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Lind
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Questi sono gli appunti riguardante al corso di Scambio termico e di massa dell’anno 2018-2019, sostenuto dal prof. Niro per il corso magistrale dell’ingegneria energetica.
Per la letteratura riferire a:
• Baehr and Stephan [1]
• Bejan and Kraus [2]
• Bird et al. [3]
• Incropera et al. [4]
• Iv and Lienhard [5]
Questi appunti sono vietati in vendita e spargere senza il consenso dell’autore.
Se lo trovo in giro giuro che ti strappo sia le tue budelle che quelle della tua madre Ps. Con questi appunti ho preso 30 a questo esame, sarete voi a decidere se fidarvi o no.
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1 Introduzione 7
2 Irraggiamento 9
2.1 Approssimazione ottica e geometrica . . . 10
2.2 Grandezze geometriche . . . 11
2.3 Le superficie ideali . . . 13
2.4 Emissione di banda . . . 17
2.5 Superfici reali . . . 19
2.6 Superficie irradiata . . . 22
2.7 Teorema di Kirchhoff . . . 24
2.8 Superficie selettiva . . . 25
2.9 Effetto serra . . . 26
2.10 Irraggiamento solare e atmosferico . . . 27
2.11 Scambio termico radioattivo tra superfici (reali ma opache) . . . 29
2.12 Metodi per determinare fij . . . 31
2.13 Scambio termico radioattivo . . . 33
2.14 Analogia elettrica . . . 35
2.15 Scambio radioattivo tra n superfici . . . 36
2.16 Superficie non opaca (semi-trasparente) . . . 40
2.17 La radiazione riflessa e rifratta . . . 41
2.18 Applicazione . . . 42
2.19 Irraggiamento nei gas . . . 45
3 Conduzione 49 3.1 Trasporto di energia nei punti materiali fermi . . . 49
3.2 Conduzione (diffusione). . . 50
3.3 Il valore di k nei mezzi . . . 52
3.4 Con la produzione di potenza . . . 55
3.5 Le condizione a contorno (BC). . . 55
3.6 L’interfaccia complementare . . . 56
3.7 Flusso di calore caso stazionario . . . 57
3.8 Modello a circuito equivalente . . . 61
3.8.1 Geometria cilindrica . . . 61
3.8.2 Utilizzo del modello a circuito equivalente con la generazione di potenza . . . 64
3.8.3 Geometria sferica . . . 64
3.8.4 Riassunto delle Resistenze equivalente . . . 65
3.9 Geometria 2D . . . 65
3.10 Applicazione pratica: le alette . . . 68
3.10.1 Punta adiabatica . . . 72
3.10.2 Punta non adiabatica . . . 74
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3.11 Laminazione . . . 74
3.11.1 Casi particolari . . . 77
3.12 Caso 2D . . . 78
3.13 Modelli a parametri concentrati . . . 79
3.13.1 Forzanti . . . 84
3.14 Dimensione 1D, piano semi-infinito . . . 89
3.15 Una lastra di dimensione finita. . . 96
3.16 Facoltativo: determinare Cn . . . 99
3.16.1 Geometria 1D piana . . . 100
3.16.2 Geometria 1D cilindrica . . . 101
3.16.3 Geometria 1D sferica . . . 102
3.17 Facoltativo 2: mezzo semi-infinito con la sollecitazione periodica . . . 103
4 Scambio di massa 109 4.1 Equazione della conservazione di massa . . . 111
4.2 Sistema bi-componente . . . 113
4.2.1 Interazione gas-gas . . . 114
4.2.2 Interazione gas liquido . . . 115
4.2.3 Le condizioni a contorno . . . 116
5 Avvezione 125 5.1 Equazioni di conservazione . . . 127
5.2 Fluido incomprimibile . . . 144
5.3 Campo di velocità 2D. . . 145
5.3.1 Adimensionalizzazione . . . 146
5.3.2 Limiti notevoli . . . 149
5.4 Flussi di parete . . . 150
5.4.1 Stratto limite . . . 152
5.4.2 Andamento di velocità nello stratto limite su lastra piana . . . 155
5.4.3 Valore medio del coefficiente termico . . . 160
5.5 Convezione di una lastra piana e superficie cilindrica . . . 160
5.6 Convezione interna . . . 171
5.6.1 Campo di velocità . . . 171
5.6.2 Campo di temperatura . . . 172
5.6.3 Convezione in un tubo . . . 174
5.6.4 Quantità di moto . . . 175
5.6.5 Gli sforzi . . . 176
5.6.6 Bilancio di energia . . . 176
5.6.7 All’imbocco . . . 178
5.6.8 Convezione interna turbolenta . . . 179
5.7 Convezione naturale . . . 179
5.7.1 Soluzione in similitudine o col metodo integrale . . . 183
5.7.2 Turbolenza . . . 185
5.7.3 Legge di parete . . . 188
Bibliografia 195
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Introduzione
Il trasporto avviene in due modi:
• radioattivo, quindi in assenza di massa, dove varia l’energia
• in presenza di massa, quindi convettivo, conduzione ecc.
Nella realtà avviene una mix tra due modalità di scambio termico.
Il trasporto avviene anche a livello microscopico (dove varia l’energia e magari anche la densità ), molecolare (diffusivo) e a livello macroscopico (avvettivo).
avvezione + diffusione =⇒ convezione (1.1)
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Irraggiamento
Figura 2.1: Il corpo A e il corpo B in equilibrio termico
Riferendo alla Figura 2.1 il sistema andrà ad un equilibrio, c’è stato un travaso di energia, generalmente dal corpo più caldo al corpo più freddo radiazione → radiazione.
Andando al fine della materia, fatta degli atomi, gli e− non stanno mai fermi, ma cambiano il loro livello energetico in maniera quantizzata → meccanismo di scambio di energia elettromagnetica.
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2.1. APPROSSIMAZIONE OTTICA E GEOMETRICA
Figura 2.2: Spettro delle onde
Lo scambio di energia elettromagnetico avviene a diversi livelli di lunghezza d’onda.
La radiazione termica include il range 0.1 ÷ 100 µm. Il motivo è semplice, perché le onde elettromagnetiche di questa lunghezza d’onda, interagendo con la materia viene trasferita l’energia cinetica traslazionale, rotazionale e vibrazionale, che non è altro l’energia interna. Questa energia cinetica viene definita come l’energia interna perché è un energia non organizata, caotica e casuale, mentre l’energia cinetica è un energia organizzata, che ha un verso di preferenza.
Nel caso micronde avviene in due fasi, solo le molecole polari rispondono seguono le oscillazioni del campo elettromagnetico, dopo un po’ tutte le ci sarà un equagliazione delle direzioni. Quindi questo caso non è radiazione termica, ma l’energia cinetica (organizzata) che una volta rilasciato le oscillazioni, viene trasformata in energia interna (non organizzata) con un processo spontaneo.
Spettro termico: intervallo di lunghezza d’onda che portano dal campo elettromagnetico direttamente all’energia interna, spesso si fa riferimento al campo del visibile, ma attenzione, non tutta la radiazione termica è il visibile.
La prima caratteristica dell’energia termica è di natura spettrale, la seconda caratteristica è di natura direzionale, quindi dipende dalla direzione.
I problemi di radiazione termica vengono risolti con l’equazione di Maxwell, si utilizza approssimazione dell’ottica e geometrica. Questo metodo è valido quando la lunghezza d’onda è piccola rispetto alle dimensione caratteristiche dell’oggetto in considerazione.
2.1 Approssimazione ottica e geometrica
Figura 2.3: Coordinate polari Figura 2.3 esprime le coordinate polari sferiche con:
r = |OP| 0 < θ < π 0 < ϕ < 2π {x, y, z} → {r, θ, ϕ} (2.1)
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dω := dA r2 [sr]
Figura 2.5: Angolo solido steradiante
Dal Figura 2.5, si calcola l’angolo solido integrando per tutta emmisfera.
Ω = Z
dω = Z
0<θ<π 0<ϕ<2π
sin θ dθ dϕ = 2π[− cos θ]2π0 = 2π [sr] (2.2)
dove
dA = db · dh = r2sin θ dθ dϕ (2.3)
dh = r dθ (2.4)
db = r sin θ dϕ (2.5)
2.2 Grandezze geometriche
Intensità monocromatica si riferisce ad una sola lunghezza d’onda.
λ =⇒ λ +dλ ω =⇒ ω +dω dA⊥ =dA cos θ
Figura 2.7: Grandezze radiometriche
Iλ := dQ
dA⊥dω dλ = ˜I(λ, θ, ϕ, T ) Iλ varia con λ, θ, ϕ (2.6) Dove Iλ è l’intensità monocromatica (si riferisce solo ad una lunghezza d’onda).
Attenzione il cono nella Figura 2.7che parte dal punto P non si allarga all’infinito.
Per una superficie diffusa, l’energia che passa per un unità di superficie proiettata è costante per qualunque le direzioni, quindi ciò non dipende da θ e ϕ, quindi:
Iλ = ˜Iλ(λ, θ, ϕ, T )superficie diffusa
= Iλ0(λ, T ) (2.7)
Quindi segue che per la superficie diffusa → dQ
dA⊥ = dQ
dA cos θ =const.
N.B. dQ 6= const e dA 6= const
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2.2. GRANDEZZE GEOMETRICHE La superficie diffusa viene chiamata anche superficie D’Alambertiana.
Riprendendo l’Equazione 2.6, il dQ è di ordine infinitesimo 5.
Iλ :=
deve essere di ordine 5
z }| { d(5)Q dA cos θdω
| {z }
infinitesimo di 2nd ordine
dλ
|{z}
infinitesimo di 1st ordine
(2.8)
• Iλe: intensità emessa, dove e sta per l’emissione
• Iλi: intensità incidente, dove i sta per l’incidenza
• Iλe+r(λ, θ, ϕ, T ): radiosità , dove r sta per radiazione
La radiosità è la potenza che viene intercettata o percepita, cioè dipende da θ, ϕ, λ, e T . Iλe è l’energia emessa dalla superficie
Iλe+r è l’energia che lascia la superficie
→ Iλe+r> Iλe
Spesso nei conti si usa una media spaziale
Figura 2.8: Emisfero
Allora si fa una media sull’emisfera, come mostrato Figura 2.8.
Il potere emissivo monocromatico è:
Eλ := d(3)Qe
dA dλ non c’è né θ né ϕ (2.9) Irradianza monocromatica:
Gλ := d(3)Qi
dA dλ −→ (2.10)
c’è da prestare attenzione che per l’irradianza la superficie si intende quella che intercetta i raggi, cioè quello intorno al punto P.
Radiosità monocromatica:
Jλ := d(3)Qe+r
dA dλ (2.11)
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Iλ := d(5)Qe dA cos θ dωdλ Eλ := d(3)Qe
dA dλ
−→ Iλcos θ = d5Q
dA dω dλ = d(2)
dω " d(3)Q dA dλ
#
= d(2)Eλ
dω (2.12)
Sostituendo allora si ha:
Eλ = Z
dEλ = Z
Emisf era
Iλecos θ dω =
2π
Z
0
dϕ
2π
Z
0
Iλecos θ sin θ dθsuperficie diffusa
=
= Ie(λ, T )
2π
Z
0
dϕ
2π
Z
0
sin θ cos θ dθ = Ie(λ, T )2π
2π
Z
0
sin 2θ 2 dθ
| {z }
1/2
= πIe(λ, T ) (2.13)
Allo stesso modo, la procedura dell’Equazione 2.13 può essere applicata anche alle altre due grandezze dell’Equazione 2.11e Equazione 2.10.
Le grandezze emisferiche:
Monocromatiche Totali
Eλ = d(3)Qe
dA dλ Potere emissivo E := d(2)Qe dA
Gλ = d(3)Qi
dA dλ Irradianza G := d(2)Qi dA
Jλ = d(3)Qe+r
dA dλ Radiosità J := d(2)Qe+r dA
Le grandezze totali sono la media su tutto lo spettro, facendo lo stesso gioco di prima si trova il legame tra il potere emissivo monocromatica con quello totale:
Eλ = d(3)Qe dA dλ = d
dλ
" d(2)Qe dA
#
= dE
dλ (2.14)
E = Z
dE =
∞
Z
0
Eλ dλ =
∞
Z
0
dλ
2π
Z
0
dϕ
π/2
Z
0
Iλsin θ cos θ dθ (2.15)
La radiazione termica è stata definita nell’intervallo di 0.1 µm < λ < 100 µm, ma nell’Equazione 2.15 è stato integrato su tutto il campo. Questo è dovuto al fatto che l’integrale degli altri non danno il contributo, tranne che sia un corpo nero (assorbitore ideale). In questo corso si utilizzeranno le grandezze emisferiche totali o quelle totali.
2.3 Le superficie ideali
Ad un ingegnere energetico interessa due famiglie di casi: casi da un contesto industriale e quelli del contesto ambientale, sia indoor che outdoor. Sulle lampade led il vetro assorbe
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2.3. LE SUPERFICIE IDEALI la luce monocromatica, ne trasforma poi in uno spettro più ampio.
Una superficie ideale è un "corpo" assorbitore totale, che assorbe indipendentemente dalla lunghezza d’onda (λ) e dall’incidenza (θ e ϕ). Questa superficie assorbe anche tutta la potenza, ma a patto che cambi lo stato, per es. la temperatura cambia poi. Questa superficie assorbe la potenza più di quanto, alla stessa temperatura, che nessun altro superficie riesca a fare.
Nella realtà un pezzo di ferro arrugginito risponde abbastanza bene a questa caratteristica, che assorbe quasi tutte lunghezza d’onda e tutte le incidenze. Questa superficie viene chiamata superficie nera, questa definizione perché generalmente appare nero nel campo del visibile.
Nota. Non è detto che qualcosa di nero fosse una superficie nera. Per contro non è detto che il bianco fosse l’opposto della superficie nera. Infatti la neve, non assorbe niente nel visibile, ma sotto 0.4 µm assorbe tutto. Una superficie nera, oltre ad essere un’assorbitore totale, gode altre proprietà . Allo stesso tempo un emettitore ideale, che per una data lunghezza d’onda e temperatura, nessun altro corpo riesce ad emettere quanto esso. Questo si può dedurre o sperimentalmente, facendo delle misure, o facendo dei ragionamenti termodinamiche. Supponendo il corpo A, corpo nero alla data temperatura emette 100, in mutuo equilibrio con un’altro corpo, il corpo B ne assorbe e poi ne emette 50, la parte di energia non emessa, allora aumenta la temperatura. La situazione è che un corpo nero in mutuo equilibrio con l’ambiente (corpo B) inizia a riscaldarsi, il ché è impossibile. É vietato una situazione del passaggio da uno stato di equilibrio ad uno non equilibrio spontaneo.
Questo ci porta dire che il potere emissivo di un corpo nero è solo in funzione della temperatura:
Eb = ˜Eb(T ) = c3T4 = σT4 Legge di Stephan-Boltzmann (2.16) dove σ = 5.67 · 10−8 W
m2·K4 è il constante di Stefan-Boltzmann . L’Equazione 2.16 è una legge trovata sperimentalmente in primo momento, poi viene calcolata anche analiticamente. Per capire se un corpo fosse nero, basta misurare la potenza emessa data una certa temperatura, se fosse uguale al valore c3T4 allora è nero.
Questo porta un’altra scoperta.
Figura 2.9: Un corpo vuoto all’interno con una piccola cavità
Nella Figura 2.9 mostra un corpo di forma generica, di temperatura precisa, quindi si trova ad uno stato di equilibrio stabile, in cui all’interno l’unico modo che avvenga lo scambio fosse uno scambio elettromagnetico. Si suppone di fare un forelino, allora si misura l’intensità della radiazione. Poi si vede che la radiazione non dipende né da θ né da ϕ, quindi è una radiazione diffusa. Poi se si va a misurare la radiazione integrale su tutto lo spettro, allora si trova che la radiazione è uguale all’Equazione 2.16. Se cambio il materiale, ripetendo l’esperimento, trovo lo stesso risultato. Qualunque fosse la superficie all’interno il risultato è lo stesso.
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Allora si definisce anche lo spettro per un corpo nero:
Eb = ˜Eb(T ) (2.17)
Eλb= ˜Eλb(λ, T ) (2.18)
L’emissione monocromatico non dipende da θ e ϕ perché o il corpo è diffusivo o è stato fatto la media sulla superficie.
Se si va a fare il grafico il risultato è riportato in Figura 2.10Al variare della temperatura
Figura 2.10: Lo spettro di un corpo nero a diversi temperatura l’emissione varia secondo la legge di T4 definita dall’Equazione 2.16.
Nota. L’insieme delle curve dellaFigura 2.10non intersecano mai, infatti se intersecassero, la T1 ad un certo punto emetterebbe più energia di T2, come mostrato in Figura 2.11
Figura 2.11: La dimostrazione che le curve nella Figura 2.10non intersecano mai Ci furono vari tentativi di scrivere la formula dell’emissione di un corpo nero, quello che ebbe maggiore successo è quello di Planck, che trovò una formulazione empirica:
Eλb= 2πc1c20
λ5[exp(ckT1ν − 1] (2.19)
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2.3. LE SUPERFICIE IDEALI dove
λν =velocità di propagazione = c0 oppure c velocità della luce (2.20) Nell’Equazione 2.20 la velocità di propagazione dipende dove si propaga l’onda (se vuoto allora è c0, mentre in generale è c). L’Equazione 2.19, essendo una formula interpolante, andava benissimo e i conti tornavano perfettamente. Allora qualcuno iniziava a fare qualche modello sull’interazione della materia e l’onda elettromagnetica. Allora si immagina una cavità fatta dagli atomi, quando l’onda colpisce la parete, quest’ultima inizia a vibrare, maggiore è la vibrazione maggiore è l’energia. In base a questo modello si ottiene la curva mostrata in Figura 2.12. Infatti il modello andava bene per casi con le basse frequenze (ampiezza grande) ma entrava in crisi col aumentare della frequenza.
Figura 2.12: Confronto di modello e l’esperimento
Allora il paradosso sta nel fatto che se apro la cavità , nella realtà esce l’energia pari a σT4, ma il modello dice ∞, cosଠil corpo va a 0 K, il che sarebbe impossibile e non fisico. Questo caso descritto come catastrofe ultraviolette o paradosso della chiesetta in campagna.
Questo paradosso viene risolto dal Planck ipotizzando una quantità discreta di energia, allora poi i conti tornano.
c1 = 6.025 · 10−34 J · s → ~ costante di Planck (2.21) k = 1.38 · 10−23 J
kg · K (2.22)
Questo risultato segnò la nascita della fisica quantistica.
Riassumendo allora il corpo nero non è la proprietà di una superficie, ma un un particolare stato di equilibrio tra la materia e la radiazione. Quando una qualunque materia subendo una radiazione, poi entra in equilibrio. Tutto questo a patto che se il corpo non fosse perfettamente riflettente, se lo fosse allora il corpo non è più un corpo nero.
Facendo il riferimento a Figura 2.10la Legge di Wien è:
∂Eλb
∂λ λmax
= 0 (2.23)
λmax· T = c2 = 2897.6 µm · K Legge di Wien (2.24)
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2.4 Emissione di banda
Si definisce:
F0→λ :=
λ
R
0
Eλb dλ0
∞
Z
0
Eλb dλ
| {z }
Eb
= 1 Eb
λ
Z
0
Eλb(λ, T ) dλ (2.25)
Figura 2.13: Emissione a banda
Il significato geometrico è che la frazione dell’area sottesa alla curva.
Analiticamente significa:
λ
Z
0
Eλb(λ, T ) dλ0 = F0→λ · Eb (2.26)
Al crescere di T , questa curva si sposta a sinistra.
Inoltre è possibile dimostrare che:
F0→λ = ˜F0→λ(λ, T ) = ˜F0→λ(λ · T ) (2.27)
Partendo dall’Equazione 2.25:
F0→λ = 1 Eb
λ
Z
0
Eλbdλ0 = 1 Eb
λ
Z
0
2π~c20
λ5
exp(~c0
kλT − 1)
| {z }
ν=c0λ
dλ0·T5 T5 = 1
Eb
λ
Z
0
2π~c20
(λT )5exp(kλT~c0 − 1) T
4·Tdλ0 =
essendo T fissato
=
T4 Eb
λT
Z
0
2π~c20
(λT )5exp(kλT~c0 − 1) d(T λ)0 Eb = σT4
=
1 σ
λT
Z
0
2π~c20
(λT )5exp(kλT~c0 − 1) d(T λ)0 =
= ˜F0→λ(λT ) (2.28)
Figura 2.14: Il risultato della dimostrazione dell’Equazione 2.28
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2.4. EMISSIONE DI BANDA Si definiscono due valori particolari, riferendo alla Figura 2.14:
(λT )01= 1500 ⇒ λ01 := (λT )01 T (λT )99 = 25000 ⇒ λ99 := (λT )99
T
Quindi si costruisce il seguente tabella: Le due fasce di lunghezze d’onda mostrato nella [K] [µm] [µm]
T λ01 λ99 ... ... ...
300 5 83.3
... ... ... 5800 0.26 4.3
... ... ...
banda ambiente 5 ←→ 83.3 banda solare
0.26 ←→ 4.3
Tabella 2.1: Tabelle del confronto della banda dell’ambiente e del Sole
Tabella 2.1 emettono circa il 99% della radiazione termica. La parte del visibile (che comprende 0.4 ÷ 0.7 µm) cade nella banda solare, mente una piccolissima frazione nella banda del corpo nero.
Dall’Equazione 2.28 segue:
λ2
Z
λ1
Eλb dλ =
λ2
Z
0
Eλb dλ −
λ1
Z
0
Eλb dλ = F0→λ(λ2T )Eb− F0→λ(λ1T )Eb =
= Eb(T ) [F0→λ(λ2T ) − F0→λ(λ1T )]
| {z }
emissione a banda
= Eb(T )Fλ1→λ2(λT ) (2.29)
Le bande solare e le bande ambientale, come mostrato nella Tabella 2.1, sono disgiunti, nell’intervallo di 4.3 al 5−→vedi effetto serra (vedi sezione 2.9)
Nella realtà trovare un corpo approssimamente nero è abbastanza facile, infatti l’ambiente e il Sole, così anche una lampada incandescente sono dei corpi neri, perché facendo lo spettro risulta quello come mostrato nella Figura 2.11. N.B. Alla T = 5800 K è la temperatura apparente sulla superficie del Sole, non è detto che sia anche all’interno.
Mettere un pezzo di metallo sul fuoco anche essa risulta il comportamento di un corpo nero, che diventa incandescente di color rosso, come il Sole, ciò significa che anche essa ha raggiunto alla temperatura di 5800 K, cioè un corpo nero. Al contrario, facendo lo spettrografia al neon, LED o laser (vedi la Figura 2.15), non risulta corpo nero.
Nota. Il corpo nero è uno stato di equilibrio, infatti il plasma, che non è in equilibrio, non si presenta come un corpo nero.
Figura 2.15: Lo spettro di un neon, LED e laser
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2.5 Superfici reali
LA radiazione si caratterizza in due grandezze:
• Direzione
• Lunghezza d’onda Direzione
Figura 2.16: Diagramma polare e intensità di una superficie reale diffusa e superficie reale
Allora si definisce: ελ,θ 7→ emissività monocromatico e direzionale.
ελ,θ := Iλe(λ, θ, ϕ, T )
Iλb(λ, T ) (2.30)
0 6ελ,θ 6 1 (2.31)
Anche in questo caso si fa la media sullo spettro:
εθ
|{z}
Emissività totale direzionale
:=
∞
R
0
Iλe(λ, θ, ϕ, T ) dλ
∞
R
0
Iλb(λ, T ) dλ
=
∞
R
0
ελbIλbe dλ
∞
R
0
Iλb dλ
= ˜εθ(θ, ϕ, T ) (2.32)
Questo non è altro che la media pesata dell’emissività di un corpo nero.
E questo implica, come mostrato nella Figura 2.18 significa che la mia superficie non dipende dall’angolo di osservazione, non è valida quando la superficie ha una direzione preferenziale.
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2.5. SUPERFICI REALI
→ ∂εθ
∂ϕ ' 0 → εθ(θ, T ) =⇒
εθ non fipende da ϕ
Figura 2.18: La media angolare
Ora si definisce:
εN
|{z}
Emissività totale normale
= ˜εθ(θ = 0, T ) (2.33)
Figura 2.19: Confronto dell’emissività di vari superfici Se si scalda in un forno una sfera metallica e una non metallica, si nota che:
(a) Metallica
la massima
emissività è al θ = 0o
(b) Non metallica
la massima
emissività è ai bordi
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Lunghezza d’onda
Figura 2.21: Emissione monocromatica emisferica
Si definisce:
ελ
|{z}
Emissività monocromatica
emisferica
:= Eλ(λ, T )
Eλb(λ, T ) = ˜ελ(λ, T ) con 0 6 ελ 6 1 (2.34)
Dall’Equazione 2.34 si ha:
ελ =
2π[sr]
R
0
Iλecos θ dω
2π[sr]
R
0
Iλbe cos θ dω
=
2π[sr]
R
0
ελ,θ
Iλbe (λ, T ) cos θ dω
2π[sr]
R
0 Iλbe (λ, T ) cos θ dω
=
2π[sr]
R
0
ελ,θcos θ dω
2π[sr]
R
0
cos θ dω
= 1 π
2π[sr]
Z
0
ελ,θcos θdω
(2.35) Dove è stato usato:
Eλ = d(3)Q dA dλ =
2π[sr]
Z
0
Iλcos θ dω (2.36)
Iλ = d(5)Q
dA cos θ dλ dω (2.37)
Facendo la media delle medie dell’Equazione 2.35:
ε
|{z}
Emissività tolate emisferica
:= E(T ) Eb(T ) =
∞
R
0
Eλ dλ Eb = 1
Eb
∞
Z
0
ελEλb(λ, T ) dλ (2.38)
Se ∂ελ
∂λ = 0 −→ ελ ≡ ε il valore locale coincide con il valore medio.
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2.6. SUPERFICIE IRRADIATA
(a) Emissivià di un corpo grigio
Il corpo grigio è un corpo che ha la superficie reale diffusa e non dipende dalla lunghezza d’onda
Figura 2.24: Una superficie irradiata
2.6 Superficie irradiata
I seguenti parametri sono definiti, vedi la Figura 2.24:
BRDF
| {z }
Bidirectional Reflactivity Distribuition
Function
= Iλr(λ, θr, ϕr, T )
Iλi(λ, θi, ϕi, T ) = ˜f (λ, θi, ϕi, θr, ϕr, T ) (2.39)
αλ,θ
|{z}
Assorbanza monocromatica
direzionale
= Iλa(λ, θi, ϕi, T )
Iλi(λ, θi, ϕi, T ) = ˜g (λ, θ, ϕ, T )
| {z }
l’ordine dell’inportanza della dipendenza
decrescente
(2.40)
DDF
| {z }
Diffractional Distribuition Function
↓ un onda che entra
viene spezzato in tante onde
= Iλt(λ, θt, ϕt, T )
Iλi(λ, θi, ϕi, T ) = ˜h(λ, θi, ϕi, θt, ϕt, T ) (2.41)
Vietato
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Ora i conti si faranno sulle grandezze medie emisferiche.
Figura 2.25: Rappresentazione della media emisferica delle irradianza
Gλ rappresenta l’energia che incide su una superficie che viene da qualunque direzione (fatta la media emisferica).
BRDF, αλ,θ e DDF non sono le proprietà della superficie, infatti il numeratore dell’Equazione 2.39, Equazione 2.40 e Equazione 2.41 rappresentano le proprietà della superficie, mentre il denominatore non lo è.
Si vedrà che αλ,θ dipende in modo drammatico dal Iλi. Infatti se un oggetto bianco venisse illuminato da una luce gialla, anche essa apparirà più più gialla del solito.
Giλ = dQi dA dλ =
2π[sr]
Z
0
Iλi cos θ dω
Giλ = Gaλ+ Gtλ+ Grλ
Ora si definisce
αλ
|{z}
Assorbanza monocromatica
emisferica
:= Gaλ Giλ =
2π[sr]
R
0
Iλacos θ dω
2π[sr]
R
0
Iλi cos θ dω
=
2π[sr]
R
0
αλ,θIλi cos θ dω
2π[sr]
R
0
Iλicos θ dω
(2.42)
Se la radiazione fosse diffusa:
αλ =
2π[sr]
R
0
αλ,θ
Iλi cos θ dω
2π[sr]
R
0 Iλi cos θ dω
=
2π[sr]
R
0
αλ,θcos θ dω
2π[sr]
R
0
cos θ dω
= 1 π
2π[sr]
Z
0
αλ,θcos θdω = 1 π
2π
Z
0
dϕ
π/2
Z
0
αλ,θcos θdθ
(2.43)
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2.7. TEOREMA DI KIRCHHOFF Per la grandezza totale diventa:
α = Ga Gi =
∞
R
0
Gaλ dλ
∞
R
0
Giλ dλ
=
∞
R
0
αλGiλ dλ
∞
R
0
Giλ dλ (2.44)
Nel caso specifico con il sorgente corpo nero: Giλ = Eλb(λ, Tsorgente), l’Equazione 2.44 diventa:
α(T ) =
∞
R
0
αλEλb dλ
∞
R
0
Eλb dλ
= 1
Eb(Tsorg.)
∞
Z
0
α(λ, T )Eλb(λ, Tsorg.) dλ (2.45)
La capacità dell’assorbimento dipende in modo drastico dalla Tsorg..
2.7 Teorema di Kirchhoff
Figura 2.28: Due corpi in equilibrio, B come il sorgente e A come la superficie ricevente
dQe= Iλe dA cos θ dω dλ = ελ,θIλbe (λ, θ, ϕ, TB) dA cos θ dω dλ (2.46) dQa= Iλa dA cos θ dω dλ = αλ,θIλbi dA cos θ dω dλ (2.47) All’equilibrio: dQe =dQa
Dall’Equazione 2.46 eEquazione 2.47 si ha:
ελ,θIλbe (λ, θ, ϕ, TB) = αλ,θIλbi (λ, θ, ϕ, TA) (2.48) Essendo TA= TB e corpo nero, ciò significa Iλbe = Iλbi , allora si ottiene:
ελ,θ = αλ,θ Legge di Kirchhoff (2.49) Questo teorema è valido se i due corpi sono in equilibrio, cioè hanno la stessa T . Ma nella realtà questo non accade mai. Poiché αλ,θ e ελ,θ dipendono poco dalla T , l’esperienza
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dimostra che la legge di Kirchhoff è valido anche a diverse T , quindi si ottiene una buona approssimazione.
Ora si fa ma media emisferica:
ελ := Eλ Eλb = 1
Eλb
2π[sr]
Z
0
Iλecos θdω = 1 Eλb
corpo nero|{z}
è una superficie
diffusa Eλb=πIλb
2π[sr]
Z
0
ελ,θIλbe cos θdω = Iλb πIλb
2π[sr]
Z
0
ελ,θcos θdω =
= 1 π
2π[sr]
Z
0
ελ,θcos θ dω espressione sempre vera
approssimazione Kirchhoff
=
1 π
2π[sr]
Z
0
αλ,θcos θ dω radiazionediffusavedi Equazione 2.43
=
αλ (2.50) L’Equazione 2.50 vale solo se la radiazione è diffusa
Facendo un ulteriore passo, la media sui spettri:
α :=
∞
R
0
αλGiλ dλ
∞
R
0
Giλ dλ
radiazione diffusa
=
∞
R
0
ελGiλ dλ
∞
R
0
Giλ dλ
corpo grigio
=
ελ
∞
R
0
Giλ dλ
∞
R
0
Giλ dλ
= ελ = ε (2.51)
L’Equazione 2.51: α = ε è valido solo se radiazione diffusa e corpo grigio per
∀Tsorg6= Tcorpo
Se il corpo non fosse grigio, α è basata sulla Tsorg e ε è basata sulla Tcorpo. C’è da precisare:
α(T, Tsorg)
| {z }
generalmente
grigia
=
α(T ) (2.52)
α dipende solo da T se la superficie è grigia.
Per le le condizioni più chiare vedi Section 12.8 su Incropera et al. [4].
2.8 Superficie selettiva
Una superficie selettiva è l’opposto di una superficie grigia, in cui l’emissività dipende dalla λ.
Figura 2.29: Irradiazione Dalla Figura 2.29:
Giλ Giλ = Grλ
Giλ +Gtλ Giλ +Gaλ
Giλ 1 = Grλ
Giλ +Gaλ
Giλ + αλ(λ, T )
(2.53)
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2.9. EFFETTO SERRA
Monocromatico Totali
ρλ := Grλ
Giλ Riflettanza ρ := Gr Gi τλ := Gaλ
Giλ Trasmittanza τ := Gt Gi Se ρλ = 0 −→
>
ρλ 0+ αλ+ τλ = 1
Figura 2.30: Superficie selettiva, vetro, è completamente trasparente fino a λ, dopo si comporta completamente opaco
Caso radiazione diffusa −→ αλ = ελ, allora il vetro da un certo valore di λ in poi assorbe ed emette tutto.
2.9 Effetto serra
Facendo l’esempio con il vetro, che ha λ = 2 µm F0→λ
λ01÷ λ99 Sole (5800 K) 0.26 ←→ 4.3 µm
Terreno (300 K) 5 ←→ 83 µm
Si vede dalla Figura 2.31 che una parte della radiazione solare passa attraverso il vetro (0.26 ÷ 2 µm) e viene assorbita dal terreno e il resto viene assorbita, allora il vetro si riscalda. Dall’altra parte, la radiazione emessa dal terreno (300 K), che aveva assorbito la parte passata dal vetro precedentemente, viene assorbita tutta. Questo porta ad un accumulo di energia, implicando l’aumento di Tcorp del vetro. Questo accumulo finisce quando arriva ad un certo T che sbatte tutto fuori. Questo è come funziona allo stesso modo l’atmosfera per l’effetto serra. I gas serra sono fatte dalle molecole
Figura 2.31: Vetro, superficie selettiva
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polari, che interagiscono facilmente con le radiazioni elettromagnetiche. Il vetro, essendo una superficie selettiva, non è una superficie grigia, infatti ελ nell’Equazione 2.51 non è possibile portare fuori dall’integrale, poiché non è costante. L’esempio dell’Equazione 2.52 applicata ad una superficie selettiva facendo il riferimento alla Figura 2.32:
Figura 2.32: Superficie selettiva, con il sorgente e il corpo Si calcola ε e α:
ε = 1 Eb(T )
∞
Z
0
ελ(λ, T )Eλb(T ) dλ = 1 Eb
λ=λ01
Z
0
ελEλb(λ, T )
| {z }
1·0
dλ +
∞
Z
λ
ελEλb(λ, T )
| {z }
0·Eb
dλ
= 0 (2.54)
α = 1
Eb(λ, Tirr)
λ99
Z
0
αλEλb(λ, Tirr)
| {z }
1·Eλb
dλ +
∞
Z
λ99
αλEλb(λ, Tirr)
| {z }
0·0
dλ
≈ 1 (2.55)
Questo significa che riga per riga, l’Equazione 2.50 è soddisfatta, ma il suo integrale non lo è.
2.10 Irraggiamento solare e atmosferico
Ebs = 1350 W/m2 −→ 1000 W/m2 al livello del mare, che si attenua, il massimo è allo stesso punto, l’atmosfera ha assorbito 350 W/m2
Figura 2.34: Radiazione solare
Nella Figura 2.34 la curva reale è frastagliata perché l’aria, che è un gas, non assorbe uniformemente come un liquido. L’attenuazione generale è modulata, ci sono dei picchi di assorbimento. L’assorbimento dal 0.2 al 0.4 è dovuto all’ozono, o3, la fascia dove sono concentrati gli UV. Il buco dell’ozono, dove nell’atmosfera sono stati creati un impoverimento dell’ozono, generalmente all’Antartide, in cui la Terra percepisce maggiore radiazione solare. Questo impoverimento è dovuto agli alogeni, come Cl e F, che catalizzano la decomposizione dell’ozono.
Nell’atmosfera le molecole che assorbono sono quelle che interagiscono la radiazione elettromagnetica. Queste molecole sono polari, che hanno una carica elettrica simmetrica.
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2.10. IRRAGGIAMENTO SOLARE E ATMOSFERICO
He è un monoatomico, cosଠanche biatomica, sono apolari, mentre quelle triatomiche possono essere polari se lineari o tirate, momentaneamente diventano polari. L’acqua è polare per l’eccellenza. Loro assorbono ed emettono le radiazione. La radiazione emessa dalle molecole varia da 230 K ÷ 280 K (vedi Figura 2.36), dove la banda di 50 K dipende dalla quantità dell’acqua nell’atmosfera. In una giornata chiara, sulla montagna, ha una percentuale piccola dell’acqua, mentre in una giornata coperta la percentuale dell’acqua è alta.
Ha un buco tra 8 µm e 13 µm, ciò significa che l’atmosfera assorbe ed emette di meno. Questo può essere utilizzato per i radiatori atmosferici.Se volessimo buttare fuori qualcosa è meglio concentrare tra 8 µm e 13 µm, dove l’atmosfera assorbe di meno.
Figura 2.36: Emissione dell’atmosfera
L’atmosfera assorbe, quando lo riemette lo la direzione diventa isotropa, perciò vediamo il cielo luminoso, invece sulla Luna vediamo il cielo scuro col Sole. Questa riemissione isotropa è più efficiente sulle lunghezze d’onda corta. Perciò vediamo il cielo azzurro.
Nell’atmosfera oltre alla diffusione molecolare, ci sono anche altri componenti come gli aereosol e micro componenti come l’acqua. Loro riemettono la radiazione con la stessa direzione che hanno ricevuto la radiazione. Il cielo diventa rosso quando il sole sorge o tramonta perché, nonostante la maggiore efficienza della regione a bassa lunghezza d’onda, per quella data inclinazione, le lunghezze d’onde lunghe come il rosso sopravvive meglio rispetto a quelle corte.
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2.11 Scambio termico radioattivo tra superfici (reali ma opache)
Iλe+r= dQe+r dA cos θ dλdω dQe+r = Iλe+rcos θ dλdω
Figura 2.38: Radianza Facendo il riferimento alla Figura 2.38 si ha
Q(e+r)→ = Z
A1
dA
∞
Z
0
dλ
2π[sr]
Z
0
Iλe+rcos θ dω sup. irradaita diffusa
=
Z
A1
dA
∞
Z
0
Iλe+r dλ
2π[sr]
Z
0
cos θ dω
| {z }
π
=
= Z
A1
dA
∞
Z
0
πIλe+r
| {z }
Jλ
dλ =Z
A1
dA
∞
Z
0
Jλ dλ =Z
A1
J dA superficieuniformesulla
=
J · A (2.56)
Nell’Equazione 2.56 j è la radiosità emisferica totale.
Q→ > 0 dove va a finire?
Figura 2.39: N superfici rachiusi
Q
J1A1 = Q1→2
J1A1 + Q1→3
J1A1 + . . . +Q1→i
J1A1 + . . . + Q1→n
J1A1 = J1A1
J1A1 = 1 (2.57) Nell’Equazione 2.57 Q1→i
J1A1 rappresenta la percentuale di potenza emessa dalla superficie 1 alla superficie i-esima, chiamato anche il fattore di vista
Proprietà :
Dall’Equazione 2.57 si ottiene
F1→2+ F1→3+ . . . + F1→j+ . . . + F1→n =X
j6=i
Fi→j = 1 additiva (2.58)
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2.11. SCAMBIO TERMICO RADIOATTIVO TRA SUPERFICI (REALI MA OPACHE)
Aj =X
k
Ajk Fijk = Qi→jk JiAi Qi→j
JiAi = Qi→j1
JiAi + Qi→j2
JiAi + . . . + Qi→jk
JiAi + . . . + Qi→jn JiAi
Figura 2.41: Proprietà distributiva
Dalla Figura 2.41si ha:
Fij = Fij1+ Fij2+ . . . + Fijk+ . . . + Fijn =
n
X
k=1
Fijk distibutiva (2.59)
dω1 = dA2⊥
r2 = dA2
r2 nb2 · −→ω12 = dA2
r2 cos θ2
|P1P2| = r
Figura 2.43: Radiazione superficie 1 e 2
Q1→2 = Z
A1
dA
∞
Z
0
dλZ
Ω12
Iλ1cos θ1 dω1 radiazione isotropa
=
Z
A1
dA
∞
Z
0
Iλ1 dλZ
Ω12
cos θ1 dω1 =
= Z
A1
dA
∞
Z
0
Jλ1 π dλZ
Ω12
cos θ1 dω1 = Z
A1
dA
∞
Z
0
Jλ1 π dλZ
A2
cos θ1cos θ2
r2 dA2 radiazione uniforme
=
= J1 π
Z
A1
Z
A2
cos θ1cos θ2
r2 dA1dA2 (2.60)
F1→2 = Q1→2 J1A1
= 1
πA1
Z
A1
Z
A2
cos θ1cos θ2
r2 dA1dA2 (2.61)
Facendo lo stesso procedimento dell’Equazione 2.60e Equazione 2.61 allora si ottiene:
Q2→1 = . . . = J2 π
Z
A2
Z
A1
cos θ2cos θ1
r2 dA2dA1 (2.62)
F2→1 = 1 πA2
Z
A2
Z
A1
cos θ2cos θ1
r2 dA2dA1 (2.63)
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(F1→2
F2→1 ⇒ F1→2A1 = F2→1A2 (2.64) Quindi in generale l’Equazione 2.64 viene scritto:
Fi→jAi = Fj→iAj Relazione di reciprocità (2.65)
Fii= 0 sempre? ⇐⇒ Qii = 0 m
Fii= Qi→i JiAi
É sempre vero se
oppure
Non è valido se qualche raggio colpisce sulla superficie Quindi Fii = 0 ⇐⇒ superficie piatta o convessa.
2.12 Metodi per determinare f
ijRicapitolando, dall’Equazione 2.57:
Fij := Qi→j JiAi
superficie opaca
=
1 π
Z
Ai
dAi
Z
Aj
cos θicos θj
r2 dAj (2.66)
Le geometrie sono state già calcolate generalmente, per i maggiori informazioni consultare la Tabella 13.1 in Incropera et al. [4]. I metodi principali sono:
Figura 2.44: Gli esempi dalla Tabella 13.1 in Incropera et al. [4]
• Metodo numerico: calcolare numericamente con l’integrazione
• Metodo Monte Carlo: descritto nella Figura 2.46
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2.13. SCAMBIO TERMICO RADIOATTIVO
Si fanno un numero degli spari dalla superficie i alla superficie j, se lo colpisce allora segna 1 come risultato positivo, altrimenti 0. Alla fine con il calcolo statistico sulla probabilità si ottiene il valore di Fij
Figura 2.46: Metodo di Monte Carlo
F12= d1d2− l1l2
2A1 (2.67)
Figura 2.48: Metodo delle corde (Cross Strings Methods)
• Metodo delle corde (cross strings methods), detto anche Metodo di Hottel (MIT):
è stato un metodo inventato per il caso 2D, ma estendibile se il caso fosse 3D se la superficie ottenuta è estrusa, vedi Figura 2.48
Per il metodo delle corde, l’Equazione 2.67 è valido anche quando le superfici non sono piane e se ci fossero degli ostacoli, purché non interferiscano le corde d1 e d2, come mostrato nella Figura 2.49.
Figura 2.49: Metodo delle corde con superfici irregolari
Esempi:
>
0
F11 + F12+ F13= 1 F13= 1 − F12
F124= F12+ F14
Figura 2.52: Esempi del calcolo di Fij
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Figura 2.53: Cavità
2.13 Scambio termico radioattivo
Le cavità nella realtà non sono sempre necessariamente chiuse nella realtà .
Le cavità sono sempre chiuse, male che vada verrà chiuso dall’atmosfera
Figura 2.55: Le cavità sono sempre chiuse
Q12 = σ(T14− T24)
1−ε1
ε1A1 + F 1
12A1 +1−εε 2
2A2
(2.68)
Figura 2.57: Equazione di Oppenheim Dimostrazione: facendo riferimento allaFigura 2.57
Q12:= Q1→2 + Q2→1
| {z }
scambio netto
(2.69)
Q12esprime il calore netto scambiato tra la superficie 1 e la superficie 2. L’Equazione 2.45 può essere espresso anche come:
Q12 = F12A1J1− F21A2J2 = F12A1(J1− J2) (2.70) Dove è stata applicata la proprietà della reciprocità F12A1 = F21A2.
J = E + ρG se fosse nera → J = Eb = σT4 (2.71) τ = 0 superficie opaca −→ ρ = 1 − α grigia
=
1 − ε (2.72)
Bilancio facendo Figura 2.58:
Q + GA = J A (2.73)
Q = (J − G)A (2.74)
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2.13. SCAMBIO TERMICO RADIOATTIVO
Figura 2.58: Una generica superficie opaca diffusa
Dall’Equazione 2.71 si ottiene:
J = E + ρG = εEb + (1 − ε)G =⇒ G = J − εEb
1 − ε (2.75)
Sostituendo l’Equazione 2.75nell’Equazione 2.74:
Q =
J − J − εEb 1 − ε
A =
J − εJ −J + εEb 1 − ε
A = ε(Eb− J)
1 − ε A = Eb− J
1−ε εA
(2.76)
J = Eb− 1 − ε
εA Q (2.77)
Inserendo l’Equazione 2.77nell’Equazione 2.70 si ha:
Q12
F12A1 = J1− J2 = Eb1− 1 − ε1
ε1A1 Q←1 − Eb2 +1 − ε2
ε2A2 Q←2 (2.78) Cosଠl’ho eliminato dall’equazione la dipendenza da J, poi riferendo alla Figura 2.57 di nuovo:
Q←1 = Q12 = Q→2 = −Q←2 (2.79)
Q←1 = Q12 (2.80)
Q→2 = Q12 (2.81)
Inserendo l’Equazione 2.80e Equazione 2.81 nell’Equazione 2.78 Q12
F12A1 = Eb1 − 1 − ε1
ε1A1 Q12− Eb2 − 1 − ε2
ε2A2 Q12 (2.82) Eb1 − Eb2 = Q12
1
F12A1 +1 − ε1
ε1A1 + 1 − ε2
ε2A2
(2.83) A questo punto allora si ottiene la legge di Oppenheim, l’Equazione 2.68:
Q12= σ(T14− T24)
1−ε1
ε1A1 +F 1
12A1 + 1−εε 2
2A2
(2.84) Ora guardando per bene l’Equazione 2.70 eEquazione 2.77, rocavando Q:
Q12 = J1− J2
1 F12A1
(2.85)
Q = Eb− J
1−ε εA
(2.86) Si vede che l’Equazione 2.85e Equazione 2.86sono lo stesso flusso di calore, ma solo con i "potenziali" e "resistenza" diversa, quindi si introduce analogia elettrico.
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2.14 Analogia elettrica
Analogia elettrica della Figura 2.57 è rappresentata nellaFigura 2.59
Figura 2.59: Analogia elettrico Riferendo alla Figura 2.59, la resistenza equivalente è:
Req = 1 − ε1
ε1A1 + 1
F12A1 +1 − ε2
ε2A2 (2.87)
Figura 2.60: Vari superfici Caso particolare:
F12 = 1 − ε1
ε1A1 + 1
F12A1 + 1 − ε2 ε2A2 = 1
A1
1 − ε1 ε1 + 1
F12 +1 − ε2 ε2
A1 A2
(2.88)
A1lim
A2→0
F12 = 1 A1
1 − ε1 ε1 + 1
F12
(2.89) oppure
F12(ε2 = 1) = 1 A1
1 − ε1 ε1 + 1
F12
(2.90) l’Equazione 2.89 significa che quando A1
A2 → 0, indipendentemente dalla natura del corpo 2, esso si comporta come se fosse un corpo nero. Infatti la radiazione emessa dal corpo 1, se il corpo 2 fosse nero (caso dell’Equazione 2.90) allora lo assorbe in un solo colpo, mentre se non fosse nero allora lo assorbe dopo un numero infinito (sufficientemente grande) di rimbalzi.
Il metodo per ridurre la radiazione tra i due corpi:
Il metodo per ridurre la radiazione tra le due superfici, mostrato nella Figura 2.61a, può essere o riempire del materiale in mezzo, ma in quel caso incentiva lo scambio convettivo, ma un metodo più "furbo" è porre una superficie in mezzo ad essi, come mostrato nella Figura 2.61b.
Supponendo:
ε1 = ε2 = ε31= ε32= ε (2.91)
Fij = 1 ∀i, j (2.92)