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Docente: Eugenio Cazzato. AREA: produzione agricola. UF: La produzione degli ortaggi

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Academic year: 2022

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POR PUGLIA FESR – FSE 2014 – 2020

ASSE X - Avviso Pubblico n. 6/2016, DGR n. 1459 del 20/09/2016 (BURP n. 108/2016)

Corso ITS “Tecnico superiore in Agricoltura Biologica”

(Acronimo: AGRIBIO EXPERT)

DD n. 840 del 17/10/2016 (BURP n. 120 del 20/10/2016). CUP B19D16010540009

Docente: Eugenio Cazzato AREA: produzione agricola UF: La produzione degli ortaggi

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La zucca da zucchini (Cucurbita pepo L.)

E’ la zucca maggiormente coltivata in Italia per la produzione di frutti erbacei di varia forma e colore presenti sul mercato in tutti i periodi dell’anno grazie alle colture protette (Bianco e Pimpini, 1990).

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È originaria dell’America centro settentrionale (Messico) ed ha raggiunto una grande diffusione in tutti i continenti. La superficie complessiva italiana è pari a circa 15.000 ha. Le principali aree di coltivazione si trovano in Sicilia, Puglia, Piemonte e Lazio in ordine decrescente, evidenziano la vasta diffusione da nord a sud che questa coltura ha raggiunto nell’ultimo periodo.

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La zucca da zucchini è una specie erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, con portamento assai diverso a seconda delle varietà: ad alberello, cespuglioso o strisciante. Le foglie sono provviste di lunghi piccioli, hanno profonde sinuosità tra i lobi e sono provviste di peli pungenti. I semi sono ovali, di colore crema chiaro con margine netto dello stesso colore ed ilo orizzontale.

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Alla Cucurbita pepo appartengono le seguenti varietà botaniche distinte soprattutto in base alla forma e colore del frutto: v.

melopepo Alef., v. clypeata Alef., v.

piriformis Alef., v. ovifera Alef., v.

citrullina Alef., ecc.

Alcune di queste vengono coltivate per la produzione di frutti erbacei (forme allungate o rotonde), altre hanno interesse ornamentale per i frutti decorativi.

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Come altre cucurbitacee è una specie monoica producendo fiori solitari monosessuati. L’antesi dei fiori avviene al mattino presto e la fecondazione è prevalentemente allogama ad opera degli insetti pronubi. Elevate temperature e giorno lungo aumentano la produzione di fiori maschili che precede quella dei fiori femminili;

basse temperature e giorno corto riducono la produzione di fiori maschili a favore di quelli femminili.

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Tipologia "Tondo chiaro di Toscana".

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Tipologia «tondo di piacenza»

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Le cultivar di zucchino a frutto

allungato si distinguono per la diversa colorazione del frutto che può essere:

1. verde striata di chiaro 2. verde chiara

3. bianca

4. verde scuro

Numerosi sono gli ibridi F1 apprezzati per la precocità, l’uniformità dei frutti e l’elevata produttività afferibili alle

tipologie citate sopra.

verde striata di chiaro

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verde chiara verde scuro

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Tipologia bianca

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La zucca da zucchini è una pianta ad elevate esigenze termiche, è originaria dei climi temperati caldi e alle nostre latitudini vegeta bene in pien’aria durante l’estate.

La temperatura ottimale per la crescita è compresa tra 15 e 18° C di notte e 24 – 30° C di giorno mentre la temperatura minima di crescita è di 10 – 12 ° C. Per la germinazione del seme la temperatura ottimale del terreno è di 25 – 30° C , con temperature più basse essa risulta rallentata mentre si interrompe del tutto intorno a 10°C.

Esigenze e adattamento ambientale

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Esigenze e adattamento ambientale

La zucca da zucchini preferisce terreni di medio impasto, profondi e freschi ma ben drenati, il pH ottimale è di 5,5 – 7,0 e tollera salinità media.

I fabbisogni idrici sono elevati e normalmente la coltura si svolge in terreni irrigui.

L’eccesso di umidità può risultare tuttavia negativo per i problemi fitosanitari che ne derivano e per il lussureggiamento vegetativo che va a scapito della produzione.

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Tecnica colturale e produzione

La zucca da zucchini ha normalmente un ciclo primaverile- estivo e in pieno campo è considerata pianta da rinnovo. Può essere coltivata con ciclo anticipato o ritardato impiegando apprestamenti protettivi semplici (tunnel e campane) oppure in serra per produzioni fuori stagione.

Nell’Italia centro-settentrionale gli impianti in pieno campo si iniziano in aprile-maggio dopo una pre-coltivazione in vivaio, con la raccolta che in condizioni favorevoli inizia dopo 40-50 giorni.

Nelle colture protette le epoche di impianto sono anticipate a febbraio-marzo nell’Italia centro-settentrionale e dicembre- gennaio in quella meridionale e insulare.

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Nella coltivazione con il metodo biologico l’avvicendamento colturale è una pratica indispensabile per diversi motivi fra cui quelli legati alla sanità e fertilità dei suoli. I criteri generali che regolano l’avvicendamento impongono che colture appartenenti alla stessa famiglia botanica non succedano a se stesse sullo stesso terreno.

Tecnica colturale e produzione

Anche lo zucchino quindi, coltivato con il metodo biologico, deve essere inserito in un opportuno contesto rotazionale.

Le precessioni favorevoli per lo zucchino sono, oltre ai sovesci di graminacee e leguminose, le colture invernali come cavolo e porro i cui residui migliorano la dotazione potassica del suolo (Bianco e Pimpini, 1990).

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Tecnica colturale e produzione

La preparazione del terreno avviene di norma con una aratura/vangatura a circa 20-30 cm di profondità e successive erpicature.

La fertilizzazione si avvale di letame, ove sia possibile reperirlo, o di pellettati organici, di compost e di formulati idrosolubili ammessi dal regolamento (come ad es. l’epitelio animale idrolizzato). Le unità fertilizzanti di azoto per supportare una buona produzione può variare da 80-120 kg/ha in dipendenza della precessione colturale e della fertilità del terreno, frazionandole parte in pre-trapianto e parte in post trapianto. La fertirrigazione può essere un valido sostegno soprattutto nella delicata fase della conversione nei terreni intensamente sfruttati dall’agricoltura convenzionale e scarsamente dotati di sostanza organica.

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Tecnica colturale e produzione

Per il controllo delle infestanti ci si avvale dei metodi indiretti oltre che della pacciamatura e della sarchiatura.

Lo zucchino trae infatti beneficio dall’avvicendamento in cui è inserito grazie all’effetto rinettante delle colture di copertura (Barberi, 2002). La pacciamatura (preferibilmente con film biodegradabile) e la sarchiatura sono due validi mezzi diretti per il controllo delle

infestanti ma spesso non sono sufficienti e bisogna ricorrere a scerbature manuali, soprattutto all’interno dei fori di trapianto.

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Tecnica colturale e produzione

Va anche detto che, a causa dell’elevato vigore vegetativo delle piante, non è

possibile utilizzare multifrese per la sarchiatura già circa 1 mese dopo il trapianto. Gli interventi interfilari con motocoltivatori sottintendono quindi un dispendio di energia e manodopera

considerevole. La terminazione della cover crop di orzo con un rullo sagomato che

alletta le piante rappresenta una

interessante alternativa al sovescio. Le

piante allettate vanno a costituire uno strato di biomassa (mulch) che funge da

pacciamante naturale sull’intera superficie (Campanelli et al., 2011).

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Tecnica colturale e produzione

trapianto su orzo allettato e terreno discisso terreno discisso con l’orzo

allettato

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Tecnica colturale e produzione

La raccolta viene effettuata manualmente recidendo i frutti in antesi o post-antesi di 1-2 giorni, a seconda dell’accrescimento desiderato con frequenza perlopiù giornaliera.

La produzione varia da 20 a 40 t/ha in piena aria e raggiunge le 50-70 t/ha in coltura protetta. I frutti privi del fiore possono essere conservati in frigo per 10-20 giorni.

Da un punto di vista nutritivo i frutti sono apprezzati per il basso valore calorico, l’elevata digeribilità ed il contenuto in potassio e fosforo.

Anche i fiori maschili possono essere raccolti ed inviati in quei mercati locali dove sono apprezzati per le fritture.

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Avversità

La zucca da zucchini è soggetta agli attacchi di numerosi parassiti animali e vegetali come le altre zucche. Tra i primi si devono ricordare gli afidi ed i ragnetti che portano rapidamente al deperimento della coltura quando le infestazioni sono massicce.

Le larve di elateridi sono particolarmente dannose nelle prime fasi dopo il trapianto insieme a lumache, limacce e roditori provocando la morte delle piantine; in caso di gravi attacchi l’elevato numero di fallanze rende necessario il reimpianto.

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Avversità

Tra le malattie di origine crittogamica più dannose ricordiamo la

peronospora (Pseudoperonospera cubensis ) ed il mal bianco (Erysiphe cichoracearum) che aggrediscono le foglie portando al disseccamento delle stesse soprattutto nella fase finale del ciclo. Gli agenti dei marciumi della radice, del colletto e del fusto (Fusarium solani e Sclerotinia) danneggiano le radici e compromettono il sistema vascolare fino alla morte della pianta.

Nella fase di raccolta gli attacchi di “Botrytis” e “Sclerotinia” aggrediscono le estremità dei frutti ed il loro punto di distacco.

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Avversità: mezzi di lotta

Per le colture biologiche si fa riferimento in primis al potenziamento della biodiversità funzionale favorito dalla messa a dimora delle infrastrutture ecologiche. La presenza quindi di coccinelle, coleotteri carabidi, parassitoidi e fitoseidi può spesso contenere le infestazioni dei parassiti (afidi e ragnetto rosso) sotto la soglia d’intervento. In caso di necessità si può intervenire con principi attivi ammessi dal regolamento come azadiractina e piretrina naturale oltre che con coadiuvanti (oli minerali e composti polisaccaridici) e formulati microbiologici a base di Beauveria bassiana.

larva di coccinella che preda un afide

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Avversità: mezzi di lotta

Contro le crittogame sono ammessi lo zolfo e i rameici (rame da idrossido, ossicloruro e solfato tribasico) oltre che prodotti a carenza zero come farine di roccia e formulati microbiologici a base di Trichoderma harzianum e Ampelomyces quisqualis.

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Cocomero o Anguria -

Citrullus lanatus (Thunb.) Matsum e Nakai

Il cocomero (chiamato anche anguria nelle regioni padane e melone d’acqua in quelle meridionali) è pianta originaria dell’Africa tropicale, oggi largamente diffusa in tutto il mondo, sia nella fascia tropicale che in quella temperata-calda, per i suoi grossissimi frutti pieni di una polpa molto acquosa, dolce e rinfrescante. In Italia è coltivato in pien’aria o in coltura pacciamata o semiforzata su oltre 14.000 ettari.

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Cocomero o Anguria

• Il frutto del cocomero è un peponide in cui epicarpo, mesocarpo ed

endocarpo sono saldati insieme, in esso si distingue la “buccia”,

esternamente liscia e coriacea, e la

“polpa” che riempie totalmente il frutto e nella quale sono immersi numerosi semi appiattiti, del peso di 35-100 mg, che in certi paesi

vengono salati, tostati e consumati come “snack”.

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Pianta erbacea annuale costituita da uno stelo che rapidamente si ramifica in altri steli striscianti sul terreno, lunghi fino ad alcuni metri, muniti di viticci. Le radici sono molto sviluppate soprattutto in superficie ma anche in profondità. Le foglie sono grandi, spicciolate, con lembo profondamente lobato, di colore verde grigiastro, tormentose.

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Di norma la pianta di cocomero è monoica, ossia porta fiori maschili e femminili separati, anche se non mancano casi di varietà andromonoiche con fiori maschili e fiori fertili ermafroditi. I fiori maschili compaiono per primi e superano in numero quelli femminili in un rapporto di 7:1, l’impollinazione è entomofila (api) e l’allogamia è la regola, dopo 40-50 giorni dalla fecondazione i frutti raggiungono la maturazione.

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• L’aspetto, la forma e le dimensioni dei frutti sono assai variabili con la varietà e le

condizioni di coltura: il peso di un frutto varia da 1,5 a 18 Kg, la forma è sferica o allungata, il colore esterno è verde-chiaro, verde scuro o con striature dei due colori, la polpa è

generalmente rossa, ma esistono anche tipi a

polpa gialla o bianca

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Tipo «Sugar baby»

Tipo «Crimson Sweet»

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Charleston gray

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Maxi allungate (10-14 kg)

Maxi tonde (10-14 kg)

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Midi allungate (8-10 kg)

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Mini con microseme (2-2,5 kg

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I caratteri che definiscono il valore di una varietà di cocomero sono: precocità, contenuto zuccherino, pezzatura rispondente alle esigenze del mercato, resistenza al trasporto e alla conservazione, resistenza a malattie (Fusarium e Antracnosi, contraddistinta dalle sigle F e A), uniformità e produttività.

Le popolazioni locali non soddisfano appieno tutte queste condizioni, per cui larghissima diffusione hanno avuto recentemente le varietà ibride.

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Esigenze e adattamento ambientale

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Il cocomero è una buona coltura da rinnovo che, però, non dovrebbe ritornare sullo stesso terreno prima di 4-5 anni per ridurre i rischi d’attacchi parassitari e non dovrebbe seguire fagiolo, cipolla, aglio, solanacee e altre cucurbitacee.

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Concimazione

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• L’impianto si fa con semina diretta in campo o

con trapianto di piantine allevate in fitocella, il

primo metodo è quello che si adotta sia per la

coltura in pien’aria sia per la coltura forzata, il

secondo solo per la coltura forzata per

anticipare ulteriormente il momento della

raccolta.

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• I frutti sono pronti per la raccolta 4 mesi circa dopo la semina, in relazione alla precocità delle cultivar;

particolare attenzione deve essere fatta

nell’individuare i segni della maturazione per non

raccogliere cocomeri immaturi. I sintomi più evidenti

sul frutto sono: disseccamento del peduncolo e del

cirro che lo accompagna, suono cupo e sordo alla

percussione, scomparsa totale della pruina che

ricopre il frutto immaturo.

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Superfici interessate da piante innestate

Fonte: Morra e Bilotto, 2010

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Applicato con successo dagli inizi degli anni ’90 per

controllare i danni da fusariosi in anguria e successivamente esteso al melone, cetriolo, pomodoro, melanzana e

peperone (Lee 1994, 2003; Miguel et al., 2004), attualmente si sta affermando anche in Europa, grazie all’introduzione di portinnesti con resistenza multipla alle malattie del terreno.

Il sistema radicale sintetizzerebbe sostanze che rendono il portinnesto resistente e che sarebbero traslocate nella

pianta attraverso lo xilema; l’attività di queste sostanze può variare nei diversi momenti di sviluppo della pianta innestata (Heo, 1991). Al contrario, la suscettibilità del nesto non è

trasmessa al portinnesto (Rivero et al.).

Resistenza agli stress biotici

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Le radici del portinnesto hanno dimostrato un’eccellente tolleranza ad alcune malattie da patogeni terricoli.

• Fusarium

• Verticillium

• Phytophthora

• Didymella bryoniae

• Monosporascus cannonballus

• Pseudomonas (batterio)

• Nematodi

Resistenza agli stress biotici

Funghi

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Metodi di innesto

Innesto per approssimazione. I due bionti sono allevati nello stesso contenitore per una quindicina di giorni; poi sono praticati dei tagli complementari sui fusticini che sono approssimati e tenuti serrati mediante carta stagnola o

altro. L’attecchimento, come per tutte le piante innestate, è effettuato in un locale con elevata umidità e temperature sui 20-25 °C e richiede 6-7 giorni con progressivo

ambientamento delle piantine.

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Innesto per approssimazione

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Metodi di innesto

• Innesto per spacco in testa. Il portinnesto viene allevato per circa trenta giorni, poi viene

capitozzato e tagliato verticalmente; nello spacco

viene inserita la marza foggiata a cuneo. I bionti

sono tenuti uniti mediante mollette.

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Innesto per spacco in testa

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Metodi di innesto

Innesto per perforazione laterale. Tempi e modalità di allevamento analoghi al metodo precedente. Il portinnesto va capitozzato e, all’ascella degemmata dell’ultima foglia, viene praticato un foro sul fusto nel quale viene inserita la marza di appropriata dimensione. Non v’è necessità di attrezzi per serrare i bionti.

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Innesto per perforazione laterale

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Metodi di innesto

Innesto alla giapponese. Presenta due varianti:

giunzione obliqua e giunzione trasversale. In entrambi i casi, i tempi di allevamento delle piantine sono ridotti a una ventina di giorni, la preparazione di portinnesto e nesto è molto semplificata, sono usate guaine di silicone morbido o mollette per la tenuta in posto dei bionti.

Attenzione alle condizioni microclimatiche!

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Metodi di innesto

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