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Dio vi benedica. Don Francesco

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Academic year: 2022

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Carissimi,

siamo a febbraio, nel tempo di carnevale, ma personalmente trovo che ci sia ben poco da ridere dopo i recenti fatti accaduti a Parigi dove l’integralismo islamico ci ha mostrato più da vicino tutta la sua bieca violenza.

La corruzione dilaga ovunque e nel mondo accadono fatti orribili che vedono protagonisti migliaia di martiri innocenti, soprattutto cristiani.

No, non c’è da ridere in un paese in cui è diventato difficile arrivare alla fine del mese, sommerso da immondizia e tasse, nel quale il degrado e l’abbandono sono divenuti normalità.

Tuttavia la Chiesa, che è Madre, ci invita alla speranza celebrando, come ogni anno, la prima domenica di febbraio, la Giornata per la vita, voluta dai Vescovi italiani, all'indomani dell'approvazione della legge sull'aborto, per testimoniare che la Chiesa non si arrende davanti alle offese recate alla vita umana in tutti i campi.

Essa ci ricorda con forza e amore che la missione dei cristiani è tenere viva la fiamma della speranza che si fonda sulla fede nel Signore Gesù: a tutti i costi, anche dando testimonianza con il proprio sangue. Noi cattolici, infatti, dobbiamo prendere dolorosamente coscienza del fatto che l’esperienza del martirio è ancor oggi attualissima.

Il “secolo breve”, il ventesimo, segnato dai totalitarismi, ha lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue. Ma anche il terzo millennio si è aperto e continua nel segno del martirio: un martirio che conosce molteplici volti e appare sempre più come un’esperienza globale.

“La Chiesa è nata dalla croce di Cristo ed è cresciuta in mezzo alle persecuzioni”, affermava Giovanni Paolo II .

I cristiani che oggi danno la vita per Cristo, che soffrono per Cristo, testimoniano la Parola di Gesù: “Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Mt 10, 39).

Il sacrificio di questi fratelli, a volte purtroppo passato sotto silenzio, ci richiama alla fede e alla speranza in Gesù che è la Vita e che ha dato la vita per tutti gli uomini.

Eppure, sul martirio ci sono sempre stati alcuni luoghi comuni, fomentati appunto dalle continue ondate di “kamikaze” dell’islamismo

fondamentalista. Il martirio cristiano è ben altra cosa. Non è una scelta di morte, ma una scelta di vita, della Vita. Non è una scelta contro, ma una scelta per. Ce lo ricorda il biblista Bruno Maggioni:

“il martire non sceglie la morte, ma un modo di vivere, quello di Gesù”.

Nella stessa linea, il genio letterario di T.S. Eliot fa dire la concezione cristiana del martirio al vescovo Thomas Becket (di cui conserviamo le reliquie sotto l’altare) nella sua ultima omelia prima del martirio: «Un martire, un santo, è fatto sempre dal disegno di Dio, dal suo amore per gli uomini, per ammonirli e per guidarli, per riportarli sulle sue vie. Un martirio non è mai un disegno d’uomo;

poiché vero martire è colui che è divenuto strumento di Dio, che ha perduto la sua volontà nella volontà di Dio: non perduta ma trovata, poiché ha trovato la libertà nella sottomissione a Dio. Il martire non desidera più nulla per se stesso, neppure la gloria del martirio».

Cosi scriveva Andrè Jarlan, prete francese impegnato a favore dei poveri, ucciso in Cile il 4 settembre 1984: «Coloro che fanno vivere sono quelli che offrono la loro vita, non quelli che la tolgono agli altri.”

Termino invitandovi a rivolgere un pensiero riconoscente a questi silenziosi testimoni di Cristo perché ci traggono dai nostri giorni bui portando nell’oscurità del mondo la luce del loro martirio.

Dio vi benedica Don Francesco

L L a a lu l u c c e e d d e e l l m m a a r r t t i i r r i i o o

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Nella presentazione generale del Concilio Vaticano II, nel notiziario di febbraio 2014, abbiamo elencato i documenti prodotti dal Concilio: alle quattro grandi Costituzioni seguono 9 decreti (ognuno dei quali è un insieme di decisioni che hanno una portata pratica, pastorale, disciplinare, per il nostro tempo).

Passeremo quindi ora a presentarli, accorpandoli in base alle tematiche che essi trattano. Ricordiamo che il titolo latino di ogni documento è desunto dalle prime parole del documento stesso. I primi tre riguardano, in maniera diretta, l’ambito dei pastori: Vescovi e presbiteri.

Optatam totius (La formazione sacerdotale)

Il documento afferma che le vocazioni sacerdotali nascono dalla fede delle comunità cristiane e grazie all’esempio dei sacerdoti che le animano.

Per essere, perciò, modelli del gregge a loro affidato, i presbiteri devono avere una solida formazione orientata verso cinque dimensioni: spirituale, intellettuale, pastorale, disciplinare e umana. I seminari devono «formare veri pastori d’anime, sull’esempio di nostro Signore Gesù Cristo maestro, sacerdote e pastore» (n. 4). Naturalmente la formazione spirituale è quella che richiede maggiore impegno perché i sacerdoti sono «destinati a configurarsi a Cristo Sacerdote», devono «vivere intimamente uniti a Lui» e vivere il mistero pasquale di Cristo «in modo da sapervi iniziare il popolo che sarà loro affidato» (n. 8).

La formazione intellettuale e umana deve aiutare i futuri sacerdoti a trovare «la soluzione dei problemi umani alla luce della Rivelazione» e ad applicare le verità eterne «alle mutevoli condizioni di questo mondo» (n. 16). Per quanto riguarda la formazione al lavoro pastorale, il Concilio riconosce la necessità di una pastorale rivolta ai credenti (formazione alla catechesi, predicazione, culto liturgico, amministrazione dei sacramenti, opere di carità), ma anche a coloro che sono lontani o che rifiutano la fede.

Presbyterorum ordinis (Il ministero e la vita sacerdotale)

Questo decreto tratta della vita e dei compiti dei sacerdoti all'interno della Chiesa cattolica.

In comunione e in obbedienza ai Vescovi, dei quali sono cooperatori, essi «hanno anzitutto il dovere di annunciare a tutti il Vangelo di Dio seguendo il mandato del Signore: “Andate nel mondo intero e predicate il Vangelo a ogni creatura”» (n. 4) e «riuniscono la famiglia di Dio come fraternità viva e unita e la conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo» (n. 6).Il documento sottolinea che «i presbiteri, nello svolgimento della propria funzione di presiedere la comunità, devono agire in modo tale che, non mirando ai propri interessi ma solo al servizio di Gesù Cristo, uniscano i loro sforzi a quelli dei fedeli laici, comportandosi in mezzo a loro come il Maestro il quale fra gli uomini “non venne ad essere servito, ma a servire e a dar la propria vita per la redenzione della moltitudine” (Mt 20,28)» (n. 9). Essi

«si trovano in mezzo ai laici per condurre tutti all'unità della carità, “amandosi l'un l'altro con la carità fraterna, prevenendosi a vicenda nella deferenza” (Rm  12,10). A loro spetta quindi di armonizzare le diverse mentalità in modo che nessuno, nella comunità dei fedeli, possa sentirsi estraneo» (idem). 

Christus Dominus (L’ufficio pastorale dei Vescovi)

Definisce quali siano l’identità e il ruolo dei Vescovi nella comunità e offre le linee guida per lo svolgimento della loro missione.

«I Vescovi, posti dallo Spirito Santo, succedono agli Apostoli come pastori delle anime e, insieme col sommo Pontefice e sotto la sua autorità, hanno la missione di perpetuare l'opera di Cristo, Pastore eterno. Infatti Cristo diede agli Apostoli ed ai loro successori il mandato e la potestà di ammaestrare tutte le genti, di santificare gli uomini nella verità e di guidarli. Perciò i Vescovi, per virtù dello Spirito Santo che è stato loro dato, sono divenuti veri ed

autentici maestri della fede, pontefici e pastori» (n. 2). Ai Vescovi è data la responsabilità di presiedere le comunità cristiane, cioè la cura pastorale delle diocesi. Loro compito è l’evangelizzazione «invitando gli uomini alla fede o confermandoli nella fede viva» (n. 12), ma anche il garantire che nella comunità cristiana sia offerta una adeguata formazione catechistica e preparazione ai sacramenti. Essi «sono i principali dispensatori dei misteri di Dio e nello stesso tempo organizzatori, promotori e custodi della vita liturgica nella Chiesa loro affidata» (n. 15).

C C o o n n c c i i l l i i o o V V a a t t i i c c a a n n o o I I I I

I I De D ec cr re et ti i

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La decisione di parlare di martirio era stata presa prima dei fatti di Parigi. Adesso, che dobbiamo imparare a convivere con questi fatti, riflettere sulla relazione tra missione e martirio è ancora più importante. Sarà imbarazzante, ma quei poveri Charlie che sono morti - Charb, Cabu, Tignous, Georges, Philippe, Mustapha, Bernard, Michel, Elsa - rientrano nella definizione di martire che diamo in queste pagine: conoscevano il pericolo e hanno continuato a fare il loro lavoro. Le idee rappresentate in quelle vignette bastarde valevano, per loro, la loro stessa vita. Ho pensato che questo può essere sufficiente: devono avere la nostra attenzione.

Le loro idee non avranno necessariamente il nostro consenso, ma noi che “ci cibiamo di Dio fatto a rondelle”

- come ci definiscono a loro modo ma correttamente - siamo attenti alla vita umana e prestiamo dunque ascolto a qualunque cosa per qualcuno abbia avuto pari valore. Da notare che quel che ci dicono non riguarda la libertà di pensiero, i loro disegni e le loro parole sono esercizio e non espressione di libertà… c’è qualcos’altro… qualcos’altro che per loro valeva tanto e che noi facciamo fatica a capire. Ma se loro sono provocatori, noi cristiani non siamo in questo secondi a nessuno! Proviamo a collocare proprio le loro parole nel nostro invito alla preghiera, confermando che la preghiera è il luogo dove il senso mistico si sposa con l’attenzione ai fratelli e al mondo. Leggiamo dunque. Sentite anche voi una vocina che dice, tra frasi poco lusinghiere nei nostri confronti, qualcosa di importante? Come ad esempio: “al di là di quelli che sembrano solo gesti vostri, fateci capire cosa della vostra religione davvero potrebbe riguardarci, davvero potrebbe coinvolgerci”.

Paolo

Così la pensava François Cavanna, scrittore e vignettista, fondatore di Charlie Hebdo. La frase “Non rompeteci le scatole” sostituisce per ovvii motivi una frase simile, che si può immaginare.

“Voi, i cristiani, gli ebrei, i musulmani, i buddisti, gli scintoisti, gli avventisti, i panteisti, i testimoni di questo e di quello, i satanisti, i guru, i maghi, le streghe, i santoni, quelli che tagliano la pelle del pistolino ai bambini, quelli che cuciono la passerina alle bambine, quelli che pregano ginocchioni, quelli che pregano a quattro zampe, quelli che pregano su una gamba sola, quelli che non mangiano questo e quello, quelli che si segnano con la destra, quelli che si segnano con la sinistra, quelli che si votano al Diavolo, perché delusi da Dio, quelli che pregano per far piovere, quelli che pregano per vincere al lotto, quelli che pregano perché non sia Aids, quelli che si cibano del loro Dio fatto a rondelle, quelli che non pisciano mai controvento, quelli che fanno l’elemosina per guadagnarsi il cielo, quelli che lapidano il capro espiatorio, quelli che sgozzano le pecore, quelli che credono di sopravvivere nei loro figli, quelli che credono di sopravvivere nelle loro opere, quelli che non vogliono discendere dalla scimmia, quelli che benedicono gli eserciti, quelli che benedicono le battute di caccia, quelli che cominceranno a vivere dopo la morte… Tutti voi, che non potete vivere senza un Papà Natale e senza un Padre castigatore. Tutti voi, che non potete

sopportare di non essere altro che vermi di terra con un cervello. Tutti voi, che vi siete fabbricati un dio “perfetto” e

“buono” tanto stupido, tanto meschino, tanto sanguinario, tanto geloso, tanto avido di lodi quanto il più stupido, il più meschino, il più sanguinario, il più geloso, il più avido di lodi tra voi. Voi, oh, tutti voi non rompeteci le scatole! Fate i vostri salamelecchi nella vostra capanna, chiudete bene la porta e soprattutto non corrompete i nostri ragazzi.”

S S o o m m m m e e s s - - n n o o u u s s t t o o u u s s C C h h a a r r l l i i e e ? ?

R R if i f l l e e s s s s i i o o n n i i s s u u m m a a r r t t i i ri r i o o e e m m i i s s s s i i on o ne e

B B e e n n v v e e n n u u t t o o ! !

I I n n vi v it to o al a l l l a a P P re r eg gh h ie i er ra a

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Il titolo di questo numero - Sommes-nous tous Charlie? - è anche la domanda del mese. Abbiamo dato la nostra definizione di “essere Charlie”: essere martire… disposto a morire per vivere apertamente ciò che si è.Vale sia rispetto alle persone che sentiamo vicine in quello che sono, sia rispetto a quelle che sentiamo più lontane, come forse è il caso dei giornalisti di Charlie Hebdo. Vale anche rispetto a noialtri cristiani che viviamo il nostro credo in Italia e che siamo chiamati a viverlo come uomini e donne “tutti d’un pezzo” (punti 1 e 1bis della “strada del martirio”, in seconda pagina). Parliamo

ora del nostro sospetto. Sospettiamo che tra gli stranieri che, in un modo o nell’altro, stanno immigrando/sono immigrati qui da noi ci siano persone che vogliono farci del male proprio per via della nostra fede. Esiste una minaccia (punto 2).Tenendo conto

di ciò, quale principio adottare rispetto al fenomeno dell’immigrazione? Vi sono due possibilità:

(il principio della prudenza) li consideriamo indistintamente tutti cattivi a priori e non li facciamo entrare;

(il principio dell’accoglienza) li prendiamo tutti (magari facendo un po’ di attenzione) in quanto vogliamo che la terra che abitiamo sia terra di tutti.

Quale di questi due principi è espressione del cristianesimo? La risposta ce la dà San Paolo quando ci dice:

“Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli” (Eb 13:2). Il principio della prudenza è solo dettato dalla paura e diverge dal Cristianesimo. Essere “cristiani tutti d’un pezzo”

(punto 2bis) è far prevalere il principio dell’accoglienza.

Portando rispetto a tutto, compresa la paura, dobbiamo chiarirci le idee: sommes-nous tous Charlie?

- United States Commission on International Religious Freedom (http://www.uscirf.gov) - Porte aperte, al servizio dei cristiani perseguitati (https://www.porteaperteitalia.org)

L L a a d d o o m m a a n n d d a a d d e e l l m m e e s s e e

Somme-nous tous Charlie?

R R i i f f e e r r i i m m e e n n t t i i

Invito alla partecipazione Per contattare "Missione: parliamone..."

telefonare a Paolo (3357602034) mandare una e-mail (missione@coromoto.it)

(7)

Il Vangelo di Luca, al capitolo 9, versetti 59­60, così recita:

“...A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio”.

E qui cado in confusione. Infatti, Gesù sta ordinando a un tizio un comportamento contrario a quelli che

­ secondo quanto mi insegnarono nel catechismo ­ sono due precetti cristiani di prima grandezza.

1 ­ Il Comandamento “Onora il padre e la madre”. Questo è presente in tutta la Bibbia: Esodo 20,12, Siracide 3,ss. Nel Deuteronomio (5, 16) si dice: “Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sia felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà”. Lo stesso Gesù dice a scribi e farisei: “Dio ha detto: «Onora il padre e la madre» e inoltre: «Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte». (Mt 15, 3­4). È veramente arduo per me conciliare le parole pronunciate da Gesù nelle due diverse circostanze.

2 ­ L’opera di misericordia corporale: “Seppellire i morti”. Nella Bibbia si dà grande merito a Tobia che si prodigava a seppellire i morti durante l'esilio degli Ebrei in Babilonia. Così nel Vangelo si dà merito all'opera di misericordia compiuta da Giuseppe d'Arimatea nel seppellire il corpo del Cristo morto.

Come si può ingiungere a un uomo di esimersi da questa opera di misericordia sul proprio padre e anzi, proprio nella circostanza della sepoltura, allontanarsi da lui? Davvero non me lo so spiegare. Inoltre, nella risposta che Gesù dà a quella persona ­ “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” ­ rilevo un ché di perentorio, quasi violento e mi domando dove sia il Gesù che dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore ” (Mt 11, 29). Chi mi viene in soccorso mi spiega che dall’incontro tra Bibbia e teologia posso trovare una spiegazione plausibile al perché il mio Signore pone così in alto (tanto al disopra della mia statura) la “mangiatoia” della conoscenza della fede in Lui.

La Parola del Vangelo che ci viene presentata nella Messa domenicale è sempre un passo, spesso brevissimo, di una pagina assai più ampia concepita in un contesto che ci sfugge per una serie di motivi:

per esempio, non conosciamo (o non riconosciamo) né il passo precedente né quello successivo; non abbiano dimestichezza con l’ambiente sociale e culturale in cui questa parola veniva proposta; essa è arrivata a noi attraverso una catena di traduzioni e interpretazioni difficili da recuperare per il pur attento cristiano comune. E questo già ci limita nella comprensione. In alcuni casi ci soccorre la lettura comparata con altri passi dei Vangeli su uno stesso tema che chiariscono una situazione o un’affermazione. Così, a proposito della sepoltura, se leggiamo in Giovanni (11, 1­45) l’episodio della morte di Lazzaro, sappiamo che lo stesso Gesù al funerale dell’amico non c’era, ma giunse di proposito 4 giorni dopo per donargli la vita e la resurrezione. Infatti, solo questo motivo ha potuto indurre Gesù a non considerare le esequie importanti quanto l’aprire le porte della morte per riportare in vita l’amico dinanzi ai discepoli perché molti credessero. Egli ci dice che occorre andare verso la vita e non ripiegarsi sulla morte. Analogamente, nel brano di Luca (9,59­60), il discepolo non può restare imprigionato nella cose terrene, perché più che inumare i morti egli avrà il compito di farli vivere in Cristo attraverso la Sua parola. Il Cristo non intende abolire la legge né correggerla: egli afferma la priorità e l’urgenza dell’annuncio del Regno di Dio rispetto ad ogni altro valore umano. Ecco che in questa ottica la frase e il tono perentorio di Gesù non appaiono più “dissacranti”. Gesù non chiede ai suoi discepoli di venir meno alle opere di misericordia, ma comanda loro di metterle nella giusta prospettiva rispetto alla proclamazione del Regno di Dio che ha il suo valore primario nella Resurrezione. Sono sufficienti, dunque, gli “estratti domenicali” per dare le risposte cercate dal nostro cristiano comune? Evidentemente no. A supporto delle sue ­sane­ curiosità ecco che la

Parrocchia offre delle opportunità di formazione e di approfondimento (come lectio divina, corsi di teologia, letture bibliche, corsi di filosofia) aperte a tutti (informazioni sul sito della parrocchia:

http://www.coromoto.it). Troppo pesante? Allora ci sono molte altre fonti fruibili anche individualmente e più comodamente a casa: ad esempio i 10 volumetti di Ariel Alvarez Valdes “Cosa sappiamo della Bibbia”

edizioni isg (Istituto S. Gaetano) e, andando un po’

più sull’impegnativo, la collana “Bibbia e spiritualità”

edizioni EDB (Edizioni Dehoniane Bologna).

Mantenere viva la curiosità è già un primo passo per non lasciare intiepidire la nostra fede, provare a soddisfare questa curiosità dovrebbe essere il diritto­

dovere di ogni cristiano.

L L e e p p r r o o v v o o c c a a z z i i o o n n i i d d e e l l V V a a n n g g e e l l o o

Ov O vv ve er ro o, , i i l l c c ri r i st s ti ia an no o c c om o mu un ne e di d i fr f ro on n t t e e a a l l "V " Ve er rb bo o" "

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Domenica 1: GIORNATA PER LA VITA. Alla S. Messa delle ore 11.00 benedizione di tutti i bambini battezzati nel 2014. Vendita di piantine a favore del Movimento per la vita.

Venerdì 6: 1° venerdì del mese. Adorazione eucaristica dalle 9.30 alle 18.00. A San Francesco di Sales dalle 15.00 alle 17.00. Ore 21.00: Lectio Divina

Mercoledì 11: festa della Madonna di Lourdes. Celebrazione eucaristica e Unzione degli Infermi alle ore 10.30 in cripta. Seguirà la processione alla grotta della Madonna di Lourdes

Giovedì 12: adorazione eucaristica missionaria

Venerdì 13: incontro Scienza­fede (vedi riquadro in calce)

Mercoledì 18: “Mercoledì delle Ceneri”. S.

Messe: 8.00­9.00­17.00 (per i bambini)­18.00 e 21.00

Venerdì 20: ore 21.00: Lectio Divina

Da lunedì 23: inizio benedizioni delle famiglie.

A A v v v v i i s s i i

INCONTRI SCIENZA-FEDE

Riprendono gli incontri volti ad approfondire tematiche inerenti al mondo scientifico posto in dialogo con la fede.

Tema di quest’anno: “COMUNICAZIONE E UMANESIMO”

1° INCONTRO: venerdì 13 febbraio ore 21.00 nel salone parrocchiale

TEMA: “La comunicazione è essenziale per gli esseri umani”

Relatori: Prof. Roberto Presilla e P. Gaetano Piccolo (docenti presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma)

Domenica 8 febbraio alle ore 17: 00 ci aspetta

“L'ultima ruota del carro”

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