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3.1 - Programma Regionale di Sviluppo

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Pag. 1 a 72 INDICE

1. PREMESSA ... 3

2. QUADRO LEGISLATIVO E NORMATIVO DI RIFERIMENTO ... 6

3. ANALISI DELLA PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE SOVRAORDINATA COLLEGATA AL SETTORE COMMERCIALE ... 11

3.1 - Programma Regionale di Sviluppo ... 11

3.2 - Piano territoriale regionale (PTR) ... 13

3.3 - Programma triennale del commercio 2006-2008 ... 15

3.4 - Piano territoriale di coordinamento provinciale ... 16

3.5 - Piano di settore per lo sviluppo e l'adeguamento della rete di vendita delle strutture commerciali al dettaglio della media e grande distribuzione (PDSC) ... 21

3.6 - Direttiva Bolkestein ... 21

3.7 - D.L. 201/2011 come convertito con la legge 214 del 22/12/2011 ... 22

4. ANALISI DELLA DOMANDA COMMERCIALE ... 23

4.1 - Analisi demografica ... 23

4.2 - Popolazione gravitante ... 28

4.3 - Possibilità di spesa ... 32

5. ANALISI DELL’OFFERTA COMMERCIALE ... 34

5.1 - Situazione di livello nazionale, regionale e provinciale ... 34

5.2 - Dati strutturali della componente socio-economica ... 38

5.3 - L’offerta commerciale nella città di Treviglio ... 39

5.4 - Evasione di spesa attuale ... 62

6. VALUTAZIONE DEL SISTEMA COMMERCIALE ... 63

6.1 – Confronto con comuni limitrofi ... 64

6.2 – Analisi del PGT ... 67

6.3 – Viabilità e accessibilità ... 71

7. OBIETTIVI PER IL SISTEMA DEL COMMERCIO ... 72

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1. PREMESSA

Con D.G.P 367 del 25.7.2011 la Provincia di Bergamo, nell’ambito della procedura di compatibilità al PTCP del PGT di Treviglio, per quanto riguarda l’aspetto della pianificazione comunale in ambito commerciale, si è espressa come segue:

“per quanto riguarda la programmazione degli insediamenti a carattere commerciale, in particolare alla grande struttura di vendita (localizzate nella cartografia PGT in modo equivoco e non rispondente alle categorie definite dalla normativa vigente in materia) stante la stretta correlazione fra la programmazione urbanistica e commerciale, e la relativa contestualità dei procedimenti autorizzativi, si ribadisce la necessità che previsioni di insediamento di tali strutture, siano supportate e giustificate da un attento e specifico Studio Commerciale relativo all’intero territorio comunale.

A tal fine si richiamano le Deliberazioni del Consiglio Regionale 8/352 del 13.3.2007 “Indirizzi generali per la programmazione urbanistica del settore commerciale” e le deliberazioni di G.R. 8/5913 del 21.11.2007 e n.8/6024 del 5.12.2007 e s.m e i.in cui vengono descritte le valenze, i criteri e le modalità delle previsioni di carattere commerciale e come le stesse debbano essere contenute, esplicitate e disciplinate nel PGT.

Si richiama, inoltre, anche la LR 12/2005 s.mi. all’art.8 c.2 che prevede che il Documento di Piano determini in coerenza con i predetti obiettivi e con le politiche per la mobilità, le politiche di intervento per la residenza, ..., le attività produttive primarie, secondarie e terziarie, ivi comprese quelle della distribuzione commerciale evidenziando le scelte di rilevanza sovracomunale, in applicazione dell’art.15, commi 1 e 2, lett.g).

Inoltre qualsiasi eventuale autorizzazione di Media Struttura di Vendita commerciale nell’interno territorio comunale di interesse sovracomunale, dovrà essere preventivamente sostenuta da uno specifico Studio per lo sviluppo del settore commerciale, che ne preveda la specifica localizzazione e la dimostrazione della sostenibilità conformemente ai dettami del Programma Triennale per lo Sviluppo Commerciale della Regione Lombardia, approvato con DCR n.VIII/215 del 2/10/2006 e aggiornato con Comunicato Regionale del 29/10/2007 n.128, dalle modalità attuative ed indirizzi di programmazione urbanistica approvati rispettivamente con DGR VIII/5054 del 4/7/2007 e DCR n.VIII/352 del 13/3/2007 e con DGR n.8/5913 del 21/11/2007, n.8/6024 del 5/12/2007 e n.8/6494 del 23/1/2008. [...]

Dalla verifica si rileva che:

non c’è un quadro ricognitivo delle strutture commerciali esistenti;

non c’è un Piano del Commercio Comunale a supporto delle previsioni di PGT;

la disciplina normativa del DdP per la disciplina dei vari ambiti di trasformazione, in merito alle superfici delle destinazioni commerciali ivi previste, non specifica la superficie di vendita complessiva ammissibile nei vari AT, ma solo la superficie utile di

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Pag. 4 a 72 pavimento max;

le MSV ammesse non indicano se di rilevanza comunale o sovracomunale;

la definizione di “strutture commerciali di grandi dimensione” non sono contemplate dalla relativa disciplina commerciale in materia commerciale.

Al fine di rispondere in modo esaustivo alle prescrizioni della Provincia di Bergamo il presente studio dettaglia, in attuazione agli atti del PGT di Treviglio, gli aspetti commerciali.

In ottemperanza al parere di compatibilità al PTCP della Provincia di Bergamo, il presente Studio del Commercio affronta le dinamiche commerciali della città di Treviglio, secondo le disposizioni contenute nel Programma Triennale per lo Sviluppo Commerciale della Regione Lombardia, approvato con DCR n.VIII/215 del 02/10/2006 e aggiornato con Comunicato Regionale n.128 del 29/10/2007 e le modalità attuative e indirizzi di programmazione urbanistica approvati successivamente.

L’obiettivo generale delle analisi riguardanti le attività commerciali è dato dal garantire il soddisfacimento delle esigenze della popolazione locale e, considerato il contesto territoriale, anche dei comuni limitrofi alla città di Treviglio.

Al fine di poter interpretare e comprendere al meglio i dati forniti nella presente relazione, risulta di fondamentale importanza evidenziare alcuni aspetti caratterizzanti la città di Treviglio:

• dimensioni demografiche: la popolazione di Treviglio di 30.311 abitanti al 31.12.2018 cresciuta a 30.724 abitanti al 31.12.2019;

• accessibilità territoriale: la realizzazione delll’autostrada A35 “BreBeMi” ha incrementato il livello di accessibilità territoriale della città di Treviglio ;

• presenza di grandi strutture di vendita (GSV): il centro commerciale Treviglio di via Monte Grappa è l’unica GSV esistente. Il PGT prevede un’ulteriore GSV nell’Ambito di progettazione unitaria n.9 “Bianchi”.

La presente relazione è strutturata in analisi della domanda, analisi dell’offerta e definizione degli obiettivi per il sistema del commercio. L’indagine conoscitiva dello stato di fatto è finalizzata a delineare un quadro interpretativo della realtà commerciale di Treviglio. La conoscenza della situazione attuale e di previsione permette di delineare e strategie pianificatorie comunali future. L’indagine conoscitiva di carattere commerciale, è stata effettuata con lo scopo di determinare il grado di sviluppo della rete commerciale urbana, vista anche nel suo rapporto con la realtà territoriale più ampia (Comuni contermini, Provincia di Bergamo, …), in modo tale da poter determinare con maggiore precisione le politiche

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commerciali attualmente in essere e, quindi, le strategie future da attivare. In quest’ottica il Piano del Commercio diventa una parte fondamentale degli atti del PGT, le cui scelte pianificatorie devono essere coerenziate con il complesso delle decisioni in materia di commercio, anche alla luce dell’evoluzione normativa costantemente in atto. Una pianificazione ad ampio respiro, in cui le scelte in materia di commercio e le politiche urbanistiche coesistono consentirà una migliore programmazione relativamente al sistema dei servizi ed uno sviluppo quantitativo, ma soprattutto qualitativo dell’offerta commerciale e delle dinamiche ad essa connesse. Sono inoltre state condotte alcune indagini statistiche volte a fornire un quadro relativo alla densità commerciale riscontrabile all'interno del territorio di Treviglio, anche in relazione a quella riscontrabile nei Comuni limitrofi.

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2. QUADRO LEGISLATIVO E NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Si elencano di seguito i riferimenti normativi nazionali, regionali e relativi aggiornamenti, utilizzati per la pianificazione della sistema commerciale:

• D.d.u.o. 27 giugno 2017 n. 7649 “Recepimento accordo conferenza unificata moduli unificati e standardizzati in materia di attività commerciali e assimilate - d.lgs. n.126/2016 e d.lgs. n. 222/2016”

• D.d.g. 9 dicembre 2014 n. 11950 “Indicazioni in ordine alle garanzie occupazionali e alla definizione di galleria commerciale ai sensi della d.g.r. 20 dicembre 2013 n. 1193”

• D.d.u.o. 26 novembre 2014 - n. 11158

• Decreto Direzione Generale Commercio Turismo e Terziario di Regione Lombardia n.3955 del 13.5.2014;

• Deliberazione n. X /1261 Seduta del 24/01/2014

D.g.r 20 dicembre 2013 n. X/1193 - Disposizioni attuative finalizzate alla valutazione delle istanze per l’autorizzazione all’apertura o alla modificazione delle grandi strutture di vendita conseguenti alla d.c.r. 12 novembre 2013 n. X/187 ‘Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale

• L.R. 27 giugno 2013, n.4 Disposizione in materia di programmazione commerciale.

• D.c.r. 12 novembre 2013 n. X/187 “Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale”

• D.l. 201/2011, convertito con L. 22 dicembre 2011 n. 214

• D.c.r. 28 settembre 2010 - IX/56

• LR 6/2010 “Testo unico delle leggi regionali in materia di commercio e fiere”;

• D.g.r. 20 gennaio 2009 – n. 8/8886: Modalità di riconoscimento e valorizzazione dei luoghi storici del commercio in Lombardia

• D.g.r. 24 aprile 2008 – n. 8/7182: Criteri di valutazione delle grandi strutture di vendita previste in strumenti di programmazione negoziata o in Piani d’Area o in altri progetti di rilievo regionale , di cui al paragrafo 5.3 – 5° capoverso della d.c.r. n. VIII/215 e successive modifiche e integrazioni.

• D.g.r. 23 gennaio 2008 – n. 8/6494: Medie strutture di vendita – Integrazioni alla d.g.r. n.

6024/2007

• D.c.r. 13 marzo 2007 – n. VIII/352: "Indirizzi generali per la programmazione urbanistica del settore commerciale ai sensi dell'art. 3, comma 1 della Legge Regionale del 23 luglio 1999 n. 14" - B.U.R.L. 2 aprile 2007, n. 14

• D.g.r. 5 dicembre 2007 n. 8/6024: Medie Strutture di Vendita. Disposizioni attuative del PTSSC 2006-2008

• Deliberazione Giunta Regionale del 21 novembre 2007, n. VIII/5913 - "Criteri urbanistici per

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pag. 7 di 72 l'attività di pianificazione e di gestione degli enti locali in materia commerciale (art. 3, comma 3, LR 14/1999)" - B.U.R.L. 3 dicembre 2007, n. 49

• DGR del 23 ottobre 2007 n. VIII/5641 "Programma triennale per lo sviluppo del settore commerciale 2006 - 2008"

• Direttiva 2006/123/CE (Bolkestein)

• D.lgs. 31 marzo 1998 n. 114: Riforma della disciplina relativa al settore del commercio, a norma dell'articolo 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59.

Il disposto normativo cardine in materia di commercio è senz'altro il D. Lgs. 114/1998, emanato ai sensi della legge delega 59/1997; tale normativa ha radicalmente modificato la programmazione commerciale e urbanistica, in origine disciplinata dalla legge 426/1971, la quale garantiva ai Comuni il ruolo principale in materia di pianificazione.

In attuazione del D.Lgs 114/1998 la Regione Lombardia ha emanato la L.R. 14/1999 (successivamente ampiamente modificata dalla L.R. n. 15/2002 ed abrogata integralmente con la LR 6/2010) che ha definito le competenze in materia di programmazione urbanistica e commerciale assegnate a regione, province e comuni e fra i diversi organi regionali, e il successivo regolamento di attuazione, n. 3/2000.

In accordo con quanto stabilito dall’articolo 3, comma 1, della L.R. 14/1999 (successivamente sostituito dall’articolo 2, comma 5, della L.R. 15/2002) è di competenza del Consiglio Regionale, l’approvazione del “Programma Triennale per lo sviluppo del settore commerciale” e degli

“Indirizzi generali per la programmazione urbanistica del settore commercio”; tali strumenti consentono alla Regione di operare le proprie scelte in materia di disciplina del commercio.

Spetta invece esclusivamente alla Regione l'approvazione di criteri pianificatori ed urbanistici atti a guidare i Comuni nella scelta delle aree sulle quali collocare eventuali nuove medie o grandi superfici di vendita, anche nell'ottica di una forte integrazione

Con la L.R. 6/2010, che, di fatto ha riformato a livello regionale la materia “commercio”, viene a valorizzarsi il ruolo della Regione, la quale in accordo con il principio della “sussidiarietà, deve di fatto sovrintendere alla direzione ed alla pianificazione delle scelte, lasciando al Comune l'onere di programmare e gestire operativamente la distribuzione commerciale sul proprio territorio, garantendo comunque sempre la conformità agli indirizzi regionali in materia commerciale ed urbanistica.”

Si assiste inoltre ad un passaggio dalla programmazione economico-commerciale dei piani comunali alla programmazione territoriale-urbanistica, prevista dagli indirizzi e dai criteri che le stesse Regioni sono chiamate a stabilire.

La normativa lascia la competenza esclusiva al Comune per le autorizzazioni commerciali fino alle medie strutture di vendita, purchè nel rispetto dei criteri regionali sull’attività commerciale.

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pag. 8 di 72 Anche per le Grandi strutture di vendita (GSV), la competenza dell’autorizzazione commerciale finale è rilasciata dal Comune, ma è subordinata all’esito positivo della conferenza di servizi regionale ai sensi della normativa vigente.

Come è logico ipotizzare, in ragione al ruolo predominante che assume la Regione, l'esecutività effettiva della nuova normativa è strettamente connessa alla preventiva legiferazione da parte della Regione volta a stabilire univocamente i parametri e gli indirizzi in materia di commercio.

Al Comune è rimesso il compito di programmazione, che si concretizza nella necessità di adeguare i propri strumenti urbanistici agli indirizzi ed ai criteri prefissati dalla stessa Regione.

La legge regionale per il governo del territorio (LR 12/2005) ha costituito un ulteriore elemento di novità nelle modalità di programmazione e pianificazione del territorio, anche con riferimento alle tematiche commerciali: il PGT diviene lo strumento in grado di analizzare le problematiche della distribuzione commerciale in relazione con:

• il sistema esistente;

• le esigenze di sviluppo, di riorganizzazione o di contenimento del settore commerciale;

• le previsioni di carattere commerciale che presentano ricadute a livello sovracomunale;

• eventuali nuovi insediamenti.

Va da sé, infatti, che gli aspetti commerciali non possono prescindere dagli aspetti di programmazione comunale, ma, anzi, devono con questi ultimi integrarsi compiutamente in un unico sistema pianificatorio.

I nuovi strumenti di pianificazione introdotti dalla LR 12/2005 hanno quindi determinato effetti anche sugli strumenti regionali di programmazione per la disciplina del commercio stabiliti dalla LR 14/1999 e s.m.i.

La regione ha successivamente legiferato entrando ulteriormente nel dettaglio della pianificazione commerciale, attraverso la deliberazione VIII/215 del 2/10/2006, con cui il Consiglio Regionale ha approvato il Programma Triennale per lo Sviluppo del Settore Commerciale 2006/2008 (PTSSC), divenuto operativo con delibera della Giunta Regionale n. VIII/5054 del 4/7/2007 e s.m.i.,.

All'interno del Programma Triennale sono stati determinati:

• lo scenario di sviluppo del sistema commerciale;

• gli obiettivi di presenza e sviluppo delle grandi strutture di vendita;

• i criteri per il rilascio di autorizzazioni per grandi strutture di vendita.

La principale novità è stata nell’introduzione di un sistema in grado di valutare l'impatto delle nuove medie e grandi strutture di vendita a livello:

• economico;

• viabilistico;

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• ambientale,

in modo tale da ridurre al minimo il consumo di nuovo territorio, privilegiando le operazioni ad

“impatto zero” e limitando il più possibile l'insediamento di nuove grandi strutture di vendita.

A tal proposito, il comune è chiamato a garantire, ai fini dell’inserimento di previsioni di insediamento di nuove medie e grandi strutture di vendita all'interno del proprio piano, l’effettuazione di valutazioni preliminari dei nuovi insediamenti a livello di compatibilità urbanistica, territoriale e infrastrutturale.

In seguito all’approvazione del Programma triennale, sono stati approvati dalla Giunta regionale i criteri localizzativi per le strutture di vendita. Nella DGR 5913/2007 si individuano i criteri urbanistici per la localizzazione di GSV:

• coerenza territoriale dell’intervento con i programmi, i piani e gli indirizzi previsti da Regione, Provincia e Comuni interessati dall’intervento;

• riutilizzo di aree degradate o comunque già interessate da precedenti trasformazioni urbanistiche; nel caso di insediamenti su nuove aree, contenimento del consumo di suolo e preservazione delle aree agricole ad alto reddito. La valutazione del consumo di territorio dovrà riguardare anche gli effetti di confinamento, separazione, interclusione di aree derivanti dalla localizzazione dell’insediamento e dalle infrastrutture relative;

• presenza contestuale di funzioni diverse da quella commerciale ovvero creazione di servizi commerciali polifunzionali, privilegiando destinazioni d’uso quali funzioni di servizio pubbliche e private, attrezzature collettive;

• presenza di processi di integrazione funzionale tra diversi formati di offerta commerciale e/o di complementarietà insediativa con altre tipologie di funzioni urbane, innescando fenomeni di miglioramento dell’offerta complessiva di nuovi servizi urbani;

• rapporto equilibrato tra le reti viarie e l’insediamento commerciale, favorendo soluzioni che risolvano situazioni di criticità pregressa e garantiscano livelli di accessibilità sia pubblica che privata, con particolare attenzione all’accessibilità ciclabile e pedonale;

• inserimento ottimale del manufatto nel contesto territoriale e paesaggistico ambientale;

• collegamento con il sistema del trasporto pubblico locale;

• qualità progettuale dell’intervento privilegiando le soluzioni di edilizia bioclimatica e comportanti risparmio energetico;

• presenza di elementi di riqualificazione urbana come: arredo urbano, illuminazione pubblica, segnaletica, ecc.

Con D.C.R. n. VIII/352 del 13/3/2007, il Consiglio Regionale ha approvato gli indirizzi generali per la programmazione urbanistica, in cui vengono indicate le strategie, le azioni e le nuove previsioni urbanistiche relative al settore commerciale che i Piani di Governo del Territorio devono elaborare in coerenza con i contenuti della pianificazione sovracomunale, tenendo conto dei principi:

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• della riduzione del consumo di suolo;

• della compatibilità ambientale;

• dell’adeguatezza del livello di accessibilità e di dotazione di servizi;

• della conservazione degli esercizi e delle aree commerciali storiche.

Vengono quindi ad essere definiti gli indirizzi generali per le politiche commerciali a livello comunale.

A seguito dell'approvazione del D.L 201/2011 (c.d. Decreto Monti) e la conseguente conversione nella L. 214 del 22/12/2012, si vengono a ridurre i limiti in occasione dell'apertura delle nuove attività commerciali sul territorio, determinando, di fatto la liberalizzazione delle stesse.

Con D.G.R 20 dicembre 2013 n.X/1193, che ha integralmente sostituito la precedente D.G.R 4 luglio 2017 n.5054 e s.m e i., sono state riviste ed aggiornate le disposizioni attuative per l’autorizzazione di GSV.

Oltre alla legislazione nazionale e regionale, anche la Provincia di Bergamo, attraverso il proprio P.T.C.P., integra i dettami in materia di commercio; nello specifico, come evidenziato all'interno delle NTA, il PTCP persegue gli obiettivi generali e gli indirizzi di sviluppo indicati nel “Programma Triennale Regionale per lo sviluppo del settore commerciale”.

Demanda inoltre ai singoli Comuni l'elaborazione di specifici Piani di Settore per lo sviluppo e l’adeguamento della rete di vendita delle strutture commerciali al dettaglio della media e grande distribuzione, aventi contenuti integrativi a quelli del P.T.C.P.

Innanzitutto individua gli insediamenti di carattere sovracomunale, ovvero gli insediamenti commerciali di nuova previsione definiti dalla normativa vigente quali grandi strutture di vendita e quelli costituiti da un organismo unitario di medie strutture di vendita con superficie lorda di pavimento complessiva superiore a 10.000 mq.

Per gli insediamenti commerciali di media e grande distribuzione viene prescritta una particolare attenzione alla valutazione della compatibilità territoriale e ambientale, della idoneità del sistema viario e dei trasporti, ma anche della specificità delle attività previste all’interno di ciascun insediamento, oltre che un'indagine sugli aspetti inerenti la concentrazione abitativa, la concentrazione già presente di medie e grandi strutture di vendita con la valutazione degli aspetti critici esistenti, l’impatto economico-sociale, l’incidenza in generale sull’intera area di influenza.

Nello specifico, sono richieste particolari misure atte a consentire l'agevole collegamento delle nuove strutture con gli ambiti urbanizzati limitrofi e l'attuazione di specifiche misure di mitigazione ambientale atte a garantire l'ottimale inserimento degli insediamenti commerciali all'interno del contesto.

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3. ANALISI DELLA PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE SOVRAORDINATA COLLEGATA AL SETTORE COMMERCIALE

Al fine di comprendere in modo più approfondito e organico il sistema commerciale comunale si è svolta un’analisi dei piani e dei programmi sovraordinati collegati a tale settore.

Tra i diversi piani e programmi sovraordinati che risultano d’interesse strategico per il contesto territoriale della città di Treviglio, si sono analizzati i seguenti:

1. Programma Regionale di Sviluppo

2. Piano territoriale regionale – Regione Lombardia;

3. Programma triennale del commercio 2006-2008;

4. DGR 21/11/2007 n. VIII/5913 Criteri urbanistici per l'attività di pianificazione e di gestione degli enti locali in materia commerciale (art. 3, comma 3, LR 14/1999);

5. Piano territoriale di coordinamento provinciale - Provincia di Bergamo;

6. Piano di settore per lo sviluppo e l'adeguamento della rete di vendita delle strutture commerciali al dettaglio della media e grande distribuzione (PDSC) – Provincia di Bergamo.

3.1 - Programma Regionale di Sviluppo

Anche il Programma Regionale di Sviluppo della X legislatura aveva inserito il “commercio, con il consolidamento del modello distributivo lombardo” fra i temi più rilevanti da affrontare:

“a partire dalle riforme nazionali del 1998 e dal pieno utilizzo della potestà avuta con l’approvazione del nuovo titolo V della Costituzione, Regione Lombardia ha favorito il consolidarsi di un modello distributivo che, spinto da logiche sussidiarie, ha reso protagonista l’intero corpo istituzionale e sociale della Lombardia: imprese e loro associazioni, enti locali, sistema camerale, mondo del lavoro, consumatori. Un modello, perché il sistema ha assunto caratteristiche di qualità, organicità e dinamicità che lo hanno reso un riferimento riconoscibile e imitato nel panorama non solo nazionale, ma europeo.

Alcuni dei tratti maggiormente distintivi del sistema: un’offerta plurale tra formule distributive, l’attenzione massima al territorio, il sostegno alle imprese, la concorrenzialità e la centralità del consumatore, il coinvolgimento di istituzioni e parti sociali nella definizione e attuazione delle politiche, attraverso diverse e consolidate sedi di confronto (dalle consultazioni nelle commissioni consiliari alle consultazioni con il partenariato sociale economico e istituzionale, dal Comitato regionale dei consumatori e utenti all’Osservatorio del commercio, alla Consulta regionale carburanti, per citarne solo alcune).

Obiettivo della Giunta nella X legislatura sarà pertanto quello di consolidare e sviluppare ulteriormente questo modello avendo innanzitutto presente l’esigenza di aiutare le famiglie e il tessuto imprenditoriale ed economico lombardo a reagire rispetto agli effetti della crisi economica che si è infine tradotta anche in calo dei consumi e dell’occupazione. Altro obiettivo della Giunta

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pag. 12 di 72 sarà quello di accompagnare il settore nell’applicazione della direttiva Bolkestein, allo scopo di attutirne il pesante impatto per taluni settori tra cui il commercio ambulante, le attività di vendita su suolo pubblico e gli stabilimenti balneari.

Il modello di governo del settore distributivo dovrà quindi essere aiutato a evolversi per rendere l’offerta sempre più dinamica, qualificata e competitiva, attraverso:

• la rivisitazione della normativa vigente e dei conseguenti strumenti di programmazione, per ridefinire il miglior equilibrio possibile tra attività commerciali e contesto socioeconomico, favorire una ulteriore riduzione del carico burocratico sulle imprese, promuovere l’integrazione tra le diverse leve normative e programmatorie esistenti a sostegno dello sviluppo;

• la valorizzazione e l’ulteriore sviluppo degli strumenti di sostegno alle aggregazioni di imprese commerciali quali i distretti del commercio, i contratti di rete, le iniziative di valorizzazione dei mercati, del commercio di vicinato e della tradizione, gli strumenti di riqualificazione e gestione del commercio nel tessuto urbano, in una logica di marketing territoriale e di promozione integrata dell’attrattività territoriale che li veda sempre più capaci di fare sistema con le eccellenze turistiche, culturali, eno-gastronomiche, produttive e di servizi;

• l’aggiornamento e il potenziamento degli strumenti di sostegno diretto e indiretto alle imprese, a partire dalle opportunità offerte dalla programmazione comunitaria 2014-2020 e dai bandi e dalle iniziative regionali per l’utilizzo delle tecnologie digitali e per l’aggiornamento tecnologico delle micro e Pmi, per le reti tra imprese commerciali; a fianco degli strumenti di agevolazione e incentivazione, saranno oggetto di particolare attenzione le iniziative per l’accesso al credito da parte delle imprese, il sostegno all’occupazione, la formazione e l’aggiornamento professionale di operatori e personale dipendente, rivisitando gli strumenti oggi disponibili e promuovendone di nuovi;

• il sostegno - attraverso iniziative di accompagnamento al cambiamento del proprio modo di fare impresa e all’ingresso verso nuovi mercati - allo sviluppo di nuove forme e canali distributivi di beni e servizi commerciali, a partire dai canali distributivi capaci, come l’e-commerce, di raggiungere celermente e a basso costo ampie platee di consumatori anche in mercati lontani; una specifica attenzione in questo senso dovrà essere dedicata ai giovani imprenditori, all’aiuto alla trasmissione dell’impresa e alla nuova imprenditorialità.

[...] Verrà inoltre favorita la promozione dei prodotti tipici e dei consumi sostenibili. Si svilupperanno azioni volte al contrasto della contraffazione nell’ottica di una maggior tutela dei consumatori. Verrà infine analizzato il rapporto tra cittadini e sistema del credito, nell’ottica di un credito al consumo compatibile con il risparmio delle famiglie. Infine, si proseguirà, anche attraverso iniziative in chiave sovraregionale, il percorso di sviluppo della rete distributiva dei carburanti per autotrazione e delle reti di alimentazione a impatto zero in una logica di attenzione allo sviluppo equilibrato della

rete, di attenzione al consumatore finale e di supporto alle politiche di prevenzione e contrasto all’inquinamento a favore della sostenibilità ambientale.

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pag. 13 di 72 Figura 1: risultati attesi per “Commercio, reti distributive e tutela dei consumatori” (fonte: Programma Regionale di Sviluppo X Legislatura)

3.2 - Piano territoriale regionale (PTR)

Il PTR tratta in maniera molto approfondita il tema del policentrismo e della sua funzione fondamentale per lo sviluppo del territorio. Si riportano di seguito alcune considerazioni, tratte dal Documento di Piano del PTR.

Il policentrismo è promosso in sede europea e regionale come modalità per determinare la distribuzione equilibrata delle funzioni sui territori, migliorarne la competitività, favorire la coesione e perseguire lo sviluppo sostenibile.

Il policentrismo promuove lo sviluppo di network di territori, ciascuno con funzioni diverse e complementari, secondo un modello di sviluppo più equilibrato, da un punto di vista sociale ed economico. A livello interregionale diventa importante la promozione di uno sviluppo di territori che svolgano funzioni complementari per garantire l’accesso a funzioni urbane che solitamente sono presenti solo nelle città di rango superiore. In tal senso diventa importante la cooperazione per la messa in rete di fattori di competitività esistenti in ogni singola città. La complementarietà tra funzioni è ancora più importante a livello sub regionale, dove le città possono implementare strategie di sviluppo condivise mettendo in rete le proprie peculiarità e giovandosi delle funzioni e

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pag. 14 di 72 delle opportunità che la rete stessa mette in gioco. L’assetto policentrico è ritenuto desiderabile perché consente di avvicinare i servizi a tutti i territori lombardi, per offrire ad essi le medesime opportunità di sviluppo e, non secondariamente, perché tale assetto richiede una minore domanda di mobilità, con tutte le conseguenze positive che, a cascata, comporta: minori investimenti per infrastrutture e minori costi di gestione. Si possono rilevare inoltre molti poli di interesse nazionale o locale: una densità di aree funzionali caratterizzate dalla concentrazione di popolazione, un’importante presenza di aree con funzione di attrazione turistica, una fitta presenza di nodi industriali talora competitivi anche a livello globale.

Generalmente solo le funzioni industriali e turistiche appaiono diffuse sul territorio, mentre le altre sono fortemente polarizzate sul capoluogo. Le potenzialità policentriche emergono anche dalle caratteristiche del tessuto territoriale in cui è inserita la regione: non solo la Lombardia, ma tutta l’area della Pianura Padana è caratterizzata da una forte densità di aree funzionali urbane, tanto da caratterizzarsi come un continuum in relazione con il resto dell’Italia, con altre regioni europee e cantoni svizzeri confinanti. Ne deriva l’opportunità che la regione rafforzi la sua caratteristica di rete policentrica di poli urbani funzionali. Questa opportunità è rilevante:

• nella prospettiva delle comunità locali che possono impostare le proprie strategie di sviluppo ponendosi in relazione con i nodi urbani facilmente accessibili: la possibilità di accesso, in un tempo ragionevole per uno spostamento casa-lavoro, a due o più nodi urbani di dimensioni rilevanti pone i territori nelle condizioni di diventare non zone periferiche ma possibili punti di connessone tra più nodi principali, con una propria funzione distintiva

• nella prospettiva della regione che, oltre a cogliere l’opportunità di uno sviluppo policentrico e sostenibile al suo interno, può promuovere uno sviluppo territoriale bilanciato grazie ad iniziative di cooperazione con le regioni prossime e con gli stati confinanti.

Come affermato nel PTR, accanto alle polarità storiche, sono nate, nel corso degli anni “nuove polarità” che fanno emergere modelli di accrescimento e sviluppo differenti.

La realizzazione della rete infrastrutturale programmata pone poi questioni di sostenibilità ambientale oltre che di equità nell’accesso alle risorse. Per questo emerge con forza l’esigenza di evitare che i grandi corridoi attraversino la regione senza apportare gli attesi benefici in termini di miglior servizio di trasporto e di incremento degli scambi sociali ed economici, di accessibilità di relazione e di attraversamento, di valorizzazione dell’ambiente locale nelle sue componenti di capacità produttiva e di offerta culturale.

I territori attraversati hanno l’opportunità, grazie al fatto di essere interconnessi, di progettare uno sviluppo condiviso che tenga conto delle peculiarità del luogo e sfrutti la possibilità di connessione con le funzioni superiori proprie dei poli con cui sono interconnessi.

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pag. 15 di 72 Come infine auspicato dal PTR risulta essenziale che, in un territorio così complesso quale quello lombardo, l’azione degli Enti Locali si ponga in una logica aperta a riconoscere le condizioni e le occasioni di sviluppo presenti in un contesto ben più ampio, e naturalmente non riconducibile a quello dei confini amministrativi.

3.3 - Programma triennale del commercio 2006-2008

L'attività commerciale al dettaglio in sede fissa è regolata dalla LR 6/2010 che definisce i criteri generali della programmazione regionale in materia di commercio, recependo le indicazioni della legge dello Stato come stabilito dal Decreto Legislativo n. 114/1998.

Regione Lombardia ha tracciato le linee di sviluppo del settore in applicazione di queste leggi ed accogliendo gli obiettivi regionali di legislatura contenuti nel Programma Regionale di Sviluppo (PRS) e nei Documenti di Programmazione Economico Finanziaria Regionali (DPEFR), nonché le indicazioni e gli indirizzi dei piani e programmi della programmazione comunitaria di lungo periodo.

Con il Programma Triennale per lo sviluppo del settore commerciale 2006-2008 (di cui alla d.c.r.

VIII/215 del 2 ottobre 2006 ed alle successive d.g.r. 4 luglio 2007, n.VIII/5054 e d.g.r. 27 gennaio 2009, n.VIII/8905) sono stati individuati gli scenari e gli indirizzi per la qualificazione della rete commerciale e per la regolamentazione del settore.

La città di Treviglio è inserita nell’Ambito commerciale metropolitano che “comprende la fascia geografica ad alta densità insediativa caratteristica della zona pedemontana e di alta pianura, che attraversa la regione da est a ovest. L’ambito è particolarmente critico per l’elevata urbanizzazione, i livelli di inquinamento dell’aria e la presenza di viabilità primaria e secondaria a forte congestione di traffico. Indirizzi di riqualificazione e sviluppo sostenibile della rete commerciale:

riqualificazione, razionalizzazione e ammodernamento degli insediamenti e dei poli commerciali già esistenti, compresi i parchi commerciali di fatto;

forte disincentivo all’apertura e all’eccessivo ampiamento di GSV realizzate mediante l’utilizzo di nuovi superfici di vendita;

promozione della localizzazione della media distribuzione in contesti ad alta densità abitativa, purchè integrati ad interventi di riqualificazione complessiva e di salvaguardia del commercio di vicinato;

disincentivo al consumo di aree libere ed attenzione alla localizzazione in aree dismesse di nuovi insediamenti distributivi, da realizzarsi esclusivamente in quelle aree in cui sia certificato il non superamento dei valori di concentrazione limite accettabile per l’inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e acque sotterranee, così come stabilito dalla normativa vigente in materia ambientale;

consolidamento della funzionalità e del livello di attrazione del commercio nei principali centri urbani, attraverso la valorizzazione di tutte le forme distributive, con particolare attenzione alla rete distributiva di prossimità;

(17)

pag. 16 di 72

integrazione delle attività commerciali con i diversi sistemi produttivi locali;

attenzione al rapporto con il movimento delle persone e delle merci e alle scelte di localizzazione degli spazi logistici.

3.4 - Piano territoriale di coordinamento provinciale

La città di Treviglio ricade nell’Ambito Territoriale n.21 del PTCP.

Lo “sviluppo controllato e armonico del settore commerciale” è fra le azioni strategiche definite dalla Relazione del PTCP di Bergamo: “è noto come le grandi strutture di vendita esercitino funzioni di attrazione che esorbitano dalla sfera comunale; la Provincia intende quindi, col concorso di tutti gli altri soggetti, co-governare lo sviluppo e la localizzazione di tali strutture per non determinare ulteriori aggravi a situazioni che già contengono elementi di criticità quali: strade già congestionate o potenzialmente congestionabili dal traffico indotto dall’insediamento; vicinanza a svincoli della grande viabilità; pesanti incidenze sul territorio e paesaggio circostante; pesanti squilibri nel tessuto economico.

Rispetto a tali criticità si possono proporre azioni finalizzate ad uno sviluppo commerciale controllato e armonico, coerentemente con le politiche della mobilità che si stanno sviluppando, anche con riferimento al sistema dei trasporti pubblici ed in particolare:

a) proporre alla Regione una diversa delimitazione, più consona alla realtà socio-economica- territoriale, delle unità territoriali che interessano l’ambito provinciale (la delimitazione delle unità territoriali infatti non coincide con il territorio provinciale, per cui diversi Comuni bergamaschi sono ricompresi in altre sei unità territoriali);

b) porre un’attenzione particolare al fenomeno della rilocalizzazione, del dimensionamento e dei settori merceologici, tenendo anche conto del grado di saturazione e congestionamento di talune aree;

c) promuovere un costruttivo confronto con i Comuni per una equa e parziale ridistribuzione degli oneri concessori a favore di interventi migliorativi e di mitigazione dell’impatto dell’insediamento, e per una maggiore sensibilizzazione sulla valenza di area vasta delle localizzazioni commerciali.

Tipologia dell’azione: azione di pianificazione/programmazione, di coordinamento e di regolazione”

(18)

pag. 17 di 72 Figura 2: individuazione Ambiti Territoriali del PTCP di Bergamo

Si riporta la descrizione degli insediamenti commerciali dalla Relazione del PTCP:

“I grandi cambiamenti di questi anni riguardano non solo la distribuzione dei beni di consumo (dal negozio tradizionale ai punti vendita a libero servizio riforniti e controllati da grossi centri

(19)

pag. 18 di 72 distributivi), ma anche la struttura commerciale delle imprese, che si trovano ad affrontare elementi del mercato sempre più preparati ed aggressivi.

L'affermarsi del commercio moderno, e soprattutto degli impianti di vendita di dimensioni sempre più rilevanti, rende imprescindibile uno studio e uno sforzo di regolamentazione ai fini della pianificazione territoriale complessiva.

L'anno 1998 è stato un anno di transizione importante tra vecchia e nuova regolamentazione normativa e amministrativa del settore commerciale in Italia e ha determinato la recente produzione legislativa regionale e la conseguente disciplina applicativa, ancora in corso di evoluzione.

La transizione ha avuto come aspetto fondamentale l'evoluzione della forma di vendita del

“supermercato”, e in genere della grande distribuzione sia dal punto dell'aumento delle dimensioni, sia dal punto di vista dell'aumento dell'efficienza. L'evoluzione successiva ha portato al successo degli ipermercati prima e dei centri commerciali poi.

In ogni caso la trasformazione della grande struttura distributiva attraverso la diversificazione in più tipologie, in competizione fra di loro e che costituiscono nell'insieme un comparto di dettaglio moderno, ha determinato la progressiva sottrazione di quote di mercato anche al commercio tradizionale.

E’ necessario capire se la concorrenza della grande distribuzione sia da ritenere generalmente come unica o principale causa della chiusura di molti piccoli esercizi, e se costituisca un beneficio o un problema per il governo del territorio.

Occorre osservare che il trasferimento di quote di mercato sempre più consistenti verso la grande distribuzione ha conseguenze che toccano molteplici aspetti dell'organizzazione territoriale e sociale: il grado di vitalità dei centri urbani; il modello e la quantità dei consumi; il tipo e la quantità dello scarto da imballaggi; la viabilità; il grado di servizio a persone anziane e senza automobile;

l'occupazione.

Lo stato del commercio, così come appare delinearsi dal monitoraggio effettuato negli studi in corso da parte degli Uffici Provinciali preposti, è in rapida trasformazione, sia per numero di nuove aperture di alcuni tipi di esercizio di vendita, sia per la geografia delle localizzazioni nel suo insieme.

La maggior parte degli impianti di "dettaglio moderno" sta generalmente in aree periferiche dei poli urbani più rilevanti: Bergamo, Treviglio- Caravaggio e ora Romano, ma anche in alcuni punti posti lungo gli assi della viabilità di primo livello.

Nello studio relativo ai “primi indirizzi e orientamenti in materia di insediamenti di grande strutture di vendita”, predisposto dal Servizio Pianificazione Territoriale, e approvato dalla Giunta Provinciale vengono espressi elementi di indirizzo che il Piano assume, condividendoli, come riferimento per la definizione del quadro organizzativo degli insediamenti commerciali che sarà

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pag. 19 di 72 esplicitato nell’ambito del progetto definitivo a seguito del completamento degli studi ancora in corso da parte dell’Assessorato.

Questi indirizzi possono essere così sintetizzati: si porrà particolare rilievo alla valutazione della compatibilità territoriale e ambientale, della idoneità del sistema viario e dei trasporti ma anche della specificità delle attività previste all’interno di ciascun insediamento.

In particolare verrà posta attenzione:

- Impatto territoriale: la concentrazione abitativa, la concentrazione già presente di medie e grandi strutture di vendita con la valutazione degli aspetti critici esistenti, l’impatto economico-sociale anche riferito ai Comuni contermini, l’incidenza in generale sull’intera area di influenza.

- Sistema viario: l’indagine sulla rete viaria, sulle caratteristiche dei flussi di traffico (matrice origine, destinazione) e attraversamento del contesto urbano (del proprio Comune o Comuni limitrofi), l’accessibilità ai vari settori, deve documentare, ricorrendo eventualmente a modelli matematici di simulazione, sia lo stato di criticità della rete infrastrutturale esistente sia l’incidenza sulla stessa rete

dell’indotto derivante dagli insediamenti programmati.Relativamente alla rete di grande comunicazione e sugli assi di grande scorrimento urbano ed extraurbano dovranno escludersi localizzazioni:

• giustificate unicamente da funzionalità comunicative;

• di insediamenti in prossimità di nodi di traffico al fine di non turbare la circolazione veicolare;

• di strutture che prospettano sullo stesso asse viario.

Dovrà inoltre escludersi l’uso delle fasce di rispetto stradale per il reperimento degli spazi a parcheggi funzionali all’impianto commerciale, da destinare invece ad interventi di riqualificazione ambientale.

Dovrà essere verificata la compatibilità con la programmazione infrastrutturale della Provincia.

In caso di vicinanza dell’insediamento al contesto urbano dovranno essere realizzati i relativi collegamenti ciclopedonali protetti.

- Trasporti: l’esistenza di reti di trasporto collettivo potrà mitigare l’impatto sulla rete viaria esistente, a tal fine in presenza di insediamenti commerciali di una certa rilevanza il Comune potrà valutare l’opportunità di creare un servizio di trasporto collettivo, con il coinvolgimento anche economico dell’operatore privato.

- Ambiente e paesaggio: qualora l’insediamento sia in prossimità di aree urbane o il flusso di traffico attraversi contesti abitati, bisognerà valutare con particolare attenzione anche l’inquinamento e in generale la qualità della vita degli abitanti vicini, in caso di compatibilità dovranno mitigarsi gli effetti negativi, con interventi di arredo urbano, sistemazione a verde pubblico, prevedere l’interramento dei parcheggi, il tutto con l’intento di favorire l’insediamento nel contesto esistente, anche attraverso una progettazione architettonica di qualità.

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pag. 20 di 72 È noto come le grandi strutture di vendita, esercitino funzione di attrazione che esorbitano dalla sfera comunale, ed è in tale caso, che la Provincia, col concorso di tutti gli altri soggetti, intende co-governare,

con l’attenzione necessaria, lo sviluppo e la localizzazione di tali strutture per non determinare ulteriori aggravi a situazioni che già contengono elementi di criticità quali:

- strade già congestionate o potenzialmente congestionabili dal traffico indotto dall’insediamento;

- vicinanza a svincoli della grande viabilità;

- pesanti incidenza sul territorio e paesaggio circostante;

- pesanti squilibri nel tessuto economico.

Rispetto a tali criticità si potranno proporre azioni finalizzate ad uno sviluppo commerciale controllato e armonico, in aderenza e coerenza con le politiche della mobilità che si stanno sviluppando, anche con

riferimento al sistema dei trasporti pubblici ed in particolare:

- porre un’attenzione particolare al fenomeno della rilocalizzazione, del dimensionamento e dei settori

merceologici, tenendo anche conto del grado di saturazione e congestionamento di talune aree;

- promuovere un costruttivo confronto con i Comuni per una equa e parziale ridistribuzione degli oneri concessori a favore di interventi migliorativi e di mitigazione dell’impatto dell’insediamento, e per una maggiore sensibilizzazione sulla valenza di area vasta delle localizzazioni commerciali.

Il PTCP intende sostenere il formarsi e il consolidarsi di una rete insediativa che si appoggi a poli di riferimento (centralità). L’individuazione dei possibili ambiti è scaturita dall’analisi delle diverse caratteristiche del territorio provinciale anche in ordine al sistema socioeconomico ed insediativo, al livello di infrastrutturazione, al sistema ambientale, alla presenza di beni culturali, alla presenza di aree residenziali e di sedi di servizi. La rete delle centralità, tiene conto di alcuni riferimenti urbani e della loro offerta di servizi e di accessibilità.

In particolare:

• al primo livello appartengono Bergamo e la sua conurbazione e il sistema di Treviglio- Caravaggio;

• al secondo i Centri sedi di servizi primari di rilievo provinciale;

• al terzo centri con servizi di livello sub-provinciale e sede di servizi interurbani a scala locale.

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pag. 21 di 72

3.5 - Piano di settore per lo sviluppo e l'adeguamento della rete di vendita delle strutture commerciali al dettaglio della media e grande distribuzione (PDSC)

Il PDSC si configura come piano di settore funzionale all'attuazione del PTCP, come previsto all'art. 17 delle Norme di Attuazione e dal Programma Triennale Regionale per lo sviluppo del settore commerciale (PrTre) 2003-2005, in attuazione di quanto previsto dalla L.R. 14/99. Lo stesso PTCP delinea, all'art. 100 delle NTA, gli obiettivi in materia di attività commerciali, e offre un quadro analitico del sistema del commercio in Provincia di Bergamo negli Studi e Analisi di Settore - volume D8 Attività produttive, terziario e turismo.

Art.100 – Obiettivi del PTCP in materia di attività commerciali:

La Provincia nell’ambito delle proprie competenze ai sensi della L.R. 14/99, predispone il Piano per lo sviluppo e l’adeguamento della rete di vendita delle strutture commerciali al dettaglio della media e grande distribuzione, come previsto dall’art. 17 del PTCP ed in coerenza con le direttive del Programma Triennale per lo sviluppo del settore commerciale approvato dalla Regione Lombardia.

Il Piano di Settore assume come ambiti territoriali di riferimento quelli individuati dalla D.C.R. 30.07.2003 n.

VII/871, fatte salve eventuali proposte di modifica da definire sulla base di idonei studi sulle dinamiche del settore e dalle indagini territoriali ed ambientali specifiche, da sottoporre all’approvazione della Giunta Regionale. Per ciascuno degli ambiti territoriali si assumono gli indirizzi di sviluppo previsti dalla Regione Lombardia anche in considerazione della presenza dei centri storici e dei centri di minore dimensione demografica e della loro valorizzazione e rivitalizzazione.

In materia di insediamenti commerciali di media e grande distribuzione si dovrà porre particolare rilievo alla valutazione della compatibilità territoriale e ambientale, della idoneità del sistema viario e dei trasporti ma anche della specificità delle attività previste all’interno di ciascun insediamento.

(omissis)

Sarà da privilegiare la prossimità con le attestazioni alle reti di trasporto collettivo che potrà mitigare l’impatto sulla rete viaria esistente, a tal fine in presenza di insediamenti commerciali di una certa rilevanza il Comune potrà valutare l’opportunità di creare un servizio di trasporto collettivo, con il coinvolgimento anche economico dell’operatore privato.

(omissis)

3.6 - Direttiva Bolkestein

La direttiva Bolkestein, formalmente direttiva 2006/123/CE, è la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione Europea relativa ai servizi nel mercato interno, presentata dalla Commissione Europea nel febbraio 2004. La direttiva è stata definitivamente approvata da Parlamento e Consiglio, profondamente emendata rispetto alla proposta originaria, il 12 dicembre 2006, divenendo la direttiva 2006/123/CE del 12 dicembre 2006. La direttiva è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea (L 376) il 27 dicembre 2006 ed è stata recepita dall'Italia mediante il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.

94 del 23 aprile 2010.

(23)

pag. 22 di 72 Secondo il parere della Commissione Europea, che nel luglio 2002 ha presentato una relazione sullo stato del mercato interno dei servizi, l'integrazione del mercato interno in questo ambito è ben lontana dallo sfruttare in pieno le potenzialità di crescita economica. La direttiva Bolkestein ha quindi come obiettivo di facilitare la circolazione di servizi all'interno dell'Unione europea, perché i servizi rappresentano il 70% dell'occupazione in Europa, e la loro liberalizzazione, a detta di numerosi economisti, aumenterebbe l'occupazione ed il PIL dell'Unione europea. La direttiva Bolkestein si inserisce nello sforzo generale di far crescere competitività e dinamismo in Europa per rispettare i criteri della Strategia di Lisbona. Inoltre la libertà di stabilimento e la libera circolazione dei prestatori di servizi sono importanti diritti dei cittadini europei, e sono alcune delle libertà economiche principali presenti già nel Trattato di Roma del 1957.

3.7 - D.L. 201/2011 come convertito con la legge 214 del 22/12/2011

Il c.2 dell’art.31 del d.l. 201/2011 come convertito con la legge 214 del 22/12/2011 e successivamente modificato con L.116/2014 afferma che:

“Secondo la disciplina dell’Unione Europea e nazionale in materia di concorrenza, libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi, costituisce principio generale dell’ordinamento nazionale la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, e dei beni culturali.

Le Regioni e gli enti locali adeguano i propri ordinamenti alle prescrizioni del presente comma entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, potendo prevedere al riguardo, senza discriminazioni tra gli operatori, anche aree interdette agli esercizi commerciali, ovvero limitazioni ad aree dove possano insediarsi attività produttive e commerciali solo qualora vi sia la necessità di garantire la tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, e dei beni culturali.”

Si afferma la massima libertà all’apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio, senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi natura. Inoltre gli esercizi commerciali, senza limitazioni dimensionali o merceologiche, possono liberamente aprire nei territori, rispettando i soli vincoli connessi alla salute, alla tutela dei lavoratori e dell’ambiente, ivi compreso l’ambiente urbano, dei beni culturali.

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pag. 23 di 72

4. ANALISI DELLA DOMANDA COMMERCIALE 4.1 - Analisi demografica

La popolazione della città di Treviglio al 31.12.2018 era di 30.311 abitanti, cresciuta a 30.724 abitanti al 31.12.2019;

I dati riguardanti la popolazione residente del Comune di Treviglio, evidenziati nel grafico seguente mostrano un andamento costantemente di crescita nell'ultimo decennio.

Figura 3: evoluzione della popolazione residente a Treviglio al 31 dicembre dal 2006 (fonte: ASR Lombardia)

Nella tabella seguente si riportano i valori di alcuni indicatori di struttura della popolazione utili per creare un quadro completo della situazione demografica della città di Treviglio in relazione ai comuni confinanti, al capoluogo provinciale e alla Provincia di Bergamo. È possibile rilevare quanto segue:

Indice di vecchiaia che rappresenta il rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione fino a 14 anni di età; esprime il grado di invecchiamento della popolazione;

valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai molto giovani. Un valore basso dell'indice indica una elevata natalità ed una ridotta percentuale delle classi anziane.

Il valore raggiunto nel comune di Treviglio, pari 154,4 , indica che a fronte di 100 bambini in età compresa fra gli 0 e i 14 anni, sono presenti 154 anziani di età superiore ai 65 anni. Questo

(25)

pag. 24 di 72 dato è superiore della media provinciale che si attesta attorno a 136,2 e quasi tutti i comuni limitrofi alla città di Treviglio.

Indice di dipendenza totale che rappresenta il rapporto percentuale tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni). Questo indice misura il divario tra la popolazione potenzialmente lavorativa rispetto a quella non lavorativa (bambini e anziani); il denominatore rappresenta la fascia di popolazione che dovrebbe provvedere al sostentamento della fascia rappresentata al numeratore. E’ un indice sensibile alla struttura economica della società anche se le fasce di età prescelte sono del tutto convenzionali, infatti nei paesi economicamente avanzati sono numerose le persone che pur essendo in età lavorativa risultano dipendenti da altri (studenti, disoccupati o precocemente disoccupati). Quanto più l'indice si avvicina a 100 tanto più è consistente la parte di popolazione non lavorativa, rispetto a quella lavorativa. In linea di massima a indici di dipendenza elevati corrispondono contesti all'interno dei quali la popolazione non attiva domina su quella attiva con conseguente ricadutain termini di occupazione, ridistribuzione del reddito e consumi.

Il valore raggiunto dall’indice per il comune di Treviglio di 57,9 indica una prevalenza della popolazione in età non lavorativa rispetto a quella lavorativa. Tale indicatore è superiore rispetto alla media della Provincia di Bergamo pari a 54,4 ed ai comuni contermini a Treviglio.

Indice di dipendenza giovanile che rappresenta il rapporto percentuale tra la popolazione di 0-14 anni e la popolazione in età attiva (15-64 anni), cioè quanti giovani dipendono dalla popolazione attiva.

L'indice comunale, che raggiunge un valore pari a 22,8 indica che a le persone che non hanno ancora l'età per entrare nel mondo del lavoro sono circa 22 ogni 100 soggetti in età lavorativa.

Questa componente dell’indice di dipendenza esprime una connotazione positiva della struttura della popolazione (popolazione più giovane) se il suo valore è più alto rispetto all’indice di dipendenza degli anziani. Tale indicatore è prossimo al valore medio della Provincia di Bergamo.

Indice di dipendenza degli anziani che rappresenta il rapporto percentuale tra la popolazione di età 65 anni e più e la popolazione in età attiva (15-64 anni), cioè quanti ultrasessantacinquenni pesano sulla popolazione attiva.

L’indice assume una valore pari a 35,2; si può notare un indice di dipendenza degli anziani enettamente maggiore dell’indice di dipendenza giovanile, evidenziando il livello di popolazione anziana. Dunque a fronte di 100 persone in età lavorativa ci sono circa 35 persone che ne sono già uscite avendo superato i 65 anni di età.

Indice di ricambio della popolazione in età lavorativa che rappresenta il rapporto percentuale tra la popolazione di 60-64 anni e la popolazione di 15-19 anni, ovvero tra le classi di età che stanno per uscire dal mercato del lavoro e quelle che vi sono entrate più recentemente; considerando due classi di età, la prima ad entrare (15/19 anni) e l'ultima ad

(26)

pag. 25 di 72 uscire (60/64 anni) dal mercato del lavoro, risulta molto variabile in quanto i giovani possono trovare occupazione non solo in funzione dei pensionamenti, ma anche per l'espansione economica. È da sottolineare che questo è un indice piuttosto instabile, soprattutto quando stimato in piccoli comuni, poiché considera solo 5 generazioni al numeratore e 5 al denominatore

.

L’indice assume un valore di 129,6, dal quale emerge una popolazione comunale più anziana rispetto alla media della Provincia di Bergamo.

(27)

pag. 26 di 72 Indice

vecchiaia

Indice Dipendenza

totale

Indice Dipendenza

giovanile

Indice Dipendenza

anziani

Ricambio Popolazione età lavorativa

Quota Popolazione

> 65 anni

Treviglio 154,4 57,9 22,8 35,2 129,6 22,3

Arcene 131,3 50,9 22 28,9 122 19,1

Brignano Gera d'Adda 112,6 51,8 24,4 27,4 122,7 18,1

Calvenzano 131,3 55,6 24 31,5 142,8 20,3

Caravaggio 145,8 57,3 23,3 34 113,5 21,6

Casirate d'Adda 124,5 49,9 22,2 27,7 126,1 18,5

Cassano d'Adda 155,6 57,1 22,3 34,7 131,1 22,1

Castel Rozzone 130,2 52,5 22,8 29,7 143,1 19,5

Fara Gera d'Adda 127,8 50,2 22 28,2 145,5 18,7

Pontirolo Nuovo 125,1 49,4 21,9 27,4 119,3 18,4

Città di Bergamo 194,9 59,7 20,3 39,5 122 24,7

Provincia di Bergamo 136,2 54,4 23 31,4 116,6 20,3

Tabella 1: indicatori di struttura della popolazione residente (fonte: Annuario Statistico Regionale – ASR, 2016)

Indice

vecchiaia

Indice Dipendenza

totale

Indice Dipendenza

giovanile

Indice Dipendenza

anziani

Ricambio Popolazione

età lavorativa

Quota Popolazione >

65 anni

Treviglio 155,9 57,9 22,6 35,3 129,1 22,3

Arcene 135,2 51,6 21,9 29,6 123,8 19,6

Brignano Gera d'Adda

115,8 52,4 24,3 28,1 117,7 18,5

Calvenzano 133,1 55,1 23,6 31,5 130,6 20,3

Caravaggio 147,4 57,6 23,3 34,3 116,2 21,8

Casirate d'Adda 131,5 50,9 22 28,9 121,3 19,2

Cassano d'Adda 158,1 57,5 22,3 35,2 127,7 22,4

Castel Rozzone 137,6 52,9 22,3 30,6 132,6 20

Fara Gera d'Adda 135 49,8 21,2 28,6 141,4 19,1

Pontirolo Nuovo 129,5 49,9 21,8 28,2 119,6 18,8

Città di Bergamo 196,4 58,9 19,9 39 124,9 24,6

Provincia di Bergamo 140,3 54,7 22,8 32 117,6 20,7

Tabella 2: indicatori di struttura della popolazione residente (fonte: Annuario Statistico Regionale – ASR, 2017)

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pag. 27 di 72 Il grafico si seguito riportato evidenzia la tendenza all’invecchiamento della popolazione di Treviglio, tipica della situazione italiana dei centri urbani, con % di popolazione di età superiore ai 65 anni in crescita, ma anche una crescita della popolazione in età inferiore ai 10 anni e delle fasce 20-29.

0-5 6-9 10-14 15-19 20-24 25-29 30-59 60-64 65 e + Totale

2012 1.733 1.358 1.016 1.270 1.381 1.476 12.709 1.645 6.177 28.765

2013 1.751 1.365 1.104 1.254 1.398 1.494 12.750 1.694 6.319 29.129

2014 1.721 1.440 1.108 1.315 1.384 1.480 12.856 1.700 6.490 29.494

2015 1.663 1.472 1.142 1.360 1.376 1.489 12.924 1.741 6.539 29.706

2016 1.673 1.481 1.134 1.356 1.396 1.501 12.823 1.757 6.622 29.743

2017 1.650 1.522 1.101 1.403 1.396 1.492 12.779 1.811 6.661 29.815

0-5 6-9 10-14 15-19 20-24 25-29 30-59 60-64 65 e + Totale

2012 6,02 4,72 3,53 4,42 4,80 5,13 44,18 5,72 21,47 100,00

2013 6,01 4,69 3,79 4,30 4,80 5,13 43,77 5,82 21,69 100,00

2014 5,84 4,88 3,76 4,46 4,69 5,02 43,59 5,76 22,00 100,00

2015 5,60 4,96 3,84 4,58 4,63 5,01 43,51 5,86 22,01 100,00

2016 5,62 4,98 3,81 4,56 4,69 5,05 43,11 5,91 22,26 100,00

2017 5,53 5,10 3,69 4,71 4,68 5,00 42,86 6,07 22,34 100,00

Tabella 3: popolazione residente per fasce d’età in valore numerico e % al 31 dicembre

Figura 4: suddivisione della popolazione della citta di Treviglio per fasce d’età al 31 dicembre

Riferimenti

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