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Un adattamento italiano della Measure of attachment qualities di Carver

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UN ADATTAMENTO ITALIANO DELLA MEASURE OF ATTACHMENT QUALITIES DI CARVER

An Italian adaptation of the Carver’s Measure of attachment qualities

This study validates our Italian adaptation of the Carver’s Measure of attachment qualities. We submitted our adaptation to 1110 subjects (high school students, university students, political militants, former drug-addicted). Data analyses (exploratory factor analysis, item analysis and confirmatory factor analysis) allowed us to select 9 items whose factorial structure is similar to Carver’s. This structure is invariant across sexes and samples.

Il presente lavoro si propone di validare per il contesto italiano un nostro adattamento della Measure of attachment qualities di Carver. A tal fine, il nostro adattamento è stato somministrato a quattro diversi gruppi di intervistati (studenti di scuola superiore, studenti universitari, militanti politici ed ex-tossicodipendenti), per un totale di 1110 soggetti. I dati sono stati analizzati utilizzando l’analisi fattoriale esplorativa, l’item analisys e l’analisi fattoriale confermativa. Questo ha permesso di selezionare 9 item la cui struttura fattoriale è sostanzialmente sovrapponibile a quella trovata da Carver. Tale struttura è stabile sia fra i sessi, sia fra i diversi campioni intervistati.

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UN ADATTAMENTO ITALIANO DELLA MEASURE OF ATTACHMENT QUALITIES DI CARVER

INTRODUZIONE

La teoria dell’attaccamento trova le sue origini nelle sistematiche osservazioni, condotte da John Bowlby e da alcuni suoi collaboratori, delle reazioni alla separazione dalla madre sviluppate da bambini nei primi anni della loro vita. A partire da esse, Bowlby (1969) ha teorizzato un bisogno di attaccamento comune all’uomo ed ai primati. In funzione di tale bisogno, molte delle risposte istintuali che maturano durante il primo anno di vita si organizzerebbero in un comportamento di attaccamento che, focalizzato sulla figura del caregiver, avrebbe lo scopo di assicurare all’individuo le cure parentali necessarie alla sua sopravvivenza. Secondo Bowlby per la salute mentale del bambino è necessario venire allevato e cresciuto in un’atmosfera calda, ed essere unito al caregiver da un legame intimo e costante, fonte per entrambi di soddisfazione e di gioia (Bowlby, 1953). Tutte le situazioni nelle quali ciò non avviene vengono da lui classificate sotto l’etichetta di carenza di cure materne (Bowlby, 1965), con cui fa riferimento ad una varietà di condizioni che comprendono la precoce separazione del bambino dal caregiver, l’insufficienza e la discontinuità del loro rapporto, l’incapacità del caregiver di comunicare con il bambino ed il suo sistematico porsi in relazione con esso con atteggiamenti e comportamenti improntati al rifiuto ed all’ostilità, ma anche eccessivamente indulgenti, repressivi e freddi dal punto di vista affettivo.

Il punto centrale della teoria di Bowlby è il postulato che il bambino, in funzione della sensibilità, della disponibilità, della coerenza e della prevedibilità del caregiver, si viene costruendo delle rappresentazioni di sé e degli altri, definiti modelli operativi interni. Costituiti da maglie di aspettative relazionali relativamente stabili, i modelli operativi interni sono rappresentazioni e schemi di sé e dell’ambiente che servono per predire ciò che accadrà nel proprio mondo personale e sociale e per mettersi in relazione con esso. Composti da una dimensione cognitiva, da una affettiva e da una motivazionale, essi assolvono alla funzione di interpretare gli avvenimenti, di prendere decisioni e di pianificare le proprie azioni.

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In funzione dei contenuti cognitivo-affettivo-motivazionali dei loro modelli operativi interni, a loro volta dipendenti dalla qualità delle loro primissime relazioni con i caregiver, è possibile classificare le persone in riferimento ad alcuni stili di attaccamento. La principale tassonomia è stata costruita da Ainsworth, Blehar, Waters e Wall (1978), che hanno distinto tre diversi stili di attaccamento: uno Sicuro e due insicuri, rispettivamente definiti Ambivalente ed Evitante. Il lavoro di molti ricercatori, fra cui Main (1991), ha esteso queste idee oltre l’infanzia, trovando importanti legami fra lo stile di attaccamento infantile, lo stile di attaccamento manifestato in età adulta ed alcune caratteristiche di personalità, cognitive e comportamentali. Gli studi sul ciclo evolutivo dello stile di attaccamento e quelli sui suoi correlati psicologici e psicosociali condividono infatti l’idea che una considerevole parte delle potenzialità e delle problematiche dell’età adulta vengono sviluppandosi già nel corso dei primissimi mesi di vita. Le persone che sviluppano uno stile sicuro tenderanno a possedere risorse interne fondamentali per far fronte alle avversità dell’esistenza; quelle che al contrario ne svilupperanno uno insicuro mostreranno più difficoltà nella gestione dei problemi che incontreranno nel corso della loro vita personale e sociale, tentando di sviluppare delle strategie difensive, dei compromessi fra il bisogno di sicurezza e l’incapacità o l’impossibilità di ottenerla (vedi ad esempio Mikulincer & Arad, 1999; Mikulincer, Hirschberger, Nachmias, & Gillath, 2001; Mikulincer & Shaver, 2001; Rholes, Simpson, Campbell, & Gritch, 2001; Smith, Murphy, & Coats, 1999; Westmaas & Cohen Silver, 2001).

Esiste anche un interessante filone di ricerche che tenta di collegare lo stile individuale di attaccamento con un insieme di condotte che hanno rilevanza non solo per il singolo, ma anche per le collettività, alla luce della pionieristica considerazione di Bowby che “probabilmente in tutte le persone normali l’attaccamento continua (…) tutta la vita e, benché trasformato in molti modi, sottostà a molti dei nostri attaccamenti alla patria, al sovrano o alla chiesa” (Bowlby, 1956, p. 588, traduzione nostra). Le più rilevanti fra tali ricerche sono probabilmente quelle che connettono lo stile di attaccamento con l’orientamento nei confronti delle autorità (Hopf, 1993), con la preferenza per gli stili di governo democratici piuttosto che autoritari (Marris, 1991, 1996), con la tendenza a mettere in atto comportamenti delinquenziali in adolescenza (Van Ijzendoorn, 1997) e con l’orientamento religioso (Kirkpatrick, 1998, 1999; Kirkpatrick & Shaver, 1992). La rilevanza non solo individuale ma anche collettiva dello stile di attaccamento rende dunque assai interessante il suo studio empirico.

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Lo stile di attaccamento viene tradizionalmente colto attraverso strumenti qualitativi, i più rappresentativi dei quali sono la Strange situation (Aisnworth & Bell, 1970) su soggetti in età infantile e la Adult attachment interview (Main, Kaplan, & Cassidy, 1985) su persone adulte. A partire dalla fine degli anni ’80, tuttavia, sono stati sviluppati numerosi strumenti quantitativi per cogliere le differenze individuali nello stile di attaccamento, i primi dei quali sono stati l’Adult attachment questionnaire (Hazan & Shaver, 1987) e l’Adult attachment scale (Collins & Read, 1990). Più recentemente, il numero di questionari di attaccamento è aumentato in modo considerevole (per delle rassegne, vedi Brennan, Clark, & Shaver, 1998; Crowell, Fraley, & Shaver, 1999). Fra essi, sembra particolarmente promettente la Measure of attachment qualities (MAQ) di Charles Carver (1997). Nella sua versione originaria la MAQ è costituita da 14 item autodescrittivi con un formato di risposta a 4 categorie. L’analisi fattoriale esplorativa (estrazione componenti principali) condotta da Carver evidenzia che il 61% della varianza di questi item è spiegabile mediante quattro dimensioni, che corrispondono ai quattro stili di attaccamento Evitante, Ambivalente-Preoccupato, Ambivalente-Fusionale e Sicuro. Due sono le correlazioni significative fra le dimensioni, quella negativa fra la prima e la quarta (r = -.39, p<.001) e quella positiva fra la seconda e la terza (r = .30, p<.001). Dalla MAQ emergerebbe dunque l’esigenza di scomporre lo stile Ambivalente in due sottostili fra loro correlati.2 Le saturazioni fattoriali sono presentate in

Tabella 1.

Tabella 1 più o meno qui

Un’analisi fattoriale esplorativa della matrice di correlazione dei punteggi sommati degli item che compongono le quattro dimensioni svela l’esistenza di due fattori di secondo ordine non correlati: sul primo saturano gli item relativi allo stile Evitante (factor loading = -.84) ed a quello Sicuro (factor loading = .81), sul secondo gli item facenti capo ai due stili Ambivalenti (factor loading rispettivamente .82 e .78).

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Il presente lavoro si pone l’obiettivo di adattare alla lingua ed alla cultura italiane la MAQ. Per arrivare alla versione definitiva dell’adattamento della MAQ, si è operato come segue. Si è innanzitutto proceduto alla traduzione letterale degli item della MAQ, pre-testando tale traduzione su 10 studenti di psicologia e 10 adulti in possesso di licenza elementare o media. Nel pre-test, si è utilizzato l’approccio proposto da Cacciola e Marradi (1988), chiedendo ai soggetti di argomentare le ragioni delle risposte fornite alle domande del questionario. In base alle considerazioni emerse, si è provveduto sia ad una profonda revisione di gran parte degli item, sia a trasformare il loro formato di risposta da 4 a 5 categorie, per soddisfare l’esigenza di alcuni intervistati di collocarsi in posizione intermedia, sia ancora a sorteggiare la disposizione degli item nella batteria, al fine di ridurre la meccanicità del processo di risposta. Il questionario così ottenuto è stato pre-testato su altri 17 studenti di psicologia. Le poche critiche ancora mossegli sono state accolte, e ne è derivata la forma definitiva dello strumento, che viene presentata in Appendice.

Vista l’impossibilità di accedere ad un campione rappresentativo della popolazione italiana, abbiamo sottoposto il nostro adattamento della MAQ a 4 diversi gruppi di partecipanti (studenti delle scuole superiori torinesi, studenti dell’Università di Torino, militanti politici piemontesi e lombardi, ex-tossicodipendenti attualmente ospitati in comunità di recupero in Piemonte), per un totale di 1110 rispondenti, le cui caratteristiche sociodemografiche sono riportate in Tabella 2. La somministrazione è stata condotta in aula a lezione per gli studenti superiori ed universitari, nella loro sede di partito per i militanti ed all’interno della loro comunità di residenza per gli ex-tossicodipendenti. Ai 1110 soggetti è stato somministrato un questionario costituito complessivamente da 16 item: i 14 del nostro adattamento della MAQ ed una breve scheda sociodemografica volta a conoscere il sesso e l’età del rispondente. La compilazione del questionario ha richiesto circa 10 minuti, ed è stata seguita da una breve restituzione.

Tabella 2 più o meno qui

Le analisi dei dati sono state condotte in tre tappe.

1. Analisi preliminare della MAQ, al fine di individuare somiglianze e differenze fra la struttura soggiacente il nostro adattamento e quella riportata da Carver: (a) analisi fattoriale esplorativa (estrazione componenti principali, rotazione Oblimin) dell’intera batteria; (b) item analysis

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delle sottoscale emerse da tale analisi; (c) analisi fattoriale esplorativa (estrazione componenti principali, rotazione Oblimin) della matrice di correlazione dei punteggi sommati degli item che costituiscono le dimensioni emerse nelle due fasi precedenti.

2. La struttura emersa dall’analisi fattoriale esplorativa è stata sottoposta a verifica impostando un modello di analisi fattoriale confermativa, al fine di verificarne la tenuta modellistica.

3. Analisi fattoriale confermativa multisample per verificare l’invarianza strutturale del modello tra i sessi e tra i differenti gruppi di intervistati.

Le analisi della prima fase sono state condotte con SPSS 8.0 (1998), quelle della seconda e della terza con Amos 4.0 (Arbuckle & Wothke, 1999).

RISULTATI

Analisi preliminare dell’adattamento della MAQ

Le Tabelle 3 e 4 mostrano che il nostro adattamento della MAQ è riconducibile a quattro dimensioni – corrispondenti ai quattro stili di attaccamento Sicuro, Fusionale, Evitante e Preoccupato – in grado di spiegare complessivamente il 58.84% della varianza dello strumento. Tali stili sono correlati a due a due: negativamente quello Evitante e quello Sicuro (r = -.37) e positivamente quello Preoccupato e quello Fusionale (r = .29).

Tabelle 3 e 4 più o meno qui

L’item analysis delle quattro sottoscale emerse dall’analisi preliminare consente qualche affinamento. Infatti:

1. La sottoscala Sicuro mostra un  pari a .71 (r medio fra gli item = .39), impossibile da innalzare procedendo all’eliminazione di item.

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2. L’ della sottoscala Fusionale è .65 (r medio fra gli item = .27). Se si procede all’eliminazione degli item 6, 8 e 10, l’ si eleva a .71 (r fra gli item = .56).5

3. La sottoscala Evitante mostra un  di .75 (r medio fra gli item = .49). Eliminando l’item 11, l’ si innalza a .79 (r fra gli item = .65).

4. La sottoscala Preoccupato mostra un  pari a .73 (r fra gli item = .46). Eliminando l’item 2, l’ si eleva a .82 (r fra gli item = .70).

L’analisi fattoriale esplorativa della matrice di correlazione dei punteggi sommati degli item che costituiscono le quattro sottoscale così ottenute evidenzia infine l’esistenza di due dimensioni fra loro non correlate, che saturano rispettivamente gli item relativi agli stili Fusionale (factor loading = .84) e Preoccupato (factor loading = .85), e gli item relativi agli stile Sicuro (factor loading = .84) ed Evitante (factor loading = -.84).

La struttura emersa da questa analisi preliminare è dunque sostanzialmente sovrapponibile a quella trovata da Carver. Infatti, esistono tre elementi di divergenza fra esse: (a) l’ordine con cui i fattori emergono non è il medesimo; (b) il numero di item trattenuti è 10 nel nostro adattamento e 14 nella versione originaria dello strumento; (c) l’item 9 non satura negativamente sulla dimensione Evitante, ma positivamente sulla dimensione Sicuro. Tuttavia, queste differenze ci sembrano nel complesso di poca rilevanza; l’unica di interesse sostantivo (la terza) è inoltre perfettamente giustificabile dal punto di vista teorico (vedi ad esempio Mickelson, Kessler, & Shaver, 1997). In base a questa analisi preliminare, è dunque possibile considerare accettabile la congruenza fra la struttura del nostro adattamento della MAQ e quella dello strumento sviluppato da Carver, e decidere di trattenere 10 dei 14 item originari della MAQ: il 7, il 9, il 13 ed il 14 (sottoscala Sicuro), l’1 e il 2 (sottoscala Fusionale), il 4 e il 5 (sottoscala Evitante), il 3 e il 12 (sottoscala Preoccupato). È proprio questa articolazione dei 10 item in 4 sottoscale che abbiamo sottoposto ad analisi fattoriale confermativa nella tappa successiva del lavoro.

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Come si è detto, dopo aver esplorato la struttura fattoriale della scala e verificato la coerenza interna delle sottoscale abbiamo cercato una validazione più forte del nostro adattamento della MAQ mediante alcuni modelli fattoriali confermativi.

L’adeguatezza dei modelli sottoposti a verifica è stata testata utilizzando gli indici CFI (Bentler, 1990), TLI (Tucker & Lewis, 1973) – anche conosciuto come NNFI (Bentler & Bonett, 1980) – e RMSEA (Steiger, 1990). Mentre per il CFI ed il TLI sono stati considerati soddisfacenti valori superiori a .90, come consigliato da Bentler (1990), per il RMSEA abbiamo seguito l’indicazione di Browne (1990), che suggerisce di considerare soddisfacenti i valori inferiori a .08 e buoni quelli inferiori a .05. Nelle tabelle che riportano gli indici di fit relativi ai modelli prodotti, abbiamo riportato anche i valori del 2, che però non riteniamo fondamentali, dato che questo test è

fortemente sensibile alla numerosità degli intervistati, risultando, in campioni grandi come il nostro, significativo anche per piccoli scostamenti dei dati stimati da quelli osservati (Bollen & Long, 1993; Primi, 2002). Tuttavia, abbiamo utilizzato le differenze nei valori del 2 per testare l’ipotesi

di invarianza strutturale fra i sessi e fra i gruppi di intervistati.

Un primo modello è stato testato inizialmente sull’intero campione. Come era lecito attendersi, il 2 è risultato significativo (157.11 (33), p<.001). Tuttavia, gli altri indici hanno fornito

risultati decisamente apprezzabili (CFI = .96, TLI = .95, RMSEA= .058). Abbiamo pertanto considerato verificata la struttura a quattro fattori della versione a 10 item del nostro adattamento della MAQ, accreditandolo dunque come un valido strumento di misura degli stili di attaccamento in età adulta. La Tabella 5 riporta le saturazioni fattoriali e le varianza di errore per ciascun item.

Tabella 5 più o meno qui

Le correlazioni stimate tra i fattori sono risultate elevate e significative (p<.001): r(Sicuro, Evitante)

= -.53; r(Preoccupato, Fusionale) =.54.

Dopo aver verificato il modello teorico abbiamo testato l’ipotesi dell’invarianza strutturale tra maschi e femmine. Per fare questo abbiamo seguito la procedura indicata da Reise, Widaman e Pugh (1993). Inizialmente abbiamo testato il modello simultaneamente sui due gruppi (modello Baseline o Bs). In seguito abbiamo testato un secondo modello (M1s) che presuppone l’invarianza

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dei loadings fattoriali stimati sui maschi rispetto a quelli stimati sulle femmine. L’ipotesi dell’invarianza può essere accettata se la differenza tra i valori del 2 del modello M

1s rispetto al

modello Bs non è significativa per un numero di gradi di libertà pari alla differenza tra i gradi di

libertà dei due modelli.

Nella Tabella 6 sono riportati gli indici di fit dei due modelli, la differenza di 2 e la

significatività di quest’ultima in funzione della differenza nei gradi di libertà.

Tabella 6 più o meno qui

Come si nota, tutti e due i modelli sono soddisfacenti dal punto di vista dei valori di CFI, TLI e RMSEA e sono quindi accettabili. Le differenze tra i valori del 2 ci permettono però di accettare

come migliore il modello più ristretto M1s in quanto l’aumento dei gradi di libertà comportato dalle

restrizioni imposte non porta ad incrementi significativi nel 2. Abbiamo pertanto accettato l’ipotesi

dell’invarianza delle saturazioni fattoriali tra i sessi.

L’ultima ipotesi sottoposta a verifica è stata l’invarianza del modello tra i differenti gruppi di soggetti (studenti delle scuole superiori, studenti universitari, militanti politici ed ex-tossicodipendenti). Anche in questo caso abbiamo seguito la procedura usata per la verifica dell’invarianza tra i sessi, testando un modello baseline (Bg) simultaneamente sui vari sottogruppi e

procedendo, verificatane la bontà di adattamento ai dati, alla verifica di un modello più ristretto (M1g). In questo caso però il passaggio dal modello Bg al modello M1g, che prevedeva l’invarianza

dei loadings fattoriali tra i gruppi, ha portato ad un incremento significativo del valore del 2 (vedi

tabella 7). È stata quindi scartata l’ipotesi della piena invarianza del modello tra i differenti sottogruppi.

Abbiamo allora deciso di testare un secondo modello (M2g) in cui, rispetto al modello M1g,

abbiamo lasciato libero di variare tra i differenti sottogruppi il parametro relativo al loading fattoriale dell’item 14 sul fattore Sicuro. Abbiamo scelto di liberare questo parametro poiché la sua stima è variata notevolmente tra i vari gruppi nel modello Bg e gli indici di modifica del modello

M1g hanno suggerito notevoli miglioramenti di 2 in caso di eliminazione delle restrizioni sul

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nostro caso, che la struttura della MAQ sia uguale nei differenti gruppi eccetto che per l’item 14. I suoi indici di fit sono a loro volta riportati in Tabella 7. Come si nota, l’incremento del 2 nel

passaggio dal modello Bg al modello M2g non è significativo. Abbiamo dunque scartato l’ipotesi

della piena invarianza strutturale, accettando invece l’ipotesi dell’invarianza parziale.

Tabella 7 più o meno qui

Data la verifica parziale dell’invarianza del modello tra i differenti gruppi abbiamo provato a modificare la composizione del nostro adattamento della MAQ, eliminando l’unico item risultato essere utilizzato in maniera differente dai diversi sottocampioni (item 14). Il modello ottenuto tramite la versione a 9 item della scala ha ottenuto degli indici di fit soddisfacenti ed anche migliori di quelli ottenuti sulla versione a 10 item: 2 = 81.7 (25), p <.001, CFI = .98, TLI = .97, RMSEA = .

045. Anche in questo caso abbiamo testato i modelli multisample e le ipotesi di invarianza strutturale tra i gruppi. Nella Tabella 8 sono riportati gli indici di fit relativi ai modelli multisample in base al sesso ed ai diversi sottocampioni in versione Baseline (Bs e Bg) ed in versione loadings

invarianti (M1s e M1g).

Tabella 8 più o meno qui

Come si può vedere, in questo caso, possiamo accettare sia l’ipotesi di piena invarianza tra i sessi sia l’ipotesi di piena invarianza tra i sottocampioni. Riteniamo quindi che la versione a 9 item dell’adattamento della MAQ sia preferibile a quella a 10 item. In Appendice è riportato l’adattamento alla lingua italiana di tutti i 14 item della MAQ e sono indicati i 9 item selezionati in base alle analisi riportate.

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Le analisi condotte mostrano che il nostro adattamento della Measure of attachment qualities presenta una struttura sostanzialmente sovrapponibile a quella emersa dal lavoro di Carver. Infatti, le analisi preliminari, che hanno ricalcato quelle condotte nella validazione della versione originaria dello strumento, hanno evidenziato che le correlazioni dei suoi item sono riportabili a quattro dimensioni, che corrispondono ai quattro stili di attaccamento Sicuro, Fusionale, Evitante e Preoccupato. Inoltre, le saturazioni fattoriali sono risultate essere in massima parte analoghe a quelle emerse dalle elaborazioni di Carver, e l’unica eccezione riscontrata (una correlazione positiva dell’item 9 con lo stile Sicuro invece che una negativa con lo stile Evitante) è perfettamente giustificabile dal punto di vista teorico e sensata in base alla semantica dell’item (“Sono molto a mio agio quando sono in rapporti di grande vicinanza con gli altri”). Ancora, anche le correlazioni fra le dimensioni sono risultate essere sostanzialmente sovrapponibili a quelle trovate da Carver. Infine, la struttura dei punteggi sommati degli item che compongono i quattro fattori si è mostrata a sua volta analoga a quella mostrata nell’analisi della versione originaria dello strumento.

Per certi versi, sembra addirittura plausibile che l’adattamento che abbiamo sviluppato possa essere superiore allo strumento di Carver dal punto di vista psicometrico. Infatti, in primo luogo esso è stato testato su un campione decisamente più eterogeneo di quello utilizzato da Carver (che si era limitato ad intervistare 807 studenti dell’Università di Miami), ed è noto quanto, in uno studio esplorativo, sia consigliabile utilizzare soggetti non troppo simili fra loro, al fine di promuovere la variabilità dei costrutti indagati (Comrey & Lee, 1992). Inoltre, le elaborazioni statistiche alle quali è stato sottoposto sono decisamente più severe di quelle usate da Carver, e sono state in grado non solo di verificare la tenuta modellistica della nostra versione della MAQ, ma anche la sua invarianza strutturale sia fra i sessi, sia fra i campioni intervistati.

Occorre anche notare che i test utilizzati ci hanno indotto ad eliminare 5 item che, per ragioni differenti, si sono mostrati inadeguati a fare parte della versione definitiva dello strumento, portandoci di conseguenza ad ottenere un questionario di rilevazione degli stili individuali di attaccamento decisamente breve e maneggevole. La brevità sembra essere una caratteristica almeno in parte desiderabile del nostro adattamento della MAQ, dal momento che è dimostrato che il grado di distorsione delle risposte che si ottengono con i questionari è tendenzialmente funzione, fra gli altri fattori, del numero degli item che li compongono. La durata della somministrazione tende infatti ad aumentare il grado di meccanicità del processo di risposta, soprattutto se ci si rivolge a

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soggetti estratti dalla popolazione generale – inevitabilmente caratterizzati da capacità cognitive più limitate di quelle delle persone appartenenti ai campioni di studenti universitari – e se si conduce la rilevazione dei dati in situazioni naturali e comunque al di fuori dei laboratori di psicologia (Roccato, 2003).

Tuttavia, il fatto che la nostra versione della MAQ sia così breve può contemporaneamente costituire anche un suo limite. Infatti, è evidente che rilevare tre dei quattro stili di attaccamento mediante sottoscale costituite da due soli item è certamente attraente perché consente un sostanzioso risparmio di tempo nella somministrazione, di spazio nel questionario e, soprattutto per le indagini rivolte alla popolazione generale, di denaro nella conduzione della ricerca. D’altro canto, però, usare sottoscale brevi come quelle costruite nella nostra analisi presenta il rischio piuttosto serio di rendere estremamente problematica la discriminazione delle posizioni individuali dei singoli rispondenti. Se si segue la logica che orienta i modelli della Item response theory (IRT), infatti, si può pensare di proiettare sul medesimo continuum latente (che esprime il costrutto del quale ci si sta occupando) sia la posizione degli item (l’intensità affettiva del loro contenuto), sia quella dei soggetti (l’intensità del loro atteggiamento), confrontando fra loro le due distribuzioni. È evidente che un questionario è adeguato ai soggetti intervistati solo nelle situazioni in cui la maggior parte dei rispondenti è “coperta” da uno o più item di intensità affettiva simile alla loro. Nei casi in cui questo non si verifica, lo strumento si dimostra incapace, a livello locale, di distinguere fra i soggetti. Ebbene, proprio usando la IRT, Fraley, Waller e Brennan (2000) hanno mostrato che molte delle più diffuse scale di attaccamento non sono in grado di discriminare adeguatamente fra loro tutti i soggetti, evidenziando una scarsa capacità di misurare con precisione gli stili cui si rivolgono e, in alcuni casi, rappresentandoli su continua caratterizzati da diversi livelli di fedeltà a seconda dell’intervallo preso in considerazione.

Come segnalatoci da un anonimo referee, una strategia che è spesso possibile utilizzare per non ridurre drasticamente il numero di item quando si valida una scala mediante l’analisi fattoriale confermativa è quella della disaggregazione parziale (Bagozzi & Edwards, 1998; Bagozzi & Foxall, 1995). Tale strategia consiste nell’utilizzare come indicatori dei fattori non i singoli item, ma degli aggregati di più item, il che consente non solo di eseguire analisi su campioni poco numerosi, ma anche – ciò che è più rilevante nel nostro caso – di ridurre la componente di errore di misurazione degli indicatori (Leone, Pierro, & Mannetti, 2002). Sfortunatamente, tale procedura

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non è a nostro avviso utilizzabile in questo caso. Infatti, il numero di item che compongono la versione originaria della MAQ è tanto esiguo, in relazione al numero di fattori, da non consentire a priori la costruzione di un minimo di due indicatori costituiti da almeno due item per ciascun fattore.

In definitiva, riteniamo che il presente lavoro abbia consentito di trovare un nucleo “duro” di item capaci di rilevare gli stili di attaccamento Sicuro, Fusionale, Evitante e Preoccupato. Ciononostante, le considerazioni relative all’esiguo numero di item che compone non solo il nostro adattamento, ma anche la versione originaria della MAQ, suggeriscono che sia indispensabile sviluppare un insieme di nuovi indicatori degli stili di attaccamento da affiancare ai presenti al fine di aumentare la capacità dello strumento di discriminare in maniera fine le persone intervistate.

NOTE

2 Per brevità, d’ora in poi faremo riferimento ai due stili Ambivalenti semplicemente come

Preoccupato e Fusionale.

3 Per favorire il confronto fra i risultati di Carver ed i nostri, abbiamo numerato gli item nell’ordine

con cui sono stati presentati nel nostro questionario.

4 In grassetto le saturazioni superiori a .30.

5 Per calcolare l’ in questa batteria, i punteggi degli item 8 e 10 sono stati capovolti, al fine di

lavorare esclusivamente su correlazioni positive. Per omogeneità con quanto fatto da Carver, le analisi successive sono state invece condotte sugli item nel loro formato originario.

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(18)

APPENDICE

L’ADATTAMENTOITALIANODELLA MEASUREOFATTACHMENTQUALITIES

Indichi quanto ognuna delle seguenti affermazioni è vera per Lei, tenendo conto che il significato dei punteggi è:

-2 del tutto falso per me. -1 abbastanza falso per me.

0 né vero né falso per me. +1 abbastanza vero per me.

+2 del tutto vero per me.

1. Per me è difficile fare sì che gli altri mi stiano vicini quanto vorrei. X 2. Mi sembra che gli altri siano riluttanti ad avere con me rapporti

intimi quanto li vorrei.

X

3. Sono spesso preoccupato perché temo che il mio partner non voglia davvero stare con me.

X

4. Preferisco non avere rapporti troppo intimi con gli altri. X 5. Sono a disagio quando qualcuno vuole avere rapporti troppo intimi

con me.

X

6. Spesso spavento la gente perché voglio avere relazioni troppo strette.

7. La grande vicinanza con qualcun altro mi conforta sulla vita in generale.

X

8. Trovo facile avere rapporti intimi con gli altri.

9. Sono molto a mio agio quando sono in rapporti di grande vicinanza con gli altri.

X

10. Non ho mai paura che gli altri mi vogliano abbandonare.

11. Gli altri vorrebbero generalmente avere con me rapporti più intimi di quelli che mi fanno sentire a mio agio.

(19)

13. È sempre rilassante e piacevole avere rapporti intimi con qualcuno. X 14. Essere molto vicino a qualcun altro mi dà la carica.

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