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La ceramica da conservazione in Anatolia Centrale nel II Millennio a.C.

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Academic year: 2021

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(1)

Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere

Corso di Laurea Specialistica in Archeologia

TESI DI LAUREA

La ceramica da conservazione in Anatolia Centrale nel II

Millennio a.C.

RELATORI

CANDIDATO

Prof. Anacleto D’Agostino Guido Della Lena Guidiccioni

Prof.ssa Stefania Mazzoni

(2)

1 La ceramica da conservazione in Anatolia Centrale nel II Millennio a.C.

INDICE

1- Introduzione

1.1 - Anatolia Centrale: limiti geografici, contesto ambientale e vie di comunicazione. I

principali siti archeologici della regione. ………..……3

1.2 - Anatolia Centrale: contesto storico-archeologico del II Millennio a.C. 1.2.1 - I precedenti del Bronzo Antico. ………29

1.2.2 - La fine del Bronzo Antico e il passaggio al Bronzo Medio: il “problema indoeuropeo” e la definizione del termine “ittita”. ……….31

1.2.3 - Il Bronzo Medio: il periodo delle Colonie Paleoassire (2000-1650 a.C. circa). ………..34

1.2.4 - Nascita, sviluppo e caduta dello stato ittita: il Tardo Bronzo sull’Altopiano Centrale Anatolico (1650-1200 a.C. circa). ………41

1.2.5 – Le sequenze e le ripartizioni interne del Tardo Bronzo centro-anatolico. ……59

1.3 - La ceramica da conservazione nel contesto della ceramica centro-anatolica del II Millennio a.C. 1.3.1 - Lo studio della ceramica centro-anatolica del II Millennio a.C. ………63

1.3.2 - La ceramica da conservazione in Anatolia Centrale nel II Millennio a.C.: scelte metodologiche. ………...67

2- Tipologia della ceramica da conservazione centro-anatolica del II Millennio a.C. 2.1 – Criteri generali per la creazione della tipologia e livelli gerarchici adottati. ………...…71

2.2 – I Pithoi del tipo P1a. ………...…76

2.3 – I Pithoi del tipo P1b. ………...80

2.3.1 – Il sottotipo P1b1. ……….…80

2.3.2 – Il sottotipo P1b5. ……….…83

2.3.3 – I sottotipi P1b2/3 di dimensioni medio-grandi. ………...84

2.3.4 – I sottotipi P1b2/3/4 inamovibili. ………..88

2.4 – I Pithoi P2. ……….95

2.5 – I Pithoi P3. ……….98

2.6 – I Pithoi del tipo P4a. ……….101

(3)

2

2.8 – I Vasi di medie dimensioni V1. ……….…109

2.9 – I Vasi di medie dimensioni del tipo V2a. ………..114

2.10 – I Vasi di medie e grandi dimensioni del tipo V2b. ………...116

2.10.1 – I sottotipi V2b1-2. ………...117

2.10.2 – Il sottotipo V2b3. ………....….120

2.11 – I Vasi di medie e grandi dimensioni del tipo V2c. ………...121

2.12 – I Vasi di medie e grandi dimensioni del tipo V2d. ………...126

2.13 – I Vasi di medie e grandi dimensioni V3. ……….…144

2.13.1 – Il tipo di grandi dimensioni V3a. ……….145

2.13.2 – Il tipo di dimensioni medie V3b. ………...149

2.13.3 – Il tipo V3c. ………...152

2.14 – I Pithoi con imboccatura a Becco. ………..153

3- Conclusioni 3.1 – Evoluzione interna dei tipi individuati durante il II Millennio a.C.: loro rapporti reciproci e confronto con le fasi di sviluppo della cultura materiale centro-anatolica. ……….…161

3.2 – La ceramica da conservazione e altre tecniche di immagazzinamento delle risorse alimentari: il rapporto dei grandi vasi con le strutture socio-economiche dell’Anatolia Centrale del II Millennio a.C. ………..171

4- Bibliografia ……….185

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3 1 – Introduzione

1.1 – Anatolia Centrale: limiti geografici, contesto ambientale e vie di comunicazione. I principali siti archeologici della regione.

Il territorio dell'Anatolia è orograficamente molto complesso e articolato, vario anche a livello climatico e ambientale. Bagnata su tre lati - dal Mar Nero a nord, dal Mar Egeo a ovest e dal Mar Mediterraneo a sud - la penisola costituisce una sorta di ponte tra il continente asiatico e quello europeo, separati solo dallo stretto dei Dardanelli, da quello del Bosforo e dal Mar di Marmara. È percorsa da molte catene montuose che lasciano poco spazio per le ristrette pianure alluvionali costiere, per le vallate e i più ampli altipiani nell'interno. Questa conformazione è dovuta alla posizione del suo territorio sulla cintura di rilievi che si è venuta a formare dalla collisione delle grandi placche tettoniche africana e arabica da sud, e euroasiatica da nord, movimento che tuttora è in corso. Questo rende l'Anatolia un territorio molto sismico, e soggetto in passato a una forte attività vulcanica, caratteristica che ha reso il territorio della penisola molto ricco di giacimenti minerari e di metalli, tra cui rame, ferro, piombo, oro, argento, per non dimenticare i ricchi depositi di ossidiana1.

A causa di questa sua conformazione geologica, una caratteristica peculiare dell'Asia Minore risiede nel fatto che la maggior parte dei suoi rilievi si snoda in direzione est-ovest. Due lunghe catene montuose, a nord e a sud, seguono approssimativamente le linee costiere creando così due barriere fisiche tra il centro della penisola e i mari che ne bagnano i litorali. A nord troviamo i rilievi del Ponto2, che partendo dalla regione del Mar di Marmara seguono il litorale del Mar Nero, fino ad unirsi

ai rilievi del Caucaso ad est. Essi lasciano poco spazio per le pianure costiere, che sono rare e strette, ad eccezione dei territori presso le foci dei principali fiumi come nel caso delle piane alluvionali di Bafra e Çarşamba, rispettivamente dove i fiumi Kızılırmak e Yeşilırmak trovano il loro sbocco nel mare. A sud abbiamo le catene del Tauro (e più a est dell'Anti-Tauro), che si originano in Anatolia sud-occidentale e seguono la costa mediterranea. Esse individuano lungo la costa alcune pianure alluvionali, di cui la maggiore è sicuramente quella cilicia, (nota in turco come Çukurova, formata dai fiumi Ceyhan e Seyhan), inoltrandosi poi nell'interno e delineando un confine fisico con la Siria e con gli altopiani della Mesopotamia settentrionale. Infine a sud-est confluiscono nei monti Zagros.

In Anatolia Orientale, approssimativamente ad est del corso del fiume Eufrate, i monti del Ponto e del Tauro si uniscono, formando un'ampia zona di aspri rilievi e altopiani nota come Acrocoro Armeno. Ad occidente invece una serie di catene montuose minori, valli e ondulate piane fluviali

1 SAGONA,ZIMANSKY 2009: pp. 2-3.

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4 discendono più dolcemente verso la costa egea (Mappa 1).

Mappa 1: Penisola Anatolica (1: Kızılırmak; 2: Yeşilırmak; 3: Sakarya; 4: Eufrate; 5: Tigri; 6: Çukurova).

Con il termine “Anatolia Centrale” ci si riferisce solitamente a quell'ampio altopiano che occupa il centro della penisola, detto comunemente “Altopiano Anatolico” (Mappa 2). Presenta un'altitudine media compresa tra i 600 m e i 1200 m da ovest a est, è attraversato da numerosi corsi d'acqua, e ospita anche svariati laghi. Esso è costituito da ampie piane separate da numerose catene montuose minori, e copre una superficie approssimativa di 200.000 km2. Si presenta quindi come un territorio

relativamente privo di grossi “ostacoli topografici” al movimento e all'insediamento umano. Ciò che lo rende un territorio difficile e 'ostico' è principalmente il clima: esso è continentale, con estati calde e secche, ed inverni piuttosto freddi dove abbondano le precipitazioni nevose, che possono perdurare fino a Marzo. L'attuale situazione ambientale ci presenta un territorio piuttosto secco e brullo, privo di ampie zone boscose, sfruttato in molte zone per coltivazioni estensive ed attività di pastorizia. Questo panorama si presentava probabilmente molto diverso durante il II Millennio a.C., dove ampie parti del territorio potrebbero essere state ricoperte da foreste o macchie di arbusti e cespugli. Nelle rare zone dove queste sono sopravvissute, vediamo una vegetazione molto ricca e varia. È anche probabile che il tasso di umidità fosse più alto in una parte del II Millennio a.C. rispetto a quella attuale, con temperature medie estive meno alte3. Sembrerebbe comunque che la deforestazione

dell'Altopiano Anatolico sia dovuta principalmente a processi antropici, e che sia stato un fenomeno

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5 piuttosto graduale4.

L'elemento geografico che domina l'Anatolia Centrale è sicuramente l'ampio arco del fiume

4 BARJAMOVIC 2011: pp. 81, 84-85. Per una ricostruzione del contesto ambientale dell'Anatolia Centrale nel II Millennio

a.C. cf. YAKAR 2000e DÖRFLER, ET AL.2011: pp. 99-104. Sulle possibili cause antropiche della deforestazione cf.

WRIGHT,FAIRBAIRN,FAITH,MATSUMURA 2015.

M ap pa 2 : A na to lia C en tr al e. Fi um i: 1: K ız ılı rm ak – 2 : Y eş ilı rm ak – 3 : S ak ar ya – 4 : E uf ra te – 5 : P or su k Ç ay ı – 6 : D el ic e Ç ay ı – 7 : Ç ek er ek I rm ağ ı – 8 : Ç or um Ç ay ı – 9 : K el ki t – 10 : T uz G öl ü. Pi an e: a : P ia na d i B af ra – b : P ia na d i Ç ar şa m ba – c : P ia na d i M er zi fo n – d: P ia na d i A m as ya – e : Pi an a di K on ya – f : P ia na d i K ar am an – g : P ia na di E re ğl i – h : P ia na d i A kş eh ir – i: P ia na d i K ay se ri – j: P ia na d i E lb is ta n – k: P ia na d i M al at ya . M on ti e r il ie vi : A : T av şa n D ağ la rı – B : E rc iy es D ağ – C : M el en di x D ağ – D : K ar ac ad ağ – E : K ar a D ağ – F : E re nl ar D ağ la rı – G : S ul ta an D ağ la rı – H : E m ir D ağ .

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6 Kızılırmak5, lungo ben 1355 km. Esso nasce in Anatolia orientale, e scorre inizialmente in direzione

sud-ovest, per effettuare un'ampia curva poco a est di Ankara e, proseguendo quindi in direzione nord-est. Superati i rilievi del Ponto, appena prima di gettarsi nel Mar Nero forma la piana alluvionale di Bafra. Il territorio compreso all'interno dell'ampia ansa di questo fiume (corrispondente oggi approssimativamente alle moderne province di Amasya, Çorum, Yozgat, Tokat e a parte di quella di Sivas) costituisce il cuore geografico di quella “Cultura centro-anatolica” che diede vita ai principati paleoanatolici del Bronzo Medio e successivamente all'Impero Ittita (Mappa 3). La parte meridionale di questa grande ansa si presenta più secca e meno fertile, mentre a nord della linea individuata da Ankara-Yozgat-Sivas troviamo un ambiente più ospitale e verde, caratterizzato da terreni più produttivi e zone collinose adatte al pascolo6. All’interno di questo ampio territorio ritroviamo altri

fiumi minori, come il Delice Çayı, affluente del Kızılırmak, e leggermente più a nord-est il Çekerek İrmağı7, che dopo un tortuoso percorso si butta nello Yeşilırmak. Anche quest’ultimo, dopo aver

superato i rilievi del Ponto, sfocia nel Mar Nero bagnando la piana alluvionale di Çarşamba.

Questa parte centrale della zona da noi indagata, individuata come abbiamo visto dall’ampia curva del classico Halys, ospita numerosi siti del II Millennio a.C., molti dei quali di ragguardevoli dimensioni e di cruciale importanza per la comprensione della nascita e dello sviluppo della cultura materiale centro-anatolica.

Mappa 3: Dettaglio Anatolia Centrale: “Cuore dell’Anatolia Centrale” e relativi siti.

5 Noto nelle fonti classiche come Halys, in quelle ittite come Maraššantiya. 6 BARJAMOVIC 2011: p. 82.

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7 Sito centrale della massima importanza (sia per dimensioni che per mole di documentazione rinvenuta e pubblicata) è senza dubbio Boğazköy, il kārum Ḫattuš del Bronzo Medio e successivamente Ḫattuša, capitale dell’Impero Ittita fino alla fine del Bronzo Tardo. Sorge vicino alla moderna cittadina di Boğazkale, alla fine della lunga valle Budaközü, che si apre verso nord-est. Durante il periodo imperiale ittita ha raggiunto la sua massima estensione, di ben 180 ha8. Il sito presenta una

topografia molto complessa, con un’elevazione che aumenta da nord verso sud, ed è caratterizzata da piccoli rilievi, rupi, formazioni rocciose e varie zone pianeggianti. A circa metà strada sul lato orientale si staglia la rocca di Büyükkale, il cui insediamento è documentato dalla fine del Bronzo Antico e che durante il periodo imperiale ittita ha ospitato la Cittadella Reale9. Verso i confini

settentrionali del sito, circa 500 metri più a nord, troviamo invece il promontorio roccioso chiamato Büyükkaya, dove sono presenti tracce risalenti almeno al Calcolitico e cospicui resti del Bronzo Antico, e che alla fine del periodo imperiale ospitò numerosi silos interrati destinati allo stoccaggio di granaglie10. A sud di questa e a nord-ovest di Büyükkale si trova la zona nota come “Città Bassa”

(Unterstadt), centro dell’insediamento di Bronzo Medio, e dominata durante il periodo imperiale ittita dall’imponente edificio del Tempio I e dai suoi magazzini11. Le fortificazioni note come Postern Walls

(di epoca antico-ittita), che si allungano dall’estremità di Büyükkale verso ovest, costituiscono il confine tra la “Città Bassa” e la cosiddetta “Città Alta” (Oberstadt), un’ampia area caratterizzata dalla presenza di molti edifici templari (la maggior parte situati nel cosiddetto “Quartiere centrale dei Templi”, altri, di dimensioni maggiori, costruiti su punti leggermente più elevati o strategici)12. La

topografia della Città Alta è caratterizzata anche dalla presenza di alcune rupi rocciose (Sarıkale, Yenicekale, Nişantaş), su cui sorgevano edifici con ogni probabilità connessi alle attività religiose. Nella Città Alta si trovavano anche importanti edifici ufficiali o amministrativi, come “l’Edificio Ovest” e “l’Edificio Nord” presso la rocca di Nişantaş. Ampi bacini artificiali usati per accumulare risorse idriche sono stati portati alla luce in due punti della Città Alta13. Le più recenti investigazioni

hanno mostrato come l’area occupata dall’insediamento in questa zona del sito sia molto più estesa di quanto si credesse in precedenza. Quest’ampia regione di Ḫattuša è stata ritenuta a lungo un’espansione tarda del periodo finale dell’Impero Ittita; nuovi dati e studi degli ultimi anni mostrano chiaramente invece come la Città Alta in alcune sue zone facesse già parte dell’area urbana in periodo Antico-Ittita, e come la sua evoluzione abbia mostrato notevoli cambiamenti durante l’arco di più

8 MIELKE 2011A: p. 1034.

9 SCHACHNER 2011: cap. V.1; cf. NEVE 1982. 10 SEEHER 2000: pp. 270-278; cf. . BITTEL 1952. 11 Cf. NEVE 1969A.

12 Cf. NEVE 1999.

13 SEEHER 2001A: pp. 341-361; SEEHER 2002: pp. 59-70. Per le recenti ipotesi riguardanti la presenza di un bacino idrico

(9)

8 secoli14.L’intera città si presenta oggi circondata da mura, che chiudono sia la Città Alta che la Città

Bassa e che si connettevano sia alle Postern Walls che alle fortificazioni che circondavano Büyükkale. Molte porte si aprono lungo questo percorso dando accesso al sito, ed alcune di queste sono decorate con sculture e rilievi, come le famose “Porta dei Leoni”, “Porta del Re”, e la “Porta delle Sfingi”; quest’ultima sorge sulla sommità dell’imponente bastione dello Yerkapı, che chiudeva la Città Alta a sud15. Sia in questa imponente fortificazione che nelle Postern Walls ed in altri tratti sono presenti

svariate postierle, lunghi passaggi sotterranei a volta. Le fortificazioni di Ḫattuša e le loro fasi costruttive devono essere ancora comprese a pieno16, ma dai recenti dati risulta chiaro che esistessero

(soprattutto nella Città Bassa) numerosi tratti di mura intermedie.

I lavori a Boğazköy-Ḫattuša durano da oltre un secolo e hanno prodotto un’enorme mole di documentazione17. Le imponenti e monumentali rovine di questa città furono notate già dai

viaggiatori dell’Ottocento, e dopo i primi lavori di Ernst Chantre nel 1893-1894, furono condotti scavi sotto la direzione di Hugo Winckler e Theodor Makridi Bey, nel 1906-1907 e nel 1911-1912. Fu durante queste campagne che il sito fu identificato con la Ḫattuša ittita18. Gli scavi ripresero dal 1931

sotto la direzione di Kurt Bittel, e furono focalizzati principalmente su Büyükkale, fino al 1939, quando le indagini furono interrotte dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1952 gli scavi ripresero, sempre con Kurt Bittel in qualità di direttore, ruolo che mantenne fino al 1977, e nel quale fu poi succeduto da Peter Neve (1978-1993), Jürgen Seeher (1994-2005) e dal 2006 da Andreas Schachner, attuale direttore19.

A soli 25 km a nord-est di Boğazköy si trova il sito di Alaca Höyük. Presenta una forma circolare, un’altezza di 15 m e un diametro di circa 250 m, con un’area di soli 5 ha. Il sito ha avuto una lunga vita, a partire dagli importantissimi livelli e sepolture di Bronzo Antico20, e presenta vari strati che

coprono interamente il II Millennio a.C.21 Il sito era circondato da fortificazioni, di cui sono state

scavate solo due porte: una di queste è la famosa “Porta delle Sfingi”, che sul lato esterno presenta una sequenza di ortostati, decorati con scene di attività di culto22. Ai livelli di epoca ittita appartiene

14 Sulla riattribuzione cronologica della Città Alta di Ḫattuša cf.SEEHER 2006B e vedi a pp. 60-61 in questo elaborato. 15 Cf. NEVE 2001.

16 Sulla data di costruzione delle fortificazioni della Città Alta cf. ZSOLT 2011.

17 I rapporti di scavo sono stati pubblicati sulla collana Mitteilungen der Deutschen Orient-Gesellschaft (35: 1907;

70-106: 1932-74) e dal 1979 sulla rivista Archäologischer Anzeiger. Molte le collane dedicate per studi e pubblicazione dei materiali: tra le principali ricordiamo Boğazköy (I-VI 1935-1984) e la sua continuazione Boğazköy-Berichte (VII-VIII, 2004-2006), e Boğazköy-Hattuša: Ergebnisse der Ausgrabungen (I-XXIV, 1952-2016).

18 Questi primi scavi furono direzionati principalmente al rinvenimento di tavolette cuneiformi, ma non dobbiamo

dimenticare che furono anche egregiamente effettuati i primi veri rilevamenti topografici e architettonici della città (cf. PUCHSTEIN 1912).

19 SEEHER 2006C: pp. 192-193. 20 Cf. KOŞAY,AKOK 1944.

21 Per l’attribuzione (e riattribuzione) cronologica dei livelli di Alaca Höyük vedi pp. 61-62 in questo elaborato. 22 Cf. BITTEL 1976: pp. 190-205, fig. 121-125, 127, 139.

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9 anche il cosiddetto “Tempio-Palazzo”23 che occupava quasi l’intera metà orientale del monticolo, con

un’area di circa 3600 m2. Nonostante le limitate dimensioni di Alaca Höyük, la sua innegabile

rilevanza ci è testimoniata dall’impressionante sistema decorativo di ortostati, che nelle sue dimensioni rappresenta un unicum nel mondo centro-anatolico. Ciò ci permette di identificare Alaca Höyük come un’importante città cultuale24. Anche questo sito ha una lunga storia di ricerca

archeologica, iniziata con Theodor Makridi Bey nel 1907, proseguita tra il 1935 e il 1983 da H. Z. Koşay, R. O. Arik e M. Akok, e dal 1997 con un nuovo progetto di scavo condotto da A. Çınaroğlu25.

Spostandosi un po’ più a sud, nel bacino del Delice Çayı e del Kanak Su, a circa 85 km a sud-est di Boğazköy, troviamo il sito di medie dimensioni di Alişar Höyük. Il monticolo presentava originariamente un’altezza di 30 m, 245 x 145 m, ed è circondato da una terrazza alta tra i 5 e gli 8 m circa sul piano di campagna, 520 x 350 m, per una superficie totale di approssimativamente 18 ha26.

Alişar Höyük possiede una lunga e completa sequenza, dalle epoche calcolitiche fino a quelle islamiche, e presenta un’occupazione sia nel corso del Bronzo Medio che del Bronzo Tardo. È stato scavato negli anni 1927-1932 dall’Oriental Institute of the University of Chicago sotto la direzione di H. H. von der Osten, primo tentativo di scavo stratigrafico in Anatolia Centrale, e la sua lunga sequenza è tuttora un riferimento molto importante27. È attualmente identificato con la città ittita del

II Millennio di Ankuwa (Amkuwa nelle fonti paleoassire)28. Le indagini nella regione del sito sono

riprese agli inizi degli anni ’9029, sotto la direzione di Ronald L. Gorny, e sono confluiti in breve nello

scavo del vicino sito di Çadır Höyük, dove i lavori continuano tuttora sotto la direzione di G. McMahon. Il monticolo di Çadır Höyük sorge a circa 13 km a nord-ovest di Alişar, e si eleva dal piano di campagna per un’altezza di 32 m. Le dimensioni dell’acropoli sono di circa 240 x 185 m, e il sito ha una terrazza leggermente elevata che si estende per 200 m verso nord-est30. Anche questo

sito mostra una lunga sequenza che va dai livelli calcolitici fino a quelli bizantini, e presenta una sequenza continuativa per tutto il II Millennio a.C.31

Per il periodo e per la zona qui presi in esame, si possono citare anche i seguenti insediamenti: Eskiyapar, situato a metà strada tra Alaca Höyük (20 km) e Boğazköy (25 km), che è stato indagato

23 KOŞAY,AKOK 1966: pp. 121-128. 24 MIELKE 2011A: p. 1042.

25 MIELKE 2011A: pp. 1039-1040. 26 GORNY 1995A: p. 160.

27 I risultati di questi scavi sono stati pubblicati dall’Oriental Institute di Chicago prima come rapporti preliminari sulla

serie OIC, mentre i rapporti finali sulla serie OIP. Per un elenco completo di queste pubblicazioni vedi GORNY 1994: p. 191, nota 1.

28 Sull’identificazione di Alişar con Amkuwa e/o Ankuwa cf. GORNY 1995B, CRASSO 2008, BARJAMOVIC 2011: pp.

312-317.

29 GORNY 1994.

30 GORNY,MCMAHON,PALEY,KEALHOFER 1995: p. 68. 31 GORNY 2006.

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10 da R. Temizer tra il 1968 e il 1982, e dove sono stati individuati livelli sia di Bronzo Medio che di Bronzo Tardo32. Si tratta di un monticolo di medie dimensioni (alto circa 12 m, 280 x 320 m); i lavori

sono ripresi nel 2010 sotto la direzione di T. Sipahi33. Il nuovo scavo ha individuato una lunga

sequenza che va dal Bronzo Antico fino al periodo Romano: ben 5 livelli sono attribuibili al II Millennio a.C., dal Bronzo Medio fino ad almeno il periodo medio-ittita34. Poco più a sud, attualmente

all’interno dell’area urbana di Yozgat, troviamo il sito di Mercimektepe, dove alcuni sondaggi effettuati negli anni ’70 hanno mostrato la presenza di livelli ascrivibili al di II Millennio a.C.35

Attualmente il sito è stato danneggiato e parzialmente asportato dai moderni lavori edilizi. Pochi chilometri ad est, esattamente a metà tra le moderne Yozgat e Sorgun, sulla principale direttrice settentrionale che attraversa l’Anatolia Centrale, troviamo Uşaklı Höyük. Il sito si trova nella pianura bagnata dall’Eğri Öz Dere (affluente del Kanak Su), e ha una superficie totale di circa 12 ha (2 ha sono costituiti dal monticolo principale, i restanti 10 da una terrazza bassa di forma ovoidale che circonda l’acropoli ad ovest, nord ed est). Dal 2008 al 2012 è stato sottoposto a operazioni di survey, e nel 2013 sono iniziate le attività di scavo a tutt’oggi in corso, il tutto sempre sotto la direzione di S. Mazzoni. Il sito ha prodotto materiali appartenenti al Bronzo Medio e a tutto il Bronzo Tardo, compresi 6 frammenti di tavolette cuneiformi raccolti in superficie. Sulla terrazza è presente un grande edificio monumentale di natura templare (Area A, Edificio II) di età ittita, mentre sull’acropoli si trova un edificio probabilmente di tipo palaziale (Area D, Edificio III), sempre appartenente al Bronzo Tardo. Per la sua posizione e la natura dei ritrovamenti è stata suggerita l’identificazione con la città cultuale ittita di Zippalanda36.

Spostandoci un po’ più a nord-ovest di questa zona, troviamo un altro gruppo di siti: circa 30 km a nord-ovest di Çorum, a 45 km da Boğazköy, si trova Hüseyindede Tepesi. Qui sono stati portati alla luce i resti di alcuni edifici bruciati di fase antico-ittita, separati dal resto dell’insediamento, senza nessuna traccia di fasi successive37. Esso rappresenta un tipico abitato di medie-piccole dimensioni

della regione settentrionale del regno ittita. Tra i materiali qui ritrovati vi sono anche alcuni vasi rituali con figure a rilievo38. Altri due siti minori si trovano nelle vicinanze di Hüseyindede: circa 3,5 km a

nord Fatmaören, circa 6 km a nord-est Boyalı Höyük. Nel primo è stato scavato un complesso

32 ÖZGÜÇ T.1999B: p. 1. Per un elenco delle pubblicazioni dei risultati dello scavo vedi ÖZGÜÇ T.1988: p. 117, nota

167.

33 SIPAHI 2011. 34 SIPAHI 2013A. 35 ZOROĞLU 1977.

36 MAZZONI 2017, MAZZONI,D’AGOSTINO 2015; per i risultati dei lavori di survey e l’identificazione con Zippalanda

vedi MAZZONI,D’AGOSTINO,ORSI 2014; PECCHIOLI,TORRI,CORTI 2014 e più recentemente per un sunto esaustivo

MAZZONI,PECCHIOLI (eds) 2015.

37 YILDIRIM 2013: p. 234. 38 YILDIRIM 2000.

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11 architettonico appartenente anche esso al periodo antico-ittita; il secondo, ha una vita più lunga, iniziata probabilmente nel Bronzo Antico, e presenta un unico grande edificio di Bronzo Tardo (42x25 m), simile a quello di Hüseyindede: è datato anche esso al XVI secolo a.C., e sia Fatmaören che Boyalı non presentano livelli di periodo imperiale39.

Volgendo lo sguardo 60 km ad est e superando il corso del Kızılırmak, troviamo il sito di İnandık Tepe, nell’attuale provincia meridionale di Çankırı. Ancora una volta ad attirare l’attenzione sul luogo fu il ritrovamento di alcuni frammenti di un grande vaso con figure a rilievo durante alcuni lavori pubblici. İnandık Tepe si colloca nella valle fluviale del Terme Çayı: là si erge un monticolo, parzialmente spazzato via dal fiume, che presenta un’occupazione dal Bronzo Antico fino all’Età del Ferro, con livelli molto significativi per l’età antico-ittita. Alcune centinaia di metri ad ovest, su una collina allungata di forma ovale (130x50 m) che sovrasta la valle, è stato scavato (1966-1967) un grande complesso architettonico probabilmente di natura templare40 appartenente sempre alla fine

dell’epoca antico-ittita41.

Procedendo verso nord-est rispetto al cuore dell’Anatolia Centrale, nel territorio delle valli dei fiumi Çorum e Çekerek, troviamo due importanti insediamenti di periodo ittita: il primo è Ortaköy, dove dal 1990 lavora l’equipe diretta da Aygül Süel. Il sito è inusualmente posto su una terrazza in una zona pianeggiante, nell’angolo settentrionale della fertile valle intermontana dell’Özderesi, un braccio del fiume Çekerek. Grazie alle molte tavolette ritrovate è stato possibile identificare Ortaköy con la città ittita di Šapinuwa42. L’attuale area scavata è lunga circa 400 m, anche se gli scavatori

hanno proposto un’estensione del sito di ben 9 km2, dato suggerito senza vere e proprie evidenze43. I

resti dovrebbero appartenere alla fase del Medio Regno ittita e all’inizio del periodo imperiale44. Sono

stati ritrovati quattro principali edifici, uno di tipo palaziale (Edificio A)45, un magazzino con molti

pithoi e grandi giare, molte delle quali interrate in banchine (Edificio B)46, un piccolo edificio

probabilmente con funzione cultuale (Edificio C)47 ed infine, recentemente, un edificio di circa 600

m2 (Edificio D) da cui proviene un ortostato48. Sono stati identificati anche i resti delle fortificazioni

che circondavano la città, e più a nord, in un’area nota come Ağılönü, è stata esposta una zona di

39 SIPAHI 2013B.

40 L’edificio è stato recentemente reinterpretato come residenza di campagna di un nobile ittita (MIELKE 2006B). 41 ÖZGÜÇ T.1988: pp. XXXI-XXXII. Per la datazione del complesso alla seconda metà del XVI sec. a.C.: MIELKE

2006B:pp. 260-264, 270-272. 42 SÜEL A.2002: p. 157. 43 SÜEL A.2002: p. 165, MIELKE 2011A: p. 1037. 44 MIELKE 2011A: p. 1037. 45 SÜEL A.2002: pp. 159-162, fig. 4. 46 SÜEL M.2001; SÜEL A.2002: pp. 162-163. 47 SÜEL M.2008: pp. 28-32. 48 SÜEL M.2005; SÜEL M.2008: pp. 33-35.

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12 produzione e alcune fosse sacrificali49. Ad appena 8 km a sud di Ortaköy si trova il cimitero di

Kazankaya, posto lungo il corso del Çekerek. Indagato da T. Özgüç, è stato datato da questo tra la fine del Bronzo Medio e il 1675 a.C.50.

Ancora più verso est, a circa 20 km a sud di Zile e a ben 150 km da Ḫattuša, troviamo il sito di Maşat Höyük. Esso è posto in una fertile piana (detta Maşat Ovası) appena ad est della valle del fiume Çekerek51. Dopo alcune indagini iniziali nel 1945, il sito è stato più approfonditamente indagato dagli

scavi effettuati da Tahsin Özgüç negli anni 1973-1984. Il sito non è molto esteso (224 x 450 m di dimensioni massime) e consiste in una “cittadella” posta su di un massiccio roccioso granitico e di una “città bassa” situata sulla terrazza formata dal declivio meridionale della “rocca”52. Il sito è

occupato dal Bronzo Antico fino all’Età del Ferro, ma sono i quattro livelli del II Millennio a.C. quelli di maggior sviluppo, in particolare quelli del Bronzo Tardo: ciò è testimoniato da un notevole complesso palaziale del periodo medio-ittita. Il ritrovamento di molte tavolette ha permesso di collegare senza dubbi il sito all’antico toponimo di Tapikka53.

Nella zona sono attestati altri siti di minore importanza con livelli di II Millennio a.C.: uno a pochi km a sud di Maşat, in una stretta valle nelle Deveci Dağları, presso il villaggio di Hanözü, su un costone roccioso dove sono stati portati alla luce resti della fine del Bronzo Medio e della prima parte del Bronzo Tardo54. Spostandoci più a est, ai confini della piana di Artova, troviamo Kayapınar

Hüyüğü, sito scavato negli anni ’50 e che presenta anch’esso livelli di II Millennio a.C.55 Bisogna poi

ricordare che la moderna cittadina di Sulusaray, sull’alto corso del Çekerek, ha fornito prove di una presenza ittita56, ed è anche ipoteticamente identificata con la città citata nelle fonti come Karahna57.

Se voltiamo adesso il nostro sguardo verso nord, dopo una serie di rilievi minori e di piane tra cui quella di Amasya e Merzifon, troviamo, come detto prima, le catene dei rilievi del Ponto a bloccare l’accesso alla costa del Mar Nero. Queste montagne presentano una fitta vegetazione e pochi sono i passaggi che le scavalcano, tra cui le valli fluviali del Kızılırmak e dello Yeşilırmak (Mappa 4). Le survey effettuate negli ultimi decenni nella zona ci mostrano una notevole presenza di insediamenti di II Millennio a.C., anche se vediamo una netta differenza tra la regione costiera vera e propria (attuali province di Samsun e parte di Sinop) e quella più interna (approssimativamente corrispondente all’attuale provincia di Amasya): nella prima gli insediamenti sembrano esaurire la

49 SÜEL A.,SÜEL M.2013: pp. 182-183; SÜEL M.2015. 50 EMRE 1991: pp. 2-3. 51 ÖZGÜÇ T.1978: p. 49-51. 52 ÖZGÜÇ T.1978: p. 51. 53 MIELKE 2011A: pp. 1045-1046. 54 ÖZGÜÇ T.1982: pp. 142-143; EMRE 1992. 55 TEMIZER 1954. 56 KOHL 2010. 57 MOUTON 2011.

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13 loro vita dopo il Bronzo Medio, mentre più a sud i siti proseguono fino a tutto il Bronzo Tardo58;

questo fenomeno è stato spiegato spesso con la diffusione delle popolazioni nomadi dei Kaškei, spina nel fianco dello stato ittita59.

Mappa 4: Dettaglio Anatolia centrale: “zona settentrionale” e relativi siti.

Nella regione costiera si devono citare Tekkeköy, Dündartepe e Kaledoruğu, tutti sottoposti a vari sondaggi negli anni ’4060 che hanno evidenziato livelli di II Millennio a.C. Ma il sito sicuramente più

importante e con la sequenza meglio conosciuta è İkiztepe nei pressi di Bafra. Qui i lavori di scavo iniziarono nel 1974 con B. Alkım come direttore fino al 1982, e successivamente furono continuati da Ö. Bilgi fino a pochi anni fa. Il sito è attualmente a 1,5 km dal Kızılırmak e a 7 km dalla costa, ma le indagini geologiche indicano che anticamente si trovava direttamente sul fiume e negli immediati pressi del litorale. Il sito, che occupa un’area di circa 350x260 m, è costituito da quattro elevazioni naturali (İkiztepe I, II, III e IV), di cui la più significativa (İkiztepe I) ha un’altezza di circa 30 m sul piano di campagna61. Esso ha livelli che vanno dal Calcolitico, al Bronzo Antico fino al periodo

ellenistico: il II Millennio a.C. è rappresentato da quello che gli autori chiamano “periodo transizionale” (2100-1700 a.C. circa), che copre quindi il Bronzo Medio, e che non continua invece

58 DÖNMEZ 2008: pp. 88-89;cf. anche DÖNMEZ,BEYAZIT 2008. 59 Cf. YAKAR 2008.

60 MÜLLER-KARPE V.2001: pp.430-431. 61 ALKIM,ALKIM,ÖNDER 1988: pp. 147-148.

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14 nel Bronzo Tardo62.

Spingendoci invece più a sud, nel distretto della moderna Vezirköprü, a pochi km a est del corso del Kızılırmak, troviamo il sito di Oymaağaç Höyük. Esso è stato sottoposto a indagini solo a partire dal 2005, sotto la direzione di R.M. Czichon e J. Klinger; presenta una forma quasi circolare e misura 200x190 m. Il sito è stato frequentato dal Calcolitico fino alla fine dell’Età del Ferro. Si suppone che durante il II Millennio a.C. fosse l’antica città cultuale di Nerik, persa dagli Ittiti per mano kaškea già durante l’Antico Regno. La sua posizione, a nord delle Tavşan Dağları (importante riserva mineraria) ne fanno il sito più settentrionale con presenza di livelli ittiti di una certa consistenza: il grande edificio (40x40 m) individuato sull’acropoli è stato identificato come il tempio del Dio della Tempesta di Nerik, e i suoi livelli più recenti sono datati al regno di Šuppiluliuma II63.

A sud dei monti Tavşan, nell’attuale provincia di Amasya, le piane intermontane di Merzifon, Suluova e Amasya stessa risultano densamente insediate durante tutto il II Millennio a.C., e sono stati individuati anche alcuni siti di maggiori dimensioni ed importanza: Onhoroz Tepe, Alacapınar Tepe, Doğan Tepe, Ayvalıpınar Höyük, Gediksaray Höyük e Oluz Höyük64: solo quest’ultimo è stato

oggetto di scavi a partire dal 2007 sotto la direzione di S. Dönmez e A.Y. Beyazıt. Si tratta di un sito approssimativamente circolare (280x260 m) alto circa 15 m al di sopra della piana. I livelli più antichi sono datati al Bronzo Antico, e la vita del sito continua fino in epoca medioevale: due livelli corrispondono al Bronzo Tardo, mentre non sono state individuate fasi architettoniche di Bronzo Medio, anche se i materiali provenienti da esso sembrerebbero indicare anche la presenza di questo periodo65. Infine si deve segnalare la necropoli di Büget, 8 km a nord-est di Çorum, dove i lavori di

T. Özgüç del 1976 hanno portato alla luce molte sepolture di differenti tipologie, tra cui anche alcune all’interno di pithoi. Anche questo cimitero, come la maggior parte delle necropoli extramoenia dell’Anatolia del II Millennio a.C., è stato datato tra la fine del periodo delle colonie paleoassire e l’inizio dell’Antico Regno ittita, quindi nella fase di passaggio tra Bronzo Medio e Bronzo Tardo66.

Il confine orientale dell’Altopiano Centrale può essere individuato, sia culturalmente che territorialmente, nel corso del grande fiume Eufrate e nelle catene montuose dell’Acrocoro Armeno che si allungano verso est. A sud-est e a sud è di nuovo una catena montuosa, quella del Tauro, a costituire un ostacolo naturale tra l’Anatolia Centrale e la Mesopotamia vera e propria, la Siria settentrionale, la piana della Cilicia e il Mediterraneo. Tra questa imponente catena e la curva del fiume Kızılırmak possiamo individuare alcune “zone cuscinetto”, che fanno a tutti gli effetti parte

62 Cf. MÜLLER-KARPE V.2001: pp. 440-441. 63 CZICHON 2013;cf.CZICHON ET AL 2011. 64 DÖNMEZ 2008: pp. 87-88.

65 DÖNMEZ,BEYAZIT 2014: pp. 53-54. Le relazioni preliminari dello scavo di Oluz Höyük si trovano su Colloquium

Anatolicum (VI-XII).

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15 dell’area culturale “centro-anatolica” (Mappa 5): più a nord-est troviamo l’arido altopiano vulcanico dell’Uzunyayla, che rappresenta l’angolo più orientale dell’Altopiano Anatolico: presenta altezze medie tra i 1500 e 2100 metri, ed è caratterizzato da un’ambiente arido poco adatto all’attività agricola e molto più idoneo alla pastorizia67; scendendo più a sud-ovest si apre la piana di Kayseri, dominata

dal grande cono vulcanico dell’Erciyas Dağı, territorio più fertile del precedente dove si trova il fondamentale sito di Kültepe. Allontanandoci ancora verso sud-ovest, a cavallo della parte meridionale dell’ansa del Kızılırmak abbiamo il territorio della Cappadocia68, territorio caratterizzato

da un peculiare paesaggio di colline granitiche modellate dall’azione del vento e dell’acqua durante i millenni e da una scarsa presenza di terreni adatti all’attività agricola.

Mappa 5: Dettaglio Anatolia centrale: “zona sud-orientale” e relativi siti.

Nella zona dell’alto corso del Kızılırmak e dell’altopiano dell’Uzunyayla, area nota nelle fonti ittite come “Paese Alto”, si trovano due tra i più importanti e recenti scavi archeologici del Centro Anatolia del II Millennio a.C.: il primo è Kuşaklı Höyük, che è stato oggetto di scavo e di prospezioni geofisiche dal 1992 al 2004 sotto la direzione di A. Müller-Karpe. È situato a sud del corso del Kızılırmak, a 50 km circa dalla moderna Sivas, ai limiti settentrionali dell’arido altopiano sopra menzionato. Il sito, che ha una superficie totale di 18,2 ha, è circondato da un sistema di fortificazioni

67 BARJAMOVIC 2011: p. 82.

68 Come “Cappadocia” in questo elaborato intendiamo il territorio approssimativamente occupato dalle moderne

province di Kirşehir, Nevşehir, Aksaray e Niğde. Per un chiarimento sulle fluttuazioni dell’uso di questo toponimo durante le varie epoche storiche cf. CASABONNE 2012.

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16 a “casematte” costruite su di un rampart, in cui si aprono quattro porte. All’interno del perimetro delle mura si trova un’elevazione del terreno che forma una sorta di “acropoli”, circondata da terrazze, pendii e aree più pianeggianti che si estendono fino alle fortificazioni69. Si tratta di un nuovo

insediamento fondato nell’ultimo quarto del XVI secolo a.C.70 la cui vita continua, dopo una parziale

distruzione della prima metà del XIV secolo a.C., fino alla fine del Bronzo Tardo. Dopo una scarsa occupazione seguente la fine del periodo ittita sarà abbandonato fino all’edificazione di una fortezza nel VII/VI secolo a.C.71 Il sito, grazie al ritrovamento di tavolette cuneiformi, è stato identificato con

la città ittita di Šarišša72. Molti sono gli edifici esposti: alla prima fase post-fondazione appartengono

due importanti edifici templari (l’estesissimo Edificio C e il Tempio I sulla terrazza nord), un complesso di stalle vicino al Tempio I, vari altri edifici di natura ufficiale o residenziale sul pendio ovest. Sono state scavate anche due delle porte urbiche, parte di un grande silos semi-interrato nella parte sud della città che poteva contenere più di 700 t di granaglie e, all’esterno della cerchia muraria, dighe e strutture di contenimento idrico. La successiva fase, seguente la distruzione del XIV secolo a.C., mostra nuovi edifici di natura ufficiale sull’acropoli, nuove strutture residenziali sempre sul pendio occidentale e un’area adibita alla produzione ceramica vicino alle strutture abbandonate del silos73. Gli scavi di Kuşaklı hanno fornito a tutta l’archeologia centro-anatolica un’ottima fonte di

dati, non solo per l’accuratezza delle pubblicazioni, ma anche per l’inusuale buono stato dei ritrovamenti, facendo acquisire a questo sito un ruolo fondamentale nella disciplina.

Sulla riva destra del fiume Kızılırmak, a 55 km a sud-ovest di Sivas, troviamo Kayalıpınar, un altro importante insediamento ittita. Il sito è costituito da una piatta terrazza con più colline e sorge al centro dell’ampia e fertile vallata del fiume. Gli scavi, effettuati tra il 2005 e il 2014 sotto la direzione di A. Müller-Karpe, sono avvenuti sulla collinetta sud-orientale, probabile cuore dell’antico insediamento. Là sono stati portati alla luce due edifici pubblici di periodo ittita (Edifici A e B), e varie attestazioni di architettura domestica. I livelli più antichi appartengono al Bronzo Medio a cui ne susseguono altri, separati da diverse distruzioni, fino ad arrivare al XIII secolo a.C. Recenti ritrovamenti di tavolette cuneiformi confermano l’identità del sito con l’antica Šamuḫa74. Nella zona

dell’alto corso del Kızılırmak, e tra questa e gli insediamenti delle valli del Çekerek, sono stati individuati molti altri siti con materiali di II Millennio a.C. in superficie, ma nessuno di essi risulta attualmente scavato. Si può qui comunque citare l’attuale cittadella di Sivas, Topraktepe, dove nel

69 MÜLLER-KARPE A.1995: p. 6. 70 MIELKE 2006B: pp. 266-269. 71 MÜLLER-KARPE A.2002: p. 154. 72 WILHELM 1995. 73 MIELKE 2011A: pp. 1043-1044.

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17 1946 T. Özgüç effettuò un sondaggio che riportò alla luce anche materiali di II Millennio a.C.75

Scendendo lungo il corso del fiume raggiungiamo la zona della piana di Kayseri, dove sorge il sito di Kültepe. La piccola piana (25 km di ampiezza massima) si trova ai piedi del cono vulcanico dell’Erciyas Dağı, la più alta montagna dell’altopiano centrale. È bagnata da vari corsi d’acqua minori che si riversano nel Kızılırmak poco a nord, e rappresenta uno dei pochi terreni fertili della zona che, come abbiamo ricordato, è prevalentemente stepposa. Il sito di Kültepe, l’antica Kaniš del periodo paleoassiro, si trova in una posizione ideale come snodo tra le molte vie di comunicazione che attraversano l’Anatolia Centrale: è posto sulla direttrice meridionale est-ovest che attraversa l’Altopiano; da esso partono i principali percorsi che mettono in contatto la regione del Kızılırmak (dove sorgono la maggior parte degli insediamenti ittiti) con i passi attraverso il Tauro verso la Cilicia e la Siria e la Mesopotamia Settentrionale76. Il sito consiste di due parti principali: la prima è il

monticolo, dalla forma circolare, con un’altezza di circa 20 m sul piano di campagna. Misura 550 m nord-sud per 500 m est-ovest, uno dei più ampi siti dell’Anatolia Centrale, ed è circondato da un sistema di fortificazione che dà un aspetto convesso alla sua superficie. L’insediamento sembra avere origine con l’inizio del Bronzo Antico e continua ininterrottamente fino a tutto il Bronzo Medio, per il quale sono stati individuati ben cinque livelli a cui appartengono tre palazzi, due templi e altri edifici amministrativi. Non si sono fino ad ora riscontrate attestazione ittite di Bronzo Tardo, bensì dopo un lungo intervallo ritroviamo livelli dell’Età del Ferro, Ellenistica e Romana77.

La seconda parte è la “Città Bassa”, che circonda il monticolo principale a nord, est e sud (a ovest si estendono gli acquitrini del lago Engir). Si stacca dal piano di campagna per un’altezza di 2-2,5 m circa, e dovrebbe avere un diametro approssimativo di circa 2 km. È questa zona che ha ospitato la colonia dei mercanti paleoassiri, il kārum Kaniš. La frequentazione di questa parte del sito è più breve rispetto all’acropoli, e va dalla fine del III Millennio a.C. fino probabilmente a tutto il XVIII secolo a.C.: sono stati individuati quattro livelli in tutto (di cui l’ultimo diviso in due diverse fasi), separati da uno iato di pochi anni tra gli ultimi due livelli, gli stessi nei quali troviamo l’insediamento che ha ospitato i mercanti paleoassiri e da cui provengono la maggior parte dei documenti cuneiformi ritrovati nel sito78. Dagli attuali dati sembra che la zona occupata dai mercanti fosse piuttosto limitata,

e avesse un’estensione di 350x250 m, quando il resto della “Città Bassa” rimaneva insediata dai nativi anatolici. Le fonti assire si riferiscono a quest’area come al “Quartiere commerciale-Kārum di Kaniš”, e queste informazioni ci mostrano anche come gli assiri e gli autoctoni interagissero tra di loro su vari

75 Cf. ÖKSE 2000. Per Topraktepe-Sivas: ÖKSE 2000: p. 91.

76 Cf. ÖZGÜÇ T.1950: pp. 111-113; KULAKOĞLU 2011: pp. 1012-1013.

77 KULAKOĞLU 2011: pp. 1014-1019; ÖZGÜÇ T.1999A: p. 77. Anche le fortificazioni che circondano l’acropoli sono di

periodo ellenistico/romano, e non si ha la certezza se poggino su fortificazioni di II Millennio a.C.: ÖZGÜÇ T.1999A: p. 73.

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18 livelli: siamo di fronte ad uno dei primi esempi ben documentati nella storia di “insediamento coloniale”, simile per certi meccanismi a quelli di epoca moderna79.

Il sito di Kültepe è purtroppo anche uno dei più danneggiati e saccheggiati della Turchia: la presenza sul luogo di tavolette cuneiformi (presenza nota fin da quando, nell’ultimo quarto del 1800, le “Tavolette Cappadociche” cominciarono ad apparire sul mercato antiquario80) attirò da subito

l’attenzione di molti. Ai danni prodotti dagli scavi illegali effettuati dagli abitanti locali, si aggiunsero quindi quelli delle prime esplorazioni ufficiali (E. Chantre 1893-94; H. Winckler e H. Grothe nel 1906; B. Hrozný 1925), che avevano come unico scopo il rinvenimento di tavolette e oggetti: almeno un terzo del monticolo è attualmente troppo disturbato per qualsiasi tipo di indagine di tipo stratigrafico. I primi scavi scientifici sono iniziati nel 1948 sotto la direzione di Tashin e Nimet Özgüç, che li hanno portato avanti fino al 2005; i lavori continuano tuttora sotto la direzione di Fikri Kulakoğlu81.

Nella zona intorno a Kültepe non vi sono altri grandi insediamenti di II Millennio a.C. Possiamo però citare due piccoli siti più a nord-est, vicino al piccolo lago salato Tuzla Gölü: Sultanhanı e Yassıdağ. Entrambi furono danneggiati durante i lavori di costruzione negli ’20-’30 della ferrovia Kayseri-Sivas, e sono stati interessati da scavi negli anni ‘7082. Il primo non ha mostrato tracce di

insediamenti del II Millennio a.C. (se si escludono alcuni frammenti raccolti in superficie)83, mentre

il secondo ha un livello corrispondente alla parte finale del Bronzo Medio84.

A sud e a ovest della piana di Kayseri inizia la Cappadocia “vera e prorpia”, che, come abbiamo ricordato sopra, è un territorio piuttosto brullo e soggetto a una forte erosione. Nella provincia di Aksaray, appena a sud del Grande Lago Salato, sorge Acem Höyük. È un monticolo dalla forma ovale, che misura approssimativamente 650x400 m. È presente anche una città bassa, oggi parzialmente coperta dal moderno villaggio di Yeşilova. Il centro del monticolo si presenta piuttosto piatto, mentre nella sua parte meridionale vediamo una sorta di ‘cittadella’ chiamata Sarıkaya, la cui altezza massima è di 20 m sul piano di campagna. Il sito era frequentato già durante il III Millennio a.C., ma il vero sviluppo avvenne solo durante il Bronzo Medio, dove erano occupati sia l’acropoli che la città bassa. Entrambe furono abbandonate contemporaneamente alla fine del periodo delle colonie paleoassire. Scarsi resti di periodo ellenistico/romano si ritrovano su Sarıkaya85. Due importanti complessi

palaziali appartenenti alla prima metà del II Millennio a.C. sono stati portati alla luce: uno presso 79 ÖZGÜÇ T.2003: pp. 23-25. 80 ÖZGÜÇ T.2003: pp. 25. 81 KULAKOĞLU 2011: p.1013; ÖZGÜÇ T.1999A: p. 73. 82 EMRE 1971: p. 119. 83 EMRE 1971: p. 136. 84 EMRE 1973. 85 ÖZGÜÇ N.1968A: pp. 30-32.

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19 Sarikaya, e un altro in un’area a nord-ovest più vicino al centro del sito, detta Hatipler Tepesi. Questi probabilmente rappresentavano due unità di un più grande sistema amministrativo86. Gli scavi sono

stati condotti negli anni 1962-1988 da Nimet Özgüç, e dal 1989 sono passati sotto la direzione di Aliya Öztan.

In questa zona più meridionale della Cappadocia a sud del Kızılırmak sembrano non esservi altri insediamenti di una certa importanza con livelli di II Millennio a.C., anche se le survey87 e gli scavi

degli ultimi dieci anni stanno cambiando in parte questo panorama: possiamo citare qui i nuovi scavi intrapresi presso Ovaören, negli adiacenti monticoli di Yassıhöyuk, Topakhöyük e nell’ampia terrazza ai piedi di questo. I risultati di queste indagini hanno messo in luce livelli della fine del Bronzo Tardo (Yassıhöyük) e del Bronzo Medio (Topakhöyük)88. Ancora più a sud recentemente sono stati rinvenuti

livelli di Tardo Bronzo nell’importante sito dell’Età del Ferro di Kınık Höyük89. A nord del fiume,

invece, nell’attuale provincia di Nevşehir, troviamo alcuni siti con attestazioni di II Millennio a.C. già sottoposti a scavi dagli anni ‘60/70, come Topaklı Höyük90 e Suluca-Karahöyük91, o più

recentemente Zank Höyük92.

Si deve qui segnalare anche un altro importante insediamento, posto proprio ai limiti meridionali della regione, sulle pendici settentrionali del Tauro: Porsuk/Zeyve Höyük. Il sito è posto ad appena una cinquantina di km dall’importante via di comunicazione che collega l’Altopiano Anatolico con la Cilicia superando i rilievi del Bolkar Dağları (Passo Gülek o “Porte Cilicie”,vedi p.26, Mappa 8). Sorge alla confluenza di due corsi d’acqua, e presenta una forma peculiare, approssimativamente triangolare, con una sommità piuttosto piatta. Misura circa 400 m est-ovest e 150 m nord-sud, e il deposito archeologico ha un’altezza di 8-10 m, ma il sito si staglia sulla piana circostante per un’altezza di 20-30 m93. È stato oggetto di indagini archeologiche dagli anni ’60/70, con sei campagne

dirette da M. E. Laroche, che continuano tuttora sotto la direzione di D. Beyer. La fondazione dell’insediamento si fa risalire all’inizio del Bronzo Tardo, e continua fino alla fine del II millennio a.C.: i due livelli VI e V datano appunto al periodo antico/medio ittita il primo e al periodo imperiale il secondo, il quale termina con una massiccia distruzione. Dopo uno iato la cui lunghezza non è stabilita ancora con sicurezza, vi sono livelli di Ferro Medio, Ellenistici e Romani94. La sua posizione

ai confini meridionali della zona da noi individuata, pongono questo sito in una posizione particolare.

86 SAGONA,ZIMANSKY 2009: p. 238. 87 Cf. OMURA S.2008, GÜLÇUR 2003.

88 ŞENYURT,AKÇAY,KAMIŞ 2015. Precedenti rapporti di scavo sempre su KST 35/2; 36/2. 89 D’ALFONSO, ET AL.2015.

90 POLACCO 1975. Altri rapporti di scavo su TAD 16/2; 17/2; 19/1; 20/1; 21/1 e 23/2. 91 BALKAN,SÜMER 1967. Rapporto di scavo successivo su TAD 18/1.

92 SEVER 1998. Precedenti rapporti di scavo sempre su KST 14/1; 15/1. 93 DUPRÉ 1983: pp. 13-15.

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20 Esso infatti si trova tra due diverse sfere d’influenza di cultura materiale (quella centro-anatolica e quella della piana cilicia), ma affronteremo successivamente questa interessante problematica.

Spostandoci nella parte più settentrionale della Cappadocia ricordiamo che gli scavi di U. B. Alkım degli anni ’50 hanno dimostrato la presenza di fasi di Bronzo Medio/Tardo nella stratigrafia del monticolo della cittadella della moderna Kirşehir. A circa 40 km a nord-ovest di questa si trova Kaman-Kalehöyük: è di forma circolare, con un diametro di circa 280 m, e un’altezza sul piano di campagna di 16 m. La piatta sommità discende dolcemente da nord verso sud. I lavori sul sito, che continuano tutt’oggi, sono iniziati nel 1985 da parte dell’equipe giapponese guidata da Sachihiro Omura95. Kaman-Kalehöyük presenta un’occupazione continuativa dal Bronzo Antico fino al periodo

ottomano, e i livelli del III Strato coprono interamente il II Millennio a.C.96 I resti architettonici

meglio preservati riguardano il Bronzo Medio e la prima parte del Bronzo Tardo, mentre i livelli del periodo imperiale sono poco conservati. Tra i resti più significativi del periodo antico ittita sono cinque strutture circolari in pietra, usate probabilmente come silos per l’immagazzinamento di granaglie97. Queste strutture insistevano (disturbandone a volte la comprensione) sui livelli del

Bronzo Medio che si presentano bruciati da una violenta distruzione98.

A metà strada tra Kirşehir e Kaman-Kalehöyük si trova Yassıhöyük-Çoğun, sito scavato recentemente sempre nell’ambito della missione giapponese da Masako Omura: si presenta come un monticolo piatto, che misura 625x500 m, con un’altezza di circa 13 m dal piano di campagna. Sono stati documentati livelli di Bronzo Medio, mentre sembra assente il successivo periodo ittita99. Un

altro recente scavo, situato lungo il corso del Kızılırmak, nell’attuale provincia di Kırıkkale, è Büklükale-Kapalıkaya. Il sito è posto sulla riva occidentale del fiume, in una posizione chiaramente strategica in quanto ne controlla uno dei più importanti guadi. Ha un diametro est-ovest di circa 500 m, e nord-sud di circa 600 m. Nella parte orientale si trova un monticolo su di una collina rocciosa, delle dimensioni di 300x200 m circa e dell’altezza di ben 30 m. Gli scavi, iniziati nel 2009 sotto la direzione di Kimeyoshi Matsumura, hanno accertato nel sito la presenza di livelli sia di Bronzo Medio che di Bronzo Tardo, ma sussistono ancora alcune problematiche cronologiche che si spera saranno chiarite nei prossimi anni100.

Ad ovest della Cappadocia e dell’ansa del Kızılırmak una vasta area di altopiani e pianure costituisce la parte più occidentale dell’Anatolia Centrale. Si tratta di una regione molto più secca e inospitale delle precedenti. Nella sua parte settentrionale è il bacino del fiume Sakarya, il più lungo

95 OMURA S.2011: pp. 1095-1096. 96 OMURA S.2011: pp. 1102-1108. 97 OMURA S.2013.

98 Molti scheletri umani sono stati rinvenuti nei livelli di distruzione: cf. OMURA S.2011: pp. 1106-1108. 99 OMURA M.2015. I rapporti di scavo precedenti si trovano in KST 32/4, 33/4, 34/1, 35/2, 36/2. 100 MATSUMURA 2013. Per i rapporti di scavo si veda Matsumura in KST 32/4, 33/4, 34/1, 35/3 e 36/3.

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21 corso d’acqua dell’Anatolia occidentale, a costituire il limite naturale della zona di cui stiamo parlando. Ankara, l’attuale capitale della Turchia, si trova approssimativamente a metà strada tra il corso di quest’ultimo e quello del Kızılırmak. Poco più a sud un’importante ruolo è ricoperto dall’ampio bacino del Grande Lago salato (in turco Tuz Gölü) che drena la maggior parte delle risorse idriche della regione, e che deve il suo nome al suo alto contenuto salino (oltre il 32% in estate). Esso è circondato a nord e a ovest dalle steppose pianure degli Haymana e Cihanbeyli Plateau, e a sud da quelle dell’Obruk Plateau. È forse questa la zona più secca di tutta l’Anatolia Centrale, dove l’attività agricola è difficile e dipende completamente dalle precipitazioni stagionali. Attualmente quest’area è quasi del tutto priva di insediamenti umani degni di nota, e probabilmente la situazione non era troppo differente durante il II Millennio a.C.101

Mappa 6: Dettaglio Anatolia centrale: “zona nord” della parte occidentale dell’Altopiano centrale e relativi siti. Come già sopra accennato, questa parte occidentale dell’Altopiano Centrale presenta sicuramente una densità di siti archeologici molto inferiore alla sua metà più a est. Questo è sicuramente vero per quanto riguarda gli inospitali plateau di Cihanbeyli e Obruk, ma nella zona compresa tra i corsi del Kızılırmak e del Sakarya e nel plateau di Haymana possiamo annoverare più di un sito interessante (Mappa 6): l’insediamento di maggior importanza della zona si trova proprio ai suoi confini, sul corso del fiume Sakarya, ed è l’imponente sito di Yassıhöyük, che è principalmente noto come Gordion, la

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22 capitale dello stato frigio dell’Età del Ferro. Il sito ha però una vita molto più lunga che inizia nel Bronzo Antico e copre anche tutto il II Millennio a.C. Il monticolo principale ha un’altezza di circa 20 m e copre approssimativamente una superficie di 13 ha102. I lavori, sempre condotti da l’equipe

dell’University of Pennsylvania Museum, continuano tuttora: negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, sotto la direzione di R. S. Young, sono stati eseguiti vari sondaggi nell’acropoli del sito per raggiungere i livelli occupazionali più antichi103, e sempre nello stesso periodo sono state scavate

anche molte sepolture di Bronzo Medio da M. Mellink104. Altri sondaggi che hanno portato alla luce

molti materiali di Bronzo Tardo sono stati effettuati sotto la direzione di M. M. Voigt negli anni 1988-1989105.

Circa 15 km ad est di Gordion troviamo il piccolo sito di Polatlı Höyük, presso l’omonima cittadina. Ha un diametro di circa 200 m e un’altezza di 25 m. Negli scavi effettuati nel 1949 da S. Lloyd e N. Gökçe è stata accertata un’occupazione risalente almeno al Bronzo Antico e che continua per tutto il II Millennio a.C106. Spostandoci ancora più ad est troviamo un altro sito di limitate

dimensioni, Külhöyük (con un diametro di circa 200x250 m, e un’altezza di 22 m), che è stato oggetto di scavi negli anni ’90 e ha livelli di Bronzo Medio e del periodo antico-ittita107. Non lontano da esso

(e sicuramente ad esso legato) si trova Gavurkalesi: si tratta di una collina rocciosa naturale, con una sommità piatta di 70 x 90 m e che si eleva ad un’altezza di 60 m in una stretta valle108. Resti di

fortificazioni e decorazioni in rilievo di periodo ittita erano note da tempo, tanto che un primo scavo fu effettuato da H. H. von der Osten negli anni ’30; all’inizio degli anni ’90 sono state condotte alcune campagne sotto la direzione di S. Lumsden che hanno chiarito maggiormente le fasi occupazionali del sito e la natura di luogo sacro, mostrando come l’insediamento di periodo ittita imperiale sembri essere più esteso di come ritenuto in passato109. Una trentina di km a nord-est si trova il sito di

Karağolan Höyük: esso si trova appena 20-25 km a sud di Ankara, ai piedi dei rilievi dell’Elmadağ. Presenta anche esso una forma ovale, e misura 210/250 x 160/180 m, per un’altezza di circa 18/20 m. Indagato da alcune campagne alla fine degli anni ’30, ha mostrato tracce di un insediamento del II Millennio a.C.110 Infine si deve segnalare anche più a nord la presenza della necropoli di Ilıca, circa

50 km a nord-ovest di Ankara. Il sito è stato indagato da W. Orthmann negli anni 1963-1964: egli ha individuato 3 distinte fasi, di cui la seconda appartenente al II Millennio a.C. Le varie sepolture di 102 VOIGT 2011. 103 GUNTER 1991: pp. 1-6. 104 MELLINK 1956. 105 VOIGT 1994. 106 LLOYD,GÖKÇE 1951. 107 TEMIZSOY 1994. 108 LUMSDEN 2002: p. 111. 109 LUMSDEN 2002: pp. 114-121. 110 ARIK 1939.

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23 questa fase (di differenti tipi, la maggior parte a cremazione) sono state datate tra la fine del Bronzo Medio e l’inizio del Bronzo Tardo111.

Rispetto al panorama sopra delineato, la situazione ambientale è leggermente diversa per l’angolo sud-occidentale dell’Altopiano Centrale, occupato dal bacino di Konya (Mappa 7): questo è chiuso a sud dalle pendici dei monti del Tauro, che di nuovo bloccano l’accesso al Mar Mediterraneo, ed è individuato a ovest dalle Erenler Dağları, mentre a nord dal Bozdağ e dai già ricordati plateau di Cihanbeyli e Obruk. All’interno troviamo i massicci vulcanici del Kara Dağ e del Karaca Dağ, che dividono il bacino in tre distinte piane: la piana di Ereğli, quella di Karaman e la piana di Konya vera e propria. È proprio quest’ultima, con un’altitudine di circa 1000 m sul livello del mare, a essere la regione più fertile dell’intero bacino, in quanto si tratta del più grande deposito alluvionale centro-anatolico: l’intera zona è irrigata dal sistema del fiume Çarşamba, che discendendo da sud attraverso la valle di Beyşehir entra nella piana, dove si apre a ventaglio ed evapora. Durante i periodi di maggior densità insediamentale e organizzazione politica, le acque di questo fiume potevano probabilmente essere deviate e usate a scopi irrigui per l’attività agricola. La zona si presenta molto adatta inoltre al pastoralismo e alla transumanza, da sempre parte dell’economia regionale112. La piana sembra infatti

essere densamente insediata durante la prima parte del II Millennio a.C.113

Mappa 7: Dettaglio Anatolia centrale: “zona sud-ovest” della parte occidentale dell’Altopiano Centrale e relativi siti.

111 ORTHMANN 1967. Sulla datazione delle sepolture: Idem: pp. 60-62. 112 BARJAMOVIC 2011: p. 83.

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24 Il sito di maggiori dimensioni della zona è senz’altro Konya-Karahöyük, circa 6 km a sud della moderna città. Il monticolo di forma approssimativamente circolare (430x500 m circa) è stato oggetto di scavi dagli anni ’50 agli anni’90 sotto la direzione di S. Alp, che ha individuato vari livelli della fine del Bronzo Medio o dell’inizio del periodo antico-ittita114. Anche qui c’è un grande palazzo nel

periodo delle colonie paleoassire, non dissimile da quelli di Acem Höyük115: i ritrovamenti più

significativi sono stati sicuramente le molte bullae e impronte di sigilli, il cui intero corpus è stato pubblicato da S. Alp116. Non è visibile alcuna città bassa intorno al sito, ma questo potrebbe essere

dovuto all’innalzamento del livello dell’alluvio della piana negli ultimi millenni117. Barjamovic

suggerisce di identificare l’importante insediamento con la città di Ušša118. Ad appena 6 km a sud-est

del Karahöyük si trova il sito di Hatip, dove nel 1994 è stato individuato un rilievo della fine del periodo imperiale ittita di un certo re “Kurunta”, e per cui è stata suggerita l’identificazione con la città di Tarḫuntašša119. Non vi sono altri siti sottoposti a lavori di scavo con importanti livelli di

Bronzo Medio o Tardo nella piana di Konya, ma tra quelli di maggiore dimensioni che hanno reso materiali di II Millennio a.C. dalla superficie possiamo citare Çomaklı, Alibeyhöyüğü e Domuzboğazlıyan120.

Ad ovest di Konya e delle Erenler Dağları si trova il grande e basso Lago di Beyşehir, e a sud di questo l’omonima valle del fiume Çarşamba. Anche questa regione (comprendendo forse anche la Piana di Yalvaç a nord) era probabilmente parte del “Paese Basso” delle fonti ittite, ed era verosimilmente la “Terra del Fiume Hulaya”. La zona sembrerebbe essere stata ricca di insediamenti durante il Bronzo Tardo121. Esempio ne è sicuramente il sito monumentale di Eflatunpınar, posto ad

appena 8 km dalle sponde del lago. Si tratta di una piscina artificiale di epoca ittita: la vasca sacra, circondata da sculture e fregi, è alimentata da una sorgente perenne. Scavi recenti hanno mostrato la vera estensione di questo sito che sicuramente, oltre ad assolvere una funzione cultuale, fungeva anche da riserva idrica per gli insediamenti vicini122. A poco più di 25 km a sud-est è il sito è Fasıllar,

114 Sull’attribuzione cronologica dei livelli di Karahõyük cf. Boehmer 1989 (datazione al periodo antico-ittita sulla

base della documentazione glittica); NEWTON,KUNIHOLM 2004, che datano le strutture principali al 1768 a.C. sulla base di dati dendro-cronologici; cf. anche BARJAMOVIC,HERTEL,LARSEN 2012.

115 SAGONA,ZIMANSKY 2009: p. 247.

116 ALP 1968. I brevi rapporti preliminari delle attività di scavo (esclusivamente in turco) si possono ritrovare su vari

numeri della rivista Belleten (n° 18-23,25-28,30-31,36-46), su TAD 6/1,11/2,13/2 e su KST 2,11/1,13/1,14/1,15/1.

117 BARJAMOVIC 2011: nota 1645 pp. 405-406. 118 BARJAMOVIC 2011: p. 405.

119 L’identificazione è estremamente dibattuta, ed è stata suggerita da H. Bahar e dalla sua equipe: cf. H. Bahar, T. Çay,

F. İscan 2007. The Land and city of Tarhuntašša geodetic researches around it, Conference Presentation: XXI International CIPA Symposium, 01-06 October 2007, Athens, Greece.

120 DINÇOL A.,YAKAR,DINÇOL B.,TAFFET 2000: p. 5-6.

121 BARJAMOVIC 2011: pp. 366-372; per la possibilità che il basso lago di Beyşehir non esistesse durante il II Millennio

a.C. cf. nota 1535, pp. 370-371. Sulla piana di Yalvaç come punto di passaggio tra il “Paese Basso” e Arzawa e la sua frequentazione in periodo ittita cf. ÖZSAIT M.,ÖZSAIT N.2008.

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