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Mauro Ferrari Tesi di Specializzazione Il trattamento endovascolare degli aneurismi dell’aorta addominale: razionale della scelta di un centro di formazione del chirurgo vascolare Relatore: Chiar.mo Prof

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Academic year: 2021

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Testo completo

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SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN CHIRURGIA VASCOLARE Direttore Prof. Mauro Ferrari

Tesi di Specializzazione

Il  trattamento  endovascolare  degli  aneurismi  dell’aorta  addominale:  

razionale  della  scelta    

di  un  centro  di  formazione  del  chirurgo  vascolare  

Relatore: Chiar.mo Prof. Mauro Ferrari

   

Candidato: Dott. Michele Marconi

Anno Accademico 2011/2012

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SCOPO  DELLO  STUDIO  

PATOLOGIA  ANEURISMATICA  DELL’AORTA  ADDOMINALE   Eziopatogenesi  ed  epidemiologia  

Cenni  storici  

Le  indicazioni  al  trattamento   Il  trattamento  chirurgico  open   Il  trattamento  endovascolare   Caratteristiche  delle  endoprotesi   Planning  preoperatorio  

Complicanze  e  follow  up   I  trials  randomizzati   Le  linee  guida  

MATERIALI  E  METODI  

Caratteristiche  demografiche,  cliniche  e  studio  preoperatorio   Scelta  terapeutica  e  dettagli  operatori  

Protocollo  di  follow-­‐up   Analisi  statistica  

RISULTATI  

Risultati  perioperatori   Risultati  tardivi  

DISCUSSIONE   CONCLUSIONI   BIBLIOGRAFIA  

 

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SCOPO DELLO STUDIO

Il  trattamento  degli  aneurismi  dell’aorta  addominale  (AAA)  è  andato   incontro  ad  un  epocale  cambiamento  in  seguito  alla  nascita,  agli  inizi  degli   anni   90,   dell’esclusione   endovascolare   dell’AAA   (EndoVascular   Aneurysm   Repair,  EVAR)  [1-­‐2].  

La   chirurgia   endovascolare,   analogamente   a   quanto   successo   in   chirurgia   generale   con   l’avvento   dell’endoscopia   operativa   e   della   laparoscopia,   ha   consentito   di   trattare,   in   modo   meno   invasivo,   patologie   aortiche   sia   dilatative   che   steno-­‐ostruttive   fino   a   quel   momento   di   stretta   pertinenza  della  chirurgia  open  (CO).  

Dalla   nascita   dell’EVAR,   l’evoluzione   delle   tecniche   e   dei   materiali   endovascolari,  associata  ad  una  spinta  considerevole  da  parte  dell’industria,   ha  spostato  le  indicazioni  iniziali,  riservate  ai  pazienti  ad  alto  rischio,  ad  un   impiego  routinario  della  metodica,  che  in  alcuni  centri  rappresenta  più  del   70%  del  trattamento  degli  AAA  [3].  

Tale   valore   è   maggiore   alla   proporzione   di   AAA   (variabile   tra   il   40-­‐

60%)  ritenuta,  attualmente,  trattabile  con  tecnica  endovascolare  [4-­‐5].  

Questa   tendenza   verso   le   metodiche   endovascolari   può   essere   espressione:  

-­‐ della   ricerca   costante   da   parte   del   chirurgo   di   una   sempre   minore   invasività    

-­‐ di   una   più   rapida   curva   di   apprendimento   dell’EVAR   rispetto   alla   chirurgia   open   che   spinge,   anche   i   chirurghi   vascolari   giovani   o   di   relativa  esperienza,  a  preferirla  

-­‐ dell’utilizzo   di   tali   metodiche   anche   da   parte   di   altri   specialisti   (cardiologi,  radiologi)  per  i  quali  l’EVAR  è  l’unica  opzione  terapeutica   proponibile  ad  un  paziente  

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-­‐ dell’enorme  spinta  dell’industria  e  dei  mass  media  che  ha  condotto  ad   una  maggiore,  ed  in  alcuni  casi  fuorviante,  informazione  del  paziente   circa  le  metodiche  di  trattamento  di  un’AAA.  

 

La   scelta   dell’Unità   Operativa   (UO)   di   Chirurgia   Vascolare   dell’Azienda  Ospedaliero  Universitaria  Pisana  (AOUP),  per  quanto  riguarda   le   indicazioni   all’EVAR,   è   stata   quella   di   riservare   il   trattamento   endoprotesico  solo  ai  pazienti  affetti  da  AAA  con  morfologia  rigorosamente   conforme   a   quella   indicata   nelle   Instruction   For   Use   (IFU)   dei   vari   dispositivi   in   commercio,   in   particolare   nei   pazienti   con   elevato   rischio   operatorio  ed  in  quelli  che  ne  fanno  esplicita  richiesta.  

Lo   scopo   di   questo   studio   è   di   valutare   i   risultati   del   trattamento   endoprotesico  seguendo  questa  rigida  selezione  dei  pazienti.  

 

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