• Non ci sono risultati.

Promuovere la responsabilità sociale delle imprese agricole ed agroalimentari : linee guida

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Promuovere la responsabilità sociale delle imprese agricole ed agroalimentari : linee guida"

Copied!
65
0
0

Testo completo

(1)

PROMUOVERE

LA RESPONSABILITA’

SOCIALE DELLE IMPRESE

AGRICOLE ED

AGROALIMENTARI

(2)

ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA

LINEE GUIDA

PROMUOVERE LA RESPONSABILITA’

SOCIALE DELLE IMPRESE AGRICOLE ED

AGROALIMENTARI

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 1

(3)

Si ringrazia per il contributo fornito:

IMPRESE: Azienda Bea; Agribosco; Amadori; Biscottificio Scapigliati; Caseificio Vannulo; Consorzio pesca Ancona; Coop-Adriatica e Coop Italia; Gal Cosvel; Granarolo; Il Melograno; Palm; Palmera; Servizi industriali sas; Terre di Sicilia; Veroni.

ASSOCIAZIONI DI CONSUMATORI/ETICA: BVQI Italia spa; Certiquality; Cittadinanza Attiva; Codacons; Finanza Etica; Sodalitas; Unione Nazionale Consumatori e Utenti.

ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA: Anicav; APA; Cia; Coldiretti; Confagricoltura; Confartigianato; Confesercenti; Fedagri; Legambiente; Rete Fattorie Sociali; Unioncamere.

SINDACATI: CGIL; CISL; UIL; UGL.

ENTI E ISTITUZIONI: Agenzia di sviluppo empolese valdelsa; Inail; Ipi; Ministero delle Politiche agri-cole alimentari e forestali; Ministero del Welfare; Ministero dello Sviluppo Economico; Provincia Autonoma di Bolzano; Regione Campania – Assessorato all’Agricoltura e alle Attività Produttive; Regione Toscana – Assessorato alle Attività Produttive; RespET- Centro per l’impresa Etica e Responsabile del Comune di Roma; Agenzia di sviluppo integrato di Caltagirone; Sedicibanca S.p.A. (credito agricolo).

UNIVERSITÁ: Prof. Gian Paolo Cesaretti (Università di Napoli); Prof. Francesco Di Iacovo (Università di Pisa); Prof. Massimo Sabbatini (Università di Cassino); Prof. Primo Mario Salani (Università La Sapienza); Prof. Saverio Senni (Università della Tuscia); Prof. Stefano Zamagni (Università di Bologna).

Il presente documento è stato elaborato nell’ambito del progetto “Responsabilità sociale: implicazioni ed applicazioni alle imprese del settore agroalimentare” realizzato dall’INEA e finanziato dal MIPAF (ora MIPAAF) con D.M. 488/7303/2004.

Responsabile del progetto: Lucia Briamonte Comitato tecnico-scientifico

Responsabile scientifico: Luciano Hinna. Coordinamento: Lucia Briamonte (Responsabile INEA),

Ester Dini, Maria Assunta D’Oronzio, Barbara Luppi, Fabio Monteduro, Raffaella Pergamo, Monica Vacca

Gruppo di lavoro

Responsabile scientifico: Luciano Hinna; Coordinamento: Lucia Briamonte (Responsabile INEA),

Paolo Biraschi, Luigi Di Gregorio, Ester Dini, Maria Assunta D’Oronzio, Barbara Luppi, Francesca Giarè, Sabrina Giuca, Angelo Mellone, Fabio Monteduro, Raffaella Pergamo, Iuri Peri, Rachele Rossi, Saverio Scarpellino, Monica Vacca

Consulenza editoriale Moira Rotondo Segreteria tecnica

Novella Rossi e Roberta Capretti

Questo documento costituisce un supporto operativo per favorire l’adozione di comportamenti social-mente responsabili e destinato a promuovere e diffondere la cultura della responsabilità sociale nel settore agricolo ed agroalimentare. Questo risultato è stato raggiunto attraverso un processo

parteci-pato che ha coinvolto le principali Istituzioni e gli operatori del settore. 2

(4)

PRESENTAZIONE

Negli ultimi anni le questioni socio-ambientali sono diventate parte integran-te degli obiettivi della politica agricola. La sempre crescenintegran-te richiesta di qualità, salubrità e genuinità dei prodotti alimentari, gli shock climatici ed energetici e le problematiche sociali e ambientali riconducibili al tema dello sviluppo sostenibile hanno contribuito ad accelerare questo processo.

Ci troviamo così di fronte ad un nuovo modello di sviluppo in cui la competi-tività dell’impresa agricola deriva anche dal suo impegno a garantire adeguati livelli di sostenibilità economica, sociale e ambientale nel contesto territoriale in cui opera.

Ne consegue che il successo dell’agricoltura rispetto alle nuove attese della società risiede nella capacità dell’impresa agricola di produrre alimenti sani e genuini e concorrere allo stesso tempo alla protezione delle risorse naturali e allo sviluppo equilibrato del territorio, creando occupazione e riservando maggiore attenzione alla qualità del lavoro.

Oggi, il consumatore è sempre più attento ed orientato verso acquisti con-sapevoli, includendo nel concetto di qualità dei prodotti agroalimentari anche valori quali la sostenibilità ambientale e sociale della produzione. L’agricoltura quindi, riserva grande attenzione a temi trasversali quali: sicurezza alimentare, tracciabilità delle produzioni, qualità dei prodotti, rispetto dell’ambiente e delle risorse umane. Tali aspetti hanno contribuito a declinare il concetto di produzione in una dimensione più ampia di filiera e di territorio, affiancata dalla promozione e dalla rintracciabilità delle produzioni agroalimentari e da forme di comunicazione istituzionale volte a valorizzazione e a dare riconoscibilità alla qualità dei prodotti agroalimentari italiani, a creare la consapevolezza dell’evoluzione dell’agricoltura tra tradizione e innovazione e a valorizzare il “made in Italy” quale stile di vita e di consumo.

Questi elementi hanno trovato ampia collocazione nelle presenti Linee guida sulla responsabilità sociale per il sistema agroalimentare realizzate dall’INEA.

La volontà di valorizzare il complesso di tematiche che ruota attorno al con-cetto di responsabilità sociale è alla base del lavoro che l’INEA sta portando avanti con il progetto “Responsabilità sociale: implicazioni e applicazioni per le imprese del settore agroalimentare” finalizzato all’approfondimento, alla promo-zione e all’applicapromo-zione dei temi e delle metodologie di responsabilità sociale.

L’Istituto, partecipando al dibattito sulla responsabilità sociale di impresa (RSI), che costituisce un tema di interesse crescente da parte delle aziende, del mondo associativo, delle istituzioni, dei consumatori e della società civile, negli ultimi anni ha contribuito all’introduzione della RSI nel sistema agroalimentare e le linee guida costituiscono un primo passo per un’effettiva applicazione da parte LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 3

(5)

delle imprese.

Le Linee guida, infatti, rappresentano uno strumento operativo che l’INEA mette a disposizione delle imprese che intendono avviare e strutturare in modo organico un percorso di responsabilità sociale nella propria realtà aziendale. Alcune imprese agricole ed agroalimentari stanno manifestando una crescente attenzione e disponibilità a considerare, nell’ambito delle proprie strategie e atti-vità, anche pratiche di responsabilità sociale – come testimonia il volume dei casi studio che accompagna la pubblicazione delle Linee guida. Nell’analisi dei casi studio emerge che una visione strutturale e strategica della responsabilità socia-le, inserita nel contesto di specifici comportamenti aziendali, fa sì che le imprese accrescano l’attenzione verso comportamenti e strumenti che promuovano il rispetto dei diritti e della sicurezza dei lavoratori, dell’ambiente, della salute pub-blica e della sicurezza delle produzioni. L’adozione di comportamenti socialmente responsabili è, dunque, uno stimolo verso l’ammodernamento del sistema pro-duttivo e un contributo a realizzare uno sviluppo economico e sociale sostenibile. Il presente lavoro ha il merito di adottare una valutazione del percorso di responsabilità sociale che tiene conto delle caratteristiche delle piccole e medie imprese, che costituiscono il tessuto produttivo italiano. A tale scopo è stato scel-to un approccio modulare, che consente alle imprese di avvicinarsi al tema della RSI con una logica di gradualità utilizzando la matrice di autovalutazione del per-corso di responsabilità sociale che si articola su due dimensioni: il grado di orien-tamento alla RSI e il grado di orienorien-tamento alla rete. Al fine di agevolare l’avvio di un percorso di responsabilità sociale da parte delle imprese del settore, sono riportati esempi di pratiche socialmente responsabili e di percorsi tratti dal mondo delle imprese agricole e agroalimentari. In questo modo, si è offerto un approccio empirico da trasferire con efficacia nelle singole realtà produttive.

Le Linee guida, quindi, si inseriscono in modo sinergico in un insieme arti-colato di strumenti finalizzati alla promozione della RSI nel sistema agricolo e agroalimentare (CD-ROM contenente appendice strumenti e glossario allegato al presente lavoro; volume di casi aziendali; volume di approfondimenti tematici, sito internet) come una strategia innovativa volta al recupero e al rafforzamento di alcuni elementi di coesione economica e sociale.

La responsabilità sociale richiede un impegno continuo da parte di tutti gli stakeholder al fine di contribuire allo sviluppo economico del settore e non può tradursi semplicemente in uno standard di qualità da certificare. In tal senso, l’au-spicio dell’INEA è quello di contribuire con la sua attività a promuovere una nuova forma mentis e un nuovo modo di fare impresa secondo un approccio integrato (triple bottom line) che tenga conto di aspetti economici, ambientali e sociali.

On. Lino Carlo Rava

(Presidente INEA)

4

(6)

I

NDICE

1 Introduzione 7

1.1 Presentazione del progetto 7

1.2 La metodologia di lavoro 8

1.3 Una guida alla lettura 10

2 La Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI): i concetti chiave 13 2.1 Il concetto generale e le sue implicazioni per le imprese agricole e

agroalimentari 13

2.2 Le motivazioni 15

2.3 Le strategie di RSI 16

3 Le tematiche chiave per le imprese agricole

e agroalimentari 19 3.1 Le risorse umane 20 3.2 Il prodotto 21 3.3 Il territorio 22 3.4 L’ambiente 23 4 Indicazioni operative 25

4.1 Linee di azione legate ai comportamenti di RSI 25

4.1.1 Assenza di orientamento 28

4.1.2 Comportamenti di RSI incentivati 28

4.1.3 Buone pratiche non strutturate 30

4.1.4 Comportamenti volontari di RSI: una dimensione 31

4.1.5 Comportamenti volontari di RSI: più dimensioni 35

4.1.6 Comportamenti volontari di RSI: governance 36

4.2 Linee di azione legate all’orientamento sistemico 37

4.2.1 Relazioni incentivate 38

4.2.2 Relazioni volontarie non formalizzate 40

4.2.3 Relazioni volontarie formalizzate 40

5 Come utilizzare le Linee guida per promuovere la

responsa-bilità sociale in agricoltura: una griglia di auto-diagnosi 45

5.1 Un approccio modulare alla RSI 45

5.2 Il processo di auto-diagnosi 47

5.3 I possibili percorsi 49

(7)

5.3.1 I primi passi verso la responsabilità sociale 50

5.3.2. Un passo ulteriore: la formalizzazione delle buone prassi 54

5.3.3 Orientarsi alla RSI: la progressione sul fronte dei comportamenti

socialmente responsabili 55

5.3.4 Orientarsi al sistema: lo sviluppo in direzione verticale 56

5.3.5 La progressione mista 58

5.3.6 Consolidare ciascun passo 59

6

(8)

1.1 Presentazione del progetto*

La Responsabilità Sociale di Impresa (RSI o Corporate Social Responsibility, CSR) è un tema che, negli ultimi anni, ha attirato la crescente attenzione da parte dei consumatori, delle imprese1, del mondo associativo, delle

istituzioni e della società civile. Nel sistema agroalimentare la crescente sensibi-lità per la salute e la sicurezza alimentare, l’ambiente e il territorio pone un forte accento sui temi della RSI, con particolare riferimento al valore e alla qualità delle produzioni, al loro legame con il territorio, ai processi produttivi che ne stan-no alla base, agli assetti di goverstan-no, alla definizione delle strategie aziendali e, non ultimo, alla capacità dell’impresa di veicolare un’immagine compatibile con i propri valori e principi. Ciò si inserisce in una prospettiva che tende a promuove-re semppromuove-re più una logica di promuove-rete - tra imppromuove-rese, settori e territori - al fine di aggiun-gere valore alle produzioni, rafforzare le economie locali e nazionali e affermare il ruolo che le imprese rivestono come motore di sviluppo.

In questo contesto è auspicabile che si accresca l’attenzione delle imprese verso quei comportamenti e quegli strumenti che promuovono il rispetto dei diritti e della sicurezza dei lavoratori, dell’ambiente, della salute e della sicurezza delle produzioni, oltre alla cooperazione con le comunità locali.

È in questo ambito che l’INEA ha realizzato il progetto “Responsabilità socia-le: implicazioni e applicazioni per le imprese agricole ed agroalimentari” finanziato dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e finalizzato all’ap-profondimento, alla promozione e all’applicazione dei temi e delle metodologie di RSI. Questi obiettivi, uniti alle specificità del settore, hanno spinto l’INEA a svilup-pare un insieme articolato di strumenti a favore delle imprese e degli operatori del settore. Le presenti Linee guida ne costituiscono il principale supporto operativo, volto a favorire l’adozione di procedure socialmente responsabili per le imprese del sistema agroalimentare, da intendersi come l’insieme delle imprese che ope-rano singolarmente o in maniera integrata per la produzione, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli, della pesca e delle foreste.

L’elaborazione delle Linee guida ha tenuto conto della complessità del siste-ma agroalimentare e, in particolare, della pluralità degli ambiti di intervento (aree protette, aree urbane e periurbane, aree rurali, aree a forte specializzazione, distretti produttivi, ecc.), della tipologia produttiva, delle differenti classi

dimensio-1

Introduzione

*Per convenzione nelle presenti Linee guida, per ciascun termine sottolineato si rimanda al glossario contenuto nel Cd-Rom allegato.

1 Nelle presenti Linee guida, i termini impresa e azienda sono usati come sinonimi. LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 7

(9)

8

nali delle imprese (micro, piccola, media e grande) e dei diversi gradi di concen-trazione (cooperative, consorzi, associazioni, ecc.). Pertanto è stata adottata una logica di “gradualità” che consenta a ciascuno di utilizzare i concetti e gli stru-menti proposti in base alle proprie specificità, allo scopo di promuovere un per-corso individuale e coerente con il modello di orientamento alla RSI proposto.

Gli attori del sistema agroalimentare possono quindi trovare all’interno delle Linee guida un quadro di riferimento comune per:

• interpretare il concetto di responsabilità sociale; • assimilare i necessari orientamenti strategici; • adottare i possibili strumenti di RSI;

• promuovere lo sviluppo di percorsi integrati a livello territoriale.

Il primo e più diretto destinatario delle presenti Linee guida è l’imprenditore agricolo e agroalimentare, inteso nella sua accezione più ampia quale “produtto-re di beni” e quale “fornito“produtto-re di servizi” ric“produtto-reativi, culturali, sociali, che lo configu-rano come principale custode delle tradizioni, delle identità e delle specificità locali.

Al fine di una più efficace applicazione, le presenti Linee guida possono essere diffuse attraverso soggetti “intermediari” pubblici e/o privati che hanno relazioni con le aziende agricole, forestali, della pesca e agroalimentari: organiz-zazioni dei produttori, unioni e/o associazioni (agricole, artigiane, industriali, del commercio o turismo), gruppi di azione locale (GAL), camere di commercio indu-stria artigianato e agricoltura, operatori della distribuzione, operatori assicurativi e bancari del settore, ordini professionali, organizzazioni sindacali, assessorati e agenzie regionali del settore, agenzie regionali di sviluppo e innovazione, enti locali e università.

La collaborazione tra l’INEA e i soggetti intermediari rappresenta un’opportu-nità che va oltre la diffusione delle Linee guida e potrà estendersi a interventi di formazione e sensibilizzazione e, portare in prospettiva, alla definizione di nuove figure professionali in ambito agricolo ed agroalimentare2. Ciò detto, appare

auspicabile una sinergia con le politiche di sviluppo rurale 2007/2013.

1.2 La metodologia di lavoro

Le Linee guida sono uno strumento finalizzato a fornire proposte operative, concrete e flessibili, che lascino a ciascuna impresa l’autonomia di scegliere il percorso di RSI ritenuto più adatto alla propria realtà aziendale, all’interno di un quadro di riferimento unitario, capace di cogliere le principali peculiarità del siste-ma agroalimentare.

Coerentemente a tali finalità la metodologia di lavoro si è basata su un per-2 Tra le figure professionali specifiche si annovera quella di “esperto di responsabilità sociale” definito CSR

mana-ger, presente soprattutto nelle imprese di grande dimensione. LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 8

(10)

corso articolato in più fasi, che ha consentito l’approfondimento, la sperimenta-zione, la condivisione e la validazione dei risultati.

L’articolazione del percorso è sintetizzata dalla tabella seguente.

Tabella 1 - Le fasi della redazione delle Linee guida

Sotto il profilo metodologico si intendono evidenziare alcuni aspetti partico-larmente rilevanti:

1. gruppo di lavoro interdisciplinare: tutte le attività sono state realizzate attraverso i contributi dei componenti del gruppo di lavoro attivato dall’INEA. Il gruppo di lavoro ha visto la partecipazione di soggetti con competenze ed esperienze specifiche sia nel sistema agroalimentare sia in tema di respon-sabilità sociale delle imprese, realizzando un mix di competenze particolar-mente proficuo e stimolante;

2. approccio partecipato: i risultati intermedi e finali sono stati oggetto di discussione con i principali attori del sistema agroalimentare, che hanno for-nito contributi essenziali per modulare i contenuti delle Linee guida sulla base delle esigenze avvertite dagli operatori e dalle istituzioni;

Finalità Attività Risultati

1. Studio preliminare delle Linee guida prodotte da istituzioni nazionali e internazionali in tema di responsabilità sociale

Definizione della metodologia di lavoro, degli elementi di continuità e di originalità rispetto alle esperienze esistenti

2. Analisi preliminare delle caratteristiche del

settore agricolo ed agroalimentare Definizione dei presupposti della RSI nel sistemaagroalimentare 3. Interviste ai testimoni privilegiati Ricognizione delle diverse accezioni del concetto diRSI nel sistema agroalimentare e delle diverse

esperienze rispetto a tale percorso

Ap pr of on dim en to

4. Rielaborazione dei risultati delle interviste Declinazione delle caratteristiche della RSI nelsistema agroalimentare 5. Definizione degli obiettivi e della struttura

delle Linee guida Elaborazione della traccia delle Linee guida

6. Focus group con imprese e istituzioni

Condivisione della impostazione delle Linee guida, individuazione delle esigenze e recepimento di suggerimenti

7. Redazione di una prima bozza delle Linee

guida Bozza del documento

Sp er im en ta zio ne e co nd ivi sio ne

8. Definizione di strumenti di supporto collegati alle Linee guida

Individuazione di:

- un volume di analisi teorica

- un volume di casi studio sulle best practice - ulteriori materiali on line e su CD-ROM (appendici, glossario, normativa, ecc.)

9. Test delle Linee guida Validazione del documento realizzato

10. Revisione delle Linee guida Versione finale del documento

Va

lid

az

io

ne

11. Divulgazione delle Linee guida Evento divulgativo; diffusione informazioni tramitesito web; realizzazione di indagini sullo stato di attuazione.

(11)

3. criteri di selezione e ruolo dei testimoni esterni: i testimoni esterni sono stati individuati in modo da riflettere l’eterogeneità delle diverse componenti del sistema agroalimentare. Le indicazioni fornite dai testimoni esterni hanno fatto emergere la necessità di dare una forte connotazione di “gradualità” alle indicazioni riportate nelle Linee guida. In altri termini, ogni impresa, alla luce delle proprie peculiarità interne ed esterne, deve avere la possibilità di dar vita a un percorso originale e personalizzato di avvicinamento alla responsabilità sociale, pur con una sostanziale coerenza metodologica con le altre realtà che caratterizzano il sistema agroalimentare;

4. modalità di realizzazione dei focus group: la scelta del focus group come strumento di indagine è stata dettata dalla necessità di integrare le informa-zioni già in possesso del gruppo di lavoro con il punto di vista delle imprese e delle istituzioni e di coinvolgere al contempo tali soggetti in un percorso di analisi delle possibili interazioni e sinergie nella fase di diffusione dei risultati. Sono stati realizzati, quindi, due focus distinti: uno per le imprese e uno per i soggetti istituzionali. Nel primo caso, è stato realizzato un focus con imprese agricole e agroalimentari, con attenzione alla presenza di realtà, di comparti produttivi, di dimensioni e provenienza geografica differenti, in modo da avere un visione complessiva della situazione italiana. Per quanto riguarda il focus con i soggetti istituzionali, sono stati coinvolti alcuni rappresentanti di amministrazioni centrali dello Stato, delle Regioni, dei Comuni, del sistema camerale, del credito agricolo, delle agenzie di sviluppo agricolo, delle asso-ciazioni che si occupano di imprese e di fattorie sociali;

5. ricerca ed analisi su concrete realtà aziendali: nelle Linee guida (e nei materiali di approfondimento a esse collegati) sono stati ampiamente riporta-ti esperienze e casi aziendali con lo scopo di rintracciare percorsi comuni nell’adozione di prassi di responsabilità sociale e di valutarne gli impatti sulla performance aziendale. Con i casi studio sono state analizzate le motivazio-ni delle imprese, i loro percorsi, gli strumenti adottati, nonché l’impatto dei comportamenti sull’organizzazione e sui risultati aziendali.

1.3 Una guida alla lettura

Le presenti Linee guida rappresentano uno strumento di agevole consulta-zione, elaborato secondo un approccio modulare che consente a ciascuno di costruire il proprio originale percorso di RSI, utilizzando le indicazioni contenute nel volume in relazione alle proprie specificità. Nonostante rappresenti una tappa di un percorso unitario, ciascun capitolo costituisce altresì un “modulo” singolar-mente consultabile in relazione al livello di interesse e di conoscenza dell’argo-mento. Pertanto, sono state individuate alcune indicazioni operative, necessarie per evidenziare i numerosi percorsi e strumenti utilizzati e/o utilizzabili nell’ambito della RSI nel sistema agroalimentare. Il concetto stesso di RSI non si presta a 10

(12)

una rigida classificazione di strumenti e percorsi standard; ciò implica che, par-tendo da tali indicazioni, ogni “soggetto” possa intraprendere un proprio percorso di RSI, diventando altresì promotore di un modello di condotta virtuoso nei con-fronti dei propri stakeholder.

Il percorso di RSI di ciascuna impresa non può però prescindere dalla com-prensione di cosa è la RSI. A tale scopo le Linee guida includono un capitolo in cui i concetti e i principi di RSI vengono spiegati in modo sintetico, per offrire un primo spunto di riflessione a quanti si avvicinano per la prima volta al tema. La trattazione ha cercato di realizzare un equilibrio tra semplicità espositiva e rigore teorico, pur nella sua brevità, rinviando gli interessati ad un successivo approfon-dimento previsto in un apposito studio dell’INEA, che esamina le principali tema-tiche di RSI nel settore agricolo ed agroalimentare.

Figura 1 - Mappa logica delle Linee guida

La figura 1 riassume la struttura delle Linee guida, che risultano articolate in quattro moduli:

• la metodologia adottata e gli obiettivi perseguiti (capitolo 1);

• i concetti e i principi della RSI nel sistema agroalimentare (capitolo 2) e i principali ambiti di applicazione nel sistema (capitolo 3);

Obiettivi e metodologia del

progetto (capitolo 1)

Concetto e principi della RSI in generale e nel settore agricolo e agroalimentare (capitoli 2 e 3) Indicazioni operative per il cambiamento (capitolo 4) Auto-diagnosi e definizione di un percorso individuale di avvicinamento alla RSI (capitolo 5)

Approfondimenti esterni alle Linee guida:

- volume di casi azienda li - volume di approfondimenti tematici - strumenti presenti sul sito web e su Cd-Rom (appendice, glossario, ecc.)

Approfondimenti esterni alle Linee guida:

- volume di casi azienda li -volume di approfondimenti tematici - strumenti presenti sul sito web e su Cd-Rom (appendice, glossario, ecc.) LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 11

(13)

• una serie di indicazioni operative per ciascuna tematica di interesse per il settore (capitolo 4);

• una matrice di autodiagnosi per individuare e adottare un percorso persona-lizzato di RSI (capitolo 5).

Le Linee guida, con glossario e appendice allegati, costituiscono solo uno dei mezzi di orientamento alla RSI, concepito tuttavia come elemento comple-mentare agli altri strumenti individuati nell’ambito del progetto: sito web, casi aziendali e volume di approfondimento.

12

(14)

2.1 Il concetto generale e le sue implicazioni per le impre-se agricole e agroalimentari

Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici legati all’attività di impresa, ma andare al di là, investendo di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con i propri portatori di interesse (stakeholder)3.

La responsabilità sociale dell’impresa si colloca quindi nell’ambito della volontarietà. L’impresa socialmente responsabile si muove nella direzione di adottare strategie che consentano un migliore soddisfacimento delle esigenze dei portatori di interesse, andando oltre gli standard definiti dagli obblighi di legge. In questo senso, un’impresa socialmente responsabile è un’impresa capa-ce di interpretare le diverse istanze dei vari stakeholder coniugando le attese di remunerazione dell’imprenditore con quelle economiche, sociali e ambientali degli altri soggetti coinvolti nella vita dell’impresa (risorse umane, consumatori, finanziatori, fornitori, comunità locale, ecc.).

Il concetto di responsabilità sociale è dunque intimamente connesso alle caratteristiche degli stakeholder che si relazionano con l’azienda. Dal momento che ogni azienda ha i suoi stakeholder, la RSI non può essere un concetto univo-co e assoluto, ma è inevitabilmente un univo-concetto modulare che assume univo- configura-zioni diverse da impresa a impresa, da settore a settore, da periodo a periodo.

Box 1 - Chi sono gli stakeholder?

Gli stakeholder o portatori di interesse rappresentano le “parti interessate” direttamente e indirettamente all’attività e al successo di un’impresa. Si trat-ta di tutte le parti, interne ed esterne, portrat-tatrici di legittimi interessi nell’im-presa, ossia:

- proprietari;

- dipendenti/addetti/coadiuvanti familiari;

- clienti a monte e a valle (fornitori di mezzi tecnici/industria di trasforma-zione, distribuzione/consumatori finali);

- territorio/comunità locale/ambiente (investitori, istituzioni pubbliche e private, mondo imprenditoriale locale, residenti).

2

La responsabilita' sociale

d'impresa (RSI): i concetti chiave

3. Commissione europea, Libro verde, Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, 2001 - COM (2001) 366, BRUXELLES 18/07/2001

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 13

(15)

Come verrà illustrato nel capitolo 5, non esistono percorsi predefiniti e ottimali ma solo esempi volti a improntare l’intera attività aziendale ai principi della RSI e al miglioramento graduale dell’attenzione verso gli stakeholder.

In primo luogo, la responsabilità sociale delle imprese si caratterizza in maniera differente a seconda della dimensione aziendale (micro, piccola, media e grande). Per le grandi imprese, che hanno la possibilità di mettere in campo direttamente ingenti risorse e competenze avanzate, la RSI può quasi natural-mente collocarsi al livello di orientamento strategico di fondo ed essere interpre-tata come un “investimento” che consente all’azienda la salvaguardia e il miglio-ramento della performance economica nel medio-lungo periodo, tramite una migliore interazione con le parti interessate. Nel caso delle piccole e medie imprese, la minore disponibilità di risorse finanziarie e umane si accompagna a un più immediato contatto con gli stakeholder. Ne consegue che, soprattutto per queste realtà, la RSI non può prescindere dalla realizzazione di un percorso inte-grato con le altre realtà dello stesso segmento produttivo o con quelle a monte e a valle della “catena del valore”. Allo stesso modo è necessario un raccordo con le azioni di promozione delle istituzioni e il supporto della comunità locale. Appare chiaro che la dimensione aziendale non è un fattore limitante per lo svi-luppo della RSI; potrebbe anzi diventare una posizione di vantaggio se l’impresa riuscisse a costruire un rapporto fiduciario con i propri stakeholder e a collocarsi in una logica di sistema.

Inoltre, la responsabilità sociale si definisce in maniera diversa a seconda delle peculiarità del settore di riferimento. Il sistema agroalimentare riveste un ruolo centrale per la collettività in quanto risponde ai bisogni primari dell’individuo e, quindi, assume un ruolo decisivo per lo sviluppo socio-economico di un territo-rio. Se, da un lato, la liberalizzazione dei mercati internazionali e la diffusione capillare delle tecnologie dell’informazione hanno reso possibile una maggiore circolazione delle merci e delle informazioni, ampliando in modo esponenziale la possibilità di scelta dei consumatori, dall’altro, la crescita dell’interdipendenza tra mercati difficilmente controllabili ha comportato talvolta esiti negativi sulla qualità e sulla sicurezza degli alimenti.

I problemi sanitari legati all’alimentazione hanno determinato un mutamento nel rapporto tra consumatore e sistema agroalimentare. Eventi congiunturali come la BSE e la febbre aviaria hanno prodotto negli anni significative crisi di fiducia nei consumatori, con l’effetto di accrescere l’attenzione dell’opinione pub-blica verso l’alimentazione e, di conseguenza, nei confronti delle politiche agrico-le. In particolare, il consumatore ha sviluppato una sempre maggiore sensibilità verso tematiche quali la sicurezza alimentare, l’ambiente, il benessere animale e la biodiversità, ma anche verso i valori etici del consumo.

Le imprese agricole, accanto alla funzione economico-produttiva, assolvono più o meno consapevolmente, in modo sempre più determinante, a funzioni di salvaguardia dell’ambiente, valorizzazione degli spazi rurali e delle tradizioni loca-li (come la pluriattività e la multifunzionaloca-lità attraverso cui l’imprenditore agricolo 14

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 14

(16)

sintetizza il suo ruolo di attore dello sviluppo economico e sociale dei territori). Dal canto suo, l’impresa alimentare è diventata anch’essa fulcro di politiche di sviluppo sostenibili, attraverso processi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale, la produzione di alimenti sicuri e di “qualità”, nonché attraverso la valorizzazione del prodotto locale, delle tradizioni e dei saperi a esso legati.

Per il sistema agroalimentare la RSI costituisce un orientamento strategico di fondo, alla luce del quale occorre ripensare i processi e i comportamenti azien-dali in un quadro unitario di “condivisione” di un percorso socialmente responsa-bile fra tutti i portatori di interesse. La RSI non costituisce, quindi, un singolo ambito di azione per l’impresa, ma è un modo differente di pensare e fare impre-sa, tenendo conto del momento storico e delle vocazionalità delle singole azien-de e azien-delle specificità azien-degli stakeholazien-der.

2.2 Le motivazioni

Come evidenziato nel paragrafo precedente, il rapporto con gli stakeholder costituisce l’elemento cruciale della responsabilità sociale d’impresa. Una corret-ta relazione con essi può determinare:

- vantaggi interni all’impresa, in termini di miglioramento del clima di lavoro, di

maggiore capacità di reperire informazioni e di lavorare in gruppo, ecc.;

- vantaggi esterni all’impresa, attraverso un rafforzamento della fidelizzazione

dei clienti, una maggiore e più proficua collaborazione con l’autorità pubbli-ca, la realizzazione di partnership con i fornitori e i canali distributivi, ecc.;

- vantaggi di breve periodo, un’impresa socialmente responsabile può

ottene-re dei vantaggi commerciali soprattutto in quei segmenti di mercato in cui il grado di sensibilità sociale del consumatore è più accentuato (es. lavoro minorile, tutela del risparmio, ecc.);

- vantaggi di lungo periodo, un’impresa socialmente responsabile sviluppa

una maggiore capacità di individuazione dei rischi connessi alle attività del-l’impresa e di valorizzazione di nuove opportunità.

La RSI può costituire una formidabile leva per far sì che le imprese adottino una gestione aziendale più strutturata e bilanciata e formulino strategie sulla base di un’analisi dei propri stakeholder, del valore creato nel medio lungo perio-do, della sostenibilità4 e degli effetti connessi alle proprie scelte.

Nel sistema agroalimentare l’adozione di un approccio di RSI può apportare benefici indicati in modo esemplificativo nella seguente tabella.

4. Per sostenibilità si intende la capacità di realizzare una strategia di «sviluppo che soddisfa le esigenze del pre-sente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le loro esigenze» (WCED,1987) LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 15

(17)

Tabella 2 - I vantaggi della RSI per le imprese agricole e agroalimentari

2.3 Le strategie di RSI

Un’impresa che sceglie di adottare un percorso di RSI deve “ripensare se stes-sa”, le proprie strategie e le proprie azioni a partire dagli stakeholder, adottando la RSI come orientamento strategico. Poiché la RSI è un concetto dinamico, che muta nel tempo e nello spazio a seconda del settore di riferimento, del momento storico, della sensibilità dei consumatori verso aspetti etico-sociali, anche le specifiche stra-tegie di responsabilità sociale dipendono allo stesso modo dal momento storico e dalla situazione di contesto in cui l’azienda si colloca.

A livello generale è possibile distinguere le strategie di RSI in due grandi dimensioni: quella interna e quella esterna all’impresa.

La dimensione interna della RSI riguarda l’ambito aziendale interno e in par-ticolare:

16

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 16

(18)

- la gestione delle risorse umane, che consiste in tutte quelle azioni legate alla valorizzazione del capitale umano, come la formazione continua del perso-nale, la definizione di un orario di lavoro flessibile o concordato con i lavora-tori, la promozione delle pari opportunità e di pratiche non discriminatorie, la promozione dell’inserimento sociale dei lavoratori immigrati;

- la tutela della salute e della sicurezza nel lavoro, che si traduce

nell’adozio-ne di misure volontarie per accrescere oltre gli obblighi di legge la salute e la sicurezza nel lavoro con l’obiettivo di promuovere in modo efficace una cul-tura della prevenzione;

- l’adattamento alle trasformazioni e ristrutturazioni aziendali, riconducibile a

quelle azioni indirizzate a favorire un maggiore coinvolgimento delle parti interessate, a promuovere l’adozione di politiche di riconversione professio-nale e a favorire l’occupazione locale e/o l’inserimento sociale dei propri lavoratori.

La dimensione esterna investe la molteplicità dei rapporti intrattenuti dall’im-presa con l’esterno, in particolare con:

- le comunità locali, si pensi alla creazione di partnership locali con imprese

e/o istituzioni al fine di realizzare progetti a favore della comunità o allo svol-gimento di attività e iniziative territoriali su tematiche a valenza sociale, ambientale e culturale;

- i fornitori, i clienti e i consumatori finali; si fa riferimento alle azioni di

promo-zione della qualità, della sicurezza alimentare, del rispetto di criteri di eticità e tutela ambientale, allo scopo di soddisfare quei consumatori più sensibili alle problematiche di natura sociale. Si pensi, inoltre, alla realizzazione di forme di partnership commerciali che promuovano l’adozione di comporta-menti socialmente responsabili lungo tutta la catena produttiva;

- l’ambiente, si pensi alle strategie di riduzione del consumo di risorse, di

emissioni di inquinanti e di rifiuti, alle azioni di miglioramento delle prestazio-ni ambientali lungo tutta la catena produttiva, all’attenzione per l’impatto ambientale dei prodotti lungo tutto il loro ciclo di vita, all’adozione di sistemi di gestione ambientale (e alla loro eventuale certificazione).

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 17

(19)
(20)

La liberalizzazione dei mercati, il bisogno/aspettativa del consumatore di “valori aggiunti” al prodotto alimentare quali la sicurezza e la salubrità, la sosteni-bilità ambientale, il benessere animale, la tipicità, l’eticità delle produzioni, il biso-gno di informazioni sulla provenienza e la trasparenza dei prezzi, pongono non solo la singola azienda ma tutto il sistema agroalimentare di fronte alla necessità di rafforzare la propria competitività e la propria immagine sui mercati nazionali e internazionali. A tal fine, è importante promuovere la “qualità” sia delle produzioni sia dei rapporti tra le singole imprese e tra le singole componenti del sistema stesso, vale a dire attraverso l’integrazione e la creazione di reti di imprese.

L’impresa agricola e agroalimentare non è, infatti, un’unità produttiva isolata, ma parte condizionante e condizionata di un sistema caratterizzato da interrela-zioni verticali (tra produzione, trasformazione, distribuzione e servizi) e orizzontali (tra imprese di uno stesso comparto).

L’efficacia di un’azione di RSI avviata da un’impresa agricola e agroalimenta-re dipende, quindi, ed è influenzata fortemente dal grado di condivisione e coin-volgimento nel comportamento socialmente responsabile delle aziende operanti nella stessa filiera produttiva (dalla produzione ai servizi annessi alla distribuzio-ne) o in filiere produttive differenti ma che, facendo sistema e instaurando una rete di rapporti, contribuiscono alla crescita e allo sviluppo socio-economico del territorio nel quale operano. Il successo di politiche di RSI nel medio-lungo perio-do dipende dalla misura in cui la visione e la missione della singola impresa tro-vano eco e condivisione nel contesto complessivo in cui essa opera.

Il rafforzamento delle relazioni tra le imprese è il presupposto indispensabile di crescita delle aziende stesse, ove la crescita della singola azienda non può prescindere dall’ampliamento della dimensione aziendale e dal raggiungimento della massa critica, condizione indispensabile di sopravvivenza in un mercato globale. Quanto al rafforzamento dei rapporti tra le componenti del sistema, la filiera, correttamente intesa, può essere considerata come sistema soltanto se non esiste conflittualità sugli obiettivi tra le varie fasi. E se esiste, per contro, con-divisione su obiettivi comuni o almeno non contraddittori. Negli ultimi anni, infatti, il processo di creazione del valore si è spostato in modo sempre più evidente a valle della filiera: la distribuzione ha finito col diventare elemento determinante del posizionamento competitivo di tutta la filiera, pur rappresentandone soltanto l’anello finale. La Grande Distribuzione Organizzata riveste, quindi, un ruolo sem-pre più cruciale nel settore sistema agroalimentare: a tale scopo la creazione di

3

Le tematiche chiave per le imprese

agricole e agroalimentari

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 19

(21)

reti di RSI che aiutino le imprese di piccola e media dimensione a stabilire rap-porti proattivi con la distribuzione costituisce sempre più una leva competitiva di fondamentale importanza.

Le strategie di RSI possono costituire lo strumento idoneo per perseguire entrambi gli obiettivi di “qualità” produttiva e relazionale proprio perché si fonda-no sul principio di “soddisfare” le richieste e le aspettative di tutti gli stakeholder, interni ed esterni all’azienda, al comparto e al sistema agroalimentare.

In tale ottica, gli orientamenti strategici di fondo di RSI per le imprese agrico-le e agroalimentari, delineati in breve nei paragrafi precedenti e individuati a par-tire dall’analisi degli stakeholder privilegiati e delle “vocazioni” delle stesse impre-se, vengono in questo capitolo ricondotti e riaggregati in quattro macro-aree strategiche di RSI. Tali tematiche o ambiti di intervento di RSI sono fattori chia-ve per il sistema agroalimentare, strettamente interrelati tra di loro, afferenti sia alla dimensione interna aziendale (prodotto e risorse umane) sia a quella esterna (territorio e ambiente).

Si tratta di tematiche orizzontali a qualsiasi comparto produttivo o stadio della filiera in cui l’impresa si trova ad operare.

3.1 Le risorse umane

Il tema delle risorse umane nel sistema agroalimentare assume una duplice importanza, sia perché le ridotte dimensioni imprenditoriali del sistema relegano spesso questa problematica in secondo piano e, sia perché le stesse caratteristi-che dell’organizzazione produttiva determinano condizioni di lavoro rispetto alle quali l’adozione di comportamenti imprenditoriali improntati a principi di RSI risul-ta di rilevanza fondamenrisul-tale, date le forti criticità sotto il profilo della qualità del lavoro che presenta il settore (basso livello di sicurezza, elevata stagionalità, ampio utilizzo di manodopera immigrata, lavoro irregolare).

Pertanto, per le imprese del sistema agroalimentare che già rispettano i requisiti di legge in tema di lavoro, parlare di RSI orientata verso le risorse umane significa favorire:

- la crescita di competenze dei lavoratori, da realizzarsi tramite

l’aggiornamen-to e la formazione del personale (in materia di sicurezza, ad esempio, responsabilizzando i lavoratori, che spesso vivono la sicurezza “come un dovere dell’imprenditore e un diritto del lavoratore”, ma anche in materie di specifico interesse per l’azienda, quali i sistemi di produzione, i corsi di aggiornamento, ecc.) e tramite l’organizzazione di un sistema articolato di gestione del personale che ne favorisca la crescita professionale;

- una politica di gestione delle risorse che favorisca i processi di

responsabi-lizzazione e motivazione del personale rispetto agli obiettivi aziendali, da attuarsi, laddove le dimensioni lo consentano, tramite l’introduzione di 20

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 20

(22)

modelli e sistemi di valutazione, gruppi di lavoro ecc., incentivi/premi legati al risultato, modelli partecipativi in azienda, trasparenza e frequenza delle informazioni;

- la promozione di una politica di pari opportunità (di genere e non), tramite la

realizzazione di interventi finalizzati a garantire uguali opportunità di accesso e crescita nel lavoro alle donne (ad esempio il part-time o altre formule di flessibilità oraria), ai soggetti disabili (inserimento attivo al lavoro), o ad altri soggetti deboli come (ex) detenuti, ex tossicodipendenti, ecc. (specifici inter-venti formativi e di integrazione);

- l’integrazione del lavoro immigrato, che rappresenta per il settore un aspetto

di particolare rilevanza strategica, attraverso una tipologia di interventi molto ampia (alloggi, corsi di lingua, ecc.);

- la promozione del benessere nel lavoro (il benessere oltre alla qualità),

tra-mite l’organizzazione di specifiche attività come quelle sportive-ricreative durante o fuori l’orario di lavoro, viaggi premio, ecc.

3.2 Il prodotto

Parlare di “strategia di prodotto” nel settore agroalimentare significa concepi-re un approccio integrato al prodotto e alle sue dimensioni caratterizzanti: non solo genuinità, sicurezza, tipicità (caratteristiche intrinseche del prodotto) ma anche gli elementi che conferiscono valore aggiunto quali l’identificabilità, la rin-tracciabilità, l’innovazione, la sostenibilità. Componenti ritenute centrali in un mercato che richiede sempre maggiore competitività e che trova consumatori sempre più attenti e consapevoli.

Una strategia di prodotto ispirato alla responsabilità sociale deve tenere conto almeno di uno o più dei seguenti aspetti:

- la qualità, vale a dire la sicurezza, la salubrità, la rispondenza a determinate

caratteristiche nutrizionali e organolettiche delle materie prime e dei procedi-menti produttivi. “Fare qualità” significa non limitarsi a mettere sul mercato un prodotto che garantisca la sicurezza alimentare, ma andare oltre, offren-do la genuinità, la naturalità, la tipicità del prooffren-dotto. Significa informare la crescita e la filosofia aziendale attorno al concetto centrale di “qualità”: non bisogna limitarsi a produrre un alimento di qualità superiore, ma occorre “essere” un’azienda di qualità, attraverso l’introduzione di pratiche, metodo-logie e procedure ispirate all’eccellenza e al miglioramento continuo. Significa dotarsi di un’organizzazione in grado di identificare i singoli passag-gi produttivi e le materie prime utilizzate;

- la territorialità, ovvero la capacità del prodotto di simboleggiare il valore del

territorio di provenienza, esprimendone la tipicità, vale a dire quell’insieme di LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 21

(23)

tradizioni, cultura, know how diffuso, che lo rendono un prodotto “unico” nel suo genere. È una dimensione valorizzata dalla crescente diffusione di pro-dotti con marchio di origine: denominazione di origine controllata (doc), denominazione di origine controllata e garantita (docg), indicazione geografi-ca tipigeografi-ca (igt), indigeografi-cazione geografigeografi-ca protetta (igp), denominazione di origine protetta (dop), di consorzi di tutela dei marchi. Le politiche di territorialità del prodotto si esplicano nel consolidarsi di consuetudini produttive quali l’utiliz-zo di materie prime che provengono dal territorio, il rispetto dei metodi pro-duttivi legati alla tradizione o il recupero dei prodotti e delle ricette del passa-to. Tutti elementi che si affermano come un fattore di garanzia per la conser-vazione del patrimonio agroalimentare ed enogastronomico delle tante realtà locali italiane, e per la valorizzazione del comparto agro-zootecnico di riferi-mento dell’azienda.

- la trasparenza delle informazioni relative al ciclo di vita e alla composizione

organolettica del prodotto alimentare. L’informazione costituisce un valore aggiunto imprescindibile che interessa sia le qualità specifiche del prodotto (composizione, origine, ecc.), sia lo stesso processo produttivo. In particola-re, l’indicazione dell’origine e i tempi del pescato o della provenienza e la data di macellazione per i prodotti da macello sono aspetti sempre più rile-vanti nelle scelte di acquisto dei consumatori, verso cui le aziende stanno progressivamente indirizzando le loro strategie di produzione. Garantire la trasparenza delle informazioni sul prodotto alimentare significa andare oltre l’obbligo di legge sulla tracciabilità ed implementare politiche di tutela del diritto di informazione del consumatore, fornendo tutte quelle informazioni aggiuntive che consentono al consumatore di monitorare il processo produt-tivo, l’origine delle materie prime, ecc.

La qualità del prodotto è dunque legata alla qualità dell’organizzazione aziendale e alla qualità del processo di produzione. Pertanto un’azienda che fina-lizza le strategie di impresa a una produzione di qualità pone in essere comporta-menti virtuosi che facilitano la scelta di intraprendere un percorso socialmente responsabile.

3.3 Il territorio

La stretta relazione che intercorre tra il sistema agroalimentare e il territorio può generare una catena di valore che va al di là della semplice realtà aziendale, per dispiegare i suoi effetti sull’insieme del contesto economico-sociale.

Lo sviluppo di un rapporto positivo con il territorio permette alle imprese del sistema agroalimentare una migliore valorizzazione delle risorse turistiche e arti-gianali, consente di svolgere una funzione socio-ambientale attraverso la salva-guardia del patrimonio naturalistico e culturale, la tutela delle tradizioni e le cono-scenze accumulate negli spazi rurali. Inoltre, conduce a un maggiore radicamen-22

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 22

(24)

to dell’impresa sul territorio e a un rapporto privilegiato con il mercato locale, tra-mite:

- la conservazione, la trasformazione e la trasmissione di valori culturali, la

memoria delle tradizioni locali, la conservazione della “cultura del saper fare” riscontrabile nei prodotti artigianali o nell’applicazione di particolari tecniche colturali che determinano la tipicità delle produzioni e rappresentano il valore del patrimonio di un territorio;

- la tutela del paesaggio, l’impresa che pratica una gestione corretta dell’uso

della terra, che salvaguarda il patrimonio culturale e paesaggistico, limitando l’uso di pesticidi, di elementi inquinanti e/o erosivi e i fenomeni di disbosca-mento incontrollato, che valorizza e conserva gli spazi aperti, svolge una funzione di tutela e di valorizzazione del paesaggio e dello spazio rurale, nonché di presidio del territorio;

- la qualità della vita e la coesione sociale, l’azienda agricola è un elemento

imprescindibile del territorio in cui opera. La sua funzione sociale si dispiega nel contributo che può offrire al miglioramento della qualità della vita della comunità locale, attraverso sia l’erogazione di servizi fruibili dalla popolazio-ne sia il mantenimento o la crescita dei livelli occupazionali locali.

I vantaggi dell’adozione di una strategia di RSI nell’ambito del territorio sono molteplici. In primo luogo, l’impresa agricola e agroalimentare valorizza le risorse tangibili (materie prime) e intangibili (conoscenze, valori, tradizioni) presenti sul territorio. In secondo luogo, il territorio diventa una variabile strategica di compe-titività e assume un valore positivo in termini simbolici per l’opinione pubblica, una sorta di “denominazione di origine” che assicura un valore aggiunto ai pro-dotti.

La scelta di un orientamento strategico di RSI consente all’impresa agricola di sviluppare nel medio lungo periodo la sua natura multifunzionale, con lo svilup-po di rapsvilup-porti sinergici e reciproci con il territorio. Investire nella relazione con il territorio consente di costruire un rapporto diretto e aperto con le realtà locali, indirizzando la competitività delle imprese agricole su un modello che valorizza le specificità locali e regionali.

In questo senso, è opportuno favorire la creazione di attività di RSI comuni, con la valorizzazione del ruolo del tessuto sociale attraverso la creazione di una rete di imprese.

3.4 L’ambiente

Il sistema agroalimentare può costituire, a seconda del tipo di pratiche agro-nomiche adottate, un fattore di forte pressione ambientale su tutte le componenti dei sistemi naturali, causando processi di impoverimento delle risorse naturali. Per tale motivo, l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali terra, aria, acqua ed energia, rappresenta un fattore strategico nell’orientare i comportamenti impren-LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 23

(25)

ditoriali. D’altro canto, l’abbandono delle aree agricole e montane comporta anch’esso un degrado ambientale con conseguenti fenomeni di devegetazione, erosione e impoverimento di biodiversità. Ne deriva, pertanto, l’estrema impor-tanza di garantire il presidio dei territori rurali mediante la continuità delle pratiche agroforestali e zootecniche con tecniche ecosostenibili.

Alla luce di quanto affermato e considerata la limitata disponibilità delle risor-se naturali, le strategie ambientali socialmente responsabili sono numerorisor-se e dif-ferenziate:

- tutela della biodiversità. Nell’ecosistema agroforestale si osserva la coesi-stenza di fauna e flora selvatica, di risorse genetiche animali e vegetali, di microrganismi del suolo, elementi di biodiversità. L’imprenditore socialmente responsabile adotta politiche conservative di tutela, diversificate a seconda degli ambiti territoriali, delle caratteristiche e delle emergenze relative alla biodiversità;

- riqualificazione ambientale. Gli stili di vita e di consumo e il progresso tecni-co hanno un’elevata incidenza sull’ambiente poiché, se da un lato le innova-zioni tecnologiche tendono a ottimizzare i processi produttivi, dall’altro non sempre gli effetti positivi della modernizzazione rendono possibile la rigene-razione delle risorse naturali e lo smaltimento dei rifiuti. L’imprenditore socialmente responsabile adotta tecniche produttive meno “invasive” nei confronti della naturalità del territorio attraverso attività, ove necessarie, di recupero e riqualificazione ambientale, volte alla tutela delle risorse naturali; - sviluppo delle bioenergie. L’elevato prezzo dei combustibili fossili, la dipen-denza del nostro sistema economico da fonti energetiche estere e la fragilità del sistema di approvvigionamento rendono sempre più impellente una solu-zione della questione energetica. Le bioenergie rappresentano una valida alternativa alle fonti energetiche tradizionali. La biomassa di origine vegetale per fini energetici ha origine da produzioni forestali e agricole, da colture energetiche o derivate dalla raccolta dei residui provenienti dalle colture agrarie, dall’utilizzazione e dalla lavorazione forestale. L’impresa può contri-buire allo sviluppo delle bioenergie mediante un’opportuna trasformazione delle biomasse, solide e liquide, derivanti da colture arboree ed erbacee, dai liquami zootecnici e dai reflui. L’imprenditore socialmente responsabile che partecipa alla filiera energetica contribuisce alla tutela dell’ambiente in cui opera e individua fonti alternative di reddito e di energia particolarmente utili al sistema produttivo nazionale.

I vantaggi per le imprese agricole e agroalimentari socialmente responsabili sono legati al miglioramento della qualità delle produzioni, al rispetto dell’ambien-te e agli effetti positivi che scaturiscono dalle condizioni pedoclimatiche del dell’ambien- terri-torio in cui l’azienda opera, dal tipo di agricoltura intensiva o estensiva e dalle tecniche di produzione adottate.

24

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 24

(26)

4

Indicazioni operative

In questo paragrafo vengono riportate le principali indicazioni operative e i riferimenti utili per sviluppare nelle aziende agricole e agroalimentari un orienta-mento alla responsabilità sociale, così come definita e specificata nei precedenti paragrafi.

Vista l’ampia eterogeneità delle condizioni di partenza che caratterizza le realtà del settore agricolo e agroalimentare, l’approccio proposto è di tipo modu-lare, affinché ogni azienda possa costruire un “proprio” percorso originale di avvi-cinamento alla responsabilità sociale in base al grado di maturazione che la cul-tura della responsabilità sociale ha raggiunto all’interno dell’organizzazione, delle iniziative già realizzate, dell’orientamento sistemico, ecc.

L’approccio che l’INEA propone agli attori del sistema agroalimentare inten-zionati a intraprendere un percorso di responsabilità sociale può essere schema-tizzato in due linee di azione:

1. comportamenti di responsabilità sociale, ovvero il complesso delle motiva-zioni, delle azioni e degli strumenti che sostanziano l’impegno dell’impresa ad essere socialmente responsabile;

2. il sistema, ovvero la capacità di fare “rete” con i diversi attori che compongo-no o si relazionacompongo-no con il sistema agroalimentare.

Di seguito, si illustrano con maggiore dettaglio gli elementi costitutivi delle due linee di azione. Tali elementi saranno utilizzati, nel successivo paragrafo, per realizzare una “griglia di auto-diagnosi” che permetta a ogni singola impresa di costruire una propria strategia di orientamento alla responsabilità sociale5.

Allo scopo di facilitare la lettura delle diverse realtà che caratterizzano il sistema agroalimentare, vengono utilizzati gli esempi di soggetti che hanno rea-lizzato o si sono avviati su un percorso di RSI. I casi riportati nel presente lavoro, dunque, sono da considerarsi meramente esemplificativi e non esaustivi della pluralità di situazioni presenti sul nostro territorio nazionale.

4.1 Linee di azione legate ai comportamenti di RSI

Coerentemente agli scopi ed alla metodologia delle presenti Linee guida, il ragionamento sulla responsabilità sociale si sviluppa prendendo in considerazio-ne le motivazioni e le modalità con cui vengono adottate le azioni e gli strumenti di RSI.

È necessario fare cinque importanti precisazioni.

1. L’approccio adottato si concentra sulle motivazioni e sui comporta-menti e non sugli strucomporta-menti: l’assunto alla base del lavoro è che si possa

indi-5. Si veda la fig. 2 “Griglia di autodiagnosi” par.indi-5.1 LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 25

(27)

viduare una graduazione delle motivazioni e delle modalità con cui vengono adottate le varie azioni ed i diversi strumenti di responsabilità sociale e non una graduatoria di questi ultimi. In particolare, è stato individuato un percorso cre-scente che presenta:

- un livello di partenza costituito dall’assenza di orientamento, in cui non c’è nessuna motivazione specifica alla RSI;

- un primo livello, in cui la motivazione principale, se non esclusiva, alla base dell’adozione degli strumenti di RSI è quella di beneficiare di un incentivo economico/fiscale piuttosto che un’effettiva assunzione di responsabilità da parte dell’imprenditore. A questo livello le modalità di attuazione sono ispira-te da una logica strumentale ed opportunistica che in molti casi svuota di significato le azioni e gli strumenti;

- un secondo livello in cui, a differenza del caso precedente, non c’è incentiva-zione ma neppure consapevolezza. È un caso piuttosto frequente nel siste-ma agroalimentare dove, essendo molto diffusa la piccola dimensione, le micro-imprese adottano, senza accorgersene, comportamenti socialmente responsabili (legame con il territorio, rapporto con i dipendenti, ecc.). L’assenza di consapevolezza può costituire un limite molto forte allo sviluppo di un più maturo percorso di responsabilità sociale;

- un terzo e quarto livello in cui la motivazione alla RSI è consapevole ma le modalità di attuazione delle azioni o degli strumenti non sono ancora tali da incidere sulla governance aziendale e, cioè, sulle modalità con cui vengono definite le politiche aziendali e prese le decisioni strategiche. In altri termini, a questi due livelli i comportamenti di RSI sono volontari ed autentici ma non conformano ancora le scelte strategiche, né abbattono sostanzialmente il livello di auto-referenzialità dell’azienda. Il terzo ed il quarto livello si differen-ziano solo in funzione della minore o maggiore ampiezza ed incisività dei comportamenti di RSI (al terzo livello si collocano i comportamenti che inci-dono su una sola dimensione di RSI, al quarto quelli che inciinci-dono simulta-neamente su più dimensioni);

- un quinto livello in cui la motivazione alla RSI è consapevole e le modalità di attuazione delle azioni o degli strumenti incidono direttamente sulla gover-nance aziendale. In questo caso la responsabilità sociale è interpretata come una lungimirante strategia aziendale, come un’opportunità per ristabili-re un corristabili-retto rapporto tra persone, impristabili-resa, ambiente e società. Si trae il massimo dagli strumenti di RSI e si abbatte l’auto-referenzialità aziendale. 2. Gli strumenti di RSI sono il mezzo e non il fine: occorre non commettere l’errore – purtroppo comune – di pensare di essere socialmente responsabili per il solo fatto di avere adottato uno strumento di RSI. È come se qualcuno pensasse di essere un “buon imprenditore agricolo” per il solo fatto di aver acquistato un “buon trattore”. Allo stesso modo non basta aver ottenuto una certificazione ambientale per essere consapevolmente rispettosi dell’ambiente, non basta avere un codice 26

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 26

(28)

etico per essere rispettosi dei valori umani, non basta un marchio d’area per pro-muovere un territorio. Gli strumenti di responsabilità sociale sono perciò semplice-mente un “supporto” che facilita il raggiungimento di un fine – la responsabilità sociale – che bisogna internalizzare e perseguire come orizzonte strategico. 3. Sono le motivazioni e le modalità di attuazione che fanno usare bene o male gli strumenti: la sola valutazione degli strumenti adottati dice poco o nulla sul livello di orientamento alla responsabilità sociale di un’impresa. Come altrove ricordato ciò che conta sono le motivazioni e le modalità di attuazione degli stru-menti. Uno stesso strumento di RSI (ad esempio la SA 80006) può essere

adotta-to: a) solo perché ne è incentivata economicamente l’adozione; b) al di là della presenza di incentivi economici perché si intende migliorare la gestione delle risor-se umane; c) come tasrisor-sello nell’ambito di una più ampia revisione dei valori etici, delle scelte strategiche e di apertura e trasparenza verso l’esterno. Analogamente un bilancio di sostenibilità7può essere adottato solo come strumento di

comunica-zione oppure per mettere in relacomunica-zione e far partecipare gli stakeholder alle scelte aziendali. Come si vede, a seconda delle diverse interpretazioni, cambia notevol-mente il livello di orientamento alla RSI. È evidente, inoltre, che non si può dire in termini assoluti (e cioè senza fare specifico riferimento all’azienda ed al contesto in cui opera) che uno strumento sia migliore di un altro. È anche vero però che i vari strumenti hanno caratteristiche e potenzialità diverse.

4. Gli strumenti RSI non sono necessariamente tutte novità: molte azien-de, con le diverse sfaccettature che caratterizzano il sistema agroalimentare, hanno già avviato al loro interno attività, iniziative ed esperienze che, anche se non espressamente etichettate come strumenti di RSI, di fatto ne riflettono alcu-ne caratteristiche tipiche. Gli esempi che si possono fare sono numerosi: dall’a-dozione di tecniche e sistemi di utilizzo responsabile delle risorse (energetiche, idriche, del suolo) a quelle di valorizzazione del territorio, dal non utilizzo volonta-rio di sostanze controverse (OGM, promotori della crescita, ecc.) al miglioramen-to del benessere animale, ecc.;

5. Gli strumenti non finiscono mai: qualunque “lista” di strumenti non può essere esaustiva ma solo esemplificativa. Dal momento che la responsabilità sociale è un concetto a “geometria variabile” (dipende dalla collocazione geogra-fica, sociale e settoriale delle aziende), gli strumenti non possono che essere molto vari e numerosi. Inoltre, ne vengono proposti di nuovi continuamente. È impossibile e anche errato “imbrigliare” una realtà così dinamica.

In queste Linee guida si propone quindi di “graduare” l’orientamento social-mente responsabile dell’impresa sulla base di una scala a livelli progressivi. Si va dalla totale assenza di comportamenti socialmente responsabili, all’adozione di comportamenti incentivati (ovvero legati alla presenza di qualche forma di contri-buto pubblico), all’adozione di pratiche non strutturate, fino all’adozione

volonta-6 /7. Si veda l’appendice strumenti contenuta nel cd-rom allegato alle presenti Linee Guida LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 27

(29)

ria di comportamenti di RSI (livelli successivi). A questo stadio l’orientamento socialmente responsabile è in funzione della minore o maggiore ampiezza ed incisività dei comportamenti di RSI. Al terzo livello si collocano i comportamenti che incidono su una sola dimensione di RSI (risorse umane, prodotto, territorio, ambiente); al quarto quelli che incidono simultaneamente su più dimensioni. All’ultimo livello si collocano quelle imprese i cui comportamenti incidono sulla governance migliorando la qualità complessiva del disegno strategico e del dialo-go con gli interlocutori sociali.

Di seguito si riassumono i diversi comportamenti declinati secondo il livello più o meno intenso di orientamento alla RSI. Al fine di comprendere meglio le caratteristiche e le potenzialità di applicazione alle varie realtà del sistema agroa-limentare si proporranno una serie di esempi specifici.

4.1.1 Assenza di orientamento

Il punto di partenza, che è stato definito come “assenza di orientamento socialmente responsabile”, è riassunto dalla frase del noto economista Milton Friedman che individuò come unica responsabilità sociale dell’impresa quella relativa al “rispetto della legge e al pagamento delle tasse”. Il sistema agroali-mentare italiano presenta al suo interno situazioni molto diverse ed è del tutto evidente che per talune imprese non sia un risultato affatto scontato riuscire a rispettare la molteplicità di norme che regolano quasi tutti gli aspetti dell’agire imprenditoriale e far fronte a livelli sostenuti di contribuzione fiscale. Tuttavia è bene chiarire che gli strumenti di responsabilità sociale, se correttamente adotta-ti, sono un utile investimento per l’azienda e per la società. Naturalmente, biso-gna tener conto delle differenti situazioni di partenza, ed è per questo che le Linee guida sono state ispirate a una logica di “gradualità” e che di seguito (par. 4.2) si insisterà molto sull’orientamento sistemico.

4.1.2 Comportamenti di RSI incentivati

I comportamenti di responsabilità sociale “incentivati” sono tutti quelli la cui adozione deriva unicamente o in maniera prevalente dalla volontà dell’impresa di beneficiare di incentivi economici e/o fiscali a livello locale, nazionale o comunita-rio. È bene precisare che, nella logica proposta, il comportamento “incentivato” è tale non tanto per la presenza del beneficio economico in sé, ma per la capacità che esso ha di “condizionare” la scelta ad adottarlo da parte dell’impresa. Solo a fini esemplificativi si indica qui di seguito una lista di strumenti8la cui scelta può

essere condizionata dalla presenza di incentivi economici e/o fiscali ai diversi livelli istituzionali:

• agricoltura biologica;

• certificazioni di qualità ed ambientali9;

• altri strumenti di RSI (indicati nei paragrafi seguenti) incentivati da normative

28

8. Per un approfondimento delle caratteristiche principali di tali strumenti si rinvia all’apposita “Appendice strumen-ti” contenuta nel CD-ROM allegato alle presenti Linee guida

LINEE GUIDA AGRES2 3-12-2007 11:41 Pagina 28

(30)

o promossi nell’ambito di iniziative locali o settoriali10.

La lista non è né esaustiva né valida in termini assoluti poiché ogni impresa si pone differentemente di fronte alla scelta dello strumento.

9. A livello nazionale, il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali concede contributi in relazione a iniziative dirette alla definizione di strumenti, studi e modelli operativi attinenti la tracciabilità, secondo il D.M. 3 maggio 2004. Inoltre, diverse Regioni e Camere di commercio concedono contributi per l’attivazione di sistemi di qualità e ambientali.

10. Questa categoria residuale è stata creata per tenere conto della specificità delle realtà locali. Infatti, certi stru-menti sono volontari in una data regione e incentivati in un’altra. Ad esempio, nella Regione Toscana la SA8000 è incentivata mentre nelle altre Regioni non è così.

BOX 2 - AGRICOLTURA BIOLOGICA

Il metodo di produzione biologico è un sistema di gestione della produzione agricola, vegeta-le e animavegeta-le che consente l’attuazione di pratiche agricovegeta-le rispettose della fertilità del suolo e risponde a nuovi bisogni espressi dai consumatori. L’agricoltura biologica utilizza l’ambiente stesso per combattere i parassiti e le malattie degli animali e delle piante, contribuendo alla sostenibilità dell’eco-sistema, evitando l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi, diserbanti, fitoregolatori, organismi geneticamente modificati, nonché l’uso zootecnico di antibiotici per la profilassi e ormoni. L’Italia si conferma leader in Europa per numero di aziende di produ-zione con metodo biologico e per superficie interessata. Secondo i dati del Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica (SINAB), nel 2005 la superficie interessata, in conversione o interamente convertita ad agricoltura biologica, era pari a 1.067.101 ettari. La normativa - L’agricoltura biologica è disciplinata dai regolamenti n. 2092/91/CEE e n. 1804/99/CE e dai decreti del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali n. 220/95 e n. 91436/2000.

La produzione biologica è soggetta al controllo di enti privati autorizzati e controllati, a loro volta, dal MiPAAF, spesso accreditati in base alle norme UNI EN ISO 45011. Con il D.M. 9/1/06 è stato costituito il Comitato di valutazione degli organismi di controllo in agricoltura biologica; sono 21 gli organismi di controllo riconosciuti dal MIPAAF, di cui 16 sono accredi-tati a operare sull’intero territorio nazionale e 5 nella sola Provincia Autonoma di Bolzano. I controlli interessano tutte le fasi della filiera, incluso magazzinaggio, trasporto, trasformazio-ne, nonché dettaglianti, punti vendita della GDO, grossisti e piattaforme di distribuziotrasformazio-ne, a eccezione della ristorazione collettiva.

I prodotti con almeno il 95% degli ingredienti da agricoltura biologica possono utilizzare il marchio di produzione con metodo biologico, riconosciuto in tutti i Paesi UE, che prevede la menzione “Agricoltura biologica - Regime di con-trollo CE” e indicazioni particolari sul contenuto del prodotto in etichetta. Il regolamento (CE) n. 331/2000, inoltre, prevede un logo facoltativo da appor-re sulle confezioni.

Gli strumenti - Il Piano d’azione europeo per l’agricoltura biologica e gli alimenti biologici (PAE), adottato nel 2004, delinea una visione strategica globale del contributo che l’agricoltura biologica può recare alla PAC. In Italia sono stati approvati il Piano pluriennale di azione nazionale per l’agricoltura biologica e i prodotti biologici (PAN) e il Programma di azione nazionale per il 2005, con una dotazione di 5 milioni di euro prevista dalla finanziaria 2005 (legge n. 311/04).

Gli Assessorati all’ agricoltura delle Regioni adottano annualmente le linee di indirizzo, orientamento e priorità per la promozione dei prodotti agricoli, agro-alimentari, zootecnici e biologici dei propri territori. Nel 2005, gli effetti della riforma della PAC sulle aziende biologi-che biologi-che praticano la rotazione colturale sui seminativi e la riapertura, in alcune Regioni, dei bandi del Piano di sviluppo rurale (PSR) per il biologico, hanno ridato slancio al settore.

Figura

Figura 1 - Mappa logica delle Linee guida
Tabella 2 - I vantaggi della RSI per le imprese agricole e agroalimentari
Figura 2 - La griglia di “autodiagnosi” 18
Figura 3 - L’autodiagnosi
+7

Riferimenti

Documenti correlati

Il progetto intende promuovere la cooperazione tra soggetti della filiera ortofrutticola per realizzare un Piano di innovazione con iniziative pilota e di sviluppo di nuovi

Il progetto di ricerca ha portato alla caratterizzazione di 3 ecotipi di fagiolo da granella: “Billò” o “Lamon di Cuneo”, “Bianco di Bagnasco” e “Villata”, tipici e

Caratteristiche dell'innovazione Per la programmazione delle politiche Forma di presentazione del prodotto Altro. Rapporti e manuali

“Analisi delle relazioni tra fattori climatici e agenti patogeni produttori di micotossine nella granella di mais” lo scopo principali era di fornire uno strumento meccanicistico

Fotocopia planimetria catastale del terreno comprendente la coltura danneggiata dalla Fauna selvatica, con indicazione della zona dove sono stati riscontrati i danni. Fotocopia

o All’interno del punto vendita deve essere presente un apposito “corner” legato alla rete di GUSTUM, con esposizione di materiale informativo sia dei prodotti che dei produttori o

Quattro le direttrici di inter- vento: «La valorizzazione delle produzioni di eccellenza, in par- ticolare agricole e agroalimentari, e tutela all'estero dei marchi e del-

Per la produzione biologica sempre relativamente alla produzione di frutta il territorio maggiormente in- teressato è la Zona Est della Provincia con prevalenza dell’alta