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ALLEGATOV alla Dgr n del 14 ottobre 2010 pag. 1/9

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ALLEGATOV alla Dgr n. 2400 del 14 ottobre 2010

pag. 1/9

Progetto

ex Accordo Stato-Regioni rep. atti 76/CSR del 8 luglio 2010 per l’utilizzo delle risorse vincolate per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale, anno 2010

1. Regione proponente: Regione del Veneto 2. Linea progettuale: linea n. 11 – Riabilitazione 3. Titolo del progetto: Riabilitazione

4. Referente

Dr. Renato Rubin - Dirigente Unità Complessa Cure Primarie Palazzo Molin, San Polo 2514, 30125 Venezia

Tel. 0412793526; Fax 0412793430 renato.rubin@regione.veneto.it Segreteria regionale Sanità e Sociale

Palazzo Molin, San Polo 2514, 30125 Venezia Tel. 041/2793457; Fax 041/2793491

segr.sanita@regione.veneto.it 5. Durata del progetto: Pluriennale

6. Aspetti finanziari

6.1 Partecipazione della Regione con la propria rete dei servizi. Quota assegnata Obiettivi prioritari 2010: € 3.075.797,00=

6.2 Spese stimate (per il personale, per beni e servizi, spese generali, totale): risorse allocate per livelli essenziali di assistenza.

7. Descrizione Progetto Riabilitazione

Si definiscono attività di riabilitazione gli interventi valutativi, diagnostici, terapeutici ed altre procedure finalizzate a portare il soggetto affetto da menomazioni a contenere o minimizzare la sua disabilità ed il soggetto disabile a muoversi, camminare, parlare, vestirsi, mangiare e comunicare efficacemente e soprattutto ritornare attivo ed interagente entro il proprio nucleo familiare, lavorativo, scolastico e sociale.

Con la D.G.R.V. n. 253 del 01/02/2000 la Regione Veneto ha approvato l’Atto di indirizzo e coordinamento per l’organizzazione dei servizi di riabilitazione, ospedalieri, residenziali, distrettuali e domiciliari. Tale documento attuativo delle Linee guida del Ministero della Sanità per le attività di riabilitazione (Provvedimento del 07/05/1998), affronta alcune tematiche fondamentali in tema di riabilitazione in ambito ospedaliero e territoriale, in particolare:

• la continuità terapeutica: integrazione tra ospedale-strutture extraospedaliere e territorio;

• il recepimento dei principi dell’OMS in materia di riabilitazione, individuati nell’adozione della Classificazione Internazionale ICIDH (International Classification of Impairments, Disabilities and Handicap), che ha permesso di mettere a punto uno strumento fondamentale per lo studio delle menomazioni, delle disabilità e degli Handicap.

In base a tale documento la metodologia dell’intervento riabilitativo è stata caratterizzata come fondata sui seguenti elementi:

• il progetto riabilitativo individuale;

• i programmi riabilitativi individuali;

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• il progetto riabilitativo di struttura;

• le fasi dell’intervento riabilitativo;

• la diversa intensità degli interventi (riabilitazione intensiva, riabilitazione estensiva o intermedia);

• le strutture preposte a compiti di riabilitazione.

L'assistenza riabilitativa, la quale comprende strutture e servizi a diversi livelli (distrettuale, sovradistrettuale e multizonale) e con diverse modalità di organizzazione dell'offerta (ospedaliera ed extraospedaliera, di natura residenziale e semiresidenziale), deve garantire la valutazione del bisogno e l'inquadramento diagnostico sulla base di programmi terapeutici e riabilitativi validati da evidenze scientifiche di provata efficacia.

Questo quadro concettuale e metodologico è sempre stato alla base della predisposizione degli atti caratterizzanti l'attività programmatoria della Regione Veneto per la ridefinizione dell'assetto strutturale della rete dei servizi sanitari, inteso come l'insieme delle strutture impegnate nella terapia e riabilitazione delle patologie acute e cronico-degenerative secondo percorsi integrati e complementari. Infatti la medicina riabilitativa è una pratica medica che più di qualsiasi altra deve garantire la continuità del trattamento, da prevedere in strutture con caratteristiche operative diverse in base alle necessità dei pazienti.

Il presupposto necessario e indispensabile alla realizzazione di interventi riabilitativi efficaci consiste:

1) nella definizione di livelli operativi di diversa intensità in base alla complessità dell'assistenza richiesta e al momento in cui avviene l'intervento;

2) nella costituzione di una rete integrata di presidi e servizi riabilitativi;

3) nell'inserimento degli interventi di medicina riabilitativa nel più generale contesto di prevenzione delle disabilità.

Nell'ambito dell'assistenza ospedaliera, le attività di riabilitazione sono state normate su due piani distinti:

assistenziale ed organizzativo.

Per quanto riguarda il piano assistenziale, sono stati individuati due livelli di attività, intensiva ed estensiva, in relazione a:

• rispondenza a criteri di priorità e modalità di intervento

• intensità/complessità delle attività di riabilitazione

• quantità/qualità delle risorse assorbite.

Le attività di riabilitazione intensiva si collocano di norma nella fase dell'immediata post-acuzie ovvero subito dopo la diagnosi e il riconoscimento della patologia che ha determinato la disabilità, quando l'intervento riabilitativo può positivamente influenzare i processi biologici e comportamentali che sottendono al recupero. Inoltre la riabilitazione intensiva può rendersi necessaria in caso di riacutizzazione o recidiva dell'evento patologico.

Le attività di riabilitazione estensiva consistono in trattamenti effettuati:

- dopo la riabilitazione intensiva, allo scopo di completare il processo di recupero e il progetto riabilitativo - per rallentare i possibili aggravamenti nelle disabilità croniche evolutive

- per la prevenzione di aggravamenti in disabili stabilizzati.

Dal punto di vista organizzativo sono state individuate strutture di primo, secondo e terzo livello.

Le strutture di primo livello, rappresentate dalle strutture ospedaliere di Lungodegenza e dai Presidi Ambulatoriali, erogano attività di riabilitazione estensiva.

In particolare le strutture ospedaliere di Lungodegenza assistono in regime di ricovero pazienti di tre diverse tipologie in rapporto al bisogno prevalente ed alla complessità assistenziale:

- pazienti in fase post-acuzie non stabilizzata esprimenti un bisogno di nursing qualificato e di un notevole grado di tutela medica;

- pazienti in fase post-acuzie modicamente stabilizzati richiedenti un'assistenza continuativa di tipo infermieristico ed una minore tutela medica;

- pazienti in fase post-acuzie con necessità di un intervento di riabilitazione estensiva.

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Inoltre, già la DGR 253/2000 evidenziava la necessità di definire anche una specifica funzione riabilitativa nell'ambito della Lungodegenza post-acuzie.

I pazienti ricoverati presso le strutture di Lungodegenza post-acuzie si differenziano dai pazienti in condizioni di criticità in quanto presentano:

- inquadramento diagnostico ben definito;

- programma terapeutico ben delineato;

- quadro clinico relativamente stabilizzato;

- necessità di nursing dedicata di elevata valenza tecnica nell'arco delle 24 ore;

- necessità di assistenza medica continuativa nell'arco delle 24 ore, con caratteristiche diverse da quelle per acuti;

- patologie e/o loro sequele la cui complessità sia compatibile con il quadro di risposta e di sicurezza per il paziente che la struttura è in grado di assicurare;

- necessità di riabilitazione estensiva;

- grave patologia progressiva che richieda adeguata assistenza e terapia di supporto;

- pazienti con patologie gravemente disabilitanti non in grado di sostenere un intervento riabilitativo intensivo.

Le strutture di secondo livello, collocate all'interno di presidi ospedalieri per acuti o in strutture medico- riabilitative, erogano attività di riabilitazione intensiva e intervengono su pazienti affetti da menomazioni e disabilità importanti modificabili, di natura ed entità tali da richiedere tutela medica specialistica/riabilitativa ed interventi di nursing ad elevata specificità non erogabili in forma extraospedaliera, nonché interventi valutativi e terapeutici intensivi della durata di almeno 3 ore giornaliere complessive.

Le strutture di terzo livello erogano attività di riabilitazione intensiva di alta specialità, che richiede particolare impegno di qualificazione, mezzi, attrezzature e personale specificatamente formato al trattamento delle menomazioni più gravi e delle disabilità più complesse.

Le alte specialità costituiscono centri a valenza sovraziendale e/o regionale, strettamente integrate alla rete complessiva dei servizi sanitari di primo e secondo livello, con i quali devono raccordarsi per seguire il disabile nel proprio ambiente di vita garantendo il completamento del percorso riabilitativo secondo specifici programmi.

Le alte specialità individuate sono:

• l’unità spinale (US): per il trattamento degli esiti delle gravi mielolesioni;

• l’unità per le gravi cerebrolesioni (UGC): per il trattamento dei gravi traumatizzati cranio-encefalici e di altre gravi cerebrolesioni acquisite;

• l’unità per le gravi disabilità in età evolutiva (UGDE): per il trattamento delle gravi disabilità in età evolutiva;

• L’unità per la riabilitazione delle turbe neuropsicologiche e acquisite (URNA)

La collocazione dell’US e dell’UGC va prevista all’interno di un presidio ospedaliero dotato di funzioni specialistiche quali: rianimazione, neurologia, neurochirurgia, neuroradiologia, cardiologia, urologia, nefrologia, chirurgia generale, ortopedia, oculistica, pediatria e chirurgia plastica; oppure in un presidio ospedaliero dotato delle seguenti specialità: rianimazione, urologia, neuroradiologia (con RM), cardiologia e chirurgia generale e che possa assicurare tutte le consulenze necessarie alla gestione completa del paziente.

L’US e l’UGC devono essere strettamente raccordate, sulla base di protocolli condivisi con il Dipartimento di emergenza e urgenza (DEU), al fine di fornire la propria consulenza immediatamente dopo il trauma e durante le eventuali fasi di ricovero in rianimazione, neurochirurgia, ortopedia, nonché garantire un tempestivo accoglimento del soggetto cerebroleso o mieloleso.

Le forme di assistenza ad alta intensità sono comunque realizzate in ambito ospedaliero o presso le strutture storicamente rappresentate dagli Istituti e Centri di riabilitazione ex art. 26 L. 833/78.

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A tutti i livelli, la presa in carico del paziente deve sempre realizzarsi attraverso la predisposizione di un progetto riabilitativo e di uno o più programmi riabilitativi.

Risulta quindi indispensabile mettere in rete la pluralità delle funzioni assistenziali riabilitative attraverso una gestione coordinata delle stesse, per integrare le competenze presenti ottimizzando la qualità dell'assistenza e la gestione delle risorse assegnate attraverso un corretto utilizzo dei vari presidi che costituiscono la rete integrata socio-sanitaria.

Con DGRV n° 2609 del 7/8/2007 è stato definito il nuovo sistema dei controlli di appropriatezza e congruità delle prestazioni sanitarie erogate dalle strutture pubbliche e private preaccreditate in Regione Veneto, applicativo a far data dal 1° gennaio 2008

Con la DGRV n° 3913 del 4 dicembre 2007 la Giunta Regionale ha approvato il documento tecnico elaborato dal gruppo di lavoro "Linee Guida per i controlli di appropriatezza dei ricoveri nelle Unità Operative di Riabilitazione". Tale documento riporta, per ciascuna categoria di Unità Operativa di Riabilitazione di secondo e terzo livello, i criteri che definiscono l'appropriatezza dei ricoveri ordinari e, nei casi previsti, dei ricoveri diurni; rappresenta le linee di indirizzo per l'attuazione dei controlli, da parte dei Nuclei Aziendali delle Aziende ULSS di cui alla DGR n° 2609 del 7/8/2007, nelle Strutture di Riabilitazione pubbliche e private preaccreditate.

Con D.G.R.V. n. 839 del 4 aprile 2008, è stato approvato il documento tecnico relativo ai criteri di appropriatezza dei ricoveri ordinari presso le Unità Operative di Lungodegenza.

1. LA RIABILITAZIONE NEI LIVELLI DI ASSISTENZA DISTRETTUALE

Modello Organizzativo distrettuale

1.1 Progettazione, integrazione e valutazione: l’UVMD

La DGR n. 4588 del 28/12/2007 ha disposto la costituzione, presso ciascuna Azienda ULSS, di una Unità di Valutazione Multi Dimensionale (UVMD) specifica per la valutazione delle persone con disabilità ai fini dell’accesso alla rete dei servizi nei seguenti casi:

¾ accesso ai servizi residenziali e semiresidenziali;

¾ approvazione dei progetti individuali per l’accesso a interventi e servizi previsti dalla normativa regionale.

Le UVMD svolgono la duplice funzione di coordinamento e di governo della rete assistenziale degli utenti in fase riabilitativa – che, in sintesi, può essere denominata funzione di “hub” – e di presa in carico degli utenti nella loro globalità, , attraverso un’attività di:

- approvazione del progetto individuale,

- definizione del livello di prestazioni assicurate dalla rete dei servizi, in relazione alle diverse condizioni di bisogno della persona con disabilità,

- individuazione e risoluzione di eventuali criticità,

- valutazione finale in merito all’efficienza e all’efficacia degli interventi compiuti.

L’UVMD è un organismo di coordinamento multi-disciplinare che vede la presenza, tra diversi attori, anche dei referenti dei servizi sociali. Questo elemento, oltre a favorire l’integrazione socio-sanitaria nella presa in carico, consente di rendere più spessa la trama della rete dei servizi con il duplice effetto di facilitare l’assistenza a livello territoriale, ed in particolare a livello domiciliare, e di agevolare l’inserimento degli utenti in contesti ambientali a loro più familiari.

L’integrazione socio-sanitaria nei progetti riabilitativi viene, inoltre, favorita dall’utilizzo, nell’ambito dei processi di valutazione multidimensionale delle UVMD, della nuova Scheda di Valutazione Multidimensionale Disabili (SVAMDI) – introdotta con DGRV n. 2575 del 4/8/2009 “Individuazione e approvazione dei criteri per la messa a regime nuova Scheda di Valutazione Multidimensionale Disabili (SVAMDI)” –. Tale delibera ha disposto sia l’utilizzo della nuova scheda da parte delle Aziende ULSS in tutto il territorio regionale dal 1/1/2010, per la presa in carico delle persone con disabilità e per la valutazione degli interventi a loro favore, sia la predisposizione da parte delle Aziende di una serie di misure per

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assicurare il coordinamento delle ricadute organizzative e gestionali, l’accompagnamento e la formazione degli operatori.

1.2 La riabilitazione nell’assistenza sanitaria primaria Ruolo della Medicina Generale

I MMG garantiscono l’assistenza universale di primo contatto nel sistema di protezione/promozione della salute. In generale gli operatori sanitari e il MMG in particolare svolgono attività educativa. L’ETP (educazione Terapeutica del Paziente) è il presupposto fondamentale della moderna riabilitazione, definita come un processo continuo di apprendimento per la soluzione dei problemi atto a ridurre al minimo la disabilità e a prevenire l’esclusione sociale. In riabilitazione, così come nell’approccio a tutte le persone portatrici di malattie croniche invalidanti, il principale obiettivo degli interventi educativi è quello di accrescere la motivazione del paziente gestore della propria salute.

1.2 La riabilitazione nell’assistenza specialistica

Le strutture indirizzate e organizzate per i pazienti esterni, si caratterizzano per l’assistenza a pazienti disabili che per il loro grado di autosufficienza e le condizioni generali non necessitano di essere accolti in strutture residenziali.

La struttura che, in senso generale, eroga attività per esterni è l’ambulatorio specialistico.

Secondo il DPR 14/1/1997 per ambulatorio specialistico si deve intendere la struttura o luogo fisico, intra o extraospedaliero, preposto all’ erogazione di prestazioni sanitarie di prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione, nelle situazioni che non richiedono ricovero neanche a ciclo diurno. Essa eroga tutte le prestazioni di assistenza specialistica tariffata.

Tali strutture sono sostanzialmente costituite dai Presidi ambulatoriali dei servizi di Medicina Fisica e Riabilitazione ospedalieri o territoriali. Essi svolgono attività specialistiche ambulatoriali, tariffate (a norma del DM 22/7/96) come singola prestazione o somma di prestazioni, nei confronti di soggetti esterni di tutte le età. I servizi collocati all’interno dell’ospedale assistono anche pazienti ricoverati presso strutture per acuti, nel recupero funzionale di disabilità.

Sono preposti ad assistere:

• pazienti dimessi da strutture di medicina Fisica e Riabilitazione ospedaliere di 2 e 3 livello (o dai loro DH) per proseguire l’attività riabilitativa;

• pazienti con disabilità transitorie o minimali che richiedono un programma terapeutico-riabilitativo di norma a breve termine;

• pazienti a varia provenienza (domicilio, Lungodegenza, RSA, ADI,…) che per una modificazione del grado di disabilità necessitano di un approfondimento valutativo e terapeutico;

• pazienti dimessi da reparti ospedalieri per acuti per proseguire e completare il trattamento riabilitativo ivi impostato.

Le strutture ambulatoriali dovranno prevedere due livelli organizzativi legati alla complessità dei quadri clinici trattati:

• Primo livello, rivolto a soggetti con disabilità minimalie/o transitorie che, qualora non sia presente il Fisiatra, potrà erogare prestazioni secondo protocolli clinici contenuti in apposite linee guida diagnostico-terapeutiche.

• Secondo livello, rivolto a soggetti con disabilità gravi e complesse legate a specifiche patologie invalidanti che richiedono un approccio globale ai fini dei risultati del processo riabilitativo e quindi necessitano di una presa in carico fisiatrica per una costante valutazione del quadro clinico.

1.4 La Riabilitazione nell’assistenza territoriale, semiresidenziale e residenziale

Per quanto riguarda l’assistenza residenziale extraospedaliera la programmazione della Regione Veneto (DGRV n. 751 del 10 marzo 2000) in questo settore si è articolata in due grandi aree:

l’area della residenzialità con assistenza estensiva;

l’area della residenzialità con assistenza intensiva.

L’esigenza di residenzialità con assistenza estensiva è correlata all’evoluzione delle politiche sanitarie che tendono a limitare i ricoveri ospedalieri alla fase delle acuzie rinviando alla rete territoriale di servizi e

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strutture residenziali i trattamenti di lunga assistenza e riabilitazione prolungata che se non effettuabili a domicilio debbono trovare realizzazione in strutture di accoglienza che integrino la rete ospedaliera ma se ne differenziano per la minore intensità dell’intervento di cura.

Per quanto riguarda l’area della residenzialità con assistenza estensiva la residenzialità extraospedaliera rivolta agli anziani e altri non autosufficienti e per disabili, può articolarsi nelle seguenti tipologie di servizi:

• servizi caratterizzati da un livello di intensità media di assistenza sanitaria;

• servizi caratterizzati da un livello di intensità ridotta di assistenza sanitaria;

• servizi caratterizzati da un livello di intensità minima di assistenza sanitaria;

In definitiva il modello proposto per la Regione Veneto prevede che le tre tipologie di servizi sopra delineate si realizzino sia presso le strutture ospedaliere di riconversione - RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) - che presentino standard adeguati alle vigenti disposizioni di legge, che presso le Case di Riposo per anziani non autosufficienti e Istituti residenziali per disabili.

All’interno di tali strutture possono essere autorizzate e accreditate forme di assistenza sanitaria di intensità intermedia (NRSA - Nuclei di RSA), ridotta (NRSAir - Nuclei di RSA ad intensità ridotta) e minima (Rass - Residenze assistite).

Nell’area della residenzialità con assistenza intensiva in ambito extraospedaliero nell’ambito della programmazione regionale rientrano:

1. le strutture dedicate alla riabilitazione intensiva extraospedaliera (per età evolutiva e per adulti);

2. gli Hospice per malati terminali;

L’inserimento degli Hospice si giustifica nel fatto che rappresentano, nel complesso degli interventi e strutture impegnate nel trattamento dei malati terminali, presidi dedicati in modo specifico alla parte di tali pazienti che necessitato di trattamenti intensivi.

I presidi extraospedalieri a ciclo diurno e/o continuativo sono destinati alla presa in carico di pazienti di tutte le età per il recupero funzionale di menomazioni e disabilità che richiedono interventi riabilitativi indifferibili, in ambiente non ospedaliero, di tipo valutativo e terapeutico intensivo. Possono essere articolati nell’arco delle ore diurne della giornata o delle 24 ore (continuativo).

Erogano interventi di riabilitazione intensiva finalizzati a:

• completamento del percorso riabilitativo avviato, in fase acuta, in sede ospedaliera;

• inquadramento diagnostico e diagnostico funzionale, nonché alla conseguente definizione del piano integrato di trattamento individuale per soggetti affetti da disabilità congenite e comunque non conseguenti ad eventi patologici acuti.

I presidi di riabilitazione extraospedaliera a ciclo diurno e/o continuativo possono svolgere anche funzioni di tipo estensivo per il completamento del processo di recupero.

Più in particolare:

La Riabilitazione presso le RSA e nell’assistenza domiciliare RSA

Le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) sono strutture residenziali socio-assistenziali extraospedaliere a rilevante valenza sanitaria con il compito di fornire l’assistenza a soggetti anziani e disabili affetti da esiti prevalentemente stabilizzati di mono-pluripatologie non autosufficienti, abbisognevoli di trattamenti di conservazione e di nursing infermieristica, prevalentemente di base, non erogabile in forme alternative.

Soggetti destinatari:

• pazienti per i quali è necessario il solo “progetto riabilitativo di struttura”;

• pazienti disabili richiedenti un progetto individuale caratterizzato da trattamenti riabilitativi estensivi finalizzati al recupero funzionale e dell’autonomia o pazienti a lento recupero, non in grado di partecipare ad un programma intensivo o eseguire interventi di mantenimento in soggetti affetti da grave disabilità e non autosufficienti richiedenti un alto livello di supporto assistenziale ed infermieristico di base e non assistibili a domicilio. Trattamento riabilitativo di norma di bassa complessità e intensità.

La durata dell’intervento assistenziale può essere di lungo periodo, a volte permanente.

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ADI

La necessità di evitare ricoveri impropri e l’esigenza di gestire a domicilio pazienti non autosufficienti e garantire il massimo recupero nel proprio ambiente di vita, impongono l’attuazione di programmi riabilitativi domiciliari da realizzarsi attraverso interventi socio-sanitari integrati.

Il Distretto Socio-Sanitario è il momento centrale di integrazione tra le varie professionalità da coinvolgere allo scopo (sanitarie, sociali ed assistenziali), punto di incontro fra il MMG e i servizi specialistici. E’ il primo accesso dell’utente al servizio assistenziale.

La tipologia di pazienti da ammettere al trattamento riabilitativo domiciliare si ravvisa nei pazienti non trasportabili per difficoltà obiettive legate alla patologia o per il rischio di complicanze legate al rischio stesso, e ciò indipendentemente dall’età. Il trattamento deriva da un progetto riabilitativo individuale e dai relativi programmi riabilitativi, elaborati dal team riabilitativo, che deve prevedere almeno un fisiatra e il fisioterapista.

Lo strumento attuativo è rappresentato dalla visita pre-dimissione e dalla visita domiciliare.

Questa tipologia di assistenza si identifica con le varie tipologie di ADI (Assistenza Domiciliare Integrata).

La classificazione dei profili assistenziali ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) deriva da una serie di indicazioni normative, che sono state riviste e riprese recentemente in maniera organica. L’Assistenza territoriale domiciliare risulta oggi così classificata:

PROFILO A - ADI PROFILO A: Assistenza domiciliare riabilitativa eventualmente integrata con intervento sociale;

PROFILO B - ADI PROFILO B: Assistenza domiciliare infermieristica eventualmente integrata con intervento sociale;

PROFILO C- ADI PROFILO C: Assistenza programmata eventualmente integrata con intervento sociale;

PROFILO D - ADIMED: Assistenza domiciliare ad alta integrazione sociosanitaria;

PROFILO E – ADI-HR: Assistenza ospedaliera a domicilio e riabilitazione intensiva domiciliare.

Oggi le diverse tipologie di assistenza domiciliare integrata comportano una forte interazione su più livelli, quali ad esempio: ospedale-territorio, sanitario-sociale, Aziende ULSS-Comuni e perciò si caratterizzano, per una particolare complessità per effetto delle diverse tipologie di assistenza da considerare, nella raccolta dei dati che le riguardano, al fine di realizzare un nuovo flusso informativo relativo all’assistenza domiciliare sull’intero territorio regionale.

La Regione del Veneto sostiene l’assistenza domiciliare integrata, nelle forme precedentemente descritte, anche contribuendo alla spesa dei Comuni per gli assistenti sociali, gli operatori sociali e gli operatori socio- sanitari, coinvolti nella realizzazione degli interventi integrati.

Strutture riabilitative ex art. 26 L. 833/78

I Centri di riabilitazione nella realtà veneta con le loro prestazioni erogate in forma residenziale, semiresidenziale, ambulatoriale, extramurale e domiciliare, rappresentano in modo unitario sia i Presidi di riabilitazione funzionale dei soggetti portatori di disabilità, sia i Centri ambulatoriali di riabilitazione, La loro attività è collocata nella fase intensiva dell’intervento riabilitativo.

Parlando più in particolare di integrazione tra sistema sanitario regionale e Centri di riabilitazione, operanti ai sensi dell’art. 26 della L. 833/78, e la rete ospedaliera osserviamo che la Regione del Veneto si avvale di 16 centri, accreditati:

• Istituto Pio XII di Misurina (BL);

• Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) di Padova e Rosà (VI);

• La Nostra Famiglia di: Padova, Vicenza, Treviso, Oderzo, Conegliano, Pieve di Soligo, San Donà di

Piave e Caorle;

• Istituto Psicopedagogico Villa Maria di Monticello Conte Otto (VI);

• Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM) di Padova e Verona;

• Centro Medico Sociale Claudio Santi (VR);

• Associazione Rieducativa Ente Privato (AREP) di Villorba (TV).

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Nel 2005 hanno seguito 11.120 pazienti disabili, 177 dei quali seguiti contemporaneamente da più strutture.

L’Associazione “La Nostra Famiglia” segue complessivamente, nelle diverse sedi, 6843 pazienti (pari al 61,5% del totale) ed è rivolta all’assistenza e alla riabilitazione di soggetti disabili portatori di uno o più handicap, ovvero prende in carico pazienti che presentano un profilo di patologia e disabilità assai eterogenee, come accade per l’AREP di Villorba e il Centro Medico Sociale Claudio Santi.

Si differenziano in questo senso le altre strutture quali: l’ULDM e l’AISM, che seguono prevalentemente pazienti affetti rispettivamente da distrofie muscolari e da sclerosi multipla.

L’Istituto “Pio XII”, è un centro per la cura e la riabilitazione dell’asma infantile, mentre il Centro Psicopedagogico “Villa Maria” è al servizio di soggetti di età evolutiva con disabilità psichica.

I Centri ex art. 26 sono prevalentemente dedicati alla riabilitazione di pazienti in età pediatrica (per il 70,4%). Il 57,4% dei pazienti risulta essere di sesso maschile e il 76% risiede nella stessa Azienda ULSS di locazione del servizio.

Il gruppo nosologico in assoluto più rappresentato risulta essere quello relativo ai disturbi psichici con 5.095 diagnosi pari al 35,5% del totale delle diagnosi. Seguono le malattie del sistema nervoso con 3.547 diagnosi (24,7%), le malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo con 2.057 diagnosi (14,4%) e le malformazioni congenite con 1.491 (10,4%).

Il numero totale delle disabilità seguite dai centri convenzionati è pari a 13.913 (in media 1,3 disabilità per soggetto). Le disabilità maggiormente rappresentate sono quelle relative al comportamento (29,4%), alla locomozione (23,0%), all’assetto corporeo (21,6%) e alla comunicazione (11,8%).

(Dati rilevati da “Relazione Socio-Sanitaria 2006”)

In applicazione della DGRV n. 1691 del 28 giugno 2002 i Centri ex art. 26 L. 833/78 possono adottare procedure semplificative per la prescrizione e il collaudo di protesi, ortesi e ausili previsti dal DM 332/1999, la citata prescrizione può essere effettuata dal medico specialista del presidio di riabilitazione ed essa è perfezionata, su base documentale, con la firma del medico funzionario incaricato dall’Azienda ULSS, contestualmente al rilascio dell’autorizzazione alla spesa.

2. INTERVENTO SOCIALE

L’intervento economico familiare (Legge Regionale n. 28/91)

È un intervento finalizzato a consentire alle persone adulte e anziane con deficit o perdita di autonomia fisica o psichica di continuare a vivere nel proprio domicilio o nel nucleo familiare di appartenenza. Per questo la Regione Veneto, per il tramite dei Comuni, riconosce e assegna alle persone interessate un contributo economico giornaliero per le prestazione assistenziali e di rilievo sanitario fornite o sostenute nel proprio domicilio.

Beneficiari degli assegni di cura L.R. 28/91, “Badanti” e “Alzheimer”:

• interventi in favore delle famiglie che assistono in casa persone non autosufficienti con l’aiuto di assistenti familiari;

• interventi economici a sostegno delle famiglie che assistono direttamente congiunti affetti da malattia di Azheimer o altre gravi demenze;

• interventi sperimentali per il sollievo alle famiglie che assistono persone non autosufficienti:

o buono servizio;

o assegno di sollievo.

3. PROSPETTIVE

Il quadro di riferimento sopra descritto dovrebbe consentire, da parte di ogni Azienda, di organizzare la riabilitazione secondo:

• il fabbisogno assistenziale ripartito nelle diverse tipologie in cui è articolato il servizio,

• l’analisi della domanda,

• l’analisi dell’offerta

• l’organizzazione dei servizi in relazione ai fabbisogni e ai percorsi dei diversi utenti,

• le risorse disponibili,

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• le modalità organizzative appropriare.

e sulla base di tre principi fondamentali:

• presa in carico globale ed integrata dell’utente;

• integrazione tra le diverse strutture d’offerta mediante un modello organizzativo reticolare, coordinato dall’UVMD;

• valutazione degli esiti degli interventi

Per fruire delle risorse disponibili, € 3.075.797,00= (che saranno inserite nel riparto annuale del Fondo sanitario regionale) le Aziende devono presentare, entro sessanta giorni dalla esecutività del presente documento, alla Commissione regionale per le cure primarie, un piano di attuazione degli indirizzi sopra indicati.

Il Piano deve esplicitare:

• gli OBIETTIVI che l’Azienda si pone e i relativi STANDARD;

• gli STRUMENTI sia di carattere organizzativo che gestionale e strumentale;

• le RISORSE necessarie, disponibili e il relativo piano di investimento;

• i TEMPI di attuazione rapportati alla durata complessiva del Piano;

• gli INDICATORI misurabili, la periodicità di produzione e di valutazione;

• le AREE di miglioramento e le relative responsabilità.

Prospetto di sintesi della Linea progettuale n. 11 “Riabilitazione”

Obiettivi qualitativi e quantitativi ƒ valutare il bisogno e l'inquadramento diagnostico sulla base di programmi terapeutici e riabilitativi validati da evidenze scientifiche di provata efficacia;

ƒ recepire i principi dell’OMS in materia di riabilitazione, individuati dall’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) del 2001;

ƒ garantire la continuità della presa in cura e la continuità terapeutica: integrazione tra ospedale-strutture extraospedaliere e territorio.

Costi € 3.075.797,00=

Indicatori ƒ costituzione delle reti

ƒ numero delle reti attivate sul totale dei casi presi in carico

Tempistica

Attività Gen-Mar 2010

Apr- Giu 2010

Lug-Set 2010 Ott-Dic 2010 Analisi dell’offerta di servizi residenziali e

semiresidenziali

Coordinamento tra le diverse strutture d’offerta tramite l’UVMD

Valutazione multidimensionale mediante la SVaMDI

Attivazione della rete

Riferimenti

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