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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.07 (1880) n.345, 12 dicembre

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA. SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE. INTERESSI '

Anno VII - Voi. XI

Domenica 12

LI QUESTIÜIE M I E T * ILLI C H E » « E S E

Una questione importante e della massima attua­ lità venne sollevata alla Camera francese nella tor­ nata del 6 corr. Nessuno ignora come in Francia e, dal più al meno, nei principali centri Europei, il mercato monetario attraversi una fase che, se non può assolutamente definirsi col nome di crisi, eccita tuttavia le più giustificate preoccupazioni. Ma a dif­ ferenza di altre situazioni congeneri, che l’esperienza del passato ci ricorda, essa, in Francia special- mente riveste oggi un aspetto caratteristico che si riassume nella nota locuzione, drenaggio dell’ oro. Intorno a questo fenomeno si collegano, ed hanno con lui stretta attinenza, non solo i movimenti mo­ mentanei degli sconti, ma i più ardui problemi della produzione agricola e dello sviluppo industriale, non che quella serie di fatti delicati, complessi e di Ili - cilmente analizzabili che costituiscono la funzione j

della moneta.

1 sintomi di tale questione non sono nuovi e per ! non risalire più alto basti ricordare quanto succe- | deva l’anno scorso, allorquando i mancati raccolti europei e le necessarie richieste di approvigiona- menti agli Stati U niti, occasionarono verso quelle regioni molteplici esportazioni di oro, nelle quali l’ Inghilterra e la Francia soltanto figurarono in quattro mesi per la somma di 13,400,000 lire steri. E se non si raggiunse una cifra anche più elevata, ciò avvenne in grazia delle domande di prodotti in­ dustriali specialmente dei prodotti metallici inglesi — che gli Stati Uniti assunsero in parziale rim ­ borso, al quale ufficio serviva mirabilmente anche lo Stock dei valori governativi americani che esi­ steva ancora in discreta copia sui mercati di Europa. Quest’ anno, sebbene in condizioni non identiche, il fenomeno si rinnuovò pure sopra una scala consi­ derevole, ed è tuttavia fresca la memoria della emo­ zione suscitata nefia City da un dispaccio indirizzato al Times da Filadelfia il 51 agosto, nel quale si riferiva come il ministero del tesoro prevedesse per i mesi di settembre, ottobre e novembre arrivi set­ timanali d’oro dall’ Europa di non meno che 800,000 lire sterline. Tali previsioni furono in larghissima parte confermate dai fatti, sebbene organi autorevoli, fra i quali l’E conomist propendessero a riteuere che questo esodo dell’oro europeo dovesse mantenersi entro lim iti di gran lunga inferiori a quelli del­ l’ anno precedente. Intanto ad aggravare la speciale I situazione della Francia, si aggiunsero le richieste dei mercati tedeschi, dove la crisi monetaria, che toccò il suo apice nel settembre, obbligò la Banca dell’ Impero ad elevare lo sconto ai 6 per 100. '

Dicembre 1830

N. 345

Quelle richieste assumevano la forma di vendite di titoli ungheresi, austriaci e russi, al quale pro­ posito giova rammentare, come il vasto mercato fi­ nanziario di Parigi presti facilmenti adito, non sem­ pre nell’ interesse del paese, a questo genere di as­ salti. Vennero pure le necessità di rimborsi a fa­ vore dell’ Egitto e della Spagna contro i cotoni, i vini e gli altri prodotti di cui quei paesi forniscono la Francia. Da ultimo si può anche mettere in conto di queste uscite d’ oro, per cifre non indiffe­ renti, la creazione di qualche grande impresa francese all’estero, fra cui la famosa Laender Bank austriaca con un capitale di 101) milioni di franchi in oro, dei quali la metà quasi immediatamente versabili.

Fino ai primi di ottobre la Banca di Francia si valse della facoltà di alternare nei suoi pagamenti l’ oro coll’ argento, distribuendo il primo con qual­ che parsimonia e non senza indagare la natura delle richieste.1 Ma le domanda di oro continuando ad affluire agli sportelli della Banca, la misero di fronte ad una situazione imbarazzante, alla quale, secondo taluni si sarebbe posto rimedio, restituendo nella circolazione i biglietti di piccolo taglio. Quelli che così opinavano sostenevano che la soppressione di tali biglietti, aveva avuto come conseguenza l’ as­ sorbimento per i bisogni locali del paese di una parte dell’ oro della Banca, ili modo che ripristinandoli in circolazione sarebbe rimasta disponibile nel mer­ cato una proporzionale quantità del nobile metallo. In questo mentre, stante le restrizioni della Banca, l ’oro principiava a fare aggio, e il cambio su Lon­ dra saliva a 25,40 limite sconosciuto da lungo tempo.

La Banca allora, rinunziando ad ogni altro tem­ peramento, adottò una misura che si potrebbe qua­ lificare di eroica, ed aprì largamente i suoi sportelli alle emissioni dell’ oro. I l criterio da cui essa si partiva era di sperimentare l’ importanza dei biso­ gni: qualora essi fossero moderati, il rapido soddi­ sfacimento dei medesimi e la scomparsa di ogni apprensione morale avrebbero presto rico n d o tto le cose ad un assetto normale: qualora poi quei biso­ gni si rivelassero esuberanti, la Banca si riserbava di frenarne l ’impeto mediante l’aumento dello sconto. Infatti nella prima settimana le richieste di oro su­ perarono la cifra di 80 milioni, obbligando la Banca ad elevare lo sconto di uno per cento. Da quella epoca in poi la corrente di uscita dell'oro si man­ tenne quantunque in minori proporzioni.

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1018 L’ E C O N O M I S T A 12 dicembre 1880 esportar 1’ orn. Questo eccezionale assorbimento per

parte dell’ America deriva da un insieme di fatti, fra cui la posizione angustiata delle Banche conso­ ciate di N e w -Y o rk, le soverchie speculazioni su va­ lori industriali, e il rialzo dell’ interesse, salito Tino a 6 per 100, per i prestiti a richiesta, con una com­ missione suppletiva che giunse a toccare il ’ /4 per cento. L’ oro europeo sembra non faccia che passare da N e w -Y o rk e si dirige verso le Banche dell’ Ovest, dimostrando come lo sviluppo della produzione o delle transazioni nella grande unione americana, im­ ponga una espansione sempre maggiore nel medio circolante, ciò che risulta altresì dalle statistiche, le quali provano che l’ insieme della circolazione agli Stati Uniti dal 1870 ad oggi è cresciuta da 741 a 1291 milioni di dollari. Ed emerge anche colà un fatto notevole, cioè la ripugnanza del pubblico ame­ ricano a servirsi dell’ argento, ciò che ne accumula immensi depositi presso le casse pubbliche e provo­ cava recentemente dal Ministero del Tesoro la pro­ posta di sospendere la coniazione dell’argento o a l­ meno di rialzare il titolo delle monete.

Sono le gravi riflessioni che scaturiscono da que­ sto insieme di fatti, che hanno spinto l’ onorevole De Soubeyran a chiedere al Governo di provocare una conferenza internazior ale per conseguire, se pos­ sibile, l’adozione universale del sistema del doppio tipo. Dai giornali francesi desumiamo brevemente le principali argomentazioni dell’ ex-sotto-governatore del Eredito fondiario, e lo risposte del ministro delle finanze.

Noi" siamo esposti, avrebbe detto l’ oratore, a non possedere più a un dato momento che la nostra mo­ neta d’ argento: vediamo il nostro oro esportarsi. Le variazioni delle riserve della Banca sono conosciute. Meno di tre anni or sono al 31 dicembre 1877 quelle riserve comprendevano 1 miliardo 163 m i­ lioni e mezzo d’ oro e soltanto 863 milioni d’argqnto. Qualche giorno fa, il 2 dicembre, l’ oro era ridotto a 538 milioni e 1|2, mentre l’ argento era salito a 1229 milioni. Quindi la composizione delle riserve si è in un periodo di tempo relativamente corto profondamente modificata.

Vi ha di p iù : essa corre il rischio, proseguiva il signor De Soubeyran, di alterarsi più rapidamente nell’avvenire. I mezzi di pagamento che noi posse­ diamo per liberarci verso l’ estero e specialmente verso gli Stati Uniti, sono alla vigilia di scomparire : erano tutti quei titoli del debito americano, che gli Stati Uniti avranno quanto prima completamente ri­ scattati. La grande Repubblica avrà presto compiuto l’ ammortamento del suo debito, e siccome le sue esportazioni vanno sempre aumentando, noi non avremo più per liberarci verso essa, che questa r i ­ sorsa : il drenaggio del nostro oro. In queste condi ¡doni quanto tempo sussisterà questa risorsa ? E la

prudenza non imporrebbe prima che la situazione sia irremissibilmente compromessa, di parare i pe­ ricoli ch’esse lascia intravedere?

Si può farlo facilmente oggi, ha soggiunto l’ ora­ tore. Nessuna crisi monetaria nel vero senso della parola esiste, ma domani forse sarebbe troppo tardi. Un concordato internazionale avente per risultato la restituzione all’argento di d iritti e del valore che ha perduti, toglierebbe al drenaggio dell’oro ogni inte­ resse, alla nostra crescente abbondanza di argento ogni pericolo. Queste intelligenze sarebbero tanto più facili a stabilirsi, o almeno il Governo può pro­

muoverle con tanta maggiore fiducia, dacché gli Stati U niti sono pienamente disposti a stringerle. E il si". De Soubeyran ha ricordato alla Camera i la- vori^della Conferenza internazionale del 1878.

Questi lavori sono conosciuti. Gli Stali Uniti ave­ vano proposto alla Conferenza due risoluzioni. Me­ diante la prima sarebbe stato deciso, che è deside­ rabile la libera monetazione dell’argento, nonché l ’ impiego di questo metallo come moneta legale avente forza liberativa illimitata. Mediante la se­ conda si fissavano i criteri per conseguire la pari­ ficazione dell’argento coll’oro. La conferenza rifiutò di associarsi alle vedute degli Stati U niti. L ’ Italia avendo espresso il voto che nel formulare le riso­ luzioni si lasciasse adito alla speranza di potere^ un giorno stabilire un rapporto fisso fra l’ oro e l’ ar­ gento e dare ai medesimi un valore internazionale, uno dei delegati inglesi dichiarò, che questa spe­ ranza sarebbe assolutamente chimerica.

Il sig. De Soubeyran non ha perduto di vista queste ^dichiarazioni, ma egli è persuaso che un se­ rio ritorno dell’opinione si è prodotto dalla Con­ ferenza Internazionale del 1878, in poi, e che il sistema del doppio tipo ha guadagnato terreno. In appoggio di questo cambiamento militerebbe per diversi motivi la posizione della Germania e del­ l’ Italia, mentre nella stessa Inghilterra si sono ele­ vate autorevoli voci in favore del doppio tipo.

Si potrebbe rispondere che questo voto in favore del doppio tipo, fu immediatamente l’ oggetto di pro­ teste energiche, e che quanto alia Germania ed ai- fi Italia non sono tanto chiari i loro interessi su questo proposito. Comunque sia il sig. Magniti m i­ nistro delle finanze nel rispondere al preopinante si è applicato a dimostrare che la riunione di una nuova conferenza col suddetto scopo non sarebbe nell’ in­ teresse della Francia

In fatto, egli disse, malgrado il nostro regime del doppio tipo l’ oro non ha cessalo di essere la base della nostra circolazione. Se si fa il calcolo delle monete d’ oro e d'argento fabbricate in Francia se­ condo il sistema decimale dal 1795 al 31 dicem­ bre 1877, si constata che a quest’ ultima data restava in circolazione un importo di 13 miliardi 804 m i­ lioni di monete d’ oro e d’ argento.

Ebbene! l’ argento non entrava in questa somma elio per 3 miliardi 368 milioni 1|2. Rimanevano dunque 8 miliardi 435 milioni d’ oro, e le monete di 20 franchi figuravano esse sole in quest’ ultima cifra per quasi 7 miliardi. La bilancia commerciale ci ha essa tolto questo enorme capitale?

A questo punto il signor Magni n ricercò quale è stato il movimento dei metalli preziosi in Francia dal 1795 in poi, e mise in rilievo che le importa­ zioni di oro hanno sorpassato le esportazioni similari per 6.612,000,000. Quindi egli concluse che qua­ lunque riduzione si voglia operare sulle cifre delle statistiche ufficiali, si sarà sempre condotti a rico­ noscere che la Francia possiede una riserva consi­ derevole in oro e che anzi essa è, sotto questo aspetto, realmente privilegiata.

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com-12 dicembre 1880 L’ E C O N O M I S T A 1619 plesso realmente insignificanti, e che egli è convinto

esistere ancora nel paese cinque o sei miliardi di oro. Come si potrebbe dunque temere l’esaurimento delle riserve metalliche d’oro in Francia ed arrivare all’ espediente della coniazione illimitata dell’ argento?

Ma la situazione, ha proseguito l’ onorevole Mini­ stro, è essa in procinto di modificarsi in conse­ guenza dell’ ammortamento del debito americano e della mancanza di valori internazionali come stru­ mento di rimborso? Tre elementi invece ci favori­ ranno in avvenire, ha egli soggiunto:

1° il risorgimento della nostra produzione agri- gola che quest’ anno è stimata soddisfacente, all’op­ posto dei deplorevoli raccolti i quali negli anni precedenti contribuirono a renderci debitori dal­ l ’ estero; 2° Il risveglio industriale e commerciale attestato dagli introiti delle nostre compagnie ferro­ viarie, e dal portafoglio commerciale della Banca di Francia che supera un m iliardo; 3* Gli investi­ menti recenti che abbiamo fatto all’ estero che ci assicurano in un prossimo avvenire preziosi elementi di cambio.

Quanto al malessere attuale il governo ha cercato non un rimedio — non ne esistevano — ma un palliativo. Esso si è impegnato a impedire la dim i­ nuzione della riserva della Banca, ordinando ai con­ tabili del Tesoro di versare il loro oro presso quello stabilimento. Ma ha richiesto ed ottenuto un com­ penso, la messa in circolazione di un numero suf­ ficiente di biglietti da 100 ed anche da 50 franchi, per dare soddisfazione al pubblico, e far riflu ire parte di quelle somme che sono state assorbite dalla circolazione interna. La Banca ha accettato; la sua riserva non continuò a diminuire in grandi propor­ zioni, e finora e»sa non ha dovuto aumentare che delF 1 per cento il saggio dello sconto.

Tali furono press’a poco le osservazioni scambiate fra l’ onorevole De Soubeyran e il Ministro delle Finanze. Le abbiamo riferite in succinto con la maggior chiarezza che ci fu possibile, essendo que­ sto un argomento che interessa molto anche il no­ stro paese, alla vigilia della discussione del progetto di abolizione del corso forzoso, il quale ha strettis­ sima attinenza collo svolgersi della questione mone­ taria in Europa e soprattutto in Francia, colla quale ci legano i più intimi vincoli finanziari e com­ merciali.

LA RELAZIONE M INISTERIALE

SOI PROVVEDIMENTI PER L’ ABOLIZIONE DEL CORSO FORZOSO

( Vedi il numero precedente)

La seconda condizione reputata necessaria per dare opera a far cessare il corso forzoso è che il bilancio della nazione le consenta di acquistare e conservare la moneta metallica che le occorre a tal fine; che cioè essa non sia costretta a rimandar fuori questa moneta per pagare i suoi debiti e gl’ im­ pegni contratti con l’estero od in altri termini, che il corso dei cambi non le sia sfavorevole.

Affine di tranquillizzare sopra questo punto, la re­ lazione si accinge ad una duplice dimostrazione; essa j vuol provare in primo luogo che nelle transazioni

internazionali l’ Italia tende a rendersi creditrice piuttostochè debitrice degli stranieri, ed in secondo luogo che la sua prosperità economica si accresce continuamente in modo da permetterle di accumu­ lare ogni anno un risparmio molto ragguardevole, tanto che anco questo nuovo debito, che adesso deve contrarre per procacciarsi il contingente metallico ad essa occorrente, potrà in un breve periodo di tempo, con la naturale espansione della sua ricchezza essere (ben inteso non dal Governo, ma dalla Na­ zione stessa) riscattato, ricuperandone la maggior parte dai forestieri che si saranno incaricati di lan­ ciarlo.

Tutta questa dimostrazione è fatta con largo cor­ redo di dati statistici, la cui interpretazione nella prima parte ci sembra logicamente rigorosa, ma nella seconda è forse in qualche caso contemplata attraverso un prisma alquanto roseo. Al primo as­ sunto giovano le statistiche commerciali le quali di­ mostrano che l ’ eccedenza delle importazioni sulle esportazioni, rimasta sempre in proporzioni non ec­ cessive, va pure notevolmente diminuendo e la ci­ fra delle esportazioni va sempre prendendo mag­ giore sviluppo. Ma queste statistiche vanno intese con discernimento; poiché se alcune circostanze, come il contrabbando, tendono a deprimere la cifra delle importazioni ve ne sono altre e ben forti che assot­ tigliano quelle delle esportazioni come le dichiara­ zioni all’ uscita meno rigorose, i prezzi scevri dal costo del trasporto, dal guadagno dell* importatore e via . dicendo.

E poi noto che anco nei paesi ove l'eccedenza delle importazioni raggiunge una cifra veramente ragguardevole, come in Inghilterra ed in Francia, essa è poi largamente compensata dagli interessi dei capitali collocati all’ estero, dai profitti della marina mercantile, dai guadagni dell’ emigrazione propria o temporanea e dalle somme spese dai forestieri che viaggiano per diporto. Niun dubbio che queste u l­ time circostanze non abbiano a favore dell’ Italia una importanza molto considerevole ; solo riguardo alla prima si ritiene da alcuni che l’ Italia, piuttostochè da riscuotere, abbia da fornire larghe rimunerazioni ai capitali esteri per i pagamenti che il Tesoro deve fare eseguire annualmente fuori dello Stato. Questi si riducono ai pagamenti pel debito pubblico, poiché gli altri hanno il loro correspettivo nelle cifre della importazione o in altre spese che gli stranieri de­ vono fare fra noi. La relazione fa la storia dei pa­ gamenti-effettuali all’ estero per interessi sulla ren- | dita italiana, e sceverandoli dagli effetti della rite ­

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16-20 L’ E C O N O M I S T A 12 dicérhbrè 1880 A queste somme di valori italiani possedute dagli

stranieri la relazione eontrappone 1’ esistenza in Ita­ lia di varie categorie di valori esteri. Senza par­ lare del debito turco è per altro da' tener conto del consolidalo inglese e francese, delle rendite au­ striache ed ungheresi, e del debito tunisino che hanno favore presso alcune classi di cittadini. Ri­ guardo poi ai capitali esteri impiegati in Italia in imprese commerciali ed industriali ed ai quali essa deve una retribuzione sotto forma d’ interessi e di dividendi, è da considerare che il nostro paese è sempre andato ricuperando una parte notevole dei titoli che stanno a rappresentarli; oltre di che non pochi titoli stranieri di tal genere sono alla lor volta posseduti da italiani ed imprese italiane ragguarde­ voli sono stabilite in America, in Egitto ed in T u ­ nisia. A questo poi potrebbe aggiungersi che cessato il corso forzoso, il quale era ili grave impedimento agli stranieri nello impiego dei loro capitali in Ita ­ lia, questi impieghi si faranno più copiosi e fre­ quenti, favoriti come sono dalle risorse che a loro olirono l'eccellenza delle nostre condizioni naturali, laonde l’ onda dei capitali che verranno a cercare investimento fra noi sopravanzerà di gran lunga per buon spazio di tempo I’ efflusso degli interessi con cui questi investimenti dovranno essere rimunerati.

A dimostrare come i pagamenti che 1’ Italia ha fatto all’ estero in questi ultim i 15 anni non sieno stati superiori alle somme che le sono state trasmesse dal di fuori, la relazione porta come riprova un prospetto che a d ir vero essa stessa riconosce al­ quanto artificiale e che noi non possiamo conside­ rare come rigorosamente scientifico. Da questo pro­ spetto, compilato deducendo dal corso del cambio sulla Francia il corso dell’ aggio sull’ oro nelle me­ desime date, risulterebbe che il cambio su Parigi alla borsa di Genova è stato il più delle volte fa­ vorevole a quest’ ultima piazza, rimanendo il più del tempo al disotto della pari.

Viene quindi la relazione alla seconda parte della dimostrazione, a provare cioè come il risparmio na­ zionale si accumula ogni anno in una cifra consi­ derevole. Essa rinunzia a dare una valutazione a quella porzione, certo la più importante, del nostro risparmio che s’ immobilizza convertendosi in capi­ tale fisso, in nuove costruzioni, in miglioramenti agricoli, edilizi e via dicendo; non consentendo lo stalo dei nostri catasti e le denunzie dei contri­ buenti di giungere a conclusioni fondatamente at­ tendibili. Si limita perciò a dare un’ idea dello svi­ luppo della ricchezza nazionale mostrando il progresso di alcuni elementi che possono a buon diritto con­ siderarsi come fattori principali della vita economici e cerca quindi di misurare quella parte di ricchezze che rimane circolante i egli scrigni dei privati e nelle casse degli istituti di credito o di altra natura.

Gli accresciuti proventi di alcune fra lo p rin ci­ pali imposte, l ’ aumento dei trasporti ferroviari, delle corrispondenze postali e telegrafiche, il movimento della navigazione, le cifre complessive del nostro commercio internazionale offrono materia a confronti inolio soddisfacenti intorno allo svolgimento della nostra ricchezza. Addentrandosi in questa materia la reazione accenna ad alcune cifre denotanti un pro­ gresso agricolo significantissimo. Le bonifiche dei terreni incolti, la coltura dei cereali estesa, l’ intro­ duzione dei cereali dall’estero diminuita nel q u in ­ quennio 1875-79 di ben 119,000 tonnellate da

quello che era nel quinquennio 1861-1865. L ’espor­ tazione degli olii passata invece da una media an­ nua di 341,000 quintali a 748,000 ; quella del vino da 293,000 ettolitri in media passata ad 1,063,000 nel 1879 ed a non meno di 2 milioni nell’ anno corrente, gli agrumeti estesi sopra uno spazio quat­ tro o cinque volte maggiore e così via dicendo. La relazione tocca anco dell’ industria serica, notando I’ aumento conseguito nelle quantità esportate a 15 anni di distanza, ma su questo punto a dir vero le sofferenze attuali di quella industria avrebbero do­ vuto consigliarla a tacere per non togliere credito, 1 sotto il velo di un preconcetto ottimismo, alle altre

cifre che crediamo addotte meglio a proposito. Passa anco in rassegna il progresso industriale nella produzione mineraria, nelle industrie meccani­ che, nella fabbricazione dei prodotti chimici, nella I raffineria degli zuccheri e nelle industrie tessili, ve- | nendo quindi a mostrare come perfino i salari se

j

ne siano risentiti, e ponendo a confronto, in un in- | Pressante prospetto la progressione dei salari pagati ¡ dallo Stato ed altri pagati da opifici p riva ti: dal ! quale prospetto risulterebbe un aumento in questi I ultim i anni di fronte al 1865-66 di circa un 20 0|0; maggiore bensì in quelli pagati dai privati che non in quelli pagati dal governo.

A ltre tabelle denotano come siano quasi raddop­ piate in dieci anni le sovvenzioni offerte, mediante sconto ed anticipazione, dagli istituti di credito presi in complèsso, con qual rapidità siano cresciute le I somme mutuate dagli stabilimenti di credito fon- I diario e le somme depositate presso tutti gli istituti di risparmio e la Cassa dei depositi e prestiti, non che i conti correnti fruttiferi o infruttiferi presso tutte ie Banche del Regno. Ad onta che il Risparmio nazionale vada così accumulandosi nei serbatoi del credito, Una gran parte serve pure ad assorbire i va­ lori mobili di varia natura che dal 1888 in qua fu ­ rono lanciali in copia assai ragguardevole sul mer­ cato, senza che dai forestieri, per gli ostacoli del corso forzoso ci venisse aiuto notevole pel loro col­ locamento. Lo Stato in 15 anni ha emesso ben 1365 milioni di suoi titoli di debito senza comprendervi quelli emessi per conversione di altri im prestiti; i Comuni e le Provincie dal 1873 al 1878 237 m i­ lio n i; gli istituti di credilo fondiario dal 1867 al 1879 257 milioni in obbligazioni. Le Società per ! azioni crebbero rapidamente dal 1870 al 1873, ma I a questa epoca seguì un periodo di liquidazione che | è giunto fino al Í8 7 9 , durante il qual periodo il capitale di queste Società è andato gradatamente de­ crescendo, ritornando presso a poco alla cifra del 1870 (circa 1450 milioni). Nei primi 9 mesi del -

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12 dicembre 1880 L’ E C O N O M I S T A 1621 tiero in Italia. Y i sono poi le obbligazioni emesse

dalle società anonime, che pure possono valutarsi ad una cifra molto considerevole per lo che, tutto considerato, la relazione calcola a non meno di due 'miliardi e mezzo il capitale che in questi ultimi 15 anni è stato investito in titoli di nuova emissione.

Ad onta di tutto ciò, queste nuove emissioni si sono trovate scarse al paragone dei capitali che di mano in mano si sono andati formando come lo di­ mostrano gli straordinari annienti verificatisi nei prezzi del consolidato e degli altri titoli di sicuro impiego avidamente ricercati, e l’incremento dei de- positi, bancari di ogni natura, malgrado il ribasso dell’ interesse corrisposto ai depositanti; i quali de­ positi se in gran parte sono pure rivolti dagli sta­ bilimenti di credito all’ acquisto di valori pubblici od industriali sono per altro, specialmente in questi ultim i tempi, stati pure destinati ad accrescere con­ siderevolmente le anticipazioni e gli sconti. La re­ lazione valuta approssimativamente a 500 milioni di lire le somme che annualmente si collocano in Ita­ lia, tanto sotto forma di investimento in valori quanto sotto forma di depositi bancari esclusivamente ri­ volti a sovvenire le anticipazioni e gli sconti; ma anco qui si potrebbe forse notare un poco troppo accentuata la tinta rosea, osservando come il più delle volte anche le somme che dagli stabilimenti di credito vengono pure impiegate s o tf quest’ ultima forma, sono state in sostanza rivolte a favorire la speculazione sopra i pubblici valori.

Dimostrando con tali argomenti l’ importanza con­ siderevole del risparmio nazionale, la relazione ne inferisce che ancorché avvenisse, come è molto pro­ babile che la nuova emissione di rendita, effettuata per ricuperare il contingente metallico che ci abbi­ sogna, trovasse sui mercati esteri soltanto un collo­ camento temporaneo, in attesa di una lenta, ma quasi totale classazione in Italia, noi avremmo il modo di ricuperarla, non già creandoci una corrente del cambio sfavorevolé ed alienando il metallo che con grande sacrificio ci fossimo procurato, ma d i­ sponendo di una parte dei non tenui risparmi che andiamo annualmente accumulando. E neppure pa­ venta la relazione che, rivolgendosi questi risparmi al riscatto delia rendita di nuova emissione, si ri­ traggano dagli altri impieghi che hanno fin qui for­ nito un impulso potente alla nostra produzione ed al nostro commercio e se ne rallenti il movimento, esponendoci forse anco ad una crisi penosa; poiché essa osserva che il rialzo dei valori di ogni sorta e lo accumularsi dei depositi presso le banche di­ mostrano come gli investimenti siano di gran lunga inferiori alle somme dei capitali che si vanno for mando, laonde vi è margine sufficiente anco per una classazione graduale del nuovo titolo senza nem­ meno che possa dubitarsi che debba risentirne un aumento il saggio dell'interesse.

Esaurita questa parte importantissima, la relazione scende a mostrare l’ ausilio efficace che possiamo attenderci dai mercati esteri così per la prima emis­ sione, come pel collocamento dei nuovi titoli. Mostra come il saggio di sconto quasi continuamente de­ crescente negli ultim i anni e mitissimo sulle piazze che sono i mercati principali per le nuove emissioni denoti una grande sovrabbondanza di capitali dispo­ nibili ed anco le recenti oscillazioni siano dovute a cause allatto transitorie. Riproduce i prospetti statistici del Laveleye intorno alla cifra enorme delle emissioni

lanciate in questi ultimi anni sopra i mercati europei e le valutazioni del Leroy Beaulieu e del Foville che fanno ascendere da 2 1|2 a 3 miliardi i sisparmi an­ nuali della Francia e credono che più del terzo di questo risparmio, e forse la metà, vada a investirsi all’ estero. Mostra come la rendita italiana vada di­ venendo investimento bene accetto ai mercati esteri aumentandosi in questi ultim i anni i pagamenti del Tesoro nazionale per gli interessi del debito pubblico con progressione graduale che denota come questo titolo non rimanga fluttuante sulle ali della specula­ zione, ma serva di impiego definitivo dei capitali. FI più ancora sarà accetto quando sarà pagabile in oro sopra le piazze italiane ove trovasene il mercato prin­ cipale. Il Ministro prende tuttavia l’ impegno di aver somma cura a che gli assuntori del nuovo impre­ stilo italiano siano tali, per la potenza dei loro ca­ pitali e per la loro autorità finanziaria, da porgere sicurezza che sapranno, come l’ interesse stesso li consiglierà tener alti i prezzi dei titoli novellamente emessi e dar nuovo impulso alla tendenza già favo­ revole del capitale straniero all’ acquisto dèi nostro consolidato. Il capitale straniero incoraggerà anco per altra guisa il collocamento della nostra ren­ dita rivolgendosi all’acquisto degli altri titoli nostrani che finora per le vicende del corso forzoso avevano un mercato circoscritto all’ interno della penisola.

Che avverrà, soggiunge la relazione, se sopraggiun­ gesse una crisi economica o politica, o se dovessimo provare gli effetti di una guerra a noi prossima ? In primo luogo, sono rilasciate facoltà assai larghe al (inverno rispetto al tempo ed al modo in cui do­ vrebbero essere iniziate e condotte a fine i provve­ dimenti. In secondo luogo, poiché, come si è ve­ duto, l’ operazione è tale di per sé stessa da non perturbare gli elementi fondamentali della nostra vita economica, basteranno opportuni provvedimenti come un tempestivo rialzo dello sconto delle banche per scongiurare i più gravi pericoli. Il corso forzoso non evita in alcuna guisa le crisi, a cui in questi casi dovremmo essere inevitabilmente esposti, ma le esa­ cerba con le improvvise elevaziomi dell’aggio.

(L a fine al prossimo numero).

Rivista Bibliografica

Sulla base deH’Economia ferroviaria. Cenni del signor

Ma g g io r in o Fe r r a r i s.

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in-I

162-2 L’ E C O N O M I S T A 12 dicembre 1880

dagine di questo problema; il quale, non solo devo risolversi a prò della nuova rete, ma deve trovare applicazione, quanto all’ esercizio, altresì su ben molte linee della vecchia che presentano meschinissimi risul­ tali finanziari'! ; molto peggiori, cioè della media sue- nunciata. Il provento annuo complessivo delle nostre ferrovie è difatti tuttora inferiore a 20 mila lire per chilometro, mentre in Francia è più del doppio, ed in Inghilterra è quasi quadruplo. Anche presso noi invero questo rendimento tende a crescere, nelle vec­ chie linee; ma non appena entrino in azione le nuove, lo si vedrà retrocedere, come avvenne dappertutto altrove.

È per l’importanza economica di tale questione che diamo ora un breve ragguaglio delle opinioni espresse da un giovine ingegnere, il signor Maggio­ rino Ferraris, su questo arduo prob'ema. Diciamo espressamente arduo, poiché su di esso si hanno le discrepanze più complete. Sta in fatto che, nelle nostre linee, sono in vigore sistemi d’ esercizio che utilizzano pessimamente la forza motrice della locotrtoliva. Un treno viaggiatori dei più esigui, comprende: una locomotiva col suo tender: un carro bagagliaio: una vettura mista di prima e seconda classe: due vetture di terza. Il peso totale è 74 ton­ nellate. Ora il peso utile, viaggiatori e bagaglio è : per 100 viaggiatori, 11.9 per 100 ; per 50, 0.4; per 30, 3.9 per cento. E notisi che v’ hanno delle linee che hanno in media 10 viaggiatori per treno. Conseguenza di ciò è che molte di esse siano pas­ sive, quali le Calabro Siculi, le Sarde, ed altre an­ cora. Per porre riparo a siffatto discapito, riferibil­ mente alle vecchie linee, v’ ha chi propone la dim i­ nuzione della velocità dei treni, quale si otterrebbe con un materiale mobile speciale in cui le locomo­ tive a piccole ruote peserebbero meno deile attuali, lo rotaie, d’ acciaio e non di ferro, sarebbero più esigue di quelle ora adoperate e l’ esercizio, spogliato di molti accessorii, risulterebbe più economico. A ltri invece, riilettendoehe le strade ferrale perdono il loro pregio precipuo ove si sminuisca troppo fortemente la velocità, ed inoltre come ciò neanche basterebbe ad affievo­ lire in notevole misura il dispendio dell’ esercizio, propugnano rimedii più radicali; i quali consistono nell’adottare un materiale per noi quasi nuovo, ma che ha già trovato applicazioni abbastanza estese in Belgio, Germania ed Austria-Ungheria. Siccome noi siamo di quest’ ultimo avviso, in taluni casi speciali, così diamo lode al signor Ferraris d’essersi recato - all’estero per studiare il nuovo sistema di locomo­ zione e di averlo descritto nell’opuscolo che abbiamo sott’ occhio.

L’ autore menzionato riferisce le peculiarità tecni­ che ed economiche dei motori Belpaire, Krauss, i Weissenborn, Rówan, Thomas, Elbel, Gòlsdorf, non I ommetteudo la descrizione del nuovo servizio di tramvia che si è innestato alla piccola ferrovia To- rin o -R iv o li. Non possiamo seguire il signor Fer­ raris nell’ apprezzamento eh’ egli fa dei va ri i sistemi | di locomozione e di composizione dei treni, perchè ciò sarebbe discorde dall’ indole del nostro giornale. Giova però al nostro assunto di riferire un piccolo prospetto dell’effetto utile p er cento nelle quattro ipotesi ; 1* di uu treno ordinario : 2° di un treno leggiero: 3° di un treno col sistema Belpaire: 4° col sistema Krauss. Se il numero dei viaggiatori è 100, si trova, nel 1° sistema, 11,9; nel 2,° 17,5; nel 3,° 23,5; nel 4,° 29,1. Se i viaggiatori sono 50,

si ha: nel 1,° 6 ,4 : nel 2,° 9 ,5 : nel 3,° 13,1: nel 4,“ 17,1. Se invece gli accorrenti non sono che 30, risulta: nel 1° caso, 3 ,9 : nel 2,“ 5,5: nel 3,° 8,4: nel 4,° 41. Il sistema Krauss appare dunque il migliore. .Ma noi abbiamo osservato come ciò debba specializzarsi a talune linee soltanto ; o sono quelle in cui si esigono treni speciali pei viaggiatori, mentre poi esiguo è il loro concorso; ed a quell’ altre ancora in cui voglionsi treni viaggia­ tori frequentissimi. Nelle linee di minor provento si pratica infatti di accomunare il servizio delle merci e quello dei passeggieri, ed allora sarà spesso più giovevole di addottare le locomotive a ruote piccole ed il materiale fisso e mobile di minor pe so, che di ricorrere ai motori speciali sunnominati. Un esempio poi del secondo, fra i due casi dianzi menzio­ nati, si ha in Germania. V ’ ha esempio didatti di gius­ tapposizione dei due sistemi, l’ ordinario e lo economico presso Berlino. Ivi i treni col materiale economico sono intercalati ai treni ordinarli; mediante che si ha il vantaggio di far corse frequentissime che costano la metà ìli quelle fatte col materiale ordinario.

La questione dell’ economia ferroviaria si com­ plica allorché verte sulle linee di nuova costruzione. Allora non sono più in confronto solo i metodi di esercizio, perchè trattasi inoltre del sistema di primo impianto. Qui ancora sono in discussione due prin­ cipi! ; quello cioè del binario a scartamento nor­ male coll’ esercizio economico, e l’ altro del binario ristretto. Il signor Agazzi con un seguito d’ inge­ gneri, fra i quali notiamo il signor Maggiorino Ferraris, propendono pel primo partito. L ’ ingegnere Moreno ed una commissione governativa che trattò tale questione, d incarico del Ministro d ti Lavori Pubblici, ritengono che non siavi granite economia, nella costruzione e nell’ esercizio, fuorché nel secondo. Di tale avviso era altresì l’ ingegner Biglia il quale, concedendo che una linea a scartamento ordinario, congiunta con un’ altra essa pure a binario nor­ male, potesse esercitarsi con sistema economico, soggiungeva poi che, all’ alto pratico, ciò non si farebbe. La difficoltà apposta al binario ridotto, dai suoi avversarli, è il trasbordo della merce; necessità la quale, oltre al pericolo di disperdimento o dete­ riorazione, aggrava il transito di circa 50 centesimi per tonnellata. Può rispondersi però che il trasbordo è, ad ogni modo, necessario per la merce a vagone non completo il quale vagone è immesso in una sta­ zione della linea a binario normale; perchè in allora bisogna scaricarlo per distribuire il contenuto alle varie destinazioni; e questo è il caso più frequente. Che se invece il vagone è intero per una .-ola de­ stinazione, allora il trasbordo è veramente un aggravio. Esso è però da ripartire su tutto il viaggio e si riduce pressoché a nulla se la distanza è di qualche rilevanza, come suole verificarsi. Il trasbordo è dunque, a nostro avviso, uno spauracchio. Se una linea però di brevissima estensione dovesse congiungerne due a binario nor­ male, conveniamo che lo scartamento ridotto sa­ rebbe inopportuno, mentre lodevole al contrario lo riteniamo in quelle reti regionali che presentano poca probabilità di larghi proventi. Conviene però, il più che si possa, riservarsi la facoltà di portare il binario alla normale misura; e ciò potrà prati­ carsi senza notevole aggravio in molte linee, e con mediocre dispendio ulteriore in talune altre.

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12 dicembre 1880

L’ E C O N O M I S T A 1025

tramvie sono utilissime dentro le grandi città ed i loro sobborghi; dubitiamo però che siano di piena conve­ nienza negli altri casi e non ci lasciamo illudere dal'a

, ie ll;'nno Preso- Osservammo in altro numero dell Economista che le Direzioni delle reti ferroviarie non avevano fatto il debito loro per combattere que­ sta concorrenza e ne adducemmo le ragioni 11 si­ gnor Maggiorino Ferraris viene, col suo opuscolo, in appoggio della nostra opinione. Dopo avere

osser-es,sle,lz;l- dapprima degli omnibus a banco delle ferrovie, non mai cessata fino a che non si eseguissero le tramvie, dipoi i buoni proventi da queste raccolti dimostrano l’inconvenienza delle tioppo infrequenti corse, in servizio delle grandi città egli soggiunge obese le lerroviesi addatteranno a r a c ­ cogliere codesto traffico loca'e, cesserà la raoione d’esi­ stere dei tra invia paralleli alle linee di Srande co- municazione. Ora ciò può ottenersi coi "treni fre­ quentissimi a motore speciale, e sopratutto quando non s, tema di prolungarli molto addentro alle gran ti citta Le tramvie sarebbero così costrette a fare ron già la concorrenza alle attuali ferrovie, ma piuttosto

Cam"'Ou,antont!ìl P,i:<:0'e l0CalÌtA da ^

beate. Quanto alle linee promettenti un rilevante i n f ­ imo di mere, noi crediamo die le tramvie siano in esse enovdrnneHQUe|St0 S'Sle," a bastardo di «omunica/.ione in

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8ll’ eer,nomia del primo pianto^ perche si vale d una sede stradale preesi­ stente Nell intervallo degli abitati esso è però una ve n lerrovia perchè ha rotaie salienti e sede sua propria. La ferrovia a binario ridotto, che prende a cestito la rotabile e solo se ne distacca nei punti troDoo'f o r i¡r° PPH ’ s e n [ 'te 0 frequenti e di pendenze

W è, dl '««Ito. preferibile, perchè, con poco p u di dispendio di primo impianto e molto meno e lle '1 ' ! ^«utenzione, permette <li fare il servizio delle mere, che è più retributivo di quello dei pas- eggieri servizio clic la tramvia non può fare, o solo incatenata MI Perch,è pHva di stazioni »cconcie ed ot ni r i 'l ' g" a? Ie 6 Pendenze di «no strada v e n ire - n i ,r01ldera cl,lilr0 ¡n un prossimo av­ venne, nel quale, per quanto crediamo, le tramvie tronnfi0n - 7 ,tat|'3 ?ll'.lnterno e,J ai contorni delle me­ tropoli. Diamo lode intanto al signor Maggiorino Fer­ r a n o |Per ° SlUdl° 'nteressante ed accurato da lui l.uto dei progressi realizzati all’ estero per esercitare economicamente le ferrovie; progreLiT he S t a non tonè° ahf . slano applicati, nei casi acconci, che non sono pochi, anche presso noi.

L’ESPOSIZIONE F IM H M R U AUSTRIACA

Nella seduta del 30 novembre della Camera dei deputati austriaca, il ministro delle Finanze, Du- najewski, fece I’ esposizione finanziaria d e lla ’ quale diamo qui appresso i punti principali :

Rispetto al bilancio preventivo pel 1881, così co­ minciò il Ministro, di fronte alle considerevoli mag­ giori spese, richieste dal Governo, è necessario fare un riassumo di confronto fra i bilanci del 1880 e del 1881.

Il bilancio pel 1880 ascese a fiorini 423,451,000 nelle spese, quello preventivo pel 1881 a fiorini 441,534,000; abbiamo un eccedente nelle spese pel

1881 di oltre 18 milioni. Se però si tien conto del fatto che nel bilancio pel 1880 non erano stati compresi 2 milioni por la costruzione della ferrovia dell Arlberg, rimane una maggiore spesa di 16 mi­ lioni.

Le differenze più notevoli sono: le spese comuni alle due metà della monarchia, che ascendono ad un maggior importo di 3 milioni, la spesa per co­ struzioni idrauliche e le spese pel censimento fio­ r i n i 605,000; il Ministro della Guerra richiede un milione di fiorini di più; le maggiori spese per l’or­ dinamento dell’ imposta fondiaria richiedono fio • rm i 8o0,000, quella per le tasse di consumo fio­ rini 1,590,000 di più.

Il Ministero del Commercio chiede una rna<roiore spesa di 7,936,000 fiorini, per la costruzione di feriovie dello Stato, Ira cui più di 6 milioni per la ferrovia dell’ Arlberg. Il Ministero dell’ Agricoltura domanda un milione di più per l’agricoltura, l ’Am­ ministrazione del Debito Pubblico una maggiore spesa di 790,000 fiorini. Si barino minori spese per I Amministrazione Generale del Tesoro (422,000 fiorini), per le sovvenzioni ad Istituti di circolazione (*■>832,000 fiorini). Per ciò che concerne le entrate dello Stato, esse ascendono nel 1880 a 308,278,000 fiorini, pel 1881 esse sono calcolate a 407,125,000 fiorini, quindi ad 8,847,000 fiorini di più. Se si tol- gono però le entrate sul fondo militare pel 1880 per 2 milioni, le maggiori entrate in favore del 1881 ascendono ad oltre 11 milioni.

Il Ministro delle Finanze richiama l’attenzione della Camera sulle cosiddette spese nette dello Stato. Que­ ste ascendono pel 1880 a 310 milioni e poi 1881 sono stabilite in 316 milioni. Le entrate nette ascen­ dono pel 1880 a 287,499,000 fiorini, o pel 1881 a 293,196,000 fiorini, quindi, una maggiore en­ trata di 5,39/,000 fiorini. Le spese straordinarie pel 1880 ascendono a 6,680,000 fiorini, pel 1881 si devono aggiungere 2,168,000 fiorini per la ferrovia dell Arlberg, quindi le spese straordinarie per que­ st anno ascendono ad 8,680,000 lìo ii.ii. Alle spese straordinarie pel 1880 si devono contrapporre le entrate straordinarie in 2,970,000 fiorini, invece pel 1881 si ha soltanto l’ importo minimo di 175,000 fiorini. Calcolando i bilanci definitivi dell’ ultimo de­ cennio, risulta che la somma delle spese ordinarie ascese a 292 milioni, quella delle entrate ordinarie nello stesso periodo a 280 milioni, Quindi un di- savanzo medio di 12 milioni.

Pel 1881^ le entrate complessive ascendono a 407,125,207 fiorini, e le spese complessive a fio­ rin i 441,537,653; si ha quindi un disavanzo di circa 34 milioni di fio rin i; detratti 6,500,000 fiorini per la ferrovia dell’Arlberg, si ha in confronto al disa­ vanzo del 1880, che ascese a 25,173,000 fiorini, un disavanzo maggiore di 2,739,000 fiorini in questo anno.

Se si confronta in generale la situazione finan­ ziaria risultante dai bilanci del 1880 e del 1881 colla situazione finanziaria del 1870-79, non si può negare che non ci siamo avvicinati allo scopo, cioè al pareggio nel bilancio.

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sul-1624 L’ E C O N O M I S T A 12 dicembre 1880 fidente che la situazione, sebbene sia grave e diffi­

cile, non può affatto dirsi disperata.

Da questo punto di vista si deve cercare di co­ prire il disavanzo colla coscenziosa cooperazione di tutti i fattori costituzionali.

In questo momento non si tratta già di coprire interamente il disavanzo, ma di limitarlo, di porre un argine alla sua estensione. Non v ’ ha quindi al­ tro mezzo che di aumentare le entrate o diminuire le spese. Quanto a quest’ ultimo punto, sono bensì convinto che si possano introdurre qua e là altre economie, ma non già economie tali da poter col­ mare il disavanzo. Se si volesse farlo, si correreb­ be il pericolo di un ristagno completo nello sviluppo interno, ovvero di far diminuire la posizione della monarchia quale grande potenza. Il governo non aderire a questa specie di economie e crede d’ in terpretare cosi 1’ opinione della Camera.

Quanto all’ aumento dell’ entrata, sarà dovere del governo di riprendere le fila interrotte della riforma delle imposte, secondo le ottime basi iniziate dal mio predecessore De Pretis. Venne già presentato alla Camera un progetto di legge per modificazioni all’ imposta sui fabbricati; pregherei la Camera a discuterlo d’ urgenza. Spero di poter fra breve pre­ sentare un progetto di legge per l’imposta indu­ striale e sulla entrata.

Si deve sempre tener conto in Austria che, oltre alle spese per la riscossione delle imposte dirette, ci sono pure quelle per le cosiddette esecuzioni che sono pure gravissime in alcune provinuie.

Il ministro annunzia quindi la presentazione di progetti di legge per agevolare la piccola industria e il piccolo commercio. Sono in corso trattative col governo ungherese relativamente a parecchie im ­ poste, per esempio per quella sull’ acquavite.

Presenterò pure un nuovo progetto per un’ im posta di Borsa, comprendendovi anche il capitale della Borsa. Il precedente progetto sarà ritirato.

La nnova imposta sui fabbricati darà un mag­ gior prodotto di 1,186,500 fiorini, la modificazione della legge d’ imposta sull’ entrata un maggior pro­ dotto di 2 milioni di fiorini, e la nuova imposta sul petrolio 4,400,000 fiorini.

Il governo spera di ottenere una nuova entrata di 2 midolli mediante un’imposta sul gas illuminante, e crede che anche l’ imposta sull’ acquavite darà un prodotto di 1,500,000 fiorini, quindi un maggiore prodotto.

Il ministro spera che la nuova legge sulle tasse di bollo darà un maggior prodotto di 4 milioni circa, per cui si può calcolare che si otterrà nelle entrate dello Stato un aumento di 14 a 15 m ilioni. Del resto non è necessario introdurre altre nuove imposte che potrebbero rovinare economicamente il paese; ci sono molte altre risorse disponibili.

Per far fronte alle maggiori spese, il governo presenterà i progetti di legge per l’ emissione di venti milioni di Buoni del Tesoro.

Il ministro così conchiude:

« Se la Camera si compiacerà di approvare i progetti del governo, spero che nel bilancio del prossimo anno ci troveremo dinanzi ad un risultato tanto soddisfacente da potersi attendere con sicu­ rezza un progressivo miglioramento nelle finanze dello Stato, a meno, s’ intende, che non sopraggiun­ gano avvenimenti straordinari. Colla pazienza e per­ severanza, con un’azione energica e sicura, giunge­

remo in un non lontano avvenire allo scopo che è nell’ interesse di tutti i partiti della Camera: otte­ nere una base solida e durevole per gli interessi materiali di tutti i popoli e di tutte le proviricie dello Stato. »

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Torino. — Nella adunanza del 20 novembre 1880 il presidente Mal­ vano credè suo obbligo informare la Camera su ciò che egli, sovraggiunta l’attuale crisi finanziaria, si è trovato in caso di fare, tanto come chiamato occa­ sionalmente dalla benevolenza degli interessati di questa piazza, quanto nella sua qualità di Presidente della Camera, di cui non créde possa mai spogliarsi dovendo la legale rappresentanza del commercio e delle industrie intervenire ogni volta che si agifi qualche questione riflettente i generali loro inte­ ressi.

Bicorda come egli giustamente impensierito delle agitazioni e del panico che aveva prodotto in Borsa l’ annunzio del progetto di legge per l’abolizione del corso forzoso, si credette in obbligo di scrivere al Direttore generale della Banca Nazionale chiedendo e suggerendo necessari provvedimenti.

Tenutasi il giorno 7, in una delle sale della So­

cietà promotrice dell'industria nazionale, un’ adu­

nanza di industriali, commercianti e banchieri, egli 1 fu chiamato a presiederla, e fu deliberato q u °ll’ ap- ‘ pollo al Governo, che tutti i membri della Camera

conoscono.

Egli poi si recò personalmente dal ministroTom- ! maso Villa, che in quel giorno si trovava in questa

città, e ne ebbe larghe assicurazioni di efficace in­ tromissione presso il Gabinetto in prò della piazza torinese.

Ricorda il carteggio susseguito fra lui ed il Mi­ nistero, ciò che gli valse di essere chiamato tele- i graficamente a Roma a conferire direttamente col

Gabinetto.

In un lungo colloquio avuto il giorno 12 al pa­ lazzo della Consulta, che durò quasi tre ore, cui presero parte il Presidente del Consiglio dei mini­ stri, il Ministro delle finanze, il Ministro di agri­ coltura, industria e commercio, il Presidente della Camera di commercio di Milano ed il comm. Con­ siglio, reggente il Banco di Napoli, la questione della crisi fu affrontata, esaminata, anatomizzata sotto tutti i rispetti, ed egli può assicurare che così in quella conferenza, come in lutto il seguito, i mini­ stri hanno mostrato per Torino la maggior defe­ renza.

Ricorda le concessioni fatte nell’ interesse di questa Piazza dal Governo alla Banca Nazionale ed al Banco di Napoli fra cui quelle già riferite, che avessero cioè quegli Istituti a ritenere come disponibili fin J d’ ora le somme rappresentate dai buoni del Te.-oro I acquistati dalla Banca Nazionale e da! Banco di Na-

\ poli, quantunque non ancora in ¡scadenza.

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ca-12 dicembre 1880 L ’ E C O N O M I S T A 1625 gioni latenti ed inavvertite che hanno prodotto nelle

nostre Borse l’eccedenza delle operazioni e il pre­ sente tracollo colle sue conseguenze.

Ebbe assicurazioni dal Ministro delle finanze che del corso forzoso non si sarebbe fatto, possibilmente, quistione politica, e dopo che ebbe presentato alla Camera dei Deputati il progetto di legge, il M ini­ stro si mostrò desideroso che le Camere di com­ mercio, e quella di Torino specialmente, gli abbiano a fare presenti tutti quegli emendamenti e quelle osservazioni che sembrino opportune.

Riferisce ancora di altro colloquio avuto col comm. Bombrini, direttore generale, e col comm. Grillo, segretario-capo della Banca Nazionale, donde ebbe assicurazioni che il disponibile per Torino sarebbe stato il più possibilmente allargato come lo era già stato in alcuni giorni precedenti, e circa il realizzo della rendita cui si voleva riferire il ribasso avve­ nuto, gli fu dichiarato come nessuna vendita abbia avuto luogo nei mesi di luglio, agosto e settembre, e solo cotale alienazione abbia avuto luogo parzial­ mente al fine di ottobre, sia per liquidare parte della rendita pervenuta alla Banca dalle operazioni sociali sul prestito nazionale, sia per far fronte ap­ punto ai cresciuti bisogni di cassa.

Avendo poi avuto a dire al Governo il suo av­ viso sulla progettata importazione d’oro da attingersi dalle Banche straniere, mentre dimostrò ritenerla affatto insufficiente per la sostituzione alla circola­ zione cartacea, osservò eziandio che questa impor­ tazione per buona parte non sarà che effimera, a causa di un successivo assorbimento da parte delle stesse fonti emittenti, assorbimento molto prevedibile negli attuali rapporti dell’ Italia coll’estero.

A questo proposito riferisce alcune considerazioni sopra una proposta stata fatta dal signor Cirio con suo telegramma da Vienna al Governo italiano, e che sottoposto a sua volta all’ avviso dei banchieri di Torino, non parve si potesse attuare.

Passa quindi a ricordare la circolare eh’ egli ha inviato alla Camere di commercio italiane, per in­ vitarle ad una conferenza sul tema del corso for­ zoso, dalla quale si augura benefìci effetti.

Dopo accennata la parte presa dagli onorevoli de­ putati di Torino e del Piemonte in queste contin­ genze e i risultati che sono attendibili dalla loro mediazione presso il Governo, passa a discorrere di un nuovo appello che ha sentito essere stato loro fatto da altra riunione di industriali commercianti e banchieri, tenutasi la sera del 19 in seno alla So- cieià promotrice dell’ Industria nazionale. Egli ha forti ragioni per rammaricare che questa adunanza siasi convocata appartatamente dalla Camera di com­ mercio quasi anzi sconfessandone il carattere ed il compito, e scordando il già operato dal suo presi­ dente altalchè siasi dovuto al richiamo di un pub­ blicista torinese l’ avvocato Luigi Roux, se in un ordine del giorno votato di quella adunanza, riuscita — gli fu detto — tanto agitata quanto inconsulta, il voto stato emesso dodici giorni prima in quella stessa sala non fu dimenticato.

Tanto più se ne duole il presidente e perchè al- l’ adunanza ebbero ad intervenire ed a proporre membri della Camera ai quali sembragli incombere per solidarietà di corpo il far sentire la giusta com­ peten«;) della Camera, e perchè la deliberazione adot­ tata dall’Assemblea non accennava a nessun fatto ed

a nessun provvedimento che non si fosse già ante­ cedentemente constatato ed additato.

Dichiara non aver ora voluto fare quistioni per­ sonali, ma aver dovuto così parlare pel suo decoro di presidente e per quella coscienza di compiere il suo dovere dalla quale nulla lo farà mai declinare.

I l consigliere Daniele Malvano, quale autore del­ l’ ordine del giorno votato dall’ Adunanza in discorso, dà alcune spiegazioni tendenti a dimostrare come egli non intese fare cosa disgustosa nè alla Camera nè tampoco al suo presidente, e che solo come fa­ cente parte della piazza di Torino, ha creduto poter proporre un ordine del giorno che forse salvava da altri meno opportuni.

Parecchi membri aggiungono considerazioni allo scopo di accertare al presidente il loro rammarico per la penosa dimostrazione che sembra si sia voluto dare alla Camera, ed insistono per la votazione del seguente ordine del giorno presentato dal consigliere Peyiot ed appoggiato dal consigliere Tivoli che viene approvato all’ unanimità:

« La Camera,

« Udita la particolareggiata relazione del suo Pre- « sidente, persuasa che nella presente crisi il com- « mercio non poteva avere un più valido propu- « gnatore dei suoi interessi, gii esprime tutta la sua « riconoscenza ed approva pienamente il suo ope- « rato. »

Si scioglie la seduta.

Camera di Commercio di Livorno. — Adunanza

del dì 20 novembre 1880. — La Commissione per

gli affari doganali riferendo sulla vertenza pendente fra la Camera di Commercio di Genova e l’ Ammi­ nistrazione finanziaria a causa della recente disposi­ zione ministeriale, la quale vieta le miscele di olii di oliva eon olii di cotone che da molti anni venivano eseguite con concorso della Dogana nei magazzini di proprietà privata stabiliti in Sampierdarena e davano luogo ad un molto attivo commercio, propone che la Camera appoggi le istanze state avanzate al Mi­ nistero dalla prelodata rappresentanza commerciale onde sia revocata la detta disposizione, svolgendo ragioni ed argomenti coi quali dimostra che le m i­ scele in discorso lungi dall’ essere proibite sono anzi esplicitamente permesse dalle istruzioni doganali. La Camera approva le conclusioni del rapporto della Commissione e delibera di chiedere al Ministero, nell’ appoggiare le istanze della Camera di Commercio di Genova, che le miscele in discorso siano ovunque permesse nei depositi doganali e non soltanto nei magazzini di Sampierdarena poiché ciò costituirebbe un privilegio, sernprecbè si adotti il temperamento proposto dalla sùllodata Camera a maggior tutela degli interessi delia pubblica Finanza, di far regi­ strare cioè come olii di cotone gli olii d’ oliva na­ zionali che s’ introducono nel deposito per la miscela. Si prende cognizione di un reclamo del Commercio in cui si lamenta l’ assoluta insufficienza del mate­ riale da trasporto in questa stazione ferroviaria e si fanno vive premure alla Camera onde si adoperi perchè sia prontamente provveduto all’ urgente b i­ sogno. Il Presidente comunica il seguente telegramma inviato fino dal 12 novembre e così prima 'che per­ venisse alla Camera il detto reclamo, alla Direzione delle Ferrovie Romane:

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in-5

1626 L’ E C O N O M I S T A

12 dicembre 1880 ■ temperie, causa mancanza vagoni. Commercio dan-

« neggialo lagnasi altamente reclamando pronto prov- « vedimento. Camera prega istantemente voler disporre « sollecito invio abbondante materiale trasporto. »

La Camera dopo qualche discussione, delibera di indirizzare una rappresentanza sull’ argomento alla Direzione delle Ferrovie Romane e di far nuove e premurose pratiche presso la Direzione medesima, onde non solo vengano prese le oppertune disposi­ zioni affinchè questa stazione ferroviaria sia provvista del materiale da trasporto necessario ai bisogni del commercio, ma siano altresì costruiti nella stazione stessa dei locali ove le merci da spedirsi possano anche m caso di straordinaria affluenza essere custo­ dite e p:ù non restino, come oggi avviene, esposte alla pioggia ed ai guasti e deterioramenti che ne derivano.

Si prende cognizione di una officiale con cui il Ministero del commercio, premesso che la Commis­ sione centrale dei valori per le dogane istituita dal li. decreto 2 ottobre 1879. deve, ai termini del de­ creto stesso, procedere all’ annua revisione dei va­ lori di lle merci per la elaborazione delle statistiche del commercili coll’ estero, trasmette varie schede affinchè siano debitamente riempite per ciò che r i­ flette lo categorie tutte comprese nella tariffa doga­ nale, conia indicazione del valore medio che ciascuna merce ebbe nell’ anno corrente e ciò tanto per le importazioni quanto per le esportazioni; e quindi si rinvia la pratica per l’ occorrente lavoro alla Com­ missione permanente di statistica.

Il Presidente comunica varj documenti fra i quali e da notarsi il seguente :

a) Una circolare della Camera di Commercio di

Torino sulla abolizione del corso forzoso, con la quale la Camera stessa richiama l’ attenzione delle Camere di Commercio sopra la importante questione, e specialmente le invita a pronunziarsi sulla oppor­ tunità di provocare una adunanza di rappresentanti de le Camere per far luogo ad un’ ampia discussione del grave argomento; ed altra circolare della Camera di Commercio di Padova sul medesimo soggetto. Di queste due circolari si delibera il rinvio alfa Com­ missione ili Finanza onde le prenda in esame e for­ muli quelle proposte che creda opportune. Quindi si delibera altresì di far pratiche per mezzo dei depu­ r a t i al Parlamento onde nel progetto di legge per 1 abolizione del corso forzoso sia introdotta uìia mo- i binazione mercè l i quale la Intendenza di Finanza (iella Provincia di Livorno sia compresa fra le In- tendenze autorizzate al cambio dei biglietti.

Nell’ adunanza del 30 novembre il Presidente co­ munica un’ officiale da lui indirizzala il 26 novembre al Direttore generale delle Ferrovie Romane per chiedere il pronto invio a questa stazione del ma­ teriale da trasporto necessario ai bisogni del com­ inci cio^e la costruzione di locali ove possano essere convenientemente custodite le merci in spedizione.

Si legge il telegramma trasmesso dalla Direzione delle Ferrovie alla Camera in risposta alla officiale medesima, così concepito:

« In risposta sua lettera d’ ieri Direzione dichiara di fare maggiori possibili sforzi per appagare do­ mande commercio codesta città, e che a tal uopo fu già ordinato stazione Pisa mandale costà tutti i carri disponibili meno quelli indispensabili carico sale. Siccome però ingenti sono le domande di vagoni

per parte di molte altre stazioni, così malgrado suo buon volere Amministrazione non potrebbe per ora esaudire completamente le richieste del commercio livornese. »

La Camera considerando come dalla riferita r i ­ sposa della Direzione generale delle Ferrovie Ro­ mane apparisca che la Direzione stessa non ha modo di provvedere se non che in parte ai bisogni del commercio, e come ciò dimostri la necessitaci r i­ correre anche al Governo, delibera di fare le oppor­ tune pratiche presso il Ministero.

Camera

di Commercio di Verona. — Adunanza consigliare del 26 novembre 1880. Riferendosi alle pratiche latte dalla presidenza presso il Consiglio d Amministrazione delle ferrovie A. I , per ottenere ohe a servizio dei passeggeri e del commercio le stazioni fossero provvedute del sufficiente materiale di trasporto; ò data notizia della risposta avuta dal Consiglio stesso che il difetto giustamente lamentato in addietro non si verificherà d' ora in avanti es­ sendo le cose tornate allo stato normale;

In seguito ad osservazioni presentate dai consi­ glieri Brena e Goldsehmiedt ohe le stazioni di Snm- honifaoio e Domegliara sono tuttavia prive di carri per trasporlo merci;

Si delibera di indirizzare una circolare a tutte le Camere del Regno acciò vogliano associarsi ad una rimostranza presso il Governo in questo proposito, e si approva la minuta già preparata dalla Presi­ denza lino dal lo novembre oorr. (tenuta in so­ speso dopo la Nota ricevuta dal Consiglio d’ ammi­ nistrazione sopra citato) colla quale sono invocati solleciti provvedimenti a favore del commercio ed è posto in rilievo ohe gli inconvenienti lamentati derivano non già da difetto di servizio, ma soltanto da mancanza di materiale mobile.

Data lettura della circolare della Camera di Com­ mercio di Padova, in relazione ad urgenti provve­ dimenti da promuoversi in seguito alla presentazione da parte del Governo del progetto di legge sul­ l ’abolizione del corso forzoro ed aperta Fa discus­ sione alla quale prendono parto il Presidente ed i consiglieri dott Lebrecht, Goldsehmiedt, Ipsevieh, Orti, Nicolis, viene constatato che comunque iu Veron.i non si sia ancora manifestato urgente biso- gno di speciali provvedimenti da parte della Banca Nazionale, tuttavia tornerebbe prudente che la Banca stessa potesse disporre di un assegno maggiore che in addietro per sovvenire eventualmente T l credito di questa piazza. Viene pure posto in rilievo, da parte del oonsiglier Nicolis che il provvedimento dovrebbe avere carattere affatto provvisorio per non allontanare la cessazione del corso forzoso, che sa­ rebbe compromessa qualora si ricorresse allo espe- d.ente di aumentare la emissione della carta mo­ neta consorziale; dopo altre argomentazioni svilup­ pate dal cons. Ipsevieh in confronto dell’ on. Nico­ lis, lo stesso propone alla votazione la seguente deliberazione che è accettata dal Presidente :

« La Camera di Verona ricorrerà d’ urgenza alla « Direzione Generale della Banca Nazionale affiu- “ chè voglia allargare la cifra degli assegnamenti « quindicinali in vista degli eventuali bisogni della « piazza. »

Ì i approvato mi unanimità.

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