Il professore Romano Bizzarri, artefice e direttore del CASPUR fino al 2006, ci fornisce, in questo articolo, una rilettura della sua importante avventura, soffermandosi sui primi anni di vita del Consorzio, in particolare sulla sua nascita e su come sono state superate due situazioni di particolare difficoltà. Come nasce
Al compimento dei 20 anni il pensiero torna all’origine.
Tutto nacque da un’iniziativa dell’allora Ministro Antonio Ruberti che, per stimolare lo sviluppo delle tecnologie informatiche nella ricerca italiana, mise a bando 50 miliardi di lire da destinare a progetti che favorissero l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione.
Uno di questi fu il progetto NIC-Italia (Numeric Intensive Computing) che prevedeva l’acquisto e la gestione di un IBM 3090 600J 6VF, allora tra le più potenti macchine di calcolo, nonché l’impegno ad avviare le necessarie procedure per la costituzione di un Consorzio in grado di sostituire l’iniziale accordo di convenzione. Questo im-pegno, purtroppo, fu rispettato solo dal CASPUR e dal GARR, nonostante fosse stato inserito in tutti i progetti fi-nanziati nella speranza che rimanessero in vita delle reali strutture innovative.
La convenzione che diede vita al progetto fu firmata il 2 Marzo 1989 e tra gli enti partecipanti vi furono le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata, quelle dell’Aquila, Bari, Lecce, Cagliari e gli Enti di Ricerca CNR, ENEA e INFN. Il progetto, guidato da un Comitato presieduto dal Prof. Gianturco con la gestione operativa del CICS – Sa-pienza, coordinato dalla Prof.ssa Schaerf e con la direzione tecnica del Prof. Valente dell’INFN, proseguì per i pre-visti 3 anni, al termine dei quali fu deciso di dar vita a un Consorzio Interuniversitario al quale aderirono le Università Sapienza di Roma, quelle di Lecce, di Bari ed il neonato Politecnico di Bari. Gli Enti di Ricerca, in quegli anni, non potevano partecipare a un Consorzio Interuniversitario finanziato dal MURST ma l’INFN e l’ENEA, stipu-lando convenzioni con il CASPUR, hanno sempre contribuito alla gestione tecnica del Consorzio partecipando ai lavori del Comitato Tecnico Scientifico.
Quali erano gli obiettivi del Consorzio? Innanzitutto mantenere risorse di calcolo per soddisfare, in particolar modo, le esigenze delle Università del Centro-Sud e, non meno importante, rispettare l’impegno preso con la convenzione per non mandare disperso il notevole patrimonio di macchine e soprattutto di competenze accu-mulato nei tre anni.
Il Consorzio, sin dalla nascita, mentre cercava, anche faticosamente, di perseguire i propri obiettivi dovette affrontare due gravi problemi: l’uno finanziario e l’altro tecnologico.
Problema finanziario
Il progetto NIC, dopo la prima fase di ingenti spese per l’acquisto del calcolatore centrale, aveva ricevuto fi-nanziamenti dal Ministero per circa 3,5 miliardi di lire/anno.
Le Università partecipanti ritenevano di essere state molto serie perché al termine del progetto avevano co-stituito un Consorzio per non mandare perse le risorse impegnate, l’esperienza fatta e le competenze acquisite. Sembrava naturale che i finanziamenti continuassero ma non fu così. Piombammo in una situazione dove non eravamo né morti né vivi.
Nel 1992 il contributo ministeriale fu quello erogato alla Sapienza per il progetto NIC e fu stanziato in forma ridotta anche nel ‘93, ma elargito addirittura nell’anno seguente. Poi iniziò una drammatica situazione di stallo:
GLI INIZI
DEL CONSORZIO CASPUR
Romano Bizzarri
non si potevano ottenere contributi dal Ministero senza il riconoscimento della personalità giuridica, che, però, tardava ad arrivare. In realtà, mancava la volontà politica di far crescere il Consorzio: in Italia esistevano già due consorzi interuniversitari per il calcolo e alcuni dirigenti del Ministero, ritenendone sufficiente uno solo, non ve-devano, quindi, l’utilità di passare da due a tre per poi tornare a uno solo.
Dubitammo seriamente della possibilità di continuare. Riporto dal verbale della seduta del Consiglio Di-rettivo (CD) del 17 ottobre 1995: “[…] il CD all’unanimità considera prematuro di porre all’ordine del giorno l’eventuale scioglimento del Consorzio e decide di proseguire l’attività fino alla fine dell’anno, limitando al massimo le spese”.
Fu un anno di grande sofferenza. Erano state assunte già alcune persone, numerosi erano i borsisti che frequentavano il Consorzio raggiungendo importanti risultati e l’entusiasmo profuso per questa avventura era stato grande. Avevamo dimostrato che anche in Italia era possibile lanciare una nuova iniziativa che funzio-nava, e bene. Dire a tutti: “potete andare a casa, abbiamo scherzato” ci appariva, quindi, intollerabile.
La decisione del Consiglio Direttivo, presieduto, fino al 2003, dal Prof. Filippo Sabetta, di non deliberare lo scioglimento fu molto saggia, infatti alla fine dell’anno la situazione si stabilizzò. Proprio a Sabetta si deve, quindi, in larga misura l’esistenza del CASPUR, egli ha saputo sempre combinare nelle giuste dosi il coraggio e la prudenza. Ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica, il Direttore Generale del Ministero D’Ad-dona promise un finanziamento per il 1996 che venne poi effettivamente erogato, anche se inferiore all’ipo-tesi iniziale; da quel momento in poi i finanziamenti ministeriali assunsero un carattere stabile e crescente, fino alla grave crisi degli anni recenti. Da quel momento in poi, i Consorzi nazionali per il calcolo divennero tre (e non più due).
Problema tecnologico
La situazione era molto cambiata dal 1989: c’era sfiducia nell’utilità dei centri di calcolo accompagnata da una eccessiva fiducia nelle possibilità delle stazioni di lavoro individuali. Non pochi colleghi considerarono assurdo far crescere un nuovo Centro di Calcolo: per risolvere i loro problemi era sufficiente la workstation sotto la scrivania.
Noi non eravamo d’accordo, perché:
• l’inventiva dei ricercatori sarebbe sempre andata oltre le risorse tecniche disponibili;
• appariva imminente e inevitabile lo sviluppo del calcolo parallelo, con tutte le difficoltà di gestione connesse; • i ricercatori non erano in grado di assicurare una efficiente gestione neppure delle loro workstation.
Certamente un Centro di Calcolo non poteva continuare a essere un semplice erogatore di ore macchina. Si affermò allora la necessità di definire un ruolo diverso del Consorzio rispetto al passato.
Le linee di condotta furono:
• ammodernamento continuo delle risorse di calcolo, in modo che fossero sempre tecnologicamente avanzate, anche se non necessariamente al massimo della potenza;
• diversificazione dei mezzi di calcolo perché l’utente potesse trovare quello più vicino alle proprie esigenze (e non viceversa);
• servizi di sostegno al calcolo e di aiuto alla gestione, anche su macchine degli utenti.
Tuttavia mettere a disposizione dell’utenza scientifica macchine potenti è certamente il primo punto di par-tenza, ma non basta se accanto a esse non è presente la capacità di comprendere i problemi dei ricercatori e quindi di fornire loro supporto di alto livello.
Si è quindi sviluppato, sin dall’inizio, un settore “applicazioni” vicino alle esigenze dell’utenza e capace di so-stenerla nella rapida innovazione delle tecnologie di calcolo, anche collaborando alle attività di revisione, otti-mizzazione e parallelizzazione del software utente. Il risultato è che il CASPUR è divenuto un significativo centro di competenze anche nella Computational Science. Le linee di condotta adottate hanno portato il Consorzio ad accrescere e sviluppare le proprie competenze scientifiche e tecnologiche, permettendogli di stare sempre al passo con i tempi in differenti settori.