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Academic year: 2021

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Capitolo 3

Fondamenti di fluidodinamica

computazionale

3.1 Introduzione

Le condizioni iniziali e di contorno specializzano, insieme, un generico problema fluidodinamico definito da un set di equazioni di bilancio, equazioni differenziali alle derivate parziali. Benché la formulazione fisica sia relativamente semplice, la risoluzione non è, in generale, altrettanto semplice: ad eccezione di pochi casi, non si ha una soluzione analitica, per cui è di largo impiego la tecnica della risoluzione numerica, “Computational Fluid Dynamic” (CFD).

Di seguito si richiamano brevemente le equazioni di bilancio, della quantità di moto e la tecnica di mediazione di Reynolds per la definizione del modello numerico del problema in studio ed una migliore comprensione delle difficoltà legate alla scelta del modello di turbolenza.

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3.2 Equazioni di bilancio

3.2.1 Equazione di conservazione della massa.

L’equazione di conservazione della massa, o equazione di continuità, all’interno di un volume di controllo definito, è data dalla seguente relazione:

( )

S x u t i i = ∂ ∂ + ∂ ∂ρ ρ (3-1)

dove S rappresenta la sorgente della massa (nello studio effettuato S=0). La formula vale sia nel caso di fluidi comprimibili che incomprimibili. In questo ultimo caso si annulla il primo termine a primo membro e l’equazione precedente diventa: 0 = ∂ ∂ i i x u (3-2)

Un fluido, seppur comprimibile, si può considerare incomprimibile (ρ=cost) se si trova ad una condizione tale che il numero di Mach è inferiore a 0,3

3.2.2 Equazione di conservazione della quantità di moto.

L’equazione di conservazione della quantità di moto nell’ipotesi di fluido incomprimibile è data da:

i i i j ij j i j i F ρg x p x τ x u u ρ t u ρ + + ∂ ∂ − ∂ ∂ = ∂ ∂ + ∂ ∂ (3-3)

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dove p è la pressione statica, τij rappresenta il tensore delle azioni viscose, ossia la componente deviatorica del tensore di Cauchy (τ =σpI ), F sono le forze i

rappresentate da eventuali campi magnetici, elettrici o forze di tipo inerziale (paragrafo 4.2.2), e quindi trascurabili nel nostro caso, e ρ è la forza di gravità gi

che si può trascurare quando ci sono effetti inerziali preponderanti.

La relazione che lega il campo delle velocità a quello tensionale, nel caso di fluido incomprimibile con comportamento di tipo Newtoniano è la seguente:

⎟ ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎜ ⎝ ⎛ ∂ ∂ + ∂ ∂ = j i i j ij x u x u µ τ (3-4)

dove µ è la viscosità del fluido. Inserendo questa relazione costitutiva nell’equazione di conservazione della quantità di moto (3-3) ed assumendo un valore costante per la viscosità, si ottiene la seguente forma semplificata delle equazioni di Navier-Stokes:

( )

i i i 2 j i j i x p x u µ x u u ρ t u ρ ∂ ∂ − ∂ ∂ = ∂ ∂ + ∂ ∂ 2 (3-5)

3.3 La turbolenza

Tutti i flussi che si incontrano nella pratica ingegneristica diventano instabili oltre un certo numero di Reynolds (Re=UL ν dove U e L sono

rispettivamente la velocità e dimensione caratteristica e ν è la viscosità

cinematica); si sviluppa un moto caotico e casuale nel quale la velocità e la pressione cambiano continuamente nel tempo. A bassi numeri di Reynolds i flussi sono laminari, ad alti numeri di Reynolds i flussi iniziano a diventare turbolenti..

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Per i casi più complessi in cui le equazioni di continuità e di Navier-Stokes devono essere risolte numericamente si considerano le equazioni di bilancio mediate nel tempo.

3.3.1 Descrizione statistica del moto turbolento

La descrizione statistica del flusso turbolento parte dalla definizione del campo di velocità e di pressione come somma di in una componente media ed in una componente fluttante. Ad esempio indicando con U la componente media e

con u la componente fluttuante la velocità può essere scritta come U+u, dove, per definizione u =0.

La componente media è ottenuta come media nel tempo su un periodo tale che due misurazioni successive diano lo stesso valore. Quindi la media di una quantità generica Q risulta:

− = s s Qdt s Q 2 1 (3-6)

dove s è sufficientemente grande paragonato a qualunque dimensione temporale

inclusa nella variazione di Q per fluttuazioni instabili.

L’equazione della continuità per fluidi incomprimibili diventa: 0

= ∂

Ui xi (3-7)

mentre le equazioni di Navier- Stokes diventano:

( )

i j j j i i j i j uu x x U x P x U U ∂ ∂ − ∂ ∂ + ∂ ∂ − = ∂ ∂ 2 2 1 ν ρ (3-8)

L’equazione (3-8) corrisponde all’equazione (3-5) solo nel caso di flusso laminare, poiché con l’operazione di media è comparso l’ultimo termine che

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rappresenta l’azione delle fluttuazioni sul flusso medio. Tale contributo è paragonato al termine viscoso, poiché la distribuzione della velocità media nei laminare e turbolento è in genere molto differente.

La quantità ρ

( )

uiuj nell’equazione (3-8) è chiamata tensione di Reynolds, per la risoluzione delle equazione mediate alla Reynolds deve essere appropriatamente modellata. È di comune utilizzo la seguente ipotesi di Boussinesq1 di relazionare la tensione di Reynolds al gradiente di velocità:

( )

ij j i t i j j i t j i x u k x u x u u u µ ρ µ δ ρ ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎜ ⎝ ⎛ ∂ ∂ + − ⎟ ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎜ ⎝ ⎛ ∂ ∂ + ∂ ∂ = − 3 2 ' ' (3-9)

I campi di velocità fluttuanti caratteristici dei flussi turbolenti causano anche la fluttuazione delle quantità trasportate, come quantità di moto ed energia. La simulazione diretta risulta troppo onerosa in termini di risorse di calcolo, poiché queste fluttuazioni sono di piccole dimensioni ed ad frequenza. Per pratici calcoli ingegneristici si risolvono numericamente le equazioni differenziali mediate nel tempo in cui compaiono dei termini addizionali incogniti di cui sopra.

Alcuni dei modelli di turbolenza disponibili in letteratura sono elencati di seguito: • Modello “Spalart-Allmaras” • Modelli “k-ε” - Modello “k-ε standard” - Modello “Renormalization-group k-ε” (RNG) - Modello “Realizable k-ε” • Modelli “k-ω” - Modello “k-ω standard”

- Modello “Shear-stress transport k-ω” (SST) • Modello “Reynolds stress” (RSM)

L’ipotesi Boussinesq è usata nei modelli “Spalart-Allmaras”, “k-ε”, “k-ω”; il vantaggio di questo approccio è il relativo basso costo computazionale associato

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al calcolo della viscosità turbolenta, µt. Nel caso del modello “Spalart-Allmaras”

viene risolta solo un’equazione di trasporto addizionale (rappresentata dalla viscosità turbolenta). Nel caso dei modelli “k-ε” e “k-ω” vengono risolte due equazioni di trasporto addizionali (una per l’energia cinetica turbolenta, k, ed una o per il tasso di dissipazione , ε, o per il tasso specifico di dissipazione ω) e µt è

calcolata come funzione di k e di ε. Lo svantaggio dell’ipotesi Boussinesq e che assume µt come una quantità scalare isotropia, cosa che non è strettamente vera.

L’approccio alternativo utilizzato nel modello “RSM” è quello di risolvere le equazioni di trasporto per ciascuno dei termini del tensore delle tensioni di Reynolds. Questo significa che devono essere risolte cinque equazioni di trasporto addizionali per i casi bidimensionali e sette per i casi tridimensionali.

In molti casi i modelli basati sull’ipotesi di Boussinesq forniscono buoni risultati e quindi non è giustificata una spesa computazionale addizionale per l’utilizzo del modello “RSM”. Comunque l’utilizzo del modello “RSM” fornisce risultati certamente più accurati per casi in cui l’anisotropia della turbolenza ha effetti dominanti sul flusso principale.

Sfortunatamente non esiste un unico modello turbolento di validità generale. La scelta del modello turbolento dipende da considerazioni sulla fisica contenuta dal flusso, sulla pratica confermata per una specifica classe di problemi, sul livello di accuratezza richiesta, sulle risorse di calcolo disponibili e sul tempo disponibile per la simulazione. Nella prima parte del presente lavoro di tesi si è proceduto ad una verifica di applicabilità dei modelli implementati nel codice CFD Fluent 6.0.20, utilizzato per le simulazioni.

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3.4 Modelli di turbolenza

3.4.1 Il modello “Spalart-Allmaras”

Il modello “Spalart-Allmaras”2 è un modello relativamente semplice ad una equazione di trasporto per la viscosità cinematica turbolenta nella quale non è necessario calcolare una dimensione di lunghezza relativa allo spessore locale dello strato di taglio. Il modello “Spalart-Allmaras” è stato creato specificatamente per applicazioni aerospaziali che includono flussi limitati da pareti ed è applicato anche nei casi in cui si hanno contorni con gradienti di pressione avversi (è di largo impiego per applicazioni turbomeccaniche).

L’impiego del modello “Spalart-Allmaras” è adeguato per applicazioni con bassi numeri di Reynolds, in cui si richiede una buona risoluzione della regione influenzata dalla viscosità dello strato limite. In Fluent, comunque, il modello “Spalart-Allmaras” è stato implementato con funzioni di parete (paragrafo 3.4.8) quando la mesh non è sufficientemente fine. Per questo potrebbe diventare la miglior scelta per simulazioni con mesh grossolane dove l’accuratezza del calcolo del flusso turbolento non è critica.

Comunque il modello “Spalart-Allmaras” è ancora relativamente nuovo e non ha la pretesa di essere appropriato per tutti i tipi di flussi ingegneristici complessi. Inoltre, i modelli ad una equazione sono spesso criticati per la loro inadeguatezza ad adattarsi rapidamente a cambi nelle scale di lunghezza, come potrebbe essere necessario quando il flusso cambia improvvisamente da un contorno con parete ad un flusso libero da carichi tangenziali.

2 P. Spalart and S. Allmaras. A one-equation turbulence model for aerodynamicows. Technical

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3.4.2 Il modello “k-ε Standard”

Il modello “k-ε Standard”3 in Fluent è il più usato per i calcoli di pratici flussi ingegneristici. Questo modello ,proposto da Launder e Spalding, prervede la soluzione di due equazioni di trasporto separate per determinare indipendentemente la velocità turbolenta e la scala di lunghezza.. La robustezza, l’economia e la ragionevole accuratezza per un ampio campo di flussi turbolenti spiegano la sua popolarità nella simulazione di flussi industriali e di trasporto di calore(un modello semiempirico). La derivazione delle equazioni del modello si basa su considerazioni fenomenologiche ed empiriche.

Due di queste varianti del modello k-ε sono disponibili in Fluent, il modello “RNG k-ε” e il modello “realizable k-ε”, sviluppati per sopperire alle limitazioni del modello “k-ε Standard”.

3.4.3 Il modello “RNG k-ε”

Il modello “RNG k-ε”4 fu ricavato usando una rigorosa tecnica statistica5. Esso è simile nella forma al modello k-ε standard, ma include le seguenti raffinatezze:

• il modello “RNG k-ε” ha un termine addizionale nella sua equazione in ε che migliora l’accuratezza per flussi rapidamente forzati.

• E’ incluso l’effetto del movimento vorticoso sulla turbolenza, accrescendo l’accuratezza per flussi vorticosi.

• La teoria RNG provvede una formula analitica per il numero di Prandtl turbolento, mentre il modello “k-ε standard” utilizza valori costanti stabiliti dall’utente.

• Mentre il modello “k-ε standard” è valido per alti numeri di Reynolds, la teoria RNG tiene conto degli effetti dei bassi numeri di Reynolds.

3 B. E. Launder and D. B. Spalding. Lectures in Mathematical Models of Turbulence. Academic

Press, London, England, 1972.

4 D. Choudhury. Introduction to the Renormalization Group Method and Turbulence Modeling.

Fluent Inc. Technical Memorandum TM-107, 1993.

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L’effettivo uso di questa caratteristica dipende, comunque, da un appropriato trattamento della regione vicino la parete.

Queste caratteristiche rendono il modello “RNG k-ε” più accurato e affidabile per una più ampia classe di flussi rispetto al “k-ε Standard”.

3.4.4 Il modello “Realizable k-ε”

Il modello “Realizable k-ε”6 è uno sviluppo relativamente recente e differisce dal “k-ε Standard” per due importanti punti:

• contiene una nuova formulazione per la viscosità turbolenta;

• una nuova equazione di trasporto per il tasso di dissipazione turbolenta, ε, derivata da una equazione esatta per il trasporto della fluttuazione quadratica media della vorticità.

Il termine realizzabile (“realizable”) significa che il modello soddisfa certe costrizioni matematiche sulle tensioni di Reynolds, in conformità con la fisica dei flussi turbolenti. Né il modello “k-ε Standard” né il modello “RNG k-ε” sono “realizzabili”.

Un beneficio immediato del modello “Realizable k-ε” è che predice più accuratamente tassi di diffusione sia di getti planari che di getti circolari. Dovrebbe fornire inoltre una prestazione superiore per flussi che includono rotazione, strati limite con forti gradienti di pressioni avversi, separazione e ricircoli.

Sia il “Realizable k-ε” che il “RNG k-ε” hanno mostrato sostanziali miglioramenti rispetto al modello “k-ε Standard” per flussi che includono forti curvature delle linee di corrente, vortici e rotazioni. Dato che il modello è ancora relativamente nuovo, non è chiaro con esattezza in quali casi il “Realizable k-ε” sorpassi il modello RNG. Comunque studi iniziali hanno mostrato che il modello “Realizable” fornisce la migliore prestazione di tutti i modelli k-ε per alcuni flussi separati e flussi con complessi flussi secondari.

6 T.-H. Shih, W. W. Liou, A. Shabbir, Z. Yang, and J. Zhu. A New k-Eddy-Viscosity Model for

High Reynolds Number Turbulent Flows - Model Development and Validation. Computers Fluids, 24(3): 227-238, 1995.

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Una limitazione del modello “Realizable k-ε” è che produce viscosità turbolente non fisiche in situazioni nelle quali il dominio di calcolo contiene zone con flussi sia stazionari che in rotazione (per esempio MRF e sliding mesh). Questo è dovuto al fatto che questo modello include gli effetti della rotazione media nella definizione di viscosità turbolenta Comunque, a causa della natura di questa modifica, la sua applicazione nel sistema MRF dovrebbe essere fatta con alcune precauzioni.

3.4.5 Il modello “k-ω Standard”

Il modello “k-ω Standard”7 in Fluent è basato sul modello k-ω di Wilcox, che incorpora modifiche per gli effetti dei bassi numeri di Reynolds, della comprimibilità e della diffusione del flusso di taglio. Il modello di Wilcox predice la velocità di dispersione per flussi liberi da sforzi tangenziali che sono in stretta concordanza con le misure per scie distanti, strati miscelati e getti planari, circolari e radiali ed è così applicabile a flussi vicino la parete e flussi di taglio liberi. E’ anche disponibile in FLUENT una variazione del modello “k-ω Standard”, chiamato “SST k-ω” e descritto nel paragrafo 3.2.8

3.4.6 Il modello “SST k-ω” (Shear-Stress Transport)

Questo modello è stato sviluppato da Menter8 per sfruttare

simultaneamente i vantagi offerti dal modello k-ω e dal modello “k-ε”. Il modello “k-ω SST” è simile al modello “k-ω standard”, ma include le seguenti raffinatezze:

• il modello “k-ω standard” e il modello k-ω trasformato sono entrambi moltiplicati per una funzione miscelante ed entrambi i modelli sono addizionati insieme. La funzione di miscelamento è disegnata per valere 1

7 D. C. Wilcox. Turbulence Modeling for CFD. DCW Industries, Inc., La Canada, California,

1998.

8 F. R. Menter. Two-Equation Eddy-Viscosity Turbulence Models for Engineering Applications.

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nella regione vicino la parete (modello “k-ω standard”) e per valere 0 lontano dalla superficie (modello k-ε trasformato).

• Il modello “SST” incorpora nell’equazione ω un termine differenziale per la diffusione trasversale.

• La definizione della viscosità turbolenta è modificata per spiegare il trasporto della tensione di taglio turbolenta.

• Le costanti del modello sono diverse.

Queste caratteristiche fanno il modello “k-ω SST” più accurato e affidabile per una classe più vasta di flussi (per esempio flussi con gradienti di pressione avversi, profili alari, onde d’urto transoniche) rispetto al modello “k-ω standard”.

3.4.7 Il modello “Reynolds Stress (RSM)”

Il modello “RSM”9 è il modello di turbolenza più elaborato di cui dispone il codice Fluent. Abbandonando l’ipotesi di isotropia fatta nei modelli ”eddy-viscosity”, il modello RSM chiude l’equazioni di Navier-Stokes mediate alla Reynolds risolvendo l’equazioni di trasporto per le tensioni di Reynolds (cioè i termini da modellizzare nelle equazioni di bilancio mediate), insieme ad una equazione per il rapporto di dissipazione. Questo significa che per flussi bidimensionali sono richieste quattro equazioni di trasporto addizionali e per flussi tridimensionali devono essere risolte sette equazioni di trasporto addizionali.

Poiché il modello RSM predice gli effetti della curvatura delle linee di corrente, del moto vorticoso, della rotazione e dei rapidi cambiamenti nel rateo di deformazione in un modo più rigoroso dei modelli ad una e due equazioni, ha un maggior potenziale per fornire predizioni accurate per fluidi complessi. Comunque, la fedeltà delle predizioni del modello RSM è ancora limitata dalle

9 M. M. Gibson and B. E. Launder. Ground E_ects on Pressure Fluctuations in the Atmospheric

Boundary Layer. J. Fluid Mech., 86:491-511, 1978.

B. E. Launder. Second-Moment Closure: Present... and Future? Inter. J. Heat Fluid Flow, 10(4):282-300, 1989.

B. E. Launder, G. J. Reece, and W. Rodi. Progress in the Development of aReynolds-Stress Turbulence Closure. J. Fluid Mech., 68(3):537-566, April 1975.

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assunzioni sviluppate per modellizzare termini di chiusura dei vari modelli nelle equazioni esatte di trasporto per le tensioni di Reynolds. La modellazione dei termini delle forze di pressione e del rapporto di dissipazione è particolarmente complessa e spesso può compromettere l’accuratezza delle predizioni dell’RSM.

Il modello RSM non sempre produce risultati con livelli di accuratezza molto superiori di quelli dei modelli più semplici, così da giustificare i costi di calcolo addizionali. Comunque l’uso dell’RSM è d’obbligo quando le caratteristiche d’interresse del fluido sono il risultato dell’anisotropia delle tensioni di Reynolds. Tra gli esempi ci sono flussi con elevati moti vorticosi all’interno di combustori, passaggi di flussi rotanti e tensioni prodotte da flussi secondari nei condotti.

3.4.8 La legge alla parete

Un altro strumento ingegneristico ben consolidato è la legge della parete, con il quale si predice l’influenza sul campo di velocità (e su tutti i parametri turbolenti) dovuta alla presenza di una superficie solida. Da un punto di vista fenomenologico, uno strato limite turbolento può essere suddiviso in tre regioni: “viscous sublayer”, “log layer” e “defect layer” (Figura 3.1).

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Nella prima regione dominano gli effetti molecolari, mentre le tensioni turbolente sono trascurabili. Nella “log layer” la distanza dalla parete è tale che le tensioni viscose sono piccole rispetto a quelle turbolente, comunque sono ancora così vicine alla parete che anche gli effetti inerziali sono trascurabili. Nella “defect layer” dominano gli effetti inerziali.

Si definiscono le seguenti quantità:

ρ τ u = w τ velocità di taglio τ u U U+ = velocità adimensionale ν τy u

y+ = distanza adimensionale dalla parete

Nella “viscous sublayer” il profilo di velocità è approssimativamente proporzionale alla distanza dalla parete:

+

+ = y

U

Per grandi valori di y+ (“log layer”) esso tende alla legge della parete, che

può essere formulata come segue:

( )

y B ln

U+ ≈ + + κ

1

dove κ è la costante di Von Karman e B è una costante dimensionale (per un fluido incomprimibile oltre il piano dello strato di contorno, senza gradienti di pressione, l’esperienza stabilisce κ≈0,41 e B5,0).

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Quando si entra nella “defect layer” il profilo si allontana dalla legge logaritmica. La “log layer” si trova tipicamente tra y+=30 e y=0,1δ (dove δ è lo

spessore dello strato turbolento).

La legge della parete, nella sua variante standard e nelle sue varianti, è usata per definire le condizioni al contorno per il campo di velocità quando sono presenti pareti solide. Bisogna notare che i risultati ottenuti sono più accurati quanto più semplici sono i casi, come per esempio la configurazione standard conosciuto del canale piano, mentre non sono veritieri in presenza di ricircoli, pareti curve, ecc.

Esistono due approcci per modellare la regione vicino la parete. Un approccio chiamato “wall fucction”, non risolve la “viscous sublayer”, ma utilizza formule semi-empiriche per collegare la regione influenzata dalla viscosità tra la parete e la regione turbolenta. L’uso della “wall function” evita la necessità di modificare i modelli turbolenti per la presenza di una parete. In un altro approccio, i modelli turbolenti sono modificati per risolvere la regione influenzata dalla viscosità con una mesh fino alla parete, inclusa la “viscous sublayer”.

“Wall function” “Near wall model”

Figura

Figura 3.1. Sottodivisione per la regione vicino alla parete
Figura 3.2. Trattamento vicino la parete

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