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Comunicato stampa sul suicidio di Marco Prato

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Academic year: 2021

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COMUNICATO STAMPA

Dura presa di posizione del Garante nazionale sul suicidio di Marco Prato

Roma, 20 giugno 2017. Nella scorsa notte Marco Prato si è suicidato nel carcere di Velletri.

Nessuna sorpresa per un suicidio per molti versi annunciato.

Già nello scorso anno il Garante nazionale era intervenuto per riportarlo a Regina Coeli, alla luce del fatto – a tutti noto e in particolare all’Amministrazione penitenziaria – che la cosiddetta

“Articolazione psichiatrica” dell’Istituto di Velletri è inesistente e che là una persona che già aveva nel passato tentato il suicidio avrebbe avuto minore assistenza di quella garantita nell’Istituto romano.

Nei mesi scorsi una sua legittima richiesta di poter essere trasferito a una sezione diversa al fine di svolgere attività è stata il pretesto per un suo nuovo invio da Regina Coeli a Velletri, avendo l’Amministrazione penitenziaria ritenuto che questa richiesta fosse indicativa del fatto che “la permanenza in questo Istituto [Regina Coeli] è ormai un fattore a favore del soggetto che gli permette di adattarsi e crearsi un ambiente favorevole”.

Il Garante aveva segnalato alla direzione del carcere e al Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria la paradossalità di questa affermazione che ha di fatto penalizzato il processo di adattamento e di ambientazione all’interno dell’Istituto. Il positivo percorso trattamentale è stato usato come pretesto per il trasferimento in una situazione di peggiori condizioni. Al di là di rassicurazioni informali e generiche, nessuna di queste autorità responsabili ha voluto recedere dalla posizione presa, nonostante l’indicazione dell’inadeguatezza della collocazione a Velletri e del rischio suicidario ancora esistente.

In ciò ignorando anche le indicazioni del Ministro formulate proprio per ridurre il rischio di suicidio, nonché le indicazioni europee circa il dovere di consultazione del detenuto prima di procedere al suo trasferimento.

Il Garante nazionale osserva con preoccupazione il fatto che si tratti del ventitreesimo suicidio nel 2017 e che le dinamiche di trasferimento da un Istituto all’altro di persone detenute, spesso di personalità complessa, continuano ad apparire dettate da mere considerazioni di gestione al di là dell’effettiva possibilità di assicurare continuità terapeutica e trattamentale.

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