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queste differenti disponibilità alimentari potrebbero quindi rappresentare un fattore importante nella forte variabilità morfologica riscontrata tra le varie popolazioni di biacco (Fornasiero et al., 2007)

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1 DISCUSSIONE E CONCLUSIONI.

Fino a ora non erano non erano mai state effettuate ricerche specifiche sugli aspetti quantitativi e qualitativi dell’alimentazione delle varie popolazioni di biacco, e la loro possibile correlazione con la variabilità morfologica di questa specie; si può anzi dire che ricerche di questo tipo sugli ofidi in generale siano molto rare (Zuffi et al., 2010).

Una simile ricerca, nel caso specifico del biacco, è complicata dal fatto che si ha a che fare con un vero predatore opportunista, il cui potenziale range alimentare spazia dagli artropodi terrestri a tutte le classi di cordati terrestri compresi gli anfibi, cosa che permette alla specie di adattarsi a una grande varietà di ambienti con disponibilità alimentari molto diverse tra loro (Bruno, 1975, 1988; Heimes, 1993; Rugiero e Luiselli, 1995; rif. presente lavoro); queste differenti disponibilità alimentari potrebbero quindi rappresentare un fattore importante nella forte variabilità morfologica riscontrata tra le varie popolazioni di biacco (Fornasiero et al., 2007).

Il presente lavoro ha infatti considerato popolazioni continentali e insulari italiane, e in particolare quelle dell’Italia centrale (soprattutto la Toscana).

I dati trovati in letteratura riguardanti le scelte alimentari del biacco riportano per lo più scarsi riferimenti a eventuali correlazioni con la variazione morfologica delle diverse popolazioni, e si limitano in genere ad analisi descrittive della dieta di una determinata popolazione, mettendola al massimo in relazione con il sesso e l’età degli individui presi in esame per ciascuno studio (ad es. Rugiero e Luiselli, 1995).

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2 Le informazioni reperibili sull’alimentazione del biacco, generalmente poco approfondite, non prendono quasi mai in considerazione l’esistenza di sistemi ecologicamente isolati (quali soprattutto le piccole isole; Bruno, 1975; Zuffi, 2001), caratterizzate da disponibilità alimentari limitate sia per quantità che per varietà di potenziali prede.

Tali lavori, infatti, di solito fanno riferimento a popolazioni continentali di biacco che hanno a disposizione in abbondanza potenziali prede, sia per quantità sia per varietà (Rugiero e Luiselli, 1995).

Data questa situazione, è dunque lecito ipotizzare se le marcate differenze morfologiche riscontrate tra popolazioni continentali e insulari di biacco (si vedano Zuffi, 2006; Fornasiero et al., 2007), possano riflettere aspetti adattativi (forma-funzione) correlati almeno in parte a regimi alimentari così diversi.

Confrontando le informazioni presenti in letteratura (Bruno, 1975; Heimes, 1993;

Rugiero e Luiselli, 1995; Zuffi, 2001), con quelle ricavate nelle prime fasi di acquisizione dati del presente lavoro, è apparso subito chiaro che le diete delle popolazioni continentali e insulari di biacco rispecchiano effettivamente le diverse disponibilità alimentari con, ad esempio, la quasi totale assenza di piccoli mammiferi nella dieta dei biacchi delle piccole isole dove questa categoria è assente o molto rara, mentre essa rappresenta di gran lunga la principale tipologia di preda per i biacchi continentali (almeno per quanto riguarda gli esemplari adulti).

In effetti, all’interno di una stessa popolazione, mentre sembra esserci scarsa o nulla differenza di abitudini alimentari tra i sessi, ci sono invece differenze molto sensibili per quanto riguarda l’alimentazione di giovani, sub-adulti e adulti di Hierophis viridiflavus.

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3 Questo dato è molto interessante perché la massa dei biacchi continentali sub- adulti è simile a quella degli individui insulari adulti (per la precisione quelli provenienti da piccole isole) e notevolmente maggiore negli adulti continentali, mentre la lunghezza dei biacchi insulari adulti è solo relativamente inferiore a quella dei loro corrispettivi continentali (Zuffi, 2000, 2001, 2006; Fornasiero, 2004; Fornasiero et al., 2007).

Quindi, partendo dalla supposizione che biacchi di dimensioni simili si nutrano di prede di dimensioni simili (ovviamente biacchi di piccole dimensioni non sarebbero in grado di catturare micromammiferi relativamente grossi, mentre per gli esemplari di grandi dimensioni potrebbe essere svantaggioso sprecare forze per catturare prede troppo piccole che non garantirebbero un adeguato apporto energetico), ho cercato prima di tutto di comparare la dieta di biacchi adulti insulari con quella dei biacchi sub-adulti continentali; questa operazione però è risultata molto difficile a causa della scarsezza di dati relativi alla dieta dei biacchi sub-adulti e dei pochi esemplari disponibili per la presente ricerca (per i biacchi giovani dati e esemplari disponibili erano addirittura praticamente zero).

Comunque, è risultato subito chiaro come i biacchi di piccole dimensioni (sia continentali che insulari) si nutrano prevalentemente di piccoli rettili, meno energetici rispetto ai micromammiferi (Zuffi et al., 2010)

Quindi, suddividendo i campioni disponibili per zone geografiche di provenienza, nell’Italia geografica si individuano grosso modo due aree con ben precise e differenti disponibilità alimentari, che sembrano ripercuotersi sulle caratteristiche morfologiche delle relative popolazioni di biacco, viste le nette differenze esistenti tra di esse.

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4 Queste aree sono quella continentale con le grandi isole Sicilia, Sardegna e Corsica, e quella micro-insulare con alcune eccezioni (isole di dimensioni relativamente ridotte o intermedie, ma che sono rimaste collegate alla terraferma fino ad alcune migliaia di anni fa, come l’Elba e Pianosa, ovvero le isole maggiori dell’Arcipelago Toscano).

Queste isole, pur non essendo molto più grandi delle altre isole dell’Arcipelago Toscano (e con disponibilità alimentari di poco superiori), hanno popolazioni di biacco morfologicamente non diverse da quelle toscane continentali: tali popolazioni si sono separate dalle vicine popolazioni continentali in tempi così recenti da non aver permesso significative variazioni morfologiche e genetiche (Rato et al., 2009).

Alla base delle variazioni morfologiche riscontrate nei biacchi delle piccole isole vi sono probabilmente anche fenomeni di deriva e mutazione genetica, con un grado di similarità genetica al gruppo sardo-corso e della Francia continentale (Rato et al., 2009).

Ciò nonostante, da un punto di vista della morfologia esterna, i biacchi di Corsica e Sardegna non si distinguono molto dalle popolazioni continentali (Zuffi, 2000, 2001, 2006; Fornasiero, 2004; Fornasiero et al., 2007), fatta salva la colorazione più scura (Zuffi, 2008).

Complessivamente le popolazioni di biacco sono separabili in due gruppi principali per morfologia (grandi e piccoli; Zuffi, 2006; Fornasiero et al., 2007), genetica (aplotipo centro-occidentale e aplotipo meridionale-centro orientale; Rato et al., 2009), e in tre gruppi fenotipici cromatici (pattern verde e giallo, abundistici e melanico-melanotico; Zuffi, 2006, 2008).

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5 La differenziazione morfologica (taglia: lunghezza e massa corporea) si correla in modo significativo all’utilizzo delle prede, direttamente correlato alle disponibilità alimentari delle aree in cui tali biacchi vivono (Bruno, 1975; Rugiero e Luiselli, 1995; Zuffi, 2001; rif. presente lavoro).

Nelle aree continentali, con maggiore varietà di prede potenziali, i biacchi sembrano selezionare solo prede a maggior contenuto energetico o comunque di taglia maggiore.

Nelle aree microinsulari, con minore disponibilità alimentare (taglia e diversità delle prede), la dieta è tendenzialmente poco variabile (anfibi e rettili o insetti e rettili; Bruno, 1975; Zuffi, 2001).

Nonostante l’abbondanza di piccoli Passeriformi, nelle piccole isole i biacchi predano uccelli (nidiacei o adulti di piccola taglia) solo occasionalmente (Bruno, 1975), e probabilmente solo nel periodo di passo, mentre la presenza di nidiacei o di adulti durante il resto della stagione sembra assente (rif., presente lavoro).

Inoltre, in tali isole, il discogolosso sembra rappresentare una parte importante dell’alimentazione dei biacchi, almeno durante la fine della primavera-inizio dell’estate (Zuffi, 2001).

In ogni caso, le abitudini di predatore opportunista del biacco sembrano far si che, anche nel caso degli esemplari continentali, gli anfibi vengano predati ogni qual volta ne capiti l’occasione, sebbene essi sicuramente non rientrino tra le prede abituali di tutte le popolazioni (Rugiero e Luiselli, 1995; rif. presente lavoro).

Complessivamente ho potuto constatare come fossero comparabili le diete di due popolazioni continentali e di quella insulare ma con caratteristiche continentali, e che queste ultime differissero sostanzialmente da quella insulare (vedere Grafico

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6 Prede-Regioni e, per un quadro più generale, Tabella Composizione % Dieta- Comparazione Aree in “Risultati”).

Gli apporti nutritivi delle diete delle diverse aree sono assai diversi, con un apporto calorico ben superiore nella dieta dei biacchi continentali, rispetto a quella dei biacchi delle piccole isole (si veda anche Zuffi et al., 2010).

Infatti, in base ai risultati delle analisi sui valori nutritivi delle principali tipologie di prede, e supponendo una media di 54 prede l'anno (cioè una a settimana) per biacco, si può constatare come l'apporto calorico annuo nella dieta di tutte le popolazioni di biacchi continentali italiani sia mediamente quasi il doppio, rispetto a quello nella dieta delle popolazioni dei biacchi delle piccole isole, aspetto evidenziato in un’analisi comparativa tra diverse specie di serpenti italiani (Zuffi et al., 2010).

Per quanto riguarda il caso specifico dei biacchi francesi, nel presente lavoro solo marginalmente considerati, tale apporto calorico è addirittura oltre il triplo (sempre rispetto a quello dei biacchi delle piccole isole), e da questo punto di vista risulta significativo il fatto che questi biacchi presentino una crescita più rapida ed una vita media più breve (Fornasiero, 2008), unitamente ad un minor numero annuo di mesi di attività trofica dovuto alle condizioni climatiche più rigide (Fornasiero, 2008; si veda inoltre Tabella Composizione % Dieta-Comparazione Aree: Valutazione apporto calorico annuo in “Risultati”).

Ritengo sicuramente necessario, nell’ipotesi di future ricerche, che si prendano in considerazione gli aspetti della plasticità fenotipica, comparando la crescita dei neonati di due contesti ambientali e geografici diversi (isole contro continente), sottoponendo i giovani serpenti a due regimi alimentari diversi e contrapposti (cibo di bassa qualità = lucertole, contro cibo di alta qualità = micromammiferei)

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7 per verificare se lo sviluppo e la crescita sono funzione esclusiva della dieta o se si notano inerzie di tipo adattativo (mantenimento della taglia della popolazione di origine).

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