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Ricordando Sandro Marelli

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Academic year: 2022

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Ricordando Sandro Marelli

Poesie e Testimonianze

Sandro, fratello amato,

comprensione sincera, consigliere intelligente, sensibilità e armonia.

esempio di umanità e rettitudine.

Questo sei stato per me durante la tua vita terrena.

Ora: angoscia e dolore.

Adesso che te ne sei andato,

io ti vedo ancora con l'occhio della fede e ti penso nella speranza che forse … chissà!…

Un giorno ci ritroveremo!

Sulla tua tomba io ti parlo e sento la tua voce che mi dice:

"Non piangere, non soffrire! Perché io vivo, ti ho solo preceduta."

Mariella Marelli

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“Amo la cultura

che riflette sull’uomo con serenità

e col pessimismo dell’intelligenza”

Sandro Marelli scriveva questi pensieri inviando ad un’amica una scelta di sue poesie; la presente pubblicazione si propone di ricordarlo a partire da alcune sue liriche , con la citazione di alcuni poeti e cantautori a lui vicini per affinità di sensibilità e visione del mondo.

Sandro, lo spazio dilatato dell’apertura, i diritti dei deboli, l’attenzione agli ultimi, la solidarietà calda e generosa , nelle coordinate dell’amore per la pace e la giustizia; lo spazio appartato dell’interiorità, dell’introspezione, dell’universo poetico.

Io vorrei, superato ogni tremore

Io vorrei, superato ogni tremore giungere alla bellezza che mi incalza, dalla rovina del silenzio, fonda, togliere la misura della voce e cantare all’unisono coi suoni;

stamparmi nelle palme ogni vigore in crescita perenne e modulare un attento confine con le cose ov’io possa con esse colloquiare difesa sempre da incipienti caos.

Vorrei abitare nel segreto cuore centro d’ogni più puro movimento, animare di me gli spenti aspetti dei fantasmi reali e riplasmare le parabole ardenti ove ogni grazia è tocca del suo limite.Variata stupendamente da codesti incontri numererò la plurima mia essenza entro un solo, perenne,

insistere di toni adolescenti.

Nell’aperta misura delle ali del più libero uccello, nel vigore degli alberi,

nella chiarezza-musica dei venti, nel frastuono puerile dei colori, nell’aroma del frutto,

sarò creatura in unico e diverso principio, senza origine né segno d’ancestrale condanna.

E so, per questa verità, che il tempo non crollerà spargendo le rovine dei violati contatti alla mitezza del mio nuovo apparire, né la sacra identità del canto verrà meno ai suoi idoli vivi.”

Alda Merini

Alda Merini, una poetessa amatissima.

Sandro, anche per lui l’aspirazione ad un abitare nel segreto cuore e il tentativo ostinato di riplasmare parabole ardenti, in una sorta di terra di confine dove colloquiare con le cose.

Uno spazio del fuori , di apertura, di irriducibilità nella difesa della dignità di chi è piccolo, solo,

emarginato , diverso; una tormentata, esigente, rigorosa passione politica; un colto, sapiente, sensibile amore per il mondo dei bambini.

E uno spazio più intimo, correlato con l’altro, ma con territori e timbri evocativi propri; un modo anche questo di pensare e pensarsi nell’incantamento per la natura, l’amore per la poesia, la musica, l’interrogarsi sul senso dell’avventura terrestre, momenti di silenzio assorto, precarietà e fragilità del vivere, nelle intermittenze del cuore.

Sandro, il Cyrano di Guccini, con tutto il fastidio sdegnato e sdegnoso per l’ipocrisia, il vuoto apparire, l’opportunismo, l’incapacità di sognare…

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“Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto!

Infilerò la penna ben dentro il vostro orgoglio, perché con questa spada vi uccido quando voglio Venite pure avanti poeti sgangherati,

inutili cantanti di giorni sciagurati, buffoni che campate di versi senza forza avete soldi e gloria

ma non avete scorza;

godetevi il successo, godete finché dura chè il pubblico è ammaestrato

e non vi fa paura e andate chissà dove per non pagar le tasse

col ghigno e l’ignoranza dei primi della classe.

Io sono solo un povero cadetto di Guascogna però non la sopporto la gente che non sogna.

Gli orpelli? L’arrivismo? All’amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco”.

Francesco Guccini Sandro, che non ha vissuto su questa terra “come un inquilino”, o “in villeggiatura nella natura”, che ha creduto in questo mondo come fosse “la casa di suo padre”, che ha sentito “la tristezza del ramo che si secca, del pianeta che si spegne, dell’animale infermo”, ma soprattutto “la tristezza dell’uomo”, come scrive al figlio Nazim Hikmet, altro poeta da lui amato.

Penso a te Sandro come a un amico che ha sognato a lungo Come percorrendo una lunga Transiberiana

L’inquieto senso dell’esistere

E hai lottato per rendere fiaba questa realtà E te mago di sensibilità profonde

Hai sillabato brani di cantautori Che hanno impreziosito di poesia Il passo stonato di molti dei nostri giorni E hai ricevuto prima di noi

Il premio di un punto fermo desiderato Hai molti giorni per essere ricordato

Nel dolore di solitudini che spesso ci accomunano Nella freschezza del desiderio di tornare bambini Nella dolcezza della contemplazione e della poesia Nella lotta per gli ultimi

Sei ancora tra noi come fratello Che ci abbraccia

Incoraggiandoci verso giustizie non ancora realizzate Richiamo di pedagogie di solidarietà

Segno di una Fede che tormenta ma che salva Ci hai detto che il buio è l’anima della luce

Vittorio Mottin

Nelle liriche che seguono la modulazione di questo

“dentro” e “fuori”, di questo buio anima della luce;

frammenti di un discorso poetico con suggestioni ed echi di autori amati, Anna Achmàtova, Majakovskij, Baudelaire, Rimbaud, Garcia Lorca…, con correlazioni e rimandi a cantautori affini per mondo valoriale ed etico, Guccini, De André, Branduardi…

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Le poesie de “La luce e il buio”, “L’infanzia perduta” evocano incantamenti, emozioni, affetti, con il costante contrassegno di una ricerca del senso, un rimando e una nostalgia per un tempo perduto, un altrove presentito; le poesie raccolte in “Testimoni del tempo e Fratelli” raccontano un amore per gli ultimi, un’intima, profonda solidarietà con figure che sono state riferimento e bussola, Camilla Ravera ed Antonio Gramsci, “Siamo venuti sotto un grande albero . E uno alla volta ascoltiamo fiabe. Noi seduti e loro due in piedi”; don Milani , “abbiamo viaggiato in tanti con te, con te solo e solitario nel mare sconfinato della tua dignità”; sino all’intenso, emozionato, affettuoso colloquio finale con Suor Letizia, sorella nell’anima in una notte di stelle.

A Sandro da Maria Teresa

Sentimenti e valori condivisi fanno parte del nostro cammino; poiché penso che la poesia sia un

“ponte” tra anime, voglio ricordarti con i versi della poetessa russa Anna Achmatova, molto amata e vicino al nostro comune sentire.

In sogno

Nero e duro distacco che io sopporto al pari di te.

Perché piangi? Dammi meglio la mano, prometti di ritornare in sogno.

Noi siamo come due monti…

Non ci incontreremo più in questo mondo.

Se solo, quando giunge mezzanotte, mi mandassi un saluto con le stelle…

Anna Achmatova

La Luce e il Buio

FRANCESCA

Indescrivibile mondo onda luminosa leggera

come brezza d’avorio nella luce calda del giorno.

Scogliera

teneramente intensa come le labbra tra le vezzose mani.

Giallo sole semplice d’infinito francescanesimo sui prati umbri

dorati.

Pelle di luna occhi stellati Francesca il sole.

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LA NEVE

Sul mio bosco sui miei capelli è caduta la neve.

I rami spogli delle mie braccia allungano dita.

Armato di medioevo

ho mostrato al mare il mio cuore

di corazza.

Un corvo nero impigliato nelle mie mani.

Sull’onda del sole

come Gesù ho camminato questa notte

in pieno candore l’albero delle mie fate è venuto.

Sui miei capelli è caduta la neve.

RADICI

Nel mio tempo andato di pietre stanche e d’appassite erbe cerco

il mio tempo . Troppo sarebbe rivedere immagini con gli occhi.

Solo pezzi di ricordi e fusione armonica di lontani echi e di stellate colline.

Nel sole del mattino le mie radici nel vento d’autunno il mio spirito squarciato.

IL VOLO

Migrano lontano cicogne vanno farfalle all’orizzonte spiegano possenti ali maestose

in un cielo limpido.

Il volo è un attimo nell’infinito del corpo entusiasmo.

Fugge l’attimo e gli occhi tornano sulla nuda terra.

GODOT

Salgo la scala lunga fra le torri verso il cielo alto sul culmine del castello.

Mille gradini da salire col passo asmatico della speranza squarciando pesanti mura con le fessure di turrito cielo.

Il mio pensiero corre come il tempo stanco

come i miei passi faticoso di seguito lento.

Lassù forse avrò pace.

M’uccide la lunga scala d’affanno.

Voglio devo salire.

Squarci di cielo da fessure pesanti

dieci passi e ombre sinistre ombre s’inseguono e inseguono alla parete la mia ombra.

Sbattono porte al vento della storia

lontani echi

di medioevo perduto.

Su, su ancora m’appogggio

scivolo salgo e scivolo e ancora tremo di febbre.

Mi aggrappo e un lembo di cielo.

Lontano lontano ho atteso dal ventre Godot.

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La volpe

Sento già l’inverno venire e nell’aria c’è odore di neve, silenziosa sul bosco cadrà e lo coprirà…

Per il gelo gli alberi chini,

questa notte so che la volpe è venuta, del suo passo lungo il sentiero è rimasta l’orma…

Si è fermata là sull’altura, l’aria annusando indecisa, si è ritratta poi tremando un po’

di paura.

Ecco che l’’inverno è venuto, sul mio bosco è caduta la neve, ora il gelo prenderà anche il fiume e lo fermerà…

lenti voli di corvi neri,

questa notte so che la volpe è venuta, inseguendo lungo il sentiero

una vaga traccia.

Si è fermata là sull’altura, l’aria annusando indecisa, si è ritratta poi tremando un po’

di paura.

Angelo Branduardi da “Cercando l’oro”

L’infanzia perduta

ANDERSEN

Palpebre socchiuse di bimbi senza tempo dolce canto

di carrozze dorate e acciarini proibiti.

Taciturno mondo ! Dove sono i colori di fate e maghi di perdute streghe di lontane nevi e d’animali echi ? Andersen dove sei ?

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ATTESA

Ti racconto una fiaba se vuoi!

Un corvo l’ha ascoltata sulla torre lontana del mio antico castello.

La neve è caduta sul mio bosco di tigli

sui tuoi sogni di sempre che sono i miei sogni.

Ti racconto una fiaba ascolta se puoi!

L’ho imparata al camino

dai nonni d’un tempo le guance le mani al fuoco

arrossate tremanti

d’inconsce paure.

I capelli

del sole allo zenit le braccia

del vento al mattino la tua erba

il suo prato turchese.

Ti racconto

una fiaba nel bosco tu ascolta

in silenzio la musica lieve il suono e il rumore il fruscio

d’un tramonto stupendo.

Ascolta nel buio

cadere l’infinito coi miei occhi di stelle nel cielo senza tempo né spazio.

Il soldatino di stagno ha perduto lassù la strega

van leggeri bimbi al pifferaio fatato

ai colori. (…)

Testimoni del tempo e Fratelli

UNGHERIA

Qui resto solo

per camminare insieme al fango duro delle mie scarpe.

Terra calpesto ! Il sole

irradia tramonti di antica pustza sognavo da bimbo zingari cavalli.

Qui resto solo

compagno di strada cerco il tempo fra le ombre un delirio.

Oggi

non ho anima.

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TORINO OPERAIA

Lo specchio di una pozza freddo e asettico come marmo riflette la mia anima

dai cento occhi.

Dal nulla e dall’oscurità si alza la scienza

paladina idiota d’un fasullo sapere.

Arresta il treno bagliori d’incendio

nella folle corsa verso l’ignoto.

Torino fredda come la mia anima

vecchia curvata sulla poltrona dondolante.

Giornali strappati e lembi di rivoluzione perduta.

Come antica pietra batte il tempo e spettina capelli sul sonno dei bimbi nella notte della Befana.

Bagliori rossi nella buia notte l’ottobre sovietico si specchia stanco nella pozza dei miei ricordi.

Qui

siamo venuti

sotto un grande albero.

E uno alla volta ascoltiamo fiabe.

Noi seduti e loro due in piedi:

Camilla Ravera e Antonio Gramsci.

IL VENTO DELLA SERA

(dedicata alla Palestina) Il vento della sera, la mia, la tua,

ha sparso il cuore dei miei occhi.

Laggiù, sul limitare del giorno, echi lontani di voci andate hanno aggrovigliato i miei capelli.

Un urlo di fuoco, disperato e leggero, dal mio animo di desolato deserto è giunto a te, anima mia,

violentata da cieca speranza.

Come uva matura, la mia testa, ribollente di vanità idiota, ha confuso la luna e il sole, l’amore ed il tormento, l’accendersi delle fatue stelle ed il buio straziato della notte.

Sono qui, sul vuoto della mia Betlemme, tra ulivi e corvi, tra mani piagate e tendo le mie mani alle mani del Cristo, alla sua lunga ombra sottile e leggera.

Jesus è lì, come sempre solo, solitario vecchio, bimbo affamato, fra pietre antiche e cuori di pietra.

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DON MILANI

Ombre lontane sinistre tenebrose Hanno levigato in me

Come onde di un mare tempestoso L’oceano del miei ricordi.

Sono salito lento e curvo Col passo del viandante leggero Fin lassu'

Dove il cielo stellato ha incontrato La luce del sole.

Li' ho respirato me stesso Nel mio specchio profondo Come Caronte col fardello Macignoso dei giorni Mai sopiti.

C'eri tu Lorenzo Sotto una zolla di terra Preziosa

La tua terra faticosa e lieve Calpestata dal sudore solare Del tuoi ragazzi.

Abbiamo viaggiato in tanti Con te, con te solo e solitario Nel mare sconfinato

Della tua dignita'.

Abbiamo sorriso al tuoi occhi Aperti sul mondo infinito Sulle praterie viola,

Sulla storia, la tua, la mia, la sua.

Senza ritegno ho pianto Davanti a te, alla tua foto, Ho sentito

Le tue mani, la tua voce.

Lorenzo

Ho camminato un giorno intero Sul tuo sentiero

Ogni zolla, ogni albero, ogni foglia, Barbiana.

Poi su di te mi sono chinato Ho baciato la pietra che ti copre Ho lasciato che il vento

Mi strappasse la giovinezza dal volto.

La tua scuola che e' la mia Il legno duro di quei banchi Lacerati e logori

Lo sventolio di mille mani Che nel buio cercano orizzonti Orizzonti orizzonti perduti.

Lorenzo

Non siamo piu’ gli stessi

La generazione ribelle, intelligente, Che ti ha capito, ti ha seguito, Volti di pietra come le mani

Dei contadini callosi, la parola dura, La neve violentata dal vento

Dell’Appennino.

Addio, Lorenzo, Tornero' qui un giorno, Vorrei tornarci

Per restarti accanto per sempre, come tu lo sei Ogni giorno,

Dentro di me

Questo breve frammento e' dedicato ad Alida, e' un omaggio all’uomo (come direbbe Majakovskij) piu' umano che abbia mai camminato sulla terra. Don Lorenzo Milani e' sempre presente nel cammino faticoso dei miei giorni.

Sandro

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CIELO STELLATO

a suor Letizia (Giorgina Malinverno) Il mio volto trafitto

spazzato dal vento della notte ha guardato lassù

nei sentieri lontani delle stelle.

un’ombra leggera è scesa fra l’incanto lunare e la violenza del Sole.

Ho cercato un nome lassù, lontano, per la mia fede perduta

e ho rivisto luminoso il tuo volto.

Questa sei stata per me solare amica e limpida sorella acqua nel verde scuro della mia ricerca e confronto perenne

nella mia distanza dal tuo sposo.

Ti ho voluto bene e tanto Giorgina, sorella Letizia, ora grido nella notte il tuo nome, la tua persona bellissima

in un cielo senza stelle.

Il ricordo degli amici

A Sandro

Parlare di Sandro, come dell’Emilio, è ricordare gli anni della gioventù, tanti momenti della vita.

Sandro, il “Marelli”, è uno dei ragazzi che ho visto crescere; da ragazzo, poi ad amico, quelli con la A maiuscola… ricordo…

Ricordo le tante partite, i suoi tanti goal, che hanno dato gioia a tanti ragazzi, a tante persone; per la sua e mia “fede” interista , lo chiamavo il “Mazzola dei poveri”… inseguivi un pallone, inseguivi la vita…

Subito poi l’impegno; l’impegno verso gli altri (ricordi, le grandi marce contro la fame nel mondo?).

Le tematiche sociali dell’Italia che cresce, che diventano quotidianità; il lavoro, la casa, la scuola, l’aborto, il divorzio, Don Milani… Il PCI che cresce, altra scelta che ci unisce… i popoli del mondo e la loro storia… il Cile (… il pueblo unido…); la Spagna di Franco…

quella notte in giro per il quartiere, alle due, con pennello, vernice, cartelloni… Franco Boia!!! Albate piena di scritte contro le esecuzioni capitali di quel regime; poi, alla mattina, le cancellarono, ci strapparono i cartelli, tutti!!! Giorni di polemiche e di divisioni violente!!!

Poi gli anni di Berlinguer… Enrico, Enrico!!! Poi Moro, le BR… la tua scelta subito, immediata, chiara contro il terrorismo.

Tanti amici comuni … Silvio, Maria Teresa, Veronelli, Mottin, Franca, Renzo, Claudio, Don Cip…

per condividere avventure, nottate, discussioni…

Un po’ di stacco, la tua famiglia, l’andare ad abitare a Sagnino;

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Cominciammo a rivederci quasi quotidianamente, quando tornasti a Camerlata; fu, per tutti un rinnovato entusiasmo, una nuova carica.

I tempi di “Solidarietà e partecipazione”, una novità per il quartiere… un impegno che si rinnova… ti ricordi, il 25 aprile, a Milano, sotto la pioggia, una pioggia battente!!

Io, te, Colmegna preoccupati per il Perancin che avevamo “smarrito” … eravamo un milione quel giorno a “difendere” quella data che qualcuno voleva cancellare… arrivare a casa, tardi sul treno a strizzare i vestiti, “masarati” ma felici…

In Circoscrizione, le lunghe discussioni… tu uomo alla continua “ricerca”, al tentativo continuo di dialogo; la tua onestà intellettuale, tante volte una “fede”

più marcata della mia (anche una fede in Dio?); io tante volte più pragmatico… no, con quelli, no!!! Qualche successo… ti ricordi la difesa dei ragazzi “drogati”; la scoperta delle problematiche del carcere; il no al megadepuratore; la tua denuncia delle pena di morte negli USA.

Intanto la politica, cosa seria, quasi religiosa, per noi un impegno reale e di vita, che diventa in balia di movimenti, di forze, di interessi, di televisioni, di bene personale di pochi individui, a danno della collettività…

le destre che avanzano…

Il periodo “bello” dell’Ulivo, poi il ritorno al buio, al nero…

Ricordo il tuo impegno per i più deboli, attraverso la scuola, l’insegnare, i libri, il centro culturale, la proposta, il riflettere, il far discutere.

Il tuo impegno per me, suggello di una lunga amicizia (me lo sono meritato davvero?).

Le tue settimanali telefonate… dubbi, speranze, gioie, tristezze… e anche quello scudetto all’Inter che non è più arrivato…

La notizia della tua morte mi è arrivata al telefono, nella saletta a fianco l’aula del Consiglio Comunale, un lunedì

sera… un lunedì triste… un altro amico che se ne è andato…

Il ricordarti, Sandro, mi fa ritornare giovane…

Luigino Nessi

Sandro, caro amico,

l'ultimo volta che mi hai scritto mi hai sommerso con cento argomenti, le nostre radici, l'arte, la politica, gli affetti, amicizia ed altro ancora.

M'ero preso tempo per risponderli, troppo tempo, non immaginavo di scriverli ora e così.

Ed eccomi di nuovo sommerso, dai ricordi questa volta e dalle emozioni, ma non voglio considerare ricordi come cose passate, no, anche per il solo fatto che esistano sono cose vive.

Come quando facevamo i chierichetti, tu con l’Adriano portavi sempre il candeliere che invariabilmente ti gocciolava la cera sulla lesta facendoti ridere divertito.

E le interminabili sfide a ping-pong col Renzo, il Paolo e gli altri, e i pomeriggi allo stadio dove entravamo due ore prima, così potevamo discutere di tutto e di tutti .19

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qualche volta in modo serio, magari litigando, oppure in modo ironico facendoci le immancabili quattro risate.

Solo quando giocavi a pallone non ti seguivo, perché eri troppo bravo ed io, purtroppo, no.

Ora io credo non ci sia nessun distacco tra le emozioni passate e quello che tu sei, "adesso''.

Ti penso in un posto bello, ma ancora da esplorare completamente e la bellezza di questo posto aumenterà mano a mano che lo conoscerai, che ne gusterai i colori, i profumi, i valori.

Questo posto per qualcuno è la casa del Padre dove ci sano molte stanze" (Gv. 14,2), per gli indiani che tu amavi tanto è “la verde prateria del Grande Spirito”, o semplicemente è la Vita che continua in altra forma.

Ti penso intento a cercare risposte sugli argomenti che ti erano cari, chiedendo, coinvolgendo anche lì chi ti circonda con quel tuo innato bisogno di socializzare, puntiglioso ma semplice ed aperto a tutti.

Vorrai sapere dell'uomo, dei suoi perché, dal dolore alle condizioni sociali a cui tanto ti interessavi e dalle quali tanto eri coinvolto.

Vorrai sapere dell'amore, degli affetti e ti sarà, spero, più comprensibile il distacco dalla famiglia e dagli amici.

E vorrai sapere, vorrai sapere, come hai sempre fatto qua, colloquiando con tutti, dai ragazzi che avevi a scuola agli anziani a cui attribuivi saggezza. da chi non la pensava come te allo sconosciuto che incontravi per strada.

Ed io, ora, quando faccio qualche ragionamento lo faccio mentalmente a te e immagino quello che mi diresti, come sempre, come se nulla avesse cambiato il

"continuo infinito presente" delle nostre Vite.

Claudio Paramento

Ricordare Sandro è per me ricordare un amico, un animatore culturale con il quale si sono condivise esperienze politiche, vissute da Sandro -uomo di sinistra- con forti motivazioni di carattere etico.

Per Sandro la stessa partecipazione dei cittadini, infatti, era da promuovere nella società, nella scuola e nelle istituzioni, per concretizzare i valori a fondamento della Costituzione Repubblicana: la democrazia, la libertà, la giustizia sociale, il rispetto della persona.

La crisi del sistema politico dei primi anni novanta, anche nel comasco, aveva quasi azzerato la presenza organizzata dei partiti; Sandro aveva percepito il pericolo di vuoto politico anche sul territorio albatese, dove le forze democratiche della sinistra e del centro cattolico avevano avuto un forte radicamento nella società, nelle istituzioni, nel movimento sindacale e cooperativo.

Dopo le elezioni politiche del 1994, Sandro si era impegnato a riannodare i rapporti politici all'interno dell'area della sinistra e fra quest'ultima ed il Partito popolare, promuovendo più occasioni di incontro e confronto.

Nel luglio 1995, Sandro promuoveva un'iniziativa volta a pervenire alla "costituzione di una sinistra imita ad Albate"; nel corso di un’assemblea tenutasi alla Cooperativa Madonnina il ottobre 1995 Sandro aveva potuto verificare che i propri sforzi avevano raggiunto il primo importante risultato di far convergere partiti e singoli cittadini nella scelta di promuovere un alleanza fra le forze democratiche di centro e della sinistra, che avrebbe portato al raggiungimento di risultati elettorali positivi nelle elezioni politiche dell'aprile del 1996 ed in quelle amministrative del 1997 con la storica conquista della Circoscrizione Albate - Muggiò.

L'impegno di Sandro, Luigino Nessi, Alberto Filippini, Felice Villa, Cesara Pavone, Enrico Molteni, Serena Tessaro, Fabio Colmegna, Elio Perancin, Marco Bianchi

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ed altri nella sinistra e di Franca Aiani, Mauro Lucini, Maurizio Zanfrini, Giuseppe Bettina, Salvatore Romanò, Giuseppe Nessi, Angela Dettori e altri nell'area di centro aveva consentito di ottenere un risultato impensabile, soltanto qualche mese prima.

Il contributo di Sandro era stato determinante, con la sua ferma convinzione che "ciascuno dovrebbe essere valorizzato per specifici interessi, collegati e cementati da valori democratici di solidarietà e di partecipazione", come allora scriveva.

Per Sandro promuovere la partecipazione democratica era un diritto-dovere, che esercitava rispondendo ad imperativi etici, civili, prima che ad istanze politiche di parte, quelle dell'uomo di sinistra, che lo connotavano, come è stato riconosciuto lealmente ed unanimemente dagli stessi avversari politici con i quali si confrontava all’interno del Consiglio di Circoscrizione e nella società.

Il rispetto e la stima che Sandro riscuoteva hanno avuto conferma nelle commosse e vaste manifestazioni di cordoglio che sono state espresse a Maria Teresa, a Francesca ed alla famiglia in occasione della sua scomparsa.

Da ultimo, ritengo doveroso ricordare il ruolo essenziale avuto da Sandro nella fondazione ed organizzazione del Circolo Culturale "Libero Fumagalli"; gli sforzi di Sandro hanno consentito di creare sul territorio albatese un significativo strumento di dialogo e di confronto politico e culturale, che è riuscito a coinvolgere nelle proprie iniziative cittadini e cittadine anche esterni al territorio della circoscrizione.

Giuseppe Monti

Il sindacato e la Cgil. Per Sandro un binomio non separabile, ma anche un ordine di priorità.

Il sindacato come strumento insostituibile di crescita e di responsabilizzazione per ogni lavoratore e la Cgil come organizzazione che meglio rappresentava non solo questa esigenza, ma altresì un sistema di valori nei quali riconoscersi anche come cittadino.

Questo mi pare il tratto distintivo della sua militanza sindacale, sin dall’ottobre 1976, data nella quale scelse di iscriversi alla Cgil Scuola. Un’adesione attiva che lo portò a diventare un dirigente apprezzato, ma soprattutto un punto di riferimento per i suoi colleghi di lavoro.

Si deve anche a lui infatti se il Circolo Didattico di Como 2 (conosciuto soprattutto come la Direzione di Via Fiume) è diventata la scuola dove in modo più compiuto si sono costituite esperienze di tempo pieno a Como e contemporaneamente il luogo dove forte era la presenza del sindacato e più alti livelli di partecipazione.

Anche questo un fatto non casuale: una forte innovazione didattica che avesse al centro il bambino con le sue esigenze e le sue potenzialità e una forte coscienza, da parte dei docenti, dei propri diritti. Un percorso e un intreccio che Sandro non ha mai perso di vista. Bastava, per rendersene conto, ascoltare i suoi interventi durante le assemblee. Non mancavano mai, erano attesi, non erano teneri sia con il sindacato che con i colleghi.

Non lesinavano critiche, non scantonavano rispetto ai nodi e ai problemi sul tappeto.

Tuttavia non erano mai di rottura. Al contrario molto spesso consentivano di riportare la discussione sui binari giusti, di affrontare le questioni essenziali. Era sempre presente lo sforzo di non considerare la scuola come un’isola, separata dal resto della società e dagli altri lavoratori. Vi era il richiamo a guardare oltre le pareti delle aule e la consapevolezza che solo una grande unità poteva permettere di non arretrare nelle conquiste sociali.

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Per questo la sua soddisfazione era evidente quando finalmente nella scuola si è giunti alla elezione delle Rsu, uno strumento che poteva cambiare il rapporto dei docenti con la propria condizione di lavoratori- intellettuali. Chiese di non essere candidato, ma si preoccupò perché la partecipazione al voto e il successo della Cgil fossero il più larghi possibile.

Negli ultimi tempi, quando discuteva, si poteva cogliere, nelle sue parole l’ansia per quanto stava succedendo nel mondo della politica italiana. La guerra, lo strisciante razzismo, la sconfitta delle forze progressiste in Italia, ma anche una scuola pubblica per la quale intravedeva un declino. Così come era preoccupato per le scelte divaricanti che le forze sindacali confederali talora compivano.

A volte, durante le assemblee, quando magari il clima era più teso, mi veniva naturale guardare verso di lui, nel posto che solitamente occupava, per cercare di capire, dal suo sguardo, come andare avanti oppure se avevo colto gli umori e le aspettative dei colleghi.

Una presenza importante, così come le sue parole che erano sempre seguite con il silenzio attento di tutti.

Sono persone come lui che hanno consentito alla Cgil di diventare la più grande organizzazione sindacale italiana. Militanti e dirigenti con la passione per gli altri e con l’intelligenza di scegliere la strada più giusta per tutti i lavoratori.

Sandro era così: un uomo buono non ammalato di buonismo, un uomo colto che non amava gli imbonitori; un uomo che credeva nel sindacato e nella Cgil ma che non è mai stato attratto dal corporativismo, così diffuso nel mondo della scuola.

Nel frastuono, spesso fatto di niente, che ci accompagna e ci sommerge senza tregua, varrà la pena di ricordarlo, di fare uno sforzo per risentire le parole di un compagno per bene.

Giovanni Quadroni

Con Sandro ho conosciuto le mille sfumature dell’anima e la forza che ne scaturisce, come in un romanzo di Kafka.

Ti vedo ancora seduto nella poltrona del tuo salotto con quei grandi occhiali a parlare con me, della cattiveria razzista verso quei popoli meno fortunati, nel tentativo di comprendere il significato delle verità nascoste legate al dimenticato senso della giustizia, del rispetto e della dignità umana.

Ideali tanto dichiarati anche nel nostro interesse in comune, "la storia contemporanea" in quella ricerca minuziosa ed attenta delle storie degli grandi uomini, delle eroine, ma anche delle lotte che hanno fatto grande il nostro Paese.

Grandioso è stato il tuo supporto alla mia battaglia, verso la lapide dimenticata nel tempo del professore Adolfo Vacchi, uno dei fautori della liberazione di Como.

Di tutto questo ti ringrazio, perché ho capito i veri valori della vita, ma anche la fragilità di quel popolino, tanto odiato da te, che legato alla logica padronale, è schiacciato dalla schiavitù dell’ignoranza.

Per quanto sia difficile il proprio obbiettivo, esiste sempre una volontà per superare gli ostacoli, io ti ho ascoltato, con l’unico proposito di scoprire cosa sta accadendo dentro di me e ho trovato la perseveranza di lottare per affrontare la mia sfida.

Mi manca il suono della tua voce sempre forte, mai discesa nell’oblio delle parole inutili, per me sei stato e sei, come il Guerriero della Luce di Paulo Coelho, "sa che è libero di scegliere ciò che desidera: le sue decisioni sono prese con coraggio, distacco e, talvolta con una certa dose di follia. Ma non perde mai di vista le cose durature, e i solidi legami creati attraverso il tempo".

Teresa mi ha permesso di leggere le tue poesie ed in loro c’è proprio il carattere del mio caro AMICO.

Ciao Sandro. Francesca Rimoldi

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Parlare di Sandro mi risulta difficile perché con Lui era d’obbligo il confronto, la discussione, l’approfondimento, la ricerca della verità e sono convinto che su quanto sto scrivendo avrebbe avuto qualcosa da puntualizzare, da meglio precisare perché quello che scrivo è quanto penso di Lui e Lui ci teneva molto a far capire alla nostra gente come la pensava.

Noi siamo anche coscritti, di una generazione nata nell’Anno Santo, cresciuta in un periodo difficile ma bello per la storia del nostro Paese (la ricostruzione, il boom economico, la contestazione, il cambiamento della società e dei valori), quando la gente comune faticava per vivere ma aveva forti e solidi ideali da perseguire; quando ai bambini era proibito lasciare nel piatto gli avanzi ed il pane in tavola; quando bisognava rimanere in piedi sulla filovia o sul treno per lasciare il posto a sedere ai genitori o agli anziani; quando era maleducazione non salutare le persone che conoscevi o del tuo paese; quando era peccato guardare con insistenza le gambe di una bella ragazza; quando tutti i ragazzi andavano a Scuola e all’Oratorio ma erano rigorosamente divisi in maschile e femminile; quando le vacanze estive si trascorrevano alla Baita Monte Goj di Albate; quando la nostra Cooperativa era il principale punto di riferimento per la gente del paese perché lì si trovava la soluzione ai propri bisogni primari: il mangiare e bere, il riscaldamento, le abitazioni, il deposito dei piccoli risparmi; quando Albate era un quartiere prevalentemente operaio e tante erano le fabbriche che davano lavoro e cercavano operai.

E’ in questo clima ed in questa situazione sociale- culturale che abbiamo passato assieme la nostra fanciullezza e parte della gioventù: giocando a calcio, alle figurine, alle biglie, ai tappi, all’Oratorio per le strade e in piazza (quella della Chiesa, quella delle Scuole), quando questo era chiuso; giocando per i boschi di Albate a indiani e cow boy per sostenere il primato di

Albate centro nei confronti dei ragazzi dei rioni di Muggiò – Trecallo – Acquanegra.

Andavamo a fare il bagno il giovedì pomeriggio (perché la scuola elementare era chiusa) nelle cave del piano, di nascosto dai genitori, quella era la nostra Rimini... Alle volte c’erano anche delle belle ragazze che prendevano il sole o i giovanotti che facevano i tuffi come gli atleti veri!

La scuola elementare credo sia stata la prima nostra sede educativa, negli anni ’60 c’erano i nostri immigrati che arrivavano dal sud o dal Veneto/Friuli per cercare lavoro, e già allora l’inserimento nella nostra società, anche per gli italiani, era difficile. In classe quindi c’era una ulteriore divisione oltre quella tra maschi e femmine, perché non tutti volevano socializzare con quei bambini che non capivano il nostro dialetto, fare i compiti con loro al pomeriggio, inserirli nel nostro gruppo di gioco.

…Ricordo che già allora Sandro faceva parte dei ragazzi disponibili all’integrazione, naturalmente partendo dalle improvvisate squadre di calcio, dove un ragazzo immigrato da altre regioni non dava fastidio, forse anche perché la sua squadra comunque vinceva quasi sempre.

Arrivarono poi gli anni del grande amore per il calcio, un amore assoluto che lo portava ad essere protagonista principale nei tornei serali; avere in squadra Sandro Marelli significava, il più delle volte, vincere il torneo e per gli organizzatori avere assicurato un grande pubblico che gioiva assieme a Lui dei sui goal.

Il nostro cammino si rincontra negli anni ’70 quando anche lo spirito di cambiamento, generato dal Concilio Vaticano II, dal ’68 francese e milanese arriva anche ad Albate con la condivisione di un forte impegno sociale che coinvolge parecchi giovani del nostro Quartiere.

L’Oratorio è stata la nostra prima palestra, resa agibile dalla completa disponibilità a seguirci e confrontarsi con noi data da don Cipriano; “il cristiano di fronte alla

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rivoluzione” era il grande tema del nostro confronto:

come coniugare il cristianesimo con il comunismo, con l’esperienza delle comuni in Cina. Era ferma convinzione in noi che i primi cristiano o comunque le vere comunità cristiane erano i veri comunisti (perché socializzavano tutto e rifiutavano di riconoscere come valore il dio denaro), infinite erano le discussioni di gruppo per vedere come riuscire a coniugare questi grandi ideali di giustizia, eguaglianza e libertà nella nostra realtà locale.

E’ questo il periodo delle grandi discussioni filosofiche e teoriche, delle lunghe notti dedicate al confronto, dove, o le ragazze riuscivano a seguirci o passavano in secondo piano.

In Sandro era sempre presente l’esigenza di approfondimento, di verifica e di riscontro di quello che si sosteneva, partendo dai “sacri testi”: la Bibbia, i Vangeli, gli scritti di Lenin, di Marx e di Gramsci.

In questa fase della sua vita diventa studente-lavoratore e per il nostro gruppo è un esempio imitato da altri giovani che prenderanno il diploma o inizieranno gli studi universitari.

Poi don Cipriano viene assegnato ad altri incarichi in uno sperduto paesino dell’alto lago, nonostante la tenace e rumorosa opposizione di noi giovani. La delusione è forte, l’Oratorio non è più il nostro ambiente naturale, “i conservatori hanno ripreso il loro potere” e assieme, un gruppo di persone, scopre l’UCC (Unione Circoli Cooperativi); il presidente Elio Perancin ci apre le porte invitando noi giovani a tener viva la continuità del Movimento Cooperativo Albatese.

Forte era la motivazione e l’entusiasmo con il quale avevamo accettato l’impegno, eravamo riusciti ad inserire nel Consiglio di Amministrazione anche qualche giovane ragazza. Avevamo delega: gli spazi della Cooperativa Avalle a nostra disposizione e .... “carta bianca” per promuovere attività culturali e ricreative per quella che avevamo sempre considerato una grande

realtà Associativa di Albate; ne eravamo fieri ed orgogliosi, nonostante pochissimi fossero i soldi a nostra disposizione ma, allora, si usava ancora autotassarsi per sostenere una giusta causa. Grazie all’UCC avevamo a disposizione uno spazio tutto nostro che potevamo attrezzare come volevamo, riempirlo di libri portati da casa o recuperati da biblioteche chiuse, di giornali e periodici per la lettura scelti da noi, potevamo affiggere i nostri manifesti, invitare altri giovani al confronto e…

ospitare il primo Consiglio di Quartiere di Albate.

Collaboravano con noi le “nostre ragazze/compagne”

che avevano il compito principale di calmare le discussioni agitate oltre che di invitarci all’ordine e coinvolgerci nei lavori di pulizia e di manutenzione della sede.

E’ lì che si consolidano le amicizie e si condividono le passioni e si cerca di calare nella realtà di Albate le discussioni teoriche di lunghe notti, di sperimentare un reale impegno sociale.

Si promuovono i Consigli di Quartiere spontanei votati dal oltre 1.700 Albatesi, nonostante l’opposizione dell’allora forte Democrazia Cristiana. Grazie all’attivo impegno di Sandro nasce il Centro Culturale IL QUARTIERE con un proprio giornalino, strumento periodico di trasmissione di un messaggio culturale e politico, di confronto con la gente di Albate sui temi di attualità oltre che di messa in evidenza dei problemi aperti che l’Amministrazione Comunale di Como stentava a prendere in considerazione.

La Scuola Popolare credo sia stata l’esperienza più significativa del Centro Culturale e l’impegno principale seguito da Sandro; noi, orgogliosi della nostra origine proletaria, che eravamo riusciti a fare l’Università, volevamo aiutare gli altri ad appassionarsi allo studio e alla cultura.

La gestione della Scuola presso la Cooperativa Avalle ha consentito in più anni ad oltre 70 persone che avevano

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abbandonato gli studi, l’acquisizione del diploma di terza media (a quei tempi resa obbligatoria per tutti).

Poi per diversi anni le nostre strade si sono divise, prioritario era diventato il lavoro, la famiglia i figli e diverso era il nostro impegno nel tempo libero, il più delle volte rubato agli affetti familiari: Lui scelse la strada della politica, il partito ed il sindacato, io mantenni l’impegno nel sociale diventando nel frattempo presidente dell’UCC, impegnando la nostra Cooperativa in un grande progetto di rilancio sul territorio, sia attraverso la promozione di attività sociali che di investimenti strutturali e finanziari.

Ci univa però il filo rosso del lavoro, entrambi nel campo della scuola: l’istruzione e la formazione professionale finalizzata all’inserimento lavorativo dei giovani; nella scuola credo che Sandro riusciva a dare il meglio di se, a realizzare quel grande sogno di trasmettere cultura, conoscenze e competenze ai giovani, in un progetto educativo che aveva come riferimento i veri valori della vita acquisiti nella nostra infanzia e gioventù.

Nel 1999 con l’apertura del nuovo Circolo Madonnina da parte dell’UCC e la nascita del Centro Culturale Libero Fumagalli, che trova sede presso il Circolo stesso, si ritorna a collaborare.

L’UCC che ha condiviso e sostenuto la nascita del Circolo Fumagalli attraverso il rapporto diretto con Sandro, ha di nuovo delegato gran parte del proprio messaggio culturale ad un proprio socio, amico e compagno, che si è fortemente impegnato nella sua vita a difesa di valori ed ideali che fanno parte anche della storia della nostra Cooperativa.

Sandro, il cammino era ancora lungo, soprattutto in questo difficile momento politico che attraversa il nostro Paese ed il mondo intero; tu ci hai lasciato quando ancora potevi dare molto, ma in noi Albatesi è rimasto vivo il ricordo dei tuoi goal per cui esultavano molto i giovani di allora, ma soprattutto il tuo esempio, i

tuoi insegnamenti e la tua continua volontà di ricerca della verità, della giustizia sociale, della pace, il tuo impegno a sostegno dell’integrazione sociale e economica dei più deboli e la continua lotta per lo sviluppo dei popoli del terzo/quarto mondo. CIAO SANDRO.

Silvio Peverelli

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La scuola lo ricorda

Un ricordo del professor Sandro Marelli

(dal quotidiano “La Provincia”) Caro Direttore, Iraq, il caso Rumi, i decreti del Governo: tante sono le notizie che sono in prima pagina in questi giorni e rischiamo di non notare quelle apparentemente piccole che segnano però la nostra vita quotidiana. Il 10 febbraio è mancato improvvisamente il prof. Sandro Marelli, il maestro Sandro per tanti dei suoi alunni e i loro genitori. Fortuna vuole che sia stato maestro alle scuole elementari di via Fiume per quattro anni di mio figlio Thomas, autentico riferimento per lui e i suoi compagni, maestro non solo di scuola ma anche di vita sia per alunni sia per genitori. In questi tempi così frenetici e superficiali, pieni di cattiveria e aggressività, averlo conosciuto è stato un autentico dono, e finché ci saranno insegnanti come lui, ci sarà speranza per i nostri ragazzi e per il nostro futuro.

Peter Lindenberg Caro Prof,

la notizia della sua morte ci ha particolarmente colpiti.

Nonostante sentiamo di essere senza parole, vorremmo comunque ringraziarla per tutto quello che ci ha insegnato: la voglia di vivere, il valore dell’amicizia e dell’amore, di lottare senza arrendersi mai!

Per i momenti in cui era disposto a capirci, difenderci e sopportarci.

I cinque mesi passati con lei sono stati piacevoli e sereni.

Ognuno di noi custodirà un ricordo personale nel proprio cuore, non La dimenticheremo mai perché è stato e sarà una persona speciale.

Con affetto

seguono firme studenti classe Ia O di Appiano Gentile

Carissima signora Marelli,

il dolore attraversa il nostro cuore. Oggi c’è giunta la brutta notizia della morte del professor Marelli.

Per noi è stato un grande insegnante e, anche se l’abbiamo avuto solo per cinque mesi, ci ha insegnato grandi valori della vita!

Vorremmo dirle di non abbattersi, di non arrendersi…

Nel nostro piccolo saremo sempre vicino a lei e a sua figlia.

Non dimenticheremo mai tutto quello che ha fatto, il suo ricordo sarà indelebile e rimarrà nel cuore di ognuno di noi…

Sentite condoglianze.

seguono firme studenti prima P Istituto Pessina di Appiano Gentile 11 febbraio 2003-05-19

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Caro Prof,

anche se lei non è stato un nostro insegnante possiamo dire che si è mostrato una persona disponibile e sempre pronta a dare il massimo per gli altri.

Ci ha insegnato a vivere la vita senza mai abbattersi, senza mai arrendersi.

La ringraziamo per essersi sempre presentato con il sorriso anche nei momenti più difficili.

Ora La ricorderemo come il nostro angelo dall’animo buono.

Arrivederci Prof. un forte abbraccio

seguono firme studenti 2 N 11 febbraio 2003 Caro Prof,

per noi è stato come avere un secondo padre, è stato il nostro insegnante e nostro amico.

Hai sempre sostenuto che noi adolescenti non siamo come ci definiscono i media, gli “analfabeti delle emozioni” ed avevi ragione, se il signor Galimberti ora ci vedesse, non ci considererebbe più così, perché, perdendoTi, noi soffriamo.

Sei stato il miglior professore che abbiamo avuto, ci sostenevi in qualunque situazione ed hai cercato di farci capire l’importanza dello studio nella vita.

Resterai per sempre nel nostro cuore.

firmato Vale Il mio ricordo del prof. Marelli resterà sempre nel mio cuore, non sarà mai cancellato, era l’unico prof.

che ci aiutava e ci capiva, ci dava consigli per ogni problema che avevamo. Mi aiutava spesso; quando ho avuto un problema con mia madre, che era all’ospedale, lui mi era vicino, e mi aiutava in tutti i modi. Gli devo dire un GRAZIE per quello che ha fatto fino ad ora per noi.

GRAZIE

firmato Lella

Lo ricorderò con gioia il mio prof. L’unico che mi ha dato tanta forza per guardare avanti e per avermi fatto capire che la vita è una e va vissuta fino alla fine senza avere paura di niente, perché solo affrontando gli ostacoli si trova la forza di andare avanti ! Mi chiedo solo ora chi mi darà quei bei consigli, chi mi dirà che mi stima perché mi alzo presto, chi mi dirà che sono un ragazzo intelligente. Sò che rimarrà sempre vicino a tutti noi, ma ci mancherà.

Ti ricorderò sempre come il miglior amico degli adolescenti e dei gabber !

firmato Manu

Siamo molto dispiaciute perché è venuto a mancare il nostro prof. Marelli, che per noi è stato come un secondo padre. Era sempre disponibile, quando avevamo un problema era sempre lì ad aiutarci, ci consigliava e confortava. Eravamo molto fortunate ad avere quell’angelo vicino a noi.

Rimarrà sempre nei nostri cuori come se fosse ancora qui con noi.

seguono firme studenti

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Non vivere su questa terra come un inquilino oppure in villeggiatura

nella natura vivi in questo mondo come se fosse la casa di tuo padre

credi al grano al mare alla terra ma soprattutto all’uomo.

Ama la nuvola la macchina il libro ma innanzitutto ama l’uomo. (…)

N. Hikmet

Tale pubblicazione è stata realizzata per volere degli amici, compagni e colleghi di Sandro, scomparso il 10 febbraio 2003 all’età di 52 anni. Una testimonianza del valore che ha avuto l’incontro con una persona capace di trasmettere conoscenze e opinioni attraverso il confronto stimolando l’approfondimento culturale. In particolare hanno collaborato: Maria Teresa Benincasa, moglie di Sandro, che ha permesso il recupero dei suoi scritti; il direttivo del Circolo Culturale “Libero Fumagalli” per il coordinamento operativo; Vittorio Mottin con la sensibilità dimostrata nella produzione artistica; Maria Rita Molteni per l’ideazione e la stesura del testo, le alunne delle classi IN, IO, IP a.s. 2002/2003 dell’Istituto “G Pessina” sezione di Appiano Gentile”

per le testimonianze sentite e partecipi; il Preside e i docenti dell’Istituto IPSIA “L. Ripamonti” che hanno reso possibile la stampa di questo libretto; la Preside, il personale docente e non docente dell’Istituto “G Pessina” di Como per averne permesso la diffusione; gli amici e tutti coloro che lo hanno conosciuto, portando le testimonianze relative a diversi aspetti della sua vita.

Graziano Dizioli

stampato presso la tipografia della Scuola IPSIA “Luigi Ripamonti”

settembre 2003

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