• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.17 (1890) n.828, 16 marzo

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.17 (1890) n.828, 16 marzo"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , I N T E R E S S I P R IV A T I

Anno

X VII - Voi. X \ I

Dom enica 16 Marzo 1890

N. 828

BANCHE E PARLAMENTO

(al Popolo Bom ano)

La Commissione parlamentare chiamata ad esami­ nare l’ultimo progetto di legge sul riordinamento delle Banche di emissione e a riferirl e al Parlamento, ha terminali i suoi lavori e nominato a relatore l'on. Ferraris Maggiorino. La scelta ha fatto ottima impressione anche a noi dell 'Economista che forse nella questione bancaria abbiamo sostenuto e soste­ niamo idee non conformi a quelle della maggioranza, perchè nelle varie occasioni nelle quali I’ on. Fer­ raris ebbe ad occuparsi alla Camera del credito in relazione alle Banche ed al paese, ci parve che l’ on. deputalo manifestasse principi sani, biasimasse, senza relicenze, il piocedere incerto e contradditorio del - l’on. Magliaui, e sentisse tutta la gravità degli im­ barazzi tra i quali si dibatte da molti anni la eco­ nomia italiana. E come in quelle occasioni non fummo scarsi di lode verso I on. Ferraris, così parve a noi, e ci pare ancora, che la scelta della Commissione fosse una garanzia della serietà dell’esame compiuto e dei principi che aveva fissati.

Se non chè, proprio contemporaneamente alla no­ tizia della nomina del relatore, i giornali anche i più autorevoli hanno pubblicato alcune importanti e sostanziali modificazioni fatte dalla Commissione al progetto ministeriale, le quali modificazioni ci paiono contenere l’accettazione di principii e di disposizioni che, a nostro credere, non sarebbero cons »tanti con quel prudente modo ili considerare la questione ban­ caria, che ci credevamo autorizzati di dover trovare nel nome del l’on. Ferraris Maggiorino.

Nou dimentichiamo però che la Commissione par­ lamentare appena nominata stabilì di tener secrete le sue deliberazioni, onde è a credersi che le notizie dei giornali sieno indiscrezioni, e perciò stesso ine­ satte ; ma se ciò non fosse dobbiamo deplorare e vivamente che 1’ on. Ferraris Maggiorino possa di­ ventare relatore di un progetto che diventerebbe la negazione di ogni prudente ordinamento bancario.

Ed a vero dire si afferma che la Commissione propone di accordare a tutte le attuali banche di emissione un cospicuo aumento di capitale utile alla tripla circolazione, ohb igandole soltanto a tenere una riserva metallica eguale alla metà della circolazione stessa.

Abbiamo sempre sostenuto che non ha alcuna ra­ gione, nè pralina nè scientifica, il principio di un rapporto tra il capitale e la circolazione ; godiamo di vedere che malgrado le ginnastiche ed ingegnose

elucubrazioni dell’on. Elleno, questo ovvio principio va sempre aumentando di proseliti, ma non crede­ vamo in verità che proprio ora, e dopo i recenti avvenimenti, si rifugiasse in Parlamemo e fosse pa­ trocinata da uno spirito illuminato come quello del- l’on. Ferraris una dottrina che è la negazione di ogni sano criterio bancario. Basta leggere con quali considerazioni il Popolo Romano, uso a trattare le più delicate e difficili qu-stioui con una leggerezza che ad alcuni sembra facilità di esposizione, ma che in verità è scarsa cognizione dei termini, per com­ prendere che in Italia le teorie più elementari sulla funzione del credito e sull’uso che di questo cre­ dito può esser fatto, nou sono nemmeno superficial­ mente conosciute.

Non ripeteremo qui cose già dette a sazietà, per mostrare quanto dannosa possa riuscire una riforma bancaria a base di aumento del capitale, e nemmeno porteremo qui gli esempi già noti degli ordinamenti bancari dell’estero ; ci limiteremo ad una semplice osservazione, alla quale vorremmo che il Popolo Romano tassativamente rispondesse.

Egli osserva polemizzando colla Tribuna che le Banche d’emissione in Italia sebbene abbiano la fa­ coltà di una emissione tripla del capitale non rie­ scono a dare che il 6 per cento circa agli azionisti ; e, dopo tale premessa, propugna e sostiene l’ aumento del capitale. Ma non sembra chiaro al Popolo R o­ mano che, data quella qualunque funzione che il credito sotto forma di biglietti può assumere in Italia, tale funzione sarà tanto più remunerativa dei capi­ tale quanto minore sarà l’entità del capitale stesso? Se oggi la Banca Nazionale arriva a dare da 80 ad 85 lire per azione con 130 milioni di capitale, è presumibile che faccia fruttare di più i 50 milioni di eccedenza che gli azionisti sarebbero chiamati a versare, mentre si sa che raramente nelle buone imprese il nuovo capitale versato rende quanto il primo, e mentre avrebbe la concorrenza dede altre banche le quali alla loro volta dovrebbero cercare di far fruttare l’aumentato capitale? Il Popolo R o­ mano non deve ignorare che, a parità di altre con­ dizioni, una impresa tanto più rende quanto minore è il capitale che domanda ; e siccome non è presu­ mibile che le B oche vogliano vedere sceso al di­ sotto della pari il valore delle loro azioni e quindi cercheranno ogni mezzo di assicurare gli stessi frutti al nuovo capitale, è troppo chiaro che in conclu­ sione pagheranno gli utenti del credito.

(2)

102

L’ E C O N O M I S T A

16 marzo 1890

l’Italia ottenere il servizio della circolazione colla rimunerazione di un capitale di 400 milioni, quando la metà basterebbe ? L’interesse a questa eccedenza di capitale è altra cosa che rincaro del credito in­ flitto al paese?

Il Popolo Romano deve riconoscere di essere sopra una via falsa, e meditando un poco sul pro­ blema non gli riuscirà difficile ricredersi.

Ma non meno storte sono, a nostro avviso, le sue idee sulle condizioni presenti della circolazione.

Il Popolo Romano osserva che in Italia non si può domandare il cambio dei biglietti, perchè la moneta metallica manca e le Banche non possono procurarsela giacché, stante le condizioni sfavorevoli della nostra bilancia commerciale, non avrebbero mezzo di pagarla. E conveniamo perfettamente, col periodico romano ; la situazione è precisamente così: il cambio è al 2 per cento, 1’ aggio sull’ oro quasi airi 1|2; se le Banche ed il Tesoro cambiassero i biglietti come è obbligo loro, in breve la riserva avrebbe lo stesso destino dei 600 milioni entrati col prestito per l’abolizione del corso forzato, e le Banche non avrebbero modo di rifornirsi all’estero di moneta metallica, perchè la moneta non si può in ultima analisi pagare che colla eccedenza di espor­ tazione dei prodotti, mentre invece noi abbiamo (anche fatta la tara alle statistiche commerciali) una eccedenza di importazioni.

Però questo stato di co se , certo degno di molte dolorose considerazioni, non è che apparentemente senza uscita. La soluzione del problema esiste e sta nella retta funzione di tutti i fattori della economia.

Il Popolo Romano voglia seguirci in queste brevi considerazioni.

L ’ Italia che in questi ultimi anni ha voluto co­ struire ferrovie, strade ordinarie, allargare porti, rinnovare le sue città, grandi e piccole, fare acque­ dotti, canali, irrigazioni, dare sviluppo colla prote­ zione alle industrie, non ha pensato che per far tutto questo in una volta occorrono capitali più che essa non abbia. Fece a fidanza sul capitale estero che altra volta la sovveniva largamente. Ma la sua po­ litica, buona o cattiva ora non importa giudicare, ne ha deviate le correnti. Perciò i’Italia soffre per carestia d i capitale. Diffidenza, o malevolenza, qualunque sia la causa del male bisogna vincerla; e per allettare il capitale che si astiene per motivi politici o per timore del rischio, non vi è altro mezzo se non quello di un alto interesse.

Non occorre molta furberia per comprendere dove vogliamo giungere : — bisogna che nelle Banche di emissione il saggio dello sconto riprenda la sua nor­ male funzione ; — bisogna che il mutare di Mini­ stro non determini dei ribassi del saggio dello sconto, mettendoci quasi a paro dell’ Inghilterra e della Fran­ cia ; bisogna che se noi riconosciamo essere scarso il capitale, subiamo le conseguenze della carestia e lo paghiamo caro. Carestia e buon mercato, lo sanno le comari, non sono conciliabili in alcun modo.

Per le sue condizioni politiche incerte e ancora mal connesse l’ Italia ebbe il saggio dello sconto al 7, all’8 ed anche al 9 per cento dal 1862 al 1865; — oggi per le sue condizioni economiche difficili e, stante la sua ardita politica, incerte, bisogna ri­ tornare allo stesso punto. Allora il rimedio riuscirà effettivamente una cura, perchè richiamerà sangue metallico e non sangue di carta a rinforzare la esile economia nazionale.

Il Popolo Romano che domanda l’ aumento della circolazione, che non vuole l’ aumento del saggio della carta, che disapprova l’aumento della riserva me­ tallica imposto alle Banche e che vede non possi­ bile il cambio dei biglietti, sa dove si arriverà con tali incompatibili desideri ?

Dopo disorganizzate le Banche, abbiamo disorga­ nizzato il credito, non ci resta più che legalizzare lo stato delle cose proclamando il corso forzato.

LA CONFERENZA INTERNAZIONALE PEL LAVORO

I Governi Europei hanno avuto nella settimana passata una seria e grave preoccupazione: quella cioè di fare una buona scelta dei delegati da inviare a Berlino. Poiché all’ imperatore di Germania, che con una certa impazienza vuol dare agli operai il benessere mediante le leggi, non era possibile ri­ fiutare la soddisfazione di tenere a Berlino un’Acca­ demia economica internazionale, i vari Stati, buon o mal grado, si sono dovuti acconciare e hanno man­ dato o stanno per mandare i loro rappresentanti. Il Sinodo berlinese riescirà un mosaico d’ una nuova specie: vi saranno funzionari, operai più o meno autentici, industriali, studiosi, filosofi, prelati, ec. ec., ma poco monta, perchè quei vari delegati hanno, o meglio sono presunti avere, una speciale competenza nelle questioni che la conferenza dovrà esaminare.

Del resto se i delegati troveranno il tempo e la voglia di discutere, se prenderanno su! serio l’inca­ rico avuto potrebbe anche darsi che la conferenza riuscisse inconcludente bensì, ma interessante sotto più d’un riguardo. Sarebbe anzi sommamente utile e istruttivo che le discussioni delle varie commissioni, in cui si distribuiranno i delegati, e del congresso plenario venissero fatte conoscere, perchè gioverebbe a tutti di sapere quali argomenti sono stati portati a difesa della legislazione internazionale, e quali con­ tro, quali le tendenze dei singoli Stati e le idee dei vari delegati. Da una riunione, in cui vi è tanta di­ sparità di uomini, se questi non rifuggono dal far conoscere le loro idee e amano dire quello che pen­ sano, deve risultare un insieme di documenti umani, se così possiamo dire, da avere un valore e un interesse per se stesso, anche all’ infuori di quello che presenta la questione principale.

II Governo italiano ha scelto a propri rappresen­ tanti T on. senatore Boccardo, 1’ on. deputato Ellena e il Comm. Luigi Bodio, Direttore generale della Statistica del Regno; ad essi sono aggiunti in qua­ lità di segretari, i signori Stringher e Majorana. Le persone hanno in cotesto caso una importanza e un significato che niuno vorrà certo contestare ; dalle idee dei delegati evidentemente si dovrebbe poter risalire a quelle del Governo. Non possiamo quindi omettere alcune osservazioni.

(3)

16 marzo 1890

L ’ E C O N O M I S T A

163

cui il vincolismo e i monopoli ebbero si fieri colpi. L’ on. Ferrara avrebbe portato alla conferenza di Berlino principi assolutamente contrari al risorgi­ mento del medio evo economico e avrebbe certo speso la sua illuminata parola in difesa di una grande idea,che i modernissimi economisti vogliono camuffare da delinquente, vogliamo dire: la difesa della libertà del lavoro.

Dei tre delegati sui quali è caduta la scelta del governo non si conoscono esattamente le idee sulle questioni che solleva il programma dell’ accademia berlinese. Si hanno solo alcuni indizi. L ’on. Boccardo non ostante un certo eclettismo scientifico, è rima­ sto fedele ai principi liberali della economia, classica e probabilmente sarà contrario a molte se non a tutte le limitazioni della libertà del lavoro, cui mira l’ ispiratore della conferenza di Berlino. L’on. Ellena, da qualche tempo in adorazione davanti agli idoli protezionisti che ha contribuito a fabbricare con le proprie mani, sarà forse, per ragioni peculiari al nostro paese, pure contrario a limitare la libertà del lavoro. Il suo assolutismo in materia doganale, non ostante si professi moderato, è reso palese dalla sua evoluzione in favore della protezione, la quale secondo lui è una condizione sine qua non per la indipendenza economica del paese, pel suo risorgi­ mento industriale. Illusione ed errore, che non ostante le apparenze contrarie, derivano da uno studio in­ completo e unilaterale delle condizioni del paese e dei suoi bisogni. Ma nelle altre questioni l’ on. Ellena, per quanto ci consta, è meno assoluto e il socialismo della cattedra non l’ha ancora completamente amma­ liato. Speriamo adunque che Berlino non abbia a fargli mutare indirizzo anche a questo riguardo. — Il Comm. Bodio è noto per un valentissimo statistico e in materia economica abbiamo ragione per credere che sia tut­ tora convinto dei benefici della libertà del lavoro. Il suo intervento alla conferenza di Berlino potrà essere assai giovevole per la conoscenza estesa ch’egli ha di molte questioni economiche. — Quanto ai segre­ tari, non possono avere che una influenza indiretta e limitata ; inoltre ci pare che essi siano due forze an­ tagoniste. Il comm. Stringher, prezioso funzionario, ma spirito incerto, si troverà, forse, imbarazzato tra la corrente liberale e quella autoritaria, mentre il prof. Majorana, studioso diligente, che da prova frequente di equo spirito nei suoi lavori scientifici, segue le tradizioni liberali di famiglia.

Nel complesso l’ Italia sarà rappresentata in prima linea a Berlino dal principale autore della politica doganale oggi in vigore; politica che non si è certo disposti a compromettere nei suoi effetti con accordi internazionali. Gli altri due egregi uomini rap­ presentano idee anti-protezioniste, ma la loro mis­ sione è per ciò stesso dimezzata ; per una strana ironia le misure restrittive potranno essere combat­ tute da un fautore del vincolismo doganale, in nome degli interessi della debole produzione italiana.

Che se i lettori volessero dopo ciò conoscere che cosa pensiamo della conferenza, noi potremmo rin­ viarli a ciò che scrivemmo più volte sull’azione dei governi in merito alla questione operaia. Tuttavia se consideriamo i sei punti del programma diramato alle potenze dal governo tedesco noi continuiamo ad essere persuasi che si è fuori di strada. Ammesso anche che debbansi adottare delle disposizioni rego­ lamentari pel lavoro nelle miniere e pel lavoro dei fanciulli — e forse questi due punti possono essere I

discussi — il concetto di adottare norme interna­ zionali ci pare assurdo. Peggio poi è a dirsi del­ l’idea di regolare mediante un patto internazionale il lavoro in domenica, il lavoro dei giovani e delle donne. Se anche non vi fossero le diversità di clima, di razza, di abitudini, di bisogni, ecc. lo stesso or­ dinamento industriale differente da Stato a Stato, la diversità nelle condizioni della classe lavoratrice, dovrebbero sconsigliare dal portare questioni di tal genere nel campo internazionale, dove non possono trovare che soluzioni arbitrarie e assurde.

Perfino lo stesso lavoro dei fanciulli dovrebbe essere regolato con criteri molteplici, secondo i luoghi per le diversità di sviluppo fisico, di lavori e simili che si trovano in uno stesso stato. Figurarsi poi se le difficoltà, e quindi gli errori, non aumentano coll’al- largareil campo su cui deve imperare il regolamento!

Noi ci rifiutiamo a credere che la maggioranza degli Stati rappresentati a Berlino voglia legarsi le mani in argomenti così delicati e ardui, come quelli del riposo festivo e del lavoro delle donne. Dei voti ne saranno formulati a sazietà, forse si giungerà fino a stabilire qualcha massima, ma la legislazione in­ ternazionale vera e propria non può sorgere pel solo volere d’un monarca, sia intraprendente quanto si voglia. Oecorrebbe l’accordo, l’armonia degli interessi delle singole potenze e invece essi non sono mai stati così in lotta come ora per opera degli stessi governi.

Verremo esaminando nei prossimi numeri alcuni aspetti della questione operaia. Intanto vogliamo ag­ giungere al già detto, a mo’ di conclusione, che la conferenza di Berlino rivelando le preoccupazioni che dominano nelle sfere governative della Germa­ nia e di altri Stati, mette a nudo la assoluta impo­ tenza della politica sociale e doganale seguita fino ad oggi. Quella politica ha inasprito la lotta econo­ mica, ha aggravato i mali che già esistevano, eome ne fanno fede l’incremento degli scioperi, il rincaro di alcuni generi di consumo, il risorgere dei mono- poli industriali e commerciali, la concorrenza ar­ tificiale, snaturata e sfrenata, le crisi più frequenti e simili altri fatti che rivelano uno stato patologico di cui non è diffìcile trovare il nesso con la politica economica dell’ ultimo decennio. La conferenza di Berlino ci pare, considerata nei suoi scopi, possa paragonarsi a quei rimedi che gli ammalati pren­ dono quando cercano d’avere uu momento di requie. Ma la dose del rimedio va fatalmente aumentando a mano a mano che la sua efficacia salutare sul ma­ lato decresce; arriva però il momento che il farmaco spiega completamente la sua azione tossica e preci­ pita alla morte. Badiamo che il rimedio della legi­ slazione internazionale non abbia risultati analoghi, perchè anch’esso contiene elementi dannosi alla vita economica e morale delle nazioni.

Il vero rimedio ai mali che aggravano le società moderne stà nella libertà ; libertà ai commerci, li­ bertà, quanto è possibile, ai contribuenti.

(4)

104

L ’ E C O N O M I S T A

LA BORSA DI BERLINO

Le condizioni in coi si è trovala nelle decorse settimane la Borsa di Berlino, ha cagionato qualche ansietà nei principali centri finanziari d’ Europa. Per comprendere le ultime vicende del mercato tedesco conviene rammentare che da cinque o sei anni la speculazione ha preso iu Germania uno sviluppo progressivo, sempre più notevole. Esso cominciò al tempo della rinnovazione della trip ice alleanza tra i tre imperatori, quando la Seehaudlung, una istitu­ zione governativa di fatto se non di nome, cooperò nella emissione di un grosso prestito russo a Ber­ lino Si credeva allora che la vecchia amicizia tra la Prussia e la Russia fosse stata nuovamente cemen­ tata e i banchieri di Berlino concepirono l’ idea di riabilitare le finanze e convertire il debito della Rus­ sia. Essi comperarono conseguentemente rendite russe in gran quantità e furono cosi seguiti dalla specu­ lazione e dal pubblico ehe i corsi delle rendite sa­ lirono quasi alla pari.

Ma poco dopo l’alleanza dei tre imperatori era scom­ parsa, e la stampa semi-ufficiosa della Germania mu­ tava registro a riguardo del credito russo, metteva anzi in guardia il pubblico dall* investire i propri ca­ pitali in rendite del vicino impero e la stessa Banca Impeciale Germanica decideva di non accettare ulte­ riormente i titoli russi in garanzia delle anticipazioni da essa fatte. Parve, in quel momento, che dovesse scop­ piare a Berlino una crise, ma i grandi banchieri fran­ cesi s’ impadronirono essi dell’ idea che era sorta a Berlino e procedettero con esito felice alla conversione del debito russo, liberando così gli speculatori e i capitalisti della Germania di una buona parte dello

stock di titoli russi che essi detenevano. A questo punto gli operatori di Berlino volsero la loro atten­ zione alle rendite e ai valori dell’ Egitto, dell’ Italia, della Spagna, della Turchia, dell’Argentina e di altri stati esteri. Ma ancor più di recente essi si sono impegnati in una speculazione ardita sui valori mi­ nerari e industriali in genere della stessa Germania. Valori che negli anni passati non hanno dato divi­ dendo e non lo possono dare negli anni più pros­ simi salirono del 300, 400 ed anche del 500 per cento, mentre le azioni che danno dividendo pro­ gredirono ancor più.

La ragione o il pretesto per questo considerevole aumento era il largo consumo di ferro, di acciaio e conseguentemente dt carbone, cagionato dai prepara­ tivi militari del governo e dalle costruzioni ferro­ viarie. Senonchè ultimamente queste domande di ferro e di acciaio sono molto scemate ed ormai si prevede che nei mesi avvenire vi sarà una sensi­ bile contrazione nel consumo. D’ altra parte il prezzo del carbone è salito notevolmente, e i minatori mi­ nacciano nuovi scioperi per ottenere un ulteriore aumento di salario.

Sino dalla fine dell* estate scorsa era palese che il crollo della speculazione non poteva essere lon­ tano. Alla liquidazione di borsa del settembre il saggio dei prestiti per gli affari di borsa raggiunse 1’ 8 e anche il 15 per 0|0- Gli speculatori tuttavia sperarono che questa fosse una contrazione momen­ tanea e fiduciosi nella prosperità del commercio, continuarono le loro operazioni.

La liquidazione di ottobre fu più difficile della precedente e le due liquidazioni successive lo furono

16 marzo 1890

ancor più. Col nuovo anno prevedevasi che il da­ naro diverrebbe più facile e a buon mercato, che i saggi dello sconto scenderebbero e ehe gli specula­ tori sarebbero in grado di vendere a condizioni fa- vorevoli.

Ma sebhene la Banca Imperiale avesse portato ii saggio dello sconto dal 5 al 4 per 0|0 e sul mer­ cato libero esso fosse, a- cor minore, pure i riporti alla Borsa alla fine del mese scorso furono straordina­ riamente alti. E non solo è divenuto palese a ognuno che i prezzi sono esagerati e che perciò devono scendere, ma l’ aumento dei voti dati ai socialisti nelle ultime elezioni ha ispirato molti timori e quindi vi è poca disposizione fra i banchieri a continuare i prestiti così liberalmente come in passato.

La liquidazione di febbraio terminò senza molti fallimenti di importanza, ma è noto che un grosso numero di operatori furono assistiti alla condizione che dovessero liquidare le biro operazioni subito dopo. Ne conseguì che la prima settimana di questo mese fu a Berlino una settimana di vendite su larga scala.

Come dicevamo prima gli speculatori della Germa­ nia dopo avere venduto con profitto a Parigi una parte dei titoli russi che possedevano, si sono impegnati estesamente nelle rendite d’altri paesi, specialmente in quella italiana, spagnuola e argentina, ma le loro operazioni sono state ancor più cospicue sulle azio i delle società industriali. Queste ultime hanno decli­ nato assai nelle ultime settimane, ed è evidente che se le vendite continuassero largamente, la discesa dei prezzi diverrebbe rovinosa e rapida e produr­ rebbe perdite non indifferenti. Per evitare le vendite forzate di quelle azioni, la speculazione e i finanzieri che la appoggiano, si volgono di preferenza alle rendite che hanno carattere internazionale. Così le rendite austriache,' ungheresi, italiane, sono state vendute con molta frequenza ; nè sono sfuggite al 'a medesima sorte le azioni e obbligazioni ferroviarie americane, le azioni delle compagnie aurifere, dia­ mantifere, eoe. in breve ogni valore posseduto dalla speculazione e pel quale si fanno transazioni a Parigi, a Londra, ad Amsterdam.

È naturale che le perdite debbano essere state piuttosto rilevanti. Io alcuni casi, come pei valori argentini, vi ha influito anche la circostanza che le emissioni fatte negli ultimi anni dai finanzieri della Germania non furono sempre della migliore qualità. Se alcune rendite come quelle spagnuola, ungherese e russa possono essere vendute senza perdita sulle altre piazze, non ne mancano però altre, e con esse la rendita italiana, che ai venditori debbono cagio­ nare qualche danno, Questo, coi timori giustificati del peggio, spiega l’apprensione che si è manifestata a Berlino e da questa piazza si è ripercossa altrove, specie a Londra.

(5)

16 marzo 1890

L ’ E C O N O M I S T A

165

una grande Banca ce lo dice l’azione che la Banca di Francia ha esercitato nella recente débàcle del Com ■

ptoir d’escompte. Ma non si può neanche disconoscere clic un lungo periodo di depressione pare inevita­ bile, perchè i prezzi delle azioni industriali sono stati gonfiati straordinariamente ed è impossibile che pos­ sano durare. Alla lunga le leggi naturali riprendono il loro impero e dopo una speculazione eccessiva vi deve essere un ritorno alla valutazione positiva, reale delle cose. La discesa dei prezzi sarà probabilmente graduale, perciò più che una crisi acuta si avrà una liquidazione prolungata e difficile, che potrebbe anche trascinarsi per qualche anno ad essere accompagnata dalla depressione del credito e del commercio. La Borsa di Beriino potè attraversare i timori di guerra del 1883 e del 1887 senza inconvenienti, perchè la speculazione non era ancora prossima al pericolo, ma da allora a oggi essa ha preso molto sviluppo in ogni direzione e non v’ ha dubbio che una re­ crudescenza di apprensioni politiche precipiterebbe il mercato tedesco in una crise assai seria. Per ora questo pericolo non pare prossimo, specialmente se la Banca imperiale vorrà prestare il suo potente con­ corso per uscire dagli imbarazzi odierni ; in caso diverso non ci sarebbe punto da maravigliarsi che nell autunno si avesse a Berlino una situazione molto peggiore di quella, in cui si è trovata all’ultima li­ quidazione.

Rivista Bibliografica

Ragionerìa Generale dello Stato. — Statistica compa­ rata dei Bilanci dei principali Stati di Europa p er gli esercizi 1882-83 al 1887-88 e parallelo fr a il rendiconto generale del Regno d'Italia per V anno finanziario 1887-88 e il rendiconto generale della repubblica francese per l'anno 1887. — Roma, Eredi Botta, 1889, pag. 359.

L’on. Ragioniere Generale, comm. G. Gerboni, nel presentare all’on. Ministro del Tesoro questo prege­ volissimo saggio di statistica finanziaria comparata, rammenta giustamente che altri lavori di tal genere pubblicati in precedenti relazioni dalla Ragioneria Generale, ottennero non dubbie prove di gradimento da parte delle Amministrazioni e degli studiosi di cose economiche, nostrani e stranieri. Noi crediamo che il nuovo lavoro, al quale il chiaro Autore e i suoi collaboratori hanno accudito con la più lode­ vole solerzia, aggiungerà lustro e fama alla Ragio­ neria Generale e al suo insigne Capo. Infatti questa nuova pubblicazione come e meglio delle precedenti mira a un duplice ed utile intento; da una parte si propone di comparare tra loro i vari elementi onde constano i bilanci e i conti dei vari Stati; dall’altra, ed è scopo ben più difficile e meritevole di consi­ derazione, mira a ottenere la unificazione delle idee e delle, forme in materia di contabi'ità.

Di quali elevati e istruttivi insegnamenti possa essere feconda la comparazione dei Bilanci, lo studio a' alitico della struttura di essi nei vari Stati, ninno v’è che noi sappia ; sono le grandi difficoltà che pre- senta questa materia quelle che distolgono molti m* I entrare in codesta selva aspra e forte di cifre. Quanto inoltre sia necessario e utile di uniformare

la classificazione dei bilanci, di unificare i sistemi di scritture, salta alla mente e agli occhi di tutti, quando si considerano i resultati che si possono avere da una razionale cotnparazione, la quale è tanto più sicura e precisa quanto più c’ è uni­ formità nei bilanci e nelle scritture. Siamo ancora mollo lontani dall’ aver raggiunto tutti i progressi che sono necessari alla Contabilità pubblica per di­ venire la maestra della finanza, e forse la Contabi­ lità dovrà sposarsi in una feconda e intima unione con la Statistica per raggiungere pienamente la sua missione. Ma intanto questo volume segna un gran P- sso avanti e come tale incontrerà certamente il plauso unanime io Italia e all’estero.

Non ci è possibile di dare qui un’ idea cómpiuta dell’opera, la quale esamineremo con la debita cura in una serie speciale di articoli, considerato il sommo interesse che essa presenta nel momento odierno, Qui diremo soltanto che la preziosa pubblicazione può dividersi in due parti : la prima offre un com­ mento chiaro, perspicuo, ricco di utili notizie e di osservazioni acute, dei prospetti di statistica compa­ rata, formanti la parte seconda, e nei quali le entrate e le spese totali di undici stati e quelle parziali per sette stali sono esposte, confrontate e analizzate con rara diligenza. Segue il parallelo tra il rendiconto generale del Regno d’Italia pel 1 8 8 7 -8 8 e il rendi­ conto generale della Francia pel 1887, corredato dalle esemplificazioni logismografiche del parallelo stesso. E il volume si chiude con diciotto note su argomenti finanziari, alcune delle quali riesciranno di inestimabile vantaggio per gli studiosi.

La Ragioneria Generale sotto la guida del suo illustre Capo, al quale desideriamo di presentare le nostre congratulazioni, ha fatto un lavoro che sinora mancava non alla Italia soltanto, ma a tutti i paesi. E dobbiamo essertene grati perchè in verità si tratta d’uno studio che esige qualità non comuni ; estese cognizioni, pazienza ùnica più che rara. I lettori se ne potranno convincere consultando il libro e da quello che ne diremo nei prossimi numeri.

Rivista (Economica

Le proposte della Commissione pel riordinamento delle Borse e della mediazione.Le v in a z io n i dei p rezzi

dì alcune merci nel 1889 secondo la Commissione centrale pei valori doganali. — Le decime in In­ ghilterra.

La Commissione istituita dall’ ou. Miceli, per stu­ diare e proporre le eventuali riforme da introdursi nell’ordinamento delle Borse e della mediazione, si è riunita lunedì, 3 corrente, e nei tre giorni suc­ cessivi presso il Ministero di agricoltura, industria e commercio.

Nelle quattro adunanze da essa tenute sotta la presidenza ilell’on. comm. G. Grillo, direttore gene­ rale della Banca Nazionale, la Commissione prese ad esame e discusse paratamente le conclusioni della relazione, che ernie stata presentata dalla Sottocom­ missiane, composta dei signori E. Gatti, E. Giam­ piero e G. Danieli, relatore.

(6)

166

L ’ E C O N O M I S T A

16 marzo 1890

correnti si sono manifestate; Tuna favorevole al si­ stema restrittivo, l’altra pendente al sistema della libertà. I fautori del primo sistema sostenevano che per reprimere gli abusi ed i gravi inconvenienti che si verificarono specialmente in questi ultimi tempi nelle nostre Borse, fosse necessario richiedere agli agenti di cambio maggiori garanzie morali e mate­ riali, accordando loro in corrispettivo qualche pri­ vilegio, come ad esempio il diritto esclusivo di sti­ pulare i contratti a termine. Invece i favorevoli al sistema della libertà ritennero sufficienti le disposi­ zioni dell’ordinamento attuale, salvo talune aggiunte e modificazioni intese a renderlo più efficace, spe­ cialmente mediante opportune sanzioni penali. Il concetto di questi ultimi, che, in fondo, era quello sostenuto dalla Sottocommissione, prevalse, e, quindi, abbandonato il sistema restrittivo, la Commissione approvò per la massima ¡parte le conclusioni delta relazione.

Ecco, in succinto, quali furono le proposte appro­ vate dalla Commissione:

I o Che il nome delle persone escluse da un .a Borsa, per fallimento o semplice mancanza ai propri impe­ gni commerciali, sia comunicato a tutte le altre Borse, affinchè non vi sieno ammesse;

2° Che la Camera di commercio, prima di ammet­ tere alla quotazione titoli e merci, senta l ’avviso del

Sindacato ; »

3° Che sia elevato a 25 anni il limite d’ età per essere iscritto nel ruolo dei mediatori, e che sia pre­ scritto a tutti, senza eccezione, l’ esame d’ idoneità per ottenere tale iscrizione;

4° Che la cauzione sia intestata al mediatore, pre­ stata in valori e debba servire anche al risarcimento dei danni da lui recati al cliente;

5° Che siano esclusi dalla Borsa coloro che vi eser­ citano la mediazione senza essere iscritti nel ruolo. A ciò provveda la Deputazione, per denuncia del Sindacato. Ove rientrino in Borsa tali esclusi, siano deferiti alla Camera di commercio al potere giudi­ ziario, per l ’applicazione di pena pecuniaria, e, in caso di recidiva, delle norme sancite dal Codice penale;

6° Che sieno puniti con pene pecuniarie i mediatori che non fanno uso dei foglietti bollati, si rifiutino di presentare i libri all’autorità giudiziaria, alla Camera di commercio ed alla Deputazione di Borsa e quelli i cui libri sieno trovati irregolari, per mancanza od alterazione nelle scritturazioni ; se i mediatori sono iscritti nel ruolo sieno per tali fatti anche sospesi dell’esercizio in Borsa;

7° Che la Deputazione debba chiedere e vidimare i libri dei mediatori iscritti, almeno una volta ogni sei mesi;

8° Che, in mancanza del Sindacato, l’accertamento dei corsi sia fatto da una Cemmissione composta di mediatori iscritti, commercianti e banchieri, nominata dalla Camera di Commercio;

9° Che sia tolta al Sindacato la facoltà di farsi presentare i libri dai mediatori.

Finalmente sulla questione della tassa di bollo pei contratti di Borsa venne discusso a lungo e la Com­ missione fini col riapprovare il seguente ordine del giorno :

L a Commissione, nell’eseguire i suoi studi, ha avuto occasione di acquistare il convincimento che, a mo­ ralizzare le nostre Borse e dare uno stabile ordina­ mento all’istituto della mediazione, sia necessario di riformare il sistema attuale della tassa sui contratti di Borsa.

L a Commissione reputa suo debito di segnalare questo fatto al Governo e nel tempo stesso manife­ stargli il voto che la tassa sia unica per ogni con­

tratto e sia fissata nella misura di 50 centesimi pei contratti a termine e di 10 centesimi per quelli a contanti, affinchè applicata di fatto ad ogni fissato di Borsa non ne venga escluso il pagamento e 1 era­ rio ne consegua un reddito pari alla estensione che ora hanno nel nostro paese le dette operazioni e quindi certamente molto maggiore di quello attuale.

Propone inoltre che la tassa per i fissati fra me­ diatori sia stabilita rispettivamente in 25 e 5 centesimi. — Continuando a riferire le variazioni dei valori doganali verificatesi nel 1889, secondo le ricerche della Commissione centrale per la revisione dei detti valori, esamineremo la categoria X II — minerali, metalli e loro lavori.

In questa categoria che comprende prodotti così importanti per le nostre industrie, notasi pel 1889 un rialzo assai sensibile e quasi generale nei prezzi, rialzo che riguarda tanto le materie prime (minerali e metalli), quanto i prodotti lavorati d’ogni genere. È da fare però eccezione per il piombo, il rame, lo stagno ed i loro lavori, che invece subirono ribassi più o meno notevoli.

Cominciando dal rame, si rileva che il minerale da noi esportato cadde da 120 ad 80 lire la ton­ nellata, ritornando al prezzo che aveva nel 1887. Il rame metallico, l’ottone e bronzo in pani, rottami ecc., scesero a lor volta da 180 a 130 lire al quin­ tale, con ribasso del 40 % circa. Gli stessi metalli, in lavori di qualunque specie, subirono pure ribassi in diversa misura.

Diminuzioni di prezzo si verificarono pure, ma in molto minor proporzione, nel piombo; ed il suo mi­ nerale ottenne il medio prezzo di 200 lire la ton­ nellata, contro 205, valore adottato nel 1888. Il me­ tallo in pani invece e le sue leghe ebbero un ri­ basso alquanto maggiore, che sì ragguagliò al 6 °/o circa, toccando il prezzo di 34 lire al quintale. An­ che i suoi lavori diminuirono in proporzione. Ribasso assai maggiore risentirono lo stagno ed i suoi la­ vori. Il prezzo del metallo da 285 lire si ridusse a L. 245, con diminuzione cioè del 22 °/# circa.

Venendo ora al ferro, che occupa il posto più importante in questa categoria, vi è da segnalare aumenti di valori più o meno forti, dovuti in parte opche al rincaro del carbon fossile. Unica eccezione fa il minerale di ferro, rimasto ad I I lire la ton­ nellata come negli anni decorsi.

Invece per il ferro in rottami il valore salì da 7 ad 8 lire il quintale (15 per cento d’aumento), per la ghisa in pani da affinazione e fusione da 7 ad 8.50 (18 per cento d’aumento), per il ferro greggio in masselli e per l’acciaio in pani da 13 a 15 lire il quintale (16 per cento d’ aumento). Crebbero pure in diverse proporzioni, ma meno delle materie prime, i lavori di ghisa, il ferro e l’acciaio laminato in ver­ ghe, lamiere, tubi, ecc. Ed aumenti diversi si eb ­ bero pure nelle lamiere zincate, stagnate, ramate, e negli utensili e strumenti per arti e mestieri. Note­ volissimo poi (di circa il 20 per cento), l’ aumento subito dalle rotaie per ferrovia, sia di ferro che di acciaio, il loro valore essendo salito da 125 a 150 lire la tonnellata.

(7)

°/#-16 marzo 1890

L’ E C O N O M I S T A

167

Passando ai prodotti di lavorazione più complessa, si rilevano puro per essi aumenti sensibili. Per le macchine marine, per le dinamo-elettriche e per le macchine da cucire, tale aumento fu di 10 lire per quintale; per tutte le altre macchine ed anche per i veicoli da ferrovia, l’aumento a quintale fu di S lire.

Le rimanenti voci della categoria, come gli stru­ menti di ottica, di calcolo, ecc., gli orologi d’ ogni specie, le forniture di orologeria, le guarniture di scardassi, le armi, ecc., non ebbero alcuna varia­ zione di prezzo rispetto all’anno precedente.

Passando alla categoria X IV — cereali, farine, paste e prodotti vegetali — la merce più impor­ tante di tutta la categoria XIV, il grano, il quale rappresenta da solo i tre quarti dell’ importo com­ plessivo delle merci che entrano nel Regno sotto la categoria stessa, ha subito nel 1889 un notevole ribasso di prezzo.

Nel 1888 per questa derrata era stato stabilito il valor medio di 220 lire all’ importazione e di 230 per tonnellata all’ esportazione, contro quelli di 200 e 215 nel 1 8 8 7 , e di 205 e 230 nel 1886. Nel decorso anno invece il prezzo medio del grano estero non fu che di 200 lire, ossia di 20 lire inferiore alla cifra del 1 8 8 8 ; quello nazionale all’ incontro fu portato da 230 a 240 lire la tonnellata.

Anche per il granturco indigeno si ebbe un rialzo (da ISO a 1S5 lire), mentre quello importato rimase stazionario a 140.

Invariate restarono le altre granaglie, i legumi secchi, 1’ avena, le castagne, le patate, le fecole ed il riso. Crebbero invece 1’ orzo (da ISO a 15S lire la tonnellata), le farine di grano (da 31 a 32 lire il quintale), le paste di frumento (da 47 a 49), e la crusca (da 11 a 12 lire).

Nel decorso anno si ebbe un forte incremento nell’ esportazione dei nostri agrumi, però i prezzi rimasero stazionari a 18 lire il quintale come nei due anni precedenti. Si ebbe inveee un migliora- mentG nei prezzi dell’ uva fresca e delle frutta fre­ sche non nominate, prezzi che da 23 e da 22 lire al quintale salirono rispettivamente a 28 ed a 24. Crebbero pure di valore le mandorle senza guscio (da 145 a 160 lire il quintale) e le noci e' noc- ciuole (55 a 60).

Per i fichi secchi rimase fermo all'entrata il va­ lore di 43 lire, mentre all’ uscita crebbe da 28 a 30 lire il quintale. Il contrario accadde per I’ uva secca che salì da 60 a 63 lire all’ importazione e rimase a 45 lire per le qualità esportate.

Anche per le frutta, legumi, ortaggi nell’ aceto, nel sale e nell’ olio non si ebbero variazioni, ed il loro valore si mantenne a L. 400 il quintale.

Rimase pure stazionario il valore dei semi di ri­ cino a 22 lire il quintale. Per i semi di lino im­ portati si tenne fermo il prezzo di 30 lire, ma per quelli indigeni lo si accrebbe da 25 a 30 lire il quintale. Degli altri semi oleosi si aumentò pure il valore portandolo da 28 a 29 lire. Per i semi non oleosi importanti il prezzo fu mantenuto a 45 lire d quintale, ma per quelli esportati fu ribassato da • 0 ad 80 lire. Notevole ribasso subirono pure gli , 1 di palma e cocco, che discesero da 75 a 70 lire e! quintale.

Da ultimo i legumi e gli ortaggi freschi, che occu­ pano anche essi un posto di qualche entità nella nostra esportazione mantennero, come nel 1888, il loro valor medio in L. 25 il quintale.

— Il governo inglese presentò alla Camera dei Comuni uno dei "progetti più importanti della ses­ sione e che darà luogo ad animate discussioni, quello per migliorare la percezione ed il riscatto della de­ cima. Non si tratta di abolirla ; il bill dispone che in caso di non pagamento della decima, non sarà più ammesso il sequestro verso il debitore di essa; il creditore dovrà agire dinanzi la Corte della Con­ tea come per un debito ordinario. Non sarà più il conduttore del fondo, ma il proprietario tenuto a pagare la decima ; salvo che pei contratti esistenti il locatore del fondo potrà aumentare il fitto. Infine circa al riscatto della decima, il bill sviluppa un sistema analogo a quello attivato in Irlanda pel ri­ scatto delle terre. Se il debitore e il creditore della decima sono d’ accordo sul riscatto mediante annua­ lità o altrimenti, lo Stato, per mezzo del Ministro di agricoltura, ratificherà il contratto e fisserà il prezzo e P interesse annuale, se si tratta di annualità. 1 fondi così realizzati andranno alla Cassa ecclesiastica e saranno amministrati dai commissari che ora am­ ministrano i beni della chiesa.

GLI ISTITUTI DI EMISSIONE N E L 1889

Banca Nazionale Toscana

Nell’adunanza del 22 febbraio p. p. il Direttore della Ranca Nazionale Toscana, Comm. Appelius, presen­ tava il bilancio dell’esercizio 4889, proponendosi di illustrarne soltanto le partite più importanti, giacché con la scorta dei due stati che egli aveva fatto con­ temporaneamente distribuire agli azionisti, questi per la troppa esperienza di bilanci, e di finanziarie espo­ sizioni, avrebbero potuto subito, come egli diceva, afferrare quali sieno le condizioni presenti della Banca confrontate con le precedenti, e quali sia la compagine delle sue forze per presentarsi a respi­ rare le aure vitali di un nuovo periodo di esistenze.

Dopo di che l’egregio Direttore passava subito a parlare dei resultati del caduto esercizio.

Cominciando dalla circolazione del biglietto al por­ tatore troviamo che al 34 dicembre 4889 si era ele­ vata fino a L. 93,289,972 mentre si era soffermata alla cifra minore di L. 89,477,979 al 34 dicembre 4 888, ma a questa maggiore espansione del medio circolante avvenuta nel 4889 all’oggetto di assecondare le mag­ giori richieste di credito, fa riscontro l’aumento nella riserva statutaria, la quale mentre ammontava sul cadere de! 4888 a L. 38,375,446,78 ragguagliava a L. 40,487,908.73 alla fine del 4889 presentando così un aumento di L. 4,812,494.95 ; ma questo aumento secondo la relazione s J e fino a L. 8,547,016.95 dap­ poiché in quella complessiva del 1888 sono com­ presi per L. 6,734.525 i biglietti a debito dello Stato, mentre nella cifra del 1889 questi non figu­ rano più in alcun modo, essendo le L. 40,487,908.73 costituite da specie metalliche nelle seguenti pro­ porzioni :

(8)

168

L ’ E C O N O M I S T A

16 marzo 1890

Il movimento delle casse nel 1889 si riassume nelle seguenti cifre :

Incassi. . . L. 1,202,674,127.37 Pagamenti . » 1,202,45 ,350.72

Totale. . L. 2,405,124,477.09

Gli impieghi raggiunsero la cifra ili L .3 3 6 ,187,110.25 per le operazioni di sconto, e quella di L. 8,545,093 per le anticipazioni contro pegno di valori e quindi in totale L. 344,730,009.23 con una differenza in meno di L. 4.087,570.03 sugli impieghi del 1888. Le maggiori operazioni di sconto ebbero luogo a Genova con L. 405,511,156 ; a Firenze con L. 42,455,280; a Livorno con L.36,129,813; a Roma con L. 29,652,458; a Padova con L. 2 4 ,8 6 7 ,7 6 4 ; a Bologna con li­ re 20,511,803; e in Ancona con L. 19,510,485.

Delie sofferenze dell’ annata che ascendono a li­ re 461,702 la relazione non tien parola, e quanto ai rapporti della Banca con la Società privata mar­ mifera di Carrara essa dice: Come vi esponemmo colla nostra relazione la quale illustrava le resul­ tarle dell’esercizio ilei 1887 il nostro credito era al­ lora di L. 8,355,481.32 ridotto a L. 6,826,705 78 per il passaggio defe varie partite a perdita ivi in­ dicate: questa esposizione giusta il vostro voto fu ri­ dotta di L. 208,412 nell’esercizio 1 8 8 7 ,di L. 150,000 nel 1888 e riduciamo ancora di L. 130,000 pel 1889, ove alla partita sofferenze dell’annata, che si ridurrebbe a L. 331,702.06 aggiungiamo L. 130,000 per portarle a pentita sul debito che di fronte a noi tiene la Società della Marmifera.

In sostanza il credito antico della Banca si resi­ duava al 1.” gennaio 1890 a L. 6,338,393.78 di­ rimpetto al quale sta la massa di rispetto in li­ re 2,200,793.52 senza tener conto, dice la relazione, dell’aumento che le verrà dal bilancio di cui si oc­ cupa e stanno inoltre le 6,722 azioni della Società Marmifera divenuta proprietà della Banca.

I resultali pertanto della gestione del 1880 che è la trentunesima dalla creazione della Banca sono come appresso :

Entrate depurate dalle spese . . . L. 1,139,907.78 D etratte a termine dell’art. 170 dello

S t a t u t o ...» 56,995.38 Rim angono... L. 1,082,912.40 dalla qual somma furono assegnate alle azioni li­ re 1.050,000 cioè a dire L. 35 per ciascuna, cor­ rispondenti al 5 0/o in anno sul capitale versato.

Banco d i S icilia

Il Direttore Generale, comm. Natarbartoìo, nello scrivere la relazione sull’ esercizio del 1889, che è stata l’ultima sua, giacché con decreto reale del 6 febbraio venne sciolta l’ amministrazione del Banco di Sicilia, ponendola temporaneamente nelle mani ili un R. Commissario, dice che malgrado gli scandali avvenuti per i noti rapporti pervenuti nelle mani dei componenti il Consiglio Generale, il credito del- l’ Istituto si è mantennlo altissimo, come vien dimo­ strato dalla larga circolazione dei suoi titoli, dal­ l’ aumento della sua riserva metallica, dal progresso continuo dei depositi e dal corso elevato della car­ tella fondiaria.

Premesse queste brevi considerazioni passeremo ad uri rapido e succinto esame delle operazioni du­ rame il 4889.

Operazioni d i credito e di Banca. — Gli effetti scontati dal Banco nel 1889 furono N. 117,091 per un valore complessivo di L. 205,594,717.12 e me­ dio di L. 1,576 con la scadenza media di 53 giorni. Confrontando questi resultali con quelli emersi alia fine del 1888 ne resulta una differenza in più nel 1889 nel numero degli effetti scontati per l’ importo di 1,254 e una differenza in meno nell’ ammonta re delle somme scontate per la cifra di L. 56,987,744.09, restrizione non lieve che la relazione attribuisce a ragioni commerciali e specialmente al disequilibrio fra la domanda e l’ offerta, alla decadenza dei prezzi delle derrate, e all’ abuso del eredito. Anche le an­ ticipazioni ordinarie che ascesero a L. 21 ,1 3 9 ,1 9 9 presentano sul 1888 una diminuzione che ammonta a circa un milione.

Le sofferenze dell’ esercizio furono gravi essendo rimasti insoluti effetti per l’ importo di L. 3,530,467.84 ma essendone stati recuperati per la somma di Lire 9 3 2 ,4 3 5 .8 9 , la vera sofferenza si riduce a L. 2,598,011.93, e il rapporto di questa somma con gli effetti scontati è di L. 1,303 per ogni 100 lire. Furono inoltre recuperale L. 600,962.10 degli eser­ cizi precedenti.

Circolazione e depositi. — Alla fine del 1888 la circolazione ilei biglietti del Banco era di L.50,781,727 cioè L. 36,067,213.79 di ordinaria e L. 14,714,311.21 di improduttiva, e alla stessa data il corso dei bi­ glietti del Banco superava ili L. 4,632,194 quello dell’ anno precedente.

I d positi ricevuti in conto corrente fruttifero ascesero a L. 49,768,323.14 e le restituzioni a L. 47,901,045.58 e la giacenza al 31 dicembre era di L. 11,434,801.61 superiore di L. 1,867,277 56 a quella del precedente esercizio pari epoca.

II debito a vista dell’ istituto che era di Li­ re 7 4 .2 4 0 ,1 1 0 .0 6 , era fronteggiato da una riserva metallica di L. 34,533,972 divisa come appresso in confronto dell’ esercizio precedente.

1888 1889 Differenze

Oro . . . L. 23,637,595 31,737,940 + 6,080,345 Argento. » 4,337,330 2,793,420 — 4,563,910

Bronzo. . » 2,300 2,612 -(- 112

L. 30,017,433 34,533,972 -+- 4,316,547 La diminuzione dell’ argento deriva dall’ aver re­ stituito al goveruo le piastre borboniche, che l’isti­ tuto ebbe in occasione dello sconto straordinario edilizio consentito alla piazza di Roma.

Gestione. — Le casse dell’ istituto fra entrate e pagamenti ebbero un movimento di L. 1,971,077,520 inferiore di 121 milioni circa a quello dell’ anno precedente, e la media giornaliera del movimento ascese a L. 3,475,215, inferiore di L. 330 mila circa a quello del 1888.

Gli utili ricavati ammontarono a L. 2,684,492.97 segnando una diminuzione di L. 427,631 su quelli dell’ esercizio precederne, e le spese essendo state di L. 1,98 4,031.53, il benefizio netto della gestione del 1889 ascende a L. 70 0 ,4 3 1 .4 4 che dal Consi­ glio di Amministrazione furono attribuite al fondo speciale di ammortamento.

(9)

16 marzo 1890

L ’ E C O N O M I S T A

169

contratti definitivi 70 per l’ importo di L . 2,790,300. La emissione delle cartelle fondiarie, ascendeva al 31 dicembre 1889, a N. 31,19 per la somma di L. 27,093,00.

LE SOCIETÀ DI ASSICURAZIONE SULLA VITA IN GERMANIA

Nel 1888 esistevano in Germania 34 società di as­ sicurazione e ad esse furono presentate nel corso del - l’anno 88,614 domande per nuovi contratti di assicu­ razione per l’ammontare di 381,848,213 marchi contro 84,703 domande di contratti con 368,713,832 inarchi nell’anno precedente. Di queste domande, 19,746 (22. 3 per cento) per l’ ammontare di 91,193,957 marchi (23.7 per cento) non ehhero corso, a motivo della cagionevole salute dei richiedenti, o perchè il richiedente la ritirò prima che si distaccasse la po­ lizza. Delle altre 68,898 domande accolte 66,298 sono di nuove persone assicurate e la somma per esse assicurata raggiunse la cifra di 291,632,866 mar­ chi, mentre nel 1887 non si ebbero che 63,664 nuovi assicurati, con un capitale di marchi 282,428,926. Al principio dell’ anno (ina ziario presso le 34 So­ cietà predette vi erano 783,579 persone assicurate con una somma assicurata di 3,135,865,344 marchi; se si aggiungono a queste i nuovi assicurati, si ha che alla fine dell’anuo finanziario erano assicurate 831,877 persone con un capitale di 3,429,518,210 marchi. Di queste, cessarono di far parte della Socie­ tà : 13,179 con un capitale assicurato di 47,740,173 per morte; 564 con 2,423,333 marchi per il pa- gamento dei capitali scaduti durante la vita de­ gli assicurali e 21,804, con una somma assicu­ rata di 76,745,182 marchi, per rinuncia dell’ assi­ curazione, cosicché alla fiue dell’ anno rimanevano 816,350 persone, con una somma assicurala di mar­ chi 3,502,609,500, e quindi un aumento di fronte all’anno precedente di 3075 persone, co i un capi­ tale assicurato di 166,744,1.56 marchi. Un notevo­ lissimo aumento, oltre 33,000,000 di marchi, lo ebbe la Banca d’assicurazione sulla vita per la Germania in Gotha ; a> questa tien dietro con più di 30,<100,000 di marchi d’aumento, la Germania in Stettino.

Un aumento che sta fra i 20 e i 30 milioni di marchi l’ebbero le Società mutue di Lipsia, Stut- garda e Carlsruhe, un aumento che supera i 10 mi­ lioni l’ebbero la V ictoria in Berlino, e la Concor­ dia in Colonia, mentre per gli altri rimanenti 27 Istituti, si notò un aumento piccolissimo, e per uno di essi non raggiunse neppure un milione di marchi.

Per morte degli assicurati cessarono, come accen­ nammo 13,179 assicurazioni con una somma assi­ curala di 47,740,173 marchi contro 12,576 assicu­ rati con 41,487,135 marchi nel 1887 cosicché il numero dei casi di morte nel 1888 fu superiore di 605 e le somme assicurate di 5,155,020 marchi. Ognuno dei defunti era assicurato in media per una somma di 5622 marchi, somma inferiore di 424 marchi al capitale assicurato esistente alla fine del 1888 calcolato in media per ogni capo.

Le assicuraziori rimaste alla fine dell’ anno, de­ dotte le eliminazioni per il pagamenio dei capitali scaduti e per i casi di morte, sommavano a mar­ chi 5,502,609,500, ed erano ripartite fra gli Isti­ tuti in guisa che 18 degli Istituti presi ad esa­

me, avevano un ammontare di assicurazione che s u ­ perava i 50 milioni di marchi. A questi Istituti spetta più dei 4/7 di tutto l’ammontare del'e assi­ curazioni. Però presso i nove maggiori Istituti, ognuno dei quali ha una consistenza di assicurazioni maggiore di 100 milioni di marchi, erano assicurati insieme più di 2/3 (67. 07 per cento) deN’ammonlare com­ plessivo. Le quattro grandi Società mutue di Gotha, Stutigarda, Lipsia e Carlsruhe ne avevano cumula­ tivamente per 1,334,449,376 marchi (4 0 .4 1 per cento) e le cinque grandi Società per azioni, Con­ cordia, Germania, Lubecca. Berlinese e V ictoria,

ne avevano per 880,237,781 inarchi (26. 66 per cento).

Riguardo alla distribuzione delle assicurazioni se­ condo le varie forme ili assicurazione, si osserva che la semplice assicurazione in caso di morte con pagamenti di prernj durante tutta la vita ha, fra le varie forme di assicurazione, la maggiore propor­ zione, poiché ad essa spetta il 57. 56 per cento del­ l’ammontare complessivo delle associazioni. Segue quindi I’ assicurazione con pagamento di prernj 'ri­ dotti con 3 5 .0 1 dell’ ammontare complessivo, quindi I assicurazione vitalizia con pagamento di premi ridotti con 6. 17 per cento, I’ assicurazione su due vite con 1 .2 4 per centi) e finalmente l’ assicura­ zione breve con 0 . 0 2 per cento. In confronto al- I anno 1887, la parte dell’assicurazione in caso di morte è aumentata soltanto di 23 milioni di marchi, l’assicurazione con pagamento di premi ridotti, i n ­ vece, aumentò di 134 5/4 milioni di marchi, men­ tre diminuirono le assicurazioni brevi di 87,000 marchi, e quella su due vite per circa 800,000 marchi.

Rispetto alla partecipazione dei sessi per i 16 Isti­ tuti che fornirono le notizie, la partecipazione de le donne è stala di molto inferiore a quella degli uomi­ ni , e anche la somma media dell’ assicurazione per le donne è molto più piciìola. In complesso, le assicurazioni delle donne, quanto al numero delle persone assicurate, rappresentavano il 1 2 .9 5 per cento, e quanto alla somma assicurata soltanto il 5. 38 per cento.

Considerati g'i assicurati secondo l’età, si ha che tanto rispetto al numero degli assicurati, quanto an­ che riguarda alla somma assicurata, l’età fra i 30 e 40 anni dà il maggior contingente. Per quel che riguarda la misura della somma assicurata, in quelli che si trovavano nell’ età dai 40 ai 50 anni erano assicurati per una somma più elevata, in media per 4929 marchi, e per una somma presso a poco egua­ le, 4928 marchi, erano assicurati quelli che si tro­ vavano fra i 30 ed i 10 anni, mentre rappresenta­ vano una media di molto inferiore, 3234 marchi, quelli che si trovavano fra i 70 e gli 80 anni.

BOLLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

n ell’ anno 1 8 8 0

Banca Mutua Popolare di Bergamo. — NelTas- semblea generale degli azionisti tenuta il 9 febbraio p. p., venne letta la relazione sulla gestione del 18 8 9 . che è la ventesima dalla creazione deli’ istituto. I resultati furono i seguenti.

(10)

170

L ’ E C ON OMI S T A

16 marzo 1890

confronto al 1888, le azioni salivano a N. 21378, tutte versate per un capitale di L. 1,068,900 a cui corrisponde la riserva statutaria di L. 334,450.

Gli effetti in portafoglio superarono di poco la somma di 5 milioni con una differenza in meno di un quarto sul 1888, e gli interessi sugli sconti pre- seniano una differenza in meno di circa 8 mila lire, e la giustificazione di questa differenza si trova nel ritardo frapposto all’ impiego dei capitali per misure di prudenza.

Le sofferenze appariscono nella somma di L i­ re 101,887.23, somma quasi doppia di quella se­ gnata nel precedente bilancio, dovuta in gran parte al risconto colla Banca provinciale di Bari caduta in fallimento, e che il Consiglio d’ amministrazione spera di ricuperare, senza ricorrere alla riserva straordi­ naria che nel 1888 era di L. 180,000 e saliva a L. 210,000 nel 1889.

Gli effetti pubblici rappresentano la somma totale di L. 4,781,101.29 con un aumento di circa mezzo milione, per acquisti fatti durante il 1889, e sono costituiti da Consolidato Italiano per L. 7 5 0 ,0 0 0 ; da obbligazioni garantite dallo Stato per L. 1,230,000; da prestiti municipali di Bergamo e Milano per L. 1,200,000, da carte'le ili credito fondiario la mas­ sima parte della Banca Nazionale e della Cassa di Risparmio di Milano, N. 69 azioni del Lanificio Biel- lese, venute all' istituto per liquidazione, e N. 64 azioni di banche cooperative, per la somma di L. 5,163

Gli utili, inferiori di L. 8,000 a quelli del 1888, ascesero a L.159,191, che vanno fino a L.160,234,17 aggiungendovi il civanzo utili del 1888 e di questa somma L. 127,842 vennero assegnate alle azioni in ragione di L. 6 per ciascuna, ossia del 12 per 0[0 sul capitale versato.

Questi resultati, se si considera che nelllo scorso anno fu persistente la crisi bancaria, e il disagio economico,, ci sembrano ben sodisfacienti.

Banca popolare di Codogno. — Malgrado la crisi economica-Uiianziaria che ha portato nel 1889 la rovina di vari istituti di credito, la gestione della Banca popolare di Codogno, che è la 2 3 a dalla data della sua istituzione, si è chiusa con un cumulo di utili da permettere di dare agli azionisti lo stesso dividendo del 12,50 per cento, cioè il 6,25 per azione di 50 lire. Ecco alcune delle partite più im­ portanti.

Il movimento di cassa fra incassi e pagamenti ascese a L. 51,625,650.42 con una rimanenza al 31 dicembre di L. 104,779.78.

Gli effetti scontati nel corso dell’ anno ascesero a n. 8534 per l’importo di L. 14,352,562.25 mentre nell’esercizio precedente, che fu uno dei più fortu­ nati, non si oltrepassò la cifra di L. 10,741,519.78. Lo sconto percepitone! 1 8 8 9 aumentò a L. 182,567.47 con un aumento di L. 4 9 ,2 0 5 .6 5 in confronto del 1888.

Le sofferenze con un movimento di portafoglio di oltre 20 milioni dettero una perdita di sole 4,433.28, molte partite essendo state recuperate.

I fondi pubblici posseduti dall’ istituto salivano da L. 578,089 al 31 dicembre 1888 a L. 410,640.62 alla fine di dicembre 1889, tenuto conto della somma di L. 11,000 posta in perdita dal Consiglio di am­ ministrazione in seguito a deprezzamento di alcuni di essi.

1 depositi a risparmio e i buoni fruttiferi salivano

a L. 1,760,838.02 contro L. 1,443,692.74 nel 1888 e contro L. 1,367,663.24 nel 1887.

Gli utili lordi da L. 190,395.55 nel 1888 sali­ rono a L. 214,134.10 nel 1889, la qual somma depurata dalle spese presenta un utile netto di li­ re 97,221.20, il cui 90 per cento spettante agli azionisti permise un reparto come nell’ anno pre­ cedente, di L. 6 . 2 5 per ciascuna della 14 mila azioni di L. 50 ciascuna.

DELLE

lililí

Camera di Commercio di Napoli. — Nella tor­ nata dei 26 febbraio p. p. le fu dalla Presidenza dato comunicazione di una Nota del Ministro di Agri­ coltura Industria e Commercio dei 19 del mese stes­ so, colla quale rispondendo al voto emesso da essa nella tornata degli 11 si dimostrava dolente che avesse potuto sorgere il sospetto che il provvedi­ mento per lo scioglimento dell’Amministrazione del Banco di Napoli da lui promosso avesse potuto at­ tentare all’autonomia dell’Istituto Meridionale, mentre le opinioni in qualunque tempo da lui manifestate sia come Deputato che come Ministro bastavano a produrre la certezza che il provvedimento anzidetto non può m irare che alla prosperità ed alla gra n ­ dezza del Banco di N a p oli ed ‘al consolidamento delle sue funzioni come Istituto d i emissione, e la Camera alla sua volta incaricò la Presidenza a ma­ nifestare a S. E. il Ministro il suo dispiacere che il suo voto fosse stato interpetrato come ispirato dal sospetto su riferito, mentre, per contrario, esso mi­ rava a manifestare la convinzione della Camera che non fosse nell’ intenzione del Governo di attentare alla autonomia ed alla prosperità de’ Banchi Meri­ dionali ; ma che, ad ogni modo, rendeva grazie al Ministero stesso, per aver di nuovo, e così solenne­ mente dichiarato le sue intenzioni in favore dell’auto­ nomia, della prosperità e del consolidamento del

Banco di Napoli come Istituto di emissione. Camera di Commercio di Udine. — Nella ultima sua riunione il Presidente riferì che aveva promossa uu’ adunanza allo scopo d’ indurre alcuni industriali ad unirsi in associazioni commercialmente organizzate per attivare in comune l’esportazione dei loro prodotti e per facilitarne lo smercio nel Regno.

L ’adunanza portò qualche utile risultato per quanto riguarda l’esportazione dei mobili di legno curvato a vapore e, nei riguardi delle latterie, servì almeno a ridestare una questione vitale per l’ industria casearia del Veneto.

Sulla richiesta del Ministero degli affari esteri, la Camera, approvando gli studi e le proposte della presidenza, espresse il voto che siano da istituirsi dei vice-Consolati italiani a Giaffa, a Niscli, a Varna, a Rustciuch, a Braila, a Kustenge ed una Agenzia commerciale italiana presso la R. Legazione di Belgrado.

Accogliendo il voto espresso dall’adunanza d’indu­ striali dianzi ricordata, deliberò di raccomandare al Governo l’istituzione di una linea di navigazione da Venezia a Corfù, Patrasso, Pireo, Salonicco, Smirne, Cipro, Beiruth, Giaffa, Porto Said ed Alessandria di Egitto.

Riferimenti

Documenti correlati

— Prima di passare allo studio deb' importanza di questo generale movimento, dei suoi moventi, delle sue conseguenze, ed all'esame della opportunità della giornata di lavoro di

La qual opera, del resto, presenta una sola diffi- coltà : quella di far prèsto. Cri- spi di abborracciare qualunque cosa pare soddisfatta anche questa volta. Nella Commissione vi

gia per questa sua opinione sul fatto che il livello più alto di benessere materiale a cui è giunta la classe operaia inglese, a paragone di quella d' altri paesi, ha per

Ma fosse ancora che gravi avvenimenti od i m p o r - tanti motivi avessero giustificata questa specie di mi- stificazioni a cui il pubblico dovette assistere ! P u r troppo

Il risparmio postale in Italia. — Questioni economiche in Francia. — La navigazione italiana nel Canate di Suez. Nella relazione statistica del Ministero delle Poste e

L’ Istituto a cui il Governo potrà concedere l’esercizio del Credito fondiario in conformità alla pre­ sente legge, deve essere costituito sotto la forma di

Trade Unions aperto questo lunedì a Liverpool. I suoi lavori si sono protratti per tutta la settimana, sicché ne renderemo conto nel prossimo numero. — L'emisfero australe è in

Verso la metà della settimana si ebbero alcune oscillazioni di pochi centesimi, e oggi resta a 94,60 per (ine mese e a 94,50 in contanti. Prestiti già pontifici. La conversione