Consiglio Nazionale dei Geologi
8 marzo 2022
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08-03-2022 25
www.ecostampa.it
Gazzetta del Sud Reggio
Palmi, non c'è solo l'albero cresciuto sulla cima a rendere unica la formazione rocciosa sulla costa tirrenica
Lo Scoglio dell'Ulivo, un geosito di interesse mondiale
Presenta una conformazione so del dibattito che si è tenuto
praticamente unica a Mari nell'auditorium della Casa della Cultura "Leonida Repaci' — l'uni-
sotto la superficie terrestre cità dello scoglio è stata attribuita al suo albero; oggi scopriamo che Iven Pugliese c'è tanto altro, una conformazio-
PALMI ne rocciosa unica (miloniti) pla—
smata dal tempo e da forze oltre Lo scoglio dell'Ulivo un "Gioiello ogni umana comprensione, for- geologico da conoscere, salva- matasi a più di 15 chilometri di guardare e valorizzare". È stato profondità nella crosta terrestre».
questo il tema del dibattito sul si- Un luogo che il geologo to dello Scoglio dell'Ulivo, un luo- dell'Università di Aberdeen, lan go che da sempre identifica la cit- AIsnp, in visita di studio a Palmi tà di Palmi, magico e misterioso nel 2020, ha definito <unico al perla presenza dell'albero di uri- mondo-'.
vu che, sfidando il tempo e gli ele- «Un'esperienza formativa che menti, dalla cima abita e domina difficilmente potrò dimenticare»
l'isolotto. ha spiegato il consigliere Giusep-
«Dasempre — è emerso nel cor- pe Magazzù: «Da oggi guarderò Pwln.i II rllhatntn npII'aurUtniium dºII Casa rlalla C[ultva.
questi luoghi con occhi diversi, trocinato il convegno, a tutte leas- luoghi da difendere e proteggere, sociazioni partner intervenute, ai luoghi da valorizzare sfruttando rappresentanti degli istituti scola- le opportunità che si potranno stici» ha chiosato Magazzù.
creare per il nostro territorio, il Il convegno si è concluso nel geoturismo è una realtà e Palmi pomeriggio con la visita guidata ha tutte le carte in regola per at- al sito dello Scoglio dell'Ulivo do- trarre nuovi flussi». ve i presenti hanno potuto vedere Ad intervenire i relatori Roso- e toccare con mano quanto appre- lino Cirincione e Gaetano Ortola- so durante la mattinata; «Pensare no docenti della Facoltà di Genio- che quelle rocce che abbiamo gia dell'Università di Catania e la sempre avuto sotto i nostri occhi geologa Serena Palermiti, che gra- racchiudano un tesoro geologico zie alle loro esposizioni coinvol- è davvero entusiasmante, genti hanno saputo trasmettere A breve sarà fissato un tavolo l'amore e la passione che loro stes- tecnico per avviare il processo di si nutrono per questo territorio. candidatura dell'area che integra
«Un grazie alle autorità civili e lo "Scoglio dell'Ulivo" a geosito di militari presenti, all'Ordine dei interesse mondiale.
Geologi della Calabria che ha pa- rs áirbcco'aIr, IreistxvAra
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L'ECO DELLA STAMPALEADER IN MEDIA INTELLIGENCE
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DIFABRIZIOG. POGGIANI
S
anzioni inasprite per i professionisti tecnici che espongono infor- mazioni false o ometto- no indicazioni rilevanti nelle proprie attestazioni e assevera- zioni ai fini della fruizione dei bonus edilizi. Reclusione da due a cinque anni e multa da un minimo di 50 mila euro fino a 100 mila euro.Nella Gazzetta Ufficiale del 25/02/2022 n. 47 è stato pubbli- cato il dl 25/02/2022 n. 13 che, oltre al ripristino delle cessioni
“a cascata” (o multiple) dei cre- diti (non solo edilizi) ha intro- dotto alcune disposizioni in ma- teria di bonus edilizi e di cessio- ne (o sconto sul corrispettivo) dei crediti, inasprendo le misu- re finalizzate a contrastare le frodi.
Il comma 2 dell’art. 2 del cita- to dl 13/2022 (Misure sanziona- torie frodi edilizie), in particola- re, ha introdotto, nella discipli- na relativa alla detrazione maggiorata del 110% (superbo-
nus), di cui all’art. 119 del dl 34/2020 (decreto “Rilancio”) e della cessione dei crediti, di cui all’art. 121 del medesimo decre- to, il nuovo comma 13-bis.1.
Il nuovo comma 13-bis.1 dell’art. 119 del dl 34/2020 in- troduce un inasprimento delle sanzioni pecuniarie e penali a carico dei professionisti tecnici che rilasciano asseverazioni in- fedeli o false attestazioni di con- gruità delle spese.
Con il nuovo comma 13-bis.1, infatti, è stato dispo- sto che il tecnico abilitato alle asseverazioni rilasciate al ter- mine dei lavori o per ogni stato di avanzamento dei lavori sul- la base delle condizioni e nei li- miti indicati nelle disposizioni, di cui all'art. 121 del dl 34/2020 può essere punito con la reclu- sione da due a cinque anni e con la multa da 50 mila euro a 100 mila euro se espone infor- mazioni false od omette di rife- rire informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto di intervento o sulla effettiva rea- lizzazione dello stesso ovvero attesta falsamente la congrui-
tà delle spese; se il fatto è com- messo al fine di conseguire un ingiusto profitto per sé o per al- tri la pena è aumentata.
Dalla relazione illustrativa, richiamata dal dossier che ac- compagna il provvedimento in commento (AS 2545), si rileva che la nuova sanzione è stata ri- calcata sulla norma, di cui all’art. 236-bis del rd 267/1942 (legge fallimentare), entrata in vigore con il dl 83/2012 e ampia- mente collaudata, specie quale
“deterrente rispetto alle atte- stazioni non veritiere nelle pro- cedure concorsuali”
Quindi, il professionista tec- nico che rilascia le attestazioni e/o le asseverazioni deve evita- re di esporre informazioni non veritiere nei detti documenti, omettere di indicare informa- zioni utili sui requisiti tecnici dell’intervento e omettere di ri- ferire informazioni relative al- la effettiva realizzazione dei la- vori oggetto dell’intervento.
Si ricorda, inoltre, che l’Agenzia delle entrate (provve- dimento n. 35873/2022 § 2.1 let- tera d) richiede che il soggetto
che rilascia il visto di conformi- tà verifichi che i professionisti incaricati abbiano rilasciato le asseverazioni e attestazioni, di cui alle lettere a) e b) del presen- te punto 2.1) e che gli stessi ab- biano stipulato una polizza di assicurazione della responsabi- lità civile, come previsto dall’ar- ticolo 119, comma 14, del dl 34/2020, nonché la presenza dell’attestazione di cui alla let- tera c) del presente punto 2.1.
Quindi, ai sensi del comma 1-ter dell’art. 121 del D.L.
34/2020, ancorché limitata- mente alla lettera b), nel caso di esercizio delle opzioni per la cessione del credito e/o lo scon- to in fattura, di cui al preceden- te comma 1, il fruitore dei bo- nus edilizi deve ottenere una attestazione di congruità delle spese sostenute, rilasciata dai professionisti tecnici abilitati, in conformità a quanto prescrit- to dal comma 13-bis dell’art.
119 del dl 34/2020 e un visto di conformità dei dati relativi alla documentazione che attesta la sussistenza dei presupposti per l’ottenimento della detra-
zione, da utilizzarsi in una del- le due modalità indicate dall’art. 121 (cessione del credi- to e/o sconto sul corrispettivo).
Per quanto riguarda i sogget- ti abilitati a rilasciare l’attesta- zione di congruità delle spese, le disposizioni non forniscono indicazioni ma, in relazione ai recenti chiarimenti forniti dall’Agenzia delle entrate (cir- colare 16/E/2021 § 1.2.2.2), la detta attestazione, ai fini della lettera b), comma 1-ter dell’art. 121 del decreto legge 34/2020 può essere rilasciata, in considerazione del rinvio al citato articolo 119, comma 13-bis del medesimo decreto,
“per la medesima tipologia di interventi, dai tecnici abilitati al rilascio delle asseverazioni previste dall’articolo 119, com- ma 13 del decreto legge 34/2020 per gli interventi am- messi al 110%”.
Il testo del decreto su www.italiaoggi.it/do- cumenti-italiaoggi
BONUS EDILIZI/ Il dl contro le frodi prevede fino a 5 anni di carcere e 100 mila € di multa
I tempi di istruttoria di banche ed inter- mediari frenano le cessioni dei bonus edi- lizi. E con Poste e Cassa Depositi e Presti- ti ancora ai box diventa difficilissimo ri- spettare la scadenza per la trasmissione delle opzioni all’agenzia delle entrate fis- sata per il prossimo 7 aprile. A rischio sia i trasferimenti dei tax credit derivanti da interventi le cui spese sono state sostenu- te nel 2021, sia le cessioni dei 9/10 di quel- le invece relative nell’annualità 2020 (le c.d. quote residue). Unica salvezza e alter- nativa resta quella della detrazione diret- ta in dichiarazione dei redditi 2022 del de- cimo di competenza per poi procedere al- la cessione delle quote di detrazioni resi- due non fruite post 7 aprile. Tale via però non è perseguibile da soggetti ad Irpef ze- ro, compresi gli incapienti, e dai contri- buenti che pagano imposte sostitutive, tutte casistiche che per loro natura non hanno accesso a detrazioni d’imposta e che restano legate indissolubilmente alla scadenza di aprile per fruire indiretta- mente dei bonus altrimenti non utilizza- bili.
I tempi di istruttoria – La sospensione dell’attività di Poste e Cassa depositi e Prestiti ha messo sotto pressione banche ed intermediari finanziari, comprese le società di consulenza che ne seguono le istruttorie per la verifica documentale ne- cessaria per procedere con i trasferimen- ti dei bonus. Alcune società infatti nei por- tali dedicati al caricamento dei documen- ti, indicano che stanno registrando una volume intenso di richieste derivante sia dall’approssimarsi della scadenza norma- tiva (quella del 7 aprile) sia dalla sospen- sione dell’attività di alcuni operatori che ha fatto concentrare le richieste di acqui- sto sugli istituti ancora attivi sul merca- to. E’ infatti noto come in diretta conse- guenza dell’entrata in vigore della stretta
sulle cessioni crediti non solo Poste e CdP ma anche altri istituti hanno temporanea- mente congelato le attività di acquisizio- ne dei bonus interessati dalla normativa citata. Ora il mercato è ripartito ma i tem- pi stringono. Alcuni intermediari infatti prevedono fasi istruttorie di 30-45 giorni dal completamento documentale della ri- chiesta che, se effettuata in questi giorni, non consentirebbe ai contribuenti ceden- ti il rispetto della data del 7 aprile per la trasmissione della comunicazione di op- zione all’agenzia delle entrate. Va detto però che alcune società di consulenza in- terrogate da ItaliaOggi invece, garanti- scono lavorazioni con tempistiche ridot- te e un massimo di 7/10 giorni di istrutto- ria.
Il 7 aprile gli invii – L’agenzia delle en- trate con provvedimento n. 2022/35873 per dare ai contribuenti e agli intermedia- ri più tempo per trasmettere le comunica- zioni delle opzioni di cessione (o sconto in fattura) dei crediti derivanti dai bonus edilizi, ha prorogato l’invio delle stesse dal 16 marzo, scadenza ordinaria, al 7 aprile 2022. La scadenza interessa per le cessioni delle spese sostenute nel 2021 e per le rate residue non fruite delle detra- zioni riferite alle spese del 2020. Viste le numerose modifiche normative nell’arco degli ultimi 4 mesi (ben 4 a partire dal 12 novembre 2022 col dl 157/2021 e l’ultima con il dl 13/2022 del 25 febbraio), che han- no di fatto bloccato il mercato dei trasferi- menti dei tax credit, la proroga rischia pe- rò di rivelarsi poco efficacie. In assenza di altri interventi, chi non riuscirà a cede- re entro il 7 aprile dovrà portare in detra- zione la quota di competenza ma potrà co- munque trasferire i 9/10 residui 2021 e gli 8/10 del 2020 a partire da tale data.
Giuliano Mandolesi
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Asseverazioni, mano pesante
Sanzioni inasprite per il professionista che attesta il falso
Cessione crediti, istruttorie avanti piano
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L’accertamento è ok anche senza tutti i verbali allegati
L’avviso di accertamento è valido con il rinvio al ver- bale redatto in sede di ispezione dalla Guardia di fi- nanza senza che vi sia la necessità di allegare tutti i verbali dai quali prende le mosse l’indagine fiscale. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con l’ordinanza n. 7278 del 7 marzo 2022, ha accolto il ricorso dell’Agen- zia delle entrate contro una srl sospettata di essere lo schermo con il quale il cantante, Biagio Antonacci, avrebbe pagato meno imposte. In sostanza gli agenti avrebbero prima fatto un’ispezione presso di lui. Da lì avrebbero poi iniziato a indagare sull’azienda. Ma all’atto impositivo l’ufficio ha allegato solo l’ultimo pvc, senza spiegare il motivo dell’indagine. Motivo per cui la Ctp e la Ctr avrebbero annullato l’atto stesso.
Ora la Suprema corte ha ribaltato il verdetto precisan- do che l'avviso di accertamento soddisfa l'obbligo di motivazione ogni qualvolta l'amministrazione abbia posto il contribuente in grado di conoscere la pretesa tributaria nei suoi elementi essenziali e, quindi, di con- testarne efficacemente l'an ed il quantum debeatur, sicché lo stesso è correttamente motivato quando fa ri- ferimento ad un processo verbale di constatazione del- la Guardia di Finanza regolarmente notificato o conse- gnato all'intimato, senza che l’amministrazione sia te- nuta ad includervi notizia delle prove poste a fonda- mento del verificarsi di taluni fatti o a riportarne, sia pur sinteticamente, il contenuto. Infatti, ai fini della le- gittimità della motivazione dell'avviso di accertamen- to ex art. 7 della L. n. 212 del 2000, devono essere allega- ti i documenti cui lo stesso fa riferimento, non anche quelli cui fa riferimento il processo verbale di consta- tazione, i quali devono eventualmente essere prodotti in giudizio al fine di provare la legittimità della prete- sa. E ancora, l'obbligo dell'amministrazione finanzia- ria di allegare all'avviso di accertamento gli atti indi- cati nello stesso deve essere inteso in relazione alla fi- nalità integrativa delle ragioni che giustificano l'ema- nazione dell'atto impositivo, sicché detto obbligo ri- guarda i soli atti che assolvano a una funzione di espli- citazione della pretesa erariale e non siano stati già trascritti nella loro parte essenziale nell’avviso stesso.
Debora Alberici
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Martedì 8 Marzo 2022IMPOSTE E TASSE
Un murales a Bergamo per la sostenibilità e i diritti delle donne
Progetto promosso da JTI Italia e da Save the Planet onlus
Bergamo,8 mar. (askanews) – Un murale opera dell’artista Elisa Veronelli è stato inaugurato alla Fiera di Bergamo: un progetto, promosso da JTI Italia e Save the Planet Onlus, in collaborazione con Aiuto Donna, per sensibilizzare sia sul tema della sostenibilità ambientale sia su quello dei diritti delle donne e della lotta alla violenza di genere.
“Mettere insieme questa due cose – ha detto ad askanews Stefano Zenoni, assessore all’Ambiente e Mobilità del Comune di Bergamo – significa parlare di benessere, di sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale. L’occasione quindi è necessaria e propizia per ricordare quanto siano collegati questi due temi tra di loro”.
L’opera, intitolata “Il Labirinto della Rosa”, dispone anche di un grande QR code, attraverso il quale è possibile mettersi in contatto con Aiuto Donna, in caso di bisogno. E per JTI Italia il progetto nasce da una visione più ampia dei temi di responsabilità sociale.
“Per noi di JTI – ci ha detto Alessandra Goretti, Communication Manager di JTI Italia – la sostenibilità è un concetto concreto e a 360 gradi: è importante sapere che per noi questa include la sostenibilità ambientale, la sostenibilità sociale e anche quella economica. Siamo convinti che solo agendo su questi tre fonti si possa davvero
raggiungere un futuro migliore. Abbiamo un elemento di sostenibilità ambientale che è la vernice fotocatalitica, che fa quello che fanno le piante: cattura lo smog e
restituisce aria pulita. Nello stesso tempo c’è un impegno sociale forte contro la violenza sulle donne”.
Da qui la volontà dell’azienda di collaborare con altri soggetti, come associazioni e istituzioni, per aumentare il proprio impatto sociale e innescare un cambiamento.
“Mettiamo insieme intanto un metodo – ha concluso Elena Stoppioni, presidente di Save the Planet onlus – possiamo fare vedere come aziende profit possano sostenere cause non profit e trasformarle in ricaduta sociale e ambientale positiva. Poi perché dimostriamo che inserendo dei messaggi positivi nelle nostre città, quasi come con un agopuntura, si possono educare le persone su più fronti”.
Fronti che sono quelli della riduzione delle emissioni, ma anche quelli della lotta alla violenza, da rifiutare in qualsiasi contesto.
BENVENUTI NELL’ERA DELLE GRANDI
TRANSIZIONI: A SALVARCI SARÀ UN METODO
di Daniele Manca07 mar 2022
Stiamo vivendo in un’immensa transizione. Il mutamento continuo di paradigmi e delle situazioni geopolitiche impone un’operazione di realtà. Troppo spesso, invece, ci siamo attardati attorno a provvedimenti che promettevano tanto e risolvevano poco. Con il Next generation Eu, e il successivo Pnrr, l’orizzonte si è allungato fino al 2026 facendoci capire che non esistono né governi né una politica dalla bacchetta magica. Sapremo essere attenti e attivi in campi decisivi come quello delle riforme o in quello dell’energia?
L’ALTRA FACCIA DELLA CRISI
L’invasione russa dell’Ucraina, con i suoi tragici e drammatici effetti sulla popolazione di quel Paese, ha avuto anche come conseguenza quella di renderci e consapevoli di quanto il non avere a disposizione materie prime, renda vulnerabili economie basate sulla trasformazione come la nostra. Ragionare sulla transizione significa tracciare un lungo percorso con la necessità di fare aggiustamenti successivi. Significa sapere, come spiegava Francesco Starace, il numero 1 di Enel, sul Corriere della Sera dello scorso primo marzo, che la
realizzazione di un rigassificatore per sopperire alla mancanza di gas richiederebbe 3 anni di tempo. E si sta parlando di un impianto che ha già tutte le autorizzazioni. Tempi che si fanno più lunghi se non ci fossero le autorizzazioni. Fatti salvi i permessi, si parla di altri cinque anni.
E di gas ne avremo bisogno ancora. Ci apprestiamo inoltre a riaccendere le centrali a carbone, questo significherà una maggiore emissione di CO2.
SEQUESTRI
Sarà come immettere acqua in una vasca che è già piena. E questo produrrà i danni sull’ambiente che abbiamo imparato a riconoscere a nostre spese. Inizieremo a pensare a catturare la CO2? Certo, dovremo prestare attenzione al fatto che poi non si trasformi in un boomerang producendo comportamenti irresponsabili nel consumo e nella produzione di energia. Essere nell’era delle transizioni significa avere obiettivi di medio-lungo periodo e la capacità di modulare via via il percorso. Aziende e famiglie conoscono perfettamente il metodo. La politica speriamo lo impari in questi anni difficili.
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Gas dalla Russia, cosa succede all’Italia se Putin lo blocca? Rischio black out elettrici: il piano d’emergenza
di Enrico Marro08 mar 2022
Che cosa accadrebbe al nostro Paese, in particolare al sistema elettrico nazionale, se la Russia, come minaccia di fare, smettesse di rifornirci di gas? A questa domanda risponde uno studio della Fondazione Eni-Enrico Mattei che, utilizzando specifici software di simulazione del mercato elettrico e del gas sotto diverse ipotesi, giunge alla conclusione che lo stop al gas russo, «è un’eventualità da scongiurare con forza» perché costringerebbe il governo a decidere un razionamento del gas, cioè dei «distacchi programmati», che potrebbero comportare sia dei black out nella corrente elettrica sia tagli alle erogazioni di gas per uso industriale o per uso civile (riscaldamento e gas per cucinare). Ma vediamo come si arriva a queste conclusioni.
Le contromisure
L’Italia consuma ogni anno più di 70 miliardi di Smc, cioè metri cubi di gas: 71,4 nel 2019, 68,4 nel 2020 (ma c’è stata la pandemia), 73,3 nel 2021. Circa il 40% di questo gas lo
compriamo dalla Russia: l’anno scorso 28,2 miliardi di Smc. Al secondo posto delle importazioni figura l’Algeria (21,1) mentre la produzione nazionale concorre solo con 3,1 miliardi di metri cubi. Il totale dei 73,3 miliardi di Smc nel 2021 è stato così ripartito: 33,3 miliardi per usi civili, 25,9 per la generazione termoelettrica e 14,1 per usi industriali. Lo studio è costruito su uno scenario critico in cui le forniture dalla Russia sono azzerate da adesso fino alla fine del prossimo inverno, ovvero marzo 2023. Si prendono in
considerazione tutte le contromisure. In particolare, un aumento delle importazioni dall’Algeria e dalla Libia, la «massimizzazione dell’import di Gnl» (gas naturale liquefatto) e
un «lieve incremento della produzione nazionale verso la fine dell’anno», oltre al
potenziamento degli stoccaggi, tutte misure che il governo sta predisponendo. In negativo, però, si ipotizza l’azzeramento delle importazioni di gas dal Nord Europa (2,1 miliardi di Smc nel 2021) perché tutto il nostro continente dovrebbe far fronte a un ammanco di gas russo pari a 200 miliardi di Smc. Alla fine, dice la Fondazione Eni-Enrico Mattei, l’Italia potrebbe disporre nei prossimi tredici mesi di 58,4 miliardi di metri cubi di gas, cioè quasi il 75% della domanda del 2021. A questo si possono aggiungere parte delle riserve strategiche e arrivare così a 58 miliardi di Smc: 16-18 miliardi in meno rispetto a 13 mesi normali.
Più gas da Algeria e Libia
Come potrebbe essere gestita questa situazione? Lo studio, curato dai ricercatori Filippo Del Grosso, Ilaria Livi, Federico Pontoni e Edoardo Somenzi, prende in considerazione l’ipotesi che si dia priorità al sistema elettrico nazionale, per evitare interruzioni della corrente elettrica. L’obiettivo dovrebbe essere perseguito in uno scenario che vedrebbe comunque un ulteriore forte aumento del prezzo del megawattora (lo studio stima 100 euro in più) e la fine della possibilità di importare elettricità, perché tutti i Paesi, anche la Francia che ha il nucleare, sarebbero alle prese con problemi simili.
Si ipotizza la riattivazione a pieno regime di due centrali a carbone che erano destinate alla chiusura, il massimo utilizzo delle altre cinque centrali a carbone e la massimizzazione della produzione delle rinnovabili. Nonostante ciò, per assicurare che non ci siano black out della corrente elettrica, servirebbero comunque 18 miliardi di Smc di gas. Che
potrebbero essere appunto assicurati, dicono i ricercatori, con le maggiori importazioni da Algeria e Libia e dall’incremento della produzione nazionale. Ma, una volta fatto questo, si aprirebbero dei buchi rispetto alla domanda per usi civili e industriali stimati in una forchetta tra 8,9 e 10,5 miliardi di Smc.
Aumenteranno le emissioni
È vero che in uno scenario di aumento esasperato dei prezzi, i settori più energivori
potrebbero smettere di produrre, determinando un calo della domanda per usi industriali, ma non sarebbe una buona notizia per il Pil. «Il settore certamente più difficile da gestire», conclude lo studio, sarebbe quello degli usi civili. Certo, anche qui si può ipotizzare un certo calo della domanda legato allo smart working, ma non tale da scongiurare misure di razionamento dell’energia elettrica. Che concorrerebbe anche questo a «una forte
contrazione del Pil». Senza contare che il maggior uso di carbone farebbe salire, nel periodo considerato, le emissioni dannose «di oltre 30 milioni di tonnellate» rispetto ai 67 milioni che si avrebbero se non ci fosse il blocco delle importazioni di gas russo.
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NON SOLO IL GAS, ANCHE IL GRANO SOFFRE.
LA GUERRA DI PUTIN COLPISCE IL GRANAIO D’EUROPA E LE NOSTRE TAVOLE
di Ferruccio de Bortoli08 mar 2022
L’Ucraina è lo storico granaio d’Europa. La guerra scatenata da Mosca ha sconvolto non solo il mercato dell’energia — con il petrolio e il gas ai massimi e la clamorosa rivalutazione del carbone — ma anche e soprattutto quello delle materie prime agricole. Pur con lo sguardo angosciato al dolore delle persone, concentriamoci per un attimo sugli effetti che tutto ciò ha per alcune filiere agroalimentari, essenziali per il made in Italy. E ci accorgiamo subito che qualcuno la crisi ucraina la sta pagando due o più volte. Certo, nulla in confronto a chi soffre davvero.
Le quotazioni dei cereali, e non solo, erano già letteralmente esplose per il balzo della
domanda successivo alle prime ondate della pandemia. Oggi, nella incertezza delle forniture da Ucraina e Russia, hanno toccato nuovi massimi. «E questo indipendentemente dal fatto che si importi da quei Paesi — spiega Cosimo Montanaro, analista dei mercati di Ismea — ma per l’estrema globalizzazione degli scambi, l’esplosione di costi di trasporto e il sofisticato
meccanismo di formazione dei prezzi».
Basti pensare che oltre allo storico mercato delle materie prime agricole, quello di Chicago (nel quale ricordiamo Serafino Ferruzzi aveva un seggio a lui dedicato vista l’importanza del gruppo di Ravenna), molto sovente nel caso del grano il riferimento è il prezzo Fob Odessa, come il porto ucraino.
Cominciamo dal grano duro, che serve a fare la pasta e il couscous. L’industria molitoria italiana importa poco meno del 55 per cento del proprio fabbisogno, dall’Unione europea, Francia in particolare, ma anche da Canada, Australia e Argentina. L’Italia è il più grande esportatore di pasta del mondo, copre un terzo del mercato. Russia e Ucraina hanno
un’importanza in questo caso relativa, ma l’anno scorso il principale produttore mondiale, il Canada, venne colpito da una devastante siccità e fu costretto a ridurre del 54 per cento la produzione e del 60 per cento le esportazioni con un consistente riflesso sui listini.
Il paragone
Il prezzo medio nazionale della granella di frumento duro era nel febbraio scorso (dati Ismea) di 501 euro a tonnellata con un rialzo dell’81 per cento in un anno. Come il rame è la materia prima più significativa e sensibile del mercato dei metalli non ferrosi (si dice che abbia un phd), il grano lo è sul versante dei prodotti agricoli. È il maggior concentrato di tante variabili climatiche, politiche e addirittura monetarie, visto che è stato anche una valuta di scambio. I suoi prezzi incorporano non solo l’andamento della domanda e dell’offerta ma anche le tensioni di tutti i tornanti della storia e ovviamente — come dimostra il caso canadese — le emergenze del riscaldamento del pianeta.
«Non di solo pane vivrà l’uomo..», certo e per fortuna, ma l’espressione del Vangelo non ha mai calmierato i prezzi. E di pane, tra l’altro, se ne continua a sprecare tantissimo, come nei supermercati dove deve essere sempre (perché?) fresco. Per il frumento tenero, che serve appunto per il pane i prodotti da forno, l’Italia è molto più dipendente dall’estero: circa il 65%
del proprio fabbisogno. E, in questo caso, le forniture da Russia e Ucraina hanno una discreta rilevanza. Mosca rappresenta il 20% del volume delle esportazioni globali, Kiev il 10. Il prezzo medio nazionale ha superato, in febbraio, i 312 euro a tonnellata. Solo un anno fa era intorno ai 237. Kiev ha un ruolo ancora maggiore nel mercato del mais (dominato dagli Stati Uniti), ma più sul lato delle esportazioni che su quello della produzione, con una quota dell’export tra il 15 e il 20%. Per l’Italia pesa per il 13% degli acquisti. Il terzo fornitore dopo Ungheria e Slovenia. La chiusura dello stretto di Kerch, nel mar d’Azov, blocca poi le importazioni verso l’Italia di un altro grande produttore di cereali come il Kazakistan. Il prezzo medio del mais era in febbraio a 283 euro a tonnellata con un rincaro sul febbraio precedente del 27%.
Il caro energia incide poi, ovviamente, sui costi di produzione, ma qui ci si mettono anche i prezzi dei concimi cresciuti del 170% sempre per colpa del gas. Insomma, la filiera
agroalimentare è colpita dalla crisi ucraina, in maniera più consistente, rispetto ad altre, al punto da mettere in dubbio la sostenibilità economica di diverse aziende trasformatrici. «La storia delle materie prime è la storia dell’umanità stessa attraverso gli odori, i profumi, i fetori, le fragranze, i colori, i gusti, i sapori. Hanno causato guerre, portato la pace, stimolato spedizioni in terre sconosciute, dato vita a incredibili operazioni di spionaggio, stabilito nuovi equilibri tra i Paesi e tra gli uomini».
La storia
Traggo queste parole da due straordinari volumi scritti da Alessandro Giraudo: Storie straordinarie delle materie prime (Add editore). Un capitolo è dedicato al ruolo del grano nell’impero romano e alle cosiddette frumentationes in epoca augustea e al tentativo di fissarne un prezzo per combattere le carestie e ottenere il consenso della pleabe. Roma importava dall’Egitto, dalla Sicilia, dalla Sardegna, dal Nord Africa e dal Medio Oriente. La
distribuzione gratuita del grano (ai soli uomini) e poi del pane rappresentò una sorta di reddito di cittadinanza con relative polemiche sull’abbandono delle terre da parte dei contadini poveri e sull’incentivo all’inattività e alla pigrizia.
LA CRISI
Nacque allora il sistema dell’Annona, essenziale per garantire il flusso delle forniture dalle parti più remote dell’impero. «L’Ucraina era il granaio della repubblica di Venezia — spiega Giraudo, economista allievo di Carlo Maria Cipolla, un passato in Fiat e alla Cargill — la fertilità delle sue terre attirò anche i vichinghi, fu un importante centro di negoziazione delle spezie. Proprio in Ucraina e nel bacino del Volga nacque il rublo, che ha come radice il tagliare, il segare. All’epoca il vasellame d’argento veniva spezzettato, fatto a fette e trasformato in moneta. Ecco il grano è insieme una cornucopia e un principio di politica monetaria».
Oggi Russia, Ucraina e Kazakistan esportano grano per 60 milioni di tonnellate l’anno e poco più di 25 milioni di tonnellate di mais. Ma c’è stato un tempo in cui, riuniti nella vecchia
Unione Sovietica, il frumento non riuscivano a produrlo nemmeno per soddisfare la fame della popolazione. Negli anni 70, nel pieno della Guerra Fredda, una grave carestia costrinse Mosca a pagare in oro, spedito alle banche svizzere, forniture eccezionali di grano da parte
dell’Occidente. Con la fine del comunismo sono migliorate le rese al punto da ribaltare — e lo constatiamo oggi guardando alle rotte commerciali e ai prezzi — quasi totalmente i rapporti tra domanda e offerta.
«Un solo esempio dalle barbabietole — racconta ancora Giraudo — una volta venivano raccolte ma poi lasciate sul terreno dei mesi per la mancanza di camion con cui trasportarle e così perdevano irrimediabilmente più della metà del loro contenuto di zucchero». «Che notizie da Rialto?» chiede Solanio ne Il Mercante di Venezia di Shakespeare. «Che notizie da Odessa?», possiamo dire oggi. Ma delle vite più che dei prezzi.
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Tap, il gasdotto può fornire altri 2 miliardi di metri cubi di gas (e arrivare a 10 miliardi)
di Fabio Sottocornola 08 mar 2022
Altri due miliardi di metri cubi di gas naturale che si possono aggiungere agli 8,3 miliardi arrivati finora in Italia. Questo è il contributo che, nel breve periodo, potrebbe dare il Tap, gasdotto Trans Adriatic Pipeline, sezione europea del corridoio mediterraneo che porta il gas dall’Azerbaijan fino alle spiagge della Puglia.
A fine 2022 a regime
Lo ha confermato Luca Schieppati, managing director di Tap per l’Italia, durante un evento a porte chiuse organizzato a Milano da Bip, la società di consulenza guidata dall’ad Carlo Capè con l’obiettivo di fare il punto sulla crisi ucraina in generale e il suo impatto sulle imprese italiane. L’intervento di Schieppati ha messo sotto la lente uno dei temi più complicati del momento: le forniture energetiche verso l’Europa e l’Italia in particolare. Entrato in esercizio a fine 2020, il gasdotto Tap non è ancora completamente a regime e, nella seconda metà dell’anno grazie a nuove interconnessioni, potrebbe aprire a forniture per la Bulgaria e l’Albania, anche se in questo ultimo caso le procedure comunitarie potrebbero allungare il raggiungimento dell’obiettivo.
Il mercato short term
«Verso l’Italia abbiamo ancora delle potenzialità per arrivare a dieci miliardi di metri cubi, uno dei quali dovrebbe andare in quei Paesi». Poi c’è il mercato short term, spiega il manager, che oggi vale mezzo miliardo di metri cubi e potrebbe triplicare. Sarebbe gas che arriva «con lo stesso potere calorifico e identiche condizioni di pressione» spiega l’esperto. Certo, questo
contributo non risolve il problema delle forniture energetiche, specie nel lungo
periodo. Attualmente, il mercato russo soddisfa il 40% del fabbisogno europeo un po’
meno (38%) per l’Italia. L’Algeria è cresciuta (10%) per il nostro Paese anche meglio della Spagna, a causa dei conflitti tra Algeria e Marocco. Molto aumentate è la quota (13%) che proviene dal gas liquido.
La necessità delle interconnessioni
E adesso che cosa succede? Anche se Mosca si è sempre rivelato un fornitore «affidabile», lo scenario è cambiato radicalmente. «Però diversificare non è semplice: con il petrolio è possibile ma il gas passa quasi tutto via tubo: è diverso». Dopo una sorta di «ubriacatura»
degli ultimi anni a Bruxelles in cui non si parlava altro che di diversificazione, oggi tornano centrali questioni come infrastrutture, interconnessioni. C’è quindi necessità di
investimenti per pianificare una transizione equilibrata e sostenibile verso l’obiettivo di Zero emissioni entro il 2050.
Le opzioni sul tavolo
Dietro l’angolo potrebbero esserci scenari più complessi. A partire dalla riduzione dei consumi privati, abbassando il termostato a casa nostra. Oppure la riduzione di forniture alle aziende. Si torna a parlare di uso del carbone per la produzione di energia elettrica: le carte sono sul tavolo. Secondo Schieppati, uscire dall’inverno è possibile avendo aperte tutte le opzioni. Sempre che la Russia faccia fluire il gas senza riduzioni: abbiamo il 40% di
stoccaggio. Ma in estate il livello degli stoccaggi va ripristinato almeno al 90% .
In Italia 8milioni di persone (sempre di più) vivono in zone a rischio frane e alluvioni
di Cristina Nadotti
Il rapporto Ispra "Dissesto idrogeologico in Italia" indica che nel 2021 il fenomeno è aumentato e il 94% dei comuni italiani è interessato. In avanzamento quasi il 20% dei litorali nazionali e il 17,9% in arretramento
07 MARZO 2022AGGIORNATO 07 MARZO 2022 ALLE 13:17 2 MINUTI DI LETTURA
C'è un piccolo miglioramento per le coste italiane, ma il resto del nostro territorio è ancora ad altissimo rischio di frane e alluvioni. L'Ispra ha diffuso oggi il rapporto 2021 sul
"Dissesto idrogeologico in Italia", strumento importante per avere un quadro di
riferimento nazionale sulla pericolosità associata a frane, alluvioni e sull'erosione costiera dell'intero territorio italiano, con dati e mappe disponibili sulla piattaforma
nazionale IdroGEO.
Purtroppo i dati non sono confortanti: quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto e soggetto ad erosione costiera, oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta
pericolosità. Il rapporto mostra inoltre che nonostante gli allarmi lanciati dagli esperti e le dichiarazioni di intenti non si fa ancora abbastanza per contrastare il fenomeno, visto
che nel 2021 la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni è
aumentata, rispettivamente, del 4% e del 19% rispetto al 2017. Un piccolo segnale, come accennato, arriva dalle coste, le più esposte anche agli effetti immediati del cambio
climatico: gli interventi di protezione sono aumentati e dopo 20 anni i litorali in avanzamento sono superiori a quelli in arretramento.
Sempre più persone vivono in zone a rischio alluvione
Nel 2021, oltre 540mila famiglie e 1.300.000 abitanti vivono in zone a rischio frane (13%
giovani con età superiore ai 15 anni, 64% adulti tra 15 e 64 anni e 23% anziani con età maggiore di 64 anni), mentre sono circa 3 milioni di famiglie e quasi 7 milioni gli abitanti residenti in aree a rischio alluvione. Le regioni con i valori più elevati di popolazione che vive nelle aree a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna (quasi 3 milioni di abitanti a rischio), Toscana (oltre 1 milione), Campania (oltre 580 mila), Veneto (quasi 575 mila), Lombardia (oltre 475 mila), e Liguria (oltre 366 mila).
Il risultato della cementificazione senza controllo
Su un totale di oltre 14 milioni di edifici, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata superano i 565 mila (3,9%), mentre poco più di 1,5 milioni (10,7%) ricadono in aree inondabili nello scenario medio. Gli insieme di edifici non omogenei a rischio frane oltrepassano invece i 740 mila (4%). Non ci sono soltanto le abitazioni: come dimostrato da alluvioni e frane in passato, l'economia risente in maniera drammatica di eventi ambientali, poiché ci sono anche industrie e servizi in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata: il rapporto Ispra ne identifica oltre 84 mila con 220 mila addetti esposti a rischio, mentre quelli esposti al pericolo di inondazione, sempre nello scenario medio, superano i 640 mila (13,4%).
Un patrimonio culturale a rischio
L'Italia, con la sua storia millenaria e la sua capillare antropizzazione ha inoltre un grande patrimonio culturale da preservare. E anche qui i dati non sono rassicuranti, perché degli oltre 213 mila beni architettonici, monumentali e archeologici, quelli potenzialmente
soggetti a fenomeni franosi sono oltre 12 mila nelle aree a pericolosità elevata; raggiungono
complessivamente le 38.000 unità se si considerano anche quelli ubicati in aree a minore pericolosità. I Beni Culturali a rischio alluvioni, poco meno di 34 mila nello scenario a pericolosità media, arrivano a quasi 50 mila in quello a scarsa probabilità di accadimento (eventi estremi). Per la salvaguardia dei Beni Culturali, è importante valutare anche lo scenario meno probabile, tenuto conto che, in caso di evento, i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili.
I segnali positivi nella salvaguardia delle coste
Ispra sottolionea che "Il nuovo rilievo delle coste italiane ha consentito un aggiornamento dei dati sullo stato e sui cambiamenti in prossimità della riva: nel periodo 2007-2019, risulta in avanzamento quasi il 20% dei litorali nazionali e il 17,9% in arretramento. A fronte di un progressivo aumento dei tratti di costa protetti con opere di difesa rigide, rispetto al 2000-2007 aumentano i litorali stabili e in avanzamento e diminuiscono dell'1%
quelli in erosione. A livello regionale il quadro è più eterogeneo: la costa in erosione è superiore a quella in avanzamento in Sardegna, Basilicata, Puglia, Lazio e Campania; le regioni con i valori più elevati di costa in erosione sono Calabria (161 km), Sicilia (139 km), Sardegna (116 km) e Puglia (95 km).
8 marzo, Donne e Ambiente
In occasione dell'8 marzo, Giornata internazionale della Donna, ISPRA vi invita a partecipare all'incontro con Annalisa Corrado "Le ragazze salveranno il mondo. Non c'è pace senza transizione ecologica".
08/03/2022 da 11:00 a 12:30 Webinar
Chi è Annalisa Corrado?
Ingegnera meccanica, PhD in energetica, ecologista, esperta nel settore della transizione ecologica, attivista per la giustizia climatica, autrice.
Ha iniziato il suo percorso professionale nel 2000, con la valutazione di impatto ambientale di prodotti e servizi, in ottica di economia circolare; si è poi specializzata, nel corso del dottorato di ricerca in Energetica, presso L'Università La Sapienza di Roma, in tecnologie e innovazioni per la transizione energetica. Ha lavorato presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, presso la divisione per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Si occupa
attualmente di pianificazione strategica di azioni per la riduzione delle emissioni climalteranti e per la resilienza dei territori. È responsabile dello sviluppo di progetti innovativi presso la ESCO AzzeroCO2, e delle attività tecniche dell’associazione Kyoto Club.
E' co-ideatrice, assieme ad Alessandro Gassmann del progetto #GreenHeroes, che ha dato luogo al libro "Io e i GreenHeroes" (ed. Piemme), di cui ha curato la postfazione.
E' autrice del libro "Le ragazze salveranno il mondo", (ed. People) e contributrice di diversi libri legati al mondo della transizione ecologica.
Siede tra i membri del comitato etico di Etica SGR e dell'inspiration board del laboratorio di sostenibilità ed economia circolare dell'Università di scienze gastronomiche di Pollenzo. Scrive per testate giornalistiche e svolge attività di docenza, formazione, divulgazione.
L'evento sarà in diretta streaming dalle ore 11.00 sul canale Youtube ISPRA
Le donne, la scienza e l’ambiente:
un’opportunità vista da Arpacal
Riflessione della Direzione Arpacal per la giornata internazionale delle Donne (DG Domenico Pappaterra, DS Michelangelo Iannone e DA Antonio Calli)
07 marzo 2022 12:16
Se si tengono presenti le statistiche relative all’occupazione delle donne nelle attività
scientifiche, dove si registra una fortissima sperequazione tra i generi, merita mettere in luce una realtà del tutto incoraggiante all’interno dell’agenzia Regionale per la protezione del l’ambiente, in Calabria.
I ruoli ricoperti dalle donne sono meritocraticamente valorizzati, a dimostrazione che la visione stereotipata che precluderebbe alle donne l’impegno negli studi e nelle ricerche scientifiche non trova riscontro laddove l’accesso e la carriera delle donne alle attività scientifiche è regolato dal merito.
La riflessione vale soprattutto nell’ambito delle ‘scienze dure’, quali la fisica, chimica, la biologia, ecc. che, nel loro sviluppo storico, si può dire che siano state considerate esclusivamente appannaggio degli uomini.
La riflessione sulla questione di genere nell’ambito delle attività scientifiche mette in luce una realtà positiva all’interno dell’Arpacal. Soprattutto se si considera la presenza femminile nei ruoli dirigenziali, presenza veramente preponderante, come risulta per la direzione dei dipartimenti: tre su cinque sono donne (Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro). Donne sono anche la maggioranza dei biologi; due chimiche, Filomena Casaburi e Mimma
Ventrice dirigono i laboratori (bio naturalistico e chimico) del Dipartimento di Catanzaro. Al Dipartimento di Reggio, diretto da Giovanna Belmusto, chimico, è donna anche il dirigente del servizio tematico acqua, Francesca Pedullà, biologa. A Cosenza, Giuliana Spadafora,
chimica, è dirigente del Laboratorio Chimico mentre Francesca Tarsia, fisico ambientale, è dirigente del Servizio Radiazioni e Rumore.
Inoltre, sono donne a guidare attualmente le cosiddette strutture strategiche
dell’agenzia: Rosaria Chiappetta, dirigente chimico, per la Rete Laboratoristica, Sonia Serra, dirigente chimico, al Controllo Qualità, Teresa Oranges, dirigente geologa, al Centro di
Geologia e Amianto, Claudia Tuoto, dirigente chimico, alla Rete di Qualità dell’aria.
La presenza delle donne nell’ambito di un’istituzione scientifica come Arpacal, e in particolare nei ruoli dirigenziali, è la prova di come l’ingegno femminile abbia una proiezione concreta nel lavoro e sia capace di aggiungere valore alle attività in cui è richiesta capacità di attenzione e coordinamento. La riflessione vuole andare oltre la giornata dell’8 marzo per segnalare alle giovani donne, in particolare, l’opportunità di compiere scelte studi scientifici, ibere da visioni stereotipate in cui la donna appare meno adatta degli uomini a sviluppare le sue capacità.
Ancora oggi, nonostante le evidenze presenti in ambito scientifico ed i traguardi raggiunti, il lavoro delle donne nelle attività scientifiche sia riconosciuto e il lavoro apprezzato, il binomio Donne e Scienza necessita di ulteriori passi per abbattere gli stereotipi e recuperare i ritardi che vedono le donne laureate in discipline Stem al 16,2% contro il 37,3% tra gli uomini. Ed è una necessità che le sfide ambientali della transizione ecologica mettono ancora di più in evidenza. Non è solo un’esigenza culturale presente ma anche economica che riguarda il futuro e la sostenibilità perché l’esperienza, all’interno dell’agenzia e nelle realtà lavorative in genere, evidenziano che le donne nel lavoro sono portatrici di perseveranza e immensa passione per il proprio lavoro.
Per ridurre il gap e far crescere la passione e la curiosità scientifica sin dalla giovanissima età, l’Arpacal ha acceso molte convenzioni con scuole e università. Perché rendere la scienza sempre più inclusiva per giovani, uomini e donne, è lo strumento essenziale per affrontare adeguatamente le sfide ambientali e porre le basi di uno sviluppo sostenibile.
ATTUALITÀ | 08 MARZO 2022, 09:00
Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza: “difendete le vostre passioni”
Superare gli stereotipi che rendono le carriere femminili nella scienza un percorso a ostacoli: intervista a Eleonora Pucci, tecnica operativa nel settore qualità, sicurezza e ambiente per il Gruppo CVA.
Superare gli stereotipi e i pregiudizi che rendono ancora le carriere femminili nella scienza un percorso a ostacoli: con questo obiettivo, nel 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza. Il bisogno di celebrarla mette in evidenza quello che qualsiasi donna e scienziata sa benissimo: la scienza non è donna, non abbastanza ancora. Non perché le donne siano meno preparate, i dati affermano tutt’altro, ma perché esiste una forte discriminazione di genere che relega le ragazze e le donne a player di secondo piano.
A colmare il gap, le storie di chi con la propria esperienza ha scardinato le aspettative tradizionali e portato avanti il proprio percorso STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) con dedizione e tenacia: Eleonora Pucci, per il Gruppo CVA, svolge la professione di tecnica operativa nel settore qualità, sicurezza e ambiente, con ulteriori mansioni di formatrice interna, ispettrice DPI di III categoria e auditor ai sensi delle ISO 45001, 14001 e 9001. Il suo percorso accademico e professionale, insieme alle sfide affrontate, rappresentano la risposta più efficace per ribadire quello che ovvio ancora non è: la scienza è decisamente una “roba da donne”.
Le carriere STEM sono ancora oggi poco diffuse tra le ragazze: come raccontato i dati ISTAT, il 36,8% tra i laureati STEM è rappresentato da uomini, contro il 17% delle
donne. Il suo background accademico, invece, dimostra il contrario. In cosa e come si è articolato il suo percorso di studi?
Il mio percorso di studi è stato articolato, un po’ come lo è la mia personalità, ed
affonda radici tra scienza ed arte: a ben guardare, due universi compenetranti. Da figlia di letterati e tecnici, sono passata da un istituto d’arte in cui mi è stato insegnato a potenziare i diversi aspetti della mia personalità creativa, ad un pragmatico universo formato da minerali, rocce e fossili presso l’università degli studi in Scienze Geologiche a Milano.
Quali sono i motivi principali che l’hanno portata a scegliere di specializzarsi nel settore STEM?
Scegliere di cambiare completamente settore di studi, non è stato affatto facile.
Anche se originaria di Roma, ci siamo trasferiti con la mia famiglia in Valle d’Aosta che ero poco più che 4enne e, sempre per indole caratteriale particolarmente curiosa e pratica, mi è stato impossibile non innamorarmi più che suoi paesaggi, dei segreti che cime e valli nascondevano sotto la superficie. Tra movimenti tettonici, minerali
metamorfosati e misteriosi fossili di conchiglie nascosti fra le vette. Lunghi momenti di confronto con la mia famiglia e con i professori, hanno fatto il resto.
Quali sono state le maggiori sfide opportunità che ha avuto modo di fronteggiare nel percorso?
Ne ho affrontate moltissime e altrettante so che mi aspettano. Una fra tutte, imparare che il cambiamento va vissuto come una straordinaria opportunità per evolvere, come donna, essere umano e parte attiva di una società. Ho dovuto imparare a gestire il senso di inadeguatezza che in alcuni ambienti tecnici una donna si porta inevitabilmente incollato alla schiena, e trasformarlo nel valore aggiunto.
Nelle scelte accademiche e professionali relative alle materie STEM, quanto
influenzano gli stereotipi di genere per cui, troppo spesso, la scienza non è considerata
“una roba da donne”? Quanto hanno contato nelle sue?
Lo scoglio più grande che una donna deve superare è direttamente proporzionale al suo livello di emancipazione. Non sono solo la scienza e la tecnica ad essere considerati campi prevalentemente maschili, diciamo che tutto quello che non rientra nella cura della famiglia o nell’economia domestica è un campo in cui la presenza di una donna può creare ombre dietro cui, alcuni colleghi di sesso opposto, si fanno intolleranti. Io sono stata fortunata, ho avuto una famiglia che ha fortemente sostenuto la mia
diversità, fornendomi le giuste chiavi di lettura e il carattere, per non scoraggiarmi mai.
Henrietta Leavitt è stata un’astronoma statunitense impiegata a Harvard come donna computer perché le donne all’epoca non erano considerate come astronome. Caroline Herschel, astronoma e matematica, la prima a scoprire una cometa. Ma ha vissuto
all’ombra del più famoso fratello. Oggi, invece, a che punto siamo con la visibilità delle donne nel settore STEM?
Moltissimo è stato fatto, ma sarebbe per me ipocrita dire che siamo vicine al traguardo, specie in Italia. Vivo in un paese meraviglioso, che tuttavia mantiene una visione molto patriarcale, con ruoli e aspettative nei confronti di una donna che vengono neanche troppo velatamente imposti.
Oggi lavora per il gruppo CVA: di cosa si occupa e quale aspetto della sua professione, in particolare, la lega alle ambizioni che aveva “da ragazza nella scienza?”
L’azienda per cui lavoro, mi ha dato moltissimo. Ha accresciuto il mio bagaglio culturale, permettendomi di specializzarmi ulteriormente su temi tecnici legati alla salute, alla sicurezza e all’ambiente. Ha sostenuto le mie skills professionali dando ampi spazio e fiducia nella gestione ed organizzazione del mio lavoro. Mi ritengo infatti una persona molto fortunata, anche se credo che ognuno di noi resti l’artefice del proprio percorso.
Cosa devono sapere oggi le ragazze che desiderano avviare una carriera STEM? C’è un messaggio in particolare che vorrebbe indirizzare loro?
Non importa quanto vi criticheranno, quanto vi faranno sentire in colpa, quanto
proveranno a relegarvi in un ruolo o in uno spazio chiuso, difendete i vostri diritti e la vostra passione per le scienze.
Vivete serenamente la più grande avventura della vita, quella di rimanere se stesse, senza lasciarsi condizionare da quello che vogliono gli altri che voi siate. Lungo il
percorso, imparerete l’arte del coraggio e svilupperete carattere. Il mondo ha bisogno di voi! (fonte CVAenergieMag)
08/03/22, 08:53 Superbonus, Poste riapre solo alle prime cessioni del credito | NT+ Enti Locali & Edilizia
https://ntplusentilocaliedilizia.ilsole24ore.com/art/superbonus-poste-riapre-solo-prime-cessioni-credito-AEvZYaIB 1/2
Dopo la sospensione torna la piattaforma ma restano soltanto le prime transazioni
È ripartita ieri mattina la piattaforma di Poste Italiane per l’acquisto dei crediti fiscali legati al Superbonus 110% e agli altri bonus edilizi.
Nella nota pubblicata sul sito di Poste Italiane (cliccando nell’icona “Servizi al cittadino” e poi sulla voce “Bonus fiscali e cessione del credito”) si spiega che «Poste Italiane valuterà l’acquisto dei crediti d’imposta unicamente da quei soggetti che abbiano sostenuto in maniera diretta i relativi oneri (le cosiddette prime cessioni)». La società non compra più, dunque, da società e professionisti che
hanno applicato lo sconto in fattura. L’acquisto avverrà «a valle della loro disponibilità alla cessione sulla piattaforma messa a disposizione dall’agenzia delle Entrate». Aumentano, poi, da tre a sei i documenti da presentare.
Tra i nuovi documenti serve la copia dei bonifici di pagamento da cui risulti la causale del
versamento, il codice fiscale del soggetto che beneficia della detrazione e il codice fiscale o partita Iva del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato. E ancora: la copia di un documento attestante il diritto di proprietà o di godimento sull’immobile sul quale sono stati effettuati i lavori cui fa
riferimento il credito d’imposta che si propone di cedere a Poste (come la visura catastale storica per la proprietà, contratto di locazione o comodato d’uso per il godimento).
E infine la copia di documentazione che dimostri la capacità reddituale o patrimoniale del
proponente la cessione del credito d’imposta con riferimento al costo dei lavori eseguiti (ad esempio, per le persone fisiche cedolino o dichiarazione dei redditi dell’ultimo anno; per le persone giuridiche ultimo bilancio approvato o ultima dichiarazione dei redditi presentata).
Secondo alcuni addetti ai lavori, si potrebbe allungare in modo significativo la tempistica per l’esame della documentazione e l’autorizzazione all’acquisto. Servirebbero 75 giorni, più i tempi dell’agenzia delle Entrate, e cioè il 15 del mese successivo. In buona sostanza, si andrebbe a un lasso temporale che va da 90 a 120 giorni.
Intanto, anche le banche sono al lavoro sui loro controlli. Banca Intesa non ritiene di effettuare mutamenti sostanziali: «Il modello Banca Intesa non ha avuto necessità di adeguarsi alle varie
norme antifrode che si sono succedute nel tempo, in quanto sin dall’inizio perfettamente in linea con gli standard più rigorosi: una sola cessione, controllo documentale (visto) su tutti i tipi di bonus
Superbonus, Poste riapre solo alle prime cessioni del credito
di Giuseppe Latour e Laura Serafini
Urbanistica
08 Marzo 2022
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08/03/22, 08:53 Superbonus, Poste riapre solo alle prime cessioni del credito | NT+ Enti Locali & Edilizia
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edilizi. Inoltre, ulteriori controlli (fino all’ispezione in cantiere) possono essere disposti in casi che meritano particolare attenzione», spiega Antonio Piciocchi di Deloitte, advisor ufficiale dell’istituto di credito.
Negli ultimi mesi, comunque, l’attenzione di chi acquista crediti è decisamente aumentata: in caso di operazioni sospette in nessun caso è possibile procedere con le cessioni.
Gianluca Stancati, partner Kpmg Tax&legal, lavora come advisor di altri istituti. E conferma che,
dopo gli ultimi interventi normativi, «a seguito delle indicazioni dell’Uif e in ragione dei casi di frode, è stato rafforzato il livello di attenzione sui profili antiriclaggio».
Per il resto - spiega - «siamo in attesa dell’aggiornamento delle check list del Consiglio nazionale dei commercialisti rispetto alle ultime novità, tra cui quella di prossima applicazione sull’obbligo di
utilizzare il contratto collettivo nazionale dell’edilizia».
Il riferimento è alle norme che impongono la verifica sull’applicazione del Ccnl utilizzato dalle imprese che eseguono gli interventi collegati ai bonus: ci sono diversi aspetti operativi da chiarire.
Così come - prosegue Stancati - «ci sono alcuni dubbi sulle nuove previsioni sul massimale della polizza assicurativa degli asseveratori. Sarà anche interessante verificare la risposta del mercato assicurativo». Andrà chiarito, ad esempio, il destino delle vecchie polizze, ma anche come saranno strutturate le nuove coperture.
The Trust Project
08/03/22, 08:58 Risorse e incentivi: le opportunità della settimana per Pa e imprese | NT+ Enti Locali & Edilizia
https://ntplusentilocaliedilizia.ilsole24ore.com/art/risorse-e-incentivi-opportunita-settimana-pa-e-imprese-AEpGHYIB 1/3
Bandi legati ai fondi strutturali europei, agevolazioni e incentivi statali, contributi regionali
Pubblichiamo la rassegna periodica delle più importanti opportunità di finanziamento a
disposizione di pubbliche amministrazioni e imprese private: bandi legati ai fondi strutturali europei, agevolazioni e incentivi statali, finanziamenti diretti da Bruxelles, contributi regionali.
Sardegna: cultura, fino a 50 mila euro per i festival letterari
La Regione Sardegna ha attivato un bando per promuovere la lettura e sostenere i festival letterari regionali, nazionali e internazionali indetti sul territorio regionale. Il bando si rivolge a enti locali singoli o associati e ad associazioni, comitati, fondazioni, società cooperative, con o senza
personalità giuridica, i cui statuti o atti costitutivi prevedano attività di promozione della cultura e/o della lettura stabili e senza scopo di lucro. I contributi non potranno superare l'80 per cento del costo del progetto e l'importo massimo di 50mila euro. I contributi saranno erogati in un'unica soluzione a conclusione dell'iniziativa e a seguito della presentazione e approvazione da parte dell'assessorato del rendiconto e della relazione descrittiva delle attività svolte. Il termine per la presentazione della domanda per la richiesta di contributi ordinari è il 31 marzo 2022. Maggiori informazioni
all'indirizzo web.
Lombardia: edilizia, oltre 7 milioni di euro per abbattere le barriere architettoniche
La Regione Lombardia, per il tramite dei Comuni del territorio regionale, ha previsto l'erogazione di contributi ai soggetti privati in condizioni di svantaggio che intendano attuare l'eliminazione delle barriere architettoniche all'interno della propria abitazione di residenza. Il servizio è erogato tramite gli operatori comunali che dovranno registrarsi a bandi on line tramite SPID, CNS o CIE.
Successivamente gli operatori dovranno profilarsi indicando il Comune di appartenenza. Il budget disponibile è di 7.183.552 di euro. Le domande degli utenti dovranno essere presentate entro le ore 16 del 31 marzo 2023. Per informazioni in merito al procedimento amministrativo: Loredana Briola, Lucilla Ceruti email: [email protected] Maggiori informazioni all'indirizzo web.
Lombardia: 1 milione per sostenere la ripresa del sistema fieristico
La Regione Lombardia ha attivato un bando per sostenere la competitività del sistema fieristico regionale e il consolidamento della ripresa dopo la crisi indotta dall'emergenza da Covid-19, supportando la promozione e l'animazione delle manifestazioni e lo sviluppo
Risorse e incentivi: le opportunità della settimana per Pa e imprese
di Maria Adele Cerizza
Appalti
08 Marzo 2022
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08/03/22, 08:58 Risorse e incentivi: le opportunità della settimana per Pa e imprese | NT+ Enti Locali & Edilizia
https://ntplusentilocaliedilizia.ilsole24ore.com/art/risorse-e-incentivi-opportunita-settimana-pa-e-imprese-AEpGHYIB 2/3
Il Sole 24 ORE aderisce a
dell'internazionalizzazione della digitalizzazione dei servizi offerti. Possono partecipare al bando soggetti organizzatori di manifestazioni fieristiche al fine di ottenere agevolazioni a fondo perduto per la digitalizzazione dei servizi offerti; la promozione delle manifestazioni fieristiche, sia in Italia che all'estero; la ricerca e l'accoglienza di buyer esteri; l'animazione delle manifestazioni fieristiche con eventi collaterali, anche al di fuori della manifestazione ("fuorisalone"); la predisposizione di aree speciali per specifici target di espositori (giovani, startup, designer, eccetera). Il budget
disponibile è di 1 milione di euro. L'agevolazione è costituita da un contributo a fondo perduto pari al 40 per cento delle spese ammissibili. Le domande dovranno essere presentate entro le ore 16 del 31 marzo 2022. Per informazioni è possibile contattare: Fabio Longo telefono 02-6765.2196 - Email:
[email protected] Maggiori informazioni all'indirizzo web.
Lombardia: sport, 7 milioni di euro per intervenire sugli impianti sportivi delle università pubbliche
La Regione Lombardia, ha attivato un bando per sostenere le spese d'investimento per la
realizzazione di interventi su impianti sportivi facenti capo alle Università pubbliche lombarde nel territorio regionale. Il bando riguarda sia gli impianti esistenti che quelli di nuova realizzazione, al fine di renderli accessibili, eco-sostenibili, competitivi, polifunzionali, garantendo la fruibilità da parte degli studenti universitari ma anche della cittadinanza. La dotazione finanziaria è pari a 7 milioni di euro. Le manifestazioni di interesse dovranno essere presentate esclusivamente online sulla piattaforma "Bandi online" entro le ore ore 12.00 del 1 aprile 2022 all'indirizzo
www.bandi.regione.lombardia.it. Info: [email protected]. Maggiori informazioni all'indirizzo web.
Commissione europea: Europa Creativa, bando "laboratorio per l'innovazione creativa"
La Commissione europea ha attivato la call "laboratorio per l'innovazione creativa" rivolto agli attori dei settori culturali e creativi finalizzata all'ideazione e creazione di soluzioni digitali innovative aventi un potenziale impatto positivo a lungo termine su più settori culturali e creativi. Punta a facilitare la creazione di soluzioni innovative (come strumenti, modelli, metodologie) applicabili al settore audiovisivo e ad almeno un altro settore della cultura e creatività. Le soluzioni dovrebbero essere facilmente replicabili e avere un potenziale di penetrazione nel mercato. Come per il bando dello scorso anno, anche quest'anno l'azione intende concentrare l'attenzione su due temi: 1.
Greening, ovvero rendere più ecologici i settori culturali e creativi; 2. Strumenti educativi innovativi per affrontare questioni sociali rilevanti. L'invito è rivolto a persone giuridiche, pubbliche e private. Il budget disponibile è pari a 13,64 milioni di euro e può coprire fino al 60 per cento dei costi del
progetto. Le domande dovranno essere presentate entro il 7 settembre 2022. Maggiori informazioni all'indirizzo web.
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