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Cultura – Pag. 19 11 aprile 2008

“C'era una volta il Cd” Voci della rivoluzione digitale

SEMINARIO SUL RAPPORTO TRA TECNOLOGIE E CREATIVITÀ: OTTIME NOTIZIE PER CINEMA E NEWS, PIANGONO I DISCOGRAFICI

Lo schiaffone che ha colpito in pieno volto l'industria discografica ha lasciato un'impronta. Digitale.

Lo scambio gratuito di brani musicali, il tentativo di tutelare i diritti d'autore, la nascita dei telefonini onniscienti, le nuove frontiere della creatività come ad esempio i film autoprodotti: sono alcuni dei temi esaminati ieri al T Hotel di Cagliari durante il seminario

“Digital content production: musica, audio, video e tecnologie” organizzato da Sardegna Ricerche.

A coordinare gli interventi c'era Carlo Massarini, giornalista passato con entusiasmo dai vinili di quando conduceva “Per Voi Giovani” nel '71 ai megabyte delle canzoni scaricate dalla rete. E si è partiti proprio dalla musica al tempo del web per questa carrellata sulla creatività digitale. La parola ad Andrea Rosi, manager della SonyBMG, per un'analisi senza fronzoli sull'industria discografica, sulla sua «insipienza» e sulla crisi che la minaccia. Il problema è semplice: c'è sempre meno gente che compra i cd e ce n'è sempre di più che si va a cercare la musica più o meno gratis su internet. Tre elementi dipingono bene il quadro. Primo: Wal Mart, la catena che in America è di gran lunga al primo posto nella vendita di cd, ha intenzione di eliminare del tutto i dischetti dai suoi scaffali se la tendenza della vendite resterà così deprimente. Secondo: negli ultimi cinque anni l'industria discografica italiana ha perso il 40 per cento degli addetti, un'ecatombe occupazionale. Terzo: sono oltre cento milioni gli i-pod venduti nel mondo dalla Apple, che grazie al piccolo riproduttore di “musica compressa” ha visto aumentare il proprio valore societario di 65 miliardi di dollari. La colpa della crisi, ovviamente, non è della rivoluzione tecnologica ma di chi non ha saputo prevederla: «Per 40 i cambiamenti nel mondo della musica sono stati cambiamenti “di plastica”: dal disco alla cassetta fino al cd. Come dire: mai nessun problema nuovo in termini di distribuzione». Poi il botto, le note che viaggiano a cavallo di un file mp3, assoli di chitarra e rullate di batteria che si trasformano, «non sono più un bene ma un servizio - riassume Rosi - un po' come l'acqua che scorre nei bagni di questo hotel: se ora entrassi nella toilette al piano e aprissi il rubinetto potrei pensare che l'acqua sia un servizio gratuito, mentre in realtà è pagata con un canone». Ecco, così andrà per la musica: paghi un abbonamento e ne consumi quanta ne vuoi. E la consumi come la vuoi, nella forma che preferisci: come canzone ma anche come suoneria del cellulare, per esempio.

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Ed ecco entrare in scena un'altra figura fondamentale degli anni digitali: se l'industria discografica è la vittima di questa rivoluzione, il telefonino ne è l'alfiere. A spiegarlo è Stefano Lieto, web music editor della Nokia Italia. Il punto di partenza è molto chiaro:

Olli Pekka - il gran capo della Nokia - vuole liberare internet dal personal computer. Se Lieto lavorasse per la Ibm forse la direbbe al contrario, ovvero: vogliono scippare la rete al pc. Comunque la mettiate, il fatto è che nel cellulare si vanno addensando sempre più servizi, sempre più ricchezze immateriali, sempre più conoscenze. Per fare un esempio noto, le news in tempo reale: bip bip - hanno catturato Saddam . Per fare un altro esempio: le mappe satellitari. In realtà il futuro immediato del telefono mobile è trasformarsi (anche) in navigatore satellitare pure per chi va a piedi. Un “Tom tom pedonale” prezioso soprattutto per chi va in giro con il naso per aria in una città che non conosce. E chi è che fa cose di questo genere? Un turista, ovvio. E infatti ecco che accanto alle mappe satellitari, accanto alla musica, oltre alle notizie e ai videogiochi, il telefono conterrà anche indicazioni sui luoghi, i monumenti, i paesi. Una guida del touring nella tastiera, in pratica. Ovviamente non è finita qui perché c'è un altro capitolo dell'era digitale, importante quanto la musica, che il telefono deve ancora esplorare per bene. È il cinema, alla faccia di quanti rabbrividiscono all'idea di guardare un film sulla minuscolo superficie di un display telefonico. Hanno perfettamente ragione, ma in futuro quel display sarà sempre più il Quarto Schermo, dopo il cinema, la tv e il personal computer.

Detto questo, gli amanti dei film si rallegrino: le novità non si riducono alla possibilità di vedere Tom Cruise in miniatura tra un messaggino e uno squillo a casa. La cosa più interessante è che il cinema comincia a diventare un'attività alla portata di tutti, o almeno di molti. Si tratta del cosiddetto cinema collaborativo, al centro dell'intervento del docente di sociologia della ricerca Davide Bennato. Per chiarire il concetto, pensate ai filmetti delle vacanze che generazioni di parenti e amici hanno dovuto subire, sbadigliando fino allo slogamento della mandibola. Ora prendete la cinepresa in super otto e datele un colpetto di bacchetta magica: adesso l'aspirante regista ha un cast, un pubblico ben più ampio del parentado stanco e la possibilità di sbizzarrirsi con gli effetti speciali. Questa è in sintesi la condizione in cui può mettere - nei migliori dei casi - il cinema collaborativo, cioè quel cinema dal basso che generalmente nasce su internet, nei blog di appassionati di una saga o di un'altra (le storione tolkieniane, o le saghe della fantascienza). Sono gli internauti ad offrirsi volontari per interpretare personaggi e comparse a costo zero: basta che la trama li acchiappi, li entusiasmi. Questo, oltre alla diffusione della tecnologia digitale, consente di abbattere i costi entro qualche migliaio di euro. Gli effetti speciali? Ci pensa il computer, Adobe può dotare qualunque attore di spada laser, in fase di post produzione. Quanto al pubblico, è la stessa community. Certo,

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a girare un film collaborativo generalmente ci si diverte molto ma non ci si guadagna un euro, ma nessuno ha detto che il digitale è perfetto. È solo rivoluzionario.

Celestino Tabasso

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