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“Tipo” di un sistema

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Academic year: 2021

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(1)

A A A p p p p p p u u u n n n t t t i i i d d d i i i C C C o o o n n n t t t r r r o o o l l l l l l i i i A A A u u u t t t o o o m m m a a a t t t i i i c c c i i i 1 1 1

T T T i i i p p p o o o d d d i i i u u u n n n s s s i i i s s s t t t e e e m m m a a a

“Tipo” di un sistema

“Tipo” di un sistema

Consideriamo un sistema ad anello aperto avente il seguente schema a blocchi:

R(s)

G(s)

C(s)

Per introdurre il concetto di tipo di un sistema, dobbiamo fare alcune osservazioni a proposito della funzione di trasferimento G(s) del sistema stesso.

E’ noto che la funzione G(s) può essere posta nella seguente forma fattorizzata:

G s

s z

s p

k k

m

i i

( )

n

( )

( )

=

+

+

=

=

α

1

1

dove

z

1

, . . . , z

m sono gli zeri (non necessariamente tutti distinti),

p

1

, . . . , p

n i poli (anch’essi non necessariamente tutti distinti, ma sicuramente distinti dagli zeri) ed α il cosiddetto guadagno.

La prima operazione da fare consiste nel mettere in evidenza eventuali poli della funzione G(s) situati nell’origine: nell’ipotesi che questa funzione abbia un numero µ di poli nell’origine, è chiaro che possiamo riscrivere la funzione nella forma

G s

s z

s s p

k k

m

i i

( )

n

( )

( )

=

+

+

=

=

α ∏

µ µ 1

1

(2)

Appunti di “Controlli Automatici 1”

Autore: Sandro Petrizzelli 2

In secondo luogo, possiamo moltiplicare e dividere il numeratore della funzione per un termine pari al prodotto

z

1

... z

m degli m zeri della funzione stessa: con delle semplici manipolazioni algebriche, abbiamo che

( )( ) ( )

G s z z

s z z

s z z

s z z

s s p

z z z s

z s

z s

s s p

z z T s T s T s

s s p

sT

s s p

m

m m

i i

n m

m

i i

n

m

m

i i

n

k k

m

( ) ...

( ) ( )

... ( )

( )

...

...

( )

... ...

( )

'

( )

(

=

+ + +

+

=

 +

  

   +

  

   +

  

  +

=

= + + +

+

=

+

+

=

=

=

=

∏ ∏

α α

α α

µ µ

µ µ

µ µ

µ 1

1 1

2 2

1

1

1 2

1

1

1 2

1

1

1 1 1

1 1

1

1 1 1 1

i i

n

)

=

1 µ

dove nel termine α α

'

=

z

1

... z

m sono stati inglobati il guadagno e gli m zeri e dove le costanti Tk (per k=1,...m) hanno le dimensioni di costanti di tempo (misurate cioè in secondi).

Possiamo fare chiaramente la stessa cosa al denominatore con gli n-µ poli diversi da zero: con passaggi analoghi, otteniamo la funzione di trasferimento espressa nella forma

G s

sT

s sT

k k

m

i i

( )

n

( )

( )

=

*

+

+

=

=

α ∏

µ µ

1

1

1

1

Detto questo, il concetto di tipo del sistema fa riferimento al numero µ di poli che G(s) presenta nell’origine:

• quando µµ=0 (cioè quando non ci sono poli nell’origine), si dice che G(s) è di tipo 0: abbiamo in questo caso che

G s

sT sT

k k

m

i i

( )

n

( )

( )

= *

+ +

=

=

α

1 1

1

1

e α* prende il nome di guadagno statico o anche fattore di guadagno statico;

(3)

“Tipo” di un sistema

Autore: Sandro Petrizzelli

3

• quando µµ=1 (un polo semplice nell’origine), si dice che G(s) è di tipo 1:

G s

sT

s sT

k k

m

i i

( )

n

( )

( )

= *

+ +

=

=

α

1 1

1

1 1

• quando µµ=2 (cioè un polo doppio nell’origine), si dice che G(s) è di tipo 2:

G s

sT

s sT

k k

m

i i

( )

n

( )

( )

= *

+ +

=

=

α

1 1

1 2

1 2

Sottolineiamo che difficilmente si ha a che fare con sistemi di tipo >2. Molto spesso il polo nell’origine, semplice o doppio, viene volutamente introdotto nella funzione di trasferimento del regolatore (posto a monte del sistema controllato), al fine di ottenere determinate caratteristiche dell’andamento asintotico (cioè per t→∞) della risposta.

Autore: Sandro Petrizzelli e-mail: sandry@iol.it

sito personale: http://users.iol.it/sandry

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