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GRUPPI IMPRESE DA 1 A 10 86,26%

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Academic year: 2022

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IL MERCATO ASSICURATIVO NEL SETTORE INFORTUNI Dr. Roberto Gussoni

• I premi del lavoro diretto italiano, raccolti dalle 105 imprese operanti nel ramo, sono stati nel 2003 pari a 2.760 milioni di euro (+5,3% rispetto al 2002), con una incidenza dell'8,1% sui premi complessivi delle assicurazioni danni.

Il costo dei sinistri di competenza, definito come somma degli importi pagati e riservati per i sinistri accaduti nell'esercizio di bilancio, è stato pari a 1.550 milioni di euro (1.542 nel 2002), con un incremento dello 0,5%; in

rapporto ai premi di competenza si osserva un valore pari al 57,1%, in diminuzione rispetto al 59,9% del 2002.

Gli oneri per sinistri che includono rispetto al costo dei sinistri di competenza anche l'eventuale sufficienza/

insufficienza degli importi riservati dei sinistri accaduti in anni precedenti, sono stati pari a 1.406 milioni di euro (1.436 nel 2002), con una diminuzione del 2,1%. Il rapporto tra tali oneri per sinistri e i premi di competenza è stato pari al 51,8%, in diminuzione rispetto al 55,8% del 2002.

1998 1999 2000 2001 2002 2003 INFORTUNI

Valori in milioni di euro

Premi contabilizzati 2.208 2.263 2.380 2.530 2.621 2.760

Variazione della riserva premi e altre voci di saldo (-)

63 42 54 67 47 44

Oneri relativi ai sinistri (-): 1.323 1.357 1.326 1.420 1.436 1.406 - sinistri di competenza (-) 1.479 1.481 1.476 1.530 1.542 1.550 - sufficienza/insufficienza ris. sin. es.

prec.

156 124 150 110 106 144

Saldo delle altre partite tecniche -55 -40 -36 -42 -54 -64

Spese di gestione (-) 717 722 761 801 821 872

Saldo tecnico del lavoro diretto 50 102 203 200 263 374

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Utile investimenti 145 102 109 102 89 101 Risultato del conto tecnico diretto 195 204 312 302 352 475

Saldo della riassicurazione -7 -4 -6 -16 -31 -56

Risultato del conto tecnico complessivo 188 200 306 286 321 419

Le spese di gestione sono state pari a 872 milioni di euro (821 nel 2002) e comprendono le spese di amministrazione attinenti alla gestione tecnica e gli oneri per l'acquisizione dei contratti, per la riscossione dei premi e per

l'organizzazione ed il funzionamento della rete distributiva. L'incidenza sui premi è stata del 31,6% (31,3% nel 2002).

Il saldo tecnico del lavoro diretto è stato positivo per 374 milioni di euro (263 nel 2002).

Considerati gli utili degli investimenti, il risultato del conto tecnico del lavoro diretto è stato positivo per 475 milioni di euro (352 nel 2002).

Tenuto conto del saldo della riassicurazione, il risultato complessivo del conto tecnico è stato positivo per 419 milioni di euro (321 nel 2002), con una incidenza sui premi del 15,2% (12,2% nel 2002).

La raccolta premi è molto concentrata sui primi 10 gruppi:

PREMI DEL LAVORO DIRETTO ITALIANO 2003 INCIDENZA SUL TOTALE PREMI

GRUPPI IMPRESE DA 1 A 10 86,26%

GRUPPI IMPRESE DA 11 A 20 9,01%

GRUPPI IMPRESE DA 21 A 30 3,56%

GRUPPI IMPRESE DA 31 A 40 1,06

GRUPPI IMPRESE DA 41 A 50 0,11%

• Nel corso del 2001 il Servizio Statistica e Studi Attuariali dell'ANIA ha attivato una rilevazione statistica sul ramo Infortuni che analizza l'andamento delle garanzie “morte”, invalidità permanente , invalidità per rischi professionali ed extraprofessionali.

Di particolare interesse appare l'andamento della garanzia I.P. dove la frequenza sinistri nel 2000 è stata pari al 2,86%, mentre nell'anno 2001 ha subito una lieve flessione attestandosi al 2,67% con un valore medio, nel biennio, pari a

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2,76%.

Il grado medio di danno nel 2000 è stato pari al 3,77%, crescendo leggermente nel 2001 (3,81%), con un valore medio, nel biennio, pari a 3,79%.

La percentuale media d'invalidità è praticamente invariata fra il 2000 e il 2001, attestandosi a valori prossimi al 5%.

Per la lieve flessione subita fra il 2000 e il 2001 della frequenza sinistri, anche il tasso di premio puro appare

leggermente in diminuzione (da 1,08‰ del 2000 a 1,02‰ nel 2001).L'analisi del fattore di rischio sesso/età (secondo l'indicatore dell'indice di rischio), dimostra come vi sia una interrelazione fra i due sessi al variare dell'età: i maschi sono sempre più “rischiosi” rispetto alle femmine fra i 20 e i 50 anni, mentre la situazione si inverte dopo i 55 anni di età, quando le femmine risultano avere un indice di rischio più elevato.

Se si analizza la distribuzione territoriale della frequenza sinistri, è spiccata la concentrazione del fenomeno infortuni con postumi permanenti nelle regioni centrali, là dove sono maggiormente concentrate le professioni del settore primario. Le province del sud risultano essere ovunque sotto la media nazionale. Diverso, invece, è il risultato osservato per il grado medio di danno che riporta valori decisamente più elevati al sud della penisola e in alcune province del nord-est. Le aree con la maggiore percentuale di i.p. accertata è risultata quella dell'Italia meridionale ed insulare, con valori che superano il valore medio nazionale pari al 5%.

Anche la professione - che rappresenta per il ramo in oggetto uno dei fattori chiave al fine di una corretta individuazione del rischio da assicurare - è stata analizzata per la totalità delle imprese costituenti il campione statistico e per la sola copertura degli infortuni professionali ed extra-professionali. La professione non è stata considerata per gli infortuni del conducente collegati alla circolazione dei veicoli in quanto la scarsa numerosità campionaria dell'esposizione al rischio ne limitava l'analisi statistica. Per le stesse ragioni, anche nel caso degli infortuni professionali ed extra-professionali è stata esclusa la garanzia r.s.c.

Sviluppando un'analisi multivariata si è anche riusciti a “costruire” una tavola univariata “standardizzata” per professione, con la quale si è potuta analizzare la sinistrosità di tale parametro escludendo l'effetto di tutti gli altri fattori di rischio. Basandoci sull'indicatore “tasso di premio puro standardizzato” si sono create cinque classi di professione, il più possibile omogenee in ordine decrescente di rischiosità.

Nel caso della i.p. la “distanza” in termini di rischiosità fra la classe A e la classe E è molto evidente: il tasso di premio puro passa infatti da 2,18‰ ( classe A ) ad appena 0,70‰ ( classe E ). Ciò dimostra l'importanza che il

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parametro in questione riveste in termini di spiegazione della sinistrosità della garanzia in oggetto.

Considerazioni analoghe alla i.p. valgono anche per la i.t. e la mr.

• Le prospettive di evoluzione dell'assicurazione infortuni appaiono dipendere in larga misura dall'avvio del riassetto del sistema welfare con riguardo non tanto all'assetto interno degli enti pubblici previdenziali (come previsto dalla legge delega di riforma previdenziale n. 243/204) quanto alla ridefinizione dei confini delle tutele pubbliche e all'ampliamento del ruolo degli enti privati.

In particolare, quanto al secondo pilastro, manca ancora un disegno complessivo trasversale che investa i tre comparti del welfare (pensioni, sanità, assistenza). Unicamente il legislatore della previdenza complementare ha affrontato il problema, peraltro con un approccio che mi sento di definire fortemente incoerente.

Posto infatti che, come recita l'art. 1 del Dlgs. 124/93, finalità della norma è l'“erogazione di trattamenti pensionistici complementari del sistema obbligatorio pubblico, al fine di assicurare più elevati livelli di copertura previdenziale” e posto altresì che i trattamenti pubblici concernono:

• vecchiaia,

• anzianità,

• premorienza,

• invalidità

sarebbe parso logico che tutti e quattro gli eventi fossero stati fatti rientrare negli ambiti obbligatori della previdenza complementare.

In alternativa, sarebbe parso logico che fossero stati inclusi nell'ambito obbligatorio gli eventi per i quali il

rafforzamento del sistema pubblico più è necessario, in termini di tasso di sostituzione del salario percepito, appunto la premorienza e l'invalidità, collocando, semmai, nell'ambito facoltativo le prestazioni di vecchiaia e l'anzianità, comunque in grado di generare tassi di sostituzione compresi fra il 30% (lavoro autonomo) e il 50-60% (lavoro dipendente).

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Viceversa, trascurando i profili solidaristici così a lungo e da così tanti evocati per opporsi, negli anni '80, alla previdenza complementare (ma chi se ne ricorda?), la scelta è stata quella di collocare premorienza e invalidità nell'ambito previdenziale meramente facoltativo (!?), con gli ovvii effetti in termini di loro modesta opzione da parte degli aderenti alla previdenza complementare, percepita unicamente come “pensione aggiuntiva” all'età del

pensionamento, con beata sottostima dei rischi “in itinere”.

A parte ciò, allo stato, le tutele private della invalidità si collocano largamente nel terzo pilastro del welfare, ivi beneficiando unicamente di modesti incentivi fiscali. E', tuttavia, questo il comparto sul quale il settore assicurativo può autonomamente evolvere.

Si è già parlato in questo convegno della possibile riqualificazione dell'oggetto primario della copertura infortuni, vale a dire l'integrità psico-fisica dell'individuo, alla quale, eventualmente, si viene ad aggiungere la riduzione della

capacità lavorativa specifica o semi specifica.

Complessa, ma meritevole di approfondimento, è la tematica della corresponsione della prestazione in forma di rendita (il capitale liquidato viene impiegato come premio unico di una assicurazione di rendita vitalizia immediata), in rapporto alla adozione di basi tecniche che tengano conto dell'eventuale riduzione della speranza di vita

dell'individuo rispetto agli altri vitaliziati e in rapporto alle possibili, successive, variazioni del grado della menomazione.

Altri versanti evolutivi che si possono immaginare concernono la più marcata definizione della funzione della copertura privata, in senso vuoi aggiuntivo , vuoi integrativo rispetto al sistema pubblico.

E' verosimile, infatti, supporre che quanto più lo schema assicurativo sarà dimensionato e quindi l'impegno economico contenuto, tento più lo schema stesso sarà proposto con funzione meramente aggiuntiva rispetto all'impianto pubblico.

Quanto più, viceversa, lo schema sarà ampio rispetto alle varie forme di invalidità, la funzione integrativa, e dunque la razionale/ottimale combinazione spesa/prestazioni acquisite, dovrà essere valorizzata. Andranno quindi impostati schemi ad elevato grado di flessibilità per comporre, di volta in volta, il mosaico di tutele pubblico/privato rispondente al fabbisogno di ogni singolo nucleo familiare e per seguire le evoluzioni di tale fabbisogno negli anni.

* Dirigente Ania, Roma

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