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L’

Indice di benessere dell’allevamento (Iba) è un sistema di valutazione che stima la poten- zialità dei metodi d’allevamento e delle strut- ture a fornire un certo livello di benessere degli ani- mali. Si tratta di uno strumento a servizio degli alle- vatori,che serve ad identificare i punti deboli di un’a- zienda e permette al titolare di eseguire interventi mirati di adeguamento per migliorare il benessere del bestiame e la redditività della propria impresa. I criteri su cui si basa consistono principalmente nel- l’individuare le più gravi carenze del sistema e delle strutture d’allevamento e nel valorizzare gli aspetti più qualificanti per il benessere degli animali.

L’Iba prevede le seguenti azioni in successione:

sopralluogo aziendale con compilazione di una check-list per l’attribuzione di punteggi relativi al benessere, partendo da un numero di parametri oggettivi e facilmente misurabili;

input dei dati raccolti su apposito programma di archiviazione e valutazione del benessere animale;

restituzione automatica, da parte del program- ma di calcolo, dei punteggi parziali e totali, degli eventuali vincoli/non conformità previsti dalle

normative vigenti e della classificazione finale dell’azienda;

compilazione di una scheda che elenca il pun- teggio ottenuto, posiziona l’azienda in uno dei livelli di benessere prestabiliti (scarso, sufficien- te, buono, discreto, ottimo) e individua le più gravi carenze riscontrate per apportare modifi- che utili al miglioramento del livello di benesse- re del bestiame.

Il sistema Iba è stato messo a punto dal Crpa di Reg- gio Emilia in collaborazione con il dipartimento di Protezione e Valorizzazione agroalimentare (Dipro- val) dell’Università di Bologna per il comparto bovi- no da latte e con il dipartimento di Ingegneria agra- ria e forestale (Diaf) dell’Università di Firenze per i comparti bovino da carne e suino, nell’ambito di due progetti di sperimentazione finanziati dall’as- sessorato all’Agricoltura della Regione Emilia-Roma- gna. Quest’ultima, introducendo nel Programma di sviluppo rurale 2007-2013 la misura 215 relati- va ai pagamenti per il benessere animale, ha adot- tato l’Iba come sistema di valutazione dello stato di fatto degli allevamenti bovini che fanno richiesta di finanziamento.

I PARAMETRI UTILIZZATI

Il metodo è basato, da una parte, su parametri tec- nici consolidati, messi a punto da ricerca, speri- mentazione ed esperienza di allevatori, veterinari e tecnici e, dall’altra, sulla legislazione vigente: le nor- me specifiche per il benessere dei vitelli (direttiva 2008/119/CE) e la normativa generale per la prote- zione degli animali negli allevamenti per le altre categorie bovine, ossia vacche e bovini oltre sei mesi di età (direttiva 98/58/CE, recepita con decreto legi- slativo 26 marzo 2001, n. 146).

Questi sono i principali parametri considerati per l’attribuzione dei punteggi parziali:

per il punteggio generale (Gene): i principali dati produttivi, riproduttivi e gestionali, il con-

Il benessere delle bovine da latte in Emilia-Romagna

RICERCA E SPERIMENTAZIONE

LUGLIO/AGOSTO 2009

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SALUTE DEGLI ANIMALI

Nel triennio 2006-2008 il Crpa ha utilizzato il metodo Iba

per valutare le condizioni complessive degli allevamenti delle vacche di oltre 500 aziende del territorio regionale. I risultati ottenuti.

PAOLO ROSSI

ALESSANDRO GASTALDO Crpa, Reggio Emilia

Graf. 1 - Numero di aziende bovine da latte suddivise per livello di benessere

dell'allevamento.

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trollo di impianti, il personale di stalla (numero di addetti, qualifica, corsi di addestramento e for- mazione),le analisi periodiche dell’acqua di bevan- da, la frequenza di pulizia della mangiatoia, il tem- po massimo di permanenza delle bovine in zona di attesa, le strutture per il parto e l’isolamento, la quantità media di lettime distribuita in zona di riposo alle vacche e la frequenza di asporta- zione delle deiezioni da corsie e/o cunette;

per il punteggio edifici (Edif): l’indice di den- sità, dato dal rapporto tra la superficie coperta dell’edificio e il peso vivo totale degli animali presenti al suo interno; il tipo di tetto (numero di falde, presenza di isolamento e cupolini); l’in- dice di ventilazione, dato dal rapporto fra la su- perficie reale di ventilazione e quella teorica, cal- colata in base ai capi presenti, la distanza fra gli edifici, le correnti d’aria fredda e l’irraggiamen- to solare sugli animali; il livello di illuminazione artificiale;

per il punteggio categorie bovine (Cate): il numero di posti in zona di riposo, la superficie di stabulazione, le caratteristiche di zone di ripo- so e di alimentazione, il tipo e il numero di abbe- veratoi, lo spazio alla mangiatoia per ogni capo, le caratteristiche delle zone di esercizio (pad- dock), ecc.. Questo punteggio è dato dalla som- matoria dei punteggi relativi alle diverse cate- gorie bovine da latte (vacche in lattazione e in asciutta, tori, bovini da rimonta, vitelli pre e post-svezzamento).

SE LA STABULAZIONE È LIBERA, LE CONDIZIONI MIGLIORANO Nel triennio 2006-2008 il metodo Iba è stato uti- lizzato dal Crpa, in parte in collaborazione con i tecnici delle sedi provinciali dell’Associazione regio- nale allevatori dell’Emilia-Romagna, per valutare più di 500 aziende bovine da latte collocate sul ter- ritorio, in particolare nel comprensorio di produ- zione del Parmigiano-Reggiano: nelle province di Parma, Reggio Emilia e Modena si registra, infat- ti, la prevalenza assoluta delle imprese (circa l’81%

del totale).

Per le aziende bovine da latte nel loro complesso (grafico 1), soltanto il 43% del campione presenta un livello medio-alto di benessere, mentre il 30%

rimane al di sotto della soglia minima. La situazio- ne migliora sensibilmente, invece, se si considera- no soltanto gli allevamenti con stabulazione libera delle vacche in lattazione (tabella 1 a pag. 70): in questo caso la percentuale che presenta un livello almeno discreto di benessere rappresenta quasi l’80%, mentre quella che non raggiunge un livello

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sufficiente si riduce drasticamente al 2,4%. Al con- trario, non sembra buona la situazione degli alle- vamenti con stabulazione fissa delle vacche in latta- zione: la quota di imprese che non raggiunge un livello sufficiente di benessere si alza in maniera preoccupante al 62%. È bene ricordare, però, che la metodologia di calcolo dei punteggi non permette alle stalle a stabulazione fissa di superare il livello sufficiente di benessere.

COLLOCAZIONE ALTIMETRICA, DESTINAZIONE DEL LATTE

E NUMERO DEI CAPI

Interessante anche la classificazione delle azien- de in relazione alla loro collocazione altimetrica (tabella 1):

in montagna le percentuali sono molto simili a quelle calcolate per il totale delle aziende;

in collina la percentuale di aziende che presenta un livello almeno discreto di benessere si riduce al 28% (-15% rispetto al totale delle aziende), mentre quella che non raggiunge la sufficienza aumenta sensibilmente, passando al 40% (+10%

rispetto al totale);

in pianura la percentuale di aziende che presen- ta un livello almeno discreto di benessere arriva al 47% (+4% rispetto al totale), mentre quella

che non raggiunge un livello sufficiente cala al 26% (-4% rispetto al totale).

Analizzando separatamente i livelli di benessere del- le aziende a seconda della destinazione del latte pro- dotto, è possibile fare le seguenti considerazioni:

nel caso di latte destinato all’alimentazione la percentuale di aziende che presenta un livello almeno discreto di benessere aumenta fino al 59%, mentre quella che non raggiunge un livel- lo sufficiente cala al 13%;

nel caso di latte destinato alla trasformazione in formaggio la percentuale di aziende che pre- senta un livello almeno discreto di benessere è del 41%, mentre quella che non raggiunge la suffi- cienza aumenta al 31%.

Infine, se si prende in considerazione la capienza degli allevamenti in termini di numero di vacche in lattazione (tabella 2), è evidente che quelli medio- piccoli presentano maggiori carenze in relazione al benessere degli animali. Si passa, infatti, dal 49% di aziende a scarso livello di benessere per gli alleva- menti di dimensioni ridotte (fino a 50 vacche in lat- tazione), ad una percentuale nulla per le aziende di dimensioni elevate (oltre 300 vacche).

PUNTEGGIO MAGGIORE, COSTI MINORI

Occorre considerare il benessere dei propri anima- li, anche oltre i parametri minimi di legge, come condizione fondamentale per migliorare le tecni- che e le strutture d’allevamento e come opportu- nità per differenziare la produzione sul mercato.

A seguito di interventi di miglioramento del benes- sere i costi di produzione possono aumentare alme- no per i primi anni, ma poi dovrebbero scendere per gli effetti positivi sugli animali (salute, carriera, performance, ecc.). Esperienze preliminari svolte dal Crpa per il comparto bovino da latte dimostrano che allevamenti con un punteggio Iba più alto han- no costi di produzione più bassi.

RICERCA E SPERIMENTAZIONE

LUGLIO/AGOSTO 2009

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Tab. 1 - Numero di aziende suddivise per livello di benessere dell’allevamento, zona altimetrica

e tipologia di stabulazione delle vacche in lattazione.

Classe IBA con livello di benessere Scarso Sufficiente Discreto Buono Ottimo

Montagna numero aziende

Fissa*

14 7 --- --- ---

Libera 3 7 13

8 3

Collina numero aziende

Fissa*

33 21 --- --- ---

Libera 2 7 16

7 1

Pianura numero aziende

Fissa*

100 63 --- --- ---

Libera 2 40 83 71 29

Totale numero aziende

Fissa*

147 91 --- --- ---

Libera 7 54 112 86 33 (*) Le aziende con stalle a stabulazione fissa non possono superare il livello sufficiente di benessere.

Tab. 2 - Numero di aziende suddivise per livello di benessere dell’allevamento e classe di capienza di vacche in lattazione.

Classe IBA con livello di benessere Scarso Sufficiente Discreto Buono Ottimo Totale

Fino a 50 131 86 23 19 7 266

Da 51 a 100

25 43 59 48 14 189

Da 101 a 200

1 16 19 12 10 58

Da 201 a 300

0 1 8 4 1 14

Da 301 a 639

0 0 2 4 1 7

Totale aziende

157 146 111 87 33 534

Foto Arch. Crpa

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