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Storie d’autore, storie di persone: fondi speciali tra conservazione e valorizzazione, a cura di Francesca Ghersetti, Annantonia Martorano, Elisabetta Zonca, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2020

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Bibliothecae.it, 9 (2020), 2, 521-523 Recensioni

DOI <10.6092/issn.2283-9364/12027>

Storie d’autore, storie di persone: fondi speciali tra conservazione e valorizzazione, a cura di Francesca Ghersetti, Annantonia Martorano,

Elisabetta Zonca, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2020, 336 p., isbn 978-88-7812-292-5, € 25,00.

Storie d’autore, storie di persone: fondi speciali tra conservazione e valorizzazione è un importante libro che raccoglie (per sintesi) gli atti

di diversi convegni dedicati al problema, e che ha visto la curatela preziosa e intelligente di Francesca Ghersetti (che ha firmato la prefa-zione), Annantonia Martorano e Elisabetta Zonca.

Questo testo, fresco di stampa, è pubblicato dall’Associazione Ita-liana Biblioteche.

Gli oratori che hanno partecipato a una simile iniziativa ci offrono delle relazioni lette nelle giornate di studio volute dalla Commissione

biblioteche speciali, archivi e biblioteche di autore della Associazione

indicata, in collaborazione con alcuni Dipartimenti universitari (Uni-versità di Bologna, Ravenna, Firenze), con la collaborazione dell’U-nione Donne Italiane e la Fondazione Benetton.

Il tema delle librerie private, e delle biblioteche (e archivi) d’autore, come è noto, non è nuovo nella letteratura bibliografica italiana. Basti ricordare, tra gli altri, gli antichi (ma fondamentali) studi di Francesco Barberi e gli illuminanti interventi di Alfredo Serrai.

A latere desidero ricordare che gli archivi di persone, con annesse librerie, sono argomenti che ho studiato a lungo nei miei saggi sin dalla

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metà del 1970, e nella militanza come bibliotecario, di un tempo, presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma, dove fui incaricato di allestire (e di raccogliere) – così come ancora avviene nelle grandi biblioteche na-zionali europee – un Archivio del Novecento. Per questo incarico fui im-pegnato nella valutazione delle biblioteche private di Enrico Falqui, del grande francesista Giovanni Macchia, di Ceccarius (Filippo Ceccarelli), della collezione libraria di Maria Luisa Astaldi, Ettore Lo Gatto, Anna Maver, Walter Binni, Adriano Tilgher e varie altre. Nonché mi adoperai per stabilire l’acquisizione delle carte autografe di Elsa Morante (per il tempo in cui sono stato bibliotecario fui da lei indicato come esecutore testamentario), di alcuni autografi di Pier Paolo Pasolini, di Thomas Mann, di Vincenzo Cerami, di Giorgio Vigolo, di Luigi Pirandello, di Anton Giulio Bragaglia e Filippo Tommaso Marinetti, nonché alcuni al-tri autografi di illusal-tri poeti come: Attilio Bertolucci, Mario Luzi, Murilo Mendes, André Frénaud, René Char e altri, tanto per citare alcuni dei più importanti reperti scrittori, ma l’elenco sarebbe lungo.

Ora per ritornare al libro desidero segnalare che le tematiche ivi trattate sono molte e diverse nella loro genesi. Mi sembra difficile, in questa sede, operare per esse anche una breve rassegna, mentre invito tutti coloro che ne hanno curiosità ad effettuarne un’attenta lettura.

Tuttavia mi hanno particolarmente coinvolto alcuni di questi inter-venti: Annantonia Martorano propone un testo molto denso di idee, con una ricca esposizione nello ambito della dottrina archivistica, e ancora segnalo quelli di: Fiammetta Sabba (che non smette mai, al pari della studiosa poc’anzi citata, di colpirmi per la sua brillante in-telligenza), Caterina del Vivo, Neda Furlan, Laura Desideri, Anna Manfron, ma direi tutti nella sostanza.

Nicoletta Trotta, in particolare, si sofferma nel discutere le proble-matiche intorno all’Archivio voluto da Maria Corti, presso l’Universi-tà di Pavia, archivio molto folto di carte manoscritte degli scrittori del Novecento; e, ancora, una segnalazione a parte va fatta per quel che scrive Chiara Semenzato nell’illustrare, con puntualità, il fondo libra-rio, e le carte di Stefano Tumidei, che è stato un’importante storico

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dell’arte, scomparso prematuramente.

Nel procedere questa mia analisi, segnalo che Eleonora Cardinali illu-stra quanto si è messo in essere presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, con la sezione: Spazi 900 (la studiosa è a me nota per quel suo bello scritto – ricco di notizie – sulla storia dei fondi privati e personali pervenuti nella seconda parte del Novecento in quella Biblioteca).

Ma al di là di ciò devo ricordare che la funzione primaria di una Bi-blioteca nazionale è quella di essere l’Archivio del libro di uno Stato e, parimenti, è anche preposta all’acquisizione delle raccolte di opere, e carte manoscritte significative della cultura, senza mai abdicare, però, alla sua vocazione bibliografica (e fortemente e decisamente mai nel trasformarsi in una biblioteca-museo. Questa non è la sua vocazione!).

Dalla lettura complessiva dei molti testi qui riprodotti, tuttavia, constato che non sembra essere avvertita l’urgenza di mettere in can-tiere un analitico censimento, nonché una mappatura conoscitiva dei molteplici siti che nel territorio italiano raccolgono le testimonianze archiviali e bibliografiche di persone e studiosi che molto hanno vo-luto dire (e vogliono dire) nella conservazione e nella valorizzazione della tradizione del sapere.

In un tale ambito le questioni di metodo volte a delineare un cano-ne intorno all’immenso teorema scientifico che è dietro alle raccolte bibliografiche/archivistiche, le ricordate questioni, dicevo, andrebbe-ro appandrebbe-rofondite.

Insomma, l’Associazione italiana biblioteche non smentisce mai la sua consolidata vocazione professionale, tanto che questo testo (il quale si propone come una rassegna fattuale di ben quattro convegni, per ripetermi) ne è una ulteriore dimostrazione.

Sono, tuttavia, molto grato ai suoi curatori per avermi permesso di poter leggere questo bel libro che tiene in sé una rassegna tanto ricca e, perciò, non doppiabile.

Roma, settembre 2020.

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