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Bruna Bagnato, Prove di Ostpolitik. Politica ed economia nella strategia italiana verso l’Unione Sovietica 1958-1963

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Academic year: 2021

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Prove di Ostpolitik. Politica ed economia nella strategia italiana verso l'Unione Sovietica 1958-1963

Firenze, Olschki, pp. 604, euro 55,00

La politica estera di una nazione è determinata da una serie complessa di fattori che si intrecciano tra loro, non sempre facili da cogliere e da analizzare: tra questi, i rapporti con la politica interna e l'economia. Merito principale di questo volume di Bruna Bagnato è quello di aver esaminato

analiticamente (talvolta fin troppo?), attraverso lo scavo di una serie di archivi, pubblici e privati, la complessità dell'intreccio tra lo sviluppo delle relazioni economiche italo-sovietiche e l'evoluzione dei rapporti politici fra Roma e Mosca negli anni 1958-1963. Anni di guerra fredda, nei quali

inevitabilmente il terreno economico finirà per diventare ?compensazione di quello politico? (p. 1). Anni anche, sul piano della politica interna, dei primi tentativi di apertura a sinistra, che spiegano la scelta della periodizzazione e fanno emergere il ruolo giocato, in questo quadro, da personaggi come Gronchi, Mattei, La Pira e soprattutto da Luca Pietromarchi, nominato ambasciatore a Mosca nel 1958, di cui la stessa Bagnato ha pubblicato l'anno scorso, sempre per i tipi di Olschki, gli interessanti Diari (vedi la scheda in Annale IV/2003, p. 165). Affermare il tradizionale principio della ?presenza?, svolgere un ruolo di mediazione nella politica ?neo-atlantica?, rilanciare le relazioni bilaterali fu il compito che Pietromarchi si assunse durante il suo soggiorno moscovita, con un sostanziale successo per ciò che riguarda almeno l'ultimo punto, sia pure tra alterne vicende, muovendosi con prudenza tra le differenti strategie di Gronchi e Fanfani, in un quadro internazionale caratterizzato dalla ripresa delle tensioni tra le due superpotenze, soprattutto a causa del problema tedesco e della sorte di Berlino. L'episodio più emblematico (e più noto) fu il viaggio di Gronchi e del ministro degli Esteri Pella in Unione Sovietica (8-11 febbraio 1960) che l'autrice ricostruisce nei dettagli anche grazie all'utilizzo delle Carte Gronchi. Un viaggio dagli esiti paradossali, apparentemente disastrosi per l'atteggiamento poco diplomatico di Khruscev (che costò la fine della carriera a Pietromarchi), ma che fece apprezzare agli alleati atlantici il comportamento fermo del nostro presidente della Repubblica e, viceversa, portò alla caduta del governo Segni per il ritiro dei liberali che tentarono in questo modo di opporsi al disegno del Quirinale di aprire la maggioranza governativa ai socialisti. Ancora una volta politica estera e politica interna andavano ad influenzarsi a vicenda, senza però impedire che il terreno

economico tornasse ?a rappresentare il piano, privo di grossi ostacoli, lungo il quale mantenere aperto il discorso tra i due governi? (p. 293), come mostrarono gli importanti contratti firmati pochi mesi dopo tra l'ENI di Mattei e la SNE, l'organismo sovietico per l'esportazione petrolifera, accordi che

preoccuparono non poco gli alleati occidentali dell'Italia fino al punto da essere discussi in ambito NATO. Un rapporto dialettico quindi, quello tra politica ed economia, che l'autrice analizza in queste pagine con finezza e ricchezza di analisi.

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