CAPITOLO
Generalità botaniche
1.1 Famiglia delle Verbenaceae
Il genere Clerodendrum L. appartiene alla famiglia delle Verbenaceae.
Tale famiglia conta 35 generi e circa 1200 specie di piante prevalentemente tropicali (Heywood et
al., 2007), di consistenza erbacea, o legnosa, con foglie generalmente opposte. Verbenaceae è una
famiglia strettamente imparentata con la famiglia delle Lamiaceae condividendone numerosi caratteri.
1.2 Genere Clerodendrum L.
Clerodendrum è un vario e numeroso genere di piante, comunemente distribuito in Asia, Australia,
Africa (Tab. 1.1).
Nome Scientifico Sinonimo Distribuzione
C. inerme Gaertn. India, Sri Lanka, Sud Est del continente Asiatico, Australia, Isole del Pacifico
C. phlomidis Linn f. C. multiforum Burm f. India
C. serratum Spreng India
C. infortunatum Linn. Filippine
C. siphonantus R. Br. C. indicum (Linn.)Kuntze India
C.commersonii Spreng. Cina
C. glabrum E. Mey Sud Africa
C.triphyllum R. Br. Sud Africa
C. trichotomum Thunb Cina, Corea, Giappone
C. bungei Stued. Cina
C. calamitosum L. Indonesia, Taiwan
C. cytophyllum Turez. Taiwan
C. chinense (Osb.) Mabb. C. fragrans (Vent.) Willd.
Regioni Tropicali dell’Asia
C. colebrookianum
Walp. India, Paesi del sud dell’Asia
C. myricoides Gurke Sud Africa
C. petasites S. Moore India, Malesia, Sri Lanka, Vietnam, Sud della Cina
C. philippinum Schauer Queensland, Australia
Appartengono a questo genere più di 580 specie e varietà, per lo più a carattere arbustivo e rampicante, ma anche piante erbacee perenni (Shrivastava e Patel, 2007).
Una prima descrizione del genere è stata data da Linneo nel 1753 con l’identificazione di
Clerodendrum infortunatum L. (Hsiao e Lin, 1995; Steane et al., 1999; Shrivastava e Patel, 2007).
Nel 1763 Adanson cambiò il nome Latino “Clerodendrum” nella forma Greca “Clerodendron”. Due secoli dopo nel 1942 Moldenke ha riadottato il nome nella forma latina “Clerodendrum”, il quale è ora comunemente usato dai tassonomisti per la descrizione e la classificazione del genere e delle specie (Moldennke, 1985; Rueda, 1993; Hsiao e Lin, 1995; Steane et al., 1999).
Clerodendrum è un nome che si forma dalla fusione in unica parola di due radici greche, la prima
“ l ro ” ha significato di “clero”, “religioso” e la seconda “dendron” significa “albero”; denominazione probabilmente datagli perché anticamente queste piante erano usate nella religione cingalese dai preti durante le loro cerimonie sacre e la notizia giunta a Linneo fu da esso sfruttata per dare vita al nome della pianta sino ad allora sconosciuta.
Clerodendrum è veramente un genere numeroso e vario, con un alto grado di variazioni
morfologiche e citologiche (da 2n=24 a 2n=184) tra le specie, indicando origini parafiletiche e polifiletiche del genere. Origini polifiletiche del genere sono anche indicate da studi sistematici molecolari sulla sequenza del DNA nucleare e dei cloroplasti (Steane et al., 1999).
A causa delle variazioni morfologiche come la lunghezza della corolla tubolare, la misura delle foglie ed il tipo di infiorescenza alcuni autori hanno classificato il genere in due principali sottogeneri, Clerodendrum e Cyclonema (Steane et al., 1999) mentre altri hanno classificato il genere in 5 sottogeneri ed ogni sottogenere è stato nuovamente suddiviso in molte sezioni (Moldenke, 1985).
Osservazioni conclusive sulle origini e la classificazione del genere sono ancora mancanti.
I Clerodendrum sono piante perenni in parte ad abito sarmentoso, in parte a portamento eretto, ma sempre con aspetto arbustivo, foglie caduche, opposte oppure verticillate, cosparse di ghiandole al rovescio, usualmente intere (raramente dentate) e mai composte (Fig.1.1).
Le infiorescenze sono portate in cime o in pannocchie comunemente terminali (raramente ascellari) con fiori un po’ irregolari, molto grandi, provvisti di un calice monosepalo e campanulato oppure raramente tubolare, poco profondamente dentato o lobato, con 5 denti o 5 lobi, persistente oltre la fecondazione (Fig. 1.2).
Il tubo corollino, di solito esile, è cilindrico, con lunga o lunghissima porzione tubolare, e con lembo 5 partito e patente a lobi.
Fig. 1.1 Dall’alto in basso e in senso orario: Clerodendrum speciosissimum Hort. Angl ex Schau, C.
ugandense Prain, C. viscosum Vent, C. thomsoniae L.
Gli stami sono in numero di 4, didinami, fissati al tubo corollino, lungamente estroflessi e ricurvi. Anche lo stilo è estroflesso, con estremità bifide e bidentate. Ovario supero a quattro logge e contiene 4 ovuli.
Il frutto è una drupa globosa contenente 4 noccioli inclusa nel calice persistente il quale è diventato carnoso successivamente alla fecondazione (Motta, 1962), (Fig. 1.3).
Fig. 1.4 C. indicum Kuntze, particolare della drupa
1.2.1. Etnobotanica del genere Clerodendrum L.
Analogamente alla sua diversità tassonomica, il genere esibisce un ’ampio spettro di utilizzi nella medicina popolare e indigena.
E’ stato documentato che numerose specie appartenenti a questo genere sono utilizzate nella medicina popolare da varie tribù dei continenti dell’Asia e dell’Africa e molte sono incluse nella medicina tradizionale di alcuni Paesi come India, Cina, Corea, Giappone e Thailandia.
Estratti di radici e parti aeree di C. indicum Kuntze, C. pholomidis Hort. Angl ex Schau, C. serratum Moon, C. trichotomum Thunb, C. chinense (Osbeck) Mabb. e C. petatasites S. Moore sono usati nel trattamento di dolori reumatici, asma e altri disturbi infiammatori (Anonymous, 1992; Hazekamp
et al., 2001; Kang et al., 2003; Panthong et al., 2003; Choi et al., 2004; Kanchanapoom et al.,
2005).
Piante del genere Clerodendrum sono ben conosciute per il loro utilizzo come pesticidi (Pal et al., 1989) . Nell ‘Africa Occidentale vengono usate come antifeedant nei confronti delle larve d’afidi (Cooper et al., 1980).
Piante del genere quali C. indicum Kuntze e C. inerme Gaertn. sono state usate per trattare tosse, infezioni tubercolari, bubboni, infezioni veneree, malattie della pelle e come vermifughe, febbrifughe ed anche per curare il beriberi (Anonymous, 1992; Rehman et al., 1997; Kanchanapoom et al., 2001).
E’ stato anche riportato che C. inerme Gaertn veniva usato dalle tribù come antidoto contro il veleno di pesci, granchi e rospi (Rehman et al., 1997; Kanchanapoom et al., 2001; Pandey et al., 2003) .
C. phlomidis Hort. Angl ex Schau, C. colebrookianum Walp. , C. calamitosum L. e C. trichotomum
Thunb si pensa abbiano proprietà antidiabetiche, antiipertensive e sedative (Singh et al., 1981; Chaturvedi et al., 1984; Khan et al., 1996; Cheng et al., 2001; Kang et al., 2003; Chae et al., 2006; Choi et al., 2004).
C. cyrtophyllum Turez e C. chinense (Osbeck) Mabb. sono state usate per trattare febbre, ittero,
tifo e sifilide (Cheng et al., 2001; Kanchanapoom et al., 2005).
Succo fresco di radici e foglie di C. infortunatum L. sono stati utilizzati per eliminare ascaridi, per trattare tumori ed anche come lassativo (Anonymous, 1992), C. phlomidis Hort. Angl ex Schau. per la sua azione astringente ed anche per trattare la gonorrea (Rani et al., 1999; Murugesan et
al., 2001).
C. calamitosum L. è stato usato per curare calcoli renali e della vescica. Questa pianta inoltre si
ritiene possieda proprietà diuretiche e antibatteriche (Cheng et al., 2001).
Nella medicina cinese C. bungei Stued è usata nel trattamento di cefalea, vertigini, foruncolosi (Zhou et al., 1982; Yang et al., 2002).
In India frutti di C. petasites S. Moore sono usate per produrre sterilità, mentre in Cina la pianta è usata come farmaco contro la malaria (Hazekamp et al., 2001; Panthong et al., 2003).
Foglie di C. buchholzii Gurke sono riportate nella Farmacopea Africana per il trattamento di foruncolosi, ecchimosi e gastrite (Nyegue et al., 2005).
Inoltre oltre che per gli usi terapeutici, molte specie del genere quali C. inerme Gaertn, C.
thomosonae L. , C. indicum Kuntze, C. speciosum Guerke sono anche coltivate e usate come piante
1.3.La specie Clerodendrum splendens G. Don
C. splendens G. Don è originario dell’Africa occidentale ed in particolare della Sierra Leone.
1.3.1. Inquadramento tassonomico
Regno: Plantae Sottoregno: Tracheobionta Divisione: MagnoliophytaClasse: Magnoliopsida Sottoclasse: Asteridae Ordine: Lamiales Famiglia: Verbenaceae Genere: Clerodendrum
Specie: splendens Fig.1.1 Clerodendrum splendens
Nome inglese: Flaming Glorybower
1.3.2. Descrizione botanica
Fig. 1.2 Tavola botanica C. splendens G.Don
Fig. 1.3 Calice persistente
C. splendens G. Don (Fig.1.1-Fig.1.2) è un
rampicante sempreverde a fusto legnoso, dallo sviluppo non troppo vigoroso arrivando ad una lunghezza di 2-3 metri. Le foglie sono opposte e provviste di corto picciolo, dal colore verde scuro nella pagina superiore e verde pallido nella pagina inferiore, hanno forma obovata o oblunga, con la base cordata, lunghe circa 20 cm e larghe 8-10 cm a margine intero; le nervature sembrano affondare nella lamina fogliare dandole un aspetto bugnato. I fiori numerosi sono raccolti in pannocchie
terminali; il calice dai lobi triangolari e di colore rosso; la corolla ha un tubo di 2 cm che si divide in 5 lobi, pure essi di 2 cm e obovati, di colore rosso vivo; gli stami protrudono dalla corolla. Quando le corolle sfioriscono e cadono, i calici rimangono a lungo (Fig. 1.3), mantenendo la colorazione. La fioritura avviene in inverno, tra dicembre ed aprile.
1.3.3. Usi tradizionali di Clerodendrum splendens G. Don
C. splendens G. Don è una pianta utilizzata comunemente nella Medicina della Nigeria. La pianta si
ritiene abbia diverse proprietà: sedative, analgesiche, cardio-protettive, anti-infiammatorie, ossitocitiche, antispasmodiche ed immuno-modulatorie. In Nigeria C. splendens G. Don è stato usato per curare la malaria grazie alla presenza in essa di un principio amaro (Okwu e Iroabuchi, 2008). Le proprietà anti-infiammatorie ed ossitocitiche del C. splendens G. Don sono state valutate da test di attività farmacologica (Okwu e Iroabuchi, 2008).
Decotti di parti aeree e radici di C. splendens G. Don sono usati in Nigeria per curare tumori, malattie della pelle, ulcera, dolori addominali e affezioni infiammatorie. Nella medicina tradizionale del sud Est della Nigeria è stato riportato l’utilizzo di C. splendens G. Don nella terapia dei fibromi. La pianta è stata usata anche per curare la gonorrea e la sifilide (Okwu e Iroabuchi, 2008).
La pianta è anche comunemente utilizzata per scopi ornamentali (Brickell e Zuk, 1997) per la bellezza dei suoi fiori scarlatti.