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Teoria classica dell occupazione recettoriale

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Academic year: 2022

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Teoria classica dell’occupazione recettoriale

Descrive le relazioni quantitative tra la concentrazione di

farmaco e la risposta che risulta dalla interazione tra il farmaco ed il recettore

Teoria di Clark dell’interazione farmaco-recettore

AJ Clark è stato il primo ad applicare concetti matematici

mutuati dalle cinetiche enzimatiche (vd legge di azione di massa) agli effetti delle sostanze sui tessuti

Clark è considerato l’inventore della teoria recettoriale (1937).

Un agonista una sostanza che si lega al recettore inducendo una risposta biologica

A + R  AR  stimulus  response

(2)

A + R AR stimulus response

Ka

Ka =

[AR]

[A] X [R]

Ka = costante di associazione

KA= 1/Ka KA = costante di dissociazione

KA = concentrazione che satura il 50% dei siti recettoriali KA = AFFINITA’

Response = [A]

[A] + [KA]

Equazione di Clark

(3)

la costante di dissociazione di un agonista KA può essere calcolata direttamente dalla curva dose risposta.

Per la teoria di Clark quindi KA = EC50.

pD2 = - log EC50

Potenza di un agonista

10-10 10-9 10-8 10-7 10-6 10-5 10-4 0

50 100

Log [A]

effetto %

(4)

Ne consegue che:

• La risposta osservata ad una data concentrazione di farmaco corrisponde all’occupazione di una frazione dei recettori

all’equilibrio

• La risposta massima si ottiene con l’occupazione di tutti i recettori

Clark distingue tra la capacità di legare (AFFINITA’) e la capacità di stimolare (EFFICACIA), concetto poi raffinato da Ariens.

Due assunti (non verificati sperimentalmente)

1. Massima risposta al farmaco è pari alla massima risposta del tessuto

2. La relazione tra occupazione recettoriale e risposta è lineare

(5)

Teoria di Ariens (1954)

Ariens, come altri, si rese conto che in una serie di

analoghi non tutti causavano una risposta massimale e alcuni si comportavano da antagonisti quando

somministrati insieme a agonisti pieni (avevano cioè un comportamento «dualista», misto agonista/antagonista) Ariens introdusse il concetto di attività intrinseca (α)

La risposta biologica E= α x DR, dove

DR è la conc dei complessi farmaco-recettore Quindi l’attività intrinseca è l’effetto per unità di complesso farmaco-recettore

(6)

La risposta biologica dipende da:

Affinità (capacita di un farmaco di legarsi al recettore) espressa dalla costante di

dissociazione KA

Attività intrinseca (a), definita come la capacità di indurre una risposta biologica.

Il limite è che lega la attività intrinseca al particolare sistema in cui noi la misuriamo.

Ariens mantiene il principio della teoria di Clark che per avere una risposta massima bisogna occupare tutti i recettori

(7)

a si misura confrontando la sostanza in esame con una sostanza che determina la risposta

massimale nel tessuto

Agonisti pieni a=1 Antagonisti a=0

Dualisti (ago parziali) 0<a<1

a= effetto max agonista

effetto max agonista pieno

(8)

Teoria di Stephenson (1956)

Stephenson osservò che le curve dose-risposta erano più ripide di quanto atteso dalla legge di azione di massa.

Tre principi:

• La risposta farmacologica non è linearmente proporzionale al numero di recettori occupati

• L’effetto massimo può essere ottenuto anche occupando un numero minimo di recettori

• Farmaci differenti possono dare la stessa risposta pur occupando un numero differente di recettori, da cui il termine di efficacia.

Per Stephenson l’efficacia è una proprietà del ligando.

Stephenson conia il termine di agonisti parziali, per definire i ff dualisti

(9)
(10)

log [agonista]

Effetto massimo percentuale (%)

Concetto di recettore di riserva (spare receptors)

Agonista: Piccole dosi di farmaco causano effetti massimali

Antagonista: Devono essere occupati un certo numero di recettori per osservare l’effetto desiderato

Quindi KA misura l’affinità mentre EC50 la potenza di un agonista. I due valori possono essere molto diversi.

(11)

Modifica di Furchgott (1966)

Furchgott separò la componente dell’efficacia

derivante dal tessuto, dalla componente dell’efficacia derivante dall’interazione agonista-recettore.

Furchgott introdusse il concetto di «efficacia

intrinseca» (ε) come lo stimolo unitario per recettore occupato.

Anche il concetto di efficacia di Furchgott è legato al tessuto dove la si misura

L’efficacia è il prodotto dell’efficacia intrinseca per il numero di recettori occupati

(12)

Teoria classica dell’occupazione recettoriale

• A + R AR stimulus response

Lo stimolo indotto alla cellula è funzione di:

1. Frazione di recettori occupati

(data dalla concentrazione del farmaco x l’affinità KA) 2. attività intrinseca (a)

3. numero di recettori (densità recettoriale)

Le caratteristiche del tessuto trasformano lo stimolo in risposta biologica mediante effettori biochimici.

Queste caratteristiche variano a seconda della cellula e possono cambiare il profilo di un agonista

(13)
(14)
(15)

Nel tempo il concetto di efficacia è andato raffinandosi.

Tecniche più complesse e raffinate hanno permesso di visualizzare complessi comportamenti del recettore.

Il recettore non una entità statica ma si trova in

equilibrio tra diverse conformazioni e stati energetici Inoltre, gli studi sulle proteine G hanno permesso di evidenziare che non c’è una unica efficacia ma

l’agonista può alterare diverse vie di trasduzione (efficacia pluridimensionale; es ligandi funzionali o biased ligands)

(16)

Black and Leff (1983). Operational model

Introducono il concetto di t, cioè l’efficienza con cui

l’occupazione recettoriale è trasdotta in effetto biologico t =[Rt]/KE

Rt è la conc totale dei recettori nel tessuto

KE definisce l’efficienza con cui il recettore attivato interagisce con il sistema che evoca la risposta

t incorpora la capacità di una molecola di indurre una risposta (efficacia) e l’abilità del tessuto di tradurre la stimolazione dell’agonista in risposta biologica

(17)

Modello a due stati

Il recettore si trova in diversi stati energetici, il cui equilibrio è regolato da una costante allosterica L.

Quando L>1 c’è una grande quantità di recettore attivato spontaneamente.

Più L è basso meno il sistema è responsivo

L’agonista manifesta una diversa affinità verso i due stati

γ = differenza in affinità

causata dal cambiamento dello stato conformazionale

(18)

Principali differenze con la teoria occupazionale

• Meccanismo molecolare per spiegare l’efficacia di un agonista come affinità selettiva verso la conformazione attiva del recettore.

• Attività spontanea del recettore (rapporto tra le due specie, cioè il valore di L) può alterare la risposta all’agonista. Curva a campana.

• Ci possono essere agonisti negativi (L<1) che inibiscono l’attività basale di recettori

costitutivamente attivi

(19)

• Costa and Hertz (1989): l’efficacia diventa vettoriale.

• Scoperti GPCR «costitutivamente» attivi, e

agonisti che producono effetti inibitori (agonisti inversi)

• I GPCR sono entità spontaneamente attive.

• Cambia il concetto di efficacia (prima

considerata solo stimolatoria: quindi l’efficacia è la proprietà di una molecola di stimolare un

recettore a cambiare il suo comportamento verso la cellula

(20)

• Il modello di selezione conformazionale appare più solido (stati di energia elevati per indurre un cambiamento

conformazionale, temp di attivazione

elevati) rispetto al modello di «induzione conformazionale», e supportato da

evidenze sperimentali (stato attivo

spontaneo, in assenza di ligando)

(21)

Modello del complesso ternario

• I GPCR sono proteine allosteriche

designate per trasmettere l’informazione attraverso cambiamenti nella struttura

terziaria.

• Quindi l’agonista produce un cambiamento conformazionale nella struttura terziaria in modo da indurre un effetto biologico

(«stato attivo»)

(22)

Come lo stato attivo trasferisce l’informazione a livello cellulare?

Un modello ternario (recettore + farmaco + prot G) meglio rappresenta la situazione del recettore

accoppiato alle proteine G.

Meccanismo di tipo allosterico in cui lo stato attivo manifesta una diversa reattività verso le proteine di segnalazione. Il farmaco è un modulatore allosterico

L’efficacia è funzione di a e g

(23)

-12 -11 -10 -9 -8 -7 -6 -5 0

50 100 150 200

E

Agonista pieno Agonista parziale

Agonista inverso pieno Agonista inverso parziale Antagonista

log [F], nM

% basale

AGONISTI E ANTAGONISTI

(24)
(25)

Curva dose-risposta

(26)

• L’effetto di un farmaco o di un tossico è funzione della dose somministrata (almeno in un certo

intervallo di dosi)

• E’ fondamentale, quindi, ai fini della valutazione della efficacia terapeutica e della tossicità, la quantificazione degli effetti in vitro ed in vivo, cioè l’individuazione delle curve concentrazione-

risposta (vitro) o dose-risposta (vivo)

(27)

Relazione dose-risposta quantale

In ascissa è riportato il log della dose In ordinata:

Percentuale dell’effetto (a) Frequenza dell’effetto (b) Unità probit (c)

a

b

c

(28)

I parametri caratterizzanti la relazione dose-risposta:

1. risposta massima (Emax);

2. dose/concentrazione che produce un effetto pari al 50% di Emax (ED50

oppure EC50);

3. minima concentrazione alla quale si ha un effetto (dose soglia);

4. Dose alla quale si produce ED50/EC50 (potenza) 5. pendenza della curva (o della retta).

Emax

EFFICACIA

Dose soglia Log dose

ED50 o EC50

POTENZA

(29)
(30)

Agonista pieno: max stimolazione. Attività intrinseca a =1 Agonista parziale: stimolazione intermedia 0 < a <1

Antagonista a = 0

(31)

Vantaggi e svantaggi di una agonista parziale:

• vareniclina

• buprenorfina

• aripiprazolo

• SERM

(32)

Log Dose

1 10 100

Risposta

0 20 40 60 80 100 120 140 160

DE50-B

Dosi soglia Emax

DE-A

Confronti tra curve dose-risposta

Curve dose-risposta parallele: DE50 e dosi soglia diverse, uguale pendenza

(33)

Log Dose

10 100

Risposta

0 20 40 60 80 100 120 140 160

A B

DE50 A

DE50 B Emax

Esempio di curve dose-risposta graduali non parallele:

DE50 diverse, dosi soglia uguali pendenze diverse

(34)

Per i farmaci è utile confrontare le curve di efficacia

terapeutica (ED) con le curve di tossicità (TD) e letalità (LD)

(35)

• Indice terapeutico: DL

50

/DE

50

. E’ un

indice approssimativo della sicurezza di un farmaco; non tiene conto delle

pendenze delle curve

• Margine di sicurezza: DL

1

/DE

99

. E’ un

indicatore migliore della sicurezza del

farmaco.

(36)

Indice terapeutico e Margine di sicurezza

(37)

Esempio di farmaci con diversa finestra terapeutica

(38)

A B

recettore

(ortosterici)

(39)

39 ANTAGONISMO COMPETITIVO

antagonista competitivo:FARMACO CHE BLOCCA L’AZIONE DI UN AGONISTA LEGANDOSI REVERSIBILMENTE CON IL SUO STESSO

RECETTORE, SENZA PERTURBARLO. E’ DOTATO DI AFFINITA’ PER IL RECETTORE, MA E’ PRIVO DI ATTIVITA’ INTRINSECA

CON UNA DOSE ADEGUATA DI AGONISTA, E’ SEMPRE POSSIBILE RAGGIUNGERE L’EFFETTO MASSIMO (l’antagonismo è sormontabile)

è come se cambiasse l’affinità dell’agonista

(40)

40 ANTAGONISMO COMPETITIVO

La potenza di un antagonista competitivo si indica con pA2, che rappresenta il logaritmo negativo della concentrazione di antagonista che determina il raddoppio della dose di agonista necessaria per ottenere un determinato effetto.

(Schild plot)

(41)

• La potenza di un antagonista competitivo si esprime mediante il pA

2

ovvero il log negativo della conc di antagonista per la quale è necessario moltiplicare per 2 volte la conc di ago per ottenere lo stesso

effetto biologico (vd anche pA

10

)

(42)

A

B

(43)

43

ANTAGONISMO NON COMPETITIVO

Sostanza in presenza della quale l’agonista non può più ottenere l’effetto massimale (il blocco è insormontabile)

POSSIBILI MECCANISMI INIBIZIONE ALLOSTERICA

FORMAZIONE DI LEGAME COVALENTE CON IL RECETTORE (fenossibenzamina)

concentrazione di antagonista = 0

concentrazione di antagonista = 1

concentrazione di antagonista = 2

La potenza di un antagonista non competitivo si può indicare con IC50, che rappresenta la concentrazione di antagonista che inibisce del 50% l’Emax dell’agonista

(44)

• Modulatori allosterici

– Modulatori positivi e negativi

A

B

+ _

(45)
(46)

46

“ANTAGONISMO” FUNZIONALE

SONO IN REALTA’ DUE AGONISTI CHE MODIFICANO IN SENSO OPPOSTO UNA FUNZIONE, agendo su diversi meccanismi (es recettori)

stimolazione β rilasciamento muscolatura liscia bronchiale stimolazione muscarinica contrazione muscolatura liscia bronchiale

diuretici (aumentano l’eliminazione di Na+ e riducono la

volemia) e FANS (bloccando l’azione delle PG a livello renale aumentano il riassorbimento di Na+ e la volemia)

Riferimenti

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