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Allegato Q - Valutazione Incidenza Ambientale - parte 1 (9519 KB)

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Provincia di Treviso Comune di Cimadolmo

Studio di Incidenza Ambientale - Screening

Realizzazione di un impianto per la produzione conglomerati bituminosi sito in località San Michele di Piave

in Comune di Cimadolmo (TV)

Ai sensi della D.G.R. 2299/2014

Proponente

Euroasfalti S.r.l. Via Passo Lovadina, 1

31010 S. Michele di Piave - Cimadolmo (TV)

Responsabile redazione Studio di Incidenza Ambientale - Screening

SPIN-OFF Università di Ferrara Via Piangipane, 141 int. 5 44121 Ferrara (FE) info@pec.geotema.it

Ferrara Ϯϭ.12.2016

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1

Studio di

Incidenza Ambientale - Screening -

Realizzazione di un

impianto per la produzione conglomerati bituminosi sito in località San Michele di Piave

in Comune di Cimadolmo (TV)

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Indice

Premessa ... 5

Normativa di riferimento ... 5

Selezione preliminare (Screening) ... 8

1 FASE 1 - Necessità di procedere con lo studio per la valutazione di incidenza ... 8

2 FASE 2 - Descrizione dell’intervento - individuazione e misura degli effetti ... 8

2.1 Descrizione dell’intervento... 8

2.1.1 Ubicazione dell’intervento ... 8

2.1.2 Aree direttamente interessate e caratteristiche dimensionali ... 9

2.1.3 Descrizione dell’impianto e del ciclo produttivo ... 13

Produzione di conglomerati bituminosi ... 13

Produzione di manufatti e prodotti per l’edilizia ... 18

2.1.4 Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali ... 18

2.1.5 Utilizzo delle risorse... 19

2.1.6 Cronoprogramma (costruzione, funzionamento, dismissione, recupero) ... 19

2.1.7 Misure precauzionali previste dall’intervento... 19

2.1.8 Efficacia e operatività del progetto ... 21

2.2 Identificazione e misura degli effetti ... 22

2.2.1 H01.03 - Altre fonti puntuali di inquinamento delle acque superficiali ... 23

2.2.2 H02 - Inquinamento delle acque sotterranee (sorgenti puntiformi e diffuse) ... 25

2.2.3 H04.02 - Immissioni di azoto e composti dell’azoto e H04.03 - Altri inquinanti dell’aria ... 26

2.2.4 H05 - Inquinamento del suolo e rifiuti solidi (esclusi i rifiuti regolarmente gestiti dalle discariche) e H05.01 - Presenza di immondizia e altri rifiuti solidi ... 28

2.2.5 H06.01.01 - Inquinamento da rumore e disturbi sonori puntuali o irregolari ... 28

2.2.6 Caratterizzazione degli effetti ... 34

2.3 Definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi ... 38

2.4 Identificazione di tutti i piani, progetti e interventi che possono interagire congiuntamente .... 39

3 FASE 3 - Valutazione della significatività degli effetti ... 40

3.1 Descrizione dei siti della Rete Natura 2000 ... 40

3.1.1 ZPS IT3240023 “Grave del Piave” ... 40

3.1.2 SIC IT3240030 “Grave del Piave, Fiume di Soligo, Fosso di Negrisia” ... 57

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3

3.2 Identificazione degli elementi dei siti della Rete Natura 2000 interessati dall’intervento ... 60

3.2.1 Indicazioni e vincoli derivanti dalla normative vigenti e dagli strumenti di pianificazione ... 64

PTRC - Piano Territoriale Regionale di Coordinamento... 65

PTA - Piano di Tutela delle Acque ... 71

PSSIP - Piano stralcio di bacino per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del Piave ... 72

PTCP - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ... 74

PRG - Piano Regolatore Generale del Comune di Cimadolmo ... 78

PAT - Piano di Assetto del Territorio del Comune di Cimadolmo ... 79

ZAC - Piano di Classificazione Acustica del Territorio del Comune di Cimadolmo ... 81

PdG ZPS IT3240023 Grave del Piave - Piano di Gestione sito ZPS IT3240023 Grave del Piave .... 83

Sintesi delle conformità del progetto con gli strumenti pianificatori ... 94

3.2.2 Identificazione degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie nei confronti dei quali si producono ... 95

3.2.3 Previsione e valutazione della significatività degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie ... 99

4 FASE 4 - Sintesi delle informazioni ed esito della selezione preliminare ... 104

ALLEGATI:

· Carta di identità del dichiarante

· Dichiarazione sostitutiva di certificazione (Allegato G D.G.R.V. 2299/2014)

· Dichiarazione liberatoria di responsabilità sulla proprietà industriale e intellettuale (Allegato F D.G.R.V.

2299/2014)

· Tavola 1 - Area di influenza E02.03 in formato .pdf

· Tavola 2 - Area di influenza E05 in formato .pdf

· Tavola 3 - Area di influenza G01.03 in formato .pdf

· Tavola 4 - Area di influenza G05.09 in formato .pdf

· Tavola 5 - Area di influenza H04.02 in formato .pdf

· Tavola 6 - Area di influenza H04.03 in formato .pdf

· Tavola 7 - Area di influenza H06.01.01 in formato .pdf

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4

· Archivio “Tavola Unica Euroasfalti S.r.l.” in formato .zip contenente la cartografia realizzata in formato .shp, e comprendente le seguenti cartelle/file:

- Area d'intervento - CTR

- Estensione fattori perturbativi individuati - Habitat ZPS - SIC

- ZPS - SIC

- Tavola Unica Euroasfalti S.r.l. .mxd

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Premessa

La presente valutazione d’incidenza, redatta ai sensi della D.G.R. n. 2299 del 9 dicembre 2014, viene allegata alla procedura di assoggettabilità alla VIA (Screening) presentata e relativa all’attività svolta nell’impianto per la produzione di conglomerati bituminosi della Ditta Euroasfalti S.r.l., ubicato in Via Passo Lovadina n. 5, in località San Michele di Piave (Comune di Cimadolmo - TV).

La valutazione d’incidenza è un procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano, programma o progetto che possa avere incidenze significative su sito esistente o potenziale della Rete Natura 2000 singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Tale procedura è stata introdotta dall’art. 6, comma 3, della direttiva

“Habitat” con lo scopo di salvaguardare l’integrità dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l’equilibrio ambientale.

L’obiettivo della direttiva è però più vasto della sola creazione della rete, avendo come scopo dichiarato di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante attività di conservazione, non solo all’interno delle aree che costituiscono la Rete Natura 2000, ma anche con misure di tutela diretta delle specie la cui conservazione è considerata un interesse comune di tutta l’Unione.

La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce pertanto lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie, e l’uso sostenibile del territorio.

Normativa di riferimento

Di seguito vengono richiamati i principali provvedimenti normativi di settore.

NORMATIVA COMUNITARIA

· Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” del Consiglio del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, e modifiche nelle seguenti direttive: 81/854/CEE, 85/411/CEE, 86/122/CEE, 91/244/CEE, 94/24/CE, 97/49/CE.

· Direttiva 92/43/CEE “Habitat” del Consiglio del 21 maggio 1992 - relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

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· Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio - del 27 giugno 2001 - concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente.

NORMATIVA NAZIONALE

· D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.

· D.M. 3 aprile 2000 - Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE.

· D.M. 3 settembre 2002 fornisce le linee guida per l’attuazione della strategia comunitaria e nazionale rivolta alla salvaguardia della natura e della biodiversità, oggetto delle direttive comunitarie habitat (92/43/CEE) e uccelli (79/407/CEE).

· D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.

· D.M. 17 ottobre 2007 - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS).

· D.Lgs. 7 Luglio 2011, n. 121 - Attuazione della direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente, nonché della direttiva 2009/123/CE che modifica la direttiva 2005/35/CE relativa all’inquinamento provocato dalle navi e all’introduzione di sanzioni per violazioni. G.U. n. 177 del 1/8/2011.

NORMATIVA REGIONALE

· D.G.R. del 27 luglio 2006, n. 2371 - Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE. D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357.

Approvazione del documento relativo alle misure di conservazione per le Zone di Protezione Speciale ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e del D.P.R. 357/1997.

· Circolare esplicativa (prot. n. 250930/57.00 del 8 maggio 2009 a cura dell’Autorità competente per l’attuazione nel Veneto della Rete Ecologica Europea Natura 2000) in merito alla classificazione degli habitat di interesse comunitario e alle verifiche, criteri e determinazioni da assumersi nelle Valutazioni di incidenza di cui alla direttiva 92/43/CEE e all’art. 5 del D.P.R. 357/1997 e s.m.i..

· D.G.R. del 27 novembre 2014, n. 2200 - Approvazione del database della cartografia distributiva delle specie della Regione Veneto a supporto della valutazione di incidenza (D.P.R. n. 357/97 e successine modificazioni, artt. 5 e 6).

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· D.G.R. del 9 dicembre 2014, n. 2299 - Nuove disposizioni relative all’attuazione della direttiva comunitaria 92/43/CEE e D.P.R. 357/1997 e ss.mm.ii. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative.

Il seguente studio viene redatto e strutturato seguendo i criteri metodologici ed i contenuti previsti dalla D.G.R. della Regione Veneto n. 2299 del 9 dicembre 2014; in particolare, l’Allegato A a tale D.G.R. prevede una:

- Selezione preliminare (Screening), che si compone di quattro fasi sequenziali che devono essere sempre svolte:

§ la prima fase verifica la necessità di procedere con lo studio in quanto il piano, progetto o intervento non ricade tra quelli soggetti alla procedura per la valutazione di incidenza;

§ la seconda fase descrive il piano, progetto o intervento e ne individua e misura gli effetti;

§ la terza fase verifica se gli effetti si traducano in incidenze significative negative sugli habitat e le specie tutelati nei siti della rete Natura 2000;

§ la quarta fase riassume le informazioni delle precedenti ed è sottoscritta per autenticità dagli estensori dello studio.

- Valutazione appropriata, da effettuare nei casi in cui siano evidenziate incidenze significative negative su habitat o specie, che esamina:

§ le soluzioni alternative al piano, progetto o intervento;

§ le eventuali misure di mitigazione;

§ le eventuali misure di compensazione in deroga a quanto disposto dalla Direttiva 92/43/Cee e dal D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii. (esclusivamente nei casi in cui sussistano motivi imperativi di rilevante interesse pubblico).

La presente relazione viene redatta al fine di valutare le possibili interferenze generate dalla realizzazione e dal funzionamento di un impianto per la produzione di conglomerati bituminosi, situato nell’area golenale in sinistra idraulica del fiume Piave presso la località San Michele di Piave (Comune di Cimadolmo - TV).

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Selezione preliminare (Screening)

1 FASE 1 - Necessità di procedere con lo studio per la valutazione di incidenza

In questa fase viene valutato se il piano/progetto/intervento rientra tra quelli per i quali non è necessaria la valutazione di incidenza, secondo quanto definito nel Paragrafo 2.2 dell’Allegato A alla D.G.R. 2299/2014.

In particolare l’intervento oggetto di studio non rientra fra quelli riportati nel Paragrafo 2.2 dell’Allegato A della D.G.R. n. 2299 del 9 dicembre 2014, che per loro intrinseca natura possono essere considerati non significativamente incidenti sulla rete stessa; risulta pertanto necessario proseguire la redazione dello studio, al fine di identificare e valutare le eventuali interferenze fra l’intervento ed i siti della Rete Natura 2000 in cui ricade.

2 FASE 2 - Descrizione dell’intervento - individuazione e misura degli effetti

2.1 Descrizione dell’intervento

La ditta Euroasfalti S.r.l., operante nella produzione e commercializzazione di conglomerati bituminosi, è proprietaria di un moderno impianto industriale per la produzione di circa 350.000 ton/anno di conglomerati bituminosi, sito in località San Michele di Piave. Tale impianto, a causa di una situazione di crisi congiunturale risultafermo ed inattivo fin dal giugno 2009.

2.1.1 Ubicazione dell’intervento

Il territorio nel quale si inserisce l’intervento oggetto di questa relazione, si presenta caratterizzato da un paesaggio tipicamente agricolo, nel quale si denotano, soprattutto lungo gli argini del fiume Piave, attività di lavorazione di materiali inerti ed impianti di betonaggio.

In particolare, il sito d’intervento è ubicato lungo la Via Passo Lovadina in un’area di pertinenza idraulica del fiume Piave, in vicinanza del rilevato arginale, a sud-ovest rispetto all’abitato di San Michele di Piave dal quale dista circa 300 m (Figura 2-1). Tale area è censita nel catasto del Comune di Cimadolmo nel Foglio di mappa n. 4, Mappali: 192, 496 e 497 (viabilità di servizio, verde e parcheggi interessano anche i Mappali 373 e 502), e viene classificata dal PRG comunale comezona di rispetto ambientale di tipo A, B e C sulla quale è inserita un’”area di pertinenza attività produttiva da confermare (art. 35)”.

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Figura 2-1 - Inquadramento dell’area d’intervento rispetto al centro abitato di San Michele di Piave.

2.1.2 Aree direttamente interessate e caratteristiche dimensionali

L’area in oggetto, il cui piano campagna è posto ad una quota media di circa 40 m s.l.m., è ubicata nella parte centrale della Provincia di Treviso, in sinistra idrografica del fiume Piave, all’interno della sua golena.

Dal punto di vista geologico la zona rientra nel settore dell’Alta Pianura trevigiana, separato da quello della Bassa Pianura dalla fascia delle risorgive. Tale settore, esteso per una striscia larga mediamente dieci chilometri, è caratterizzato da un materasso alluvionale che si sviluppa dalla fascia delle risorgive fino a ridosso dei rilievi prealpini, costituito quasi esclusivamente da ghiaie in matrice più o meno sabbiosa, per spessori di alcune centinaia di metri; intercalate a tali ghiaie si possono rinvenire sottili lenti sabbiose, talora limose, con potenza decimetrica.

Secondo l’elaborato “Unità geomorfologiche” del PTCP della Provincia di Treviso, l’area di intervento ricade nell’unità geomorfologica “Piave di Nervesa (alta pianura)” mentre poco più a sud è presente l’unità “Alveo attuale del Piave” (Figura 2-2).

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Figura 2-2 - Stralcio dell’elaborato “Unità geomorfologiche” del PTCP della Provincia di Treviso. Il cerchio rosso indica l’area di studio.

Per descrivere queste due unità si è fatto riferimento a quanto riportato nell’Allegato AA “Schema sintetico delle unità geomorfologiche della provincia di Treviso” del PTCP provinciale; in particolare:

· Piave di Nervesa (alta pianura): tale unità si origina allo sbocco del Piave presso la stretta di Nervesa e si allarga a ventaglio sino alla fascia delle risorgive dove la transizione con l’unità del Piave di Nervesa di bassa pianura si realizza attraverso digitazioni coincidenti planimetricamente con le principali paleo-direttrici fluviali. La tessitura prevalente dei sedimenti superficiali è ghiaioso-sabbiosa. Il Piave, caratterizzato da un tipico letto largo a canali intrecciati, attraversa l’unità in senso mediano, in direzione sud-est. La transizione tra alta e bassa pianura è ben marcata dalla fascia delle risorgive.

Numerose le tracce di paleoalvei braided, fitte e minute, addensate secondo le principali direttrici di antico scorrimento del Piave. Alcune datazioni eseguite su paleocanali consentono di attribuire il settore apicale del megafan di Nervesa all’Olocene medio-superiore.

· Alveo attuale del Piave: il fiume Piave attraversa l’intero territorio trevigiano ed è contraddistinto da un alveo mobile, molto largo e poco profondo, per la gran parte di tipo braided. Il suo tracciato è stato interessato da migrazioni laterali dell’alveo con fenomeni di erosione di sponda, deposizioni di barre fluviali e abbandono di tracciati anche per estensioni elevate. Il corso del fiume risulta per la gran parte inciso nella pianura, che risulta pertanto terrazzata.

Rispetto alla componente idrogeologica, l’area è ubicata ad ovest del limite superiore della fascia delle risorgive. Da quanto riportato nella “Carta della soggiacenza provinciale”, la falda freatica presenta una

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soggiacenza al disotto del piano campagna compresa tra i 10 ed i 15 m di profondità (Figura 2-3), mentre dalla “Carta della freatimetria provinciale”, è stato possibile osservare come la direzione di deflusso generale di questa falda, nell’intorno dell’area dell’intervento, sia verso est – sud-est (Figura 2-4).

Figura 2-3 - Stralcio “Carta della soggiacenza provinciale” del PTCP della Provincia di Treviso. Il cerchio rosso indica l’area di studio.

Figura 2-4 - Stralcio “Carta della freatimetria provinciale” del PTCP della Provincia di Treviso. Il cerchio rosso indica l’area di studio.

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Relativamente all’uso del suolo invece, dalla Tavola A04 “Carta dell’uso del suolo” del PAT adottato del Comune di Cimadolmo, si evince come l’area di intervento sia classificata fra i “Terreni modellati artificialmente” con codice “13100 - Aree estrattive” (Figura 2-5).

Figura 2-5 - Stralcio “Carta dell’uso del suolo” del PAT adottato del Comune di Cimadolmo. Il poligono rosso indica l’area di studio.

All’interno di questo contesto di riferimento, l’area di intervento presenta una superficie di circa 15.200 m2 di cui:

· circa 2.288 m2 di area di produzione conglomerato bituminoso, comprensiva di rampa per il carico delle tramogge, predosatori, nastri trasportatori, cilindro di essiccazione, filtro a maniche, vagli, elevatore a tazze, sili di stoccaggio filler, cisterne stoccaggio bitume, mescolatore, cabina di comando, pese;

· circa 2.900 m2 di area di stoccaggio rifiuti non pericolosi, nella quale vengono posizionati –suddivisi a seconda del loro codice di appartenenza– i rifiuti non pericolosi in ingresso all’area di impianto, per un massimo di 5.100 ton;

· circa 4.747 m2 di aree di stoccaggio materie prime inerti lapidei;

· la restante superficie è interessata dai piazzali per la viabilità.

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L’intera area produttiva dell’azienda, completamente recintata, si presenta pavimentata e servita da due reti di raccolta distinte delle acque meteoriche; entrambe le reti sono dotate di una condotta di scarico che, a valle dei rispettivi pozzetti di ispezione, si uniscono in una sola che recapita le acque nel fiume Piave (autorizzazione allo scarico rinnovata con decreto del Dirigente del Settore Ambiente e Pianificazione Territoriale della Provincia di Treviso in data 1 agosto 2012, n. Reg. Decreti 390/2012).

2.1.3 Descrizione dell’impianto e del ciclo produttivo

Figura 2-6 -Schema a blocchi dei processi produttivi dell’attività di recupero.

Produzione di conglomerati bituminosi

Nell’impianto in oggetto la realizzazione di conglomerati bituminosi avviene tramite la miscelazione, in

percentuali predeterminate, di materiali litoidi inerti di varia granulometria (sabbia, ghiaia, filler) –preventivamente riscaldati–, e bitume preriscaldato a 160-180 °C. Oltre a ciò, in sostituzione di parte della

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quota della materia prima di carica (inerti), vengono introdotti rifiuti non pericolosi provenienti principalmente da attività di manutenzione del fondo stradale, riducendo pertanto la quantità degli stessi da avviare a smaltimento.

Tali rifiuti non pericolosi vengono introdotti in numero e percentuale variabile rispetto al totale degli inerti vergini; nei processi a caldo ed a freddo ad esempio le caratteristiche tecnologiche attuali del processo di produzione ne consentono un impiego fino al 45% del peso totale della miscela. La distribuzione quantitativa annua di recupero dei rifiuti non pericolosi prevista si può così suddividere:

RIFIUTI NON PERICOLOSI UTILIZZATI NEL CICLO PRODUTTVO

TIPOLOGIA QUANTITA’ (ton/anno)

4.4

Scorie di acciaierie, scorie provenienti dalla fusione in forni elettrici, a combustibile o in convertitori a ossigeno di leghe di metalli ferrosi e dai successivi trattamenti di affinazione delle stesse [10.02.02], [10.09.03], [10.02.01]

25.000

7.6 Conglomerato bituminoso [17.03.02] 50.200

7.25 Terre e sabbie esauste di fonderia di seconda fusione dei metalli ferrosi [100910],

[10.09.12], [10.09.06], [10.09.08], [16.11.02], [16.11.04] 10.000

La potenzialità annua di produzione di conglomerato bituminoso mediante tale processo è stimata in circa 350.000 ton; detta quantità costituisce l’effettiva potenzialità annua complessiva, comprendendo anche il conglomerato bituminoso che verrà prodotto senza l’impiego di rifiuti (fresati).

In particolare, il processo produttivo a caldo segue il seguente ciclo:

A. verifica dei rifiuti in ingresso;

B. stoccaggio;

C. selezione preventiva;

D. carico predosatori e predosaggio;

E. alimentazione all’essiccatore;

F. vagliatura;

G. dosaggio;

H. mescolazione,

I. impianto trattamento emissioni;

J. stoccaggio del conglomerato bituminoso e carico automezzi.

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A. Verifica dei rifiuti in ingresso

Verifica preventiva all’accettazione, della tipologia e qualità dei rifiuti in ingresso nell’impianto; detta operazione avrà luogo, sul piano della pesa per autocarri collocata esternamente all’area produttiva ed ad essa parallela, con i rifiuti ancora sul cassone dell’automezzo. Nelle immediate vicinanze di quest’area saranno collocati dei contenitori di sabbia, in modo che, nell’accidentale ipotesi che vi siano dei sversamenti di reflui, questi potranno essere immediatamente assorbiti; successivamente, la sabbia potenzialmente contaminata, sarà conferita a smaltimento.

B. Stoccaggio

Le materie prime ed i rifiuti accettati sono stoccati in cumuli sul piazzale e dagli stessi, mediante pala gommata, vengono prelevati per alimentare l’impianto di selezione preventiva (solo per i rifiuti) ovvero direttamente i predosatori (materie prime e rifiuti) costituiti da tramogge di numero variabile a seconda delle granulometrie impiegate.

C. Selezione preventiva

Il rifiuto (fresato tip. 7.6) di pezzatura grossolana, ove occorra, è alimentato a tale sezione impiantistica che provvede alla frantumazione/vagliatura ottenendone la più opportuna selezione granulometrica. Tale attività viene svolta con un impianto di vagliatura e macinazione specificatamente previsto.

D. Carico predosatori e predosaggio

I materiali provenienti direttamente dallo stoccaggio ed eventualmente solo per il rifiuto (fresato tip. 7.6) proveniente dalla selezione preventiva, sono caricati sulle tramogge di predosaggio, sono estratti dalla bocca di scarico dei medesimi predosatori mediante un nastro trasportatore a velocità variabile per permettere il controllo delle quantità da impiegare secondo le granulometrie prestabilite dalle ricette del prodotto che si intende confezionare. Specificatamente per il solo rifiuto (fresato tip. 7.6) la frantumazione/vagliatura preventiva è prevista all’occorrenza qualora non già effettuata, anche successivamente alla fase qui descritta con specifica sezione impiantistica.

E. Alimentazione all’essiccatore

Tramite un nastro trasportatore che –partendo dai nastri collettori dei predosatori– raccoglie i vari aggregati predosati, gli ingredienti di miscela (sabbie, ghiaie) vengono trasferiti al cilindro essiccatore cui compete la

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funzione di essiccazione e riscaldamento dei medesimi. La fase di preriscaldamento e di essiccazione degli aggregati avviene in un essiccatore cilindrico a fiamma diretta con un bruciatore alimentato a gas metano dalla potenzialità di circa 14.000.000 di kcal/ora. Gli aggregati minerali, caricati ad una estremità del cilindro essiccatore, procedono per azione di un’apposita palettatura e per gravità all’interno del tamburo in controcorrente rispetto ai prodotti di combustione da cui assorbono il calore per essere infine scaricati all’estremità opposta ad una temperatura di circa 160/180 °C (variabile in funzione del grado di umidità iniziale del materiale immesso).

In zona specificatamente progettata allo scopo viene introdotto, senza infiltrazioni di aria fredda, il conglomerato “fresato” di recupero. Il materiale immesso non viene inserito nel cilindro essiccatore e pertanto non viene assolutamente a diretto contatto con i gas caldi della fiamma ma è semplicemente riscaldato con un sistema di pale a “recupero di calore”, e successivamente miscelato agli inerti vergini che vengono scaricati nell’elevatore a tazze di cui al successivo punto f) per il successivo trasferimento al mescolatore dell’impianto. In tal modo il riscaldamento del riciclato è graduale.

F. Vagliatura

Gli aggregati all’uscita dalle sezioni impiantistiche precedenti verranno inviati, tramite un elevatore a tazze, o direttamente alle tramogge di dosaggio o ad un vaglio vibrante costituito da più reti di selezione, aventi ognuna una misura preordinata, che riseleziona il medesimo materiale in classi granulometriche il più possibile omogenee che verranno anch’esse raccolte in apposite tramogge di dosaggio collocate sotto al vaglio stesso.

G. Dosaggio

Gli ingredienti così selezionati dalle operazioni di predosaggio o vagliatura, e stoccati nelle apposite tramogge, verranno prelevati nelle quantità desiderate dosandoli con l’ausilio di bilance di pesatura e convogliati al mescolatore.

H. Mescolazione

Al mescolatore, oltre a confluire gli ingredienti di granulometria grossa (sabbie, ghiaie, rifiuti in questione), saranno convogliate –con percorso indipendente per mezzo di trasportatori a coclea stagna ed elevatore a tazze– gli ingredienti a granulometria fine (filler) preliminarmente stoccati in appositi sili. Alla miscela così ottenuta si aggiungerà infine, nelle quantità e con le caratteristiche desiderate, il bitume preriscaldato alla

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temperatura di circa 160-180 °C che, prelevato dalle cisterne di stoccaggio con apposita pompa e dopo pesatura, verrà spruzzato all’interno del mescolatore durante la fase di miscelazione. Nel mescolatore si tende a realizzare l’intimo contatto tra gli aggregati minerali (materie prime e rifiuti) ed il bitume al fine di favorire la migliore omogeneizzazione della miscela.

I. Impianto trattamento emissioni

L’emissione originata dalle fasi di essiccazione dei materiali e mescolazione del conglomerato sarà convogliata con apposite canalizzazioni all’impianto di trattamento, costituito da filtro a maniche in tessuto (emissione E1) nel rispetto della normativa vigente. Le polveri abbattute dal filtro a maniche (denominate filler) saranno convogliate, tramite coclee stagne, nel relativo silo di stoccaggio preliminarmente al loro impiego nel medesimo processo di produzione dei conglomerati bituminosi.

J. Stoccaggio del conglomerato bituminoso e carico automezzi

Dall’uscita del mescolatore il conglomerato bituminoso ottenuto verrà caricato immediatamente sui mezzi per il trasporto, od immagazzinato in appositi sili dai quali potrà essere successivamente prelevato per caduta e trasferito con automezzi –muniti di appositi teloni di copertura del carico–, ai luoghi di impiego per essere posto in opera. Il funzionamento dell’impianto verrà sorvegliato da un operatore dalla cabina di comando e gestito attraverso un sistema computerizzato mediante comandi a video inviati tramite mouse.

Tutte le operazioni dell’impianto saranno completamente monitorate nella cabina di controllo e qualsiasi anomalia verrà evidenziata con messaggi sul monitor. Le operazioni di manutenzione e riparazione verranno eseguite con impianto/componente completamente disalimentato e sotto la supervisione del responsabile di impianto.

Rispetto al ciclo tecnologico illustrato per il processo a caldo, quello di produzione di conglomerati bituminosi a freddo non prevede l’utilizzo del cilindro essiccatore, non più necessario, impiegando lo stesso impianto sopra descritto.

In alternativa si potrà utilizzare lo specifico impianto mobile col quale, previo stoccaggio ed eventuale selezione preventiva dei materiali di carica (medesime fasi B e C sopra descritte), si realizza la mescolazione degli ingredienti di carica: inerti vergini e rifiuti non pericolosi con additivi e legante bituminoso.

(19)

18

Produzione di manufatti e prodotti per l’edilizia

L’attività di recupero rifiuti non pericolosi svolta è inoltre finalizzata alla produzione di “materiali per costruzione”, nel cui processo produttivo è prevista la seguente distribuzione quantitativa annua di recupero:

RIFIUTI NON PERICOLOSI UTILIZZATI NEL CICLO PRODUTTVO

TIPOLOGIA QUANTITA’ (ton/anno)

7.6 Conglomerato bituminoso [17.03.02] 97.800

I rifiuti in questione ed eventualmente le materie prime inerti vergini verranno prelevati, mediante una pala meccanica, dai loro piazzali di stoccaggio (per i rifiuti l’area dedicata alla messa in riserva) e, dopo una selezione preventiva nel medesimo impianto di cui alla sezione “C” del processo di produzione di conglomerati bituminosi, saranno eventualmente mescolati con aggregati inerti vergini per il confezionamento di materiale per costruzioni stradali e piazzali industriali. I materiali prodotti verranno stoccati in cumuli pronti per essere commercializzati od eventualmente caricati su camion per il successivo trasporto a destino.

2.1.4 Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali

I fabbisogni dell’intervento in oggetto sono riferiti alle necessità di adeguamento infrastrutturale, di incremento dei trasporti ed adeguamento della rete viaria.

La realizzazione dell’impianto per la produzione di conglomerati bituminosi all’interno dell’area della ditta non ha comportato la costruzione di nuove infrastrutture viarie, ad esclusione del breve tratto di raccordo (40 m circa) fra l’ingresso dell’area d’impianto e la Via Passo Lovadina che risulta essere privato. Tale strada, già utilizzata dagli automezzi diretti alle altre attività presenti nel comparto produttivo, sarà interessata anche dal passaggio di quelli in arrivo e/o partenza dalla ditta Euroasfalti S.r.l. durante la fase di esercizio dell’impianto. Nel dettaglio, i mezzi pesanti in ingresso si suddivideranno fra autocarri pieni che trasportano rifiuti o materiali lapidei vergini da utilizzare nell’impianto, ed autocarri vuoti che verranno a prelevare il conglomerato bituminoso prodotto o le MPS; inoltre vi sarà una quota di autocarri adibiti al trasporto di bitume ed eventualmente del filler d’apporto.

I principali flussi di traffico si verificheranno nelle prime ore della mattinata (dalle 6 alle 12) e nel pomeriggio (dalle 13 alle 18); considerando inoltre che spesso si presenta –da parte della committenza– l’esigenza di non far interferire i lavori stradali con il traffico veicolare nelle ore diurne di punta, può presentarsi l’eventualità

(20)

19

di produrre e trasportare il conglomerato bituminoso nei cantieri di posa anche durante il periodo notturno (per alcune ore dopo le 22 o prima delle 6).

Considerando che la stima del flusso veicolare pesante –calcolata sulla massima produttività prevista per il conglomerato bituminoso (circa 350.000 ton/anno), tenendo conto anche delle MPS pari a 97.800 ton/anno–

prevede un ingresso di circa 7 automezzi/ora per 250 giorni/anno, si ritiene la viabilità esistente adeguata a supportare tale flusso.

2.1.5 Utilizzo delle risorse

Le risorse ambientali del territorio che possono aver subito o subire incidenza a seguito della realizzazione e del funzionamento dell’impianto in oggetto sono riferibili a suolo, aria ed acqua.Per un’analisi completa dei potenziali fattori di inquinamento e/o disturbo ambientale, e degli effetti ad essi correlati, si rimanda al paragrafo 2.2 del presente documento.

2.1.6 Cronoprogramma (costruzione, funzionamento, dismissione, recupero)

In merito al cronoprogramma del progetto, si ricorda come l’impianto sia già stato realizzato ma risultafermo ed inattivo fin dal giugno 2009; la fase di funzionamento inizierà dal momento dell’ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie mentre, rispetto alle fasi di dismissione e recupero, non è invece possibile quantificarne la tempistica.

2.1.7 Misure precauzionali previste dall’intervento

L’intervento ha previsto, durante la fase di cantiere, l’utilizzo di alcune misure precauzionali atte ad attenuare possibili effetti negativi al quadro ambientale. Gli accorgimenti attuati hanno riguardato:

· lo sfruttamento della viabilità principale esistente;

· l’utilizzo di macchine operatrici proporzionate all’intervento da effettuare ed in condizioni di efficienza ottimale (limitazione delle emissioni gassose, dei rumori, ecc.);

· il deposito dei materiali funzionali al cantiere in luoghi circoscritti e protetti;

· lo stoccaggio dei materiali di risulta in aree adeguate con le modalità previste dalla normativa;

· la bagnatura dei percorsi per limitare la creazione di polveri.

Rispetto alla fase di esercizio invece, verranno adottate le seguenti misure precauzionali:

· lo sfruttamento della viabilità principale esistente;

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20

· la pulizia giornaliera delle aree esterne di servizio all’impianto e, in caso di giornate particolarmente siccitose, la bagnatura superficiale dei cumuli con acqua, al fine di limitare la creazione di polveri;

· lo spegnimento degli automezzi che sostano in attesa del carico (limitazione delle emissioni gassose);

· la periodica pulizia dei mezzi al fine di ridurre le emissioni connesse al loro utilizzo.

Il progetto ha previsto inoltre la separazione delle reti di raccolta delle acque meteoriche provenienti rispettivamente:

· dai piazzali dove verranno depositati solamente i materiali inerti;

· dai piazzali dove verranno depositati i materiali bituminosi fresati e da quelli interessati dal carico degli autotreni con materiali bituminosi finiti.

Entrambe le reti di raccolta sono dotate di pozzetti di ispezione.

In osservanza della L.R. n. 17 del 7 agosto 2009 “Nuove norme per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici”, l’area di studio è stata dotata di impianti di illuminazione esterna improntati al contenimento dell’inquinamento luminoso nella misura massima ottenibile con l’utilizzo delle tecnologie disponibili, al fine di tutelare e migliorare l’ambiente e di favorire il risparmio energetico. Tali impianti direzionano il fascio luminoso verso terra, evitandone pertanto la diffusione verso l’alto e quindi senza provocare disturbo agli uccelli notturni in volo.

Considerando infine il contesto nel quale si inserisce l’impianto della ditta Euroasfalti S.r.l., all’interno di un’area produttiva situata nella golena del fiume Piave, e nonostante tale sito sia caratterizzato da ridotti caratteri di naturalità e nessun habitat specifico, sono state realizzate delle opere a verde al fine di mascherare visivamente l’area e contenere le polveri e le emissioni derivanti da tutte le attività connesse alla messa in funzione dell’impianto. Nel dettaglio, le opere a verde sono consistite nella:

· valorizzazione dei popolamenti vegetali esistenti, attraverso interventi manutentori mirati:

- il boschetto è stato interessato da operazioni di contenimento di Hedera helix e tagli di carattere fito-sanitario;

- il filare di noccioli è stato oggetto di operazioni di spollonamento basale. Successivamente si è proceduto al suo infittimento con specie arbustive spinose (Crataegusoxyacantha e Prunus spinosa);

- la fascia boscata ad est è stata oggetto di tali interventi sino al raggiungimento di adeguati livelli dimensionali delle essenze a legno duro.

(22)

21

· realizzazione di nuove piantumazioni di essenze arboree ed arbustive, senza alcuna modificazione altimetrica del piano di campagna originario, cosi disposte:

- doppia siepe mista, in prosecuzione dei filari di noccioli, al limite nord dei mappali n. 192, 498 e 502, a ridosso della canaletta d’acqua irrigua;

- fascia boscata articolata su tre filari, ad ovest dell’annesso rustico, entro la proiezione dei muri perimetrali;

- popolamento puro nell’angolo nord-ovest del fondo;

- filari ad andamento sinusoidale, nell’area di interposizione tra Via Prese ed l’impianto tecnologico;

- filari di perimetrazione a nord, ovest e sud del sito di produzione;

- piantumazione mista dell’area ad ovest posta tra il filare perimetrale e la platea di stoccaggio inerti e delle aree risultanti entro la banda di oscillazione dei filari di cui al precedente punto, in prossimità della recinzione dell’impianto tecnologico.

Figura 2-7 - Piantumazioni presenti lungo i lati nord ed ovest del perimetro dell’area di impianto.

2.1.8 Efficacia e operatività del progetto

L’operatività nella conduzione dell’impianto per la produzione di conglomerati bituminosi è subordinata all’esito favorevole della presente Valutazione di Incidenza Ambientale e della Verifica di Assoggettabilità a VIA presentata congiuntamente, nonché all’ottenimento dell’Autorizzazione Unica Ambientale riguardante gli scarichi, le emissioni in atmosfera, il rumore e la gestione dei rifiuti non pericolosi.

(23)

22

2.2 Identificazione e misura degli effetti

Nella Tabella 2-1 seguente vengono riportati i potenziali fattori perturbativi derivanti dalla realizzazione dell’impianto e dal suo funzionamento, in riferimento all’elenco delle pressioni, minacce ed attività contenuto nell’allegato B alla D.G.R. 2299 del 9 dicembre 2014.

Tale elenco è stato elaborato dalla DG Ambiente e dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) e pubblicato nel portale di riferimento della Commissione europea a seguito della decisione di esecuzione della Commissione, del 11 luglio 2011, concernente un formulario informativo sui siti da inserire nella rete Natura 2000 [notificata con il numero C(2011) 4892; Gazzetta ufficiale n. L 198 del 30-07-2011 pag. 0039 – 0070].

In relazione ai fattori perturbativi individuati, sia per la fase di cantiere che per quella di esercizio, vengono infine indicate le potenziali alterazioni dirette ed indirette sulle componenti ambientali, con riferimento particolare alle biocenosi di flora e fauna. Nello specifico, essendo la fase di cantiere già avvenuta, è stato possibile determinare l’effettiva origine o meno delle potenziali alterazioni.

FATTORI PERTURBATIVI DECISIONE 2011/484/UE

FASE DI CANTIERE

FASE DI ESERCIZIO

FONTI DI

PRESSIONE EFFETTI DIRETTI EFFETTI INDIRETTI E02.03

Altre aree commerciali o industriali (inclusi centri

commerciali)

X X - - -

E05

Aree per lo stoccaggio di materiali, merci, prodotti

X X - - -

G01.03 Attività con veicoli

motorizzati

X X

Emissioni in atmosfera Produzione di

rumore

Alterazione locale della qualità dell’aria Alterazione locale del

clima acustico

Disturbo a specie faunistiche Disturbo a vegetazione

ed Habitat G05.09

Presenza di cancelli, recinzioni

X X - - Disturbo a specie

faunistiche

H01.03 Altre fonti puntuali di inquinamento delle acque

superficiali

X X

Scarichi idrici nelle acque

superficiali

Disturbo a vegetazione ed Habitat Alterazione della qualità delle acque

Disturbo a specie faunistiche

H02 Inquinamento delle

acque sotterranee (sorgenti puntiformi e

diffuse)

X X Scarichi idrici nei

corpi sotterranei

Disturbo a vegetazione ed Habitat Alterazione della qualità delle acque

Disturbo a specie faunistiche

H04.02 Immissioni di azoto e

composti dell’azoto

X X Emissioni in

atmosfera

Alterazione locale della qualità dell’aria

Disturbo a specie faunistiche Disturbo a vegetazione

ed Habitat

(24)

23 H04.03

Altri inquinanti dell’aria X X Emissioni in atmosfera

Alterazione locale della qualità dell’aria

Disturbo a specie faunistiche Disturbo a vegetazione

ed Habitat H05

Inquinamento del suolo e rifiuti solidi (esclusi i

rifiuti regolarmente gestiti dalle discariche)

X X Produzione di

rifiuti

Alterazione locale delle caratteristiche chimico-

fisiche del suolo

Disturbo a specie faunistiche

H05.01 Presenza di immondizia e

altri rifiuti solidi

X X Produzione di

rifiuti

Alterazione locale delle caratteristiche chimico-

fisiche del suolo

-

H06.01.01 Inquinamento da rumore e disturbi sonori puntuali

o irregolari

X X Produzione di

rumore

Alterazione locale del clima acustico locale

Disturbo a specie faunistiche

J02.05.02 Modifica alle strutture dei

corsi d’acqua interni (inclusa l’impermeabilizzazione

dei suolo nelle zone ripariali e nelle pianure

alluvionali)

X - Impermeabilizzazi

one del suolo -

Disturbo a specie faunistiche Disturbo a vegetazione

ed Habitat

Tabella 2-1 - Elenco dei potenziali fattori perturbativi, e degli effetti ad essi correlati, derivanti dalla realizzazione del progetto.

Per determinare l’area di influenza di ogni singolo fattore elencato in Tabella 2-1, all’interno della quale si possono manifestare eventuali effetti, si è proceduto secondo quanto riportato nell’allegato B alla D.G.R.

2299 del 9 dicembre 2014: per i codici identificati con le lettere A, B, C, D, E, F, G e J, è stato riportato esclusivamente il perimetro dove la pressione, la minaccia o l’attività sono previsti; per i codici identificati con le lettere H ed I invece, è stata calcolata l’area massima di influenza sulla base di modelli o sulla base del principio di precauzione.

Di seguito verranno descritti ed analizzati solamente quei fattori perturbativi per i quali, nel caso si manifestino eventuali impatti, risulta necessario calcolare il buffer di influenza.

2.2.1 H01.03 - Altre fonti puntuali di inquinamento delle acque superficiali

In relazione alla produzione di eventuali scarichi idrici durante la fase di cantiere, essi sono stati trattati a norma di legge, senza pertanto indurre variazioni allo stato qualitativo dei corpi idrici superficiali.

Rispetto alla fase di esercizio invece, le fonti di pressione correlate al possibile inquinamento delle acque superficiali risultano essere:

(25)

24

· gli scarichi idrici di processo, quelli di tipo civile e le acque meteoriche di dilavamento;

· l’inquinamento dovuto ad accidentali sversamenti di rifiuti o altre sostanze.

Considerata la descrizione del ciclo produttivo è possibile affermare che non vi siano scarichi idrici di processo che andranno ad interessare le acque superficiali; le operazioni di stoccaggio, movimentazione e recupero dei rifiuti vengono infatti svolte a secco senza l’utilizzo di acqua. Solamente nelle giornate particolarmente siccitose, al fine di ridurre la formazione di polveri che si potrebbero disperdere nell’aria, è prevista una bagnatura superficiale dei cumuli con acqua prelevata da un apposito pozzo.

L’area è priva di pubblica fognatura, tuttavia non sono attualmente previsti scarichi di tipo civile.

Per quanto concerne infine gli scarichi idrici di tipo meteorico:

· le acque meteoriche che interessano le coperture dei fabbricati non vengono convogliate, ma recapitano direttamente sui piazzali per caduta dalle falde delle coperture;

· le acque meteoriche che interessano i piazzali vengono raccolte, trattate e smaltite attraverso due diverse reti:

- quelle provenienti dai piazzali dove verranno depositati solamente i materiali inerti (solidi, privi di compattazione, non polverulenti ed altamente igroscopici), saranno raccolte mediante un sistema di caditoie e convogliate in un bacino di decantazione opportunamente dimensionato (ϯ0 m3).

- quelle provenienti dai piazzali dove verranno depositati i materiali bituminosi fresati e quelli interessati dal carico degli autotreni con materiali bituminosi finiti, saranno raccolte mediante un sistema di caditoie e convogliate in un bacino di decantazione opportunamente dimensionato (30 m3). Essendo possibile la presenza di tracce di idrocarburi mescolate alle acque di prima pioggia, dopo il bacino di decantazione è stato realizzato un impianto di depurazione del tipo chimico-fisico destinato a trattare tali acque.

Entrambe le reti di raccolta sono dotate di una condotta di scarico in cemento vibrato che, a valle dei rispettivi pozzetti di ispezione, si uniscono in una sola; quest’ultima condotta, dopo un percorso sotterraneo di circa 220 m in direzione sud – sud-ovest, recapita le acque nel fiume Piave.

Rispetto ad un eventuale inquinamento dei corpi d’acqua superficiali dovuto ad accidentali sversamenti di rifiuti o altre sostanze,va detto che all’interno del sito non vi sono corsi idrici a diretto contatto con l’attività;

inoltre relativamente alle altre sostanze potenzialmente critiche, quali il bitume caldo (che a temperatura

(26)

25

ambiente è solido) e l’emulsione bituminosa, va precisato che entrambe saranno stoccate all’interno di cisterne metalliche dotate di un bacino di contenimento in calcestruzzo adeguatamente dimensionato per contenere gli eventuali sversamenti.

In merito alle considerazioni effettuate, e ricordando come l’attività non preveda il recapito diretto di alcuno scarico di processo in corpo idrico superficiale, non si prevede alcun tipo d’impatto sulle acque superficiali, in grado di modificarne lo stato qualitativo. Per questo motivo non si è ritenuto necessario individuare l’area massima di influenza del fattore perturbativo considerato.

2.2.2 H02 -Inquinamento delle acque sotterranee (sorgenti puntiformi e diffuse)

Come precedentemente detto, gli eventuali scarichi idrici prodotti durante la fase di cantiere sono stati trattati a norma di legge; per questo motivo non si sono verificate variazioni dello stato qualitativo dei corpi idrici sotterranei.

All’interno del ciclo produttivo non è previsto in nessuna fase l’utilizzo di acqua, l’attività pertanto non incide sulla risorsa idrica dal punto di vista quantitativo; le fonti di pressione che invece possono incidere sull’inquinamento delle acque sotterranee durante la fase di esercizio si possono identificare in:

· dilavamento da parte delle acque meteoriche;

· inquinamento dovuto ad accidentali sversamenti di rifiuti o altre sostanze.

Relativamente al primo punto si ricorda come tutte le acque meteoriche di dilavamento, sia delle coperture dei fabbricati che dei piazzali, verranno opportunamente raccolte, trattate e smaltite come descritto nel paragrafo 2.2.1. Le reti di raccolta di tali acque saranno periodicamente soggette a manutenzione, inoltre la pulizia sistematica dei piazzali mediante spazzatrice, contribuirà a ridurre la quantità di particolato dilavato.

Non si ravvisano problematiche rispetto all’eventuale inquinamento dovuto ad accidentali sversamenti di rifiuti o altre sostanze, in quanto le reti di raccolta delle acque dei piazzali sono dotate di vasche di decantazione, mentre i serbatoi che contengono le sostanze potenzialmente critiche (bitume caldo e emulsione bituminosa) presentano un bacino di contenimento in calcestruzzo adeguatamente dimensionato.

Oltre a quanto appena descritto non sono attese ulteriori interazioni tra l’attività ed il fattore perturbativo in esame. Per questo motivo non si è ritenuto necessario individuare l’area massima di influenza del fattore perturbativo considerato.

(27)

26

2.2.3 H04.02 - Immissioni di azoto e composti dell’azoto e H04.03 -Altri inquinanti dell’aria

Essendo l’area di impianto collocata in un contesto caratterizzato dalla presenza di altre attività produttive che operano all’aperto, tutte più prossime agli ambienti naturali presenti lungo il fiume Piave, si ritiene che le emissioni gassose prodotte durante la fase di cantiere non abbiano modificato i livelli di qualità dell’aria dell’area.

Le fonti di pressione che possono incidere sull’inquinamento dell’aria durante la fase di esercizio, possono essere ricondotte:

· alle emissioni convogliate in uscita dall’impianto diproduzione del conglomerato bituminoso;

· alle emissioni diffuse di polveri e gas di scarico dai mezzi funzionali all’attività (camion, pale);

· alle emissioni diffuse di polveri e fumi di combustione in caso di incendio.

L’impianto presenta due emissioni di tipo convogliato relative alla fase di essiccazione degli inerti (E1) ed agli effluenti originati dalla caldaia oleotermica posta a servizio del deposito di bitume (E2).

Rispetto all’emissione E1, all’interno del cilindro essiccatore rotante è installato un bruciatore alimentato a gas metano della potenzialità di circa 14.000.000 kcal/ora. Gli effluenti, prima dello sbocco in atmosfera –situato a 20 m di altezza dal suolo–, sono convogliati ad un sistema di abbattimento delle polveri con filtro a maniche, le cui caratteristiche tecnico-costruttive si possono così riassumere:

- il condotto dei gas è situato sull’asse dell’apparecchio ed è diviso in due parti, quella superiore che distribuisce i gas carichi di polvere, la seconda con funzione di evacuare i gas depolverati.

- le polveri estratte dal filtro a maniche sono secche e possono essere reinserite nel ciclo di produzione.

Non sussiste pertanto il problema di trasporto e/o smaltimento di tali polveri.

L’emissione E2 invece, è formata dai fumi provenienti dal generatore di calore alimentato a gas metano. La conduzione della caldaia determina il riscaldamento dell’olio diatermico e, quindi, indirettamente, del bitume utilizzato come materia prima nella produzione del conglomerato bituminoso.

La caldaia oleotermica è stata installata all’aperto; il bruciatore, provvisto di protezione per la pioggia, presenta le seguenti caratteristiche:

- potenzialità massima: 600.000 Kcal/h;

- pressione: 20 mbar.

L’emissione è caratterizzata da inquinamento atmosferico poco significativo, e non è sottoposta ad autorizzazione ai sensi dell’art. 269, comma 14, punto c) del D.Lgs. 152/2006 in quanto proveniente dalla caldaia alimentata a gas metano con potenza termica inferiore a 3 MW.

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27

Le emissioni diffuse di polveri e gas di scarico dai mezzi funzionali all’attività si possono ricondurre sostanzialmente alla presenza dei cumuli di rifiuti ed inerti, alla loro movimentazione e lavorazione, ed al traffico veicolare dei mezzi di trasporto e di movimentazione.

Rispetto alle polveri, l’azienda adotterà alcune procedure interne per limitare la polverosità dell’ambiente in cui avvengono le movimentazioni dei rifiuti; in particolare sarà eseguita giornalmente la pulizia delle aree esterne di servizio all’impianto ed in caso di giornate particolarmente siccitose è prevista una bagnatura superficiale dei cumuli con acqua prelevata da un apposito pozzo.

Un altro importante aspetto è quello legato alla gestione del materiale fine (filler), potenzialmente più critico sotto questo punto di vista. Tale materiale polverulento, estratto dal filtro a maniche o consegnato all’impianto mediante autocisterna dotata di autonomo sistema pneumatico a tenuta, sarà stoccato in appositi silos e movimentato tramite tubazioni sigillate, garantendo l’isolamento dall’ambiente esterno.

Per quanto riguarda le emissioni ascrivibili all’utilizzo dei mezzi funzionali all’attività (spazzatrice, pala, muletti) ed al traffico veicolare dei mezzi pesanti, considerando i flussi di traffico che già interessano la viabilità locale ed il contesto produttivo, è possibile affermare che l’incremento generato dall’avviamento dell’attività non comporti significative ripercussioni negative dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico.

Tra le misure di precauzione che verranno comunque poste in opera da Euroasfalti S.r.l. è previsto l’obbligo di spegnere gli automezzi che sostano in attesa del carico, oltre alla periodica manutenzione dei mezzi funzionali all’attività al fine di ridurre le emissioni connesse al loro utilizzo.

Infine, in relazione alle emissioni diffuse di polveri e fumi di combustione in caso di incendio, va considerato che i rifiuti che saranno trattati rientrano nella categoria dei rifiuti inerti non pericolosi e non combustibili; il rischio di incendio è compensato dai sistemi antincendio, dalle procedure di sicurezza e dalla formazione del personale.

Dalla presente analisi si può pertanto concludere che la natura stessa dell’attività esclude l’originarsi di variazioni meteoclimatiche a microscala ed a macroscala; anche le possibili interferenze correlate all’entrata in funzione della stessa saranno limitate ad eventuali fenomeni di diffusione estremamente scarsi, che non andranno a modificare in maniera sostanziale i livelli di qualità dell’aria né a livello locale né tantomeno a scala provinciale. Per questo motivo si è ritenuto appropriato individuare come area massima di influenza del fattore perturbativo considerato, l’area di intervento.

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2.2.4 H05 - Inquinamento del suolo e rifiuti solidi (esclusi i rifiuti regolarmente gestiti dalle discariche) e H05.01 - Presenza di immondizia e altri rifiuti solidi

Per quanto riguarda la produzione di eventuali rifiuti generati durante la fase di cantiere, essi sono stati rimossi dal luogo ed opportunamente conferiti verso operazioni di smaltimento degli stessi; non si sono pertanto verificatieffetti misurabili sul territorio limitrofo all’area di progetto.

In merito alle fonti di pressione che possono incidere sull’inquinamento del suolo durante la fase di esercizio, oltre a quelle già trattate nell’ambito dell’eventuale inquinamento delle acque sotterranee (dilavamento delle acque meteoriche ed accidentali sversamenti di rifiuti o altre sostanze), si individuano:

· le ricadute sul suolo di polveri e di particolato legato ai gas di scarico;

· le ricadute sul suolo di polveri e fumi di combustione in caso di incendio.

La presenza di polveri e di particolato, attribuibile principalmente alla movimentazione dei mezzi di trasporto su strada ed all’interno dell’impianto, sarà mitigata dalla pulizia sistematica delle aree esterne di servizio all’impianto, tutte pavimentate in calcestruzzo; al fine di diminuire l’originarsi di sospensioni polverulenti nelle giornate più critiche, è prevista l’umidificazione superficiale dei cumuli.

Inoltre, il filler ed i materiali fini rientranti nel processo produttivo, verranno stoccati in silos e movimentati tramite un sistema pneumatico che ne impedisce di fatto la diffusione in ambiente esterno.

Relativamente alle possibili ricadute sul suolo di polveri e fumi di combustione in caso di incendio, va ricordato come i rifiuti che saranno trattati rientrano nella categoria dei rifiuti inerti non pericolosi e non combustibili;

il rischio di incendio è compensato dai sistemi antincendio, dalle procedure di sicurezza e dalla formazione del personale.

Pertanto, in virtù di quanto appena esposto, è possibile escludere qualsiasi ripercussione sulla componente suolo riconducibile all’attività oggetto di studio. Per questo motivo non si è ritenuto necessario individuare l’area massima di influenza del fattore perturbativo considerato.

2.2.5 H06.01.01 -Inquinamento da rumore e disturbi sonori puntuali o irregolari

L’inquinamento da rumore è il principale fattore perturbativo connesso alla realizzazione dell’impianto ed al suo funzionamento.

Considerando l’emissione di rumore verificatasi durante la fase di cantiere, a cui possono risultare sensibili alcune specie presenti negli ambienti naturali posti più a sud-ovest, questa è da considerarsi di entità modesta e limitata nel tempo. Inoltre, l’area di impianto è collocata in un contesto caratterizzato dalla

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29

presenza di attività di estrazione e lavorazione di materiali inerti ed un altro impianto di betonaggio, tutte più prossime agli ambienti naturali presenti lungo il fiume Piave.

Per quanto riguarda invece la valutazione della rumorosità esistente in coincidenza dei confini dell’area di impianto, prima della messa in funzione e durante la fase di esercizio dello stesso, ci si è basati sulle modellazioni e sulle considerazioni riportate all’interno della valutazione previsionale di impatto acustico allegata alla procedura di assoggettabilità alla VIA (Screening) presentata.

In particolare, al fine di constatare la rumorosità esistente prima della messa in funzione dell’impianto, è stata effettuata –nelle giornate del 10 e 11 marzo 2016– una campagna di monitoraggio, durante la quale sono state effettuate misurazioni nei punti ritenuti maggiormente significativi (S1 e S2 in Figura 2-8), ed i cui risultati sono riportati nella Tabella 2-2. Nella stazione di misura S2 si è proceduto ad effettuare un monitoraggio di lunga durata, per indagare il clima acustico dell’area durante le ore notturne.

Figura 2-8 - Ubicazione dei punti di misura maggiormente significativi. Il poligono rosso indica l’area di studio.

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STAZIONE DI MISURA MISURA TM DATA (ORA) LIVELLO EQUIVALENTE

dB(A) NOTE

S1

Sulla facciata nord di R1 1 15’ 10/03/2016

(15:56) 55,5 Rumore della ditta Zanardo S.r.l.

S2

Sulla facciata sud di Rϯ

2 18h 10/03/2016

(16:26)

Diurno 59,5 Notturno 39,5

Rumore della ditta Zanardo S.r.l. e del traffico sulla via arginale Tabella 2-2 - Rilievi effettuati nella campagna di monitoraggio del 10 e 11 marzo 2016.

Al fine di quantificare il reale disturbo dell’impianto di S. Michele di Piave, essendo questo fermo ed inattivo fin dal giugno 2009, sono state utilizzate per la modellizzazione le misure effettuate nel maggio 2015 in un analogo impianto installato a Ferrara, di proprietà della ditta Sintexcal S.p.A..

Nello specifico, tali rilievi sono stati effettuati in coincidenza della torre di confezionamento (Figura 2-9), ed hanno preso in considerazione il periodo di riferimento diurno, con misure di breve durata (Tabella 2-3); dai rilievi non è emersa la presenza di rumori con componenti tonali e/o impulsive.

STAZIONE DI MISURA MISURA TM DATA (ORA) LIVELLO EQUIVALENTE

dB(A) NOTE

S3 Davanti alla navetta

3 2’ 12/05/2015

(07:45) 79,4 Impianto in attività.

7 1’ 12/05/2015

(08:54) 67,4

Impianto fermo.

Solo navetta in funzione.

Colpi di martello (esclusi)

S4

Davanti al mescolatore

4 1’ 30’’ 12/05/2015

(07:48) 79,3 Impianto in attività.

8 1’ 12/05/2015

(09:03) 75,8 Impianto fermo.

Solo mescolatore in funzione.

S5

Davanti alle tramogge 5 1’ 12/03/2015

(07:53) 72,9 Impianto in attività.

S6

Davanti al vaglio e alle teste degli elevatori

6 1’ 30’’ 12/03/2015

(07:50) 73,3 Impianto in attività.

9 1’ 12/03/2015

(09:08) 67,3 Impianto fermo.

Solo elevatore a caldo in funzione.

S7

Sopra al vaglio 10 1’ 12/03/2015

(09:09) 72,6 Impianto fermo.

Solo vaglio in funzione a vuoto.

S8

Davanti al filler 11 1’ 12/03/2015

(09:12) 66,4 Impianto fermo.

Solo filler in funzione

Tabella 2-3 - Rilievi effettuati nel maggio 2015 su un analogo impianto installato a Ferrara, di proprietà della ditta Sintexcal S.p.A..

(32)

31

Figura 2-9 - Impianto installato a Ferrara, di proprietà della ditta Sintexcal S.p.A., analogo a quello presente a S. Michele di Piave.

Considerando le attività che verranno svolte nell’area di proprietà della ditta Euroasfalti S.r.l. ed il relativo traffico indotto, è possibile affermare che la rumorosità sui confini di proprietà varierà principalmente in base

(33)

32

al funzionamento dell’impianto per la produzione del conglomerato bituminoso ed ai movimenti della pala.

Tuttavia dalle modellazioni effettuate (Figura 2-10 e Figura 2-11), emerge come i livelli di pressione sonora calcolati presso i ricettori più esposti, mostrino il rispetto dei limiti assoluti di immissione per la Classe III, fissati dalla classificazione acustica per i periodi diurno e notturno (rispettivamente di 60 dBA e 50 dBA).

Oltre a ciò, la verifica del rispetto dei limiti espressi con il criterio differenziale, eseguita nei confronti dei ricettori più esposti, ha dato esito positivo in entrambi i periodi di riferimento.

Si può pertanto concludere che l’attività prevista risulta compatibile con la classificazione acustica vigente.

Per un ulteriore approfondimento si rimanda alla valutazione previsionale di impatto acustico allegata alla procedura di assoggettabilità alla VIA (Screening) presentata.

Figura 2-10 - Mappa isofonica (h. 3 m) relativa alla situazione di progetto nel periodo di riferimento diurno; in tale mappa è stata considerata solamente la rumorosità proveniente dalle attività svolte nell’area di proprietà della ditta Euroasfalti S.r.l. ed al traffico ad esse correlate.

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