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2.Dpp DOCUMENTO PRELIMINARE ALL’AVVIO DELLA PROGETTAZIONE

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2.Dpp DOCUMENTO PRELIMINARE ALL’AVVIO DELLA

PROGETTAZIONE

1.1. Sistema : luogo – ambiente –paesaggio - territorio -costruito

Affrontando il tema della progettazione, nell’ambito del Dpp, un elemento importante da analizzare è il sistema luogo - ambiente - paesaggio - territorio costruito. Un luogo è tale se è riconoscibile la sua identità, che dipende dalla sua collocazione geografica e culturale, dalla configurazione spaziale e dalle caratteristiche della sua articolazione. Deve possedere i requisiti per essere spazio in cui gli individui si identificano, si relazionano si legano alla storia ed al territorio. L’uomo "abita" un luogo, lo trasforma, lo rende unico e riconoscibile. Compito dell’ architettura diventa la mediazione tra gli aspetti naturali di un territorio e la necessità dell’uomo di abitare e vivere un luogo. Ciò va al di là della semplice costruzione per parti o secondo necessità, in quanto il carattere primo del luogo è avere un’identità in cui gli uomini si riconoscano. “Abitare il luogo” deve essere base di partenza della progettazione: abitare un luogo significa essere in coerenza culturale con lo stesso, diversamente da “vivere in un determinato luogo”, in quanto posso vivere in un luogo e non avere legami sentimentali ed identificazione con esso. Questo è il principio su cui si fonda la formazione di un luogo e a cui rispondono gli insediamenti storici, e quindi Montecarlo. Ciò non deve tuttavia rimanere appannaggio dei centri storici, ma deve essere obiettivo di ogni nuovo intervento sul territorio, tale da divenire segno dei tempi che viviamo,luogo per i contemporanei.

Il comune di Montecarlo si trova in provincia di Lucca, a 17 km dal capoluogo, ed il suo centro è costituito da una fortezza che si erge sulla cima di una collina a 163 m s.l.m. nella pianura al confine con i comuni di Altopascio, Porcari e Pescia. Le notizie più antiche che si hanno, risalgono alla fine del X secolo d.C., periodo durante il quale il comune è signoria di una famiglia feudale, i “nobiles et milites de Uthano,Montechiaro et Vivinaia”. L’edificio

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difensivo come si presenta attualmente, è il risultato di tre fasi costruttive successive. La parte più antica, risalente presumibilmente al XII secolo, è quella a Nord conosciuta come Rocca del Cerruglio, di forma pressoché triangolare, costruita in pietra, fu eretta con lo scopo di difendere il sottostante borgo di Vivinaia dove si trovava il castello della contessa Matilde di Canossa. La struttura della rocca, unitamente all’orografia del territorio, ha guidato lo sviluppo urbanistico del centro; fu poi questa rocca che vide le celebri gesta di Castruccio Castracani che ne fece rinforzare le difese, al fine di renderla inespugnabile durante la battaglia di Altopascio nel 1325, dove sconfisse i guelfi fiorentini. Il termine “Cerruglio” risale dai termini Cerrus e Cerrulium utilizzati per indicare una zona boschiva coperti da cerri, alberi affini alla quercia e al castagno. La seconda parte della fortezza fu costruita prolungando il lati della Rocca, ad opera di Carlo IV di Boemia nel 1333, giunto in soccorso di Lucca contro le truppe fiorentine. Da lui deriva il nome del paese “ Monte Carlo”. Fu lui a decidere di spostare l’abitato del villaggio di Vivinaia all’interno della nascente cinta muraria, e di disporre le abitazioni lungo gli assi viari principali che, partendo a tridente, si chiudono davanti la fortezza nella piazza antistante.

Nel 1437 Montecarlo venne conquistata da Francesco Sforza futuro duca di Milano ed allora capitano della Lega capeggiata da Firenze contro Lucca; la fortezza divenne proprietà dello stato fiorentino fino all’unità d’Italia. Fu così che Cosimo I° duca di Firenze, fece costruire la terza parte del castello con l’intenzione di utilizzarlo come avamposto delle forze armate fiorentine. Venne così realizzato un primo baluardo davanti la piazza, luogo di intersezione degli assi viari, ed un secondo baluardo rimasto incompleto che si affaccia a Nord sulla piazza d’Armi. Il castello presenta una struttura muraria molto varia grazie ai vari interventi di cui è stato oggetto: il lato sud-ovest e quello est sono costituiti da pilastri e da grandi archi in mattoni, riempiti al loro interno con ciottoli di provenienza locale, probabilmente ricavati dalla dismissione di Vivinaria; i lati nord e ovest hanno una cortina muraria stratificata in mattoni di laterizio e ciottoli provenienti dal fiume Pescia. Cadenzano il ritmo della cinta muraria nove torri in laterizio, di base rettangolare, oltre alle quattro presenti dentro la

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rocca e dalle tre porte di accesso al castello. Queste in origine erano dotate di ponte levatoio, a sottolineare il carattere di fortezza del luogo.

Montecarlo è una “città di fondazione”, cioè una città pensata e realizzata praticamente dal nulla, che ha trovato quale unico punto di riferimento per l’edificazione la rocca. Da qui le abitazioni si inseriscono nello spazio rimanente fra i tre assi viari che si diramano dalla piazza Garibaldi come un tridente, si affacciano sulle due strade adiacenti, e gli spazi lasciati liberi vengono utilizzati per piccoli orti e giardini. Successivamente anche queste aree verdi vengono edificate saturando così il territorio, ad eccezione di piccoli sottopassi i primi piani delle abitazioni, che servono come collegamento fra gli assi viari principali. Gli edifici abitativi, la maggior parte di epoca medioevale, sono realizzati come le mura del castello con materiale vario, per lo più arenaria e mattoni di laterizio. Le abitazioni delle case signorili hanno raffinati portali in pietra serena, sormontati dagli stemmi delle famiglie .Molto spesso le ricche facciate nascondono i frantoi e le con le macine per l’olio, le presse le cantine per il vino, elementi fondamentali per l’economia del comune, fortemente legata ai frutti pregiati del suo territorio. Sulla strada principale si affacciano due strutture interessanti: la collegiata di S. Andrea ed il teatro dei Rassicurati.

La collegiata così come si presenta risale al XVII secolo quando si decise, date le condizioni ormai vetuste dell’edificio esistente, di operare dei restauri. Non trovando soluzioni ottimali, dato che se si interveniva solo su parte dell’edificio l’accostamento fra antico e nuovo sarebbe stato considerato spiacevole, il comune decise di mantenere l’impianto esterno e di edificare una nuova chiesa sulle rovine della precedente. Il punto di innesto del nuovo edificio in facciata è reso evidente dallo stacco cromatico e materico presente: blocchi squadrati di pietra per la parte antica, rosso laterizio per la nuova costruzione. Il teatro de Rassicurati nasce nel 1702 grazie al conte Muzio che visto il fervore dei montecarlesi per le attività teatrali, decise di donargli parte di un edificio che si trovava proprio sulla via principale. Successivamente, ad opera di famiglie prestigiose montecarlesi furono acquistate due case adiacenti al teatro, per poterlo ingrandire, provvedendo anche agli allestimenti

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dell’interno “con palchi e ringh

l’acquisto di altre due case e la completa ristrutturazione nel 1794 che gli diedero l’aspetto di un tipico teatro settecentesco con due ordini di palchetti a ferro di cavallo su sottili colonne lignee, finemente decorato con fiori e ghirlande; ulteriori modifiche nel tempo gli diedero l’aspetto attuale. La fortezza venne messa in disarmo nel

e dopo essere passata in proprietà al Comune,

Montecarlo assunse quindi le caratteristiche di un piccolo borgo cittadino dove si scoprirono le delizie del soggiorno estivo ed autunnale e da cui si poteva ammirare lo splendo

vastità del panorama circostante.

frazioni, fra le quali San Giuseppe, luogo della progettazione in esame.

Vista Rocca del Cerruglio

Collegiata di S. Andrea

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con palchi e ringhiera attorno al salone - palco”. Ulteriormente ingrandito l’acquisto di altre due case e la completa ristrutturazione nel 1794 che gli diedero l’aspetto

centesco con due ordini di palchetti a ferro di cavallo su sottili colonne lignee, finemente decorato con fiori e ghirlande; ulteriori modifiche nel tempo gli diedero l’aspetto attuale. La fortezza venne messa in disarmo nel 1775 da Pietro Leopoldo, passata in proprietà al Comune, fu successivamente ceduta ai privati. Montecarlo assunse quindi le caratteristiche di un piccolo borgo cittadino dove si scoprirono le delizie del soggiorno estivo ed autunnale e da cui si poteva ammirare lo splendo

vastità del panorama circostante. L’espansione demografica del comune è raccolta nelle sue frazioni, fra le quali San Giuseppe, luogo della progettazione in esame.

Panoramica

Teatro dei Rassicurati

. Ulteriormente ingrandito con l’acquisto di altre due case e la completa ristrutturazione nel 1794 che gli diedero l’aspetto centesco con due ordini di palchetti a ferro di cavallo su sottili colonne lignee, finemente decorato con fiori e ghirlande; ulteriori modifiche nel tempo gli 1775 da Pietro Leopoldo, fu successivamente ceduta ai privati. Montecarlo assunse quindi le caratteristiche di un piccolo borgo cittadino dove si scoprirono le delizie del soggiorno estivo ed autunnale e da cui si poteva ammirare lo splendore e la L’espansione demografica del comune è raccolta nelle sue frazioni, fra le quali San Giuseppe, luogo della progettazione in esame.

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Per molto tempo con il termine "ambiente" si è indicato il risultato di una serie di processi essenzialmente naturali, considerati all'origine di tutto ciò che è intorno a noi. In ciò l’uomo era figura centrale, non come parte integrante della biosfera ma componente esterna, capace di plasmare, gestire un "ambiente" creato appositamente per la sua crescita materiale e spirituale in virtù delle superiori doti intellettive di cui è dotato. Tale visione antropocentrica, è pericolosa nella nostra società, in cui i bisogni legati alla forte crescita demografica ( siamo passati da una popolazione mondiale di circa 1.5 miliardi nel XIX a 6 miliardi nel XX), legata alla sete di nuove tecnologie, maggiori comfort, dal forte impatto possono alterare profondamente l'ambiente. Gli effetti provocati da una gestione inadeguata delle risorse naturali e dei territori, soprattutto nell'ultimo secolo, e le stime relative ai profondi cambiamenti complessivi, hanno fornito l'input per un cambio di direzione relativo al concetto di ambiente.

Nel comune di Montecarlo, il legame col territorio è stato in passato, ma lo è tuttora, molto forte. Le coltivazioni più importanti, olivi e viti, hanno modificato negli anni l’orografia del paesaggio: le forti pendenze sono state rese più dolci dai terrazzamenti, i boschi di cerro hanno lasciato il posto ai filari dei vigneti. Questo cambiamento è avvenuto in modo graduale nei secoli, (già nell’850 si hanno notizie dell’ottimo olio prodotto nella zona) ed ora sono segno caratterizzante e che rendono unico il territorio. Nonostante i sistemi di produzioni siano oggi industrializzati, ciò non toglie che molte aziende locali produttrici di vino DOC ed olio pregiato, utilizzino la tecnologia nel rispetto della natura, usando per esempio sistemi di irrigazione a goccia e la lotta biologica nei confronti dei parassiti delle piante. E’ da sottolineare infatti come l’attuale comunità scientifica nel definire l’ambiente, non proponga un anacronistico ritorno alla natura, ma tenda ad una gestione integrata nel territorio in cui esigenze economiche, benessere, progresso e tutela ambientale costituiscano realtà compatibili. In questo modo l'ambiente diventa campo d’indagine e di azione non solo per le discipline scientifiche ma anche per quelle umanistiche: la complessità insita nel nuovo concetto di ambiente rende indispensabile la compresenza di diverse

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competenze e modalità di lettura per realizzare un sistema in cui natura e cultura possano interagire. La scelta dell’amministrazione comunale di Montecarlo, in merito alla localizzazione delle scuole, è stata quella di collocarle nella frazione di San Giuseppe, distante circa 2 km dal centro storico. Il paese si sviluppa in pendenza, lungo gli assi viari principali che collegano Montecarlo alla Piana lucchese. E’ stato negli ultimi decenni caratterizzato da una nuova espansione demografica che ha portato ad una maggiore seppure equilibrata, urbanizzazione del territorio.

L’area individuata per l’insediamento scolastico si trova sul versante ovest del paese e può godere di quella vista unica sui vigneti sopra detti, e della possibilità di raggiungere i campi sportivi comunali mediante un percorso a verde, che collega idealmente il paese al complesso sportivo. L’acqua, fondamentale per fare funzionare in passato le macine dei frantoi, scorre nei pressi del campo sportivo nelle vesti del Rio San Gallo; il comune ha da poco terminato l’intervento su quest’area, consolidando i terrazzamenti e realizzando il percorso verde su citato che termina nell’area sportiva mediante un ponte di attraversamento del rio. Mediante questo intervento viene recuperata l’area della golena che diviene così parte integrante del territorio da vivere da parte dei cittadini, luogo sociale, punto di incontro per la collettività.

Il Consiglio europeo del paesaggio, tenutasi a Firenze il 20 ottobre 2000 definisce il “paesaggio”: una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni 1. La traduzione non coglie appieno la definizione data dal Consiglio europeo, poiché il paesaggio non è parte del territorio ma tutto può essere paesaggio. Si riconosce ad esso carattere di bene culturale a carattere identitario, frutto della percezione della popolazione;

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è un prodotto sociale e rappresenta un bene dinamico. In base a queste caratteristiche il paesaggio è sempre relazionato all'azione dell'uomo. In particolar modo la sua è frutto di un'interazione tra la soggettività umana ed il modo in cui si percepisce il contesto e che dipende dalle condizioni socio-culturali dell’osservatore. Quindi non coincide con la realtà materiale - il territorio - ma con la visione che l’uomo ne dà.

Per studiare un paesaggio vanno analizzate le discipline che lo interessano, quali la climatologia,la geologia l’idrologia, la storia, l’urbanistica ecc..

Dati climatici Montecarlo2

Dal punto di vista geografico, il clima si definisce come il complesso delle condizioni meteorologiche che interessano una determinata porzione della superficie terrestre sul lungo periodo. Nel definire le condizioni climatiche di una località vengono solitamente considerati l’andamento di alcuni parametri quali temperatura, precipitazioni, umidità dell’aria, vento e radiazione solare, unitamente all’influenza che su di essi hanno alcuni fattori ambientali come l’altimetria la latitudine la distanza dal mare. Il comune di Montecarlo si trova ad una altitudine di 162m s.l.m., alla latitudine di 43°51’ N, 10°40’ E, e ad una distanza dal mare di circa 50 km. Per la caratterizzazione del clima nel’area oggetto di studio, si fa riferimento ai dati forniti dalle stazioni meteorologiche site a Montecarlo e nella frazione di San Giuseppe, per il periodo che va dal 1/1/90 al 1/4/99, alla quota di 130m s.l.m.

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( Fonte ARSIA: Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione nel Settore Agricolo - forestale. Istituita con Legge Regionale n. 37 del 10 /6/’93 e modificata con Legge Regionale n. 2 del 9/1/'09).

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Temperature minime medie rilevate nella stazione meteorologica del comune (C°)

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

3.3 3.2 5.5 7.8 11.9 14.3 17.8 18.3 14.7 11.1 6.3 2.8

Temperature massime medie C°)

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

11.7 12.4 15.6 17.6 22.6 25.5 30.5 31.2 25.4 19.8 13.6 10.9

Temperature medie medie (C°) (Tmmax-Tmmin)/2

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

7.4 7.8 10.4 12.6 17.2 19.9 24.1 24.7 20.0 15.4 9.9 7.0

Escursione termica medie (C°) (Tmmax-Tmmin)

Gen Feb Mar Apr Mag Giug Lug Ago Set Ott Nov Dic

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Il DPR 412/93 e successive aggiunte e modificazioni, suddivide il territorio italiano in 6 zone

carta delle zone climatiche in Italia

Le fasce climatiche del territorio italiano e i limiti massimi relativi al periodo annuale di esercizio dell'impianto termico ed alla durata giornaliera di attivazione

tabella.

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Il DPR 412/93 e successive aggiunte e modificazioni, suddivide il territorio italiano in 6 zone climatiche individuate in funzione del parametro “ Gradi Giorno

giorno di una località sono la somma, estesa a tutti i giorni del periodo annuale convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere

tra la temperatura interna,

convenzionalmente fissata a 20°, e la temperatura media esterna giornaliera. Il numero di giorni del periodo convenzionale è quello in cui la temperatura esterna è minore di un valore convenzionale fissato

individua quindi l’inizio e la fin periodo di riscaldamento

carta delle zone climatiche in Italia

del territorio italiano e i limiti massimi relativi al periodo annuale di esercizio dell'impianto termico ed alla durata giornaliera di attivazione

Il DPR 412/93 e successive aggiunte e modificazioni, suddivide il territorio italiano in 6 zone climatiche individuate in funzione del

Gradi Giorno” (GG). I grado

una località sono la somma, estesa a tutti i giorni del periodo annuale convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere

tra la temperatura interna,

convenzionalmente fissata a 20°, e la temperatura media esterna giornaliera. numero di giorni del periodo convenzionale è quello in cui la temperatura esterna è minore di un valore convenzionale fissato e che individua quindi l’inizio e la fine del periodo di riscaldamento.

del territorio italiano e i limiti massimi relativi al periodo annuale di esercizio dell'impianto termico ed alla durata giornaliera di attivazione sono riportate in

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71 Fascia climatica GG Periodo riscaldamento Ore giornaliere riscaldamento N° Comuni A <600 1/12-15/03 6 2 B 601-900 1/12-31/03 8 157 C 901-1400 15/11-31/03 10 989 D 1401-2100 1/11-15/04 12 1611 E 2101-3000 15/10-15/04 14 4271 F >3000 Nessuna limitazione Tra le 5 e le 23 di ogni giorno 1071

Montecarlo con 1956 GG rientra nella fascia D.

PRECIPITAZIONI

Nelle tabelle si riportano i dati di piovosità media mensile e massima (evento giornaliero massimo consecutivo nel periodo elaborato) rilevati nelle stazioni meteorologiche. Come si può vedere dalle tabelle, le precipitazioni a Montecarlo sono in linea con quelle della Toscana settentrionale, che vede nei mesi di primaverili ed autunnali la maggior piovosità, con punte in Aprile e Ottobre, mentre il mese più piovoso in assoluto è Settembre.

Piovosità medie stagionali (mm)

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

49.8 63.4 38.3 105.2 66.5 66.8 24.3 26.3 145.9 166.4 142.8 83.2

Piovosità massime (mm)

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

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72 VELOCITÀ DEL VENTO

Per un’attenta analisi delle dispersioni termiche degli edifici è importante conoscere il valore della velocità del vento nella località considerata. La velocità dell’aria influenza sensibilmente gli scambi convettivi fra esterno ed interno. Il vento è caratterizzato da tre parametri: direzione, velocità e frequenza. La norma UNI 10349 riporta i dati della velocità e della direzione prevalente del vento per i principali capoluoghi italiani; per le località non comprese è possibile ricavare un valore corretto seguendo il procedimento descritto:

– identificare la località di riferimento più vicina in linea d’aria e sullo stesso versante geografico di quella da determinare;

– identificare la zona di vento in cui ricade la località con la tabella A

– determinare il coefficiente correttivo mediante tabella B in funzione delle zone di vento del capoluogo di riferimento e dell’area in esame;

– calcolare il valore della velocità del vento della località, moltiplicando la velocità del vento del capoluogo di riferimento dato dalla norma, per il valore correttivo trovato.

Tabella A: zona di vento

Zona di vento Fascia costiera <20 km Fascia sub -costiera <40 km Entroterra> 20 km Altitudine (m) A 3 2 300 500 800 1200 B 2 - 1 1 2 3 C 3 - 1 2 2 3 D 3 - 2 2 2 3 E 4 - 3 3 3 4

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Tabella B: coefficiente correttivo

Zona di Riferimento 1 2 3 4 1 1.000 1.780 2.780 4.000 2 0562 1.000 1.560 2.2250 3 0360 0.640 1.000 1.400 4 0250 0.445 0.694 1.000

Carta zone di vento

Dati i rilevamenti forniti dall’ARSIA, riportiamo nelle tabelle che seguono i valori medi di velocità del vento mensile e i valori massimi medi mensili rilevati nelle stazioni agrometeorologiche. Si riportano inoltre la classe di velocità del vento (scala Beaufort) e la direzione di provenienza prevalenti.

Velocità medie mensili del vento (m/s)

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

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Velocità massima medie mensili del vento (m/s)

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

5.3 6.1 7.0 6.9 6.7 6.3 6.3 6.5 5.9 5.3 5.3 5.3

Classe vento medio Direzione prevalente

Cv2=0.3 – 1.5 m/s N-E, E-O Legenda: − Cv1 = 0-0,2 m/s; − Cv2 = 0,3–1,5 m/s; − Cv3 = 1,6-3,3 m/s; − Cv4 = 3,4-5,4 m/s; − Cv5 = 3, 5-5 m/s.

La classificazione va da cv1, venti molto deboli a cv5 venti molto forti e quindi si evince che la

zona oggetto della progettazione è soggetta a venti mediamente deboli.

RADIAZIONE SOLARE

La radiazione solare è la quantità di energia irradiata dal sole verso la Terra. Durante il passaggio dall’atmosfera essa viene assorbita e dispersa dai gas presenti, in particolare dal vapore acqueo presente nelle nuvole, dallo strato di ozono, dal biossido di carbonio e dalle particelle di polvere. L’energia così assorbita viene ritrasmessa al suolo sottoforma di irradiazione diffusa. Questa si somma alla radiazione diretta che dal sole giunge direttamente sul suolo terrestre formando la radiazione solare globale, misurata sul piano orizzontale. Occorre tener presente eventuali ostacoli (ombreggiamenti dovuti a manufatti vicini, configurazioni particolari del suolo, alberature ecc.) che intercettano i raggi diretti

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sole-superfici e che ne alterano il contributo. La norma UNI 10349 fornisce la radiazione solare giornaliera diffusa e diretta per i capoluoghi italiani. Per località non comprese nell’elenco viene definita una procedura:

− si considerano i valori di radiazione diffusa e diretta delle due località più prossime in linea d’aria a quella oggetto dell’indagine e sullo stesso versante;

− si calcola la radiazione come media ponderata dei corrispettivi valori delle due località, pesate rispetto alla latitudini3.

Nelle tabelle seguenti si riportano i dati di radiazione globale media mensile e media giornaliera massima rilevati nelle stazioni agrometeorologiche.

Radiazione medie mensili (Wat/mq/h)

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

65 90 140 170 227 242 266 230 162 110 68 51

Radiazione medie giornaliera massima (Wat/mq/h)

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett Ott Nov Dic

219 192 269 300 346 347 331 340 249 199 141 129

3

Si usa la formula: ܪ = ܪ௥ଵ+ ቀுೝమ ିுೝభ

௅ೝమ ି௅ೝభ ቁ × ሺܮ − ܮ௥ଶ ሻ

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76 SOLEGGIAMENTO

Per orientare correttamente il nostro edificio sul lotto, è necessario verificare il percorso descritto dal sole nella volta celeste durante tutto l’anno. Questo dato è necessario per calcolare il guadagno termico solare e disporre l’edificio, definire la distribuzione interna degli ambienti, le finestre, le schermature fisse e mobili e loro direzione, la vegetazione sia a foglia caduca che perenne ecc. Per descrivere la posizione del sole rispetto ad un sistema di riferimento convenzionale, è sufficiente definire due angoli:

− αααα (altezza del sole), angolo tra la retta sole-osservatore e il piano orizzontale.

− γγγγ (angolo azimutale), angolo tra due piani passanti per la verticale del luogo, uno contenente il sole, l’altro passante per il Sud.

− Una volta costruito il diagramma solare, è possibile valutare le scelte progettuali più idonee grazie alla maschera di ombreggiamento.

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77 UMIDITÀ RELATIVA

L’umidità relativa è un parametro molto importante da considerare in fase progettuale, non solo perché influenza notevolmente le condizioni di benessere psico-fisico di chi vive lo spazio costruito, ma anche per la capacità di deteriorare le strutture nel caso condensi dentro i pacchetti di chiusura, portando a gravi problemi sia di controllo della temperatura, che ad ambienti malsani da vivere,fino al deperimento statico delle stesse.

L’umidità relativa è data dal rapporto tra la pressione parziale di vapore e la corrispondente pressione di saturazione4.

Nella tabella seguente si riportano i dati di umidità relativa media mensile dell’aria rilevati nelle stazioni agrometeorologiche. Come si può vedere i valori di umidità rimangono sufficientemente alti per tutto l’arco dell’anno, con punte massime nei mesi autunnali, ai quali tra l’altro corrisponde la massima piovosità.

Umidità relativa - valori medi (%)

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

75 72 70 74 73 72 68 69 75 82 82 76

4

La pressione parziale di vapore è la pressione alla quale si trova la miscela di aria e vapor acqueo alla temperatura considerata,la pressione a saturazione è la pressione ad una certa temperatura, della miscela, oltre la quale sia abbassando la temperatura o immettendo altro vapor d’acqua si ha la condensazione.

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78 SISTEMA AMBIENTE

ACQUA

La morfologia del territorio sul quale si erige il centro storico di Montecarlo, costituisce lo spartiacque naturale dell’area: le acque che defluiscono verso oriente raggiungono la Val di Nievole ed alimentano il Fiume Pescia di Collodi, mentre quelle che defluiscono verso occidente, raggiungono il padule del Bientina. Molti sono i corsi d’acqua superficiali a carattere pressoché torrentizio, ed i canali a carattere stagionali che percorrono uniformemente i rilievi collinari, ma i più importanti sono a Nord il fiume Pescia, a Sud-Est il Rio San Gallo ed il Rio Tazzera. L’approvvigionamento idropotabile e ad uso produttivo è attualmente garantito da una serie di pozzi localizzati principalmente nella zona di pianura ubicata nei pressi di San Salvatore. Data l’economia del Comune incentrata sulle attività agricolo - vivaistica, è necessaria un attento monitoraggio delle acque sia per quanto riguarda l’approvvigionamento, che l’eventuale contaminazione da pesticidi e fertilizzanti, in uso soprattutto nel campo vivaistico.

A riguardo, dati riportati nel “1° Rapporto sull’ambiente della Provincia di Lucca”, elaborati sulla base dei dati del censimento dell’agricoltura del 1990, esprimono la pressione di questi composti sull’ambiente attraverso, rispettivamente, la valutazione dei quantitativi di azoto e fosforo rilasciato ai corpi idrici ed il calcolo dell’indice di rischio EEP (rischio di esposizione ai pesticidi, valutato per i tre sistemi ambientali: aria, suolo, acqua). I dati prodotti rilevano come le quantità di azoto e fosforo introdotti nelle acque siano in linea con la media provinciale, mentre è del tutto trascurabile l’indice di rischio per i pesticidi.

VEGETAZIONE

Il territorio del comune presenta una vasta superficie a verde sia utilizzato a fini agricolo -vivaistici, che aree a bosco. Nel regolamento urbanistico vigente, l’amministrazione ha definito le aree soggette a rimboschimento:

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− Tutte le superfici agricole in stato di abbandono colturale di dimensioni uguali o superiori a 2.000 mq, limitrofe e non ad aree boscate, qualora i proprietari non si impegnino ad un recupero ai fini agricoli entro un periodo di tre anni dall’approvazione del RU le stesse dovranno essere trasformate in boschi di latifogli e non potranno essere recuperate all’agricoltura.

− Tutte le superfici agricole limitrofe ad aree boscate anche se inferiori a 2.000 mq per le quali i proprietari non si impegnano ad un recupero entro un periodo di tre anni dalla approvazione del RU le stesse dovranno essere trasformate in boschi di latifogli e non potranno essere recuperati all’agricoltura

− Tutte le superficie vincolate a bosco, soggette a tagli di diradamento ed abbattimento del bosco.5

La tutela del paesaggio passa sicuramente dall’attenzione degli organi competenti nei confronti delle aree a verde, sia pubblico che privato, sia trattato a giardino che coltivato. La sicurezza del territorio poi, si realizza anche mantenendo in buono stato il bosco, prevedendone la pulizia da sterpaglie facilmente infiammabili, la messa a dimora di nuovi esemplari che possano con le loro radici bloccare eventuali moti del terreno ed evitare il dilavamento del suolo, e tagliando gli esemplari morti o a rischio incendio. Molti eventi franosi che si sono verificati negli ultimi anni in Italia, trovano nel disboscamento eccessivo e nella cementificazione le cause che, se non hanno determinato l’evento dannoso, hanno senz’altro contribuito alla sua forza distruttrice. In ultima analisi si devono aggiungere i benefici prodotti da terreni a verde: la vegetazione assorbe le radiazioni solari migliorando il microclima, abbassa l’umidità dell’aria rendendola meno afosa, cattura le polveri dell’atmosfera purificando l’aria, riduce i rumori migliorando il comfort acustico, produce

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ossigeno utilizzando l’anidride carbonica. In più, la scelta degli alberi e la loro posizione permettono di controllare l’irraggiamento degli edifici sia d’estate che d’inverno, con conseguente risparmio delle risorse energetiche per la climatizzazione. E’ chiaro quindi come in fase progettuale si debba tener conto della sistemazione del verde come parte integrante dell’edificio da realizzare, e non semplice decoro.

Ultimo elemento del sistema, è il “territorio”. Un territorio è un’ area definita o delimitata che include porzioni di acque e/o terreni, considerata possedimento di un animale, di una persona, di un’organizzazione o di una istituzione. Il concetto di territorio ha subito, specialmente negli ultimi decenni, una trasformazione radicale: da semplice risorsa materiale da sfruttare, da spazio controllabile nel quale le caratteristiche sono viste come resistenze alla trasformazione, si è giunti ad una interpretazione in cui è riconosciuto il carattere relazionale e incerto proprio di un sistema complesso. La conoscenza del territorio passa attraverso il riconoscimento delle interazioni tra dinamiche a differente scala

(globale/locale) e tra le dinamiche tra l’osservatore e l’oggetto osservato

(abitante/territorio); il territorio non è spazio neutro su cui si svolgono gli eventi, ma è il frutto delle interazioni che si svolgono continuamente tra di essi. Il territorio è un «soggetto vivente ad alta complessità», intendendo per soggetto vivente il prodotto dell’ interazione di lunga durata tra insediamento umano ed ambiente, ciclicamente trasformato dal succedersi delle civilizzazioni; non è un oggetto fisico, («il territorio non esiste in natura»), piuttosto rappresenta l’esito di un «processo di territorializzazione», ovvero un processo di strutturazione dello spazio fisico da parte della società insediata; il suolo, la terra, l’ambiente fisico, il paesaggio, l’ecosistema, l’architettura, le infrastrutture non sono ancora il territorio, essi ne rappresentano i supporti fisici e simbolici. La specificità del territorio consiste nell’essere il risultato della capacità di strutturazione simbolica dello spazio, consentendo il riconoscimento di una correlazione fra luogo fisico e spazio culturale, simbolico, economico della società insediata; il territorio è inscindibile sia dai suoi supporti materiali che dalle

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diverse forme di appropriazione che si sono succedute. Esso assume diversi significati in base al contesto in cui lo troviamo: geografia, pedagogia, diritto, psicologia,sociologia, economia, urbanistica. In geografia il territorio è un artefatto sociale derivato dai processi umani di territorializzazione che indica il rapporto tra l’uomo e l’ambiente. In pedagogia è lo spazio occupato dalle persone e che favorisce l’apprendimento, il senso di appartenenza, la costruzione e l’evoluzione positiva del sé per la formazione integrale della personalità. Per il diritto il territorio è formato da terraferma, mare territoriale, spazio territoriale, sottosuolo e territorio mobile (navi e aerei militari) nonché le ambasciate all’estero. Il territorio è lo spazio su cui sono efficaci le norme giuridiche. In psicologia gli studiosi del territorio studiano il comportamento dei territori, per comprendere i meccanismi di difesa del territorio stesso da parte degli organismi che vi si trovano all’interno e il luogo psicologico di libero movimento in senso fisico e mentale. In sociologia è il luogo o porzione di territorio in cui interagiscono le strutture sociali, le regole sociali ed i processi che uniscono (e separano) le persone non solo come individui ma come componenti di associazioni, gruppi ed istituzioni. Riguarda la vita sociale di uomini, gruppi e società. In economia riguarda il territorio e lo studio della gestione delle risorse da tutelare per lo sviluppo, la qualità e il benessere e l’utilizzo delle risorse naturali (acqua, aria, suolo, ecosistemi della flora e della fauna) e risorse essenziali (città, paese, paesaggio, materiali della civiltà e infrastrutture). In urbanistica - disciplina che studia la creazione di zone per l’ insediamento demografico per favorire e realizzare le condizioni ottimali alla vita e alle attività produttive degli abitanti - è lo spazio geografico riguardante zone urbanizzate dove è possibile effettuare la progettazione, la regolamentazione e lo sviluppo dell’ ambiente costruito che è l’ insieme delle realizzazioni umane: architettura, ambienti abitati, lavorazioni agricole, autostrade e ferrovie. Quest’ultime trasformano l’ambiente naturale, adattandolo alle esigenze dell’uomo. L’ urbanistica comunica attraverso i piani. Attraverso l’urbanistica ci si propone anche di agire su un territorio con l’obiettivo di migliorare le conseguenze insediative, attraverso la riqualificazione del territorio stesso.

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La frazione di San Giuseppe si trova sul crinale a Sud del centro storico di Montecarlo. Il paese, a carattere prevalentemente residenziale con tipologia di edificio a schiera e a case isolate soprattutto nelle vicinanze dell’area oggetto di studio, si sviluppa lungo la viabilità principale, e consta di due parti ben distinte: la prima, più grande, è raccolta attorno alle strade principali di San Giuseppe e via della Resistenza e si conclude all’altezza del complesso scolastico dove si incontrano i due assi viari. La seconda porzione si sviluppa più a Nord, dove via di San Giuseppe incrocia Via di Montecarlo, che collega Porcari col centro storico. La viabilità principale risulta diffusamente alberata e corredata di marciapiede, dove possibile su entrambi i lati della carreggiata. I passi pedonali in prossimità della scuola, sono ben segnalati sul percorso stradale. Tutto il comune non è sufficientemente servito dai mezzi pubblici di trasporto: l’unica stazione ferroviaria si trova nella frazione di San Salvatore, direzione Nord-Est del comune e non è raggiungibile se non con mezzi privati; il servizio alternativo alla strada ferrata è quello dei pullman, che si limita al periodo scolastico, con poche fermate sul territorio finalizzate alle zone di Turchetto, San Salvatore Montecarlo. Per le scuole dell’obbligo è dedicato un servizio di bus attivo su tutto il territorio comunale. Si rileva la completa assenza di piste ciclabili, data anche la natura prettamente collinare del paesaggio, mentre è interesse degli organi competenti la realizzazione di percorsi pedonali, e passeggiate lungo il paesaggio.

Il lotto di progettazione è ubicato nell’area centrale della frazione di San Giuseppe, nel terreno limitrofo all’area del plesso scolastico esistente, proprio per l’esigenze del comune di concentrare le scuole in un’unica area adibita, creando un polo scolastico unitario. Si affaccia ad ovest sulle colline coltivate a vigneto, e confina con la fascia a verde boscata, che segna il percorso del Rio San Gallo. Quest’area è soggetta a tutela dalla legge n°431/85, ed è interessata da interventi di riqualificazione da parte dell’amministrazione comunale. Nell’intento del comune c’è la realizzazione di una vera e propria passeggiata “verde” che partendo dall’area delle scuole, colleghi il paese al campo sportivo situato ad ovest dell’area

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boscata. Il campo sportivo si trova ad una differenza altimetrica di circa 30 m rispetto al paese ed ora è raggiungibili percorrendo via di Montecarlo, risultando decentrato e lontano dalla vita del paese. L’intento è, con la creazione del percorso, di avvicinare il campo sportivo e la futura area a verde pubblico prevista nel RU. alla vita cittadina, facilitare l’uso delle attrezzature sportive messe a disposizione della collettività, mantenere vivo il legame della popolazione col suo territorio, la sua cultura e tradizione campestre. In questa visione, l’area oggetto di studio acquista centralità nel panorama degli interventi, diventa passaggio obbligato nella percezione dello spazio, nell’utilizzo del territorio.

2.2 I contenuti del Dpp.

Nel 1994, a seguito di vicende giudiziaria che scossero la vita politica e sociale del nostro Paese, per dare chiarezza e legalità in materia di appalti pubblici, fu promulgata la legge LL.PP. n°109 – Legge Merloni6 -. Essa aveva il compito di porre fine ai meccanismi di corruzione, che sembravano ormai guidare gli appalti pubblici, e che il processo denominato “Mani pulite” aveva messo in luce. La legge, e sue modifiche ed integrazioni, individuano 4 fasi del processo edilizio:

− Programmazione; − Progettazione; − Realizzazione; − Gestione.

Obiettivo fondamentale della programmazione è la redazione del Dpp. Questo viene redatto da, e sotto la guida del responsabile unico del procedimento (R.U.P. o Project Manager ).

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Il project manager, nominato dal committente l’opera, ha il compito di trovare gli aiuti (tecnici competenti nelle varie discipline) per redigere il documento, proporre le imprese alle quali commissionare i lavori, controllare l’opera dei progettisti in tutte le loro fasi sia mediante verifiche interne (check list), sia mediante validazioni da parte di studi esterni appositamente ingaggiati.

“La progettazione si articola, nel rispetto dei vincoli esistenti accertati, e dei limiti di spesa prestabiliti, secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici, in preliminare, definitiva ed esecutiva, in modo di assicurare la qualità dell'opera e la rispondenza alle finalità relative, la conformità alle norme ambientali e urbanistiche, il soddisfacimento dei requisiti essenziali, definiti dal quadro normativo nazionale e comunitario.

Il progetto preliminare definisce le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori, il quadro delle esigenze da soddisfare e delle specifiche prestazioni da fornire, e consiste in una relazione illustrativa delle ragioni della scelta della soluzione prospettata, in base alla valutazione delle eventuali soluzioni possibili, anche con riferimento ai profili ambientali, e all'utilizzo dei materiali provenienti dalle attività di riuso e riciclaggio, della sua fattibilità amministrativa e tecnica, accertata attraverso le indispensabili indagini di prima approssimazione, dei costi, da determinare in relazione ai benefici previsti, nonché in schemi grafici per l'individuazione delle caratteristiche dimensionali, volumetriche, tipologiche, funzionali e tecnologiche dei lavori da realizzare; il progetto preliminare dovrà inoltre consentire l'avvio della procedura espropriativa.

Il progetto definitivo individua compiutamente i lavori da realizzare, nel rispetto delle

esigenze, dei criteri, dei vincoli, degli indirizzi e delle indicazioni stabiliti nel progetto preliminare e contiene tutti gli elementi necessari ai fini del rilascio delle prescritte autorizzazioni ed approvazioni. Esso consiste in una relazione descrittiva dei criteri utilizzati per le scelte progettuali, nonché delle caratteristiche dei materiali prescelti e

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dell'inserimento delle opere sul territorio; nello studio di impatto ambientale ove previsto; in disegni generali nelle opportune scale descrittivi delle principali caratteristiche delle opere, delle superfici e dei volumi da realizzare, compresi quelli per l'individuazione del tipo di fondazione; negli studi ed indagini preliminari occorrenti con riguardo alla natura ed alle caratteristiche dell'opera; nei calcoli preliminari delle strutture e degli impianti; in un disciplinare descrittivo degli elementi prestazionali, tecnici ed economici previsti in progetto nonché in un computo metrico estimativo. Gli studi e le indagini occorrenti, quali quelli di tipo geognostico, idrologico, sismico, agronomico, biologico, chimico, i rilievi ed i sondaggi, sono condotti fino ad un livello tale da consentire i calcoli preliminari delle strutture e degli impianti e lo sviluppo del computo metrico estimativo.

Il progetto esecutivo, redatto in conformità al progetto definitivo, determina in ogni dettaglio i lavori da realizzare ed il relativo costo previsto e deve essere sviluppato ad un livello di definizione tale da consentire che ogni elemento sia identificabile in forma, tipologia, qualità, dimensione e prezzo. In particolare il progetto è costituito dall'insieme delle relazioni, dei calcoli esecutivi delle strutture e degli impianti e degli elaborati grafici nelle scale adeguate, compresi gli eventuali particolari costruttivi, dal capitolato speciale di appalto, prestazionale o descrittivo, dal computo metrico - estimativo e dall'elenco dei prezzi unitari. Esso è redatto sulla base degli studi e delle indagini compiuti nelle fasi precedenti e degli eventuali ulteriori studi ed indagini, di dettaglio o di verifica delle ipotesi progettuali, che risultino necessari e sulla base di rilievi planoaltimetrici, di misurazioni e picchettazioni, di rilievi della rete dei servizi del sottosuolo. Il progetto esecutivo deve essere altresì corredato da apposito piano di manutenzione dell'opera e delle sue parti da redigersi nei

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termini, con le modalità, i contenuti, i tempi e la gradualità stabiliti dal regolamento di cui all'articolo 3.”7

. La realizzazione è la fase in cui l’opera diviene reale. Durante le fasi di lavoro sono previsti controlli, prove e collaudi sui materiali, elementi, parti strutturali ed impianti, nonché la verifica delle prestazioni attese. I controlli di qualità dei manufatti si conduce attraverso la tecnica operativa dell’ l’Analisi del Valore, (AV), secondo la definizione di Lawrence Miles8, che nel 1943 la definisce come: “Metodo dotato di una tecnica operativa che consente di verificare l’utilità dell’entità presa in esame, in rapporto alle esigenze del committente/utilizzatore finale, al costo globale minore possibile, ed in ogni caso compatibile con le risorse disponibili e nel rispetto di uno sviluppo sostenibile”. Il metodo operativo prevede l’organizzazione del lavoro di un equipe interdisciplinare AV, suddiviso in 5 fasi: informativa, creativa, analitico – selettiva, sviluppo della proposta selezionata e presentazione. Nella fase selettiva siamo in grado di produrre l’indice di valore IV , come

rapporto fra l’utilità stimata in termini monetari dell’entità analizzata, e il costo di produzione o globale della stessa. Confrontando gli IV dell’entità oggetto di analisi con quelli

delle entità proposte, siamo in grado di capire quale meglio risponde, a parità di condizioni, al soddisfacimento degli obiettivi al costo minore.

I controlli dovranno corrispondere non solo alle norme e regole costruttive, ma anche a precise norme prestazionali in quanto la rapida evoluzione in atto in ogni settore, non consente di riferire le procedure a specifiche, lasciando un margine congruo alle scelte

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Estratto da Legge 109/94 LL.PP. art.16 - Attività di Progettazione- comma 3,4,5.

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Ingegnere statunitense della General Elecitrc Company, a seguito dell’esaurimento di alcuni materiali, dovette reperirne altri che svolgessero la stessa funzione. Il metodo da lui sviluppato , l’ AV, si rilevò in grado di ricercare soluzioni alternative altrettanto efficaci, ma ancor di più, ragionando in termini funzionali, consentì di giungere a soluzioni spesso migliorativ,. ad un costo più contenuto rispetto alle soluzioni in esame.

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condotte dai responsabili dei vari procedimenti, per corrispondere ad obiettivi chiari. Affinché tutto ciò possa avvenire dentro i tempi ed i costi ipotizzati, importante è il ruolo di controllo del tecnico della qualità.

La gestione è l’ultima fase del processo edilizio. Ha inizio con l’entrata in esercizio dell’opera collaudata e prosegue per tutto il ciclo di vita dell’organismo edilizio. Rientra in questa fase l’utilizzo del Piano di Manutenzione redatto nella fase di progettazione. Il piano ha carattere preventivo e programmatico: definisce modalità e tempi di intervento al fine di garantire, durante il ciclo di vita dell’opera, i livelli prestazionali richiesti.

Dalla fase di programmazione del processo edilizio scaturisce il Dpp che rappresenta la “domanda” del committente al quale i progettisti “rispondono” mediante il progetto. Contenuti fondamentali del Dpp sono:

− Obiettivi, generali e particolari, che con l’opera si vogliono soddisfare.

− Vincoli presenti - leggi, norme e raccomandazioni tecniche -, e prestazioni attese. − Classi di esigenza da soddisfare.

− Elenco delle attività: primarie principali necessarie e richieste, primarie complementari non necessarie ma richieste. Vanno anche individuate le attività secondarie che sono quelle non richieste e che quindi costituiscono una spesa evitabile. E’ l’analisi del valore che ci aiuta a capire se un’attività è indispensabile o superflua.

− Costi di produzione e gestione per l’intero ciclo di vita dell’opera, che ne costituiscono il tetto economico.

Il Dpp diviene sia linea guida del processo edilizio fino alla scala del dettaglio, sia elemento di controllo del progetto e della sua corrispondenza con gli obiettivi preposti.

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88 FINALITÀ E OBIETTIVI

Con la progettazione preliminare di una Scuola dell’Infanzia nel comune di Montecarlo località S. Giuseppe, capace di accogliere massimo 150 bambini, gli obiettivi che si intendono raggiungere sono:

− Progettare un organismo edilizio corrispondente alle norme vigenti, capace di rispondere all’eventuale crescita demografica, che come molti comuni italiani, può interessare anche quello di Montecarlo, principalmente a causa dei flussi migratori. − Possa essere per i bambini un punto di partenza per la loro vita sociale ed il loro

percorso educativo, che da qui prende avvio, in preparazione alla scuola di primo ordine.

− La scuola dell’infanzia si trova oggi in prossimità del paese di Montecarlo, ma lontana dal plesso scolastico. Il nuovo organismo dovrà creare con la scuola esistente un polo didattico che, accogliendo i bambini dalla scuola dell’infanzia al primo ordine, li accompagnerà nel processo di crescita sia fisica che morale e pedagogica.

− Possa essere un punto di appoggio per la famiglia, per scambi di esperienza fra genitori e personale qualificato, ed offrire sostegno nel difficile ruolo dell’educazione, anche tramite eventi organizzati.

− Offra ottime condizioni di vivibilità e lavoro sia per gli educatori sia per i bambini che vi soggiornano.

− Costituisca ambiente idoneo allo svolgimento delle attività educative, non vincolato al metodo pedagogico utilizzato, e crei opportunità di gioco e creatività sempre nuovi. In una visione più ampia, sia flessibile per meglio rispondere a nuove esigenze, o cambio di destinazione d’uso. L’adattabilità però non deve essere vista come la progettazione di uno spazio anonimo, indistinto, privo di identità, e significati capace

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di essere mutato in ogni cosa. La flessibilità deve essere garantita creando un ambiente ricco di riferimenti semantici, spazio architettonico nella doppia definizione di forma e funzione. Organismo edilizio nel quale riconoscere un’impronta, un’identità capace di sopravvivere al passare del tempo e degli usi.

− Realizzare un organismo edilizio sostenibile per l’ambiente, in accordo con le linee guida che dall’ Agenda 21 al Protocollo di Kyoto dovrebbero guidar l’operato dei Paesi economicamente più sviluppati ed in via di sviluppo. Nel progetto inoltre occorre porsi come obbiettivo primario la qualità ambientale. Il concetto di qualità ambientale include il comfort per l’uomo, l’uso sostenibile delle risorse, l’attenzione a non stravolgere il luogo sia durante le fasi di realizzazione - ripristinando le condizioni idrogeologiche in termini di regimazione delle acque, sistemazione del verde, differenziazione dei rifiuti di cantiere e loro conferimento in appositi siti ecc - ed uso del costruito, che nel successivo smantellamento o cambio destinazione d’uso. L’intervento sul sito dovrebbe essere vissuto come un momento positivo per l’ambiente e non come l’ennesimo scempio che si protrae sul territorio, tenendo anche conto che l’area oggetto di studio ha particolare valore storico ed ambientale.

VINCOLI PRESENTI, PRESTAZIONI ATTESE, VITA UTILE IPOTIZZATA

Le leggi, le norme e i regolamenti alle quali il progetto deve rispondere sono: 1. Edilizia scolastica

− D.M. 18 Dicembre 1975 “Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica, compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica da osservarsi nell’esecuzione di opere di edilizia scolastica”.

− Legge n°23 dell’ 11 Gennaio 1996 recante “ Norme per l’edilizia scolastica”. − D.M. 26 Agosto 1992 “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”.

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− D.P.R. 275 dell’ 8 Marzo 1999 “Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’art.21 della legge n°59 del 15 Marzo 1997”. − D. L. n°59 del 19 Febbraio 2004 “Definizione delle norme generali relative alla scuola

dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione, a norma dell'art.1 della legge 28 marzo 2003, n°53”.

− D.L. n°137 del 1º settembre 2008 “Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università”.

− Legge n°109 dell’11 Febbraio 1994, e successive modifiche ed integrazioni in materia di lavori pubblici (Legge Merloni).

− Regolamento di attuazione della legge suddetta approvato con il D.P.R. n°554 del 21 Dicembre 1999, e successive modificazioni.

2 . Abbattimento barriere architettoniche

− D.P.R. n°384 del 27 Aprile 1978, "Norme sull'abbattimento delle barriere architettoniche".

− D.M. n°236 14 Giugno 1989, “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica e sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche” di attuazione della legge n°13 del 9 Gennaio 1989 “Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”.

− D.P.R. n°503 24 Luglio 1996, “Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici spazi e servizi pubblici” e successive modifiche e d’integrazioni.

− D.G.R. del 29 luglio 2009, n. 41/R “ Regolamento di attuazione dell’articolo 37, comma 2, lettera g) e comma 3 della legge regionale n°1 del 3 Gennaio 2005, (Norme per il governo del territorio) in materia di barriere architettoniche.

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3. Sicurezza:

− D.M. 10 Marzo 1998 "Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell'emergenza nei luoghi di lavoro".

− D.M. 14/01/2008 e successiva Circolare esplicativa del 02/02/2009 “Approvazione delle nuove norme tecniche”.

− D.M. 16 Gennaio 1996 “Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi”.

− D.L. n°493 del 14 Agosto 1996, "Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica e/o la salute sul luogo di lavoro".

− D.M. del 26 agosto 1992 “ Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica”

Vanno altresì rispettate le leggi e regolamenti comunali presenti:

− Piano Regolatore del Comune di Montecarlo e Norme Tecniche di Attuazione; − Regolamento Edilizio del Comune di Montecarlo;

− ect…

La legge n°53 del 28 marzo 2003 all’art. 1 cita: “La scuola dell’infanzia, di durata triennale, concorre all’educazione e allo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale, religioso e sociale delle bambine e dei bambini promuovendone le potenzialità di relazione, autonomia, creatività, apprendimento, e ad assicurare un’effettiva eguaglianza delle opportunità educative; nel rispetto della primaria responsabilità educativa dei genitori, essa contribuisce alla formazione integrale delle bambine e dei bambini e, nella sua autonomia e unitarietà didattica e pedagogica, realizza la continuità educativa con il complesso dei servizi all’infanzia e con la scuola primaria.” In accordo a questo vengono emanate le “Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle Scuole dell'Infanzia” che

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esplicitano i livelli essenziali di prestazione a cui tutte le Scuole dell’Infanzia del Sistema Nazionale di Istruzione sono tenute, per garantire il diritto personale, sociale e civile all’istruzione e alla formazione di qualità.

Obiettivi generali del processo formativo9

“La Scuola dell’Infanzia rafforza l’identità personale, l’autonomia e le competenze dei bambini. Essa raggiunge questi obiettivi generali del processo formativo (art. 8 del 275/99), collocandoli all’interno di un progetto di scuola articolato ed unitario, che riconosce, sul piano educativo, la priorità della famiglia e l’importanza del territorio di appartenenza con le sue risorse sociali, istituzionali e culturali. In relazione alla maturazione dell’identità personale, e in una prospettiva che ne integri tutti gli aspetti (biologici, sociali e morali), essa si premura che i bambini acquisiscano atteggiamenti di sicurezza, di stima di sé, di fiducia nelle proprie capacità, di motivazione al passaggio dalla curiosità alla ricerca; vivano in modo equilibrato e positivo i propri stati affettivi, esprimendo e controllando emozioni e sentimenti e rendendosi sensibili a quelle degli altri; riconoscano ed apprezzino l’identità personale ed altrui nelle connessioni con le differenze di sesso, di cultura e di valori esistenti nelle rispettive famiglie, comunità e tradizioni di appartenenza.

In relazione alla conquista dell’autonomia, la Scuola dell’Infanzia fa sì che i bambini, mentre riconoscono le dipendenze esistenti ed operanti nella concretezza del loro ambiente naturale e sociale di vita, siano capaci, in tale contesto, di orientarsi in maniera personale e di compiere scelte anche innovative. Inoltre, si impegna affinché, come singoli e in gruppo, si rendano disponibili all’interazione costruttiva con il diverso e l’inedito e si aprano alla scoperta, all’interiorizzazione e al rispetto pratico dei valori della libertà, della cura di sé, degli altri e dell’ambiente, della solidarietà, della giustizia, dell’impegno ad agire per il bene

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comune. In relazione allo sviluppo delle competenze, infine la Scuola dell’Infanzia, consolidando le capacità sensoriali, percettive, motorie, sociali, linguistiche ed intellettive del bambino, impegnano quest’ultimo nelle prime forme di lettura delle esperienze personali, di esplorazione e scoperta intenzionale ed organizzata della realtà di vita (in senso sociale, geografico e naturalistico, artistico e urbano), nonché della storia e delle tradizioni locali. In particolare, mette il bambino nella condizione di produrre messaggi, testi e situazioni attraverso una molteplicità ordinata ed efficace di strumenti linguistici e di modalità rappresentative; di comprendere, interpretare, rielaborare e comunicare conoscenze ed abilità relative a specifici campi di esperienza; di dimostrare ed apprezzare coerenza cognitiva e di comportamenti pratici, insieme a intuizione, immaginazione, creatività, gusto estetico e capacità di conferimento di senso.

Obiettivi specifici di apprendimento Il sé e l’altro:

1. Rafforzare l’autonomia, la stima di sé, l’identità, rispettare e aiutare gli altri, cercando di capire loro pensieri, azioni e sentimenti; rispettare e valorizzare il mondo animato e inanimato che ci circonda. Accorgersi se, e in che senso, pensieri, azioni e sentimenti dei maschi e delle femmine mostrano differenze, e perché. Lavorare in gruppo, discutendo per darsi regole di azione, progettando insieme e imparando sia a valorizzare le collaborazioni, sia ad affrontare eventuali defezioni. Conoscere la propria realtà territoriale (luoghi, storie, tradizioni) e quella di altri bambini (vicini e lontani) per confrontare le diverse situazioni. Registrare i momenti e le situazioni che suscitano paura, stupore, sgomento, diffidenza, ammirazione, disapprovazione, compiacimento estetico, gratitudine, generosità, simpatia, amore, interrogarsi e discutere insieme sul senso che hanno per ciascuno questi sentimenti e come sono, di solito, manifestati. Soffermarsi sul senso della nascita e della morte, delle origini della vita e del cosmo, della malattia e del dolore, del ruolo dell’uomo nell’universo, dell’esistenza di Dio, a partire dalle diverse risposte elaborate e testimoniate in famiglia e nelle comunità di appartenenza.

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94 Corpo, movimento, salute:

Rappresentare lo schema corporeo in modo completo e strutturato; maturare competenze di motricità fine e globale. Muoversi con destrezza nell’ambiente e nel gioco, controllando e coordinando i movimenti degli arti e, quando possibile, la lateralità. Muoversi spontaneamente e in modo guidato, da soli e in gruppo, esprimendosi in base a suoni, rumori, musica, indicazioni ecc. Curare in autonomia la propria persona, gli oggetti personali, l’ambiente e i materiali comuni nella prospettiva della salute e dell’ordine. Controllare l’affettività e le emozioni in maniera adeguata all’età, rielaborandola attraverso il corpo e il movimento.

Fruizione e produzione di messaggi:

Parlare, descrivere, raccontare, dialogare, con i grandi e con i coetanei, lasciando trasparire fiducia nelle proprie capacità di espressione e comunicazione e scambiandosi domande, informazioni, impressioni, giudizi e sentimenti. Ascoltare, comprendere e riesprimere narrazioni lette o improvvisate di fiabe, favole, storie ,racconti e resoconti. Riconoscere testi della letteratura per l’infanzia letti da adulti o visti attraverso mass media (dal computer alla tv), e motivare gusti e preferenze. Individuare, su di sé e per gli altri, le caratteristiche che differenziano gli atti dell’ascoltare e del parlare, del leggere e dello scrivere, distinguendo tra segno della parola, dell’immagine, del disegno e della scrittura, tra significante e significato. Utilizzare il corpo e la voce per imitare, riprodurre, inventare suoni, rumori, melodie anche col canto, da soli e in gruppo; utilizzare e fabbricare strumenti per produrre suoni e rumori, anche in modo coordinato col gruppo. Incontrare diverse espressioni di arte visiva e plastica presenti nel territorio per scoprire quali corrispondono ai propri gusti e consentono una più creativa e soddisfacente espressione del proprio mondo. Sperimentare diverse forme di espressione artistica del mondo interno ed esterno attraverso l’uso di un’ampia varietà di strumenti e materiali, anche multimediali (audiovisivi, tv, cd-rom, computer), per produzioni singole e collettive.

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95 Esplorare, conoscere e progettare:

Coltivare, con continuità e concretezza, propri interessi e proprie inclinazioni. Osservare chi fa qualcosa con perizia per imparare; aiutare a fare e realizzare lavori e compiti a più mani e con competenze diverse. Toccare, guardare, ascoltare, fiutare, assaggiare qualcosa e dire che cosa si è toccato, visto,udito, odorato, gustato, ricercando la proprietà dei termini. Contare oggetti, immagini, persone; aggiungere, togliere e valutare la quantità; ordinare e raggruppare per colore, forma, grandezza ecc. Collocare persone, fatti ed eventi nel tempo; ricostruire ed elaborare successioni e contemporaneità; registrare regolarità e cicli temporali. Localizzare e collocare se stesso, oggetti e persone nello spazio, eseguire percorsi o organizzare ambienti sulla base di indicazioni verbali e/o non verbali, guidare in maniera verbale e/o non verbale il percorso di altri, oppure la loro azione organizzativa riguardante la distribuzione di oggetti e persone in un ambiente. Manipolare, smontare, montare, piantare, legare ecc., seguendo un progetto proprio o di gruppo, oppure istruzioni d’uso ricevute. Elaborare progetti propri o in collaborazione, da realizzare con continuità e concretezza. Adoperare lo schema investigativo del “chi, che cosa, quando, come, perché?” per risolvere problemi, chiarire situazioni, raccontare fatti, spiegare processi. Commentare, individuare collegamenti, operare semplici inferenze, proporre ipotesi esplicative di problemi. Negoziare con gli altri spiegazioni di problemi e individuare i modi per verificare quali risultino, alla fine, le più persuasive e pertinenti. Ricordare e ricostruire attraverso diverse forme di documentazione quello che si è visto, fatto, sentito, e scoprire che il ricordo e la ricostruzione possono anche differenziarsi.”

Le indicazioni dei Piani Attuativi non danno prescrizione sul metodo pedagogico da usare, e comunque questo non deve essere vincolante per la progettazione. Le indicazioni possono essere uno strumento di riflessione per il progettista per capire il tipo di realtà che deve fornire al fruitore finale affinché l’opera gli permetta il raggiungimento degli obiettivi.

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La qualità dell’opera, in termini prestazionali come risposta ai requisiti prefissati, si ottiene controllando in modo adeguato tutte le fasi di lavoro, dalla progettazione alla realizzazione, e con collaudo finale come garanzia che l’intervento sia conforme alle previsioni e che l’opera sia tale da assicurare per un periodo di tempo stimato - vita utile ipotizzata -, funzionalità, efficienza, durabilità, costi di esercizio proporzionali alle caratteristiche dell’oggetto, e manutenibilità programmata. La vita utile ipotizzabile è il tempo che qualsiasi entità può attendersi di essere operativo prima che si manifestino obsolescenze o che le usure generalizzate ne pregiudichino la funzionalità (limite della vita fisica) o che il suo costruttore interrompa i servizi di supporto ad esso. Non coincide con la sua vita fisica o con l’efficienza delle singole parti, perché il progressivo invecchiamento è influenzato anche dalla funzionalità, da nuove esigenze dell’utenza, dalla necessità di integrare impianti tecnici ormai arretrati o inefficienti, di inserire impianti tecnologici di nuova ideazione, ma divenuti fondamentali per l’utilizzo dell’entità. La vita utile ipotizzata, da porre alla base del calcolo del costo globale, dipende anche dalla destinazione d’uso e dal tipo edilizio. E’ dato di ingresso della progettazione e viene definito in fase di programmazione. Nella vita utile ipotizzata l’entità dovrà fornire le prestazioni attese eseguendo le attività di manutenzione previste nel Piano di Manutenzione. Si ipotizza per il nostro progetto un ciclo di vita di 20 anni, successivamente dovrà essere interessato da attenta indagine per capire se è ancora idoneo a svolgere le funzioni per il quale è stato progettato ed eventuali modifiche o migliorie si possano concretizzare per mantenerlo in esercizio. In caso contrario potrà essere programmato il suo cambio di destinazione d’uso.

CLASSI DI ESIGENZA SECONDO NORMA UNI 8289-1981

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Figura

Tabella A: zona di vento
Tabella B: coefficiente correttivo

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