Manuela Olagnero,
Dipartimento di Culture Politica e Società
Torino 21 febbraio 2018
Le inchieste sociologiche
sulla casa a Torino
Dagli anni ‘50 ad oggi:
la casa “contesa” tra saperi diversi
•In scena da sempre: l’urbanistica, l’architettura, l’economia, poi la storia, la demografia
•In crescita: l’attività informativa degli osservatori istituzionali
•Diffuso: l’uso del linguaggio sociologico da parte delle politiche
•La sociologia studia l’abitare, ma senza fare sociologia della abitazione Studia, attraverso la casa e i suoi abitanti, i processi migratori, il rapporto pubblico-privato nel governo della città, la mobilità sociale e territoriale, la povertà, la salute, la coesione sociale, le diseguaglianze
•Dalla casa come risultato alla casa come fattore di cambiamento.
•Dalla critica della Politica ai suggerimenti di policy
• N. RENACCO, M.TALAMO, Indagine urbanistica su alcuni quartieri residenziali, 1956;
I Quartieri di edilizia popolare tra progetto architettonico e malessere sociale: Il laboratorio Vallette
• CRIS: Immigrazione e industria, 1962
Affollamento e il degrado, ma anche consumi attesi e inattesi, e una certa
“soddisfazione”
• G. FOFI, L’immigrazione meridionale a Torino,1964
Dalle baracche degli anni ’50 alle soffitte e altri alloggi impropri degli anni’60 (La Cartiera, Le Casermette).
Gli anni 50-60:
la questione abitativa è l’abitare male degli immigrati in centro
e in periferia: chi ne risponde?
Gli anni 70-80:
La questione abitativa è la rendita edilizia nella città del capitale:
come reagisce la classe operaia?
• P.CERI, Casa, città e struttura sociale, 1975.
- L’estensione delle grandi società immobiliari, la concentrazione della rendita, il blocco di potere e la risposta delle classi subalterne
• U. NOVARESE, Dalla conflittualità urbana alla partecipazione democratica, 1975
Città come prodotto di azioni di classi sociali in conflitto
• P. LUII CROSTA, Il riuso della città : un’area di conflitto intercapitalistico, 1975
Gli anni 70-80:
La questione abitativa è sapere «chi abita dove», perchè abita lì e come sta
• IL PROGETTO TORINO. Sette ricerche per una città, 1975-1985
• MARRA et al, Per un atlante sociale della città, 1985.
Analisi delle componenti sociali dell’abitare in quartieri operai urbani, neo urbani, di ceto medio e d’élite: la casa non c’è!
• MARTINOTTI et al, La città difficile,1982.
Importanza della strumentazione conoscitiva fatta di Statistiche ufficiali e indagini dirette per governare la città e garantire Q d V.
Alloggi umidi e assenza di verde compromettono la salute
La probabilità di abitare in zone non inquinate aumenta con l’istruzione superiore (assai meno con il reddito)
Gli anni 90:
La questione abitativa è l’emergenza di nuove contraddizioni di sistema e la persistenza di disagi
• F. BARBANO, Le case e una città, in Torino, una città incompleta, 1992 La contraddizione della questione abitativa: proprietà forzose, case
affollate e case vuote, forbice tra politiche edilizie ascrittive e politiche acquisitive; inerzia dello spazio e mobilità dei bisogni
• IRES, Dalla casa alla residenza, 1993. Un’analisi della struttura familiare e abitativa in Piemonte
Le Case: rimaste vuote nei comuni urbani del Piemonte: 20%; abitazioni
fatiscenti: 20% (costruite prima del 1919; obsolete 12% (costruite entro il 1945) Le Famiglie: sotto standard affollamento 26%(figli/stanze) 43%
(componenti famiglia/superficie) sotto standard igienici: 56%
Gli anni 90:
La questione abitativa sta nelle conseguenze dell’abitare “ fuori dal modello main stream”: la proprietà è tutto?
• M. CARDANO, G. COSTA, Classi sociali, salute e mortalità a Torino, 1998.
Nella classe media impiegatizia il non disporre– a tempo debito-di una casa di proprietà deprime lo stato di salute più del non disporre di
un’istruzione adeguata al lavoro.
Nella classe operaia il possesso di un titolo di studio elevato non
consola chi, già maturo, non dispone della proprietà della casa in cui vive.
Gli anni 90-2000:
La questione abitativa è la polarizzazione sociale tra proprietà/non proprietà
• COSTA, et al. (M. Filandri ), Quarant’anni di salute a Torino, 2017
Diffusione della proprietà cittadina specie tra anziani (dal 32% al 71%) e adulti (dal 27% al 65%)
Meno residenti in alloggi di affitto sociale (3.5 al 2001) Più domande inevase in alloggi ERP
Più rischio mortalità per residenti in alloggio di affitto sociale (fino a + 96% dal 1981al 2001)
Gli anni 2000:
La questione abitativa è il rapporto tra diritti e bisogni di casa dell’utenza ERP
• NEGRI, M. OLAGNERO, Poveri e non poveri. I confini incerti dell’edilizia pubblica a Torino, 2001; M. OLAGNERO, Senza scendere né salire, 2003 La povertà degli utenti ATC dipende dalla coorte di ingresso: più giovane la
coorte di ingresso, maggiore la probabilità di essere poveri (entrati nel 1996:
69.2, entrati nel 1972: 35.5.)
Entrate facili ed entrate difficili in ERP dal ‘71 al ‘99: la lunga precarietà abitativa (dei più anziani) prima dell’alloggio ERP è meno grave della più breve precarietà abitativa (dei più giovani) cui si associa precarietà sociale
I. PONZO. La casa lontano da casa, 2014
Disagio abitativo: più di un terzo degli immigrati
Up-grading nonostante le crisi. Morosità limitata nel tempo.
Progettualità legata ai figli.
Presenza di proprietà (16% al 2007 poi calo per rischio mutui) I marocchini più propensi a coabitazione e condivisione, più
proprietari, ma con meno confort; più fiduciosi nel welfare locale L’inclusione abitativa dipende, per tutti, dalle opportunità
relazionali createsi con il tempo nel paese di arrivo
Gli anni 2000:
La questione abitativa è la via “alta" all’integrazione
dei migranti
Gli anni post-olimpici
La questione abitativa è fare innovazione verso territori e abitanti
• M.OLAGNERO, Prove di coesione sociale in contesti urbani, 2012
• M.OLAGNERO, I. PONZO, Housing Redevelopment and Social Mix in Turin, 2017
La conversione dei Villaggi Olimpici in alloggi ERP: combinare sviluppo dell’area, promozione di mix sociale (reti sociali miste) ridurre lo stigma, contenere le incivilities
Community building (la casa diventa occasione di socialità e il territorio luogo di coesione e cooperazione tra residenti)
Effetti raggiunti ed effetti mancati in Spina3
Il «Quartiere» SPINA 3
Effetti raggiunti: risposte dal “campo” di Spina 3:
Area Interazioni sociali
Limitare gli effetti negativi
RIDURRE LO STIGMA DEL QUARTIERE
Ridurre o controllare i comportamenti negativi
(incivilities) Sviluppare risorse
Sviluppare risorse di qualità economica e
sociale
Mix sociale?
Mix sociale? Ancora no
• Mancata costruzione di reti sociali miste: 13% utenti ATC frequenta soci delle cooperative
• Mancato uso della “piastra comune”: 70% utenti Atc non ne fanno uso)
• Autosegregazione (la piastra è stata divisa in cortili chiusi da cancellate)
• Deprivazione selettiva (solo il cortile delle cooperative è attrezzato)
Effetti inattesi
Narrazioni dal quartiere che non c’è:
“Andare in giro? Grazie no”
La casa-fortezza
“…Noi ci stiamo comunque divertendo, godendo ver...finalmente la nostra vera casa, … …si sta a chiacchierare, qui nel balcone poi c'è un'arietta che si sta da Dio, quindi stiamo lì, chiacchieriamo, non abbiamo bisogno
appunto di trovare il divertimento nell’andare in giro, comunque spendere soldi…”
(Intervista a L., 29 anni utente ATC, abitante nelle nuove case di Corso Mortara, in Spina 3, intervista luglio 2011).
Effetti inattesi
Narrazioni dal quartiere con 4 supermercati: “a noi non manca niente”
Comunità o mercato?
“Oh…La parte bella del quartiere? Dunque io dico fra via Livorno, dove c’è l’Ipercoop e via Verolengo. Perché hanno fatto delle cose
bellissime…
Poi c’è Pittarello e il Gigante, il Bennet con gli elettrodomestici, a noi non ci manca niente…”
(Intervista a S.50 anni, utente ATC, maggio 2011)
Effetti inattesi
Narrazioni illuse sul quartiere che verrà
Il quartiere al passato e al futuro
“…tanti anni fa qua ..c’erano solo delle fabbriche, disabitate …Però
addirittura qui dove c’è il fiume volevano fare una spiaggia… la mia curiosità è vedere questa benedetta spiaggia artificiale, come la faranno. Ho visto che vogliono mettere gli ombrelloni, le sedie sdraio, il dehors, i ristoranti, tutti qua su questo isolato qua…”
(Intervista a S. 50 anni, utente ATC, maggio 2011).
Effetti inattesi
cooperative sotto pressione?
Prendersi cura degli spazi comuni: forse no, anzi sì
“… Chi si doveva prendere cura delle aree comuni? Non è mai stato chiaro.
Tre o quattro volte l’anno Acmos organizza le pulizie attorno all’edificio. Per noi è comunque un’opportunità di far stare insieme la gente e il fatto di
mobilitare gli utenti ci aiuta a noi farci sentire dei custodi…Altrimenti la gente viene da noi ogni volta che qualcosa si rompe, cosa che è di responsabilità dell’ATC . L’ultima volta che abbiamo tagliato l’erba c’erano appena 12
persone, erano adulti e bambini, italiani e stranieri…La gente forse comincia a prendersi pià cura delle aree comuni (Intervista a volontario ACMOS,
ottobre 2010).
E adesso, per la ricerca sociale?
• Mantenere alleanze con discipline diverse e saperi locali
• Muoversi dal “grand’angolo” allo “zoom” e ritorno
• Avere un sguardo longitudinale: seguire gli abitanti nelle loro “trame”
abitative (proprietà, affitto)
• Non perdere di vista effetti previsti e imprevisti delle politiche