• Non ci sono risultati.

LETTERA D UN prete montagmuolo SOPRA L A Q_U E S T 1 0 N E

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "LETTERA D UN prete montagmuolo SOPRA L A Q_U E S T 1 0 N E"

Copied!
56
0
0

Testo completo

(1)

LETTERA

D’UN prete montagmuolo SOPRA

L

A Q_U E

S

T

1

0 N E

DEL BATTESIMO

degli aborti.

SECONDA EDIZIONE.

\

CIO

IO

C C

LXX.

CO.V LICENZA DE' SUPERIORI.

(2)

» l N

DigitizedbyGoogle

(3)

r>

A CHI LEGGE

<

X Ù ben

fai ,

Lettore

cariifi-

mo

,

che

ì

Moderni Giornalifti

hanno

il

prurito di cenfurare

1’

opere altrui fenza leggerle, o leg- gendole in ifcorcio e con òcchio paffaggiéro. Gli Apoftoli Zeni,

i

Marchefi Maffei

, i

Fontanini fono morti

3

e veggiamò al pre- fente giùdici delle noftre fatiche uomini o bifognófi, ó bizzarri

,

che pieni di Francefe galanteria

fi

fanno Dittatori delle Lettere, e con infelice màgifterò decido-

a

»

no

(4)

no fui merito dei Letterati

.

Quin- di n’avviene

,

che

i

loro Gior- nali pieni fono di vane ciarle, e fparfi

il

più delle volte di mor- daci ingiuriofe parole

-,

onde niun frutto ne può ritrarre la Lette- raria Repubblica

.

Una cenfura ben fatta

,

fenza palfione

,

con ot- timo giudizio

,

e con prudente efame

,

giova moltiffimo

-,

ma dall’

altra parte una declamazione inu- tile, un eftratto fpoglio e digiu- no ci move naufea e compaflio- ne

.

Io fono coflretto a dirti

,

che

lo ftelfo P. F.

,

benché fornito di qualche perfpicacia d’ingegno

,

e- faminare volendo

la

quiltione del battefimo degli abortivi, che qui in Verona

fi

accefe

,

cadde nel

comune difetto dei Giornalifti, Egli non ha punto efaminata la controverfia Teologica

-, fi

è con poche parole sbrigato della Fi-

lofo-

DigitizedbyGoogle

(5)

lofofica (opra la generazione

;

e

fenza darci un’idea dell’ opere, ufcite in

tal

occafione alla luce

,

ne ha malmenati acerbamente gli

Autori

*

Piacquegli

*

per tratte- nere allegra la brigata, di feti- vere col carattere àWrete Monta- gnuolo una Lettera in Stanze Ber- nefche

;

e volle con nuova biz- zarria farle {lampare alla manie- ra della profa

*

Quefla Lettera è inferita in un articolo della fua Europa Letteraria

,

nella patte pri-

ma del Tomo fecondo

i*

Novem-

bre 1769* alla pag. 31. Noi pe- rò

1'

abbiamo veduto e letto fui finire dello feorfo Genna;o$ non avendo potuto

il

P. F* a motivo di altre fue brighe difpenfarlo prima

-

Alcuni fuoi partigiani

,

e del fuo merito conofcitori bra-

mavano

,

che

1*

accennata Lette- ra foffe riftampataj e molti ama-

-.

A3 tori

(6)

lori della verità deaeravano

,

che

gli

fotte data buona rifpotta

lo ho voluto foddisfare agli uni, ed agli altri

.

Ho fatto riftam- pare le Stanze con quell’ordine medefimo, che tenne l’Autore, ed ho infieme avuto dalle mani

di amica perfona un graziofo Poe- metto

,

che in poche ore nottur- ne fu lavorato, a fine di rifpon- dere al critico Giornali

tta.

A te per tanto lo prefento

5

e

fe

trove- rai alcuna cofa

,

che fpiacente forfè

ti

fembratte ed amara

,

la devi concedere alla fola veri- tà

,

ed

al

piacevole genio di

fatta Poefia, Vivi felice,

LET'

DigitizedbyGoogle

(7)

1

i

VII

*

lettera

D*

UN PRETE MONTAGNUOLO

AGLI AUTORI DELL' EUROPA LETTERARIA

Sopra la Questione DEL BATTESIMO DEGLI ABORTI.

SIGNORI.

I*

Arrivalaquafsìi la fama delvoflroGiornale nel 'cmpodellavilleggiatura. M’ìflatodetto, chevoinon Sdegnated’empiereifoglidel voflrovolumettomen fua le conqualche novella piacevolequando lavivenga(pedi- la. lopenfodifarviun regalo,erifparmiarviunafati- ca,cuiforfèavreftedovutafare. V'à un fafeiodilibri ufeitiinVeronae fuori fopra laQuiflionedelBattefimo degliAborti.S’iparlatomoltodi quefla faccenda inmia caiane’ dì pattati,doves’erano raccoltifetteinotto Par- rochidellevicineMontagne.Siccomenon eravamotutti egualmentealfattodiqueflafaccenda, noipregammo un Colleganoftrotuttid’accordo perchìvedetteraccontarcela infuccinto. Eglifevenutofra’greppidifrefeodall* Cit- tà; forfè nons’accorderàinteramentecollavoflralafua Fifica; maegliàvedutoimoderni,ene addottalefen- tenae perquantopub-IlnuovoParrocofeceun pbdire- fiflenza,dicendo che quefle cofel’eranopitiÈliche,che altro, echedeanotraviarefabnliafabrì,fentenza,che unodinoifpiegb:

Pariladichierche, epivialiiPreti;

Dirofarj,ccordonparlinoiFrati;

Aflronomi nonfaccianfiiPoeti,

Ne

inFificacinguettinoiCurati.

Ad onta perbdellaripugnanza Tua, trattandolidicofa mifla,egì'incomincib così.

A

4 Del

(8)

^

ViliW

Del mille fettecentofefTint’uno, anno famofoperpa- recchie cole,partegiànoteecognite aciafcu-io, par- te mezzo fegretce altrui nafeofe, fra tutti icali me- morandi,alcunocosìainarcarleciglianondifpofe,co- mequel cheinVeronafu cagioned’una battagliafenza rìifcrczione.Periftituziondifaggienienti s’ufainquella Cittàdimefeinmefe,aimoltiPreti inficmdottiepru- denti,chevivonoallefpalle delpatii, proporcafidiffi- cilioccorrentipurtroppofpello,ondeaognunfiapalefe, merciilconfigliolor,ciòche deefareilbuonCriffiano chevipuò inciampare. Unde’ cafidicea:„v’ebbeuna

,,fpofa,che quindicidopoaverparlatocol(uomarito

d’unacertacofa,dique’difcorfiil fruttoal mondoà

„dato.S’eifede vivoo no benché duhbiofa,gettarfen-

zabattefmo hallolafciato: ficerca,fepeccato grive- ,,menteclL’abbiainquello cafo,oppurniente „«.Tocca- vaildarneladecifionealDottor PietroPaolo Scudellini

,

uomche da certa razzadiperfonenonfarebbe(limato ot- toquattrini,clicpiendizelo,edireligione,dilivor fee- vro,edifecondifini,dalladottrina,eh’eipolTedefeor- to,conchiufe, eh’ellaaveva avutoiltorto.

E

perchéi

Moraliffi ànnobifogno ben piò d’autorità, chediragio- ni> egliprovòchenonparlavainfogno, divarjAutor citando opinioni:ma(cofaondeperelfo iomi vergogno), fecafodellenuoveofTervazioni,invecediprovarcolfacro Tefto, chenondiceparolaintorno a quello.

E

incambio dicercarcolTelefcopionella rimotaetà dellaScrittura, comepaleogirandola,oElitropio,gliarcanidellaumana genitura,fiperdi dietroachicolmicrofcopioandòfacen- doicontiallaNatura,eperlaforzadell’analogia feoprì inqualpuntoall’uomvitafidia.Eglicredi piòall’of- fervar moderno che all’aizigogolarc delleScole,epreferì piòd’un eh’ arde inInferno, alledottrineArabiche, e allefole,difpoffoanche acontar,febendifcerno, d'Hal- lerofu1’Ereticheparole, Temprefofpctte, comeciafcun vede, ancheinmateria chenonfudifede.

E

quindira- gionandofopraifatti(cofa ch’i certodicattivoefempio) diffècolVallifnieri edaltrimatti, alBonneraccollandoli eh’ iun empio, (benchidiDio beidifeorfiàfatti

,

che pochiPretifantantonelTempio)dille,chenoveme-

lianzilefalcel’uomo daun ovo,ofiadaun germenafee;

cioè,che’lgermeo l’ovoinerteifcollotuttoaduntrat- to dalvirilliquore, quell’uovoogerme,chenontocco

o

mollo

DigitizedbyGoogle

(9)

* IX !

rrofToda grantempogiaceanelciecoorrore,probabilmen- tefluido,efenz’offopria chefentifleilfecondanteumore

,

ond’eglià nuovavita,equella forza,cheletenuifibril- leallarga,esforza» Eper quella ragionfiampò,e deci- ft, chefidovefiebattezzarI*aborto,cui qualchemalor previo non uccife, ocuifuifattononfifappiamorto. Quellafentenzailcleroinduedivife,o feceognund’an- ticarogna accorto; a chidoveapiacerpiacque ilparere;

alzòlavoce un chedoveatacere.

E

cosìfattamenteegli l'alzò, che da lungelollrepitos’udì; la caritàcridiana afpafToandò,efuorilacalunniainfiocchi ulcì;l’oncfla gente fi fcandalezzò

, quandoinfuliar DonPietroPaolo udì, comefcodcliainfettad’Erelia,alvero, aDionemi- ca,edaMaria. DonPietroPaolofitrovò forprefod’ef- (ercome un Eretico trattato,tanto piòquantoalfuo parere apprefo s’erapiòd’undottiamoPrelato;equindi un giornoilcalamajo prefo privatdfimamenteebbe invi- tatoilfuolacerator quel che diceaa mettereinifcritto

,

feporea. EbbeDon PietroPaoloun gran partitofinché Poloinilìampaandògirando:mapoichéilfuoawerfario inviperitoincampouftlcome unnovelloOrlando,dopo

feianni,enfpofeall*invitocon quella penna ch’éfimile aun brando,ecaccibfuoriunlibrofmifurato,ilpartito refìòtrafccolato.

E

cotti’èdiragion, che chi piuvoce mandafirillandofuorpcllatrachea,efquarta,cammazza comequel feroce,che fiotto IliobasìPentefilea,fiada molti (limato

,a’quali nuocelatemaefavenirladiar- rea; cosi’lnuovolibraccio pien dicofeunofiorinodi chiercheinarmepofe.Eioche parlo,io(onqualiunde’

Tuoi,perchémipiaceunuomche dicaaffai;parlanopo- co,o danno mutiibuoi, magliuominidifpirito non mai.DonPietroPaolofetrefogli,epoinon prefepiù la penna,efuggeiguai;lafciando alcuni pochiallacon- te fa,ch’eivaitar/inon può d’avere accefa.

Ma

*1Dotto- re,Curatodicampagna,fetide, eriferiife,e (laTemen- doancora,edovunqueha fofpettodimagagnacollecat- tivetelatrovafuora; einongiàcheto, comefal’ara- gna,tirando ad arteiTuoifililavora,chefarliftimar vafoMiglior* penfamenandotempefia, eromore. Eda penfarcosìpenfa da faggio;Icggonfivoionticrleingiurie altrui,fideedariltortoa chiàcoraggiodidirea tuttocolloipenficrfui. Iononvo’a lungo tenervi in viaggio;etralafcundodiparlardilui,chel’Operanon pia

(10)

go

i X

piaftampire à f-tto,adirdiquellam’apparecchioaun tratto.DellibroJamateriaeglià apprettata, darifpct- rabilruggine cavata,ealleplajlicheforze indiattidata,

ondeperettefottelavorata;a’Averroclafentenzaàfuor cavata, feguendolafcoiatticabrigata«chealbuonGreco fedircofe lontane dal comune penfar di menti uma/tie.

Ma

il comune penfarnondee dar legge a chi à flirtiti non comunidoni dallaMadre Natura, caltruicorregge feveramente de’penlìernonbuoni;feguaivettigi altrui lo fcioccogreggede’freddimanfueti, emaccheroni;echidel fuocoàincorpourti, sbaragli,eda ogni parteall*im- pazzatatagli. Del mille fettecenfettantafettc,ilCurato Migliore utìziofodiPietroPaolo riftampòcorretteleciarlo vane,e['errorvergognofo;econ cuoreevigord’ammaz- zafetre, alla tetta ù’unlibrofanguinofo pofeilfuono- mecome fotteRulla.... ma un Curaro allafin non èfanciullaf Le noteinpièdipagina bruttaredimolta carta,eppurquinonrettòla(accenda, el’ingiurieoltre n’andaro, e d’etteungranquadernofiformò; ilCurata Migliornonnefuavaro, efinoalVallifnierne caricò;

adirlagiudas'egliera peggiorenonpoteafarliinquella

•termaggiore. Egliprovò conquellodiipungerne, an- ziconquellodiimicidiale, che’1piatticofittemacoerente trovaliapiòu’untettoScritturale;cosialtrevoltelato- gata gente, checomandalefettealQuirinale, dccifeil Galileodimenteinferma,eprovòchelaTerradavafér-

ma. IlFifico Migliortrovain effettocontrariealbuon collumeedallafedeleconfeguenze delprovar diretto, e egliovi

,enc’germierettevede.Chepolladarliunani- matopettodifpottoafvilupparfieglinoncrede,e chia- mamortoilgerme amezzo vivo.... maatantafotti- gliezzaiononarrivo. Gelofo,ecaldopelmafehileono- re, epellagenerante facolrade porta in trionfoilfeminal liquore in cala,pellepiazze, epellettrade; eivuol che l’uomofiageneratore,quandonevengaPopponunitadc, fecondoladottrinaamicaaitarli;madellolvilupparnon legliparli.Poichénonèperancheov’eidimoragiunta la nuova di quant’ àvedutoprimad’ognunloSpallan- zani,eancoradopoluipiòd’uaFificofaputo;né cre- derà che primad’ ufeirfuorafia’1picciolo girin belloe compiutonelventredellarana, a cui ranocchiononabbia ancor parlato, ofattod’occhio.

E

fors’eglinonsache ilgermechiulo neli'ovodellevergini gallinedivenir gran-

DigitizedbyGoogle

(11)

J*

'

i xi

y

dicelloàcollanteufo

, primacheilgallo ancorvis’av*

vicine: ch’eglicrclccperò mentr’tracchiulo,benchénon

fidilìenda oltreilconfine, eviveinqualchemodoanzi cheilgallofilila groppaallamoglie facciaunballo.

£

che,dapoi eh’egli l’à fatto,appare quali filatamente un nuovo motodelcuore, chefivenneadirritare, da ch’ebbepiendilicornuovoilvuoto;quella fperienzafa- cileda fare,farlanonvolleilbuonMiglior,cheimmoto

lafè vuol mantener, chegiurai’àalletenebredell’an- tichità(a). Lungoforaaridirdacapoafondoquanto contienediTeologia,cdifìlofofartuttoprofondoilgrof- folibroinognidiceria.

£

v’è mefehiatoilSalvator del mondo,cperfinolaVergine Maria;perchèavedenemi- cianchesuinCielo,del su'ayverfarioScudellmlozelo.

LoScudellipi modello, eprudentenemmenouna parola glirilpofe, comefeappartenefieaJuinientediquantoè icnttoinquellagodicole;mailVallifnierimortotrovò gente chelottol’armiinPadova(b)fipofe,evolleper- chè avealo ingiuriato, panperfocaccia renderealCurato.

Ancheda’ torchidiFerraraufcìnonso ched’un Teologo Morale,chediquella dottrinafi(lupi,eperloScudellin fel’ebbeamale:mal’uno,e l’altrodopopochidìain- fultarvenne unoScrittorbefliale(c),chetrillaprofa,e verfi pocobuoni impallicciòdiripetizioni. DaEretico, trattò,da petulante,da Jognator,dapazzo, daciarlonelo Scodellini, cui rifpettan quante v’ànnoinVerona mai faggie perfone; mailproprionomeafeofe,edicotante ch’eglifendiearrofsìcofcnon buone;fi)vede cheàvergo- gnailpoveretto,enonpeccadicuormad’ intelletto(et). Per (*)E’ notabilecofachein quellaquifttonenè l'uno,l’altro partito mollrid’aver letto leOllervazionidel cel.Hal- Jer(opra gl’incrementidelPollo, nèleOperedelCh.Bonnet.

1b) Ùlcidel 176I.inPadovaun Librettointitolato:Difefa del ctl.Sig.Anttnio Yalhfnitridagl'jnlultt dell’AnteredelleLettere d‘un CuratediCampagna. EinFerraradellodelloannoné ulciunaltro col titolo: RiflejfioniadunamicodiVerona Jopra lel ettereet.

(«I Veramente il Rapfodilìaeh’ àfcrittolaLettera del Sig.A.L.S.V.nonpoteatar cofapiùtrilla.L' monellomodo incui ètrattato loScudelliniapprettoognunoconolciutoper dono,cpioEcclefiadico,e(penalmente quegliEpigramminon Latini, inoltranocattiva la caufa dichiliàferitu

.

(d)Deabortivis bapti\anditDifferì atto&c. Nane accedi:

dlppeadi*tandemDifferì adontitivindieantabtbiechi, Veroni Typia Moroaianis17*^.|,

(12)

n

i

XII **

Per cafligar idueScrittoriauntratto, cui tuttofipo- trebbe perdonare, fuorchél’ingiuriareiniltilmatto,’ve fidee con creanzadeputare, unvalent’uomo,dettoErbi- Hi,hafattoladiffertazionenltampare ultimamente, per cuis’eraaccefocotantofuoco,etormidabilrefi». Adue lebucciebenben rivedendo,trovò cheaveanoftofpiopiti d’untefto;ea PietroPaololenote facendo, riconfermol*

Ioaognundotto

, ed onefio. Egli éunuomoquell*Er- billitremendo,delqualeilprimolibrononé quello; più volteegiiinifiampa é ufeiro fuore,en’à mai Tempre riportatoonore.Ardetutt’ora,eminaccia rovinediquel Miglioriilnonmiglior partito, efuordelTeologicocon- line forfèalcunodinuovo incampoéufeito (/). Non

fapreidirviquandoaveràfinel’afpra contefa, ch’ionon òilprurito

m

quello giorno di profetizzare; eanzi fono fiancodiparlare.Prcgovifol,giacchéfletèadunati a be- nefiziodell’umanagente,dipregarDio,cheinFificai

Curatid’orainpoinon s’impaccinoniente; o che,fea difputarfonoimpegnati, Iofaccialicondecoro, ecivil- mente, non infunandoleonelleperfone,maconfiemm»

fponendo la ragione. Cosìfaràpiù rifpettatoilClero, cosìlaChiela v’averàvantaggio;néavverràmaiche d'un Cenlorfevcroe’incontrinolasferzaper viaggio. Nonin- giuriaverun chi cercailvero;chidiceingiuriefjdapo- co faggio; edàuncattivoefcmpioai propriogreggechi dall’alilofeflelfononcorregge.

La lungacicalatadelnofiroConfratellonondifpiacque allaCompagnia; v’ebbe chiprofittòdellalentezza, coti cuiegliparlava,quaficantando, perifcnverlatuttada capoafondo,avendoqualche fofprtto chelafolteinver- fi.Ion’ò avaro unacopia, eòcredutobene difpedir- velacome unacuriolitàdelienolìrcmontagne.

Viprego dalciclobuonafortuna,efono

Vollroec.

A. F«

[c)I.oScrittore dell % Letteratifati»inquell’anno percom- pendiareledottrine, e leingiurie dette dalMigliorialloSco- dellini,prometteunTrattatodellaCcner.ttb»!dell’Uomo, e lociannunziarnmevicinoaufeire. Noi condilpiareretemia- modivedere ravvoltoinquellariffa, elevitared’unfilicina rancido,unoScrittolegiotanc,epienoditalenti.

DigitizedbyGoogle

(13)

I

L

^tUJ.

>

GIORNALISTA

TOEMETTO

\

D

I

BATTO NEMUTILLIO.

CIO 1DCCLXX.

CON LICENZA DE

SUPERIORI

.

(14)

DigitizedbyGoogle

(15)

r

CANTO PRIMO.

i.

Acri. moltoa

me

caroe reverendo Benignamentevi pregoicufate,

Se afcriveredi voi l’ardirmi prendo, Benché giammai vedutonon m’abbiate.

Leglorievoftre,c quel valor ftupendo,

Che

vi

move

ad imprefe altee lodate

,

Tuttogiorno mi dettano nelcore

Un

fincero defiodi farvionore

IL

Iofo che il

nome

voftroapricifiìone

Qua

e

U

per mille(lampefpande l’ale*

E

che col criticarele perfone Fatto vilieteun meritoimmortale.

So

che voidecidete ogni quiftione Fuordelbreviario edel confeflionalej

E

cheda bravoGiornalifta accorto Ragion voletequandoaveteiltorto

In

(16)

i Ari $

ili.

Intal

modo

cldiè notizie vere Della voftradegniflima perfona

La Fama

,che col pubblicocorriere L’altro giorno pafsò qui per Verona.

Ma

quella fioria degnada lapcre La fantafia poetica mi Iprona

A

porla negli annali del Sigonio,

O

purin queidelCardinalBaronio.

IV.

Anzi a fcriverla inverfi miconfiglia, F.d inverfi volgarinaturali Poiché a più d'unloftomaco feompiglia Quel parlarin latindi coletali:

E

tutti con piacercon maraviglia Leggonoa’giorninoftri ilCaporali, Il Talloni,ed ilBerniche in cucina

A

Febo preparòla gelatina(l).

V.

O

buona gente,che mi fiatea udire

(z),

Siatemi adunque gentile ecortefcj

Ed

iocantando vi faròfentire

Una

nuova dafcrjvere al paefe.

Nacque ilgran fatto che vifon per dir»

Ai ventidue delgià cadentemefe:

Epoca memorabilee famoia Per Stanze trentafeivcftitc in profa

.

Era

DigitizedbyGoogli

(17)

^

XVII

vi.

Era dinotte enon ci G vedea,

piùraggiava JofplendorFebeo;

Quando

la dottafolita atfcmblea

Al

Caffèfi adunòdiSer Matteo(3 ), Chifullepanchein gravità fedea

;

Chi aggirandofi a guiladi paleo Narrava diunagiovin graziola,

Che

fenzaPretela fi fecel'pofa,

VII.

Un

le imprefe dicevae gliarmamenti

,

Che

il LunaticoTurcoè dietroa fare Perpunir certe mofcheimpertinenti,

Che

fartidio gli dannointerra ein mare.

AltridelPapa avean ragionamenti,

Che

pieno diprudenza lingolare

Dopo

ormai novemeli dipapato

Non

aprebocca,e trovafiimbrogliato.

V

1 1

L

Erano in

fomma

idilcorfiinfiniti;

Imperciocché, come dicea1’Ariorto, Degliuomini fon varjgliappetiti

(4)

;

Chi vuol mangiaril leflTo,echil’arrofto.

Un

Avvocatoparla ognordi liti;

Un

Gentiluomocerca il primoporto;

E

il

Medico

preferivela ricetta

Da

fpedirl’ammalato infretta in fretta.

B Mcn*

(18)

4 xvm >

IX.'

Mentre

però ciafcun parla, e procura

Che

la parolaiua non tornivana;

E

diquelloedi quell’oprecenfura

Con

la moderna caritàenflianaj Fccoticomparire una figura.

Un’ ombra, unofantafma in forma

umana

,

Che

alportamento,algello,alvolto,aipanni

Donna

parca prudente,edimolt’anni.

X.

Dal fianco lependeva un corno muto,

Che

fu ab anticod’un Trombetta Greco,

Ilqualeavendo a Troja

combututo, Omero

dice chedivenne cieco.

La bella donnacon gentilfaluto Ci riguardò*poidille: or iovi arreco, Valorosa brigata, buone nuovej Il cicl liè lerenato,e più non piove.

XI.

Voi forfèforfè non mi conofcete,

Perchèhocangiato ilmanto, e la berretta,

E

purquafiogni giornomi vedete,

E

le non vengo mi cercatein fretta.

Io fonla

Fama,

fc non lofapete.

Che

ferve alPadre Fortis di flaffetta

E

vogirando in luoghi affai lontani

Di

Cattolici,Ingleli,e Luterani.

Tan*

DigitizedbyGoogle

(19)

«

4 xix >

XII.

TantoIio corfo perlui4chd <^ià fuitergo

Ho

tarpalele penile,e più non volo*

10famofo portai per

o’m

albergo 11

nome

fuo daqucrto all’altropolo:

Fd

ora,cheper l’acre piùnon m’ergo*

Cortretta fonoa viaggiar pel fuolo*

Ond’egli mi mantienea bella porta

Due

cavai da vettura,edue da porta.

XIII.

Acciocchédopo iloiro menfuale(<$)

A

dilpenlar iovada il iuo Libretto Pieno di tantearguziee tanto Tale, Incui fiinortra Critico perfetto.

Or

egli hafatto unnuovo dottrinale*

E

fpcra che darà qualche diletto

A

così dotto numerofortuolo La Lettera d’uri Prete moiuagnuolo

(6).

X

IV.

Fin daVenezia ve l’ha qui mandata

Con

cerca intenzionnon troppo buona, Perchèquando tra voi fiaotvulgata Pongain lcompiglio più d’una perfona.

Fi le buccie rivedealla brigata Del Vclcovil Collegiodi Verona*

Q_'lindi Ceniura,e Icoprcogni magagna Delpovero Curato dicampagna.

B

2 Duri-

(20)

JVC

4 xx >

XV.

Dunque

oSignori il TuoGiornal prendete,

E

perfuggire lamalinconia Quella Letterafubito leggete,

Ch’è

un mifcugtio diprola e poefia, S’ ellavipiace, ringraziar potrete L’Autorche v'hatenuti in allegria,

E

confella battetegli lemani;

Intanto avoim’inchino, e Hatefani.

XVI.

Cosi labuona vecchiaandò con

Dio, E

quello fu dell’ambasciata il fine:

Toito filenzioad intimars’udio;

E

filenziotonavaogni confine.

Chicol s. faceva ilmormorio,

Che

fi tuoi fartalvolta alle galline;

Chi col

duo

lui nafo più o

meno

San Giovanniparea

Nepomqccno.

xvir.

Si fcelle uno tra gli altri il piùcompito.

Che

a leggere il Libretto incominciò:

Fu

appena in prola il fuon de’verfi udito

,

Che

cialchedun attonitorellò.

Chiefaltava lo Itile faporito;

Chi la vivaceinvenzion lodò;

E

chi fclamò,quand’altrodir non feppe

,

Pape Satan papeSatan aleppe (7),

Giunto

DigitizedbyGoogle

(21)

/Pt

*{

kxi

gt

x v

11r.

Giuriro chefu ilLettor Auri certopalio Dt-l!aprofa poetica e leggiadra

,

Un

noni polito didatura baffo Dille, che quella ufanza non gliquadra.’

E

i verlì nulurandocol compalfo

Irovo chemoltiamlavan fuor difquidra;

Ond’cralafua mente ancordubbiola Sela Letterafolle inverft0 in prol'a.

XIX.

ÀÌcuni begli fpiritifacccnti,

Che

fembrar voglion valorofie prodi, Sudianolliracchiar milleargomenti, F. fpefforeplicarle detteIodi.

Con

quelli edaltri limiliaccidenti Si turbò la legg-odain mille modi*

Ma

pien di flemma ilnodro buon Collèga Dall’ alla prolegul finoall*omega.

XX*

QuanJo

il Librofu lettotuttoqudntò

A

leggerfi tornò da capoa fondo;

E

ildilcttevol replicatocanto Piugraziofo parve e piugiocondo.

Diedeciafcuno alGiorn.tln’la il vantò Di Poeta,e di Filico profondò

E

unProfèttbrdi millecolebelle; In talguila loalzò finoallefiel!ea

E

*

(22)

tot

+>

XXII

\t

XXI.

Che

brio,clie gentilezza ron fifeerie In quelle lue maraviglioleOttave?

Ditelovoi,quanto piacer non porge La lua Lettera lepidae fcave?

Chi gufla Poelia predos’accorge,

Che

del macflroBcrnia egli ha la chiave*

A

dirla fchiecta illolo PadreAlberto Nel comporverli in piola ha tuttoil

meno

.

XXII, Nò

maraviglia prendavio Signori,

Se un

uomo

, in cui tanto valorsfav.lla, Finga divivernei felvaggi orrori Prete lemphce e poverodi villa.

Fi, cheturbata mira c dentroe fuori La lerenadel chioPro aura tranquilla, Nelfuo Giornale,comevoivedete, D’efierFrate pente,c fi fa Prete,

X X

1 1 1.

E' dunque un impoP.or,un

uomo

vile* Soggiunie tollo un valorofo Abate,.

Che

adagio parla in ferieràdi Pile,

Nc

temedeiCenforl’arme spuntate.

Se tal egliè, nonsfoghi la lua bile CentraonePe perfone ed onorate;

Giacché per fpaventarci in vanogracchia

A

guila d’una garrulacornacchia.

Quindi

DigitizedbyGoogle

(23)

too

4 XXIII

>

XXIV.

Quindicon Dante ingrave luonripiglia:

Or

tuchi le’che vuoi leder a lcranna Pergiudicar da lungi mille miglia

Con

la veduta cortad’una fpanna?

Si ipezzail fil fetroppo liaflottiglia

A

retrova chi piu di girs’aflanna

E

pazzoè quel, che in centurarfifca Ida, .Trattando l’ombre

come

cola laida(8).

XXV.

Amico

mio non fiate tanto ferio,

Dilleun Dottor,che Giultmian fe^uiva

' t O )

Non

temprepiaceilluon d’arpa o laltcno,

E

talorci dilettaanchela piva.

Gettate viala togae il magifterio,

E

fatevi perfona piùgiuliva;

Ch’iopure pernonedere molelìo Laidodaparteil Codice, eil Digefto.

xx

vr.

Il PadreFortiscol fuoftil Bernefco Mirabilmente ci trattieneallegrij

E

voi condurocanticoDantefco Qualici fatedormigliofiedegri

.

Se quivi folte preparato undefeo Coperto a fonerai dipanni negri

,

Potrefteallorcantarla requie aimorti

Ma

noi fiam tuttivivi,e fani, e forti.j

i

B

4

E

vivi

(24)

4$

XXIV xxyii.

E

vivi effondoragionarvogliamo

Di

cofe vivepienedi vivezza

al fuon ditetre cantileneabbiamo.

a’piagniflei l’orecchianoflra avezza.

Noifenza brigheplacidiviviamo,

E fumo

lieti nell’altruitriflezza:

CertoloScudellin fentirànoja

Di

ciòche porgea noi cagiondigioja«

XXVIII.

Anche al Curato,che credea d’avere

Con

le (juindeci Lectcre(lampate Acconcic ben le uova nelpaniere,

Avendo

appunto l’uovafracaflate:

Affécheci hanno meffounbuon crifferc

Non

per

man

delChirurgo

ma

di unFrate

;

E

gli han cacciato un porro drieto via,

Che

piacevole troppo a luinon ha.

XXIX.

Ciò non importa; un altroallorrifpofe,

Che

va deiLetterati in prima lilla;

Secriticati fonoc verfi eprofe ,

L’uomo

faggioperònon fi rattrifta.

Che?

dovràforfè rendervergoenofe

Le

perfone un mordaceGiornalilla,

•Che per vivercontentoall’altrui fpefe

Mezzo

Criftian fimeffra c mezzoInglefe?

Dei

DigitizedbyGoogle

(25)

$ XXV b XXX.

Dei Giornalai noifappiantol’arce,

Che

fenzalambiccartanto ilcervello Sugli altrui libri, efulle dotte carte Voglionodardinafoa quello eaquello, Se alcuno prendonin fimflra parte Crucciogli danno eorribile martello

j

E

fon coflorovalenti e forti.

Che

nonlai'ciano fiarnò

meno

imorti.

XXXI.

Se poi pregati fonoa nonpiatire,

E

ricevonregali,o pcnfionc, .

Allora ti farannocomparire

J.’alinocon lapelleda lione.

;Utroinfornatanon fanno che garrire Senzaprudenzae fenzadifcrczione;

Ma

finalmente, or cheniunli (lima, Viperefonche

mordono

la lima.

XXXI

I.

Quello parlar acerbo e poco

umano

Parve adun certonobile Marcitele,

Che

per difgrazia nato era Taliano,

Ma

in corpo avea lofpirito Francele.

Egli con vilorabbuffato cfìrano Fece del PadreFortis ledifefej

E

perlòpir lecominciate riffe Sitilchiaròla voce, ecosìdilfe.

Troppo

»

(26)

)0Ì

i XXVI

X X X

11f.

Troppo

a tortolo Signor,confuta avete Fra lemalignevclenolc (quadre Delle perfone criticheindierete

,

E

de’trilli pedanti ilnoflro Padre.

E

ben voi Helloconfeffardovete

Che

di colefavella alteeleggiadre;

Mentreleggono i Tuoiferirtigalanti

Donne

gentili, egiovanettiamanti*

XXXIV.

Che

fevi par cheacerbamente orabbia Puniti alcuni poveri Scrittori,

Che

ancora infetti dell’antica fcabbia

Vanno

fpargendo vergognofierrori;

Scufarli dee: poiché

movono

rabbia Lefole degli Arabici maggiori;

E

perchepiùnon fgridino,conviene Caligarquelli pazzi dacatene

,

XXXV.

Non

è piùil tempo incui Berta filava,

E

grazie aDio la genteèilluminata;

agliuominieruditi ilcapo aggrava

Una

mole di librifmifurata.

Or

che Arillotil tace,e piùnon brava

La

fua Peripatetica brgaia,

Anche

ilibraccidelle vecchiefcuolc Son condannatiai tarli,e alletignuole.

Sban-

DigitizedbyGoogle

(27)

!0b

^ txvu t XXXVI,

Sbandite fon le rancide dottrine.

Che

da mole’ anniaveancelatoilvero (<7);

E

quelle chiofcintralciate emclchine.

Che

faceanodel nulla ungran misero.

G

à con belle fentenzec pellegrine

Nova

luce reca al

mondo

intero;

Ond’è

fciocco colui,che ancor fiIla

Nella barbaraanticaofeurità.

xxxvii.

O

Francia,o geniotutelareamico Delle Icienze,dell’arti, cdei coftumi

,

Io mille volte al dìti benedico, Perchè porgertia noi tanti bei lumi.

E

chifi moftra all’onor tuoremico

Ha

nemicicoftui gliuomini,e i numi:

Ed

è feguaced’unareacanaglia

Da

porre nelmufeo per anticaglia.

XXXVIII.

Tacque ciòdetto,e più ferenoin volto

Dopo

lo sfogo ilCavalicr comparve;

Così,poiché l’orrido

nembo

è lciolco, Dtlgombra il Sol le nubilole larve.

Stava ciafcun tacendoinferaccolto;

Ma

tempodi tacerquello non parve

A

un Medico cheride,e chepjlpiglia Tra grave fìloioficafamiglia.

In

(28)

tot

i xx vìn ^ x x x

ix.

In frettainfretta ripigliò l’affare,

E

diffe: gentiluomo,io lon coflretto

La

voftragentilezza a ringraziare

Or

chebelle cofe avetedetto.

Voi moffraffe che l’uom deegenerare Nel

modo

più moderno cpiù perfettoj

E

non come ilMiglior fogna e pretende,

Che

digenerazionnonfc ne intender

XL.

Nella rancida forza egli occupato'

Un

rancidoliltcma hafuorcavato,

Che

dai rancidi Padri era infegnato Nella rancida eià del Peripàto.

E

in un rancido Libròhalloftampato,

Che

in rancidefcanfiefiadifpregiatoj Mentre ilFortisci d:è fìcuro lume Per diffrangerl’antico rancidume.

XLI.

A

talparlar fremea d’ira e di fdegno

Un

giovinettodigentil fembianza*

E

già le n’era accortaa piùd’unfegno Tutta quella mofripliceadunanza.

Egliavea buona mente,c buon ingegno,

E

leleggi fapeadella creanza:

Però compolc il volto, egli occhiardenti*

Indi fciollc lavoceinquefti accenti

.

E

co.

DigitizedbyGoogle

(29)

/on

XXIX X LI

I.

E

cominciò: fon giàpoch’anni fcorft

Da

che i’arcavol mio buona memoria Al foco mi faceade’ bei dilcorfi

,

E

mi narrava qualche anticaifloria.

Or

d’UlifTe cicca, cheidolci forfi

Non

guflò della

Maga

,e n’ebbe gloria;

Ora

di Achilleibellicofi eventi;

Or

d’Ercole laculla edilcrpenti.

x l

11 r.

Poiconcertemorali favolette,

Che

pienedi poetico artifizio In Elopoed in Fedroegli avea lette

M’

infognava a fuggirqualunque vizio, Eim’avvisòche con pedone fchiette

Di

vero amico debba farl’uffizio;

E

che miguardi bendall’

uom

loquace, Dall’impoftor,edal fuperboaudace,

X L

IV.

A

fine talmi replicòfovente

Di Ludovico Ariofto la novella

(io).

Cui mipiace ridir,quantunque a mente Voi lafapreteeffendo tanto bella.

Dna

zucca fuperba ed infoiente Alzando il capofar voleva ombrella

Ad

un pero, chea lei forgea vicino,

Ed

era la deliziadelgiardino.

Tanto

(30)

ì>

XXX XLV.

Tantocortei feouiva ad innalzarli,

Che

giàidegnando le baflezze prime,

Con

l’ampiefoglie e coni ramii'parfi Suìl’albero gentil

montò

fuòlime.

Jl pero,che fentiacaricofarfi Dellefruttanon lue,lcclTele cime,

E

dille a lei: come qua fudal bado Salirofalliaccelerando il palio ?

X L VI.

Qual pianta tu fc’mai,e doveail’gna La tua radice,iltralciotuo gentile?

Sarerti forleall’edera maligna Nellerpeggiar fui troncoaltrui fimile?

No;

foggiunfe lazucca: a

me

matrigna Si molliò laNatura; eabbietta e vile Zucca lon io,chenafcein picciol folco, Scherzodelpalleggierò e del bifolco.

X LVII.

Rifpofeallora ilpero:o temefchinaj

Sea un volgerd’occhiotinnalzartialcielo, In breve anche vedrai latua ruina,

E

abballar tidovrai fuicortoftelo.

loper molte ftagionie vento e brina Paziente hofoftcrto alcaldoeal gelo, Priachèpoterti alzar,come tu brami.

Ricchidifruttai verdeggiantirami.

Si-

DigitizedbyGoogle

(31)

td

*;

xxxi ^

X L V

1 1 1.

Signori,ora potiam l’allegoria Facilmente fpiegarnelcafo noftro:

Gliantichi luperar l’invidiaria

Spargendoi libridi purgatoinchioffro.

EUiciapriròalla virtù la via;

E

feemar lorotenta un

uom

di chioOro In pochidìcon pochiverfiin profa L’onoratamemoria gloriola?

X L

1X.

Troppo

la zucca s’innalzò fuperba;

Ma

nel primierolitioin fe ridretta Piangerdovrà la l’uàcaduta acerba Tornando al balTo vergognofaeabbietta.

E

il villanello inpoco falciod’erba La potràcalpeftar feccae negletta:

Così avviene a colui,che troppofolle Per fovraAaragli altri ilcapo effolle«

L.

Affai mi fpiace,cheun Cenforfevero

Con

parole ridicole mordaci Degli antichi fprezzando il magiAero Tutti offenda,ecenfuri i lorleguaci.

E

ben zelante perl’onordelvero Sciogliervogl’io le lue lagionfallaci,

E

lerifpoftecavillofe e Arane;

Onde

vi prego a ritornardomane.

Ciaf-

(32)

//i

\

^ XXXII >

. LI.

Ciafcun promifc che fariatornato

A

udirlodifputar contro unacherca;

Quindili fu decifoefentenziato

Che

l’uomfuperbo difonorfi merca.

E

che colui,che arditoefconfigliato De’chiariingegni il biafimoricerca,

A

una zuccaè firmidi vento piena;

PoilafciandoilCaffè

Cam

gitiacena.

CAN.

DigitizedbyGoogle

(33)

^ XXX

III

!•“>

CANTO SECONDO.

I.

CfcJTlacchèlungeda’miferimortali Pietofial tìn gliDei m’ hanno concetto

,

Che

conla mulaanch’io del Caporali (t)

Farpoffain Pindoil miofolenne ingreflo

Mufa

cavami un pocoglinivali,

*

E

mentrebevoall’onde diPermetto

Dammi

di Petrarchilmi pien Ioftajo,

E

tiemmi per le manichedelfajo (2),

IL

Altrimenti potrei giu a rompicollo.

Senzatoccar lagloriofa meta,

Caderconfufoarificodelcollo Permefehinodefiod’efferPoeta.

Tu

prega a

nome

mioMetterApollo,

Che

nondi lauro,

ma

di feccabìcta

M

incoronila fronte,ealmenper cuoco In cucinamiaffegni unqualche loco.

C E

voi

(34)

^ XXXIV

it-

ili.

E

voide’ vcrfimici nobil fubbietto, PadreAlberto foavirtìmoc cortefe,

Che

variando il moliformeafpetto

E

colcapuccio

> edin pretefeoarnefc, Pienodi Poefia lalingua e il petto L’Europa armate a letterarie impreic(3)' Sel’altro cantonon vifumoleilo Piacevolmenteoraicoltatc ilredo.

IV.

Giàla cornuta rinafeenteluna

Spandea dalrancio voltoi raggid’oroj

E

al Caffèci traeal’ora opportuna, Ognicuralafciandoogni lavoro. Si vedeanovenirad unaad una Leperlone delnobil conciftoro;

E

venendo faceanvario bisbiglio, Finché radunò tuttoilConiglio.

V.

Tenne

inordin ciafcuno ipodi fuoi

;

E

moltilotto voce incominciaro Divotamentea beffemmiardi voi, Melcendo un podidolce, e un po d’amaro.

L’afpettatoGarzon venne dipoi*

Ed

appuntoera quel,Padre miocaro,

Che

leguendo l’antica opinione

Tre

Libri ha lcrittodi generazione.

Egli

DigitizedbyGoogl

(35)

KS

4 A A aV

<4-

VI.

Eglifopra d’unfoglioavea diftefo Lunga rifpoftain formaepillolare;

Ma, come

dilua bocca abbiamointefoj

A

voi perònon la volea mandare*

E

laragion addotta era di pelo, Dicendo*che le prendea lluzzicare Il velpjjo,potrete con fuo danno Darglila malapafqua, ed il malanno.•

VII.

E

chequandoil fuoLibro fiaRampato, Perdifpetto

,per rabbia, e per vendetta Senza pietàfarebbecriticato, Giacchéfi fa,che chi la fal’afpetta

.

PremefToquell’elordiofeparato S’aggiuflòlo(Laccale e la brachetta;

Montò

in bigoncia,a a ruttinoi rivolto Feriverenza, c ficompoleil volto.

Vili.

Poi leggendo la Letteranemica Piena di pizzicoree di livore,

E

molto p ùpungente dell’ortica, Molìrò r.el criticarqualche valore.

Io l’ebbi trale manicon fatica;

E

foflenervolendo ilvefiro onore Sincera vela

mando

talequale Copiarla iccidall’originale.

C

2

V

Au-

(36)

ni

+[ xx.'cri**

IX.

L’Autore non vi fece foprafciitta,

Ne meno

difigillo lamunì;

Aldi dentronon eraiottolcritta ,

K

l’anno vi mancava, il mete,ei! dì,

Con

lo rtilc parcadi Tullio feruta,

E

in

modo

farmliardicea così:

Padremio Reverendo Agolbniano;

£e voi fieteinialute,anch’iofon fano,

X.

Io IcTi con piacere,e con diletto QuelleStanze leggiadre e Ipirirofc,

Che

ci arrecòla

Fama

in un Libretto, Tuttotparfo cripicn di bellecote.

Sol midifpiaceeh’abbianoildifetto D’effer troppo mordaci e fanguinofe;

Onde

a voiti potriaripeter tpetlo:

Medico mio prendiaf^nar te ftefio.

' XI.

Voi dite nel principiodi quelcanto,

Che

dobbiam nelmeflure in cuiliam nati Eftrcitarl’ingegno tuttoquanto;

in Fifica aparlar hannoi Curati.

Ma

quel cordon equel rofario tanto,

Che

piendi zelo inliisuateai Frati,

Quantunque fiateFrateedArcifrate,

AffòdiDio chenon loadoperate.

In

DigitizedbyGoogte

(37)

nf-

i XXX

VII|*

XII.

*

In oltre perfembrar caritativo Lodatealiai la carirà fraterna*

E

pur di lei vitroverebbe privo Diogeneiileffo con la iua lanterna.

Voi lcorticuteun pover

uomo

vivo*

E

glicantateil requiemeterna,

Facendolomorir ion poca gloria Dei fecoiifuturi aliamemoria.

XIII.

La

caritàdovrebbeeffer con vui

Incoro,in dormitorio, apranzo,cacena*

Ma

vi piace Coliamoella in altrui, Perchèv’aggravaun po troppo lalchiena:

E

fate appuntocomefccolui

,

Che

il digiun predicavaa pancia piena*

Che

perciòdallelue turbe affamate Simeritò le rifae le filchiate.

/

X

IV.

Effertroppo zelanti non bifegnà

,

Altrimenti liguaffa lafaccenda;

E

fe d’un

uom

li feoprela vergogna

*

Eglis’arrabbia, nèmai pilis’emenda.

Lal'ciace pur grattardov’è larogna;

E

ognun dalcanto luo cura fiprenda:

Perciocché vi diranfu.ogli alocchi,

Che

ognun puòfardella luapallagnocchi

.

C

3

An«

(38)

i XXZ'ui

f

XV.

//*

Anzi Ciirto c’infegna nel Vangelo

A

compatir eiei Prollimoi] difetto;

E

che la viadi guadagnarli il ciclo E'il lopportarl'ingiuriaed il difpctto.

Egli non vuol che rivedail pelo Al frateichedi te lìa

mtn

perfetto;

che vendetta daper noi fi faccia Col renderea piùdun pan perfocaccia.

XVI.

ocalcun ti favenir laguancia rolla,

E

tirraua con ldegnoe con aiprezza,

Tu

lo dei ringraziardellaptrccfTa,

E

riceverla

come

una finezza;

E

l’alra guanciaoffrirgli,acciocchépeffa Ricambiarti la prima gentilezza:

Cosìl’Evangelifta San Matteo, Secondola verliondel tefloEbreo,

x v

i r.

Or

quanto ella non èpiù firania cofa Meditar lenzaoffela levendette,

E

mover guerra acerba e langumofa

Ad

un che controvoi non lcriife un ette?

Aver madonna

chierca per ilpcla,

E

andar nel ruolo degliammazzafettc

,

La

è cattiva inprela a parer mio Nel co.'peito del

mondo,

e in quel di

Dio.

Non

DigitizedbyGoogle

(39)

4

XXXIX ì XVIII.

Non

convengon le riffe a un

uom

dichiottro,

Che

tuttodì pei poveriCnftiani 11pax donuntcantae ilpaternoflro,

Ed

il petto fi picchiaconle oriatii.

Sidicon purequeidell’

ordm

voilro Calcolici, Apoftolici,

Romani;

Dunque

anchevoi lafciateogni contelaf Se lieteingrembo dellalamaChiela.

XIX.

Forfècredette voiche ufeendo fuore,

E

allacciandovi indottolagiornea, Tuttici avrefte colmidi timore,

E

fattaci venirla diarrea.

Ma

Padremio voi fitte in grandeerrore;

Poiché qual tritta femminacciarea

Ha

sbandita Verona la paura,

E

in bordel lacacciò fuordalle

mura

.

XX.

11 Dottor PietroPaoloScodellini,

Semai gli (altail moicherinoal nafo, Si faràvalutardiecequattrini,

E

lafcodellacangeratti in vafo.

Finor pregògliamici ed i vicini

A

(ottener ladecifion delcafo

Ma

ftuzzicato alfin può diril;retto,

E

farlaglofa dove manca ilte/lo.

C 4

(40)

JZO

XXI.

Ni

già crediate chepentitoa voi La perdoniil Migliori, efugga iguai Eglifa tutti dire itatti Tuoi, All’invito niponde,c parla affai.

Parlano poco,odanno mutii buoi,

Ma

gli uominidi fpiritonon mai (4):

Per

me

vi dol’avvil'oanticipato, Tremated’un Eroedel Peripàto.

XXII.

Giacche l’aveteprovocato a fdegno, Puòdarviun Ariflotilfulla teda

Di

(lampa anticacopertodilegno,

E

ad un tratto finircosì lafella.

O

almenoalmeno con tremendo ingegno

La

Letterafaràdecimafeda;

E

infegneravvi a meglioborbottare 11 meamaxima culpatuli’altare(5).

XX

III.

L’altro, detto da voi ùcflialScrittore

,

In ottimaialute ancora vive*

Se noifapete,è un

uom

di bell’umore,

E

un non loche contradi voi già fcrivej In cui vuolfarvedervi unmentitore, Mentrelegnandoa lettere corlive Certe par.Je chenon hamaifcritto,

Lo

fatereod'irg’udoempiodelitto.

Per

DigitizedbyGoogle

(41)

tu

i

XLl ì XXIV.

Per difenderlefuecompofizioni

Con

lui fecepur lega adanno voftro li Poetadaiverfi pocohuoni, Benché(ecreto a Dioviva nelchioftro.

Eglid’Orazioleggerài fermoni;

E

tingendo lapenna inaltroinchioftro Al fuon guerrieroa di Latinicarmi Visfiderà novellamenteall’armi.

XXV.

Anch’iopotreicol mio fcarfo talento

La

bella fecondar leggiadra imprefa,

E

cacciarvi nelcorpounargomento,

Che

termineponeffe alla contcla.

Nondimen

diftar chetoi’ micontento,

E

laiciar gli altri (olialla difefa:

Penfipure ciafcuno ai cafiTuoij Privatamenteoraparliamdi noi.

xx

vr.

Scritte per

me

trovaipoche parole In cercanota che ftampata giace

E, come

dite in quella,affai vi duole

Che

d’un ftllema antico ioiìa fcguace.

Ma

pertoglier dal

mondo,

e dalleicuole Quellaforza che a voi tantodifpiace, Vi

mancano

le provej e al più alpiù La chiamate una rancida virtù.

C

s Ci

(42)

/XX

. *

i xui >

X X VI

f.

Ci vuolaltro che untermine brutale,

Che

in fin delconto non vuoldirniente, Per rovesciar 1‘anticodottrinale,

E

l’opinion di tanta buona gente.

Vi vuol ragione fifìca morale,

E

lodoraziocinioconvincente,

Procedendoorcoldubito,orcolcredo, Coldtfunguo,col nego, ecolconcedo,

XXVIII, Ma

voi,

come

perfona affaidifereta,

Che

di tai ciarle nonci penlaun fico ,

Cercate in guifa lepida e faceta L’ultimoeccidiodel lìflema antico:

E

infilzandocarotedaPoeta, Per torvideliramente d’ogni intrico.

Dove

vi parche il puntoadrulolia

Con

gran bravura lolaltate via.

XXIX.

Voiconfondete a maraviglia i fatti,

E

ponendo in canzonale fperienze

D’Antonio

Valhfnieri,edaltrimatti, Date la burlaa tuttele lentenze.

Io fuppongoperò, chebelli efatti Chitilipomate nelle lor Temenze D’ognifpczie iviventi a gruppoa gruppo, Giacchéparlated uovatedi/viluppo<

Anzi

DigitizedbyGoogle

Riferimenti

Documenti correlati

The innovative geometry and design in addition to the best materials on the world- wide market (100% made in Hardox® and Strenx®) make iTALMEK scrap shears a piece of equipment

FRUMENTO TENERO NAZIONALE (di produzione forlivese) DA MAGAZZINO CONTO DEPOSITO, POSTO SU VEICOLO PARTENZA RINFUSA.. descrizione

Le altre decisioni pregiudiziali e incidentali notificate separatamente possono essere impugnate se possono causare un pregiudizio irreparabile o se l'acco - glimento

7 Pedemontana Via dei Lotti, 40 - 36061 Bassano del Grappa (VI) ACCREDITAMENTO ECM RESIDENZIALE: 8 CREDITI. Rivolto ai primi 100 Medici Oculisti, Ortottisti e Infermieri con il

In relazione alla programmazione curriculare e alla luce di quanto previsto nella nota ministeriale n.388 del 17/03/2020 relativa alle indicazioni operative per le attività

Nelle vicende del “Canopoleno” fanno da sfondo gli avvenimenti più significativi della storia sarda del Novecento, con protagonisti di rilievo della società: da Palmiro

[r]

OGGETTO: Avviso di selezione rivolto al personale interno all’Istituzione Scolastica per il reclutamento di un esperto progettista per l’attuazione del