Sesta lezione: altri filosofi sulla coscienza
Chalmers
La coscienza presenta un carattere soggettivo ed irriducibile: è il problema dei qualia, «il problema difficile». Chalmers per argomentare la natura non fisica dei qualia e quindi della coscienza, propone un esperimento mentale.
Immaginiamo un mondo nel quale le leggi della fisica sono identiche alle nostre ma in cui non ci sono esseri coscienti, ossia ci sono solo zombi. Questa
ipotesi non è contraddittoria dal momento che dalle leggi della fisica non si deduce la coscienza. Confrontando i due mondi ne deriva che la presenza
della coscienza è un fatto ulteriore rispetto ad un mondo fisicamente identico al nostro. Ossia la coscienza richiede una spiegazione ulteriore alle
leggi fisiche, che non bastano da sole a rendere conto del mondo attuale.
Quindi la coscienza è irriducibile alla fisica.
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Contro Chalmers
Questa tesi di Chalmers ha sollevato perplessità da parte di chi ha notato che un mondo senza esseri coscienti non sarebbe come il nostro mondo. Il
nostro mondo comprende uomini, alberi e vari esseri coscienti, un mondo in cui c’è la coscienza. La coscienza può essere un fatto fisico anche se non
possiamo ancora dimostrarlo direttamente. Sappiamo che se blocchiamo l’attività elettrica nel cervello, che dipende da leggi fisiche, la coscienza si
dissolve nel senso che i soggetti che si dichiarano coscienti non lo fanno più, e l’elettroencefalogramma è piatto, condizione che identifichiamo con
lo stato di morte cerebrale. Dunque la coscienza è un prodotto del cervello, il quale opera secondo le leggi della fisica.
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Una teoria non fisica della coscienza secondo Chalmers
Se la coscienza non può essere spiegata in termini fisici, allora è possibile produrre una teoria non riduttiva assumendo la coscienza come fondamentale, e limitandosi a spiegare come essa si rapporta ad
ogni altra cosa nel mondo. Sembra una posizione decisamente dualistica, che viene attenuata dalla condizione che una teoria della coscienza ha bisogno di un insieme di leggi psico-fisiche circa il rapporto
tra la coscienza stessa e i sistemi fisici in quanto è impensabile che siano completamente scissi. La ricerca empirica dovrebbe individuare i
correlati neurali e l’elaborazione dell’informazione della coscienza.
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Il funzionalismo non riduttivo della coscienza
Nella ricerca di una nuova teoria della coscienza, Chalmers propone un secondo pilastro, il “funzionalismo non riduttivo” secondo cui la
coscienza è frutto dell’organizzazione funzionale, o astratta
organizzazione causale, del cervello. Questa organizzazione non esige affatto il DNA ma può darsi con vari substrati fisici. Secondo questa legge-ponte i sistemi con la stessa organizzazione funzionale hanno lo
stesso genere di esperienze consce.
Una nuova versione del parallelismo di Spinoza
Sebbene plausibili le leggi psico-fisiche che relazionano la coscienza ai processi fisici, non sono fondamentali, come invece lo è l’informazione, una differenza
che produce una differenza. Fondamentale è la nozione di spazio delle informazioni, uno spazio astratto consistente di vari stati d’informazione che dispone di una struttura elementare di relazioni di differenza tra quegli stati.
Gli spazi informativi sono realizzati in tutto il mondo fisico. Perciò un libro è informazione realizzata, come lo è un termostato. Troviamo informazione anche nelle nostre esperienze sebbene in spazi informativi con una struttura
combinatoriale più complessa. Ovunque troviamo spazi informativi realizzati fenomenologicamente troviamo gli stessi spazi informativi realizzati
fisicamente. Gli spazi informativi sono dunque il comune presupposto teorico di una soluzione che ricorda il parallelismo di Spinoza.
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Il ritorno al panpsichismo
L’informazione è ubiqua poiché la troviamo nel mondo fisico e in quello
fenomenico (coscienza) in quanto la successione causale da uno stato A ad uno stato B, fisici o mentali, è informazione giacché ovunque troviamo una
relazione causale troviamo informazione. Se perfino un termostato realizza informazione e fa esperienza sia pure in modo elementare e poco interessante
per noi, allora dobbiamo concludere che tutto esperisce. Questo è il terzo pilastro della sua teoria, il panpsichismo, secondo cui ogni sistema nel mondo
naturale ha un qualche grado di coscienza. Il panpsichismo, avanzato a titolo ipotetico dall’autore, ricorda la monadologia di Leibniz.
Il panpsichismo ha suscitato molti dubbi. Infatti sembra che un elettrone non possa essere cosciente in alcun modo.
Paul Churchland
Dagli anni ottanta critica la psicologia del senso comune avvalendosi
dell'epistemologia naturalizzata di Van Quine. Per Churchland (1942), tutte le osservazioni empiriche sono ‘cariche di teoria’, quindi lo sono anche i nostri giudizi percettivi provenienti dal senso interno (introspettivi). Noi non abbiamo
un accesso privilegiato ai nostri stati interni; la certezza riguardo ai nostri stati mentali o qualia è la stessa degli antichi sull’‘evidenza’ dell’astronomia
tolemaica.
Dunque la psicologia del senso comune è una teoria falsa poiché non ha fatto nessun progresso dall'Antichità ad oggi, e non riesce a spiegare fenomeni psicologici come il sonno, il coordinamento senso-motorio, le malattie mentali, l'intelligenza e la creatività. È presumibile che anche le entità e le proprietà che costituisco i riferimenti dei suoi concetti teorici (desideri, credenze, intenzioni,
passioni) siano inesistenti. 7
Paul Churchland: le reti neurali
Churchland auspica che con una scienza dell'uomo su basi biologiche il problema mente-corpo si porrà in termini diversi e cambierà l'ontologia del
mentale, allo stesso modo in cui è cambiata quella del mondo fisico: non esiste né il flogisto, né l'etere luminifero.
Le reti neurali forniscono un modello nuovo del funzionamento dalla mente umana e l'ambiziosa idea di sostituire il modello linguistico che gran parte
della tradizione filosofica ha avuto del pensiero e, più in generale, del funzionamento della mente. Con le reti neurali è possibile spiegare il coordinamento senso-motorio e la codificazione sensoriale in termini di
trasformazioni vettoriali anziché attraverso la manipolazione lineare di simboli, trasformando automaticamente, grazie alla loro stessa struttura ed ai coefficienti (‘pesi') di riduzione degli impulsi una configurazione di input in
Paul e Patricia Churchland: connessionismo ed eliminitavismo
Churchland sostiene il “connessionismo”, l’indirizzo dell'Intelligenza Artificiale che rifiuta l'idea cognitivista della mente come computer, che opera tramite algoritmi,
manipolando simboli. Il connessionismo si basa sull’analogia tra cervello e reti neurali. L’attività «mentale» è distribuita tra le connessioni neuronali, e quindi non
può essere scomposta nei singoli processi cognitivi.
Per queste circostanze viene a trovarsi all’ala estrema dello schieramento
naturalistico nella filosofia della mente, contrapposto al ‘linguaggio del pensiero’.
Patricia Smith Churchland (1943) si è interessata soprattutto del rapporto fra neuroscienze e filosofia. Secondo lei per capire il mentale dobbiamo comprendere
il funzionamento del cervello. La Churchland assume una posizione detta eliminativismo, o materialismo eliminativo per il quale applicando il rasoio di
Ockham la mente va eliminata riducendone la funzione al cervello. La supposizione della mente genera difficoltà insuperabili, che scompaiono non appena la si elimini.
Quindi occorre lavorare sul cervello per chiarire i problemi emersi. 9