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Comunicazione e scienza tra passato e futuroSvedo Piccioni

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Academic year: 2021

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micron . editoriale

Comunicazione e scienza tra passato e futuro

Svedo Piccioni

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L’Italia è uno strano paese. Con una grande propensione per le celebrazioni, e allo stesso tempo, una straordinaria capacità di rimozione. Si celebrano i fatti e si dimenticano i significati. Da dieci a cento ogni anno è buono per evocare. Succede in egual misura per la storia e per la politica, per l’arte e per la scienza.

Si organizzano convegni, si fa un serio e “approfondito dibat- tito”, si analizza la vita delle persone e lo svolgimento dei fatti, spesso si fanno anche buoni propositi e, se l’argomento cade in una congiunzione astrale mediatica favorevole, ottiene anche l’attenzione della stampa. Il giorno dopo, spenti i riflettori, muore anche l’interesse per le riflessioni fatte e per i principi enunciati. Nella società dell’informazione una notizia scaccia l’altra e non c’è molto tempo per pensare. È successo quest’an- no per il centenario della morte di Giosuè Carducci, per i tren- ta anni dal ’77, per il 70° anniversario della morte di Antonio Gramsci, e lo stesso succederà il prossimo anno per il ’68.

Per Giulio Maccacaro, a trenta anni dalla scomparsa, non si fanno ovviamente eccezioni. Un bel convegno, non rituale, a Milano, molto partecipato dagli amici e dai compagni di sem- pre, contrassegnato da analisi e riflessioni quanto mai attuali sul rapporto tra scienza e potere, ma, purtroppo, poco seguito dalla grande stampa e ancor meno dal mondo politico. Poi più nulla. Eppure la sanità pubblica, a partire proprio dal sistema di prevenzione, deve molto a questo medico scomodo che ha fatto uscire la malattia dalla salute, ha parlato di diritti, ha messo sotto accusa il potere in qualunque forma esso si manifesti. Ha reso questo paese più civile. Per queste ragioni, ma soprattutto perché dell’insegnamento di Maccacaro non si perda il senso, abbiamo voluto aprire questo numero della nostra rivista con un ricordo di Gianni Barro, che di Maccacaro è stato amico e collaboratore. E di epidemiologia abbiamo continuato a parlare, cercando di evidenziarne il tratto complesso e le rela- zioni, sempre più evidenti, tra ambiente e salute e tra cause ed

effetti, senza nascondere difficoltà e problemi. Un capitolo della nostra rivista, poi, abbiamo voluto dedicarlo al rapporto tra scienza e informazione. Alla crescente domanda di cono- scenza sulle tematiche legate al rapporto ambiente-salute, che nelle società sviluppate è diventata una priorità, alla quale fa velo una cultura scientifica che sta muovendo i primi passi nell’universo composito dei mezzi di informazione di massa.

Cambia il lavoro dello scienziato, che non si esaurisce più nel- l’abbraccio della comunità scientifica ma deve occuparsi anche di divulgazione e, quindi, confrontarsi con un pubblico che non possiede sofisticati strumenti di analisi. Cambia il lavoro del giornalista che nella ridondanza informativa del media village può ritrovare un ruolo solo attraverso la riqualificazio- ne individuale e collettiva del sistema. Il tutto condizionato dall’esigenza di arrivare prima, sempre e comunque prima.

Abbiamo affrontato, con alcuni esempi, anche il tema quan- to mai spinoso dei “legami pericolosi” che uniscono scienza, media e industria e le difficoltà per i non addetti ai lavori ad orientarsi in un linguaggio scientifico sempre più specializza- to. Ma, soprattutto, abbiamo voluto sottolineare il rischio che questa sovrabbondanza di informazione, o meglio ancora di

“notizie”, finisca poi per oscurare la leggibilità e la compren- sione della complessità dei processi che, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, rappresentano il tratto dominante di tutta la ricerca scientifica moderna. In questo contesto i mass media, che pure non hanno una funzione educativa, possono rappresentare una grande opportunità per lo sviluppo della conoscenza e la comprensione di tutti quei fenomeni legati direttamente o indirettamente alla qualità della vita, che tanta apprensione generano nell’opinione pubblica. Un’opportunità per i cittadini, ma soprattutto un’occasione di crescita per un paese come l’Italia sempre pronto a dividersi tra Guelfi e Ghibellini.

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