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REGOLAMENTO AZIENDALE DELLE AGGREGAZIONI FUNZIONALI TERRITORIALI

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REGOLAMENTO AZIENDALE DELLE AGGREGAZIONI

FUNZIONALI TERRITORIALI

(SPECIALISTICA AMBULATORIALE )

ai sensi dell’articolo 5 comma 7 dell’ACN

17/12/2015 e della Delibera della Giunta Regionale n. 344/2018 (Recepimento Accordo Regionale)

Giugno 2018

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INDICE

• Premessa Pag 2

• Articolo 1 Contesto Pag 4

• Articolo 2 Le AFT Pag 6

• Articolo 3 Il Referente AFT Pag 7

• - 3.1 Individuazione del Referente AFT Pag 7

• - 3.2 Funzionamento Interno delle AFT Pag 7

• Articolo 4 Il Referente Aziendale Pag 8

• - 4.1 Individuazione del Referente Aziendale Pag 8

• - 4.2 Responsabilità del Referente Aziendale Pag 8

• Articolo 5 Incontri del Responsabile di Branca Pag 9

• Articolo 6 Validità Pag 9

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3 PREMESSA

La regione Emilia-Romagna, sin dalla fine degli anni ‘90 (Piano Sociale e Sanitario 1999-2001), ha investito nello sviluppo organizzativo delle cure primarie, definendo un modello organizzativo innovativo che è diventato riferimento nazionale sia per gli Accordi Collettivi Nazionali con i medici convenzionati (MMG, PLS e specialisti ambulatoriali) che per la normativa nazionale: l’articolo 1 della L.189/2012 (cd “Decreto Balduzzi”) ha richiamato gli elementi che caratterizzano il servizio sanitario regionale emiliano-romagnolo.

La Regione, prima in Italia, ha sviluppato e promosso forme di associazionismo multi professionale (Nuclei di Cure Primarie) come strumento di integrazione professionale e operativa, finalizzato al miglioramento dell’assistenza, all’integrazione delle risorse tecnico-professionali ed alla semplificazione dei percorsi di accesso ai servizi. In tutte le Aziende, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali ed infermieri collaborano alla programmazione dell’attività per garantire la continuità assistenziale attraverso percorsi-diagnostico terapeutici condivisi e attraverso accessi diretti degli specialisti nelle sedi delle forme associative della medicina generale dei NCP per l’erogazione di prestazioni e consulenze. L’integrazione degli specialisti territoriali nei presidi poliambulatori distrettuali è uno degli elementi caratterizzanti dell’assistenza sanitaria territoriale, sia sul piano delle attività che della programmazione. Questa consapevolezza ha portato alla ridefinizione dell’organizzazione e del sistema delle relazioni aziendali e distrettuali, realizzando una collaborazione strategica fra Aziende sanitarie, servizi territoriali e medicina convenzionata.

Inoltre, per garantire un miglioramento delle capacità di presa in carico, di semplificazione e facilitazione dei percorsi, di potenzialità di completamento diagnostico in ambito ambulatoriale, la Regione promuove percorsi che identifichino responsabilità unitarie per specialità e professionisti che erogano le prestazioni afferenti a quella specialità, coinvolgendo in meccanismi di afferenza simil-dipartimentale, gli specialisti convenzionati interni, esterni e gli specialisti ospedalieri (DGR 1056/2015).

La riorganizzazione dell’assistenza territoriale

L’articolo1 della legge 189/2012 e il Patto per la Salute 2014-2016 propongono una configurazione strutturale dell’assistenza primaria e delle funzioni del medico in rapporto di convenzionamento con il SSN finalizzate ad una diversa organizzazione del sistema sanitario territoriale, in un contesto di appropriatezza, qualificazione ed omogeneità dei servizi resi al cittadino, sostenibilità economica ed integrazione delle diverse attività professionali sanitarie.

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4 La prevista articolazione, in ambito distrettuale, di unità organizzative caratterizzate da condivisione di obiettivi e modalità operative indispensabili per l’espletamento dei compiti e delle funzioni loro attribuite, è orientata alla realizzazione di una programmazione dei servizi efficiente e sostenibile, finalizzata a fornire ai cittadini risposte assistenziali, appropriate e con continuità.

L’attuazione di tali moduli comporta la revisione e riorganizzazione dei processi assistenziali e di accesso alle prestazioni mediante il coordinamento dell’attività dei medici convenzionati e degli altri professionisti sanitari, anche con il supporto e lo sviluppo di strumenti informatici e telematici, salvaguardando la diffusione capillare degli studi medici ed il rapporto di fiducia medico-paziente in un contesto nel quale devono essere assicurati gli obiettivi di salute definiti dalla regione in coerenza con gli indicatori epidemiologici delle Aziende territorialmente competenti.

L’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) siglato il 17 dicembre 2015 con l’articolo 4 istituisce le nuove forme organizzative della specialistica ambulatoriale: Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e Unità Complesse delle Cure Primarie (UCCP), rimandando al livello regionale la definizione di un documento di programmazione (art. 4 comma 2-3-4). L’ACN, inoltre, definisce puntualmente le caratteristiche organizzative delle AFT e delle UCCP (art. 5) rimandando ad un regolamento aziendale il funzionamento delle AFT ed alla programmazione regionale la partecipazione degli specialisti alle UCCP.

In particolare l'accordo regionale del 2018 all'articolo 5 individua con chiarezza i contenuti e tempi per la definizione del regolamento aziendale .

Questo documento si pone l’obiettivo di ottemperare a quanto definito nell’accordo regionale recepito con delibera regionale n.344/2018 in riferimento alla necessità di declinare compiti e funzioni del referente aziendale e referente di AFT, nonché le modalità di nomina .

Articolo 1 - CONTESTO

L’Azienda Usl ha come territorio di competenza la provincia di Reggio Emilia che rappresenta una delle zone più industrializzate d’Italia, con una popolazione residente al 01.01.2017 di 533.392 abitanti distribuiti in 2.292,89 Kmq di superficie sia collinare e montuosa che pianeggiante.

L’Azienda Usl di Reggio Emilia è articolata in sei distretti Castelnovo ne’ Monti, Correggio, Guastalla, Montecchio, Reggio Emilia e Scandiano, e gestisce un unico presidio ospedaliero strutturato su più sedi e organizzato in rete.

Il Dipartimento Cure Primarie Aziendale (DCPA) risponde ai bisogni assistenziali nei luoghi della domiciliarità (domicilio, strutture residenziali e semiresidenziali, sedi ambulatoriali, Os.Co., Case

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5 della salute, consultori) sull’intero territorio della provincia. Garantisce l’unitarietà della programmazione, dell’organizzazione, della costruzione e dello sviluppo delle reti cliniche e organizzative, della valutazione dei processi e dei percorsi clinico-assistenziali nell’ambito delle cure primarie. Stante la complessità territoriale, il DCPA è organizzato in aree territoriali di riferimento in cui si esercitano funzioni gestionali e di produzione. A supporto delle funzioni di produzione, al fine di garantire omogeneità dei processi di cura, integrazione trasversale tra le strutture organizzative gestionali e favorire l’equità di accesso, la struttura organizzativa del DCPA è articolato in reti e programmi per la gestione di diverse tematiche:

Anziani e Fragilità

Specialistica Ambulatoriale PDTA nella Cronicità Materno-Infantile Cure Primarie

Salute negli istituti penitenziari Cure Palliative.

I Nuclei di Cure Primarie (NCP) e le Unità Pediatriche di Cure Primarie (UPCP) sono le unità organizzative di base del sistema delle cure primarie, al cui interno operano in équipe i medici di medicina generale, i medici di continuità assistenziale, i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, gli infermieri e le ostetriche. Le Case della Salute sono il punto di riferimento per l’accesso alle cure primarie, il luogo in cui si concretizzano accoglienza, orientamento ai servizi, continuità dell’assistenza. Rappresentano il contesto nel quale attuare interventi di prevenzione e promozione della salute, attivare percorsi di cura multidisciplinari, garantire la presa in carico secondo il paradigma della medicina d’iniziativa. Per garantire la continuità della cura, dell’assistenza e della presa in carico, il DCPA collabora e si interfaccia con il Presidio Ospedaliero Provinciale e le altre macro-articolazioni aziendali, i servizi sociali dei comuni e i diversi stake-holders della comunità.

Il numero degli specialisti convenzionati ambulatoriali è notevolmente aumentato nella nostra azienda dal 2015 ad oggi (Tabella 1).

Nella nostra azienda sono presenti 192 specialisti per 35 specialità con un numero complessivo di ore pari a 4.894 /settimanali.

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6 Tabella 1 –Specialisti convenzionati AUSL di Reggio Emilia -2017-ore settimanali per aree DCPA

Tabella 2 -CASE DELLA SALUTE E SEDI DI EROGAZIONE DELLA SPECIALISTICA AMBULATORIALE PROVINCIALI

DISTRETTO CASA DELLA SALUTE COMUNE

COMPLESSITA

AREA BACINO DI

UTENZA

Ovest Reggio Emilia Bassa urbana

39.600

Spallanzani Reggio Emilia Bassa

urbana 54.800

Nord Reggio Emilia Bassa

urbana 35.268

Reggio Emilia (227.132)

Puianello Quattro Castella Media/Alta collina 26.280 Correggio

(56.313) Fabbrico Fabbrico Bassa

pianura 22.837 Centro Socio-San.

Brescello Brescello Bassa

pianura 13.128 Centro Socio-San.

Novellara Novellara Bassa

pianura 13.797 Guastalla

(71.895)

Centro A. Sartoretti Reggiolo Bassa

pianura 9.213 S.Ilario d’Enza S.Ilario d’Enza Media/Alta

pianura 22.000 Montecchio

Emilia

(63.038) “Lorenzo Spreafico” Montecchio Emilia Media/Alta

pianura 20.353 Scandiano

(81.756) Rubiera Rubiera Bassa

pianura 11.863

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ALTRE SEDI DI EROGAZIONE DELLA SPECIALISTICA AMBULATORIALE PROVINCIALI

Poliambulatorio Arcispedale Santa Maria Nuova

Poliambulatorio Ospedale di Guastalla Poliambulatorio Ospedale di Correggio

Poliambulatorio Ospedale di Castelnovo Monti

Poliambulatorio Ospedale di Montecchio Emilia

Poliambulatorio Ospedale di Scandiano

Poliambulatorio di Castellarano

Poliambulatori di Castelnovo Sotto

Articolo 2 - LE AFT

Una rilevazione dell’offerta di specialisti ambulatoriali condotta dalla Regione nel 2015 ha evidenziato una significativa disomogeneità regionale nell’offerta degli specialisti ambulatoriali interni convenzionati, sia dal punto di vista quali-quantitativo che dal punto di vista organizzativo.

Tabella 2- Numero di specialisti per Azienda Sanitaria in Regione Emilia Romagna – 2015

Ferme restando le caratteristiche dell’AFT individuate dall’ACN, vengono di seguito individuate alcune caratteristiche definite a livello regionale:

 il dimensionamento deve permettere al sistema omogeneità, economicità, volumi significativi per la realizzazione di un approccio di governo clinico

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 la caratterizzazione mono-professionale delle AFT (articolo 5, ACN)

 per ogni AFT è previsto un referente AFT con le funzioni e caratteristiche previste dall’Articolo 6 dell’ACN e dall’Articolo 6 dell’accordo regionale con le medesime modalità di individuazione come di seguito declinato.

 Le AFT sono disciplinate dal presente regolamento.

Articolo 3 – IL REFERENTE AFT

3.1 INDIVIDUAZIONE DEL REFERENTE AFT

Il Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria (o suo delegato) individua a seguito di colloquio motivazionale tra gli specialisti ambulatoriali, i veterinari di cui all’art. 4, comma 4 e i professionisti componenti la AFT titolari di incarico a tempo indeterminato , un referente ed il suo sostituto, scelti all’interno di una rosa di nomi, composta da almeno 3 candidati e massimo 5, proposta dagli stessi componenti la AFT. I nominativi proposti devono essere disponibili a svolgere tale funzione, garantendone la continuità per una durata non inferiore a tre anni e mantenendo invariato l’incarico convenzionale in essere; devono, inoltre, poter documentare:

• una formazione riconosciuta da organizzazioni pubbliche o universitarie in tema di governo clinico ,integrazione professionale e organizzazione dei servizi sanitari e gestione delle risorse

• precedenti attività di responsabilità aziendale, compresa la responsabilità di branca svolta per almeno 2 anni negli ultimi 5 anni

L’incarico di referente AFT è incompatibile con lo svolgimento dell’incarico di responsabile di branca

Il Direttore Generale dell’Azienda, o suo delegato, valuta annualmente il referente di AFT in relazione al conseguimento dei risultati di cui all’art. 5, comma 6 del presente Accordo e può procedere alla sua sostituzione, anche prima della scadenza, per mancato raggiungimento degli obiettivi assegnati.

3.2 FUNZIONAMENTO INTERNO DELLE AFT

Fatto salvo quanto previsto dall’ACN e dall’accordo regionale in merito ai compiti e funzioni, il Referente della AFT deve organizzare il funzionamento delle stesse secondo quanto sotto indicato.

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9 1. Gli incontri annuali delle AFT non devono essere inferiori a 5 (di cui almeno 4 con la partecipazione di almeno l’80% degli specialisti)per garantire la massima partecipazione in considerazione del fatto che la validità dell'incontro si realizza a fronte di una partecipazione di almeno l'80% degli specialisti (sia a tempo determinato che indeterminato).Almeno uno degli incontri deve essere riservato alla condivisione degli obiettivi aziendali ed uno per la valutazione della performance. E’ auspicabile la partecipazione ,a seconda degli argomenti , di altri professionisti .

2. Gli incontri dovranno essere verbalizzati , contenere l'elenco dei partecipanti e prevedere un ODG,

3. L'individuazione degli argomenti deve essere coerente con gli obiettivi annuali assegnati alle aziende sanitarie dalla Regione con particolare riferimento al governo clinico e integrazione interprofessionale

4. La rendicontazione annuale deve relazionare il funzionamento delle AFT e rappresentare la performance della AFT relativamente agli obiettivi assegnati secondo modalità individuate dal Direttore del DCPA (si ritiene opportuno nel merito prevedere una standardizzazione delle relazioni per renderle omogenee e confrontabili ).

5. La rendicontazione deve essere inviata annualmente entro il 31 gennaio dell'anno successivo a: Referente aziendale, Responsabili di area del DCPA ,Direttore del Programma specialistica aziendale e al Direttore del DCPA

6. Il referente AFT deve partecipare agli incontri di coordinamento di area dipartimentale e NCP quando gli argomenti all'ODG li vedono coinvolti .

ART 4 – IL REFERENTE AZIENDALE

4.1 INDIVIDUAZIONE DEL REFERENTE AZIENDALE

Il Direttore Generale individua, tra i referenti di AFT, il Referente aziendale.

4.2 RESPONSABILITÀ DEL REFERENTE AZIENDALE

Fatto salvo quanto previsto dall’ACN e dall’accordo regionale in merito ai compiti e funzioni, Il referente aziendale :

1. Partecipa al Collegio di Direzione, all’Esecutivo del DCPA e al TEAM della specialistica per il monitoraggio dei tempi di attesa .

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10 2. Si confronta almeno 3 volte /anno con i Referenti di AFT e Responsabili di branca per la condivisione degli obiettivi aziendali e la formazione .Tutti gli incontri devono essere verbalizzati secondo le indicazioni contenute all'art 3.2

ART 5 - INCONTRI DEL RESPONSABILE DI BRANCA

Oltre agli incontri organizzati dal Referente AFT e dal Referente aziendale, il Responsabile di branca deve organizzare almeno 2 incontri/anno con i professionisti della propria branca o branca affine (senza responsabile di branca). Gli incontri devono essere verbalizzati secondo quanto definito all'art 3.2

ART 6 - VALIDITA'

Per quanto non espressamente indicato, si fa riferimento agli accordi nazionali o regionali .

Il regolamento è rivisto ogni 2 anni, salvo modifiche organizzative sostanziali aziendali /dipartimentali a seguito di accordi nazionali e/o regionali o locali anche di altre categorie professionali.

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