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Nome: CARLO Età: 62 anni Nucleo familiare: sposato Professione: dirigente in pensione Località dell'abitazione: Massa Data intervista: 21 aprile 2013 e 15 maggio 2013

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Nome: CARLO Età: 62 anni

Nucleo familiare: sposato

Professione: dirigente in pensione Località dell'abitazione: Massa

Data intervista: 21 aprile 2013 e 15 maggio 2013

Carlo con non poco entusiasmo mi accoglie nell'appartamento nel quale vive con la moglie, che recentemente hanno ristrutturato, modificando la disposizione stessa delle stanze, e nuovamente arredato secondo uno stile minimal, pratico e funzionale.

Stile che si rispecchia nelle tonalità dei colori scelti per le pareti e per la totale assenza di soprammobili.

Unico oggetto di ornamento della casa una stampa in soggiorno, raffigurante New York.

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E così, anche le fotografie nello spazio domestico non trovano esposizione. Ma non solo, non è neppure possibile consultare, almeno materialmente, album fotografici.

Una totale assenza di fotografie, che desta, almeno inizialmente, una qualche perplessità, atteso il forte interesse che Carlo mi dice di avere per la fotografie e la presenza in famiglia di figli e piccoli nipoti, determinata, però, da una scelta di praticità e, ancor più importante per Carlo, dalla possibilità di averle, tutti, subito a disposizione

“... Io sono appassionato di fotografia e quindi oltre che operatore anche il gestore. Recentemente ho scannerizzato tutti i negativi e diapositive,

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archiviando in scatole le foto a suo tempo stampate, depositandole poi in cantina. Sommandole a quelle fatte con il digitale superano ormai le trentamila.

Possiedo un computer con grande schermo, sempre accessibile, che rapidamente carica ogni foto. Così ogni familiare, in qualsiasi momento, recupera anni di storia familiare.”

Una passione, quella di Carlo, che è iniziata nell'adolescenza, quando subentrò con il fratello al padre nella pratica fotografica familiare

“... le faceva mio padre, con una macchinetta portata da qualche emigrante in Svizzera, eravamo alla fine degli anni cinquanta … ricordo che era una Ferrania con una strana pellicola, un misto carta-plastica ... Poi verso i quindici, sedici anni abbiamo cominciato io e mio fratello, con altra macchina e aumentando il numero di fotografie ...”

Sono, queste, fotografie ancora materialmente nella casa materna e che, nelle occasioni di incontro, sono soliti riguardare, “è un bel momento di ricordi ...”, ma che “ho digitalizzate e così ne ho anche io una copia. Così anche i miei figli, poco interessati alla fotografia in genere, potranno agevolmente sfogliarle conservandole nel tempo”

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“… foto in diversi formati, in bianco e nero … noi fratelli piccoli, i genitori nelle occasioni di festa, poi i nonni e parenti vari … foto ufficiali del matrimonio dei miei genitori, due o tre, poi i battesimi e le comunioni … quelle scattate da noi giovincelli … le guardavamo con la mamma e i miei fratelli, qualche volta con il babbo ...”

E così Carlo, riavviato il computer dalla modalità stand by, “un computer in casa deve essere sempre acceso”, apre una vera e propria bacheca fotografica, dove le innumerevoli immagini, scattate non solo con la macchia digitale, “ne possiedo diversi modelli”, ma anche con il cellulare, sono accuratamente archiviate e organizzate sia per eventi, che per album o, per occasioni speciali, nelle presentazioni dove le fotografie scelte, attraverso temi animati, scorrono sul video accompagnate da brani musicali.

È qui, in questa bacheca virtuale, che si trova tutta la documentazione fotografica e che esibisce, con un certo orgoglio, come quella tradizionalmente conservata.

Tra gli album virtuali di Carlo è possibile spaziare, e con un semplice click, dalle fotografie ricordo di entrambe le famiglie di origine, a quelle relative a matrimoni, compleanni, battesimi, comunioni di figli, nipoti, parenti ed

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amici, alle recite dei nipoti, così come alle immagini che li ritraggono in momenti normali della giornata, e ancora alle fotografie di anniversari, di convegni, di incontri tra ex colleghi, di giornate di approfondimento culturale, di gite, di vacanze, di monumenti storico-artistici, di paesaggi naturali

E per Carlo, veramente tutto, qualsiasi soggetto, qualsiasi occasione, qualsiasi circostanza, anche la più banale, è un'opportunità da non perdere per scattare una fotografia.

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“… quando ho tempo cerco di fotografare luoghi della mia città, anche banali, perché con la brutta ed intensiva attività edilizia in corso, in pochi anni si modifica il paesaggio che ci circonda e con esso anche il ricordo di come eravamo.”

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Fotografie che, poi, si preoccupa di far pervenire elettronicamente ai diretti interessati, magari con qualche ritocco e modifica, rimuovendo gli occhi rossi e qualche imperfezione, regolando il contrasto e la luminosità, ravvivando i colori, o con l'aggiunta di effetti, convertendo il colore in bianco e nero o nelle tonalità del seppia, aggiungendo contorni e cornici, così come dice Carlo “migliorate e senza, però, mai perdere lo scatto originale”, creando per occasioni speciali anche presentazioni dove le fotografie scelte, attraverso temi, animati scorrono.

Diario di campo:

La fotocamera, il cellulare e il computer sono per Carlo compagni quotidiani e forte è il desiderio di conservazione per mantenere una memoria familiare “… appartengo ad una generazione che ha ancora legami con il passato, ma forse è l'ultima. Per questo motivo mi sento spinto a realizzare l'opera di riordino e conservazione da trasmettere, speriamo, ai posteri. I figli sono “pigri”, però se trovano tutto pronto, chissà! Perlomeno, avendo tutto digitalizzato, potranno facilmente conservarle e domani, magari i nipoti che sono molto informatizzati, potranno incuriosirsi”

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Nome: ANNA Età: 86 anni

Nucleo familiare: vedova, tre figli Professione: casalinga

Località dell'abitazione: Villafranca in Lunigiana Data intervista: 28 aprile 2013 e 25 maggio 2013

Anna abita ormai sola nell'appartamento di una palazzina costruita sul finire degli anni Quaranta, dove ha sempre vissuto con il marito e i tre figli, e dove conserva ancora oggi, nella zona notte, gli arredi di quegli anni.

La cucina, rimodernata in modo tale da renderla più funzionale, e una piccola veranda a questa collegata sono gli ambienti dove Anna trascorre le sue giornate.

Quanto al piccolo soggiorno, questo viene utilizzato normalmente nei momenti di ritrovo con i figli e nipoti, o quando ci sono ospiti da ricevere, ed è proprio qui che Anna esibisce alcune fotografie in cornici poste sul mobile o nei vari ripiani di una vetrina

“ … una decina, qualcosa in più … sono le foto dei miei figli e nipoti, sono le fotografie del loro matrimonio, della comunione dei miei nipoti, degli

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eventi familiari più significativi …”

E così, data una scorsa veloce a tutte le cornici, Anna si sofferma su una fotografia, che tiene lì sul mobile accanto a tutte le altre

“… Padre Michelangelo Bazzali con Padre Pio. È stato padre missionario in Africa, in Abissinia negli anni '30 quando aveva 25 o 26 anni. È stato prigioniero in Kenya. L'ho conosciuto per la prima volta nel '43. Al suo rientro in Italia lo hanno nominato predicatore dei Sacri Palazzi, ha

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predicato un quaresimale a Pio XII, era poi responsabile della stampa francescana. Era una persona in gamba. Era orfano di padre, suo padre è morto quando aveva due anni. La zia voleva che si facesse prete. Ci ha lasciato una tradizione familiare: un raduno di tutti i parenti nella prima domenica di agosto per parlare e ricordare di lui...esiste anche un libro della sua storia “Ritorno verso il Futuro ...”

Il resto delle fotografie, della cui conservazione Anna si è sempre occupata, una volta cresciuti mi hanno aiutato anche i figli, si trovano raccolte con cura in alcuni album fotografici e scatole, riposti gli uni negli armadi e le altre nei cassetti.

Sono fotografie che ripercorrono la storia della famiglia durante le sue tappe, che accanto a quelle scattate, anche nello studio del fotografo del paese, a testimonianza di eventi speciali da ricordare, vedono unirsi quelle a ricordo di momenti normali del vivere

“Inizialmente … erano scattate solo dai fotografi, si fotografavano solo gli eventi più importanti per ricordarli: matrimoni, battesimi, comunioni, cresime … Poi quando abbiamo avuto una nostra macchina fotografica … sono fotografie dei miei figli, delle vacanze al mare a Livorno, foto di brevi

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gite, fotografie scattate al fiume, i primi passi di mia figlia, una foto di mio figlio che insegna, foto con parenti ed amici. Dei miei figli ho anche le fotografie fatte durante tutto il percorso scolastico, quelle scattate ogni anno in classe dal fotografo ...”

“… Del mio matrimonio ho pochissime foto, quella di noi soli sposi, una con i parenti e una con i genitori di entrambi ... “

e che dagli inizi del Novecento “… ho una foto dei miei nonni, rivista e ritoccata, al nonno hanno dipinto una cravatta mai avuta .. una foto dello zio, fratello di mio babbo, morto in guerra sul Monte Nero. Sono foto dei

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primi anni del Novecento... quella dei nonni non ricordo precisamente la data, ma quella dello zio Felice è del 1915 ...” coprono un intervallo temporale che arriva ai giorni nostri, atteso che “... ora le fotografie me le fanno avere i miei figli e sono le fotografie dei miei nipoti …”

Le fotografie ad Anna sono sempre piaciute, fin da bambina, e non solo dalle parole, ciò si rende evidente quando, con un certo compiacimento rispetto alle altre, mostra le sue prime foto

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“Si, quella della prima comunione … è la prima foto, ho insistito tanto con la mamma per farla, è del 1934 … è la mia seconda foto, fatta subito dopo la guerra nel 1946, avevo così voglia di farmi una foto che ho fatto 20 km a piedi per arrivare dal fotografo a Pontremoli …”

e quella piccola fotografia, che dopo tanto cercare, “eppure era qui, proprio qui”, finalmente riesce a trovare

“… del periodo dello sfollamento durante la guerra, fatta in un prato vicino al rifugio antiaereo, fatta da Lornia, Pierino, il fratello del professore, con una macchinetta, eravamo un gruppetto di ragazze, io, la Felicina, la Carolina, la Norma, l'Orietta, tutte strette, vicine ...”

E al piacere per le fotografie, così come riferito, non si può non notare il piacere che Anna prova nel riguardarle

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allora ... si guardano ... si parla di ricordi, per ricordare e mantenere vivo il ricordo. Le ho guardate e continuo a guardarle con i miei figli, con i parenti quando ci si ritrova e anche con i nipoti ….“

Diario di campo:

Anna ricorda ancora con estrema precisione i nomi delle persone fotografate, gli eventuali legami di parentela, il dove la fotografia è stata scattata e la ricorrenza che ha portato allo scatto, ma ancor più l'esatta collocazione delle fotografie nei vari raccoglitori.

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Nome: INES Età: 60 anni

Nucleo familiare: sposata con due figlie Professione: casalinga

Località dell'abitazione: Aulla

Data intervista: 30 aprile 2013 e 03 giugno 2013

Ines vive con il marito in centro paese, in una mansarda nella quale si sono trasferiti nel 1975 pochi mesi dopo il matrimonio, ricavata nel sottotetto del condominio, al tempo familiare, e della quale conservano ancora la documentazione di progettazione e ristrutturazione.

Con loro vivono ancora le due figlie, ormai prossime alla quarantina, in attesa di portare a termine l'arredamento della casa ereditata dalla nonna materna e lì, quindi, potersi trasferirsi.

Appena entrati si è subito accolti da un ampia sala, che domina lo spazio domestico, piacevolmente illuminata dalla vetrata del tinello e del cucinotto. Sono questi ambienti tra loro comunicanti e aperti, nei quali si svolge da sempre la vita della famiglia.

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L'arredamento principale della casa, semplice e adeguato alla struttura architettonica dell'appartamento, risale per gran parte alla metà degli anni settanta, pur presentando una nota di particolarità per quegli anni, mentre alcuni singoli pezzi sono stati via via acquistati da Ines in modo tale “da dare un tocco personale alla casa”.

E come per questi, così Ines si è occupata anche della scelta e dell'acquisto degli oggetti ornamentali, dai soprammobili, esclusi “quei pochi regalati dagli amici in occasione del matrimonio e di compleanni”, ai quadri, ai tappeti, alle lampade, non poche, che tanto le piacciono “per l'intimità e il calore che sanno creare, mi rilassano, non mi piace la luce troppo forte che mi dà un senso di freddezza”.

Ad esclusione delle suppellettili, però, nessuna fotografia viene esposta nella zona giorno della casa

“...non sono un amante delle esposizioni; ho solo tre quadretti appesi al muro in camera mia, sono fotografie delle mie figlie... Ne hanno molte di più le mie figlie in cameretta”

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pareti con fotografie, in parte contenute in semplici cornici, altre esposte liberamente e nelle cornici stesse fermate, facendo addirittura di un quadro una bacheca.

Sono foto dalla stessa scelte, così mi riferisce la madre, e aggiunte periodicamente, che raffigurano non solo lei, principalmente bambina, ma anche familiari in diversi momenti.

Inoltre, “... conserva anche i biglietti di tutti gli spettacoli o i concerti che va a vedere e quelli dello stadio...l'altra, invece, per un certo periodo ha avuto, si, una sorta di diario dove annotava tutto”.

Dunque, eccezion fatta per questa esposizione nelle parte meno frequentata e per così dire riservata della casa, tutte le fotografie sono, invece, conservate in album fotografici e raccoglitori vari, contenuti questi ultimi insieme ad alcune foto sparse in una capiente scatola di latta, il tutto riposto in un ripiano della libreria.

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mia sorella...ho tante fotografie anche dei miei nipoti, sono cresciuti con le mie figlie... Spesso le ho riguardate insieme alle mie figlie ricordando gioiosamente quei momenti ...”

Le fotografie degli album ricostruiscono la storia della nascita della nuova famiglia di Ines nei suoi primissimi anni, e così all'album del matrimonio si affiancano altri tre album contenenti le foto dei primi anni di vita delle due figlie: il battesimo, i primi compleanni, i primi passi e semplici istanti fermati di vita quotidiana.

E di questi, tra l'altro, uno è un vero e proprio diario del primo anno di vita della figlia maggiore

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“... per la seconda non sono riuscita a farlo, avrei voluto ma non sono riuscita, perché c'è stato l'incidente di mia mamma, con l'ospedale ... è stata un po' trascurata per alcuni aspetti, avrei voluto fare le cose uguali per entrambe ma ...”

“... sono album che ho fatto io, così come le fotografie, anche se per quelle dei compleanni veniva il fotografo e anche per quelle un po' più particolari … abbiamo fatto anche i filmini ma è cambiata la tecnologia e così rimangono lì chiusi nella loro custodia … mi piacerebbe rivederli.“

Le istantanee dei raccoglitori, dove le sistemavano “subito dopo la stampa, tutti assieme, seduti attorno al tavolo”, ritraggono, soprattutto le figlie, negli anni a seguire, sì nelle ricorrenze tradizionali quali la comunione, il primo

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giorno di scuola o la cresima, ma anche durante i saggi di fine anno, di danza per l'una e di musica per l'altra, durante il Natale dai nonni materni mentre scartano i regali, con amichetti ai giochi e, comunque, principalmente in momenti normali della vita di tutti i giorni

“... Mi piaceva fotografarle nella spontaneità della loro infanzia, fermare un dato momento di spensieratezza, di espressioni ...”

Molte, poi, sono le fotografie che raffigurano la famiglia ogni anno in vacanza, al mare o in montagna, in gite in Italia o all'estero.

Fotografie, dunque, che seguono le varie tappe di crescita della famiglia e delle figlie, ma che si riducono numericamente, però, negli anni successivi all'adolescenza delle stesse, quando la pratica fotografica della famiglia

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sensibilmente diminuisce, ma come Ines precisa

“abbiamo continuato a fare fotografie ma non come prima ... si, foto ricordo in occasione di matrimoni o battesimi di parenti o in altre occasioni particolari … alcune poi ci venivano date ... negli ultimi anni si occupano loro di fare le foto, la seconda figlia principalmente … sono conservate dalle mie figlie nel computer ...”

Quanto, poi, alle fotografie digitali e conservate nel computer, afferma

“preferisco le fotografie stampate, si riguardano più facilmente e in compagnia … mi piace molto quando mi vengono fatte vedere con il sottofondo musicale, ma mi manca il contatto materiale con la foto e il loro scorrere sullo schermo, così veloce, non mi dà la possibilità di soffermarmi a pensare”

Nello sfogliare le immagini non posso non notare come alcune risultino tagliate e, chiedendone incuriosita la motivazione, Ines semplicemente mi risponde

“Quando una fotografia non mi piace e ritrae solo me la strappo direttamente, se ci sono altri la ritaglio eliminando la parte meno bella. L'ho sempre fatto anche da piccola ... È vero che sono tutti ricordi, ma preferisco conservare le fotografie più belle”

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Tra i vari raccoglitori, mano a mano tolti dalla scatola, troviamo, poi, così libere, tre fotografie che raffigurano Ines bambina.

“sono io, mia zia Adele, Nino e suo babbo e io che mi pettino tanto per … guarda che faccia che ho, guarda che bel vestitino a quadri fatto con i sacchi della pasta del fondo di mia nonna … mia nonna vendeva nei sacchi il riso, la pasta, erano a quadri così bianchi e rossi, mia mamma ci faceva i

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vestiti … qui c'è il pizzetto vedi, li lavava e poi ci faceva le cose … qui assomiglio alla Anna però … io mi adattavo a stare con tutti … ero dispettosa, mi hanno tenuto cinque o sei giorni e poi mi hanno rispedito a casa ...”

“questa è bella, è la Fedra e Domenico – non due semplici vicini di casa, mi dice, - due membri della grande famiglia del Borgo Mancino, le famiglie si volevano tutte bene ed erano pronte ad aiutarsi l'un l'altra - è il bar di Domenico ai giardini, dove ora c'è il ristorante, fuori c'era tutta la pineta che ballavano, bellissima ... bella questa foto … hai visto le bottiglie e le caramelle … la macchina napoletana … il bar era di sua mamma e suo fratello, la Olga, vabbè ci dava una mano … era stupendo sto bar, se lo avessero mantenuto, poi c'è andata la pizzeria … io ero piccolina, andavo ai giardini, me lo ricordo vagamente, mi ricordo tutto il davanti, fuori c'erano i tavolini, era bello dava sulla pineta libera senza recinto … era più bella una volta Aulla di adesso ”

Quando, invece, le chiedo di eventuali fotografie ricordo della sua famiglia d'origine, così mi racconta

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sono state prese, di comune accordo, da mia sorella … Sono fotografie di mia mamma, quando era bimba in vacanze dagli zii a Genova, con i cugini. Ci sono foto di sue recite a scuola. Alcune fotografie della sua mamma che custodiva gelosamente perché rimasta orfana a cinque anni; foto dei parenti e con i vari parenti che l'hanno allevata e poche fotografie del babbo, non molto presente nella sua vita ...

Del matrimonio dei miei genitori non abbiamo alcuna foto perché mio papà in un momento particolare le ha stracciate … le foto di mia nonna Ines sono dei primi del Novecento, quelle della mamma iniziano credo dopo il 1935 … Le guardavamo insieme alla mamma, le piaceva raccontarci le storie … renderci partecipi della vita vissuta in quei momenti. Lo ha fatto non solo con noi figlie, ma anche con tutti i nipoti.”

Diario di campo:

Dalle fotografie osservate trapela un senso di serenità, che si percepisce anche nello stesso ambiente domestico, così come l'idea di un forte legame tra le figlie che, in effetti, Ines conferma “c'è poca differenza d'età, diciotto mesi, sono cresciute insieme, sempre insieme e la maggiore è sempre stata protettiva nei confronti della sorella, le dico sempre che sua sorella ha due mamme …”

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Nome : LIDA e RENATO Età: 94 e 96 anni

Nucleo familiare: sposati con due figli Professione: lei casalinga, lui pensionato Località dell'abitazione: Aulla

Data intervista: 03 giugno 2013

Lida e Renato mi attendono nella veranda desiderosi e contenti di poter raccontare e ricordare la loro storia attraverso le molte fotografie possedute. Vivono in una casa che, distrutta dagli ultimi bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è stata ricostruita e oggi, unica eccezione per la cucina, mantiene un arredo degli anni sessanta - settanta.

Renato - “... Pensa che questa casa, adesso non così, la casa, la vigilia, pensa la vigilia che mi ha distrutto questa casa, il giorno della liberazione, due sere prima c'era ancora la casa, c'era ancora, la vigilia. Portai la mia mamma in bicicletta da dove ero sfollato a farla vedere; il giorno dopo, la notte i bombardamenti me l'hanno distrutta tutta e poi l'abbiamo rifatta ...”

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Non molti sono gli oggetti esibiti nell'abitazione, così come non sono esposte fotografie, eccetto cinque cornici, quasi nascoste, poste su un mobiletto, e tre fotografie della famiglia di Lida inserite, e per una ragione ben precisa, nella cornice dello specchio della camera da letto.

Lida - “...Guarda dove li ho messi Enrica, così alla sera prima di dormire posso tutti salutarli...Si, tutti insieme, questa era bella farla ingrandire, guarda, la prima è la Ines, poi c'è la Rosetta, c'è l'Amina, la foto ce l'ha presa mio fratello Nilo, non c'è lui qua...Mia mamma, mio babbo, Giuseppino, io e poi c'è una ragazza che è la Emma...E' Alfredo.”

Ric. - “Tutti i fratelli, la famiglia Pedrini?”

Lida - “Mancava Nilo che ci ha preso la fotografia.”

Eccezion fatta per queste immagini, le fotografie sono conservate con estrema precisione, in ordine cronologico, in album fotografici, che custodiscono all'interno di un armadio e che poco hanno consultato, sebbene entrambi sottolineino “che bei ricordi...Ricordi troppo belli.”

Si tratta per la quasi totalità di fotografie di famiglia, scattate dal fotografo, dal fratello di Lida e da amici, “mai in questa casa abbiamo avuto una

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macchina fotografica”, che ritraggono i componenti non soltanto durante quelle occasioni speciali delle quali si vuole preservare il ricordo, quali compleanni, comunioni, matrimoni, ma anche durante gli attimi di vita quotidiana, e che coprono un arco temporale che dagli anni '20 del secolo scorso arriva ai giorni nostri nonostante, come tiene a precisare Renato, “adesso fanno le fotografie tic tic tac te ne lasciano una. Eppure, andiamo alle feste facciamo le fotografie, tutti le fanno poi...”

Fotografie che, tra l'altro e non solo, testimoniano e denotano un certo tenore di vita della famiglia, così come traspare dalle immagini dei compleanni dei figli - Renato:“abbiamo sempre festeggiato” - delle vacanze al mare e alle terme, delle gite organizzate in Italia e all'estero, dei giochi dei figli, e dai capi di abbigliamento indossati.

Renato - “... Stavo bene. Eravamo una famiglia agiata...” Lida - “La bicicletta, tutto c'avevano...”

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“Erano i primi passeggini che venivano fuori. Allora stai a sentire: la Rita in braccio a mio babbo, Mario spingeva sto passeggino: tutti i sassi che

trovava per la strada li metteva dentro ... Per lui era un giocattolo, ma era un passeggino vero. Noi altri non gli abbiamo fatto mancare niente, gli abbiamo preso il passeggino, invece camminava a piedi.”

Non mancano, poi, numerose immagini dei parenti, tutti, dalle generazioni più prossime a quelle meno vicine, catturati dalla macchina fotografica nelle più diverse circostanze e tra le varie fotografie non posso non notare quella della tomba di un bambino, che scopro dal racconto di Lida essere il nipote, figlio di una delle sorelle trasferitasi con la famiglia, all'indomani della Guerra, in Albania.

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“È Enrico, quello che è morto in Albania, guarda che meraviglia. Ien morti cinquanta ragazzi … Il rammarico della Rosetta è d'averlo lasciato laggiù … La tomba l'avevano fatta, l'unica la loro ...”

Nello sfogliare gli album, nel ricordare e commentare le immagini, l'attenzione di Renato si sofferma su alcune sue fotografie che lo ritraggono nei panni del calciatore e con orgoglio si racconta

“Questo è il sottoscritto, sono questo, si, si questo questo. Era lo Spezia, quando giocavo nello Spezia Football Club.

...Giocavo nello Spezia nella B. Io ero riserva quel giorno lì...Nello Spezia io giocai nel '38...

E stavo bene eh....ero veloce...dovevo andare con il Pontedera io, siamo andati a giocare a Pontedera, abbiamo vinto 1 – 0, ho fatto una partita, dovevo andare a trattare con, nel 39 la guerra, mi hanno chiamato, è finita la mia carriera...

Allora giocavo bene. Giocavo ala destra, veloce, camminavo...”

Lida mostra, invece, con una certa soddisfazione la foto che la ritrae gioiosa con alcune amiche ad una festa del paese

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Lida - “... La festa dell'uva. Allora mio babbo non voleva perché roba di fascisti era. Mi avevano imprestato il vestito e, di nascosto eh, abbiamo fatto il banco dove c'è Pasquino, lì davanti c'era un banco con l'uva, vendevamo l'uva. Lì sono io, poi c'è l'Italia, poi c'è la Lida Antoniotti, c'è la Bruna Navalesi. Adesso dico a mio marito quelle che erano insieme a me.”

Renato - “Te, l'Italia, questa l'è la Vivarelli; te sen te, la Vivarelli, la Gina, la Maria Navalesi, la mora, l'Italia e la Alida ...”

Lida - “Len morta tutta, me son lì da campione ...”

Renato - “Erano tutte le più belle ragazze dla Aulla all'ora, sei, l'eran quelle lì e basta.”

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Lida - “C'è Bucchioni e Renato Navalesi io sono quella con il fiocco. Piango perché avevo paura del fotografo. Guarda: in prima fila, io sono la prima con il fiocco, questa non questa qui. C'ho la bocca aperta che piango? Ric - “Si.”

Lida - “Ero scema, avevo paura, la fotografia una volta andavano sotto a un telone nero...”

per arrivare a narrare, simpaticamente, la circostanza che l'ha resa non protagonista di una fotografia scattata per inviare alla zia, sorella del babbo, in America

“Aveva una sorella mio babbo, erano tutti maschi, no c'era anche la nonna della Mina, la sorella di mi babbo e l'Amelia. Lei mandava tanta di quella roba che io ero vestita bene anche da ragazza perché era dall'America che la mandava. Mi mandava vestiti, poi li aggiustavo magari; c'era una camicetta bianca di lino, con una gonnellina nera, lui quando mi ha conosciuta ero vestita così...

Non è più tornata perché anche loro non erano in acque forti.

Loro si scrivevano, mi babbo faceva di quelle pagine “Cara sorella”, lei, all'ora non c'era il telefono, allora le la rispondev, ecco sono sempre stati in contatto in quella maniera...

Lei voleva le fotografie dei figli, mi babbo, povr'omo, me avevo una paura tremenda, si mettevano sotto, ma ero scema, sotto al telone, ma urlevo come una bestia, j'an mandà i figli fora che me. Eravamo in sei, ne hanno mandato cinque, perché me sono scappata, jn man chiappa...

...Mia zia non mi ha mai conosciuto, ma mi ha mandà la prima bambola, alta così, ce l'avevo io.”

Osservate le fotografie mi accorgo, però, dell'assoluta assenza di immagini che li ritraggono nel giorno del loro matrimonio.

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Una mancanza inspiegabile all'apparenza, possedendo, infatti, fotografie del matrimonio dei figli e anche di tutti i nipoti, ma di loro neppure una.

Incuriosita ne chiedo il perché ed entrambi, alternandosi nel racconto, mi narrano la storia del loro matrimonio, non perdendo certo l'occasione per rendermi partecipe dei giorni seguenti e dei momenti non troppo piacevoli vissuti.

Lida - “Non c'erano neanche i fotografi quando abbiamo sposato noi. Abbiamo sposato a Vecchietto alle cinque della mattina. Don Guidoni ci ha sposati. In tempo di guerra, come facevamo ad averle. Ci ha sposati con le scarpe tutte rattoppate e vestì con quello che avevo addosso sotto al bombardamento. Abbiamo passato non questo ponte, l'altro ponte venire da lassù in cimo … quando a san in fondo a Valenza, a gher tutto bosco, ecco che là la gh'è un della Mai Morti, tedesco, vestì azzurro, noi altri avevamo un mastrello in mano e na bagnola ... ha levato il fucile, ha levato la sicura, ha fatto tra tra, sai, e allora dico a Giuseppino, che mi accompagnava, Giuseppino diciamoci addio ... Noi altri zitti abbiamo iniziato la salita pianin, che la salita è così ad andare, che poi vai giù vai a Olivola, noi piano questa salita con sta roba in man ... quando siamo arrivati lì che non ha sparato, allora c'è la discesa che andava giù a Bigliolo, il mastello l'abbiamo buttato via, noi altri che seren mezzi morti, abbiamo fatto tutto a rudoloni la discesa per arrivare giù.”

“ ...di mattino alle cinque Don Renato e Reggiani con Primo ci hanno fatto da testimoni e allora la Amina aveva sotterrata una latta di marmellata, loro hanno mandato una bottiglia di vermut e allora la Amina ha fatto la torta di marmellata, allora c'era Reggiani, loro e abbiamo festeggiato ma avevamo furia di scappare perché alla notte girava pippo, si chiamava pippo, lanciava le bombe e dove andavano andavano.”

“Questo è il mio viaggio di nozze, se uno vuol fare un libro ce ne è da raccontare.”

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Renato - “La vigilia del matrimonio sono andato a portare il mangiare su da loro, la vigilia, poi ho dormito lì, dormito vicino a me c'era Primo, abbiamo fatto pensa alle 6 il rinfresco che c'era il povero Fabietti, il povero Reggiani e siamo partiti alle 6 pensa, che poi dovevo fare tutto il tragitto a piedi, da Vecchietto andare alla Cavana ce n'era eh, che mi aspettavano per mangiare ...”

Renato - “… hanno avuto dei giorni brutti è, il rastrellamento era pericoloso, abbiamo passato dei momenti di terrore ragazzi … dove abitavo io al Colletto c'erano il comando della gendarmeria tedesca, erano sempre a casa nostra via. Anche i partigiani venivano … Ho avuto un rastrellamento quando andai alla Cavana … È meglio non ricordare...”

“…noi eravamo alla Cavana, sfollati con la Lida, non ti racconto quei mesi che abbiamo passato lì, eravamo in un fienile, cucina e dormire, avevamo sistemato un po', sai i topi? Il mangiare c'era una cassetta e sopra poi c'era il fornello si faceva lì. E nella cassetta avevo un prosciutto, avevo salvato un prosciutto no, e lo avevo salvato mettendolo sotto in questa cassetta...”

“A raccontarla sembra una favola, eppure. Abbiamo la fortuna ancora di raccontarla, sai ci abbiamo 96 anni.”

Diario di campo:

Colpisce il fatto che i parenti immortalati nelle fotografie appartengano solo alla famiglia di Lida, a testimonianza di un legame particolare e assai forte tra tutti i membri di questa famiglia.

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Piacevole il poter ascoltare i due protagonisti, felici dell'occasione offerta e al termine del loro racconto, ebbene si, anche emozionati.

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Nome : GRAZIELLA Età: 62 anni

Nucleo familiare: sposata con due figlie Professione: casalinga

Località dell'abitazione: Aulla Data intervista: 08 luglio 2013

Graziella mi riceve nell'ampio soggiorno dell'appartamento nel quale abita, orami con il solo marito, dalla fine degli anni '70, ben disponibile a recuperare e guardare assieme buona parte dei molti album fotografici accuratamente riposti in un armadio posto nella stanza d'entrata.

Nonostante la moltitudine delle fotografie possedute, sono esposti alla vista di tutti, in soggiorno, solo tre portaritratti, alcune cornici di piccole dimensioni sono riposte su una mensola della camera delle figlie e una sola cornice, di quella che considera la fotografia che meglio la ritrae e che mi porta a far vedere, è posta, invece, sul suo comodino.

Non mancano, però, tra la classica oggettistica souvenir di viaggio, appesi anche alle pareti, trofei sportivi del marito esposti su una mensola, ma, soprattutto, statuine a forma di gatto per le quali nutre una vera e propria

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passione.

“... lì c'è tutta una serie di gattini. Ma adesso li prendo un po' strani, non li voglio normali. Se sono un po' strani li prendo altrimenti no. Ce ne sono colorati, una con le ali. Questo l'ho preso in Austria, sono tre pezzi di legno. Quando girano me li portano, dalla Colombia, dall'Olanda, dal Portogallo. Ormai lo sanno che mi piacciono.”

Portati alcuni album in soggiorno, album di tutti i formati e dimensioni, contenenti fotografie, come Graziella stessa mi riferisce, di tutti i generi, mi mostra subito alcune fotografie scattate l'anno passato in occasione del centesimo compleanno della mamma e, ricordando della bella giornata trascorsa come di una bella riunione di famiglia, si sofferma, soprattutto, su quella fotografia che ritrae l'ampio gruppo familiare, descrivendone i vari soggetti e i rispettivi legami di parentela

“... figli, nuore, nipoti e pronipoti, in questa ci siamo tutti”

Sfogliati con una relativa velocità alcuni album di vacanze della famiglia, pur soffermandoci il più delle volte sulle immagini della montagna delle quali, scoperta la comune passione, mi illustra passeggiate, nomi dei laghi, dei rifugi, dei passi dolomitici e mi suggerisce possibili gite, Graziella

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prende, e con una certa soddisfazione, gli album “vecchi”, ricordo della sua famiglia, che con grande cura ha risistemato e ricostruito.

“Quelle vecchie mi piacciono, sono bellissime … Non presentano indicazione di anno, ma probabilmente sono del primo '900 perché non c'è mia mamma ... le aveva mia mamma. Le ho prese tutte io prima che ... Sono proprio vecchie, mi dispiaceva perderle in giro e allora le ho raccolte tutte...”

Sono queste le fotografie più datate che possiede, scattate da fotografi di professione, per la maggior parte in studi fotografici, e che rispettano i criteri di rappresentazione dell'epoca.

Guardandole a una a una, non solo mi indica i legami di parentela, ma non manca di raccontarmi la storia dei soggetti rappresentati e così mi parla del cugino “che ho a San Francisco, si è sposato con una cubana, figlio della sorella di mio babbo. L'ho visto da piccolo, poi basta non l'ho più visto, non ho più notizie” oppure della “cugina che ho conosciuto proprio poco poco”; della sorella della mamma -“erano in quattro: tre sorelle e un fratello” - l'Elvira, “è quella che è rimasta zitella, una sorella, c'aveva solo uno che gli andava dietro”, e di quello che era solita ripetere “Signore se hai solo questo da mandarmi, faccio senza”; della zia che lavorava alla Montecatini “questa è mia zia alla Montecatini quando davano il premio e questa sono io, mi portava dietro sempre” e dei cugini che la mamma “ … ricordava adesso quando era fuori di testa, voleva ritornare a casa sua, a Molisana“

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E, poi, estremamente orgogliosa delle sue foto “vecchie, vecchie, vecchie”, così come le definisce, ci tiene a precisare di averle anche imprestate alla nipote

“le ha portate a Milano, le faceva vedere ai bambini in classe, si vede che hanno fatto qualche tema, qualche cosa, poi me le ha riportate”

Non mancano certo album con le fotografie sue e dei fratelli, da piccoli e via via sempre più grandi, ritratti dal fotografo nei classici momenti significativi della vita, così come quelle fotografie scattate successivamente con le amiche “le scattavamo noi, avevamo la macchina fotografica di quelle da poco.”

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E l'attenzione di Graziella, allora, si sofferma sulle fotografie della scuola elementari per indicarmi “la mia amica che vorrei ritrovare, ha provato a guardare su facebook mia nipote...” e, allo stesso tempo, per mostrarmi il volto di una bambina che mi dice, poi, essere mia zia “eravamo a scuola assieme sai”

E così, procedendo progressivamente nello scorrere delle pagine con Graziella sempre pronta a riportarsi con la mente ai momenti trascorsi, posso notare come le fotografie conservate permettano di ripercorrere tutta la sua storia familiare e non solo.

E infatti, al di là delle fotografie scattate durante gli anni del suo fidanzamento, degli album dedicati alle figlie, che ripercorrono le varie tappe della loro crescita, e alla nipote, custodisce fotografie del matrimonio dei fratelli e dei loro figli, così come di quelli di tutti i parenti, più o meno prossimi, del marito, fotografie con i parenti di canoniche ricorrenze e meno convenzionali, di gite, vacanze, scampagnate, o più rappresentative di attimi di vita quotidiana

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“... è il figlio della Paola con la nonna che impastano a mano, qua impastano tutti e due ...”

Continuando a recuperare gli album dall'armadio, ne ha davvero tantissimi e glielo faccio notare,

“siamo entrambi appassionati di foto, sia io che mio marito. Mi piacciono le foto, ne faccio sempre tante .... anche quei tre cassetti là sono pieni ...”

mi trovo a scorrere raccoglitore con le fotografie sia del suo matrimonio, dove ha preservato tra le pagine, un biglietto d'invito, davvero originale, ideato da un amico per l'addio al celibato del marito, e sorridendo me lo mostra subito

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che dello stesso viaggio di nozze del quale mi racconta

“...Siamo andati in Liguria, poi è venuta la neve; siamo arrivati fino a Genova e poi non abbiamo più potuto proseguire, in Cinquecento. Siamo dovuti tornare a casa. Senza catene, era venuta una cosa eccezionale a Genova, dopo Genova, volevo andare a Sanremo, non ci sono mai più andata ...

Era già un bel viaggio di nozze per allora, si abbiamo fatto Santa Margherita, Portofino, Rapallo, Genova e poi...”

non tralasciando di ricordare l'aneddoto del vero e proprio viaggio

“ma sai che il viaggio di nozze lo abbiamo fatto in cima al treno con la macchina, per fare il Passo del Bracco, ci hanno messo con la Cinquecento in cima al treno e noi seduti sulla macchina … Per andare di là a Rapallo dovevi fare il Bracco, di autostrade non ce n'era”

Le chiedo, però, se non esista un album “ufficiale” del matrimonio e Graziella, andandolo subito a prendere, precisa

“non è che l'ho riaperto più tanto questo, non è che mi piaccia tanto. Poi non ho il vestito bianco, non me lo hanno fatto fare, perché ero incinta e il vestito bianco non si doveva fare. A me è rimasto qua … io avevo 19 anni e mio marito 23 … Il vestito lo aveva fatto una sarta, non lo avevo comprato confezionato”

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Concludiamo l'incontro, e di fotografie da guardare ce ne sarebbero ancora molte, con gli album di quelle immagini che forse considera meno interessanti da guardare e relative a tutta la carriera calcistica del marito, ma che precisa di aver, comunque, sistemato lei.

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“Le ho sistemate io, le aveva tutte a ramengo e ma poi ha tutti i pezzettini di giornale, sai de La Nazione, ritagliati, sono dentro una busta. Queste le ho tutte attaccate quando ho preso la broncopolmonite ... quando mi sono ammalata gli ho attaccato le foto”

“... nel '67 ha giocato nella Carrarese in serie C, studiava ... - Non ha fatto carriera? - Ha bisticciato con l'arbitro, altrimenti andava col Cagliari, quando c'era Gigi Riva. Era stato provocato e ha bisticciato con questo arbitro, non so che casino aveva fatto e quindi...”

Ci sono, anche, raccolte le fotografie della squadra del paese nella quale ha militato per più anni in periodi diversi e dalle quali Graziella cerca di indicarmi, tra un suo ricordo e l'altro, quei compagni di squadra che anche io posso conoscere; tanti li riconosco, ma uno, a dire il vero, lo conosco benissimo è mio papà che scopro esserne stato compagno non solo di squadra, ma anche del reparto difensivo.

“Sono tantissime, infatti gliele avevano chieste anche l'Aullese quando hanno fatto una mostra mi sembra là in Comune ... ce n'era che non ce le avevano loro. Poi me le hanno ridate.”

E alla fine c'è ancora il tempo per scambiare qualche parola con il marito che, tornato a casa, approfitta degli album a portata di mano per riguardare qualche fotografia che non ha più guardato da qualche anno o, come dice lui, almeno le più vecchie, da qualche decennio.

In silenzio sfoglia le pagine degli album fino a quando non esclama, attirando la nostra attenzione,

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“Questa è quando mi sono innamorato delle Dolomiti - Pensavo della prima fidanzatina - '58, mi ricordo, è quando è nato quel disgraziato di mio fratello che mia mamma era a Comano con lui, e io e mio padre via, siamo andati si con il prof. Lornia alle Dolomiti, Santa Cristina … Io da quella volta lì me ne sono innamorato, avevo 12 anni. Siamo andati al rifugio sopra Santa Cristina, 6 km, siamo arrivati proprio ai piedi delle Dolomiti, io quando ho visto quelle montagne, ai piedi tutto verde eccetera, mi sono bloccato così, a guardarle, perché per me era una novità, non ci credevo fossero così belle ... '58 da quando ho imparato a amare le Dolomiti.”

Diario di campo:

La quantità della documentazione fotografica continua ad essere notevole nonostante il venir meno di quelle occasioni di vita familiare che ne favoriscono la pratica; ogni situazione, invece, continua a essere occasione di scatto.

E non solo, a differenza di molti, nonostante utilizzino una macchina digitale, continuano a sviluppare le fotografie scattate che Graziella, meticolosamente, sistema negli album, con la speranza che un giorno le figlie, come la stessa mi riferisce, non buttino via tutto.

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Nome: RENATA Età: 42 anni

Nucleo familiare: sposata con una figlia Professione: commerciante

Località dell'abitazione: Aulla Data intervista: 03 agosto 2013

Dopo aver vissuto per diciassette anni nel paese di origine del marito in provincia di Fivizzano, Renata e la famiglia abitano ora in un appartamento di recente costruzione nel quale si sono trasferiti un anno fa, il cui arredamento, nelle linee essenziali e moderne, così come nella tonalità dei colori, ripercorre tutti gli ambienti domestici.

All'essenzialità dell'arredamento corrisponde una sobrietà degli oggetti esposti determinata, come Renata riferisce, sì dal recente trasloco, ma e soprattutto dal nuovo stile di arredamento.

“Tutto l'arredamento l'abbiamo lasciato su. Anche i quadri, mi è dispiaciuto molto, mi piacevano tanto, ma qui non ci incastrano nulla.”

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Al di là di piccoli soprammobili facilmente adattabili al nuovo stile, non ha mancato, però, di portare con sé dalla prima abitazione ed esporre in entrambi i bagni su un'apposita mensola la collezione di bottigliette di profumo, iniziata, come tiene a precisare, tanti anni fa, ma purtroppo oggi interrotta

“...non si trovano più. Un po' di tempo fa si trovavano come omaggio nelle riviste e me li dava anche la Leda e anche i campioncini avevano bottigliette particolari che oggi non hanno più...”

e così la figlia che nella sua cameretta continua ad esporre, come nella precedente, tutta la serie dei piccoli animaletti Thun e tutti quei peluche che le sono stati regalati da piccola.

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E parlando di collezioni familiari, Renata racconta di come il marito, invece, collezioni penne pubblicitarie, possibilmente nuove, che accuratamente sistema dividendole per colore “...ne dovrebbe avere ormai più di mille...” Dopo avermi mostrato l'abitazione e nonostante lo spazioso soggiorno illuminato da un'ampia porta-finestra, Renata decide di svolgere l'intervista in cucina dove, tra l'altro, sul tavolo già aveva preparato alcuni album fotografici, ma non prima di avermi offerto un caffè della cui preparazione, però, si occupa il marito, presente in casa, ma non partecipe dell'intervista, pur mostrando una certa curiosità e nonostante una certa iniziale insistenza della moglie.

“ ...pensavo di non averne così tanti perché li ho messi nel mobile in alto e poi con il trasloco alcuni sono rimasti nella vecchia casa, in soffitta, come quello del matrimonio...poi ce n'è tante ancora nelle buste. Se non ci si mette mio marito, bisognerebbe un attimo mettersi lì e raccoglierle perché...Qui erano ancora quelle fatte con i rullini...Prima le stampavo, sai che ora ne ho tante nella macchina fotografica non le ho mica stampate...” e poi “...l''Ary me le mette sul computer e rimangono lì. Il problema è quello, invece a me piacciono più stampate comunque, perché sul computer non lo so poi è

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difficile che vai a rivederle...” anche se ammette “io non c'ho mai tempo, chi le riguarda.”

Le fotografie qui raccolte ripercorrono la storia della famiglia a partire dal 1995, anno del matrimonio, e Arianna, la figlia ormai adolescente, ne è la protagonista indiscussa; sue, tra l'altro, le uniche fotografie racchiuse nelle due cornici in ceramica bianca esposte in soggiorno – “no, di più non ne esporrei” - così come quelle dei tre quadretti appesi alla parete del corridoio che porta alle zona notte della casa.

Fotografie, poi, tra le quali Arianna sceglie personalmente quelle con le quali ornare una parete della sua stanza, che la raffigurano in momenti diversi della sua infanzia e che ciclicamente cambia.

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Dell'evento simbolo della nascita della nuova famiglia Renata conserva il ricordo solo attraverso fotografie non ufficiali,

“...nonostante il vestito non era come lo volevo, ma insomma, non stavo male. Quando è arrivato con tutte le perline. Quando me l'avevano fatto vedere ho detto questo non è il mio vestito, mi era preso un infarto. Hanno sbagliato tutto, né il colore, non hanno indovinato né il colore e neanche il pizzo che avevo scelto per qua. Li ho sempre odiati i vestiti con tutti...voglio dire come farmi un dispetto alla grande. L'avevo fatto a Sarzana, io ero innamorata di quel negozio lì perché quando passavo c'erano sempre bei vestiti e invece ... era il 25 giugno, c'era la neve al Cerreto roba da matti...eravamo giovani tutti e due...”

rammentando nuovamente come l'album vero e proprio sia stato lasciato nella vecchia casa; un album, del resto, sfogliato

“...non tantissime volte perché non mi piace, perché non è l'album che avrei voluto. Mi piacciono le foto un po' diverse, particolari, invece è il classico album osceno che non mi piace...”

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successione cronologica ben precisa, sono scatti che ripercorrono i momenti, e non solo quelli più significativi e consuetudinari, della crescita della figlia, “le foto sono tutte dell'Arianna...”

“Ho poi anche album dell'Arianna di quando è nata, che le avevo promesso le foto, ma non so dove...”

E così dalle fotografie dei primi anni di vita, che la ritraggono al parco giochi, al mare con i genitori o nella piccola piscina sulla terrazza, si passa a quelle delle recite e dei compleanni festeggiati all'asilo - “lo festeggiava con i compagni e poi a casa, lo festeggiava doppio” - degli anni delle scuole elementari, del saggio di danza e delle sfilate di abbigliamento, delle gite scolastiche - “qua quando erano andati al Casone con la scuola in settimana bianca” - e di quelle ai parchi di divertimento, delle vacanze al mare o in montagna, e a una fotografia in bianco e nero sulla quale Renata si sofferma “era con mia suocera, questa gliela ha fatta un signore che passava lì per la strada... le aveva detto che bella bimba, la foto gliela ha riportata il giorno dopo, pensa te”

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E accanto a questi scatti di momenti anche di vita normale, di tutti i giorni, si contrappongo, invece, veri e proprio servizi fotografici fatti per il battesimo e la comunione; canoniche fotografie che ripercorrono i vari passaggi delle cerimonie, che ritraggono parenti di ambo le famiglie e amici.

“erano in tre... non ce ne erano quell'annata lì a Gragnola. Tra l'altro questo non è neanche di Gragnola e questa è delle Casette. L'Arianna era l'unica dell'anno. Le ha fatte il fotografo anche perché il prete non voleva foto...Avevano fatto tutto il giro del paese. Si arriva fino in fondo alla piazza e poi si torna su. É usanza così, lo fanno sempre. Fanno la parte bassa del paese, poi dicono un po' di messa in piazza e poi ritorni in chiesa...”

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Fotografie di momenti passati che il riguardarle porta a riflettere su quanto tutto sia trascorso rapidamente, su quanto “il tempo vola troppo velocemente...la mia ciccina che è volato il tempo mannaggia, guarda com'era...Mi fa comunque effetto vedere l'Ary così piccolina e com'è ora” Ma osservati gli album mi accorgo dell'assoluta assenza di fotografie di Renata e del marito antecedenti al matrimonio o, comunque, di altri membri della rispettive famiglie di origine e Renata

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“di mio marito le ha tutte sue mamma, anche della sua famiglia.... queste sono le uniche mie che ho. Le mie le ho lasciate tutte da mia mamma. Non ne ho portate via.”

Sono poche fotografie di Renata insieme agli amici quando nei pomeriggi estivi si divertivano andando al fiume

“Qui quando andavamo al fiume. Andavamo da mia nonna, e poi all'Aulella con amiche. La Roberta, la Laura, la Carmen e si il gruppo eravamo sempre noi... Questa qua è là sotto da mia nonna, perché andavamo anche nell'altro fiume eh, nel Magra...”

e allora torna alla mente vivissimo il ricordo di un brutto episodio vissuto “...eravamo io e la Katia da sole, che tra un po' mi affoga lei, mi aveva preso un mulinello... il cane ha iniziato a abbaiare abbaiare e lei mi andava giù, solo che io c'avevo paura a andare perché poi ho detto vado giù anche io, e io cercavo, e poi meno male che è riuscita a uscire da sola, ma io l'avevo già vista affogata. Che brutto... Ero ragazzina, dove vai, io c'avevo paura, poi non è che sapevo nuotare, da dire dove vado. Ruben era in cima sotto il pilastro abbaiava abbaiava, e lei mi andava giù, con la mano tornava su e andava giù, ritornava su e andava giù e io ero ferma... lei ha

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fatto il bagno lì, io invece sono rimasta di qua, che poi sono sempre stata un po' fifona, non è che mi lanciavo molto, meno male che è riuscita lei dopo un po' a risbucare fuori... Ma c'eravamo spaventate tutte e due...”

e di una cara amica che adolescente si è trasferita al paese di origine della madre

“mi ha abbandonato, è quella con la quale stavo meglio … Con la Katia quando ci siamo riviste, è venuta un giorno per lavoro … è passata a trovarmi in negozio, ci siamo ritrovate su Facebook.”

Diario di campo:

Renata è una persona estremamente piacevole e cordiale. Sorprende come presti particolare attenzione all'aspetto “moda”, “... come andavano larghi, anche i vestiti … ora che li fanno super slim anche da piccolini … Mi ricordo quando c'avevo comprato la camicina di jeans … Questa è la mia tutina preferita l'ho sfinita non c'aveva neanche più il blu… L'unica volta che mi sono messa un vestito in vita mia ...”. Del resto, è titolare di un negozio di abbigliamento per bambini.

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Nome: VANDA Età: 85 anni

Nucleo familiare: sposata, un figlio Professione: casalinga

Località dell'abitazione: Arcola Data intervista: 23 agosto 2013

Vanda abita con il marito nell'appartamento di una palazzina nel quale si sono trasferiti, al ritorno dal periodo vissuto in Svizzera, sul finire degli anni '50.

In una casa arredata secondo il gusto dell'epoca, con parte della mobilia fatta arrivare anche dall'abitazione svizzera, è nella sala, accanto a classiche suppellettili, che trovano collocazione alcune delle fotografie possedute “… c'ho messo di quando si sono sposati, di quando hanno avuto mio nipote, c'ho mio nipote nei quadri” e che, come la stessa riferisce, “... via via si cambia un po', però quando le voglio rivedere c'ho l'album”.

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tutte le sue fotografie, immagini per la quasi totalità in bianco e nero, fatte scattare dal fotografo chiamato a solennizzare determinate e varie occasioni, eccezion fatta per quelle ultimamente prodotte dal figlio, e che di quando in quando Vanda continua a guardare “... vedi che poi vengono i tempi che ti piace rivedere le cose e a me mi piace … uno rivive un po' il passato, vedi come eri allora, come sei adesso ...”, preferendole di gran lunga a quelle archiviate sul computer

“non mi piacciono mica come le fotografie, no, perché devi essere lì o uno che c'ha l'apparecchiatura o se no non le vedi, hai capito … quando me le voglio rivedere è inutile che vado a chiamare quello là che c'ha l'apparecchio per vedere le fotografie, mi prendo i mi album e me le vedo meglio ma a me piacciono di più, ... loro ce l'hanno anche loro, anche mio nipote tutto, ma a me non mi interessa, a me mi piace l'album … ti viene un'idea, magari una volta una domenica piove sei in casa, me le tiro fuori e me le guardo”.

Dopo esserci soffermate in sala e visitato velocemente il resto della casa, è in cucina che Vanda si accomoda per proseguire l'intervista e sfogliare qualche album assieme, non prima, però, di avermi fatto vedere un quadernetto di ricette, che con premura custodisce, nel quale ha appuntato nel corso degli anni non solo l'indicazione degli ingredienti, ma anche delle dosi e delle modalità con cui preparare varie pietanze.

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“… non guardare la calligrafia perché io le ho scritte per ricordarmele se no me le dimentico ... vedi torta di zucchini, la polenta condita, le chiacchere, dolce di amaretti, gnocchi di ricotta, zuppa di funghi, melanzane sott'olio, polenta ... la torta di nocciole com'è buona … le ricette di quelle cose che faccio così normalmente … allora me le rileggo un po' e le faccio meglio … quando uno me le spiega, me le dice io le scrivo, se no come faccio a ricordarmi tutti gli ingredienti, invece così mi do una guardatina al mio quaderno e vado avanti ...”

Gran parte degli album fotografici, che subito mi mostra, sono dedicati all'unico figlio della coppia, al quale Vanda è particolarmente legata per i gravi problemi avuti durante e subito dopo la nascita, dei quali non esita a raccontarmi

“ … l'han tirato fuori è se no lì moriva ... Lo avevo già battezzato, poteva morire. Si è intossicato, nel nascere ha ingerito del liquido … Un medico austriaco, come vorrei rivederlo, è stato lui a indirizzarci a portarlo nella clinica mondiale, una clinica mondiale a quei tempi là … E poi quando

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l'hanno portato là, io avevo il latte, ce lo mandavo per posta … Hanno continuato a darglielo di mamme, di mamme di altri bambini … si sono proprio prodigati quei dottori lì a farmelo portare via , così me l'ha scampato … “

“ … sarà per quello che c'ho un attaccamento...”

Sono queste fotografie fatte scattare dal fotografo chiamato per le occasioni tradizionali, ma non solo

“ … man mano che cresceva, man mano che aveva il compleanno, con gli amici, a lui ce l'ho fatte fino a che non è stato sugli otto, dieci anni … le ho sempre fatte … dicevo poi quando è grande che bei ricordi, ma persino in fascia dopo un mese che è venuto a casa dall'ospedale nel lettino fino in fascia ancora e poi nella carrozzina quando era piccolino, poi su su … a scuola, militare … il matrimonio”

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Non mancano, poi, fotografie della Svizzera e delle sue città, che negli anni là trascorsi hanno visitato, come la stessa Vanda tiene a precisare “ tutte quelle belle cittadine ... io ho visto più le città svizzere dell'Italia, perché allora avevamo il tempo, lui non c'aveva la terra ne niente, era più disponibile, e avevamo la macchina, insomma abbiamo girato più la Svizzera … là eravamo più liberi perché avevamo già io avevo già il sabato di festa che in Italia non ce ne parlavano nemmeno, dove lavoravo io, erano ebrei e allora il sabato eravamo liberi, avevo già due giorni insomma, avevamo più tempo via ...”

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E rammaricata per non potermela fare vedere, “… è ancora bellissima e più di cinquant'anni fa sembra fatta d'adesso, anche proprio la carta il fotografo aveva un'apparecchiatura buona”, mi illustra la fotografia consegnata qualche giorno addietro ad una cognata e scattata a un gruppo di parenti che si erano recati in Svizzera, “erano venuti tutti a trovarci , sua suocera, sua zia, c'è il marito...”, in quella che era la sua camera, o per meglio dire e come Vanda racconta, nella sala trasformata in camera “ … abbiamo preso una casa grossa, allora c'erano due camere da letto e una sala grande, ma per pagare meno perché erano costose, era appena finita, …. siamo andate in tre famiglie, allora io la sala l'ho usata come camera, però c'abbiamo fatto due divani che non stavano male, in mezzo poi c'era un tavolo, e le altre due camere una a mia zia e una a un nostro cugino, sempre fra di noi. Quattro anni ci siamo stati a quella maniera lì … ”

Fotografia che le offre, al tempo stesso, l'occasione per rammentare gli anni passati in quella terra, anni di sacrifici, nella quale sono tornati per ben due volte e dalla quale sono definitivamente rientrati all'inizio del percorso scolastico del figlio “... mio marito non c'aveva l'intenzione di stare tanto no

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no, era nostalgico, aveva il terreno giù, non ci voleva stare tanto insomma, fino alla pensione no, e allora è andata così … sono bei ricordi comunque … Io racconto la vita di là come un romanzo...”

E tra un ricordo e l'altro velocemente Vanda passa dagli anni '50 ai giorni nostri, mostrandomi le fotografie del recente evento di famiglia, il matrimonio del nipote, “... l'album me lo sono fatto per conto mio … mi sono scelta qualcuna, sai, e mi sono fatta l'album per conto mio ...”,

per tornare, con la stessa velocità, al giorno del suo matrimonio, alle sue due foto e al relativo aneddoto

“63 anni fa… mio marito quando due giorni prima di sposarsi c'è venuto un ascesso in bocca, aveva una faccia così, non avevan mica potuto farle le foto, abbiamo fatto solo quelle vestite da viaggio giù per la strada, cosa te ne facevi di un affare così, ci siamo rivestiti, le abbiamo rifatte in un secondo tempo, allora non è, capito come voglio dire, non è proprio come lo stesso giorno … ce le siamo fatte fra di noi … io avevo il tubino e con la coda, ma allora guai ad andare in Chiesa smanicata, maniche lunghe, non si

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poteva andare in chiesa con le maniche corte … c'avevo non era un capellino, era una, ma come si può chiamare, non un turbante, come una coccarda in testa con il velo corto …. mio marito vestito di blu, classico...” per concludere, poi, la piacevole conversazione con quest'ultimo racconto “...mi sono sposata a 22 anni, ma dopo quattro anni di fidanzamento ... Deciso insieme, anche perché lavorava all'OTO Melara, a parte che era già un anno che avevamo fatto fare la camera, era già bella e fatta, proprio fatta fare dal falegname, a quei tempi si usava, e allora sembrava all'OTO che quelli sposati non li licenziavano quando c'è stata la lotta e allora ha detto lui tanto dobbiamo sposarci, la camera c'è già, prendiamo la cucina e ci sposiamo.

Poi cosa ha fatto, lui non era tra i licenziati, ha fatto la lotta per i licenziati, ha fatto l'occupazione all'OTO Melara, lui è rimasto a casa e licenziati sono entrati dentro.

Dopo quattro anni siamo partiti, dopo quattro anni di sotterfugi, lavorava un po' con i contadini, un po' con il frantoio, a strappi e bocconi e io cucivo, tiravo a vanti la baracca. Me ce l'ho messa tutta, non ho mai fatto un debito, me non mi sono mai più comprata un fazzoletto da naso, perché me sono di quelle che non posso non compro … sono contenta perché me non ho fatto brutte figure, nessuno mi ha mai cercato perché c'ho da dare 100 lire e vuol dire tanto avendo un marito disoccupato ...”

Diario di campo:

Vanda si è dimostrata una persona gioviale, giovanile nello spirito “85 anni, sono tanti, non mi sembra mica di averli, eppure ci sono … ci facciamo i capelli, noi facciamo del nostro meglio poi ...” e particolarmente gradevoli sono risultate le ore trascorse in sua compagnia.

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Nome: ILIA Età: 86 anni

Nucleo familiare: vedova, un figlio Professione: casalinga

Località dell'abitazione: Gragnola Data intervista: 09 settembre 2013

Ilia mi riceve nell'ampia terrazza della casa indipendente nella quale abita, ormai sola, dalla seconda metà degli anni '60, all'indomani del matrimonio, e che di quel periodo mantiene tutto l'arredo.

Non più utilizzata la sala, trasformata in una sorta di deposito di oggetti vari, è in cucina che Ilia trascorre quotidianamente gran parte del suo tempo ed è qui che trovano collocazione sulla mensola del camino, accanto a un poster del figlio nel giorno del giuramento militare, alcune foto del marito presto venuto a mancare.

Tutte le fotografie, per la quasi totalità in bianco e nero, che Ilia ammette ”andrebbero sistemate” le conserva, senza alcuna distinzione e classificazione, in una scatola di biscotti in cartone tenuta a sua volta

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all'interno di un armadio.

Sono fotografie che ritraggono i componenti della famiglia, e l'unico figlio in particolare, assieme alle quali, però, è possibile trovare e osservare fotografie “più vecchie” della suocera con i piccoli figli, così come della mamma al lavoro.

Ed è proprio da queste ultime immagini, alcune del primo Novecento scattate in studi fotografici, che Ilia tra lo spunto per raccontarmi la storia di entrambe le famiglie

“questa era mia suocera con mio marito e un altro fratello quando erano piccoli … è bella eh, poi in bianco e nero così a me mi piacciono … difatti mi è venuto in mente tante volte di fare un quadretto più grande … è mia suocera che è morta molto presto, è morta nel '39 … c'erano tre maschi e una femmine, avevamo 12 anni quando è morta sua mamma … e io me la ricordo, ci andavo a prendere i quaderni nel negozio … questa era mia suocera sempre, … quello lì sarà mio marito sicuro … a Spezia, una volta non c'era mica il fotografo qua … l'hanno fatta lì …”

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“… come li mandava vestiti bene, guarda che colletti ... c'avevano sempre avuto quel negozio lì. Ora è rimasta mia cognata, adesso è un negozietto da niente, per quei tempi in giro non ce n'era venivano tutti a comprare lì e in più avevano i terreni, aveva il cavallo mio suocero, le mucche, insomma nel suo, non erano contadini capito … stavano bene, era stato in America mio suocero. Aveva fatto un po' di fortuna là. E così … Aurelia si chiamava … è anche rappezzata, vero? … Nello è mio marito … e Naldo. L'avrà mandata al marito quando era in America forse capito... È stato in America lui, ma lei no. A quei tempi c'andavano è per guadagnare, non è come ora, ora è anche qua l'America ma una volta davvero chi andava là faceva fortuna … c'erano andati in diversi che me lo ridiceva sempre quello lì è stato in America con me … erano partiti forse all'avventura”

Quanto alla sua famiglia d'origine, invece, l'ispirazione le viene offerta da due immagini della mamma che la ritraggono al lavoro

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