’inerzia. Le equazioni di Eulero sono soddisfatte da una qualsiasi terna di valori di ω 1 , ω 2 , ω 3 , quindi una di queste infinite soluzioni corrisponde ad una rotazione uniforme intorno ad un asse arbitrario (che ` e principale d’inerzia).

Si ricordi che abbiamo provato che se ` e possibile una rotazione uniforme, allora tale rotazione ` e intorno ad un asse principale. Rimane da provare che queste rotazioni uniformi sono possibili. Se le condizioni iniziali sono fissate in modo tale da soddisfare le (8.16), allora le equazioni di Eulero per le precessioni per inerzia ammettono come soluzioni ω 1 , ω 2 , e ω 3 costanti, ovvero rotazioni uniforme. Inoltre per il teorema di unicit` a questa soluzione ` e l’unica soluzione che soddisfa le condizioni iniziali assegnate. In conclusione, in assenza di momento di forze esterne, se inizialmente il sistema ` e messo in rotazione intorno ad un asse principale di inerzia, allora il moto successivo ` e una rotazione uniforme intorno a tale asse.

Nel seguente teorema si enunciano le propriet` a di stabilit`a degli assi permanenti di rota- zione.

Teorema 8.5.3 In una precessione per inerzia, se J 1 < J 2 < J 3 , allora le rotazioni permanenti intorno all’asse minimo ed all’asse massimo dell’ellissoide di inerzia sono stabili, le rotazioni intorno all’asse medio sono instabili.

Dimostrazione. Se diamo un piccolo spostamento al corpo in rotazione, in modo che l’asse di rotazione non coincida pi` u precisamente con ~k (ad esempio), `e possibile provare che il corpo non si allontana dal suo moto se l’asse di rotazione `e l’asse principale minimo o massimo (rotazione stabile), mentre il corpo se ne allontaner` a nel caso in cui l’asse `e quello medio (rotazione instabile).

Diamo una piccola perturbazione al corpo in rotazione e studiamo qualitativamente il conseguente moto. Sotto queste ipotesi le componenti ω 1 e ω 2 sono piccole, ma non zero.

Possiamo trascurare il prodotto ω 1 ω 2 , si ha cos`ıdalla terza equazione di Eulero si ha che ω 3 `e (presso a poco) costante. Per le altre due componenti si ha

J 1 ˙ω 1 = (J 2 − J 3 )ω 2 ω 3 ,

J 2 ˙ω 2 = (J 3 − J 1 )ω 3 ω 1 .

(15)

8.5. PROPRIET ` A DINAMICHE DEGLI ASSI PRINCIPALI DI INERZIA. 13 Si possono risolvere queste equazioni passando all’equazione

¨

ω 2 = (J 3 − J 2 )(J 1 − J 3 ) J 1 J 2

cercando soluzioni del tipo ω 2 = c 2 e αt , dove c 2 `e costante. Si ottiene il seguente legame α 2 = (J 3 − J 2 )(J 1 − J 3 )

J 1 J 2

ω 2 3 .

Il secondo termine `e negativo se J 3 > J 1 e J 3 > J 2 , oppure se J 3 < J 1 e J 3 < J 2 , quindi le due radici per ottenere α sono immaginarie, e cos`ı si hanno soluzioni oscillatorie.

Quando invece si ha J 1 > J 3 > J 2 oppure J 1 < J 3 < J 2 , allora le radici sono reali e le soluzioni sono esponenziali reali positive, e quindi crescenti nel tempo. Lo studente pu` o verificare per esercizio che la soluzione negativa non `e accettabile.

Perci` o possiamo concludere che la rotazione intorno ad un asse principale `e stabile se il momento d’inerzia rispetto a tale asse `e massimo o minimo.

Figura 8.8

Il lettore pu` o facilmente verificare questo fatto gettando in aria una scatola avente tre lati diversi (e quindi tre diversi momenti d’inerzia rispetto agli assi, come in figura ), dando un po’ di giro alla scatola intorno agli assi principali.

Sar` a facile notare che il moto rotatorio si manterr` a pi` u a lungo se la scatola gira intorno

all’asse maggiore e minore.

(16)

8.6 Moto di una trottola pesante con un punto fisso

Si consideri un corpo rigido a forma di trottola, con un punto fisso O, sotto l’influenza della sola forza peso. Sia Σ = (O; ξ, η, ζ) il sistema di riferimento fisso ed S = (O; x , y , z ) il sistema di riferimento solidale alla trottola. Si consideri il caso in cui la trottola sia simmetrica rispetto all’asse z , con momento d’inerzia J 3 > J 1 = J 2 . Sia P 0 il centro di massa della trottola che supponiamo distinto dal punto fisso O.

Sia x l’asse dei nodi, ovvero l’intersezione del piano solidale (x , y ) col piano fisso (ξ, η).

L’asse x solidale con la trottola forma un angolo ϕ sul piano (x , y ) (in senso antiorario) con l’asse dei nodi x. L’asse principale d’inerzia della trottola ´e perpendicolare al piano (x, y).

ζ

ξ

Ψ

j k

j P 0

x z=z’

θ

linea dei nodi

y’

η

x’

asse solidale

ϕ i i

j

i 1 1

1

O

−mgk 1

y

Figura 8.9 Trottola pesante

(17)

8.6. MOTO DI UNA TROTTOLA PESANTE CON UN PUNTO FISSO 15 Siano (~ı 1 , ~ 1 , ~k 1 ) i versori del sistema fisso, siano (~ı , ~ , ~k ) i versori del sistema solidale.

Si consideri inoltre il sistema di riferimento S = (O; x, y, z) con versori (~ı, ~, ~k), con

~ı linea dei nodi e ~k = ~k . Nel seguito faremo uso principalmente di questo sistema di riferimento, che si pu´ o considerare solidale a meno di una rotazione propria.

Valutiamo innanzitutto la caratteristica angolare ~ ω della trottola. Se (p, q, r) sono le componenti di ~ ω S corrispondenti al sistema S = (O; x, y, z) rispetto al sistema fisso, allora aggiungendo la componente di rotazione propria della trottola intorno all’asse z diciamo

~s = s~k = ˙ ϕ~k, la velocit` a angolare della trottola ´e

~

ω = p~i + q~j + (r + s)~k .

Si noti che stiamo esprimendo tutte le grandezze rispetto al sistema di riferimento S.

Allora calcoliamo ~ K (per ora consideriamo il caso pi` u generale J 1 6= J 2 )

K(O) = σ(O)~ ~ ω =

J 1 0 0

0 J 2 0

0 0 J 3

 p q r + s

 =

= J 1 p~i + J 2 q~j + J 3 (r + s)~k ,

in cui si ´e tenuto conto che gli assi (x,y,z) sono principali per la trottola con l’origine in O fisso. Allora

K(O) = J ˙~ 1 ˙p~i + J 2 ˙q~j + J 3 ( ˙r + ˙s)~k + ~ ω S ∧ σ(O)~ω =

= J 1 ˙p~i + J 2 ˙q~j + J 3 ( ˙r + ˙s)~k +

~i ~j ~k

p q r

J 1 p J 2 q J 3 (r + s)

 =

= J 1 ˙p~i + J 2 ˙q~j + J 3 ( ˙r + ˙s)~k + [(J 3 −J 2 )qr + J 3 qs]~i + [(J 1 −J 3 )pr −J 3 ps]~j + (J 2 −J 1 )pq~k =

= [J 1 ˙p + (J 3 − J 2 )qr + J 3 qs]~i + [J 2 ˙q + (J 1 − J 3 )pr − J 3 ps]~j + [J 3 ( ˙r + ˙s) + (J 2 − J 1 )pq]~k . Il sistema di riferimento non risente della rotazione propria, e quindi ci`o giustifica il fatto che nella variazione temporale di ~ K compare ~ ω S , ovvero r senza s.

Le sole forze agenti sulla trottola sono la reazione ~ φ in O, che non produce momento, e la forza peso. Sia l la distanza di P 0 da O, allora la forza peso genera il seguente momento:

M ~ (e) = (P 0 − O) ∧ −mg~k 1 = l~k ∧ −mg(sin θ~j + cos θ~k) = mgl sin θ~i . Quindi

J 1 ˙p + (J 3 − J 2 )qr + J 3 qs = mlg sin θ J 2 ˙q + (J 1 − J 3 )pr − J 3 ps = 0 J 3 ( ˙r + ˙s) + (J 2 − J 1 )pq = 0

(8.18)

Con le notazioni introdotte per i corpi rigidi, θ `e l’angolo di nutazione, ψ l’angolo di precessione e ϕ l’angolo di rotazione propria, mentre ˙ ϕ `e detta velocit` a di spin. Allora

 

 

s = ϕ ˙ p = ˙θ q = ψ sin θ ˙ r = ψ cos θ ˙

,

(18)

ci`o segue dall’espressione ~ ω S = ˙ ψ~k 1 + ˙θ~ı, ( ˙ ψ~k 1 `e la precessione intorno alla verticale) e tenendo conto che ~k 1 = sin θ~ + cos θ~k. Sostituendo in (8.18) e tenendo conto che J 1 = J 2 si trovano le Equazioni di Eulero per la trottola:

J 1 θ + (J ¨ 3 − J 2 ) ˙ ψ 2 sin θ cos θ + J 3 ϕ ˙ ˙ ψ sin θ = mlg sin θ J 1 ( ¨ ψ sin θ + ˙ ψ ˙θ cos θ) + (J 1 − J 3 ) ˙ ψ ˙θ cos θ − J 3 ϕ ˙θ = 0 ˙ J 3 ( ¨ ψ cos θ − ˙ ψ ˙θ sin θ + ¨ ϕ) = 0 .

Non c’`e bisogno di evidenziare che le equazioni ottenute non sono risolubili in maniera elementare. Utilizzando la terza equazione in (8.18) si possono semplificare le prime due equazioni, infatti si ha

˙r + ˙s = 0 ⇒ r + s = a (8.19)

dove a `e una costante. Quindi si pu´ o eliminare s = a − r nelle (8.18):

 J 1 ˙p + (J 3 − J 1 )qr + J 3 qa − J 3 qr = mlg sin θ J 1 ˙q + (J 1 − J 3 )pr − J 3 pa + J 3 pr = 0

 J 1 ˙p − J 1 qr + J 3 qa = mlg sin θ J 1 ˙q + J 1 pr − J 3 pa = 0 . Sostituendo nuovamente p, q, r in funzione di ψ, θ

 J 1 θ − J ¨ 1 ψ ˙ 2 sin θ cos θ + J 3 a ˙ ψ sin θ = mlg sin θ J 1 ( ¨ ψ sin θ + ˙ ψ ˙θ cos θ) + J 1 ψ ˙θ cos θ − J ˙ 3 a ˙θ = 0 . Quindi le equazioni di Eulero, possono essere scritte nella seguente forma,

 J 1 θ − J ¨ 1 ψ ˙ 2 sin θ cos θ + J 3 a ˙ ψ sin θ = mlg sin θ

J 1 ( ¨ ψ sin θ + 2 ˙ ψ ˙θ cos θ) − J 3 a ˙θ = 0 . (8.20) Una precessione si dice stazionaria quando θ = costante. Cio`e manca la nutazione, ˙θ = 0, θ = 0. ¨

Cerchiamo la condizione affinch´e la trottola si muova di precessione stazionaria. Sosti- tuiamo ˙θ = 0, ¨ θ = 0 in (8.20)

 −J 1 ψ ˙ 2 sin θ cos θ + J 3 a ˙ ψ sin θ = mlg sin θ

J 1 ψ sin θ = 0 . ¨ .

Dalla prima equazione

J 1 ψ ˙ 2 cos θ − J 3 a ˙ ψ + mlg = 0 ψ ˙ 1,2 = J 3 a ± pJ 3 2 a 2 − 4J 1 mlg cos θ

2J 1 cos θ .

Nell’ipotesi

J 3 2 a 2 > 4mlgJ 1 cos θ

si hanno due frequenze di precessione, corrispondenti alle due soluzioni ˙ ψ 1 , ˙ ψ 2

ν 1 = ψ ˙ 1

2π , ν 2 = ψ ˙ 2

2π .

(19)

8.6. MOTO DI UNA TROTTOLA PESANTE CON UN PUNTO FISSO 17 Nell’ipotesi

J 3 2 a 2 = 4mlgJ 1 cos θ si ha una sola frequenza di precessione

ν = J 3 a 4πJ 1 cos θ2 . Nell’ipotesi

J 3 2 a 2 < 4mlgJ 1 cos θ non si hanno frequenze di precessione.

Possiamo distinguere i vari casi

• J 3 2 a 2 > 4mlgJ 1 cos θ : si hanno due frequenze di precessione

ν 1 = ψ ˙ 1

2π , ν 2 = ψ ˙ 2

2π .

• J 3 2 a 2 = 4mlgJ 1 cos θ : si ha una sola frequenza di precessione ν = J 3 a

4πJ 1 cos θ .

• J 3 2 a 2 < 4mlgJ 1 cos θ : non si hanno frequenze di precessione .

8.6.1 Equazioni di Lagrange applicate alla trottola pesante

Scriviamo l’espressione dell’energia cinetica T = 1

2 ~ ω · σ(O)~ω = 1

2 J 1 p 2 + 1

2 J 2 q 2 + 1

2 J 3 (r + s) 2 , dove abbiamo usato ~ ω = p~i + q~j + (r + s)~k. Tramite gli angoli di Eulero:

T = 1

2 J 1 ˙θ 2 + 1

2 J 2 ψ ˙ 2 sin 2 θ + 1

2 J 3 ( ˙ ϕ + ˙ ψ cos θ) 2 , che con J 1 = J 2 diventa

T = 1

2 J 1 ( ˙θ 2 + ˙ ψ 2 sin 2 θ) + 1

2 J 3 ( ˙ ϕ + ˙ ψ cos θ) 2 . Il potenziale `e

U = −mlg cos θ , per cui la Lagrangiana assume la forma

L = T + U = 1

2 J 1 ( ˙θ 2 + ˙ ψ 2 sin 2 θ) + 1

2 J 3 ( ˙ ϕ + ˙ ψ cos θ) 2 − mlg cos θ .

La Lagrangiana dipende da θ, ˙θ, ˙ ϕ, ˙ ψ, ma non da ϕ e ψ, quindi si hanno i seguenti integrali di moto:

∂L

∂ ˙ ϕ = P ϕ = cost =⇒ J 3 ( ˙ ϕ + ˙ ψ cos θ) = J 3 ω 3 = P ϕ

∂L

∂ ˙ ψ = P ψ = cost =⇒ ψ(J ˙ 1 sin 2 θ + J 3 cos 2 θ) + J 3 ψ cos θ = P ˙ ψ

(8.21)

(20)

dove P ϕ e P ψ sono rispettivamente i momenti coniugati a ϕ e ψ. Il primo integrale di moto esprime la costanza della componente giroscopica della velocit` a di rotazione ~ω, che discende anche dalla terza equazione di Eulero con J 1 = J 2 , essendo il momento del peso ortogonale all’asse giroscopico. Il secondo integrale di moto esprime la conservazione verticale di ~ K, perch´e il momento del peso `e orizzontale

Un altro integrale di moto `e l’energia totale E che `e costante durante tutto il moto a causa della conservativit` a del campo di forze (peso).

E = T − U = 1

2 J 1 ( ˙θ 2 + ˙ ψ 2 sin 2 θ) + 1

2 J 3 ( ˙ ϕ + ˙ ψ cos θ) 2 + mlg cos θ . (8.22) Possiamo utilizzare gli integrali (8.21) in modo da riscrivere la conservazione dell’energia totale in un modo assai utile. Dalla prima di (8.21) abbiamo

1

2 J 3 ω 2 3 = 1

2 J 3 (r + s) 2 = 1

2 J 3 ( ˙ ϕ + ˙ ψ cos θ) 2 = P ϕ 2 2J 3

= cost . Quindi ponendo

E = E − P ϕ 2

2J 3 = E − 1

2 J 3 ( ˙ ϕ + ˙ ψ cos θ) 2 ovvero introducendo un’altra costante di moto, allora `e

1

2 J 1 ( ˙θ 2 + ˙ ψ 2 sin 2 θ) + mlg cos θ = E .

Con gli integrali primi, ˙ ψ 2 si esprime in funzione solo di θ e separando θ e ˙θ in modo da risolvere poi ˙θ in funzione di θ si ha

1

2 J 1 ˙θ 2 + U (θ) = E (8.23)

dove U `e detto potenziale effettivo:

U (θ) = 1

2 J 1 ψ ˙ 2 sin 2 θ + mlg cos θ .

L’introduzione del potenziale effettivo consente di scrivere l’equazione di conservazione dell’energia e del momento coniugato P ϕ , nella forma (8.23) che, risolta rispetto a θ

˙θ = r 2

J 1 (E − U(θ)) e integrata (ma `e un integrale ellittico)

t = t(θ) =

Z dθ

q 2

J

1

(E − U(θ)) ,

permette di ricavare θ = θ(t) e conseguentemente anche ϕ = ϕ(t) e ψ = ψ(t).

8.6.2 Commenti e considerazioni finali

Nella sezione precedente abbiamo ricavato gli integrali di moto (8.21) e (8.22) che qui riscriviamo nella seguente forma

J 1 ψ sin ˙ 2 θ + J 3 a cos θ = P ψ (8.24)

(21)

8.6. MOTO DI UNA TROTTOLA PESANTE CON UN PUNTO FISSO 19 1

2 J 1 ( ˙θ 2 + ˙ ψ 2 sin 2 θ) + 1

2 J 3 a 2 + mlg cos θ = E (8.25) dove abbiamo sostituito la (8.21/a) nella (8.21/b) e nella (8.22), e abbiamo usato la (8.19) ω 3 = r + s = a.

Sfruttiamo queste equazioni per analizzare l’andamento qualitativo della velocit` a di precessione ˙ ψ e di nutazione ˙θ nel tempo.

Dalla (8.24) si ha

ψ = ˙ P ψ − J 3 a cos θ

J 1 sin 2 θ . (8.26)

Sostituendo quest’ultima nella (8.25) 1

2 J 1 ˙θ 2 + (P ψ − J 3 a cos θ) 2 2J 1 sin 2 θ + 1

2 J 3 a 2 + mgl cos θ = E . Ponendo u = cos θ, cosicch`e ˙u = − sin θ ˙θ e sin 2 θ = 1 − u 2 , questa diviene

1 2 J 1 ˙u 2

1 − u 2 + (P ψ − J 3 au) 2

2J 1 (1 − u 2 ) + mglu = E − 1 2 J 3 a 2

˙u 2 +  P ψ − J 3 au J 1

 2

+ 2mglu(1 − u 2 ) J 1

= 2(1 − u 2 ) J 1

 E − 1

2 J 3 a 2

 , che si pu´ o scrivere

˙u 2 = (α − βu)(1 − u 2 ) − (γ − δu) 2 = f (u) in cui

α = 2E − J 3 a 2

J 1 , β = 2mlg

J 1 , γ = P ψ

J 1 , δ = J 3 a J 1 .

Cerchiamo i punti in cui la velocit` a di nutazione si annulla, ovvero i valori di u per i quali

˙θ = 0. Poich`e ˙u = − sin θ ˙θ, ovviamente ˙θ = 0 quando ˙u = 0 ovvero f(u) = 0. Perci´o studiamo le radici dell’equazione

f (u) = (α − βu)(1 − u 2 ) − (γ − δu) 2 = 0 , sviluppandone i prodotti

f (u) = βu 3 − (δ 2 + α)u 2 + (2γδ − β)u + α − γ 2 . (8.27) Poich´e β > 0

lim u→−∞ f (u) = −∞ ; lim u→∞ f (u) = ∞ f (−1) = −(γ + δ) 2 ; f (1) = −(γ − δ) 2 .

−1

1

u 1 u 2 u 3

f(u)

u

(22)

Figura 8.10 f (u)

Perci´o vi `e una variazione di segno (da − a +) quando u va da 1 a ∞, e di conseguenza deve nascere una radice u 3 fra 1 e ∞, come mostrato in fig. 8.10.

Inoltre i valori di u(t) che descrivono il moto della moto della trottola devono soddisfare i seguenti vincoli:

 f (u) = ˙u 2 ≥ 0

0 ≤ u ≤ 1 in quanto 0 ≤ θ ≤ π/2 .

Esisteranno quindi due angoli θ 1 e θ 2 (anche coincidenti) tali che cos θ 1 = u 1 , cos θ 2 = u 2

con u 1 , u 2 ∈ [0, 1], all’interno dei quali rimane vincolato l’asse della trottola durante tutto il moto; in altre parole, dati i parametri geometrici di una trottola (J i , m, l), gli unici angoli θ(t) compatibili con le costanti di moto (E, P ψ , P ϕ ) sono quelli compresi fra θ 1 e θ 2 . Valori al di fuori di questo intervallo sono invece associati a velocit` a di nutazione immaginarie, quindi senza un corrispettivo fisico.

In generale il moto dell’asse della trottola disegner` a una delle curve indicate in fig. 8.1, essendo composto dai seguenti moti semplici:

nutazione `e il moto di dondolio in su e gi` u dell’asse fra i limiti θ 1 e θ 2

precessione `e il moto dell’asse rispetto alla verticale ζ.

Per vedere con pi` u precisione come si originano i tre sottocasi di fig. 8.1, analizziamo la radice dell’equazione (8.26) che qui riportiamo in funzione di u, δ, γ

ψ = ˙ γ − δu 1 − u 2 .

Se questa radice, che `e data da γ/δ, `e esterna all’intervallo (u 1 , u 2 ), siamo nel caso fig.

8.1/a (la velocit` a di precessione non varia di segno), se coincide con uno degli estremi (ad esempio u 2 ) si ha il caso di fig. 8.1/b, ed infine se `e compresa nell’intervallo (u 1 , u 2 ) siamo nel caso c (durante il moto la velocit` a di precessione varia di segno).

Casi speciali sono: quello gi` a discusso di precessione stazionaria senza nutazione (in cui θ(t) rimane costante) che si ha quando u 1 = u 2 , e quello della trottola addormentata caratterizzato dall’avere u 1 = u 2 = 1, in cui l’asse della trottola rimane sempre verticale.

Figura 8.1: Moto dell’asse della trottola

(23)

8.7. GIROSCOPIO 21

8.7 Giroscopio

In questa sezione e nella successiva vengono riportati aspetti relativi alla dinamica dei corpi a struttura giroscopica. I paragrafi (8.7.1), (8.8.3) e (8.8.4) si basano in parte su dattiloscritti delle lezioni del Prof. Aldo Belleni-Morante per il corso di laurea di Ingegneria Civile.

8.7.1 Rotazioni intorno ad un punto fisso: il caso M O (e) 6= 0

Definizione 8.7.1 Si dice che S ha struttura giroscopica se esiste un sistema di riferi- mento principale con origine nel centro di massa P 0 , R 0 = (P 0 ;~ı, ~, ~k), tale che J 1 = J 2 (indichiamo qui con J j le tre componenti non nulle della matrice d’inerzia).

Corrispondentemente l’asse di versore ~k si dice asse giroscopico di S.

Se poi O `e un punto qualunque dell’asse giroscopico, il sistema R O

= (O ;~ı , ~ , ~k ) `e ancora principale.

Infatti, indicate con J ii le componenti di ~ J O

su R O

, dalla formula di Huygens si ha:

 

 

J hk = 0 se h 6= k,

J 11 = J 1 + mb 2 J 22 = J 2 + mb 2 = J 11 J 33 = J 3

(8.28)

dove b `e la distanza fra i punti P 0 ed O . R `e un sistema principale con J 11 = J 22 (comunque si scelga l’origine O sull’asse giroscopico).

Supposto ora che O sia un punto fisso, allora prendiamo R = (O;~ı 1 , ~ 1 , ~k 1 ), (conviene scegliere O ≡ O), corrispondentemente la prima equazione cardinale e l’equazioni di Eulero divengono

m ¨ P 0 = ~ F (e,a) + ~ R (e,v) (8.29)

 

 

J 11 ˙ω 1 = (J 11 − J 33 ) ω 2 ω 3 + M (e,a) 1 + M (e,v) 1

J 11 ˙ω 2 = (J 33 − J 11 ) ω 3 ω 1 + M (e,a) 2 + M (e,v) 2

J 33 ˙ω 3 = M (e,a) 3 + M (e,v) 3

. (8.30)

Nelle (8.30) si `e posto

M ~ (e) O = ~ M (e,a) O + ~ M (e,v) O

dove

M ~ (e,a) O = M (e,a) 1 ~ı + M (e,a) 2 ~ + M (e,a) 3 ~k (8.31) M ~ (e,v) O = M (e,v) 1 ~ı + M (e,v) 2 ~ + M (e,v) 3 ~k (8.32) il momento delle reazioni vincolari esterne ~ M (e,v) O cos´ı come ~ R (e) essendo in generale incogniti. In effetti, si ha:

F ~ (e,a) = Z

C(t)

ρ(P, t) ~ f (P, t)dV , R ~ (e,v) = Z

Σ

~ Φ(Q, ~n, t)dσ (8.33)

M ~ (e,a) O = Z

C(t) ρ(P, t)(P − O) ∧ ~ f (P, t)dV , M ~ (e,v) O = Z

Σ (Q − O) ∧ ~Φ(Q, ~n, t)dσ (8.34) ove Σ `e la piccola porzione di ∂C nell’intorno di O ≡ O, in corrispondenza della quale il congegno meccanico che tiene fisso O (giunto sferico) esercita un’azione di sostegno R (e) e un’azione frenante ~ M (e,v) O a causa degli attriti, cfr. Osservazione (8.7.2) e fig.

(8.11).

(24)

Osservazione 8.7.1 Confortati da risultati sperimentali, supponiamo che valgano le re- lazioni:

~ Φ(Q, ~n, t) = −h(Q)~n(Q) − k(Q)~v(Q, t) Q ∈ Σ

~ Φ(Q, ~n, t) ≃ 0 Q / ∈ Σ

(8.35)

ove le h(Q) e k(Q) sono funzioni non negative, a priori incognite, fig. (8.11).

O=O’

n (Q’)

Q Q’

k

n (Q)

w

S

S

F (Q, ,t) n

Figura 8.11 Cerniera sferica

Sostituendo la (8.35) nella (8.33), tenendo presente che ~v(Q, t) = ~ ω(t) ∧ (Q − O), si ottiene R ~ (e) = −

Z

Σ h(Q)~n(Q)dσ − ~ω(t) ∧ Z

Σ k(Q)(Q − O)dσ ∼ = − Z

Σ

h(Q)~n(Q)dσ . (8.36) Infatti per ragioni di simmetria, si possono scegliere O e O su Σ tali che l’integrale R

Σ k(Q)(Q − O)dσ `e approssimativamente parallelo a ~ω, (k(Q)(Q − O) + k(Q )(Q − O) = k(Q)[(Q − O ) + (Q − O)] con [(Q − O ) + (Q − O)] parallelo a ~ω).

Sostituendo la (8.35) nella (8.34) si ha poi M ~ (e,v) O = −

Z

Σ

h(Q)(Q − O) ∧ ~n(Q)dσ − Z

Σ

k(Q)(Q − O) ∧ ~v(Q, t)dσ =

= − Z

Σ k(Q)(Q − O) ∧ ~v(Q, t)dσ (8.37)

dato che (Q − O) `e parallelo a ~n(Q), cfr fig.(8.11).

Segue

M ~ (e,v) O = − Z

Σ k(Q)(Q − O) ∧ [~ω(t) ∧ (Q − O)]dσ =

= − Z

Σ k(Q)(Q − O) 2 dσ~ ω(t) + Z

Σ k(Q)[(Q − O) · ~ω(t)](Q − O)dσ .

(25)

8.7. GIROSCOPIO 23

Quindi, se ~ ω ∼ = ω 3 ~k, posto (Q − O) = y 1 ~ı + y 2 ~ + y 3 ~k si ricava M ~ (e,v) O ∼ = −

Z

Σ

k(Q)(y 2 1 + y 2 2 + y 2 3 )dσ



ω 3 ~k + Z

Σ

k(Q)[ω 3 y 3 ](y 1 ~ı + y 2 ~ + y 3 ~k)dσ . Si conclude che vale la relazione

M ~ (e,v) O ∼ = −

Z

Σ

k(Q)(y 2 1 + y 2 2 )dσ



~

ω (8.38)

dato che, per ragioni di simmetria, Z

Σ

k(Q)y 3 y i dσ ∼ = 0 , i = 1, 2 . Ritornando al sistema (8.30), osserviamo che si ha:

 

 

˙

ω 1 = −Aω 2 ω 3 + ϕ (a) 1 + ϕ (v) 1

˙

ω 2 = Aω 3 ω 1 + ϕ (a) 2 + ϕ (v) 2

˙

ω 3 = ϕ (a) 3 + ϕ (v) 3

(8.39)

ove si `e posto

A = J 33 − J 11

J 11

ϕ (a) i (t) = M (e,a) i

J ii

, ϕ (v) i (t) = M (e,v) i

J ii

i = 1, 2, 3; (8.40) al sistema (8.39) associamo le condizioni iniziali:

ω 1 (t 0 ) = ω 10 , ω 2 (t 0 ) = ω 20 , ω 3 (t 0 ) = ω 30 . (8.41) Nel seguito supporremo che valgano le disuguaglianze seguenti:

(a) i (t) + ϕ (v) i (t)| ≤ µ i , i = 1, 2, 3, t ∈ [t 0 , t 0 ), (8.42) con µ i costanti opportune.

Innanzitutto, analizziamo il sistema allo scopo di stimare la componente angolare di rotazione propria. La (8.39/c) fornisce:

ω 3 (t) = ω 30 + Z t

t

0

(a) 3 (s) + ϕ (v) 3 (s)]ds , t ∈ [t 0 , t 0 ) (8.43) e quindi

 ω 3 (t)

ω 30 − 1

 ≤ µ 3

30 | [t 0 − t 0 , ] , t ∈ [t 0 , t 0 ) da cui si ha

30

lim |→+∞

 ω 3 (t)

ω 30 − 1

= 0 uniformemente in t.

Si conclude che, se |ω 30 | `e grande (per esempio in confronto a pω 2 10 + ω 20 2 ), vale la relazione:

ω 3 (t) ∼ = ω 30 , t ∈ [t 0 , t 0 ) . (8.44)

Notiamo che la (8.44) `e “esatta” (vale col simbolo = al posto di ∼ =) se µ 3 = 0; ci`o implica

che |ϕ (a) (t) + ϕ (v) (t)| ≡ 0, ovvero che M (e,a) 3 + M (e,v) 3 ≡ 0. In altri termini, la (8.44) `e

(26)

esatta se la componente secondo l’asse giroscopico del momento motore M (e,a) 3 `e uguale e di segno opposto a quella del momento frenante M (e,v) 3 .

Passiamo ad analizzare le altre equazioni del sistema. Posto η = Aω 30 e facendo uso della (8.44), la (8.39/a) e la (8.39/b) divengono:

( ω ˙ 1 = −η ω 2 + ϕ (a) 1 + ϕ (v) 1

˙

ω 2 = η ω 1 + ϕ (a) 2 + ϕ (v) 2 . (8.45) La soluzione del sistema (8.45) (che `e del tipo “seno e coseno”) con le condizioni iniziali (8.41) si scrive, ponendo t = t − t 0 ∈ [0, t 0 − t 0 )

ω 1 (t) = C cos(ηt + α) + Z t

0

cos[η(t − s )]ϕ 1 (s + t 0 )ds − Z t

0

sin[η(t − s )]ϕ 2 (s + t 0 )ds , (8.46) ω 2 (t) = C sin(ηt + α) +

Z t

0

sin[η(t − s )]ϕ 1 (s + t 0 )ds + Z t

0

cos[η(t − s )]ϕ 2 (s + t 0 )ds , (8.47) ove

C = q

ω 2 10 + ω 20 2 , tan α = ω 20

ω 10 , ϕ i = ϕ (a) i + ϕ (v) i , i = 1, 2, 3.

Poich´e per dedurre le (8.46) e (8.47) si `e utilizzato la (8.44), le (8.46) e (8.47) sono approssimate (per |ω 30 | grande) se µ 3 > 0 e sono esatte se µ 3 = 0.

Dalle (8.46) e (8.47) si ha

1 (t)| ≤ q

ω 2 10 + ω 20 2 +

 Z t

0

cos[η(t −s )]ϕ 1 (s +t 0 )ds

 +

 Z t

0

sin[η(t −s )]ϕ 2 (s +t 0 )ds

 , (8.48)

|ω 2 (t)| ≤ q

ω 2 10 + ω 20 2 +

 Z t

0

sin[η(t −s )]ϕ 1 (s +t 0 )ds

 +

 Z t

0

cos[η(t −s )]ϕ 2 (s +t 0 )ds

 . Ricordiamo che η = A ω 30 e quindi η → ∞ se ω 30 → ∞; corrispondentemente si ha

 

 

lim ω

30

→+∞

 R t

0 cos[η(t − s )]ϕ i (s + t 0 )ds

 = 0 lim ω

30

→+∞

 R t

0 sin[η(t − s )]ϕ i (s + t 0 )ds

 = 0

i =, 1, 2 , (8.49)

uniformemente rispetto a t ∈ [0, t 0 − t 0 ).

Fissato allora ε > 0, per |ω 30 | sufficientemente grande, si ottiene dalle (8.48) e (8.49)

i (t)| ≤ q

ω 10 2 + ω 2 20 + 2ε , i = 1, 2 t ∈ [t 0 , t 0 ) . (8.50) La (8.50) mostra che se |ω 30 | ≫ pω 10 2 + ω 2 20 allora `e |ω 1 (t)| ≪ |ω 30 |, |ω 2 (t)| ≪ |ω 30 |. Si conclude che, se |ω 30 | `e sufficientemente grande in confronto a |ω 10 | e |ω 20 |, allora |ω 3 (t)|

si mantiene grande rispetto a |ω 1 (t)| e |ω 2 (t)|, ∀t ∈ [t 0 , t 0 ), cfr. la (8.44).

Vale dunque la relazione

~

ω 3 (t) ∼ = ω 30 ~k(t) t ∈ [t 0 , t 0 ); (8.51)

cos´ı se la rotazione iniziale di S `e essenzialmente intorno all’asse giroscopico (come del

resto si fa quando si gioca con una trottola), ~ ω(t) continua ad avere approssimativamente

tale direzione durante tutto l’intervallo di tempo [t 0 , t 0 ).

(27)

8.7. GIROSCOPIO 25

Notiamo pure che dalla (8.51) si ricava:

d~k

dt (t) = ~ ω ∧ ~k ∼ = ω 30 ~k ∧ ~k = ~0 e quindi l’asse giroscopico `e approssimativamente fisso in R.

8.7.2 Effetti giroscopici

Osservazione 8.7.2 Le propriet` a dell’asse giroscopico dedotte in questo paragrafo, pos- sono essere ricavate anche nel modo seguente.

Il sistema (8.30) pu` o scriversi d

dt [σ(O)~ ω] = ~ M (e) 0 . (8.52)

D’altra parte,

σ(O)~ ω = J 11 ω 1 ~ı + J 22 ω 2 ~ + J 33 ω 3 ~k ∼ = J 33 ω 30 ~k(t) (8.53) e quindi la (8.52) fornisce

d~k

dt (t) ∼ = 1 J 33 ω 30

M ~ (e) 0 (8.54)

La (8.54) mostra che

1. Le variazioni del versore ~k(t) sono parallele al momento ~ M 0 (e non all’eventuale forza ~ F che, applicata in un punto Q dell’asse giroscopico, genera il momento ~ M (e) O = (Q − O) ∧ ~ F );

2.

d~k

dt

`e piccolo se |ω 30 | `e grande e quindi ~k(t) `e approssimativamente fisso in R, (effetti giroscopici elementari).

E tuttavia necessario sottolineare che in generale non `e lecito derivare (per es. rispetto a ` t) una relazione approssimata quale la (8.53). Infatti,

σ(O)~ ω = J 33 ω 30 ~k(t) + ~θ(t) ove k~θ(t)k `e una quantit`a piccola; segue

d

dt [σ(O)~ ω] = J 33 ω 30 d~k

dt (t) + dθ dt ove

dt

pu` o non essere piccolo.

Ci`o giustifica le valutazioni pi` u accurate di |ω 1 (t)| e di |ω 2 (t)| ricavate prima dell’os-

servazione.

(28)

8.8 Esercizi sul giroscopio

8.8.1 Un semplice esperimento con un giroscopio

Supponiamo di avere un semplice giroscopio, della forma come in figura, che ruoti rapida- mente intorno al suo asse di simmetria z con velocit` a ˙ ϕ. In assenza di forze il giroscopio continua a ruotare intorno al proprio asse giroscopico z coincidente con ξ.

Applichiamo poi una for- za ~ F costante in modulo diretta secondo l’asse ζ, ovvero ortogonale all’asse giroscopico.

E facile eseguire il se- ` guente esperimento. Se si imprime una forza ~ F di- retta come sopra, quan- do il giroscopio non ruo- ta, `e facile spostare la direzione dell’asse.

Se invece si imprime la forza ~ F quando il giro- scopio ruota, allora non

`e facile spostare la di- rezione dell’asse girosco- pico. Per spostare tale asse `e necessario che la forza ~ F sia tanto mag- giore quanto maggiore `e la velocit` a rotazionale ˙ ϕ del giroscopio intorno al proprio asse.

0000 00 1111 11

000000 000 111111 111

F O P

O

P

η ζ

ξ = z

= x

= y

Figura 8.12 Giroscopio Questo fenomeno viene chiamato tenacia dell’asse giroscopico.

Supponiamo ora che la forza ~ F sia riuscita a muovere l’asse giroscopico, allora si nota che ogni suo punto si muove con velocit` a parallela al momento della forza. Questa propriet` a viene chiamata tendenza al parallelismo al momento risultante. ` E bene chiarire che non `e l’asse che tende a disporsi parallelo al momento, bens`ı i suoi punti tendono a muoversi con velocit` a parallele al momento. Quindi si pu` o concludere che l’asse giroscopico tende a spostarsi su un piano parallelo al momento e non alla forza.

Con riferimento alla figura, (O,~ı, ~, ~k) `e il sistema solidale al giroscopio che inizialmente si trova con l’asse z diretta secondo l’asse fisso ξ. Allora la velocit` a angolare `e ~ω = ˙ ϕ~k e la forza ~ F = −F~, ed il momento `e

M = (P − O) ∧ ~ ~ F = l~k ∧ (−F~) = F l~ı

Come sappiamo il giroscopio con un punto fisso ha tre gradi di libert`a e possiamo scegliere i tre angoli di Eulero per individuarne la configurazione.

Supponiamo che ˙ ϕ sia molto grande rispetto alle altre componenti della velocit` a an- golare e che quindi si possa approssimare il momento della quantit` a di moto con la sola componente dovuta alla rotazione ˙ ϕ, cio`e

K ∼ I ˙ϕ~k ~ (8.55)

(29)

8.8. ESERCIZI SUL GIROSCOPIO 27 dove I `e il momento d’inerzia rispetto all’asse ~k (solidale). Considerando che il momento della quantit` a di moto sia dato dall’espressione (8.55), la seconda equazione cardinale assume la forma

d ~ K dt ∼ d

dt (I ˙ ϕ~k) ∼ ~ M ovvero

I ¨ ϕ~k + I ˙ ϕ d~k

dt ∼ F l~ı . (8.56)

Da cui, in assenza di momento secondo la direzione ~k, ¨ ϕ = 0 implica ˙ ϕ ∼ costante = ˙ϕ 0 , e l’equazione (8.56) si riduce a

I ˙ ϕ 0 d~k

dt ∼ F l~ı , (8.57)

da cui la variazione del versore dell’asse giroscopico `e data da d~k

dt ∼ F l I ˙ ϕ 0

~ı . (8.58)

Dalla (8.58) si possono fare le seguenti considerazioni:

- fissato il momento, tanto pi` u rapida `e la rotazione tanto pi` u `e grande ˙ ϕ 0 e tanto pi` u piccola `e la variazione della direzione dell’asse giroscopico (tenacia dell’asse giroscopico).

- la variazione di ~k avviene secondo il versore ~ı, ovvero l’asse giroscopico si sposta su un piano parallelo al momento ~ M (e non alla forza ~ F ) (tendenza al parallelismo al momento sollecitante).

8.8.2 Esempio: la trottola simmetrica pesante

Se la forza di massa agente sul rigido S, dotato di struttura giroscopica, `e del tipo

f (P, t) = −g~k ~ 1 (8.59)

si dice che S `e una trottola simmetrica pesante.

Nell’ipotesi (8.59), dalle (8.33a/b) si ottiene

F ~ (e,a) = −mg~k 1 , M ~ (e,a) 0 = −mg(P 0 − O) ∧ ~k 1 = mgb~k 1 ∧ ~k , (8.60) e quindi

M (e,a) 1 = mgb~k 1 ∧ ~k ·~ı = mgb~k 1 · ~k ∧~ı = mgb~k 1 · ~ , M (e,a) 2 = mgb~k 1 ∧ ~k · ~ = −mgb~k 1 ·~ı ,

M (e,a) 3 = mgb~k 1 ∧ ~k · ~k = −mgb~k 1 · ~k ∧ ~k = 0 .

 

 

 

 

 

 

 

 

(8.61)

D’altra parte la (8.38) con ω ∼ = ω 3 ~k conduce alle relazioni M (e,v) 1 = M (e,v) 2 = 0

M (e,v) 3 = −K~ω · ~k = −Kω 3 )

(8.62)

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