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Conclusioni Nel presente studio è stato eseguito un monitoraggio parassitologico dell’allevamento biologico di bovini da carne “La Sterpaia”, sito nel Parco naturale di Migliarino-San Rossore Massaciuccoli

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CAP. 10. Conclusioni

Nel presente studio è stato eseguito un monitoraggio parassitologico dell’allevamento biologico di bovini da carne “La Sterpaia”, sito nel Parco naturale di Migliarino-San Rossore Massaciuccoli. Ad esso è stato associata l’analisi di alcuni tra i principali parametri emato-biochimici usati per la valutazione del benessere animale.

Lo scopo principale del presente lavoro è stato quello di conoscere le endoparassitosi presenti in allevamento, di apprezzarne la diffusione e la variabilità e, per alcune di esse, anche l’intensità per l’intera durata della ricerca, al fine di individuare e stimare l’entità del rischio zootecnico-sanitario ad esse correlato. Per questa stessa finalità, l’andamento stagionale delle diverse malattie parassitarie presenti nell’allevamento ha rappresentato un elemento importante, soprattutto allo scopo di individuare i periodi in cui i danni da esse prodotti risultano maggiori. Sono state prese in considerazione anche altre variabili, quali l’età e la razza degli animali presenti in allevamento, cercando di correlarle con un determinato grado di rischio per ciascuna delle malattie parassitarie osservate.

Prendendo spunto dalla definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in base a cui lo stato di salute viene definito non solo dall’assenza di malattie ma anche dal grado di benessere psico-fisico degli esseri senzienti e considerando questo prerequisito fondamentale ai fini della determinazione dello stato sanitario, si è ritenuto opportuno indagare sullo stato di benessere generale dell’allevamento.

Dunque sono stati analizzati alcuni indici ematici, attuando le opportune differenziazioni in base alla categoria fisiologica e alla razza d’appartenenza, in modo tale da poter mettere in relazione tali dati con quelli derivanti dalle analisi parassitologiche.

A tale scopo sono state condotte indagini coprodiagnostiche quali-quantitative su campioni fecali e analisi ematiche sui prelievi effettuati nel periodo di tempo

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I risultati ottenuti hanno messo in evidenza un quadro di marcato poliparassitismo, con presenza variabile durante lo studio di coccidi, strongili gastrointestinali e Strongyloides papillosus, ascaridi, tricocefali, cestodi, trematodi, emoprotozoi e criptosporidiosi. L’incidenza di molte tra queste parassitosi è andata aumentando nel corso del periodo esaminato: ne è un esempio la coccidiosi, sostenuta da protozoi del genere Eimeria, che ha mostrato un andamento crescente, così come sono aumentate le positività per i trematodi, i tricocefali e i cestodi in corrispondenza degli ultimi campionamenti eseguiti (Autunno 2005- Inverno/Primavera 2006). Ciò ha contribuito a rilevare un incremento dell’esposizione al rischio complessivo dell’allevamento parallelamente alla seconda metà del periodo studiato. Complessivamente rispetto ai dati di un precedente studio (Perrucci et al., 2003) di monitoraggio parassitologico dell’allevamento esaminato, la possibilità di incorrere in perdite produttive sempre più consistenti è notevolmente accresciuta, di pari passo con il rilievo di uno stato sanitario considerevolmente compromesso. Tale situazione potrebbe messa in relazione, oltre che con le variabili biologiche e ambientali (Stromberg, 1997) descritte nel presente lavoro, associate ai fattori climatici predisponenti (Ambrosi, 1995; Urquhart, 1998; Younie et al., 2004) anche con il progressivo scadimento delle scelte gestionali dell’azienda. Infatti nell’allevamento bovino monitorato non solo manca totalmente l’applicazione dei metodi descritti per il controllo integrato delle parassitosi nelle aziende biologiche (Waller, 1997;

Thamsborg et al., 1999; Waller e Thamsborg, 2004), ma non esiste alcun piano di controllo delle parassitosi.

In base alla consultazione dei registri d’azienda risulta che, a partire dal mese di maggio 2003, non sono stati effettuati trattamenti antiparassitari di alcun tipo.

Pertanto la carica parassitaria presente non ha subito in tal periodo un’interferenza da parte di chemioterapici, contribuendo ad aumentare l’entità della popolazione elminitica e protozoaria sia nella popolazione animale che nell’ambiente. Per quanto riguarda le tecniche agronomiche, una gestione non adeguata dei pascoli ha contribuito al progressivo esaurimento delle essenze foraggere a favore di quelle non pabulari ed infestanti, in modo tale da impoverire fortemente l’alimentazione degli animali al pascolo. Tale situazione è nettamente

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in contrasto con i principi del metodo integrato di lotta alle parassitosi, il quale riconosce un ruolo fondamentale alla qualità degli alimenti assunti (Coop et al., 1997; Coop e Holmes, 1996; Knox e Stell, 1996).

Alcuni autori (Coop et al., 1999; 2001), fanno infatti notare una maggior resistenza e/o resilienza alle parassitosi degli animali quando sottoposti ad integrazioni alimentari, soprattutto di proteine.

A questo proposito la somministrazione di tali integrazioni dovrebbe essere fatta nelle categorie risultate più a rischio di infestazione, quindi negli animali giovani e nei vitelloni stabulati. Un’altra alternativa potrebbe essere l’impiego di tannini condensati, in grado di proteggere le proteine ingerite dall’attacco microbico dei prestomaci (Coop et al., 2001), inserendo nella dieta essenze particolarmente ricche di tali composti tra cui Hedysarium coronarum (Sulla) e Medicago sativa (Erba medica) sottoforma di fieno o come composizione del prato-pascolo (Thamsborg, 1999). In merito a quest’ultimo punto è necessario mettere in evidenza come le scarse cure agronomiche ed il continuo calpestio degli animali abbiano reso il terreno totalmente incolto. Tale situazione ha subito una progressiva ingravescenza poichè il numero di pascoli fruibili è stato notevolmente ridotto per il verificarsi di fenomeni di allagamento, costringendo il personale addetto a confinare le mandrie su una superficie ridotta. A tale situazione si è associato un quadro di crescente pericolo di infestazione parassitaria, infatti l’aumentata densità degli animali al pascolo, associata ad un elevato grado di fecalizzazione ambientale e a condizioni climatico- pedologiche favorevoli allo sviluppo dei parassiti, sono stati elementi fondamentali nel determinare, rispetto a periodi precedenti, un aumento del rischio zootecnico-sanitario per molte endoparassitosi (Nanssen, 1988; Barger, 1999). Riguardo a questo aspetto, risulta particolarmente significativa la problematica della distomatosi epatica e più in generale dei trematodi. Infatti, mentre studi passati (Perrucci et al., 2003) mostravano come la presenza dei parassiti in allevamento risultasse limitata soprattutto ai bovini Pisani, il monitoraggio effettuato in questo studio ha svelato, invece, l’avvenuta diffusione della malattia a tutte le razze e in tutte le categorie di animali adulti (vitelloni, vacche e tori). Inoltre, anche le prevalenze e i dati quantitativi mettono in luce un marcato aggravamento della situazione. Ciò

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sarebbe legato all’introduzione di alcuni soggetti Pisani nei gruppi delle altre due razze e viceversa. Inoltre l’elevato tasso di umidità dei pascoli, se non addirittura la presenza di ristagni idrici, sembra aver fortemente favorito la presenza degli ospiti intermedi dei trematodi, facilitandone il ciclo biologico e aumentandone la diffusione.

E’ interessante notare che pur rimanendo la Pisana la razza più intensamente colpita con copropositività del 60,8%, le principali manifestazioni cliniche sono state evidenziate nel gruppo delle Chianine, fino al riscontro di casi di morte e di lesioni anatomo-patologiche imputabili a Fasciola hepatica.

Le analisi ematico-biochimiche hanno evidenziato incrementi dei tenori di AST e LDH proprio nel gruppo delle vacche Chianine, indicando una lesione o uno stato infiammatorio a livello epatico (Bertolin et al., 2002). Questo dato è un importante elemento che ci permette di stabilire che i soggetti di razza Chianina hanno mostrato un maggior grado di sensibilità all’infestione da trematodi, risultando quindi più esposte ad un rischio sanitario e conseguenti perdite produttive per l’azienda.

Come accennato, tale situazione è da ricondurre ad una gestione non corretta della mandria, per quanto riguarda la costituzione dei gruppi: infatti nel corso degli anni si è verificato un mescolamento tra le diverse razze contribuendo al poliparassitismo e all’amplificazione del danno produttivo derivante dall’interazione dei diversi parassiti (Ambrosi, 1995).

Queste considerazioni assumono particolare rilievo se pensiamo alla categoria dei vitelloni, i cui indici produttivi sono strettamente legati alla conversione degli alimenti, all’assorbimento dei nutrienti e al mantenimento di un buon livello di salute generale. Sia le analisi parassitologiche, sia quelle finalizzate alla valutazione del benessere animale hanno messo in evidenza come tale categoria sia quella in cui si evidenziano le maggiori alterazioni. A livello parassitologico, infatti, è stato il gruppo in cui si sono registrate le prevalenze maggiori per strongili gastrointestinali (90,7%), trematodi, in particolare per Fasciola hepatica (40,7%), molto elevata anche la positività per i coccidi (88,9%) e l’unica categoria per la quale è stata evidenziata la presenza di Babesia sp. Le analisi ematiche riportano valori alterati per LDH, CK e, nel caso dei vitelloni Limousine, anche

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dell’AST descrivendo uno stato di stress metabolico e nel caso delle transaminasi, una probabile patologia epatica. La condizione descritta potrebbe essere riconducibile ad una limitata cura della lettiera e della stabulazione. Le Condizioni di sovraffollamento, la contaminazione fecale della lettiera e l’alto tasso di umidità, favoriscono il perpetuarsi dei cicli parassitari, la crescente diffusione tra i soggetti più immunodepressi rappresentando quindi un fattore causale fondamentale per le turbative sanitarie e produttive d’azienda (Ambrosi, 1995;

Colditz et al., 1996; Shaw et al., 1998).

In ultima analisi volendo definire brevemente le misure da mettere in atto in questo allevamento per ridurne l’esposizione al rischio di perdite produttive, migliorandone le condizioni di benessere e salute degli animali sarebbe auspicabile una revisione globale delle strategie gestionali dell’azienda. Potendo disporre di capitali da investire in questa opera sarebbe necessario rinnovare le vecchie superfici pascolative mediante interventi di lavorazione dei terreni, risemina e al fine di evitare l’infestazione da parte di piante spontanee, sarebbe opportuno praticare lo sfalcio o il pascolamento anticipato (Ambrosi, 1995).

In tal modo si otterrebbe anche un grosso beneficio nella lotta alle parassitosi, soprattutto nei confronti dei nematodi responsabili di strongilosi gastroenterica, perchè con queste tecniche si offre agli stadi ambientali dei parassiti un ecosistema non idoneo a permetterne l’evoluzione nella forme infestante (Ambrosi, 1995).

Utili in questo senso sono le pratiche di aratura e fresatura, in grado di interrare le larve e le uova dei parassiti, sfalci della cotica erbosa che impediscono lo sviluppo incongruo di essenze non pabulari che proteggono le larve dall’azione diretta del sole, formazioni di opportuni canali di scolo che riducono l’umidità del terreno e la risemina dei pascoli per ristabilire un equlibrio delle erbe (Ambrosi, 1995).

Sarebbe oltretutto fondamentale per quelle aree soggette ad allagamento la realizzazione di opere di bonifica e di drenaggio del terreno, in modo da poter recuperare aree pascolative non più a disposizione e mettere a riposo quelle che hanno subito un eccessivo sfruttamento negli ultimi anni.

Per migliorare la condizione dei pascoli sarebbe oltremodo opportuno attuare una turnazione dei pascoli, mediante la suddivisione in aree su cui far ruotare i gruppi

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di animali per brevi periodi, ottenendo così un miglioramento agronomico ed un controllo parassitologico. In merito a ciò sono numerosi gli studi che individuano in una razionale gestione del pascolo un metodo effettivo per la riduzione della carica parassitaria e per la contaminazione dei pascoli (Barger, 1999; Larsen, 1999;

Svensson et al., 2000; Dimander et al., 2003; Waller, 2003). In particolare è stato dimostrato come l’effetto di ripetuti spostamenti della mandria dai pascoli di origine a nuove aree non sfruttate, sortisce un effetto particolarmente protettivo nei confronti degli strongili gastrointestinali (Eysker et al., 1997). In base a tale ricerca le movimentazioni degli animali risulterebbero tanto più efficaci se eseguite a mesi alterni, il metodo descritto risulta però applicabile laddove si disponga di estesi appezzamenti che possono essere frazionati, inoltre non è da sottovalutare il carico della forza-lavoro richiesto per le operazioni di trasferimento degli animali.

Data la presenza di alte prevalenze riscontrate nell’allevamento bovino esaminato, soprattutto per quanto riguarda i coccidi, gli strongili gastrointestinali ed i trematodi, e visti gli alti rischi produttivi e sanitari conseguenti, si rende necessario considerare la necessità e l’opportunità di un trattamento degli animali con farmaci specifici. Ciò porterebbe non solo a ridurre le perdite economiche derivanti dalle diminuite produzioni ed a migliorare lo stato di salute degli animali, ma gli interventi terapeutici possono anche contribuire a ridurre la contaminazione ambientale e quindi l’esposizione al rischio. Se consideriamo però che una parassitosi sia realmente pericolosa per la redditività aziendale sarà più conveniente agire solo su quegli individui o in quella classe dove il rischio è concreto (Waller, 1999). Sarà allora necessario concentrare eventuali trattamenti sulle categorie (vitelloni) e sulle razze (Limousine e Chianina) che sono risultate essere più sensibili alle infezioni parassitarie E’ necessario dunque valutare i soggetti più esposti, operando con interventi mirati tenendo conto anche delle limitazioni a due trattamenti annuali, imposte dalla normativa biologica (Reg.1804/1999). In base ai dati emersi dallo studio effettuato è possibile dunque indicare le principali categorie sensibili su cui intervenire: per la coccidiosi il gruppo dei vitelli risulta quello più a rischio di riportare gravi alterazioni delle performance produttive e dello stato di salute, mentre per la strongilosi

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gastrointestinale lo sono i vitelloni. Tutti i capi appartenenti all’età adulta dovrebbero poi essere soggetti ad un attento monitoraggio e se ne potrebbe consigliare il trattamento per la distomatosi epatica a fine inverno o ad inizio della primavera, quando la popolazione parassitaria raggiunge le sue massime potenzialità riproduttive e prima dei mesi più idonei per la realizzazione di nuovi cicli. In particolare, gli interventi dovrebbero essere concentrati in primo luogo nel gruppo dei bovini Chianini che hanno mostrato una sensibilità elevata nei confronti di tale parassitosi. Oltre a ciò, vista la possibilità di impiegare rimedi alternativi (Thamsborg, 1999; Waller, 1999) ai chemioterapici nell’allevamento biologico, dovrebbero inoltre essere predisposti e distribuiti diversi abbeveratoi mediante cui poter somministrare principi omeopatici e fitoterapici.

Per quanto riguarda i vitelloni al fine di migliorarne efficacemente le condizioni di vita e il grado di benessere, sarebbe opportuno cercare di sostituire la lettiera il più frequentemente possibile, onde ridurne l’umidità ed il grado di fecalizzazione, ciò potrebbe essere favorito dalla riduzione della densità degli animali nei box e dalla costruzione di nuove strutture. Sarebbe altresì auspicabile attuare una riorganizzazione dei paddock, in modo da ottenere raggruppamenti omogenei per età e razza, limitandone anche i contatti.

Tali strategie costituiscono le fondamenta di un piano riorganizzativo più esteso e complesso, che risultano però essenziali al fine di ottenere il ripristino dello stato sanitario dell’allevamento e per garantire la salvaguardia del benessere animale.

In futuro sarebbe interessante proseguire il monitoraggio parassitologico dell’azienda con il rilievo dei parametri emato-biochimici risultati più utili per le finalità di questo studio, ponendo particolare attenzione a valutare questi parametri negli stessi animali, in modo da poter mettere in correlazione diretta i dati ottenuti con l’azione patogena dei parassiti e con il benessere animale.

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