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Academic year: 2022

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N E W S L E T T E R N.11 – 2021

Letto per voi:

Linea Guida ESPEN sulla nutrizione in ospedale

A cura di Francesca Campani e Serena Torsoli

Come riportato nellaCarta dei servizi pubblici sanitari (1)e ribadito nelleLinee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica (2), ogni paziente in ospedale ha diritto “ad avere diete e nutrizione variata, di buona qualità, igienicamente sicura e adeguata alla propria malattia”. Ciò è possibile se è presente un Dietetico Ospedaliero adeguatamente elaborato, formulato, aggiornato e periodicamente revisionato a cui far riferimento per redigere capitolati d’appalto in ristorazione ospedaliera, approntare i menu relativi alle diete standardizzate presenti al suo interno e fornire realmente un’appropriata alimentazione ad ogni utente.

Oltre ai documenti citati anche ESPEN ha recentemente pubblicato le Linee guida sulla nutrizione in ospedale (3), documento unico nel suo genere a livello europeo e costituito da 56 raccomandazioni prodotte in risposta a quesiti formulati secondo il modello PICO e dopo un’attenta valutazione critica e sistematica delle evidenze. Tali raccomandazioni mirano a coprire tutte le aree mediche tranne le terapie intensive chirurgiche e i reparti Grandi Ustioni. Le raccomandazioni sono state graduate a seconda del livello delle prove di efficacia a supporto e ciascuna riporta anche il grado di consenso dei membri ESPEN ottenuto utilizzando una piattaforma online specifica oltre al commento di accompagnamento atto a dare spiegazioni sui risultati ottenuti.

I Dietisti ed i Medici Nutrizionisti del gruppo di lavoro ESPEN hanno motivato la necessità di una tale produzione dal fatto che troppo spesso i piani nutrizionali standard (o diete) sono elaborati su criteri arbitrari ed assegnati, nella maggior parte delle volte, senza un’appropriata valutazione del rischio nutrizionale; sono soprattutto le cosiddette diete terapeutiche ad essere messe sotto accusa poiché, spesso assegnate senza una valutazione dietetico-nutrizionale individuale, apportano conseguentemente un quantitativo insufficiente di nutrienti ed energia, producendo ed alimentando la malnutrizione ospedaliera.

In questa veloce prima analisi del documento ci soffermeremo su quelle raccomandazioni o affermazioni che possono essere considerate a nostro avviso prioritarie per rivedere velocemente i nostri Dietetici e pianificare ed organizzare una più efficace ed efficiente ristorazione ospedaliera.

IN QUESTA NEWSLETTER:

Letto per voi: Linee Guida ESPEN sulla nutrizione in ospedale

Una nuova diabetologia tra sostenibilità, prossimità e innovazione

Notizie da EFAD

News

Corso FAD: “Nutrizione e sport"

a s a n d . i t

i n f o @ a s a n d . i t

(1) DPCM 19 maggio 1995 "Schema generale di riferimento della "Carta dei servizi pubblici sanitari"

(2) LINEE DI INDIRIZZO NAZIONALE PER LA RISTORAZIONE OSPEDALIERA, ASSISTENZIALE E SCOLASTICA, Ministero della Salute, 7 ottobre 2021

(3) ESPEN Guideline on Hospital Nutrition, Clinical Nutrition 40 (2021) 5684-5709

Comitato Editoriale: Francesca Campani, Serena Torsoli e Martina Tosi

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L’importanza di un linguaggio condiviso

Un glossario anticipa le raccomandazioni al fine di uniformare il linguaggio e rendere più fruibile l’evidenza disponibile in letteratura anche successivamente a tale pubblicazione. Non possiamo far altro che apprezzare un tale sforzo dato che ancora persistono termini che non sempre hanno una univoca e chiara definizione, pensiamo all’uso dell’aggettivo “speciali” per le diete terapeutiche e/o personalizzate.

Tra le diverse definizioni considerate salta agli occhi quella relativa alla modifica delle consistenze di fluidi e alimenti solidi in caso di disfagia. È avvertita da tutti la necessità di individuare un sistema standardizzato per valutare e descrivere i diversi livelli di consistenza di fluidi e solidi. Il sistema IDDSI (International Dysphagia Diet Standardization Initiative), elaborato da un gruppo multidisciplinare a livello mondiale, è individuato nelle presenti linee guida quale metodo atto ad uniformare terminologia, valutazione e descrizione di alimenti e bevande modificati nella consistenza (https://iddsi.org). Si fa presente che è stato costituito un gruppo italiano per l’implementazione del sistema nel nostro paese e presto sarà possibile trovare i riferimenti sul sito anche in lingua italiana.

Anche se consigliamo a tutti i Dietisti un’attenta lettura e valutazione di ciascuna raccomandazione contenuta nel documento ESPEN, possiamo descriverle in breve dando risalto ai punti da noi ritenuti più rilevanti.

Le prime 12 raccomandazioni riguardano affermazioni generali, del tipo: quali caratteristiche minime deve avere un servizio di ristorazione, quante e quali diete devono essere presenti nel Dietetico Ospedaliero, chi effettua la prescrizione e come, cosa è necessario mettere in atto al fine di evitare di favorire la malnutrizione ospedaliera. Quello che viene ben evidenziato riguarda la necessità di ricorrere maggiormente alla dieta standard e alla dieta ospedaliera lasciando la prescrizione di diete terapeutiche al personale medico operando un attento monitoraggio e ricorrendo, se necessario, alla Nutrizione Artificiale.

Dalla raccomandazione n.13 alla n.17 sono prese in considerazione le diete che potremmo definire convenzionali, cioè di base per ogni Dietetico: la dieta standard e la dieta ospedaliera, definendo quale debba essere la loro composizione bromatologica.

La “dieta ospedaliera”

Nelle premesse alle raccomandazioni è messo in evidenza quanto sia necessario predisporre in ospedale un piano nutrizionale che viene denominato dieta ospedaliera e che di fatto corrisponde, in linea di massima, ai piani nutrizionali specifici per pazienti vulnerabili ben articolati nel documento ANDID sull’importanza dei pasti ad aumentata densità energetica e proteica (c.d. pasti fortificati) nella prevenzione e trattamento della malnutrizione del dicembre 2019. Tale dieta, differente dalla dieta standard (la cosiddetta dieta libera o vitto comune), deve coprire i fabbisogni di energia e nutrienti di pazienti di età ≥ a 65 anni, pazienti con malattia acuta o cronica a rischio di malnutrizione o con malattia correlata a stress metabolico (vedi tabella).

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È pertanto necessaria una somministrazione adattata alle capacità e alla condizione clinica dei pazienti e, possibilmente, l’implementazione di una fascia oraria di consumo dei pasti “protetta” da interruzioni e da possibili interferenze negative (odori sgradevoli, situazioni con vista di ferite, sangue, ecc.). Si raccomanda, per prevenire il digiuno notturno nelle persone di età ≥ a 70 anni, che l’intervallo di tempo tra la cena e la colazione non debba superare le 10 ore: il consumo di tre pasti e tre spuntini, di cui l’ultimo alle 22.00, permette di raggiungere tale obiettivo. Alla raccomandazione n.19 si fa esplicito riferimento alla figura del Dietista esperto in malnutrizione, che si occupi di gestire e coordinare il complesso processo della nutrizione in ospedale.

Vengono poi presi analizzati i piani nutrizionali in caso di intolleranza/allergia alimentare (n.22), di credenze religiose o scelte etiche (n.23), nonché le diete vegetariane e la specifica dieta vegana. Per affrontare tali temi, nella pratica quotidiana, si ritiene necessario autorizzare i familiari a portare alimenti prodotti all’esterno dell’ospedale, questo per soddisfare tali situazioni complesse e naturalmente purché siano soddisfatti i requisiti igienico-sanitari e siano evitati alimenti a rischio, per i quali la conservazione risulti impossibile. Mentre si ritiene plausibile la presenza nel Dietetico di una dieta vegetariana (n.24) nelle sue varianti latto-ovo, latto o flexitariana, che copra i fabbisogni previsti dalla dieta ospedaliera (30 kcal/kg/giorno raggiungibile con l’utilizzo di olii e 1-1,2g di proteine/kg/giorno in considerazione della diversa digeribilità e composizione aminoacidica delle proteine vegetali), non si reputa debba essere offerta in ospedale la dieta vegana, a causa dell’aumentato rischio di malnutrizione nelle persone che la praticano (n.25). L’accordo su questo punto comunque risulta essere molto basso rispetto agli standard: il 76,5%.

Dalla raccomandazione n.26 in poi vengono prese in considerazione le cosiddette diete terapeutiche, a cominciare dalla dieta senza glutine, la dieta FOODMAP (che, in caso di sindrome dell’intestino irritabile, migliora i sintomi e la qualità della vita), e la dieta senza lattosio. In quest’ultima raccomandazione (n.28) si ribadisce che tale dieta deve essere destinata a chi ha una diagnosi certificata di intolleranza al lattosio, viene definito il contenuto tollerabile di lattosio giornaliero (<12 g per pasto) e si puntualizza che non è giustificato eliminare completamente il disaccaride dalla dieta né rimuovere yogurt e formaggi o altri alimenti che contengono minime quantità di lattosio.

Per rispondere al quesito su quale possa essere la tempistica ideale della consegna dei pasti, sono state formulate le raccomandazioni dalla n.18 alla n.21. Poiché la prevenzione della malnutrizione, o del suo peggioramento, implica un’assunzione alimentare tale da coprire almeno l'80% dei fabbisogni stimati di energia e proteine, gli spuntini risultano essere un’ottima soluzione per aumentare gli apporti orali in soggetti con sazietà precoce e/o aumentate richieste nutrizionali.

Importante è riuscire a far capire la valenza terapeutica del loro consumo anche ai pazienti anziani, che invece

La dieta standard è destinata ai pazienti normonutriti o a basso rischio nutrizionale mentre la dieta ospedaliera, ad elevata densità proteico-energetica, ai pazienti malnutriti o ad alto rischio nutrizionale.

Importante è aver chiaro che - nonostante la scarsa qualità metodologica della maggior parte degli studi analizzati - la fortificazione con prodotti naturali della dieta standard, al fine di aumentarne la densità energetica e proteica, determina effettivamente un aumento dell’assunzione di energia e proteine nei pazienti a rischio di malnutrizione. Questa soluzione, oltre ad essere in linea con il principio Food First introdotto dalla BAPEN, è semplice, a basso costo e priva di controindicazioni. Può essere inoltre utile a promuovere in aggiunta un numero maggiore di pasti, fino a 6 pasti giornalieri (3 pasti + 3 spuntini oppure 6 piccoli pasti). La tabella “Contenuto in nutrienti nella dieta standard e nella dieta ospedaliera” riassume abbastanza bene le raccomandazioni in questione, considerando anche che queste si devono poi tradurre in menu appetibili, con sufficienti alternative e soluzioni diversificate.

sembra ritengano gli interventi dietetici, come l’aggiunta di uno spuntino, meno preziosi delle cure farmacologiche.

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Nelle successive raccomandazioni si ribadisce il concetto di dieta ospedaliera ad elevata densità energetico- proteica per i pazienti malnutriti o ad elevato rischio di malnutrizione (pazienti affetti da malattie epatiche croniche, pazienti oncologici, geriatrici, con lesioni da pressione o affetti da pancreatite cronica). Ci preme ribadire il concetto espresso nella raccomandazione n.30, ovvero che tale dieta deve essere progettata per fornire una quantità elevata di proteine, possibilmente distribuite equamente tra i pasti, oltre a risultare

ridotta nei volumi (2/3 della dieta standard) e - contemporaneamente - apportare una maggiore quantità di energia.

Con la stessa logica si affronta il tema delle diete ipocaloriche. Ai pazienti obesi in ospedale deve essere offerta la dieta standard; in gruppi di pazienti ben selezionati potrebbe essere indicata una dieta a basso contenuto calorico a breve termine, mentre i pazienti obesi di età superiore ai 65 anni, con una malattia acuta o cronica a rischio di malnutrizione o con stress metabolico legato a malattie concomitanti dovrebbero ricevere la dieta ospedaliera. Anche per i pazienti diabetici obesi si dovrebbero evitare diete a basso contenuto calorico, perché la malattia in fase acuta può promuovere la malnutrizione. Tuttavia, nella rara situazione in cui la malattia non sia in fase acuta, si potrebbe ridurre l'assunzione di energia a carico dei carboidrati, per ridurre la quantità di insulina somministrata. Si ricorda, con la raccomandazione n.33, che in caso di prescrizione di diete ipocaloriche, il contenuto proteico deve essere almeno di 1 g/kg di peso attuale/giorno se l'IMC è inferiore a 30 e di almeno 1 g/kg di peso aggiustato/giorno se l'IMC è ≥ a 30, a causa dell’aumento della proteolisi muscolare che si ha nei soggetti obesi.

Per quanto riguarda le diete ipoproteiche, la linea guida rimanda alla raccomandazione specifica della direttiva ESPEN sulla nutrizione clinica nelle patologie epatiche e quella sulla nutrizione clinica nelle malattie renali, evidenziando la necessità di non sottoporre a restrizione proteica tali pazienti durante il ricovero.

Le indicazioni per una dieta a ridotto apporto di grassi sono riferite a pazienti con una perdita comprovata di chilo, che dovrebbero ricevere una dieta a basso contenuto di trigliceridi a catena lunga (LCT, <5%

dell'apporto energetico totale) arricchita in trigliceridi a catena media (MCT, >20% dell'apporto energetico totale). Stesse indicazioni in caso di disturbi nell’ossidazione degli acidi grassi e in corso di enteropatie proteino-disperdenti (PLE).

Una dieta a basso contenuto di fibra è necessaria solo il giorno prima di essere sottoposti a colonscopia, per ottenere una migliore pulizia del colon e ridurre il disagio dei pazienti (n.38). Il cloruro di sodio invece non deve essere inferiore a 6 g al giorno in caso di insufficienza cardiaca cronica, insufficienza renale cronica o cirrosi, ipertensione arteriosa o insufficienza cardiaca acuta scompensata.

Situazioni particolari possono richiedere raccomandazioni specifiche: è il caso di pazienti trattati con una terapia corticosteroide sistemica a breve termine, che possono ricevere la dieta ospedaliera in quanto hanno un elevato rischio di malnutrizione; altresì è raccomandato lo stretto monitoraggio degli effetti collaterali indotti dal corticosteroide sistemico, come l'iperglicemia, e la dieta deve essere adeguata di conseguenza. Per chi opera nelle degenze oncoematologiche è importante rivedere, laddove fosse presente, la dieta neutropenica. I pazienti dovrebbero continuare a seguire le linee guida per la sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti, come raccomandato dalle autorità nazionali.

Per i pazienti diabetici le raccomandazioni da tenere in considerazione sono quelle che vanno dalla n.43 alla n.47; i diabetici di tipo 1 trovano giovamento - più che da una dieta specifica - dal conteggio dei carboidrati e la conseguente regolazione della dose di insulina; dovrebbero essere offerti tra i pasti spuntini contenenti un mix di carboidrati e proteine, in base alla terapia ed il controllo glicemico; in ogni caso, le diete a basso contenuto di carboidrati (<40% dell'apporto energetico) devono essere evitate in quanto associate ad un minore apporto energetico e al rischio di malnutrizione; in caso di gastroparesi si raccomandano pasti piccoli e frequenti, a basso contenuto di grassi e di fibre ma con un adeguato apporto di carboidrati complessi e liquidi densamente energetici da assumere in piccoli volumi. Per la persona con gastroparesi grave, una digiunostomia può migliorare i sintomi e ridurre i tempi di ricovero. Per le persone affette da nefropatia diabetica è necessario fornire consigli dietetici adeguati alla fase della malattia renale per quanto riguarda il potassio, il fosforo, il sodio e l'assunzione di energia, garantendo la prevenzione della malnutrizione.

essere ottenuta attraverso modifiche alimentari relative alla consistenza di cibi e bevande, in combinazione con tecniche di deglutizione appropriate fornite dal logopedista.

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Per quanto riguarda le diete a consistenza modificata, si fa riferimento alle raccomandazioni n.48 e 49, nelle quali si ribadisce il concetto della valutazione del grado di disfagia per individuare la necessità e il tipo di dieta modificata in consistenza più appropriata. Nelle fasi iniziali della disfagia, un'adeguata assunzione di cibo può Per individuare quali diete di rialimentazione siano proponibili dopo pancreatite acuta, le linee guida rimandano alle specifiche raccomandazioni ESPEN, anche se si ribadisce che la ripresa dell'alimentazione orale nella pancreatite acuta deve essere considerata non appena tollerata, indipendentemente dalle concentrazioni sierologiche di lipasi, deve essere morbida, anche se il cibo solido non è controindicato, e a basso contenuto di grassi; i pazienti malnutriti con pancreatite cronica dovrebbero consumare cibi ricchi di proteine e di energia in cinque o sei piccoli pasti al giorno, evitando diete ricche in fibre; non c'è bisogno di apportare una restrizione lipidica a meno che i sintomi di steatorrea non possano essere controllati.

L’alimentazione dopo intervento chirurgico del tratto gastrointestinale deve essere iniziata il prima possibile:

si raccomanda che sia frazionata in 5 o 6 pasti, adattandola alla tolleranza individuale e al tipo di intervento chirurgico effettuato, con particolare attenzione verso i pazienti anziani. Dopo sanguinamento del tratto gastrointestinale inferiore, i pazienti devono ricevere la dieta ospedaliera standard in base al rischio nutrizionale del paziente e lo stato nutrizionale. Dopo sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore, l'alimentazione deve essere iniziata con liquidi per poi arrivare comunque, nelle successive 24 ore, alla dieta standard o ospedaliera in base al rischio nutrizionale del paziente.

Per ridurre il rischio di insufficiente assunzione alimentare è raccomandato non combinare più diete terapeutiche, già di per sé favorenti un ridotto introito energetico e proteico. Nei pazienti a rischio nutrizionale, l'insufficiente assunzione di cibo ≤ al 50% del fabbisogno energetico per 3 giorni durante la degenza dovrebbe attivare automaticamente la richiesta di un intervento nutrizionale. Per valutare l'assunzione alimentare, può essere sufficiente l'utilizzo di una scala visiva analogica a 10 punti.

Per ridurre la malnutrizione, la ristorazione ospedaliera deve essere organizzata in modo che l’accesso al cibo sia possibile almeno dalle 7.00 alle 19.00 ogni giorno, che sia possibile fornire porzioni differenti per quantità e dimensioni ed alimenti ad alta densità energetica ai pazienti affetti o a rischio di malnutrizione, che le diete siano disponibili in ogni momento, i menu ideati e implementati curati anche nella presentazione, adatti o adattati alle esigenze nutrizionali dei pazienti a dieta standard, dieta ospedaliera o terapeutica. Una corretta valutazione nutrizionale è prerequisito per la prescrizione di una dieta; tale prescrizione dovrebbe essere confermata da medici nutrizionisti e dietisti ed essere integrata nel piano di assistenza nutrizionale dell'ospedale per un’appropriata valutazione globale.

Il gruppo di lavoro ESPEN che ha redatto le raccomandazioni ribadisce che più della metà delle raccomandazioni non si basa su prove di efficacia presenti in letteratura, ma su estrapolazioni o sul parere di esperti. Le lacune della ricerca sulla nutrizione clinica sono evidenti ed i dietisti dovrebbero essere ancor più motivati a definire e condurre protocolli di ricerca in questo ambito. A questo appello ci uniamo anche noi sperando che anche ASAND contribuisca a favorire tale processo di crescita professionale di cui ogni dietista anche indirettamente ne trarrà beneficio.

La malnutrizione colpisce il 30-50% dei pazienti adulti ricoverati negli ospedali ed è associata a un aumento della mortalità, della morbilità, della durata del soggiorno e dei costi sanitari; la riduzione dell'assunzione di cibo è considerato uno dei criteri per diagnosticare la malnutrizione, insieme all'IMC basso, la perdita di peso, la massa muscolare ridotta e l’infiammazione e comorbidità.

È pertanto raccomandato il monitoraggio settimanale dell’assunzione alimentare dei pazienti non a rischio nutrizionale ed ogni giorno di quelli malnutriti o a rischio di malnutrizione.

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Una nuova diabetologia tra sostenibilità, prossimità e innovazione

A cura di Lucina Corgiolu e Maria Armellini

Questo è il tema affrontato a Bologna dal 27 al 30 ottobre 2021 nel 23° Congresso Nazionale AMD, Associazione Medici Diabetologi. Il 27 ottobre si è svolto il percorso accreditato AMD Community AMD- ASAND; moderatori della sessione la dott.ssa Natalia Visalli, Direttore della Scuola permanente di formazione continua AMD, ed il dott. Giuseppe Marelli, Referente ADI.

La pandemia ha costretto gli operatori sanitari a ripensare a modelli e approcci collaudati in anni di esperienza, e questa è una sfida che abbiamo accettato e pensiamo di aver vinto portando l’esperienza del Campo Scuola WEB sul CCHO, progetto che ha permesso di coinvolgere e formare giovani pazienti insulino- trattati sul Counting dei carboidrati. Questa nuova modalità di formazione a distanza ha piacevolmente coinvolto partecipanti e operatori sanitari, facendoli sentire parte attiva in questo «cambiamento digitale».

Consapevoli della grande opportunità anche per il post-Covid il progetto farà riproposto e permetterà l’accesso alle cure ad un più vasto numero di pazienti. Notevole interesse hanno suscitato il progetto Diabete tipo 2 - Tra food literacy e patient engagement: il progetto FooDiaNet e gli studi presentati durante l’intervento Innovazione tecnologica, app e tecnologia in nutrizione: verso quali sfide? Come pure l’attualissimo argomento affrontato nella presentazione dal titolo Oltre il nostro piatto: la cultura del cibo. Il diabete e l’alimentazione in tutte le lingue del mondo. Nell’ultimo intervento Durante il Covid-19: come il dietista ha innovato gli approcci le colleghe di Milano e Bologna hanno portato la loro esperienza durante il periodo del lockdown.

La Community AMD-ASAND è stata una importante occasione di scambio e condivisione di idee, ed il Presidente neoeletto dott. Graziano Di Cianni ha manifestato l’interesse a future collaborazioni con ASAND riconoscendo la qualità del lavoro dei Dietisti per la crescita professionale dell’intero Team diabetologico.

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Questo è il nuovo logo EFAD!

Il tema è il triangolo che richiama la piramide alimentare ed il colore è il blu.

Condividiamo l’entusiasmo dei colleghi perché, come si evince dalla foto riportata, il triangolo costituisce l’elemento visivo chiave per promuovere gli obiettivi e alle ambiziose azioni che ci vedranno protagonisti nei prossimi anni.

Il nuovo sito web EFAD sarà invece lanciato nella prima parte del nuovo anno.

Vi proponiamo la Position Paper “SUSTAINABLE DIETARY PATTERNS”

sviluppata come parte dell’EFAD Learning Sustainable Dietary Patterns Program.

Invitiamo i soci ad una attenta lettura perché il Dietista ricopre un ruolo centrale nel promuovere sistemi alimentari più sostenibili.

L'EFAD chiede ai Paesi Europei di rivedere le proprie linee guida nazionali sull’alimentazione per includere gli aspetti della sostenibilità e invita i responsabili politici, la società civile, l'industria alimentare, gli agricoltori e i consumatori a sostenere azioni e politiche che facilitino la transizione verso un'Europa più sana e più verde.

Il momento è adesso e i Dietisti europei sono pronti.

L’Unione Europea ha deciso di dotarsi di un unico sistema di etichettatura Front-of-Pack (FOP) entro il 2022. L'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) chiede a dietisti e nutrizionisti di aiutare a finalizzare i pareri scientifici che supporteranno il processo decisionale.

La consultazione pubblica durerà fino al 9 gennaio 2022; per vedere la bozza e partecipare alla consultazione pubblica, è

possibile consultare il sito

https://www.efsa.europa.eu/en/news/science-behind- nutrient-profiling-have-your-say.

Si ricorda che ASAND ha prodotto un documento specifico:

ORIENTAMENTO ASAND SUL SISTEMA DI ETICHETTATURA FRONTEPACCO (FOP) NUTRINFORM BATTERY, documento redatto a cura del Comitato Scientifico e del Consiglio Direttivo di ASAND del 31/07/2021

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Il corso “Nutrizione e Sport” nasce dalle attività del Gruppo di Lavoro ASAND sullo Sport ed è stato progettato dai Dietisti per i Dietisti che lavorano nel vasto e complesso ambito della nutrizione applicata allo sport oppure che vogliano approfondire la tematica, con l’obiettivo di implementare le proprie competenze.

I Soci ASAND potranno accedere al corso gratuitamente utilizzando il coupon presente in area riservata e già inviato via e-mail con comunicazione dedicata. Per i non soci il costo è di €100,00 (iva inclusa). Il corso ECM è accreditato per la sola figura del Dietista e terminerà il 14/09/2022.

La Segreteria ASAND ed il Provider si riservano la verifica delle informazioni fornite e, in caso di incongruenze, potrà essere interdetto l’accesso al corso o non attribuiti i crediti ECM.

Nutrizione e sport: opportunità riservata ai SOCI ASAND in regola con la quota di iscrizione 2021: FAD Gratuita

In Spagna è partita la nuova campagna di sensibilizzazione sull'importanza di coniugare attività fisica e alimentazione

"STAY FIT, ALWAYS WITH HEALTH" del Consejo General de Colegios Oficiales de Dietistas-Nutricionistas ed il Consejo General de la Educación Física y Deportiva.

Sui rispettivi siti web, presumibilmente all’inizio dell’anno 2022, troverete le raccomandazioni sulla nutrizione sportiva preparate da dietisti e nutrizionisti specializzati in nutrizione sportiva e dai professionisti esperti in attività sportiva o fisica.

Sul sito di ASAND è stato pubblicato il documento:

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