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La Seconda guerra mondiale Classe 5 B La se

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Academic year: 2022

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1939-1945

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INDICE

Le cause profonde della Seconda Guerra Mondiale Verso il conflitto

Guerra lampo - Invasione della Polonia La battaglia d‟Inghilterra

LA GUERRA IN ITALIA

o Discorso dell‟entrata in guerra dell‟Italia o La guerra parallela dell‟Italia

La guerra dei Balcani La guerra in Africa Operazione Barbarossa Intervento americano

L‟attacco a sorpresa di Pearl Harbor La controffensiva degli Alleati (1942/1943)

Germania Giappone

Gli Alleati in Italia e la caduta del fascismo (1943) SITUAZIONE ITALIANA

o L‟ITALIA DIVISA: IL REGNO DEL SUD FRA IL 1943 E IL 1944

o IL CENTRO NORD: L‟OCCUPAZIONE NAZIFASCISTA E LA RESISTENZA

o La Repubblica di Salò e la Resistenza italiana o L‟Italia liberata

LA RESISTENZA

o La resistenza in Europa (1943-1944) o L‟8 settembre

o Le origini della Resistenza o La svolta di Salerno

o L‟estate partigiana del 1944 o Inverno 1944-45: la crisi o L‟insurrezione

o La resistenza disarmata o Gli I.M.I.

La sconfitta del nazismo e la fine della guerra (1944-1945)

Da Italia liberata a Repubblica

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La conclusione del conflitto nel Pacifico Il disastro atomico

La Shoah e la soluzione finale o La soluzione finale

o Il genocidio nel diritto internazionale

o Crimine dello Stato contro la legalità internazionale o La definizione di genocidio

o Quando esistere è resistere o Sopravvivere

o Il dominio della morte o La violenza inutile

La conferenza di Potsdam e l‟assetto postbellico Le due guerre mondiali

GLI SCENARI ECONOMICI DOPO LA GUERRA o Costi umani e danni economici

o L‟egemonia economica degli Stati Uniti

o Gli accordi di Bretton Woods, il fondo monetario internazionale e la Banca Mondiale

Approfondimento o Luogo

o Perché la prigionia?

o La 1° lettera o Premessa o La 2° Lettera o Premessa o La 3° Lettera o Premessa o Il rimpatrio o La vicenda o Il Documento o Onorificenze o Bibliografia o Fonti

o Fonti immagini

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Le cause profonde della Seconda Guerra Mondiale

I nessi tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale sono profondi e provengono da relazioni internazionali che le potenze vincitrici imposero all‟Europa, specialmente alla Germania sconfitta. Questo modello si basava sulla politica del più forte: la Francia e la Gran Bretagna vollero schiacciare la Germania, che era una potenza che minacciava il loro potere economico ed era una concorrente per l‟egemonia europea, così con il trattato di Versailles privò la Germania di un esercito permanente e di un impero coloniale, la ridimensionò territorialmente ed economicamente. Tutta la politica estera del führer fu orientata a violare i trattati di pace di Versailles.

La strategia di Hitler di imporre all‟Europa l‟egemonia tedesca fu anche causata dalla crisi degli anni trenta. La disintegrazione del sistema monetario internazionale e l‟affermazione del protezionismo trasferirono sul piano politico le tensioni economiche.

In assenza di un mercato mondiale aperto alla concorrenza, la vitalità delle singole economie nazionali si legò all‟allargamento del mercato interno attraverso l‟estensione delle sue dimensioni territoriali.

I miti di Mussolini, l‟imperialismo del Giappone, il sogno di Hitler della “Grande Germania”

si basavano sulla ricerca dell‟estensione dello spazio nazionale. La guerra si configurò come prolungamento della lotta economica tra classi.

Scontro tra modelli politico-ideologici

La guerra assunse anche i caratteri di uno scontro tra modelli sociali e politici alternativi: comunismo, fascismo, liberal-democrazia. Rimasero vincitori il comunismo staliniano e la liberal-democrazia occidentale.

La lotta al comunismo costituiva un elemento di base dell‟ideologia nazifascista di Germania, Italia e Giappone, che puntava a distruggere la repubblica dei soviet. Costituì anche un elemento strategico dell‟iniziativa internazionale delle grandi democrazie europee, che appoggiarono più o meno l‟anticomunismo dei fascismi europei. Quindi lo scontro tra capitalismo e comunismo fu un altro dei fattori che indebolirono le relazioni internazionali negli anni trenta.

Mentre finiva la guerra, nacque un nuovo contrasto tra comunismo e democrazie da un lato e nazifascismo dall‟altro su cui si fissò l‟equilibrio internazionale dei decenni successivi, mentre il nazionalismo totalitario in Europa rimaneva confinato nella penisola iberica.

Verso il conflitto

Alla vigilia della seconda guerra mondiale il mondo era attraversato da tensioni di ordine politico ed economico. Negli stati dove si erano affermati regimi totalitari o autoritari di tipo fascista le politiche espansioniste e aggressive erano considerate uno strumento utile per reagire ai rigori della crisi economica che dagli Stati Uniti si era diffusa in tutto il mondo. Numerosi erano quindi i focolai di tensione, in particolare nello scacchiere orientale, dove il Giappone nel 1937 aveva attaccato la Cina e in Spagna, dove nel 1936

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era scoppiata una guerra civile tra le forze repubblicane e comuniste al governo e le forze nazionaliste militari e cattoliche guidate dal generale Francisco Franco.

La guerra civile spagnola, che venne considerata la vera e propria prova generale del conflitto mondiale a causa del coinvolgimento di forze militari straniere italiane, tedesche e sovietiche in appoggio ai due contendenti, fu vinta nel 1939 dai falangisti del generale Franco, che instaurò in Spagna una dittatura militare durata fino alla sua morte, avvenuta nel 1975.

Germania e Italia nel frattempo avevano stipulato un‟alleanza militare (Asse Roma- Berlino- 1936), allargata successivamente al Giappone in funzione anti-Comintern (antisovietica).

Quest‟ultimo aspetto, cioè l‟alleanza anticomunista, spinse le potenze occidentali ad adottare nei confronti di Hitler un atteggiamento remissivo e attendista, nonostante questi non nascondesse le mire espansioniste che lo portarono ad annettersi l‟Austria nel 1938 (Anschluss).

Nella successiva conferenza di Monaco (1938), Inghilterra e Francia concessero alla Germania anche la regione dei Sudeti, appartenente alla Cecoslovacchia, ma a maggioranza tedesca.

Mussolini per compensare l‟espansione ad oriente dell‟alleato tedesco, occupò nell‟aprile del 1939 l‟Albania.

Intanto Hitler sollevava la questione del corridoio polacco di Danzica, che collegava la Prussia orientale al resto del Reich, e che veniva rivendicato dalla Germania.

La minaccia verso la Polonia provocò la reazione inglese, che strinse un patto militare con quest‟ultima.

Ma l‟accordo di non aggressione tra Russia e Germania (patto Molotov- Ribbentrop, 23 agosto 1939), con il protocollo segreto di spartizione della Polonia, precipitò l‟Europa nel secondo conflitto mondiale, scoppiato l' 1 settembre 1939 con l‟invasione tedesca della Polonia.

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Guerra lampo - Invasione della Polonia

Due giorni dopo l‟attacco, Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania, mentre Mussolini mantenne la neutralità. In questi primi mesi la Germania occupò la Polonia occidentale, l‟Urss quella orientale, le tre repubbliche baltiche (Lituania, Lettonia, Estonia) e la Finlandia. Hitler occupò poi, nella primavera del 1940, la Danimarca e la Norvegia e successivamente attaccò direttamente la Francia aggirando le fortificazioni costruite lungo il Reno (la linea Maginot) e attraversando Belgio, Olanda e Lussemburgo.

L‟avanzata tedesca fu rapidissima e il 14 giugno i carri armati nazisti entrarono a Parigi, mentre il grosso delle forze armate francesi fuggiva dal porto di Dunkerque. In questa fase Mussolini, nella convinzione che il conflitto stesse volgendo rapidamente a favore dell‟alleato tedesco, decise di entrare in guerra il 10 giugno, attaccando sulle Alpi la Francia.

I nazisti peraltro si limitarono ad occupare il nord della Francia con la sua capitale ed imposero al sud un governo filonazista, con capitale a Vichy, guidato da un anziano generale francese, Petain.

La resistenza francese sarà guidata dall‟Inghilterra da un altro generale francese, Charles De Gaulle.

Contemporaneamente Hitler lanciò un attacco aereo poderoso contro l‟Inghilterra (Operazione Leone marino) che però fu ben contrastato dall‟aviazione inglese, la RAF, pur producendo ingenti danni sulle strutture portuali e civili della capitale inglese.

La battaglia d’Inghilterra

Con la sconfitta della Francia Hitler aveva portato a termine la prima parte del suo progetto: il Grande Reich, il secondo obiettivo era lo spazio vitale dunque aggredire l‟Unione Sovietica, per riuscirvi si doveva trattare la pace con la Gran Bretagna. Il gruppo dirigente guidato da Churchill, respinse ogni trattativa e ottenne l‟impegno unanime di resistere a costo di qualunque sacrificio. Hitler scatenò l‟operazione leone marino che

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aveva l‟obiettivo di invadere l‟Inghilterra. Per tutta l‟estate del 1940 ci furono

bombardamenti, mentre l‟aviazione inglese cominciava ormai a bombardare a sua volta le città tedesche, il Furher aveva mancato uno dei suoi principali obiettivi: la guerra lampo, era fallita.

LA GUERRA IN ITALIA

Discorso dell’entrata in guerra dell’Italia

Si riproduce qui il testo integrale del discorso pronunciato dal duce dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, sede del Gran Consiglio del fascismo, il 10 giugno 1940, con cui annuncia agli Italiani l‟ingresso in guerra dell‟Italia a fianco della Germania nazista.

“Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno d'Albania! Ascoltate!

Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.

L'ora delle decisioni irrevocabili.

La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran

Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano.

Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi:

promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cinquantadue stati.

La nostra coscienza è assolutamente tranquilla.

Con voi il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano.

Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che la hanno accettate; bastava non respingere la proposta che il Fuhrer fece il 6 ottobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.

Oramai tutto ciò appartiene al passato.

Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire fermamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.

Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre

frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo

spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro

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libero se non ha libero l'accesso all'Oceano.

Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, è la lotta tra due secoli e due idee.

Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l'Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.

Italiani!

In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo popolo, con le sue meravigliose Forze armate.

In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro

pensiero alla Maestà del re imperatore, che, come sempre, ha interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Fuhrer, il capo della grande Germania alleata.

L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti.

Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere!

E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.

Popolo italiano!

Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore! “

Video : https://www.youtube.com/watch?v=F-OA9ZO4xa4

Video “Mussolini annuncia le leggi razziali”

https://www.youtube.com/watch?v=udwF1nNaexs

La guerra parallela dell’Italia

Nel settembre del 1940 Mussolini aprì due fronti, in Africa e in Grecia, attraverso i quali intendeva condurre una guerra parallela a quella di Hitler, ai danni di Inghilterra e Grecia.

Ben presto però le truppe italiane furono bloccate dalla resistenza greca e contrattaccate dalle truppe coloniali inglesi, che sul finire dell‟anno entrarono in Cirenaica (Libia) e conquistarono Addis Abeba (febbraio 1941), decretando la fine del domino coloniale italiano in Africa Orientale. Solo col sostegno tedesco riuscì a mantenere le posizioni in Grecia e Africa settentrionale.

Inoltre l‟Italia subì diverse sconfitte navali nel Mediterraneo. L‟11 novembre del 1940 un

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attacco aereo inglese sul porto di Taranto inflisse ingenti danni alla flotta militare italiana, sconfitta in due battaglie navali a Punta Stilo nel luglio 1940 e successivamente a Capo Matapan (marzo 1941).

La guerra dei Balcani

La guerra d‟aggressione contro la Grecia intrapresa dall‟Italia il 28 ottobre 1940, dopo un‟iniziale penetrazione nel settore dell‟ Epiro, per l‟accanita resistenza greca si era risolta in un sostanziale fallimento, costringendo le armate italiane a retrocedere,

subendo forti perdite, in posizione più vicina ai porti di sbarco. Per rafforzare la situazione dell‟Asse nella regione balcanica, compromessa dagli insuccessi della campagna italiana in Grecia, Hitler accentuò la pressione sulla Bulgaria, che il 1° marzo 1941 aderì al

Tripartito; per fronteggiare le conseguenze del colpo di Stato anti-nazista in Jugoslavia (27 marzo 1941), il 6 aprile ebbe inizio la campagna per l‟occupazione della Iugoslavia, che il 18 fu costretta all‟armistizio.

Intanto, le armate tedesche provenienti dalla Bulgaria occupata entrarono in Tracia; la linea Metaxàs (eretta nella zona di confine della Grecia con la Bulgaria) fu rapidamente aggirata e le masse corazzate tedesche raggiunsero Salonicco dove, dopo il reimbarco del corpo di spedizione britannico, il 23 aprile fu firmato l‟armistizio tra Grecia e potenze dell‟Asse. Padroni di Salonicco, della valle del Vardar e della conca di Monastir, i Tedeschi occuparono dopo una rapida campagna tutta la Grecia (3 maggio 1941) e in 24 giorni fu operata la conquista aerea di Creta.

La guerra in Africa

Nell‟Africa Orientale Italiana l‟entrata dell‟Italia nel conflitto portò l‟Asse a contatto con l‟Impero britannico in Egitto, Sudan, Uganda, Kenya, Somalia, per una frontiera di circa 6000 km. Nelle più lontane regioni del suo Impero d‟Africa lo Stato Maggiore britannico, per guadagnare tempo e per risparmiare energie e uomini, abbandonò le zone più minacciate dalla schiacciante superiorità iniziale italiana: così fu evacuata la Somalia britannica. La controffensiva fu preparata contemporaneamente in Africa Orientale e in Libia: nel primo territorio, per il netto squilibrio delle forze opposte, dopo circa un anno e mezzo di operazioni, la difesa italiana non poté evitare la vittoria britannica (6 aprile 1941, capitolazione di Addis Abeba; 27 novembre 1941, caduta di Gondar, ultimo presidio italiano in Etiopia a deporre le armi).

In Africa settentrionale, dopo l‟occupazione di Sidi Barrani a opera dell‟Esercito italiano comandato da R. Graziani (12 settembre 1940), gli Inglesi, al comando del generale A.P.

Wavell sferrarono un‟offensiva (8 dicembre 1940-9 febbraio 1941) che si spinse fino a Bengasi, minacciando gravemente in Africa l‟Italia. L‟intervento di rinforzi aerei tedeschi e di un reggimento corazzato (Afrika Korps), al comando di E. Rommel invertì i rapporti delle forze: fra il 28 marzo e il 29 aprile 1941, le forze britanniche, in una situazione di netta inferiorità, furono costrette all‟abbandono della Cirenaica. Restava in mano britannica Tobruk, importante punto d‟appoggio per le future operazioni, inutilmente assediata dalle forze dell‟Asse.

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Operazione Barbarossa

Operazione Barbarossa (Unternehmen Barbarossa) era il nome in codice tedesco, per l'invasione dell'Unione Sovietica da parte della Germania Nazista, durante la seconda guerra mondiale. Sarebbe stato il punto di svolta delle fortune naziste, e il suo fallimento portò come risultato alla capitolazione della Germania. Il fronte orientale, che venne aperto dall'Operazione Barbarossa, sarebbe divenuto il più grande teatro di operazioni della seconda guerra mondiale, con alcune tra le più grandi e brutali battaglie, emormi perdite di vite, e condizioni di vita miserabili sia per i russi che per i tedeschi.

L'operazione prese il nome da Federico Barbarossa.

Prima dell'Operazione Barbarossa, i rapporti tra Germania e Unione Sovietica erano apparentemente amichevoli, avendo firmato l'inatteso Patto Molotov-Ribbentrop poco prima dell'invasione tedesca e sovietica della Polonia. Si trattava di un patto di non aggresione nel quale Germania e URSS si accordavano per spartirsi l'Europa orientale. Il patto era inatteso a causa della mutua ostilità che sorgeva dalle ideologie diametralmente opposte dei due regimi. Ma Adolf Hitler voleva da lungo tempo conquistare la Russia allo scopo di schiavizzare la sua popolazione slava (i suoi untermensch). Quindi il patto era stato siglato semplicemente per una convenienza a breve termine e i nazisti non ebbero remore a romperlo per assecondare i propri interessi.

I lettori del Mein Kampf ("La mia lotta") di Hitler non furono sorpresi di vederlo invadere l'Unione Sovietica. In quel libro, egli rende chiara la sua convinzione che il popolo tedesco avesse bisogno di nuovi territori (Lebensraum - "spazio vitale"), e che questi dovevano essere cercati ad est. Comunque, Stalin era convinto che Hitler non avrebbe attaccato.

Era una politica dichiarata dei nazisti, di uccidere, deportare o ridurre in schiavitù la popolazione russa, che essi consideravano inferiore, e usare la loro terra come Lebensraum.

L'Operazione Barbarossa fu principalmente un parto della mente di Hitler. Il suo Stato Maggiore, lo avvertì dei rischi portati dal combattere su due fronti. Ma Hitler considerava se stesso un genio politico e militare, ed effettivamente a questo punto della guerra, aveva conseguito una serie di vittorie fulminanti contro quelle che parevano insormontabili avversità. Innanzitutto, la sua impudenza e la volontà di prendersi dei rischi, combinate alla disciplina delle sue truppe e alla tattica della Blitzkrieg, gli aveva fatto vincere i Sudeti e la Cecoslovacchia senza quasi combattere, in seguito Polonia, Danimarca e Norvegia con appena qualche difficoltà in più. Quindi ottenne il rapido crollo dell'esercito francese, attraverso l'invasione del Belgio e l'aggiramento della Linea Maginot. Il Regno Unito sembrava resistere solo per un puro sforzo della volontà. Hitler pensò che era giunto il momento di rivolgersi contro l'ex-amico che stava ad est, sostenendo che per la Wehrmacht era importante colpire, prima che l'Armata Rossa cominciasse ad accarezzare l'idea di invadere la Germania.

Hitler era oltremodo fiducioso, dopo il rapido successo nell'Europa occidentale, si aspettava una vittoria in pochi mesi e non si preparò per una guerra che si sarebbe protratta lungo l'inverno. Non equipaggiò nemmeno le truppe per tale eventualità, dotandole di abbigliamento adeguato a un clima rigido. Sperava in una rapida vittoria contro l'Armata Rossa, che avrebbe incoraggiato la Gran Bretagna ad accettare i termini della pace.

In preparazione all'attacco, Hitler spostò 2,5 milioni di uomini sul confine sovietico, lanciò moltissime missioni di ricognizione aerea sul territorio sovietico, e accumulò enormi

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quantitativi di materiale ad est. Nonostante ciò i sovietici furono colti letteralmente di sorpresa. Questo fatto ha molto a che fare con la fede incrollabile di Stalin, nel fatto che la Germania non avrebbe attaccato dopo soli due anni dalla firma del Patto Molotov- Ribbentrop. Era anche sicuro che i nazisti avrebbero finito la guerra con i britannici prima di aprire un nuovo fronte. Nonostante i ripetuti avvisi dei suoi servizi segreti, Stalin si rifiutò di dar loro retta, credendo che le informazioni fossero frutto della disinformazione britannica, fatte circolare allo scopo di far scoppiare la guerra tra nazisti e URSS. La Germania contribuì a questo inganno. I nazisti dissero a Stalin che le truppe venivano spostate per portarle fuori dal raggio d'azione dei bombardieri britannici. Spiegarono inoltre che stavano cercando di ingannare i britannici facendogli credere che si preparavano ad attaccare l'Unione Sovietica, mentre in realtà le truppe e i rifornimenti, venivano ammassati per preparare un'invasione della Gran Bretagna. È stato stabilito che la spia comunista, Dr. Richard Sorge, diede a Stalin la data esatta dell'inizio dell'operazione; anche i criptoanalisti svedesi guidati da Beurling conoscevano la data in anticipo.

La strategia definitiva, concordata da Hilter e dai suoi assistenti nell'Alto Comando tedesco, prevedeva l'impiego di tre gruppi d'armata, incaricati di conquistare regioni specifiche e grosse città dell'Unione Sovietica, una volta che l'invasione avesse avuto inizio. Il gruppo d'armata nord aveva il compito di marciare attraverso i paesi baltici e nella russia settentrionale, per andare a prendere o distruggere la città di Leningrado (oggi San Pietroburgo). Il gruppo d'armata centrale avrebbe puntato direttamente su Mosca, marciando attaverso l'odierna Bielorussia e le regioni centro-occidentali della Russia. Il gruppo d'armata sud avrebbe colpito la densamente popolata Ucraina, prendendo Kiev, e continuando in direzione est verso le steppe dell Russia Meridionale, e fino ad arrivare al fiume Volga. Il 22 giugno 1941, l'Operazione Barbarossa prese il via. Coinvolse una forza totale di truppe che ammontava a tre milioni di uomini, rendendola la più grande operazione militare terrestre di tutti i tempi. Anche se inizialmente ebbe successo, arrivando alle porte di Mosca ai primi di dicembre, viene spesso proposto che la pecca fatale di questo piano fu il suo rinvio rispetto alla data iniziale del 15 maggio, poiché Hilter volle intervenire contro il rovesciamento anti tedesco in Jugoslavia. Questo tolse cinque settimane della già breve estate russa dal tempo a disposizione delle truppe tedesche. Comunque, durante la campagna, Hitler ordinò alla forza principale che era diretta verso Mosca di piegare verso sud, per aiutare il gruppo d'armata sud a catturare l'Ucraina. Questa mossa ritardò l'assalto alla capitale sovietica, anche se servì ad assicurare il fianco sud dell gruppo d'armata centrale. Per il momento in cui si rivolsero di nuovo verso Mosca, le truppe tedesche si impantanarono nel fango che segui le piogge autunnali e con le nevicate invernali si fermarono del tutto. In questo modo vennero impedite dall'ottenere ulteriori guadagni territoriali, anche se questo fu dovuto in parte alla resistenza dei russi, che fu più dura di quanto si aspettassero. La logistica tedesca divenne anch'essa un grosso problema, a causa della eccessiva lunghezza della linee dei rifornimenti.

Il punto di svolta dell'operazione si ebbe quando le truppe naziste arrivarono a portata di vista delle cupole del Cremlino. Non sarebbero mai più arrivate così vicine, perché le truppe di Stalin difesero Mosca ferocemente, e spinsero i tedeschi indietro, nelle distese gelate della Russia, mentre l'inverno avanzava. Non sorprendentemente, il cuore della controffensiva fu diretto contro il gruppo d'armata centrale, che era il più vicino a Mosca.

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Intervento americano

Nell’estate del 1941 Churchill e Roosevelt sottoscrivevano la Carta atlantica, a cui aderì anche Stalin, con cui formarono un fronte comune in funzione anti-nazista.

Nell‟area del Pacifico, secondo grande teatro di guerra, il Giappone aveva intanto strappato numerosi domini coloniali (Indocina francese) e attaccato la Cina, stipulando un patto di non aggressione con la Russia. L‟espansione giapponese procedeva verso sud est ed ebbe un clamoroso successo il 7 dicembre del 1941, con l‟attacco a sorpresa di Pearl Harbor, base navale americana nelle isole Hawaii.

Nei giorni successivi si ebbe quindi la svolta decisiva del conflitto con l‟entrata diretta in guerra degli Stati Uniti, che fino a quel momento si erano limitati a fornire supporto logistico agli alleati.

L’attacco a sorpresa di Pearl Harbor

Alle 7.48 del 7 dicembre 1941, settant‟anni fa, la base navale di Pearl Harbor, sede della Flotta del Pacifico della marina militare statunitense a Oahu, una delle otto isole principali delle Hawaii, venne colpita dai primi proiettili delle decine di aerei da guerra giapponesi che stavano eseguendo l'”operazione AI”, l‟attacco a sorpresa che portò all‟ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Anche se nell‟immediato l‟attacco fu un successo quasi completo, questo non assestò all‟apparato militare statunitense nel Pacifico il colpo mortale che aveva previsto il comando giapponese.

La progettazione dell‟attacco, che faceva capo al comandante in capo della Flotta Combinata giapponese, l‟ammiraglio Isoroku Yamamoto, proseguiva dai primi mesi del 1941, ma l‟autorizzazione definitiva dell‟imperatore Hirohito arrivò solo il primo dicembre. La squadra di sei portaerei e diverse navi da guerra di supporto era già in mare da cinque giorni, partita da una base nel nord del Giappone.

Gli aerei giapponesi che parteciparono all‟attacco furono oltre 350, divisi in due ondate. La prima ondata aveva l‟obiettivo di cercare e prendere di mira i bersagli principali, identificati con le navi da guerra più grandi, tralasciando magazzini, basi dei sommergibili e centri di comando. La seconda ondata doveva attaccare altri obbiettivi eventualmente tralasciati dalla prima. Altri bersagli preferenziali erano gli aerei parcheggiati nelle basi, in modo da evitare una risposta aerea immediata.

Insieme all‟attacco aereo, i giapponesi utilizzarono anche cinque mini-sottomarini partiti

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da altrettanti sottomarini maggiori che stazionavano a pochi chilometri di distanza dalla base, ma questa parte dell‟attacco si rivelò un fallimento quasi completo, dato che quattro vennero distrutti o abbandonati dall‟equipaggio senza aver causato danni rilevanti e di un quinto si persero le tracce, senza che facesse mai ritorno al

sottomarino-base.

La controffensiva degli Alleati (1942/1943)

A metà del 1942 le truppe dell‟Asse, ovvero Germania, Italia e Giappone, stavano prevalendo contro gli alleati.

Germania

La Germania controllava tutta l‟Europa continentale e parte dell‟Africa settentrionale. I tedeschi infatti controllavano i territori con una rigida organizzazione poliziesca, i territori controllati erano delle vere e proprie colonie, prive di ogni autonomia e autorità locale. Anche la Francia settentrionale era stata conquistata mentre in quella meridionale era nata la Repubblica di Vichy. Questo era un governo collaborazionista nato dopo l‟occupazione della Francia avvenuta da

parte della Germania nel 1940. I tedeschi infatti non solo avevano occupato gran parte del Paese ma avevano anche posto al potere dei regimi alleati che collaborassero al loro governo. Inoltre la Germania aveva degli alleati anche in Stati indipendenti come Italia, Ungheria,

Romania e Slovacchia dove erano insediati dei regimi filo-nazisti.

Giappone

In estremo Oriente invece il Giappone avanzava incessantemente e conquistava Malesia, Hong Kong, Filippine e Singapore, fino ad arrivare a minacciare l‟India britannica. Il Giappone attaccò anche l‟Australia e conquistò le Isole Salomone arrivando fino alla Nuova Guinea, dove le forze inglesi furono annientate e gli Stati Uniti si trovarono in difficoltà.

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I giapponesi anche senza un piano di sterminio razziale (come quello tedesco) furono responsabili di numerosi episodi di violenza, soprattutto sulla popolazione cinese. Il caso più noto è lo “Stupro di Nanchino”, dove i giapponesi dopo la conquista della città (nel 1937) si abbandonarono a violenze di ogni sorta ai danni della popolazione cinese, i morti furono tra i 150000 e i 300000.

Mentre la situazione sembrava completamente a favore dell‟Asse, nella seconda metà del 1942 gli Alleati prevalsero e con tre battaglie cambiarono il corso del conflitto. Queste furono:

● Quella del Midway, nel Pacifico

● Quella di El Alamein, in Africa

● Quella di Stalingrado, in Russia

Le battaglie

Nel Pacifico le forze americane sconfissero la flotta giapponese in una

battaglia aeronavale presso le isole Midway, nel giugno 1942. Questa vittoria interruppe l‟avanzata giapponese e permise agli americani di dare inizio alla riconquista dei territori precedentemente conquistati dai giapponesi, come le isole Salomone.

Contemporaneamente i comunisti di Mao Zedong ottennero in Cina i primi successi militari contro il Giappone.

In Russia invece nel luglio 1942 i tedeschi avevano assediato Stalingrado, ma i Russi, tra la

fine del 1942 e l‟inizio del 1943, avevano scatenato una controffensiva e avevano accerchiato i tedeschi, costringendoli alla fuga. Questa battaglia determinò l‟inizio del

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crollo delle forze tedesche in Russia. Anche l’Italia che aveva inviato un‟armata specializzata nella missione russa, a sostegno dell‟alleata, chiamata ARMIR aveva subito gravi perdite. Infatti l‟armata fu costretta ad una ritirata di 600 chilometri a piedi che portò alla morte per la maggior parte dei soldati.

Nel frattempo in Africa settentrionale, le truppe tedesche arrivate ad El Alamein, furono fermate dalle forze inglesi guidate dal comandante Montgomery, nel novembre 1942. Intanto gli americani sbarcavano in Marocco e in Algeria, in questo modo riuscirono ad avere grande libertà di azione nel Mediterraneo e pochi mesi dopo, nel luglio 1943, gli anglo-americani sbarcarono in Sicilia.

Gli Alleati in Italia e la caduta del fascismo (1943)

La situazione italiana al momento dello sbarco era molto grave: la popolazione oltre ad essere messa alla prova dalla mancanza di viveri e dal gran numero di bombardamenti doveva sopportare anche il Regime fascista, che gradualmente era stato indebolito e squarciato da conflitti interni. Esso infatti a causa della sua fallimentare gestione del conflitto aveva perso gran parte del sostegno popolare.

Quindi dopo lo sbarco in Sicilia del 1943, il processo di crollo del regime fascista si accelerò. Fra il 24 e il 25 luglio, due consiglieri fascisti, Ciano e Grandi votarono la sfiducia al Duce.

Quindi il re Vittorio Emanuele III fece arrestare Mussolini, che fu rinchiuso sul Gran Sasso, e affidò il compito di formare il nuovo governo al maresciallo

Pietro Badoglio. La caduta di Mussolini fu molto festeggiata, perché molti la ritenevano un segno dell‟imminente fine della guerra, ma i primi 45 giorni di governo di Badoglio non rispettarono le aspettative.

Egli infatti non attuò nessun miglioramento democratico e anzi si dimostrò molto esitante e incerto. Inoltre pur dichiarando disciolto il partito fascista, il governo aveva impedito la ricostruzione dei partiti democratici. Badoglio mentre confermava la sua fedeltà ai tedeschi si accordava anche con gli Alleati per la cessazione delle ostilità.

L‟armistizio con gli Alleati fu firmato il 3 settembre 1943. Successivamente alcuni giorni dopo, il re e il governo fuggirono a Brindisi, senza dare alcuna indicazione all‟esercito.

Esso non sapendo cosa fare si trovò allo sbaraglio.

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SITUAZIONE ITALIANA

L’Italia divisa: Il Regno del Sud fra il 1943 ed il 1944

La firma dell‟armistizio da parte del governo Badoglio e la liberazione di mussolini (settembre 1943) generarono in Italia una situazione politica instabile e complessa.

L‟esercito italiano, dopo la firma dell‟armistizio, era allo sbando. Molti soldati cercarono di tornare a casa, altri rimasero vittime della repressione tedesca e furono costretti a consegnare le armi.

Il trasferimento della corte a Brindisi, in una zona sottoposta al controllo alleato, consentì la sopravvivenza di un governo italiano, ma apparve a molti una vera e propria fuga da parte del monarca.

A partire dal 13 ottobre, quando il governo Badoglio dichiarò guerra alla Germania, il paese risultò spaccato in due stati: il cosiddetto “Regno del Sud”, occupato dagli angloamericani e amministrato dal governo provvisorio di Pietro Badoglio, e il Nord, invaso dai tedeschi e invaso dalla Repubblica sociale italiana.

Il regno del Sud si era organizzato amministrativamente nel settembre 1943, all‟indomani dell‟armistizio e in coincidenza con lo sbarco degli americani a Salerno. Come primo ministro rimase Badoglio e la monarchia continuò, al re e al governo importava solo la comunità istituzionale e il superamento del ventennio fascista.

Con il ritorno dall‟ esilio in URSS, Palmiro Togliatti e la “svolta di Salerno” produssero un grande cambiamento sull‟orientamento politico dei comunisti. “La svolta di Salerno”, rappresentò una tregua fra i vari partiti, uniti nella lotta contro gli avversari e il re.

Nel 1944, si costituì il primo governo di unità nazionale, il CLN, che proponeva la lotta contro i fascisti e i nazisti. Con la liberazione di Roma, nel 9 giugno, si costituì il governo Bonomi e Vittorio Emanuele III abdicò a favore del figlio Umberto.

Il centro nord: l’occupazione nazifascista e la Resistenza

La Repubblica sociale, nata nell‟Italia centrosettentrionale era debole e ambigua. I tedeschi, invece, avevano assunto controllo diretto del Trentino Alto-Adige e del Friuli Venezia Giulia, che erano stati incorporati dalla Germania.

La repubblica di Salò appariva essa stessa inglobata dai nazisti, tuttavia, i repubblichini erano incoraggiati da un progetto politico e da ideologie ben definite:

 Politica razziale

 Rifiuto dei compromessi con la vecchia classe dirigente

 La svolta istituzionale in senso repubblicano (denuncia della corte sabauda)

Lo spirito fascista a Salò cercò di proporsi come proseguimento della “rivoluzione fascista”, anche se questi punti erano solo stati teorizzati.

L‟opposizione alla Repubblica di Salò e all‟occupazione nazista si organizzò nella guerriglia partigiana.

Nell‟autunno 1943 si era formato il Comitato di Liberazione nazionale dell‟Alta Italia (CLNAI) che organizzò la resistenza antifascista sotto il comando di Parri, Longo e del generale Cadorna. Le formazioni partigiane non erano organizzate omogeneamente, ciò portò a maggiori difficoltà nelle collaborazioni.

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La resistenza armata determinò la nascita della Repubblica democratica italiana grazie anche alla scelta di giovani italiani che aspiravano ad una nuova società democratica.

Lo scontro contro le forze nazifasciste fu molto violento. Le rappresaglie delle forze antagoniste contro la popolazione civile erano mirata a distruggere il morale delle forze di resistenza, tra queste si colloca la strage delle Fosse Ardeatine, ordinata da Hitler in persona per la morte di 33 SS. Vennero fucilati 335 ebrei, detenuti e civili innocenti.

La Repubblica di Salò e la Resistenza italiana

Le truppe tedesche reagirono subito all‟armistizio, occuparono le principali città, attaccarono i reparti italiani che non si arrendevano e liberarono Mussolini, tenuto prigioniero sul Gran Sasso. Inoltre essi fermarono l‟avanzata degli Alleati in Italia lungo la cosiddetta “linea Gustav”, dove rimasero fino al 1944.

Questa linea divise l‟Italia in due. Nella parte centro-settentrionale, controllata dai tedeschi, Mussolini fondò la Repubblica sociale italiana (RSI) detta anche Repubblica di Salò.

Qui i tedeschi arrestarono e deportarono i militari italiani e solo quelli che si arruolavano nell‟esercito di Salò venivano liberati. Fin da subito però erano nate in Italia delle formazioni partigiane che combattevano i nazisti e i fascisti.

Il 13 ottobre Badoglio dichiarò guerra alla Germania, l‟Italia perciò scese in campo con gli Alleati, era un Paese “cobelligerante” con essi. L‟Italia era in una situazione precaria, infatti non era riconosciuta come un “alleato” ma più come un nemico che aveva cambiato fronte, infatti gli Alleati non avevano riconosciuto il nuovo governo di Badoglio perciò la sua posizione, dal loro punto di vista, non era ben definita.

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L’Italia liberata

Con la Liberazione (15 aprile 1945) il controllo del Nord Italia passò al CLN e l‟obiettivo generale era quello di pacificare il paese. Intanto a Roma, capitale dell‟Italia riunificata, il governo deluse molti combattenti con la

scelta di seguire una linea moderata e riformista.

Al centro-sud il disprezzo per l‟idea di una rinascita politica fu espresso dal movimento detto dell‟“Uomo qualunque”, mentre al nord presero queste decisioni con ostilità e considerarono la propria lotta incompiuta.

Il governo Bonomi era in grande difficoltà e questa situazione di emergenza indusse i partiti alla formazione di un governo di unità nazionale, si giunse alla nascita del governo Parri che cercò di “sterminare” i residui fascisti ma vi si oppose i moderati di Alcide De Gasperi e, nel dicembre 1945, Parri fu costretto alle dimissioni.

LA RESISTENZA

La resistenza in Europa (1943-1944)

Episodi di opposizione armata al nazismo si registrarono in diversi Paesi europei. La Resistenza ebbe caratteristiche diverse ma in generale esse erano una lotta di liberazione nazionale contro i governi collaborazionisti che occupavano i vari Paesi.

I primi movimenti di Resistenza erano comparsi già nel 1940, negli Stati occupati dai tedeschi, come Belgio, Olanda, Norvegia e Danimarca. In questi casi in cui i governi legittimi si erano rifugiati a Londra, i partigiani agivano con azioni di sabotaggio e guerriglia, anche organizzando scioperi e diffondendo stampa antinazista.

In Francia invece i rapporti tra la Resistenza e il governo, rappresentato da De Gaulle furono più complicati. De Gaulle comunque riuscì a dar vita ad un comitato di liberazione nazionale nel 1943 ad Algeri. Questo organismo coordinava l‟azione partigiana in modo da essere più organizzata ed efficace. Nel 1944 questa organizzazione si trasformò nel governo provvisorio della Repubblica francese che si insediò a Parigi.

In Germania non nacque un vero e proprio movimento di opposizione al regime nazista ma vi furono solo alcune isolate prese di posizione

contrastanti. Non fu mai presente una vera Resistenza attiva, questo anche per il grande consenso della popolazione all‟ideologia nazista. Solo nei reparti conservatori, contrari alle SS, si scatenò una reazione che portò all‟organizzazione dell‟attentato ad Hitler del 20 luglio 1944, che non andò a buon fine e anzi scatenò una violenta repressione da parte del Regime.

In Jugoslavia la Resistenza era organizzata dal generale Tito, con il suo gruppo di

ideologia comunista con formazione multietnica e dai nazionalisti serbi di Mihajlovic.

Questi due gruppi finirono in guerra, i nazionalisti serbi furono spinti ad allearsi con i nazifascisti contro i partigiani di Tito, che ottenne l‟appoggio degli Alleati e diventò il punto di riferimento della resistenza nei Balcani. I partigiani di Tito agivano contro tutti quelli che avevano collaborato all‟invasione nazifascista, senza alcuna esclusione, coinvolgendo anche la popolazione civile. Le foibe, cavità naturali situate nella

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regione istriana e carsica, furono usate come vere e proprie tombe comuni in cui gettare cadaveri. Le vittime italiane furono a migliaia.

L’8 settembre

L‟8 settembre 1943 rappresenta una giornata epocale, tragica nelle sue conseguenze immediate, che ha segnato profondamente la storia d‟Italia e la memoria degli italiani.

Per radio viene diffuso il testo dell‟armistizio firmato cinque giorni prima. Senza dare indicazioni alle truppe, il 9 settembre il re, tutti i rappresentanti del governo e dello Stato Maggiore delle tre armi fuggono a Brindisi, liberata dagli Alleati!

“La dissoluzione dello Stato, con il venire meno di riferimenti non solo istituzionali, ma anche ideologici ed etici, determina un vuoto, una sconvolgente perdita di punti di riferimento. Con l‟8 settembre emergono i limiti dello sforzo, intrapreso da ottant‟anni, di fondare un senso dello Stato, di sostituire a logiche individuali o comunitarie

un‟identità collettiva, un popolo.

[…]

Ora, la fuga del re e la dissoluzione dell‟esercito si lasciano alle spalle una moltitudine in preda ad impulsi primordiali, tra i quali emerge con forza, assieme all‟individuale istinto di sopravvivenza, uno spontaneo moto di solidarietà verso i soldati sbandati e i prigionieri in fuga.”

(Santo Peli, La Resistenza in Italia. Storia e critica, Torino, Einaudi, 2004, p. 16)

Le origini della Resistenza

Dall‟8 settembre alla fine del 1943 la Resistenza nasce e si organizza.

All‟inizio gli episodi di resistenza all‟esercito tedesco sono pochi e tutti finiti in un bagno di sangue.

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sbandati. Le feroci rappresaglie tedesche non fanno che spingere altri giovani a combattere contro gli occupanti e a confermare le umiliazioni che molti soldati avevano dovuto subire dall‟alleato tedesco che si riteneva di razza superiore.

Nell‟inverno 1943-‟44 si formano i Comitati di Liberazione Nazionale in tutto il territorio occupato. I Comitati, che rappresentano tutti i partiti antifascisti, guidano e coordinano l‟azione delle bande partigian. L‟organismo centrale CLN si forma a Roma a opera di sei partiti (azionista, comunista, democratico cristiano, demolaburista, liberale, socialista) ed è presieduto da Ivanoe Bonomi.

La svolta di Salerno

Già nei primi mesi del 1944 la Resistenza aveva raggiunto una certa consistenza. Le brigate partigiane si erano arricchite di giovani che, piuttosto che rispondere ai bandi di reclutamento dell‟esercito di Salò, preferirono disertare e andare a ingrossare le fila dei partigiani.

Si formarono i Gruppi di Azione Patriottica (GAP), militanti comunisti che si battevano con audaci colpi di mano nel pieno delle città occupate, ai quali i tedeschi reagirono con rappresaglie feroci

Nell‟aprile 1944 Palmiro Togliatti, il capo dei comunisti, rientrato clandestinamente in Italia dall‟esilio a Mosca, lanciò la proposta di un governo di unità nazionale che, rinviando a liberazione avvenuta la scelta tra repubblica e monarchia, unisse tutti i partiti nazionali, monarchici inclusi, nello sforzo di cacciare i nazisti e i loro alleati fascisti fuori dai confini nazionali e riunificare l‟Italia (“La svolta di Salerno”).

Ciò diede maggiore impulso alla guerra partigiana, non solo dal punto di vista dei combattimenti ma anche, e soprattutto, dal punto di vista organizzativo-politico.

A giugno si creò il comando generale del Corpo Volontari della Libertà, con sede a Milano. La direzione delle operazioni militari fu affidata al comunista Luigi Longo e all‟azionista Ferruccio Parri.

Roma venne liberata il 6 giugno 1944.

L’estate partigiana del 1944

“L‟estate partigiana è la stagione dell‟ottimismo, della „grande illusione‟ che non vi sarà un altro inverno di guerra; ottimismo cui concorre in modo decisivo l‟evoluzione della situazione militare…” (S. Peli, op.cit., p. 82)

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Il 6 giugno c‟era stato lo sbarco in Normandia, l‟Asse si stava ritirando dal fronte russo e anche in Italia la Wehrmacht si ritirava lasciandosi dietro una scia di sangue e massacri che colpirono soprattutto le popolazioni civili.

I tedeschi si attestarono sulla linea gotica.

Durante quell‟estate la resistenza armata si estese molto, ma all‟inizio dell‟inverno fu costretta a fermarsi. L‟avanzata degli alleati si rivelò più lenta e difficile di quel che si pensava. Ci si dovette preparare a un altro duro inverno.

Inverno 1944-45: la crisi

“La violenza, la vastità e gli effetti della controffensiva nazifascista dell‟autunno-inverno 1944 furono tali da vanificare in gran parte l‟espansione partigiana dell‟estate. L‟esito del ciclo di lotta alle bande, nel breve periodo, fu di mettere seriamente in discussione

l‟esistenza stessa dell‟esercito partigiano, minando alle fondamenta le possibilità di solidale convivenza con la popolazione civile delle zone coinvolte nelle operazioni di rastrellamento. A questo era tesa la „politica del terrore‟ condotta con una radicalità mai sperimentata prima…”

(S. Peli, op.cit., p. 112)

Molti partigiani deposero le armi, alcune bande si consegnarono. La lotta partigiana attraversò un momento di stasi. Ma la Resistenza tenne.

“Se la crisi viene contenuta ben al di qua del dissolvimento, ciò è dovuto soprattutto al fatto che un anno di esperienze e di travagli organizzativi ha prodotto una struttura di notevole saldezza al centro, e una selezione di quadri locali …”

(S. Peli, op.cit., p. 121)

La guerra partigiana è costretta a trasferirsi in pianura; l‟inverno e i rastrellamenti non consentono di restare in montagna nonostante la maggiore facilità di nascondersi.

Da febbraio, però, assecondati dalla nuova strategia alleata che chiede ai partigiani aiuto nel sabotaggio delle comunicazioni, si lavora per ricostituire le bande facendo tesoro delle esperienze passate: “„difesa elastica‟, „mordi e fuggi‟, accantonamento di riserve, disciplina rigorosa nel rapporto con le popolazioni civili, necessità di coordinare le varie formazioni attraverso efficienti comandi di zona”.

(S. Peli, op.cit., p. 133)

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L’insurrezione

Il 5 aprile inizia l‟offensiva alleata sul Tirreno, ma saranno i partigiani a entrare per primi nelle città e liberare l‟Italia da tedeschi nazisti e italiani fascisti.

“La fine della guerra e l‟insurrezione divengono un traguardo che va ben oltre la liberazione del territorio nazionale, caricandosi di aspettative palingenetiche, confuse ma intense.”

(S. Peli, op.cit., p. 157)

Il 25 aprile è il giorno della liberazione di Milano ed è la data simbolo della fine dell‟occupazione nazifascista del paese.

Nei giorni dell‟insurrezione accaddero anche, come nel resto dell‟Europa liberata, episodi di giustizia sommaria.

“Accanto alla resa dei conti con i collaborazionisti, comune a Italia e Francia, va anche tenuto conto di una specificità italiana, e cioè del fatto che da noi in quei giorni giunge a compimento una guerra civile particolarmente sanguinosa, le cui radici risalgono a

vent‟anni prima.”

(S. Peli, op.cit., p. 164)

La resistenza disarmata

Protagonisti della Resistenza non furono solo i partigiani delle bande armate; questi nulla avrebbero potuto senza l‟appoggio di tanta popolazione civile, che nascose armi e persone a rischio della propria vita.

Un ruolo particolarmente importante ebbero le donne, sia come „staffette‟ portaordini, sia come compagne d‟armi vere e proprie, che si conquistarono sul campo la loro prima reale emancipazione, quella del voto, che infatti avvenne nelle prime elezioni dell‟Italia libera, il 2 giugno 1946.

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Gli I.M.I.

Vanno ricordati anche gli 800.000 soldati italiani catturati prigionieri dai tedeschi nei diversi teatri di guerra dopo lo sbandamento dell‟8 settembre.

Di questi, solo 180.000 accettarono di collaborare con i tedeschi arruolandosi nell‟esercito della RSI. Gli altri 600.000 resistettero, accettando con estrema dignità il Lager e la condizione di Internati Militari Italiani, che peggiorava di molto la loro situazione, escludendoli dall‟applicazione della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra.

Video testimonianza ex-partigiano (8 min) : https://youtu.be/076-W_-d5u8

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(1944-1945)

La “linea Gustav”, sulla quale si erano ormai appostati i tedeschi, venne sfondata nella primavera del 1944. Cassino fu conquistata dopo un lungo assedio e molti bombardamenti nel maggio 1944. Gli Alleati in seguito si spostarono verso Roma (4 giugno) e Firenze (4-11 agosto). Qui i tedeschi riuscirono ad arrestare l‟avanzata degli anglo-americani, lungo la

“linea gotica” (da Rimini a Massa), dove resistettero per un anno.

Il rallentamento delle operazioni militari americane e inglesi in Italia era dovuta oltre che alla resistenza tedesca anche dallo spostamento di interesse verso le regioni settentrionali dell‟Europa. Nel rispetto del patto di Teheran infatti gli americani effettuarono il 6 giugno 1944 lo sbarco in Normandia.

I tedeschi si ritrovarono circondati gli americani avanzavano da Parigi, l‟Italia era stata quasi completamente conquistata dagli Alleati, la Russia invadeva la Polonia.

Mentre si avvicinavano le truppe Alleate, Parigi si liberò dai tedeschi con un‟insurrezione popolare. De Gaulle entrò nella capitale francese a fianco degli Alleati da vincitore, il 26 novembre 1944 e organizzò il nuovo governo della Francia liberata. Dal settembre dello stesso anno, tutta l‟area occidentale (dal Belgio alla Francia) era libera dall‟occupazione nazista.

Ad Oriente i russi costrinsero i tedeschi ad una continua ritirata, nel gennaio 1944 Leningrado era libera dai tedeschi e Crimea e Ucraina venivano liberate. A giugno le truppe sovietiche entrarono in Polonia, Varsavia insorse contro i tedeschi sperando nell‟aiuto dei russi che invece non arrivò, infatti Stalin non agì perché voleva evitare futuri oppositori politici come la Germania.

Il 9 ottobre 1944 Stalin e Churchill si incontrarono a Mosca (conferenza di Mosca) per decidere il futuro dell‟Europa e decidere i territori che spettavano alle due parti. Così alla fine del 1944 i sovietici occuparono Bulgaria, Romania e Ungheria. Gli inglesi presero invece Grecia per non lasciare campo libero ai russi.

Tra il 4 e l‟11 febbraio 1945 si tenne la conferenza di Yalta (in Crimea) in cui Roosevelt, Churchill e Stalin si riunirono per decidere l‟assetto post-bellico dell‟Europa. Da questo emersero nuovi accordi:

1. L‟URRS si impegnerà a dichiarare guerra al Giappone (come infatti farà nell‟agosto 1945)

2. La Germania venne divisa in quattro zone di occupazione, assegnate a URRS, Inghilterra, USA e Francia. Vennero decisi i criteri per estirpare l‟ideologia nazista dal Paese e anche Berlino venne divisa in quattro zone.

3. Nei paesi liberati si sarebbero tenute delle libere elezioni per determinare la forma di governo

4. Si istituì l‟Organizzazione delle nazioni unite (ONU) per la soluzione pacifica delle controversie internazionali

Intanto l‟avanzata sovietica antinazista proseguiva il 13 aprile 1945 fu occupata Vienna, il

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In Italia la linea gotica fu oltrepassata il 17 aprile e il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione nazionale proclamò l‟insurrezione popolare. Mussolini tentò di fuggire in Svizzera ma venne riconosciuto e arrestato dai partigiani. Venne fucilato il 28 aprile e il suo corpo fu esposto a Milano. Il 29 aprile le truppe nazifasciste chiesero la resa. Mentre le truppe sovietiche continuavano ad avanzare, Hitler si suicidò nel suo Bunker a Berlino il 30 aprile.

Da Italia liberata a Repubblica

Dopo che l‟Italia fu uscita dal fascismo, si ritrovava ad essere un paese segnato dalla guerra e bisognava ricostruire ciò che era stato distrutto.

I partiti antifascisti danno vita ad un governo guidato da Ferruccio Parri, leader della resistenza e del Partito d‟Azione e venne costituita una Consulta Nazionale ed aveva il compito di convalidare gli atti del governo e di istituire nuove leggi elettorali. Quando questo governo cadde, se ne formò un altro guidato da De Gasperi, leader della Democrazia cristiana, ottenendo il disarmo delle formazioni partigiane residenti nel Nord.

Così il 2 Giugno 1946 si tenne il referendum istituzionale a suffragio universale, che per la prima volta, insieme ai cittadini maschi, anche le donne votarono per decidere quale forma di governo dovesse avere il Paese. Questo giorno si trattò di un giorno importante in quanto segnava un nuovo inizio, che permise di mettersi alle spalle le umiliazioni subite.

Quel giorno gli italiani furono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica: con una differenza di circa due milioni di voti prevalse la repubblica, fatto che comportò l‟esilio dei monarchi di casa Savoia. Infatti, in seguito alla disposizione transitoria della nuova Costituzione, si vietava l‟esercizio dei diritti politici ai membri e ai discendenti di casa Savoia, Umberto II, allora Re d‟Italia, lasciò l‟Italia. Tale disposizione venne in seguito abrogata, tanto da consentire ai Savoia di tornare in Italia il 15 marzo 2003, dopo ben cinquantasette anni di esilio. Con la cacciata dei Savoia, ebbe fine un regno durato ottantacinque anni, iniziato con la fondazione del Regno d’Italia avvenuta il 17 marzo del 1861.

L‟istituzione della Festa della Repubblica Italiana avvenne, invece, nel 1948, anno in cui entrò in vigore la Costituzione (1 gennaio): il 2 giugno del 1948 fu dunque celebrata per la prima volta. Dal 1950 il cerimoniale prevede la deposizione di una corona d’alloro al Milite Ignoto presso l’Altare della Patria, oltre alla suddetta parata alla presenza delle massime cariche istituzionali. Solitamente, le celebrazioni proseguono nel pomeriggio con l‟apertura alla popolazione dei giardini del palazzo del Quirinale, all‟interno del quale ha la sede la Presidenza della Repubblica Italiana, con musiche eseguite dai complessi bandistici dell‟Esercito Italiano, dell‟Aeronautica Militare Italiana, della Marina Militare Italiana, dell‟Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato, del Corpo Forestale dello Stato e del Corpo di Polizia Penitenziaria.

La conclusione del conflitto nel Pacifico

Dopo la fine del conflitto in Europa, ormai nel Pacifico era rimasto solo il Giappone a contrastare gli americani. Essi infatti avevano affermato la propria supremazia sul

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mentre il Giappone a causa dello sforzo bellico era ormai sull‟orlo del collasso.

L‟avanzata americana era inarrestabile, essi conquistarono le isole Marshall (fine 1943), isole Marianne (1944), isola di Guam fino ad arrivare alle Filippine conquistate nel gennaio 1945.

Intanto però l‟aviazione americana aveva iniziato a bombardare il Giappone e in particolare la capitale, Tokyo. L‟attacco americano a Okinawa aveva portato la guerra in Giappone che già dal 1944 aveva iniziato a colpire le navi americane con attacchi kamikaze. Questo tentativo di contrattacco sottolineava la disperazione dei giapponesi che non avendo più risorse tentavano gesti disperati.

Roosevelt richiamò alle promesse fatte dall‟Unione sovietica durante la conferenza di Yalta, dove essi promettevano un attacco al Giappone. Ma questo attacco era un‟operazione difficile visto che seppur in difficoltà l‟esercito Giapponese disponeva ancora di circa 3 milioni di uomini.

Intanto nell‟aprile dopo la morte di Roosevelt, era stato nominato Harry S. Truman come presidente americano. Egli decise di sganciare due bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki con lo scopo di sconfiggere in modo definitivo la resistenza giapponese. Le bombe vennero sganciate il 6 e il 9 agosto 1945 sulle due città, con effetti devastanti. L‟8 agosto anche l‟URSS dichiarò guerra al Giappone e occupò Manciuria e Corea. Il 14 agosto il Giappone si arrese e la guerra era finalmente finita.

Il disastro atomico

Per anni gli Stati Uniti avevano lavorato alla bomba atomica con il progetto Manhattan. Esso infatti riuniva scienziati di tutto il mondo fuggiti in gran parte dalla guerra. Il 25 luglio 1945 il presidente Truman decise di utilizzare la nuova tecnologia sviluppata con questo progetto contro il Giappone e in particolare sulle città di Hiroshima e Nagasaki. Nessuno, nonostante le sperimentazione, conosceva realmente gli effetti di questo ordigno. Infatti questa bomba veniva vista, dagli americani, come un mezzo per ridurre la battaglia con i giapponesi e così salvare molte vite di soldati americani. Ma Truman non calcolava i micidiali effetti che questa poteva avere sui giapponesi. Infatti nel suo diario scrive:

L‟arma sarà usata contro il Giappone tra oggi e il dieci di agosto. Ho detto al segretario alla Guerra, Stimson, di usarla su un obiettivo militare, in maniera che il bersaglio siano soldati e marinai e non donne e bambini. Anche se i giapponesi sono selvaggi fanatici, senza scrupoli e senza pietà, noi in quanto leader del mondo libero non possiamo lanciare questa terribile bomba sulla vecchia capitale [Kyoto] o su quella nuova [Tokyo]. Io e Stimson siamo d‟accordo. Il bersaglio sarà puramente militare.

La prima città colpita fu Hiroshima, il 6 agosto, il bombardiere B-29 Enola Gay dopo aver

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devastanti, nel punto dell‟esplosione si raggiunsero temperature altissime (5000°C nel raggio di 280 metri) e la pressione provocata dall‟esplosione rase al suolo ogni edificio nel raggio di 2 chilometri. Il numero delle vittime è ancora oggi sconosciuto, nel corso del 1945 morirono circa 150000 persone (su una popolazione di 350000) ma le morti per esposizione alle radiazione delle bombe non sono calcolati. La diffusione della leucemia ebbe una violenta impennata e gli effetti cancerogeni dell‟esposizione si manifestarono solo dopo alcuni anni.

Tre giorni dopo aver sganciato la prima bomba, visto che ancora i giapponesi si rifiutavano di arrendersi, fu sganciata anche la seconda su Nagasaki (9 agosto). Anche qui, come nel primo caso gli effetti furono devastanti e i morti furono circa 74000. Ma anche in questo caso le vittime sono ancora incerte.

Video:

Hiroshima e Nagasaki (3:51): https://www.youtube.com/watch?v=S3Zls76lVu4 Effetti delle bombe (6:15): https://www.youtube.com/watch?v=OkFcvzNPKE8

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Durante la guerra, i nazisti avevano posto sotto il proprio controllo l‟intera Europa continentale, cercando di realizzare il “nuovo ordine”, basato sulle idee politiche hitleriane: la superiorità della nazione germanica di razza ariana, la totale sottomissione dei popoli slavi, l‟occupazione a est dello “spazio vitale” o Lebensraum e la realizzazione della soluzione finale della “questione ebraica”, ovvero lo sterminio.

Nell‟inverno 1941-1942, la Germania sottoponeva gli stati occupati (in Europa solo la Spagna, la Svizzera e la Svezia restarono immuni dalla guerra) sotto una pressione economica, in quanto pretendevano il versamento di ingenti somme e requisivano i prodotti agricoli come cereali, carne e quelli industriali. Così oltre alla mancanza dei beni di prima necessità, furono anche razionati e potevano essere acquistati in quantità limitate solo dopo aver mostrato la tessera.

Le leggi antisemite furono estese a tutti i territori occupati dai tedeschi e gli slavi furono ridotti a schiavitù, essendo considerati esseri inferiori che offrivano manodopera gratuita.

Gli ebrei furono schedati ed obbligati a portare sugli abiti una stella gialla, in modo da essere facilmente riconoscibili. Nell‟Europa orientale gli ebrei vennero rinchiusi nei ghetti, ovvero dei quartieri separati dal resto della città, dove dovevano obbligatoriamente vivere e potevano uscire da essi solo per andare a lavoro. Le condizioni di vita erano disumane, in quanto migliaia di persone vivevano in uno spazio ridotto, le condizioni igieniche erano pessime, non c‟era cibo e non avevano nulla per riscaldarsi d‟inverno.

Nel ghetto di Varsavia morirono circa 80000 persone e più di 40000 in quello di Lotz.

I sopravvissuti ai ghetti furono deportati nei campi di concentramento e nei lager insieme agli ebrei provenienti dall‟Occidente. Una volta arrivati vennero subito sottoposti ad una selezione che eliminava coloro che non erano in grado di lavorare, quindi vecchi, bambini, malati. Chi invece passava la selezione venivano sfruttati per i lavori forzati, finché non morivano per sfinimento o venivano uccisi nelle camere a gas.

Le gerarchie naziste avevano discusso su come arrivare ad un‟Europa judenfrei, cioè priva di ebrei. Prima avevano pensato ad una deportazione di massa degli ebrei o in una pianura slava oppure nell‟Isola di Madagascar, controllata dai tedeschi. Però risultarono di difficile realizzazione, così nel Maggio 1941 vennero istituiti quattro battaglioni da affiancare alla Werhrmacht, che una volta iniziata la guerra in Oriente, questi avrebbero proceduto con il rastrellamento e con le fucilazioni

degli ebrei presenti in quelle zone.

Il 20 Gennaio 1942 si tenne a Berlino una riunione dove venne stilato un protocollo per la “soluzione finale”, ossia lo sterminio indiscriminato e sistematico degli ebrei,

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massa. Nacquero così i campi solo di sterminio, situati specialmente in Polonia.

Nel 1940 fu costruito il campo di Auschwitz, inizialmente come campo di lavoro e deportazione e fu il primo a sperimentare il sistema delle camere a gas con lo Zyklon B, una soluzione di cianuro, portando alla costruzione del campo di Birkenau nelle vicinanze, adibito al solo sterminio.

Nei campi di sterminio di Treblinka, Auschwitz - Birkenau, Sobibor, Chelmno ed altri morirono milioni di ebrei provenienti da ogni parte d‟Europa, insieme a civili, prigionieri di guerra russi e polacchi, zingari, omosessuali ed oppositori politici.

In questa immagine viene rappresentata la rete dei lager che comprendeva due tipi di campi: quelli di concentramento, evidenziati in rosso, nei quali i prigionieri erano costretti ai lavori forzati e quelli di sterminio, segnati in blu, il cui scopo fondamentale era quello dell‟eliminazione in breve tempo. In entrambi la mortalità dei prigionieri era alta, ma nei campi di sterminio polacchi, si registrarono i più spaventosi bilanci di vittime.

La soluzione finale

“Il programma nazista di eliminare gli ebrei dall‟Europa (in ebraico shoah, ossia

“annientamento”) fu attuato gradualmente e non in maniera univoca. Esso può sostanzialmente definirsi nelle seguenti fasi: leggi razziali; ipotesi di costruzione di uno Stato ebraico separato; fucilazioni di massa e ghettizzazione sterminio nei lager.

La prima fase iniziò con l‟emanazione delle leggi di Norimberga (settembre 1935). In parallelo all‟identificazione e all‟emarginazione degli ebrei, i nazisti avviarono, a partire dal 1937, una politica di espulsione coatta, paradossalmente sempre più difficile da realizzarsi a mano a mano che i confini del Reich si espandevano. Inoltre, furono frequenti vere e proprie azioni di violenza popolar antisemita (pogrom), di cui esempio

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