FOR.COM. Formazione per la Comunicazione
XMM
LIM
LE LAVAGNE I NTERATTIVE
M ULTIMEDIALI NELLA DIDATTICA
U
NITÀ2
F
ABRIZIOE
MERINDICE
PREMESSA ... 3
OBIETTIVI ... 5
1. LA TECNOLOGIA LIM ... 6
1.1. Descrizione ... 6
1.2. “L’inchiostro digitale” ... 9
1.3. Le tecnologie più diffuse ... 12
1.4. Gli strumenti software ... 17
2 . ORGANIZZARE E PROGRAMMARE LA LEZIONE CON LA LIM ... 21
2.1. Dalla lavagna alla LIM ... 21
2.2. Finestra sul mondo ... 28
2.3. Tipologie di apprendimenti verso cui è maggiormente versata la LIM. ... 32
3. LA LAVAGNA AL CENTRO DELL’ATTENZIONE ... 35
3.1. I fattori che influenzano l’apprendimento ... 35
3.2. Le simulazioni didattiche ... 36
3.3. Capacità metacognitive ... 37
3.4. Strategie per sostenere la motivazione nel tempo ... 37
3.5. LIM come superficie di condivisione ... 38
3.6. Molti “media” e una memoria digitale... 41
3.7. Lo spazio di scrittura ... 42
3.8. L’interattività ... 43
3.9. La trasformazione dell’ambiente di apprendimento ... 45
3.10 Strategie per sostenere la motivazione nel tempo. ... 48
RIEPILOGO ... 55
BIBLIOGRAFIA ... 57
PREMESSA
Nella scuola per diverso tempo le Tecnologie Didattiche sono state messe in relazione con l’alfabetizzazione informatica. I primi finanziamenti alle scuole hanno avuto la finalità prevalente di portare il computer nella scuola e di introdurlo a pieno titolo all’interno delle attività didattiche quotidiane. Oggi molte istituzioni scolastiche possiedono almeno un laboratorio di informatica dove è possibile organizzare e strutturare elaborati digitali traversali a tutte le discipline il cui denominatore comune sono le ICT.
Ma le tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione non sono state vissute solo nella scuola, anzi, è al di fuori di essa che gli studenti in particolare hanno potuto sperimentare nuove forme di comunicazione per la diffusione delle conoscenze e nuovi modi per conoscere i propri coetanei e con essi sperimentare forme di collaborazione. A dare una mano per ritrovarsi in questa nuova forma di comunicazione sociale è stato certamente internet. In effetti internet è stata la svolta epocale nel mondo del lavoro, della scuola, insomma… nella vita di tutti i giorni. Internet per la scuola ha voluto dire soprattutto fare formazione a distanza.
Ogni giorno la rete ci propone corsi di studio On line grazie anche alla distribuzione di CMS gratuiti e Open Source che consentono appunto di pianificare i diversi contenuti del sapere. Oggi possiamo dire che con la Rete e le tecnologie ad essa connesse è possibile fare scuola a distanza.
Le tecnologie, sempre nuove per definizione, ci portano a pensare tuttavia a ulteriori nuovi cambiamenti. Pensiamo alla lavagna digitale, che per la prima volta ci fa uscire dal laboratorio di informatica per ritornare in classe. Un importante supporto per la didattica che ha determinato una grande novità: la possibilità di utilizzare il computer in maniera diversa, dove il rapporto tra lo studente e lo schermo, il docente e lo schermo viene rivoluzionato. La lavagna digitale contiene i due volti, quello del computer e quello della lavagna. Non è un semplice schermo, dove si proietta quanto viene elaborato al computer:
il mouse e la tastiera vengono sostituiti dalle dita o dalla penna. L’approccio è perciò diverso: il comportamento che viene assunto è quello di avere a disposizione una lavagna con le potenzialità di un computer. Se poi le lavagne vengono condivise in rete diventa possibile avvicinare due classi di studenti che scrivono sullo stesso supporto e con
opportune tecnologie per fare videoconferenza si possono svolgere lezioni a distanza in forma sincrona.
Prima di entrare nel vivo dell’azione con la LIM (completa, naturalmente, di PC e sistema di proiezione) per quanto riguarda l’impostazione della lezione in aula, la gestione dei materiali, dei lavori, l’assegnazione e lo svolgimento dei compiti, va ricordato che, proprio per la sua natura di strumento di comunicazione, essa non è neutra. In altre parole, per sfruttarne pienamente le sue potenzialità, dovrebbe essere utilizzata coerentemente con le sue caratteristiche. È un’attenzione consueta nella storia dell’introduzione delle nuove tecnologie della didattica, ma tanto più necessaria per la LIM, ad evitarne l’impiego – tanto esecrabile quanto probabile - come semplice schermo di proiezione.
Quali allora le caratteristiche, tanto quelle proprie, esclusive, quanto quelle condivise, inclusive?
Sintetizzando le varie considerazioni emerse dalle ricerche, una caratteristica principale della LIM è la possibilità di leggere e scrivere in grandi dimensioni, sia come fattore motorio-sensoriale, sia come fattore socializzante dell’insegnamento/apprendimento. Tale elemento aggiunge una nota “spettacolarizzante” allo strumento.
Un altro aspetto caratterizzante è la coesistenza di scrittura digitale e scrittura manuale potenziato – rispetto al tablet pc – dalla caratteristica precedente. Nella lavagna, infatti, è più forte la connotazione dell’interattività “fisica”: la manipolazione dei file, la gestualità, la fisicità, questo muoversi intorno e sullo strumento, ereditato dalla lavagna tradizionale.
Ultimo, ma non ultimo, anche perché ricorrente negli studi, è l’essere uno strumento per la didattica con l’intera classe, specifico per le attività “cooperative”, con il corollario forte del conservare le modifiche operate in plenaria dagli studenti o dal docente, aspetti che coniugano una delle potenzialità del PC (appunto la possibilità di modificare e conservare) con il fattore socializzante e relazionale dell’insegnamento/apprendimento.
OBIETTIVI
Gli obiettivi di questa Unità Didattica sono:
− analizzare le diverse tipologie di LIM;
− approfondire l’utilizzo delle tecnologie didattiche;
− individuare il migliore contesto didattico per l’impiego della LIM in classe;
− analizzare l’utilizzo del software per migliorare la presentazione di materiale didattico.
1. LA TECNOLOGIA LIM
1.1. Descrizione
Una lavagna interattiva multimediale (LIM) è una superficie per visualizzare e interagire con contenuti multimediali – testi, immagini, animazioni, video, applicazioni software - in formato digitale.
La visualizzazione del computer sulla superficie interattiva
La LIM, che per forma e dimensioni richiama la tradizionale lavagna di ardesia, funziona come uno schermo sul quale sono proiettati i contenuti di un computer collegato ad un normale proiettore. A differenza degli schermi per la proiezione o dei monitor a grandi dimensioni, la Lavagna Multimediale Interattiva non è solo una tecnologia di presentazione, come quelle utilizzate, anche in ambito didattico, per presentazioni
multimediali nelle quali i contenuti – immagini, dati, fatti, testi, animazioni – sono mostrate ad un pubblico di spettatori/uditori.
Proiettore e schermo per visualizzare presentazioni multimediali
Questo tipo di soluzioni tecnologiche sono pensate per condividere la visualizzazione dei contenuti, ma non consentono nessuna trasformazione della presentazione multimediale.
La lavagna digitale è interattiva.
I contenuti proiettati sulla LIM “funzionano” esattamente come sul computer: le icone dei programmi presenti sul pc possono essere cliccate, i file selezionati e trascinati, aperti, modificati, collegati, salvati e cancellati.
L’interazione sulla lavagna
Le interazioni che abitualmente sono eseguite con dispositivi di input come la tastiera e il mouse possono essere realizzate direttamente sulla superficie interattiva.
L’operazione eseguita dall’utente “avviene” simultaneamente sulla LIM e sul computer ad essa collegato.
Esistono modalità diverse di interazione con la superficie interattiva della LIM ed esse dipendono dalle tecnologie adottate dai diversi produttori di lavagne.
Tipicamente, l’interazione sulla superficie della LIM è gestita da dispositivi che assomigliano a penne e pennarelli. Questi oggetti funzionano come strumenti per la scrittura e per il disegno ed in alcuni casi sono dispositivi di puntamento che controllano il comportamento del puntatore sulla superficie interattiva. Alcune lavagne utilizzano una tecnologia sensibile al tocco (touchscreen). Sulle LIM touchscreen il dito svolge le stesse funzioni che sono proprie del mouse nel personal computer. Con questa tipologia di lavagne digitali è possibile disegnare, scrivere e interagire con contenuti e software operando sulla superficie della LIM con le dita della mano.
Utilizzo del dito come dispositivo di interazione
1.2. “L’inchiostro digitale”
A queste interazioni si aggiungono le attività tipiche che studenti e insegnanti da sempre realizzano sulla lavagna di ardesia: la scrittura e il disegno.
La scrittura sulla LIM
Sulla LIM questi gesti consueti della scrittura e del disegno sono codificati in forma di
“inchiostro digitale”: diversamente dalla scrittura con il gesso, cancellabile, ogni annotazione o tratto sulla lavagna multimediale interattiva può essere salvato, modificato, archiviato e richiamato come avviene per i documenti in formato informatico.
• Il collegamento tra gli elementi
Per funzionare, la LIM deve essere collegata ad un proiettore ed un computer.
Il collegamento tra proiettore, computer e lavagna
• Il collegamento tra PC e proiettore
Il collegamento tra il computer e il proiettore consente di visualizzare sulla lavagna i contenuti presenti sul desktop del computer stesso.
• Il collegamento tra lavagna e computer
Il collegamento tra la lavagna e il computer crea un canale di passaggio dati che permette di trasferire l’interazione sulla superficie della LIM allo schermo del computer. Questo passaggio è reso possibile da speciali software (driver) che istruiscono il sistema operativo del computer a dialogare con la superficie interattiva.
• Il pc sul grande schermo
Se proiettore, pc e superficie interattiva sono correttamente collegati tra loro qualunque operazione realizzata sulla LIM, come la visualizzazione di un’immagine o l’utilizzo di un software, “accade” simultaneamente anche sul computer ad essa collegato e viceversa.
• La proiezione interattiva.
Se i collegamenti tra lavagna, computer e proiettore sono attivi è dunque possibile utilizzare sul grande schermo tutti i documenti, i file e i software che sono presenti o possono essere memorizzati sul computer.
• I dispositivi di puntamento.
Quando si interagisce direttamente sulla lavagna, la penna o il dito o gli altri strumenti che utilizziamo funzionano come dispositivi di puntamento, individuando un punto specifico sull’immagine proiettata sulla superficie. In corrispondenza di questo punto compaiono il cursore o il puntatore, ossia la freccia che tipicamente è associata ai movimenti del mouse in un normale computer.
Sulla LIM è possibile utilizzando diversi dispositivi di interazione (penna speciali, dito, etc.)
• L’operazione di allineamento
Tipicamente, per ottenere una corrispondenza tra computer e LIM, è necessario eseguire una procedura di allineamento tra i due schermi. Grazie a questa procedura il puntatore che, nel computer, indica il punto dello schermo sul quale l’utente sta operando, è controllato, sulla superficie interattiva, dal dispositivo di puntamento: il dito, come nel caso dell’immagine a destra, o la penna.
Il puntatore (freccia) è allineato al dispositivo con il quale l’utente interagisce
Quando l’allineamento è corretto, è possibile selezionare direttamente sulla superficie della LIM l’oggetto che interessa, ad esempio un’icona, un pulsante o una cartella. Se la proiezione non è allineata, la freccia che indica la posizione del mouse è visualizzata a distanza dal punto di azione del dito o della penna.
Il puntatore e il dispositivo non sono correttamente allineati
1.3. Le tecnologie più diffuse
I produttori di lavagne interattive multimediali hanno adottato tecnologie diverse per sviluppare l’interattività dello strumento. Le tecnologie più diffuse sono la resistiva, l’elettromagnetica e la tecnologia ad infrarossi.
• La tecnologia resistiva
Le LIM realizzate con tecnologia resistiva sono superfici sensibili alla pressione esercitata da un dispositivo: il dito, una penna o un oggetto qualsiasi.
Una lavagna a tecnologia resistiva
I sensori presenti sulla superficie della LIM traducono la pressione esercitata dal dispositivo di puntamento in un segnale che viene interpretato dal computer collegato come input.
• La tecnologia elettromagnetica
Nelle LIM a tecnologia elettromagnetica, invece, l’interazione è possibile grazie al contatto tra una speciale penna (stilo) e una rete di fili elettrici posti sotto la superficie della lavagna.
Una LIM sviluppata con tecnologia elettromagnetica
Per questa tipologia di LIM, dalla superficie rigida, la penna può essere un strumento attivo, alimentato a batteria, o passivo in grado di alterare il segnale elettrico prodotto dalla lavagna.
• Tecnologia a infrarossi.
La lavagna interattiva ha una superficie inerte sulla quale “viaggiano” una serie di raggi infrarossi o laser a bassa potenza. La propagazione avviene tramite un emettitore posto su un lato della lavagna interattiva ed un ricevitore dall’altro lato in modo da creare una matrice “attiva” che copre l’intera superficie. Quando una penna digitale “interferisce” con le onde la sua posizione viene triangolata ed inviata al computer in termini di coordinate X e Y in modo da determinare la posizione precisa della penna. Naturalmente le onde non soni percepibili, tantomeno dannose all’operatore.
Elettromagnetica Resistiva Infrarossi
• Dimensioni e formati della LIM.
Le lavagne interattive multimediali possono differenziarsi, oltre che per la tecnologia di sviluppo, anche per le dimensioni.
La misura delle LIM disponibili sul mercato può variare 48 ai 110 pollici, grandezze che corrispondono tipicamente alla diagonale della superficie attiva, ossia dello spazio utile per creare una proiezione interattiva del computer collegato alla LIM.
La superficie della LIM è generalmente in formato 4:3, proporzione che indica il rapporto tra la base e l’altezza più comune degli schermi per il computer o dei televisori.
Alcuni produttori hanno recentemente immesso sul mercato anche lavagne dal formato
“cinematografico” (16:9), che consento uno spazio di visualizzazione e interazione più ampio.
16:9 4:3
I diversi formati della LIM
• La proiezione frontale
Le lavagne interattive multimediali possono essere a proiezione frontale, integrata o a retroproiezione. Nelle LIM a proiezione frontale il proiettore è posizionato davanti alla lavagna ad una distanza adeguata per ottenere un’immagine di dimensioni e proporzioni corrispondenti superficie interattiva.
La LIM a proiezione frontale si serve di un proiettore posizionato su un supporto…
Con questa tipologia di lavagna digitale, attualmente tra le più diffuse, è importante scegliere il corretto posizionamento del proiettore rispetto alla LIM e nello spazio dell’aula scolastica. Una soluzione praticata in molte classi è quella di disporre il proiettore su uno stativo che consenta di regolare l’altezza da terra e la distanza dalla LIM. In questa configurazione, tuttavia, il proiettore può subire degli spostamenti involontari, causati dal movimento dell’insegnante e degli studenti nella classe: questo inconveniente rende
necessario il riallineamento frequente della LIM. Nell’utilizzo della LIM a proiezione frontale, inoltre, il fascio luminoso emanato del proiettore può essere causa di fastidiose ombre prodotte dalla mano o dal corpo dell’utente che opera sulla superficie interattiva.
Questo effetto può essere minimizzato creando un’istallazione a soffitto del proiettore.
• La LIM a proiezione integrata.
Per ovviare ad alcuni problemi tipici del collegamento tra proiettore, pc e superficie interattiva, alcuni modelli di LIM adottano un sistema di proiezione integrato. Il sistema consiste di un “braccio” montato sul lato superiore della LIM nel quale è installato un proiettore con tecnologia grandangolare, adatto a ricreare proiezioni di grandi dimensioni a distanza ravvicinata.
Una LIM con proiettore integrato
• Le LIM a retroproiezione
Nelle LIM a retroproiezione il sistema di proiezione è incorporato nel “corpo” della LIM e posizionato dietro alla superficie interattiva. Questo modello di Lavagna Interattiva Multimediale elimina il problema dell’ombra proiettata dal corpo e dalla mano dell’utente sulla superficie e facilita l’allestimento del setting tecnologico nell’aula scolastica.
La retroproiezione è, tuttavia, una tecnologia che presenta costi più elevati rispetto alle proiezione frontale e integrata.
1.4. Gli strumenti software
I diversi modelli di lavagna offrono di base delle soluzioni software che sono simili per i diversi produttori. L’offerta è composta da una serie di strumenti che potenziano la presentazione, software autore per la strutturazione di lezioni, strumenti di cattura delle immagini, di registrazione delle operazioni che avvengono sullo schermo (con cattura dell’audio via microfono) e software video che gestiscono le funzioni di scrittura della lavagna (gestiscono, cioè, sul video “l’inchiostro digitale” che viene tracciato). Gli strumenti che potenziano la presentazione sono di varia natura e variano da produttore a produttore, nel numero e nel funzionamento. La caratteristica che accomuna questi strumenti è di essere di per sé semplici, e di funzionare “sopra” qualsiasi altro software si sta utilizzando nel computer della lavagna. I due più diffusi sono il faretto e la tendina. Il primo simula l’effetto di luce concentrata di un faro e oscurare tutto lo schermo, tranne una piccola area. Questo effetto è ovviamente modificabile e adattabile e serve focalizzare l’attenzione di chi guarda nell’area “illuminata”. La tendina serve a scoprire lo schermo
(lungo la direttrice verticale od orizzontale). Può servire a non svelare progressivamente l’informazione presente sullo schermo.
v Lo strumento tendina
Lo strumento faretto
• Il sotfware autore
I software autore sono strumenti per creazione di schermate multimediali che possono essere realizzate prima o durante la lezione. Tipicamente, i produttori di LIM distribuiscono questi applicativi – come, ad esempio, Smart NoteBook, Interwrite Workspace – insieme alla lavagna. Pur differenziandosi in funzione della tecnologia e della licenza d’uso, questi applicativi hanno la funzione di creare strutture lineari di pagine entro le quali sono massimizzate le funzioni di scrittura e presentazione della lavagna, sia con le immagini che con i testi. Attraverso i software autore, i produttori cercano di fare in modo che sia possibile preparare una lezione strutturata da presentare alla lavagna (con la creazione di un file con un formato proprietario) e massimizzare le possibilità di interazione e manipolazione su materiali non propriamente chiusi e completi come una presentazione.
Altra caratteristica che tali software hanno è quella di poter fare collegamenti sia ad Internet sia ad altri file, sia alle pagine di cui sono composti permettendo così di creare strutture ipertestuali. Tutti i produttori hanno considerato utile dare la possibilità di salvare lo schermo, o singole porzioni di esso, come immagini. Tale operazione è particolarmente utile nel momento in cui si vogliono salvare passaggi importanti di lezioni. In questo modo i produttori danno la possibilità di arricchire la propria presentazione con immagini di situazioni che avvengono sullo schermo. La possibilità di registrare (e pertanto di creare un video di quanto sta avvenendo sulla superficie della lavagna) è una delle altre opzioni che tutti i produttori hanno inserito come possibile: avviando la procedura di registrazione tutto quello che avviene sullo schermo viene registrato. Nel caso in cui si possieda un microfono ambientale collegato al computer, viene registrato anche tale audio. In questo modo è possibile avere il filmato di quanto viene fatto alla lavagna con l’eventuale commento audio. Questo permette la creazione di clip della lezione. Utilizzando i video lettori forniti dai produttori delle lavagne digitali è possibile intervenire scrivendo durante la proiezione di video alla lavagna. In questo modo si possono mettere in evidenza durante la proiezione degli elementi importanti delle singole scene. Siccome tali commenti grafici non rimangono nel video, utilizzando la possibilità di fotografare le schermate, si può salvare il singolo fermo immagine con i commenti grafici, così da poterlo utilizzare come negli appunti della lezione. La scrittura digitale, inoltre, si avvale di altri due potenziamenti software ormai comuni a tutti i produttori, ovvero l’OCR (Optical Character Recognition) e lo sketch recognition. Il primo serve a fare in modo che quello che viene scritto come testo alfabetico venga riconosciuto ed inserito nel software che sto utilizzando come testo. In genere, nonostante i progressi che tali software fanno (specialmente in relazione allo sviluppo dei palmari, dove tali software riescono ad “imparare” la calligrafia dell’utente che scrive di solito) il riconoscimento può non essere particolarmente efficace.
Per sketch recognition si intende la possibilità che il computer riesca ad approssimare una figura geometrica disegnata rendendola regolare. Tale software è abbastanza efficace, e piuttosto utile per applicazioni di geometria. Anche in questo caso è corretto avvicinarsi a questa funzione con le giuste pretese: se ad esempio si vuole disegnare un triangolo rettangolo si riuscirà, ma se si vogliono fare delle figure precise al centimetro, meglio utilizzare altri strumenti da disegno che, ad ogni modo, ogni produttore di lavagne offre.
ESERCIZI
1.1 Precisa le diverse tecnologie costruttive delle LIM
………
………
………
1.2 Identifica le diverse interazioni possibili con la LIM
………
………
………
1.3 Evidenzia l’utilizzo dei diversi dispositivi di puntamento della LIM
………
………
………
1.4 Precisa il funzionamento dell’OCR sulla LIM
………
………
………
1.5 Indica le caratteristiche del software autore per la LIM
………
………
………
2 . ORGANIZZARE E PROGRAMMARE LA LEZIONE CON LA LIM
2.1. Dalla lavagna alla LIM
La LIM (Lavagna Interattiva Multimediale, in inglese Interactive Whiteboard) è apparentemente solo una “lavagna più moderna”. Non richiede stravolgimenti nell’organizzazione dell’aula, può essere collocata anche accanto alla lavagna di ardesia e si integra immediatamente nell’ambiente della classe.
Gli insegnanti conoscono la lavagna da sempre. L’hanno vista usare dai loro docenti e, da studenti, hanno a loro volta copiato intere pagine di compiti e appunti pregando spesso i docenti di aspettare a cancellare per dare il tempo di finire di leggere e di trascrivere. È stata sempre usata come spazio a disposizione dell’insegnante per svolgere la lezione e condividere le conoscenze e come luogo dove lo studente è chiamato a “dimostrare le conoscenze acquisite”. Quell’invito “vieni alla lavagna”, che nella nostra vita scolastica abbiamo tutti ricevuto, era, in un certo senso, il momento della verità, la dimostrazione di quello che avevamo studiato, capito, che sapevamo applicare o anche semplicemente disegnare. L’interrogazione orale, in fondo, consentiva qualche scappatoia, qualche giro di parole, mentre la lavagna era spesso senza scampo: immobile, muta e senza appigli.
Visibile a tutti, era lo spazio del confronto e della comunicazione verso i docenti e verso i compagni e, nello stesso tempo, il luogo per eccellenza delle dimostrazioni.
È naturale poi che per gli insegnanti la lavagna sia stato il primo strumento di lavoro e di comunicazione. Spesso l’unico spazio dove descrivere, disegnare, sottolineare, cancellare frasi e figure, l’unico aiuto per cercare di dare forma ai concetti ed efficacia alle parole.
La lavagna è stata la finestra verso un mondo che si chiedeva agli studenti di immaginare, che si poteva solo tratteggiare disegnando, ad esempio, pianeti e orbite che non prendevano movimento, ma rimanevano piatti e approssimativi con i loro contorni bianchi e le loro proporzioni solo accennate. L’immaginazione doveva fare il resto. E poi i versi delle poesie cancellati in tutta fretta per lasciare il posto alle equazioni dell’ora successiva.
La lavagna doveva rimanere sempre “libera”, non poteva conservare memoria di quello che era accaduto sulla sua superficie e nella classe accanto ci aspettava di nuovo una lavagna nera su cui ricominciare daccapo a scrivere, sottolineare, disegnare, tracciare curve e parabole o ricordare versi, parole, nomi e date.
Sulla lavagna, l’insegnante compie una continua opera di “ri-mediazione” delle conoscenze, seguendo la traccia del manuale scolastico o comunque di un altro testo nel quale le conoscenze (frutto di esperimenti, osservazioni dirette e scoperte) sono a loro volta descritte in modo più o meno chiaro e nel quale gli avvenimenti, i fatti e i personaggi sono raccontati con l’aiuto di illustrazioni o fotografie.
Questa continua opera di ri-mediazione, fatta a sua volta con parole scritte, schemi e disegni, avviene quotidianamente nelle nostre aule. Tuttavia, gli insegnanti che raccontano, sintetizzano e spiegano attraverso la lavagna parlano lo stesso linguaggio scritto del libro al quale si riferiscono. Essi seguono la logica dei processi, dei risultati e degli esperimenti descritti nei libri, per poi rimandare comunque al testo da studiare.
Non è un caso che la lavagna rappresenti, assieme ai quaderni, ai libri, ai banchi e alle carte geografiche, uno dei caratteri distintivi dell’aula scolastica. Uno dei simboli della longevità di questo “ambiente di apprendimento” che è la scuola, che ha conservato intatte per centinaia di anni la sua scenografia e i suoi strumenti di comunicazione e trasmissione del sapere.
“[...] Se una macchina del tempo consentisse a un nostro antenato, per esempio un abitante della fine 800, di trascorrere una giornata nella nostra epoca e di visitare una delle nostre grandi città, certamente non riconoscerebbe quasi niente: gli ambienti della vita quotidiana sono, infatti, profondamente mutati ...”
(Biondi, 2007).
Basti pensare alle banche che all’epoca conservavano il denaro e che oggi gestiscono le informazioni sul denaro, rendendo possibili operazioni da qualunque luogo e in qualunque orario con il solo collegamento alla Rete. Oppure si pensi alle fabbriche, dove file di robot hanno reso automatiche operazioni per svolgere le quali si erano svuotate le campagne e creati i quartieri operai delle nostre città proprio alla fine dell’800.
Tutto si è trasformato secondo una “logica digitale” che ha reso ogni informazione riutilizzabile, memorizzabile, trasferibile. Eppure se il nostro antenato atterrasse in un’aula, con i suoi banchi, la cattedra e la lavagna, capirebbe certamente di trovarsi in una scuola:
“uno degli ambienti che ha subito minori cambiamenti”. Questa continuità sorprendente
appare sempre più un elemento di arretratezza di fronte alla trasformazione delle modalità di rappresentazione e diffusione della conoscenza.
La “disconnessione” tra la scuola e le nuove generazioni si realizza soprattutto sul piano dei linguaggi. I digital natives che abitano le stesse classi e siedono sugli stessi banchi di una volta, fuori dall’aula vivono immersi in un mondo multimediale, interagiscono con realtà virtuali e apprendono in un ambiente completamente diverso da quello della scuola.
Ma tutto quanto avviene fuori dalle aule scolastiche appare piuttosto un gioco senza costrutto e si obietta che sarebbe meglio se i bambini passassero più tempo a leggere libri piuttosto che davanti ai videogiochi. A scuola si fanno le cose serie e quello che avviene fuori sono attività didatticamente di scarsa rilevanza. I nuovi media appaiono, in genere, inutili e forse dannosi.
Come ricordava Marshall McLuhan, sociologo canadese che tra i primi si è occupato del rapporto tra i mezzi di comunicazione e i processi di elaborazione della conoscenza, non dobbiamo sorprenderci che «i nuovi media di qualsiasi periodo siano catalogati come
“pseudo” da coloro che hanno assorbito i modelli dei media precedenti». La nostra generazione, quella degli insegnanti, fatica a capire le potenzialità delle nuove tecnologie.
Ne comprende la comodità (è certamente più facile fare certe operazioni con il computer piuttosto che a mano), ma non ne coglie il potenziale.
E così i nuovi media, catalogati frettolosamente come “pseudo” e le nuove tecnologie didattiche, viste in fondo con sospetto, restano fuori dall’aula scolastica, confinate in un’area speciale del curricolo, quella dell’informatica, o in un laboratorio (quello di informatica) dove il computer “predica se stesso”. Non è un caso che per le nuove tecnologie didattiche si pensi a un insegnante “speciale” e/o addirittura a una patente per poterle “guidare”.
La certificazione ECDL-base (la Patente Europea dell’Informatica), se nel mondo economico-produttivo ha fatto in modo di diffondere trasversalmente le conoscenze di base sull’uso del computer, nella scuola ha però contribuito ad allontanare le tecnologie dalla pratica quotidiana, a causa del valore che essa ha assunto come certificazione delle competenze informatiche ritenute necessarie per gli insegnanti.
La LIM è una tecnologia che non sembra rivoluzionare, ma semplicemente innovare uno strumento usato quotidianamente dall’insegnante. Non genera azioni di rigetto, si integra nella classe e non richiede “patenti”. Il suo uso è immediato: si può scrivere da subito,
finalmente senza sporcarsi di gesso e anche a colori. La nuova lavagna è una tecnologia dall’“apparenza innocente”, introdotta nel cuore della pratica educativa senza scossoni iniziali, portatrice di nuove e semplici funzioni. In realtà, la LIM è un moderno “cavallo di Troia” dal quale usciranno piano piano, uno alla volta, tanti elementi in grado di trasformare alcuni capisaldi della comunicazione, dell’organizzazione didattica e dell’azione di ri-mediazione condotta dall’insegnante. Elementi che potranno aprire la porta dell’aula ai nuovi linguaggi, che potranno far entrare suoni e colori, immagini e filmati, interazioni e simulazioni, per valorizzare le “intelligenze multiple” (Gardner, 1994) dei New Millennium Learners.
Per prima cosa si scopre che ciò che “avviene” sulla superficie della LIM non deve essere cancellato, ma può essere salvato. Il passaggio dall’ardesia alla LIM è simile a quello dalla macchina da scrivere, che in caso di errore ci costringeva a buttare intere pagine cumulando fogli appallottolati vicino al cestino della carta, ai programmi di video-scrittura sul computer: non occorre ricominciare sempre daccapo.
Con la LIM non è più necessario chiedere agli studenti di fare uno sforzo di immaginazione in una lezione sui pianeti e le loro orbite. È possibile vederli, i pianeti e le loro orbite, utilizzando un filmato o un’animazione. Si può “entrare” anche, con le stessa facilità, in una cellula, in un batterio. Si può dare concretezza alla diversità delle condizioni di vita del Medioevo attraverso una ricostruzione filmata, un dipinto, una miniatura, un codice, oppure analizzare, attraverso una simulazione, una nave romana che entra dentro una tomba etrusca. O ancora, si può apprezzare il collegamento tra un brano di Verdi e i dipinti delle grandi battaglie del Risorgimento e ascoltare le trasmissioni di Radio Londra per dare una voce ai tanti personaggi dei libri di storia. Uno scenario dinamico che richiede il coinvolgimento anche degli studenti e che soprattutto privilegia un uso diretto delle diverse fonti.
L’opera di ri-mediazione dell’insegnante non si limita più a interfacciarsi con uno o più libri che “parlano di ...”, ma acquista nuove dimensioni, usa linguaggi capaci di offrire stimoli e forme concrete agli occhi e alla mente degli studenti. Si apre uno scenario all’interno del quale si possono usare le fonti, lavorare con le forme e gli oggetti, simulare e fare quegli esperimenti di cui finora abbiamo potuto solo descrivere i processi e i risultati. In prospettiva, la LIM può diventare una vera e propria superficie dove organizzare, scomporre e costruire le conoscenze, utilizzando non più solo la dimensione narrativa e
descrittiva del libro, ma la pluralità dei nuovi linguaggi. In questo modo si possono sostenere e facilitare i processi di apprendimento, come i digital natives hanno ben compreso, da soli e senza patenti.
Su questa nuova lavagna, gli studenti ritrovano i propri linguaggi, i propri “amici”
(ricordiamoci che il computer per i ragazzi è un amico), e accolgono diversamente anche l’invito “vieni alla lavagna”. Alla lavagna digitale, magari, si viene con la propria chiavetta USB, con i compiti salvati, con elementi utili alle dimostrazioni, con frasi sottolineate e con rimandi ipertestuali da espandere in una mappa concettuale. Ci si viene per motivare e spiegare ciò che si è costruito, oppure per integrare il proprio lavoro con quello dei compagni, in una dimensione individuale e insieme sociale del lavoro in classe.
Tutto questo avviene per effetto della LIM?
Non si sarebbe potuto usare semplicemente un videoproiettore collegato al computer dato che poi, alla fine, è quest’ultimo il vero protagonista della scena? È una domanda tipica dei digital immigrants, ossia di chi ha “assorbito” i modelli dei precedenti media ed è perciò portato a classificare come “pseudo” tutti quelli che vengono dopo. Una domanda che trova risposta non solo dopo qualche ora di utilizzo della LIM, ma anche nella breve storia delle ICT nella scuola: videoproiettori e computer ci sono da anni nella scuola, eppure sono rimasti fuori dalla porta dell’aula. La LIM, invece, può aprire questa porta.
Non siamo, quindi, di fronte a una tecnologia rivoluzionaria e neppure a un oggetto ad alto valore aggiunto in termini di soluzioni hardware e software adottate, generalmente piuttosto semplici. Ci troviamo davanti, invece, a una tecnologia la cui fortuna deriva e deriverà proprio dalla facilità d’uso e dalla capacità di immediata integrazione all’interno di un ambiente di apprendimento, quello dell’aula, destinato comunque a trasformarsi radicalmente nei prossimi anni.
Le peculiarità della LIM sono ben poca cosa e assottigliano notevolmente la ricerca di un suo valore aggiunto, almeno rispetto agli usi possibili. In altre parole, se si giustificasse l’impiego della LIM solo in base alle specificità che le sono proprie, con ragione aumenterebbero le perplessità sul significato della sua diffusione. Quando, invece, si valorizzano le attività, i media che le sono tangenti, che si intersecano con essa, rispetto
alle quali la LIM funge da polo di convergenza, si assiste ad una moltiplicazione delle ragioni del suo impiego.
Recentemente Boniauti, per esempio, pur partendo da una posizione non entusiasta di
“possibilismo critico”, ha sintetizzato in maniera molto efficace le aree di utilizzo possibili, che vanno proprio nella direzione di una LIM come polo di aggregazione di altre risorse, tecnologiche e non:
1. Esposizione:
• presentazione di filmati, risorse internet;
• applicazioni software;
• modellizzazione di forme e oggetti (2D e 3D);
• riproduzione di fenomeni e modelli dinamici;
• analisi di risorse (visive, musicali, linguistiche).
2. Sviluppo di esperienze:
• collaborative;
• metacognitive;
• di problem solving.
A dimostrazione che la LIM riassume in sé le potenzialità di altri media ed amplifica la sua efficacia se integrata con altre metodologie, software, tecnologie, concorre la ricca e considerevole rassegna di Schuck nello studio australiano sui quasi 40 modi di utilizzare la lavagna in ogni ordine di studi, in molteplici modalità, discipline, tipologie di insegnamento. Il tutto in nome dell’interattività, che determina fortemente il senso dell’impiego della LIM.
Tanto da poter individuare almeno tre gradi crescenti che corrispondono a tre diverse tipologie di insegnamento/apprendimento:
Trasmettere Partecipare e modificare Costruire e condividere
Leggere/vedere in grande Integrazione tra digitale e manuale Manipolare, assemblare e gestire file e oggetti
Proprio perché strumento dedicato alla lezione “in plenaria”, e in ossequio all’idea che sia giunto il momento di normalizzare le tecnologie, derubricate nel sentire scolastico da
“straordinarie” ad “ordinarie”, è evidente che la LIM dovrebbe far parte dell’arredo scolastico e della didattica quotidiana. Appunto, come un’ulteriore finestra sul mondo che fornisce il lato visuale a lezioni sempre più soltanto orali. Questo impiego non è solo quello
consigliato; è quello più conseguente rispetto alle caratteristiche del medium e che modifica effettivamente in senso multimediale la dinamica della lezione.
Tuttavia, laddove per molteplici motivi venga relegata nella cosiddetta “aula dedicata”, dovendo arrendersi a dinamiche di laboratorio, allora il limite va trasformato in risorsa. Nel senso che la strategia dell’appuntamento settimanale o bisettimanale può essere il “fil rouge” del proprio percorso di insegnamento e, al tempo stesso, rinforzo motivazionale per l’apprendimento. Il “giovedì della LIM” va valorizzato come catalizzatore di altre attività che possono esser fatte in aula o a casa tra un appuntamento e l’altro.
L’impiego della LIM nel rispetto delle sue peculiarità non può essere adattato ad ogni tipo di lezione, sebbene la tendenza, anche all’estero dove c’è maggior consuetudine, sia di piegare lo strumento al proprio “recitation script”, al canovaccio usuale della propria lezione.
Nel preparare la lezione con la LIM, già il tener conto della caratteristica “interattività”
dovrebbe portare a costruire, per esempio, un percorso didattico che permetta l’intervento
“fisico” alla lavagna degli alunni, o per costruire insieme la lezione a partire dalle conoscenze pregresse, o per modificare gli spunti che si intendono trasmettere. Altrimenti, il rischio-schermo è sempre lì in agguato. Ma, pensare ad una lezione simile sposta – è evidente – il proprio canovaccio di presentazione verso un orizzonte che oscilla dalla lezione dialogata (il minimo) a quella collaborativo-costruttivista (il massimo). Mettendo al bando (chiaramente rispetto all’utilizzo della LIM) la lezione trasmissiva con una dinamica da sedie e cattedre inchiodate.
L’orizzonte preparatorio si sposta, allora, sul piano relazionale e in quest’ambito non è banale appurare quali sono le competenze tecnologiche di ogni studente, perché non sempre l’abilità nei videogiochi (che, pure, con la LIM è agevolante) corrisponde alla conoscenza di cartelle, fogli di scrittura, fogli di calcolo, presentazioni. Suggerimento valido quando si lavora davanti ai PC; ancor di più quando si lavora con gli studenti alla lavagna, perché li espone alla critica – talvolta feroce – degli stessi compagni. Il criterio base, perciò, è mettere tutti sullo stesso piano, cioè fornire a tutti gli strumenti minimi per poter operare. Per cui, rispetto all’attività che si intende svolgere è necessario fissare, magari su un foglio da consegnare a tutti, quali operazioni è necessario conoscere, del tipo scrivere su un foglio elettronico, copiare immagini, usare un motore di ricerca.
Ricordando che non si tratta di un corso d’informatica e che la conoscenza dell’applicazione deve essere strumentale a ciò che si vuol fare. Un sistema utile per agevolare l’avvicinamento degli studenti che non hanno confidenza tecnologica (talvolta i migliori in una dinamica tradizionale di insegnamento/apprendimento) è lo scambio tra pari, l’angelo custode: vale a dire, prevedere che nella coppia o nel gruppo ci sia sempre qualche studente che ha più confidenza con la LIM e che possa aiutare gli altri. In ogni caso, è importante mediare tali suggerimenti con la propria conoscenza della classe, adattandoli al contesto in cui si va ad operare.
Ultima, ma non ultima, una premura che dovrebbe stare in cima a questi “avvertimenti”:
nel caso in cui gli studenti siano minori, è d’obbligo condividere la volontà di fare queste attività con i genitori, rendendoli consapevoli dell’impiego che si farà della LIM, del PC, di internet e della posta elettronica.
2.2. Finestra sul mondo
È chiaro che la LIM “finestra sul mondo” ha più senso se quel mondo può portarlo in maniera dinamica in classe; vale a dire se utilizzata anche con una connessione internet (veloce, per poter accedere a qualsiasi tipo di materiale, e magari wireless per evitare l’ulteriore “fastidio” dei cavi) in maniera che il percorso costruito da docente o studente (o tutt’e due) sia interattivo non solo nel senso della modificabilità, ma anche nel senso della rete. Concepire la lezione – che, nella sostanza, qualsiasi tipo di software per LIM si utilizzi, è una presentazione a “finestre” - come un net-viaggio può essere una strategia utile per dare un senso complessivo alla proposta didattica; concepirla “aperta” a più variabili di percorso e a modifiche in corso (fatte durante la lezione con l’ausilio degli studenti) risponde ad un uso efficace dello strumento.
Laddove, invece, la rete non vi sia, va “simulata” sul PC; anzi, il consiglio, anche in assenza di disponibilità della LIM, è quello di preparare comunque i materiali sul PC, allestendo una significativa galleria di immagini, video, pagine web. Insomma materiali
“extra” rispetto alla presentazione allestita, cui fare riferimento per arricchirla, o modificarla in genere. Quando, poi, si decida di fare un intervento didattico di costruzione del percorso dal vivo in aula è del tutto evidente che non può essere lasciato al caso dell’improvvisazione in presenza, pena il caos. Ma va programmato, al pari di un “copione”
nascosto, con l’impiego di link preferiti; copione ricco ma non sterminato o con cartelle ordinate di materiali mirati da assemblare.
La strategia migliore, in analogia con l’impiego delle nuove tecnologie nell’insegnamento, è cominciare con l’inserimento nella propria programmazione di una sola lezione o unità didattica che utilizzi la LIM. In questo caso il ciclo di vita dell’attività si aprirà – immaginiamo – con la produzione di un file-percorso e si chiuderà con la raccolta finale di alcuni file-percorsi degli studenti o nuovi o modificati dal primo. Qualora, invece, si organizzi un lavoro più complesso, sarà la stessa peculiarità “produttiva” della LIM ad imporre un’organizzazione dei materiali. Ricordiamo che una delle potenzialità è proprio la modifica dei file in presenza, a distanza, e la conservazione degli stessi; nonché, in un’ottica più collaborativa e costruttivista, la realizzazione di molteplici lavori di gruppo dei ragazzi, compiti, restituzioni, ecc.
Insomma, un’attività prolungata dà vita ad una proliferazione di file che richiede l’utilizzo di un’organizzazione ferrea di cartelle e sottocartelle di documentazione, con criteri precisi di “metadatazione” al fine di reperire in fase valutativa il tutto. Oppure, l’adozione di una casa-base, una ambiente on line in cui depositare i file. Fino a solo un paio d’anni fa tutto ciò avrebbe richiesto l’installazione e l’uso di una piattaforma in internet. Oggi gli ambienti e gli strumenti di socialnetwork (ad esempio i blog, come Ning www.ning.com, o GoogleDoc) offrono la possibilità di crearsi uno spazio in rete a costi zero e di facilissima gestione dove eseguire lo “stoccaggio” di tutti i materiali prodotti o in via di allestimento, sia del docente che degli studenti, con un’immediata e delocalizzata reperibilità.
L’utilizzo della LIM è inficiato da una variabile imprescindibile per tutti i dispositivi a proiezione frontale: l’ombra.
L’ombra di chi agisce intorno alla lavagna è la conseguenza negativa di quella “fisicità”
insita nel suo utilizzo. Non va demonizzata, se la logica è quella di una lezione più dinamica.
Il muoversi da una parte all’altra della lavagna, l’alternarsi alla stessa di più persone, può essere giocato come fattore per allertare su ciò che deve essere visualizzato.
Le “ombre mosse”, in realtà, possono vivacizzare la lezione scuotendo dalla tendenza a concepire la visualizzazione della lezione quasi – per usare una metafora televisiva – da monoscopio. Ma bisogna essere pronti alla sfida del setting.
Il problema della disposizione della classe di fronte alla LIM tocca un tasto delicato, perché lo spostamento di banchi e sedie – soprattutto quando si ha a disposizione soltanto un’ora di tempo – può risultare complesso per vari motivi, logistici e di “ordine pubblico”, in primo luogo. ma anche e soprattutto di mentalità (di chi insegna). Molto si è scritto sulla problematica, ma poi, anche per motivi strutturali, spesso tutto rimane così com’è. La LIM, se utilizzata con coerenza rispetto alla propria vocazione, invece, porta a mutare la disposizione.
Nel caso di coinvolgimento contemporaneo della classe intera, della plenaria, se non si vuole lasciare tutta l’interattività dello strumento in mano al docente, “l’andare alla lavagna” per integrare, correggere, modificare non è più opzione, ma diventa corollario necessario di quello che gli anglosassoni chiamano “dialogic teaching”, una lezione dialogata che si arricchisce dei contributi di tutti. Una lezione che non si pone come dato ma come risoluzione di un problema, di un quesito. Una metodologia che anche gli ambiti disciplinari meno esperienziali possono adottare. Si pensi, per esempio, alle materie dove il pensiero di un autore o un evento storico è, abitualmente, trasmesso come già acquisito.
Con la LIM va capovolto il punto di osservazione. L’apprendimento per scoperta è alla sua portata, per cui la lezione può essere costruita attraverso delle domande, dei quesiti, posti con l’ausilio delle parole o delle immagini. O di entrambe.
Il percorso della formazione intellettuale di Dante – per fare un esempio “tradizionale” – è ricavabile da un percorso di immagini-parole-suoni sulla vita quotidiana a Firenze nel XIII secolo. Con il contributo degli studenti che, scrivendo parole, pescando immagini, aggiungendo un link, completano la proposta del docente.
L’aula spesso non facilita affatto questo “andare alla lavagna”; anzi, i banchi così come sono disposti diventano un ostacolo che rischia di creare più confusione. Per questo è necessario un ripensamento della disposizione dell’aula.
Anche la possibilità data a singoli o gruppi di svolgere un lavoro indipendente e, quindi, di alternarsi alla LIM per presentare i propri, cambia il setting. E lo fa due volte: in fase preparatoria (perché vanno allestite delle isole di lavoro all’interno della classe) e in fase di presentazione (perché i gruppi “in formazione” devono poter tutti visualizzare lo schermo).
Insomma, se la LIM non è neutra dal punto di vista della preparazione della lezione, non lo è neanche dal punto di vista dell’attuazione.
Una delle strategie di gestione dell’afflusso alla LIM, dalle elementari alle superiori, è la costruzione collettiva, a monte, delle regole di intervento. Una strategia che molti insegnanti utilizzano ad inizio anno, soprattutto nelle classi del ciclo primario, per coinvolgere gli studenti nell’ordinata gestione della partecipazione.
Ugualmente, nei confronti dell’uso della LIM, può essere stabilito una sorta di statuto che regoli l’entusiasmo degli studenti – è un eufemismo – nel dire la propria, nello scriverla, ecc. Tanto più nei confronti della novità-lavagna. Come ha sperimentato chi l’ha fatto, probabilmente dopo un po’ di tempo anche le regole lasciano il posto ad un naturale – anche se caotico – avvicendarsi. Ma non è banale prevederle, anche per dare il senso di un’attività che ha una sua organizzazione e non si sviluppa a caso.
Per il resto, l’attività in classe con la LIM dovrebbe avere sempre la dimensione di un net- viaggio; dovrebbe aiutare quella dimensione “narrativa” – nel senso pedagogico di Bruner – che favorisce l’apprendimento. Una dimensione che i professori più “carismatici” sanno dare anche senza lavagna, ma che si può acquisire anche con un po’ di mestiere.
La LIM aiuta nella costruzione del viaggio, grazie alla sua dimensione di finestra sul mondo, che non ha solo la funzione di agganciare l’interesse, ma anche di stimolare la riflessione. Gli studi internazionali insistono sulle potenzialità del suo “wow factor”, del suo essere “effetto speciale”. Una ricerca australiana, in particolare, elenca tutti i fattori di gradimento:
• ha una natura “visuale”;
• va incontro alla cultura digitale degli studenti;
• è semplice da utilizzare;
• è immediata, flessibile e conveniente nell’impiego;
• è catalizzatrice dell’apprendimento “tecnologico” dei docenti;
• facilita la pratica riflessiva;
• è interattiva;
• aiuta la scoperta e l’apprendimento di nuove abilità.
La visualizzazione, però, non può essere estetizzante o fine a se stessa; deve essere giocata in termini di apprendimenti e, quindi, avere una ricaduta in termini di rinvio alla lettura, alla riflessione, alla rielaborazione, tutti aspetti, in qualche modo, tradizionali, di cui bisogna tener conto nella lezione multimediale per il prosieguo dell’attività in classe o a casa. Ecco, avvicinarsi alla LIM considerandola non una superfice assorbente (per cui tutto
quello che si fa rimane in se stessa), ma come una superfice riflettente (per cui quel che si fa rinvia ad altre dimensioni del sapere) può essere la strategia più idonea ad una vera ed efficace integrazione nella didattica.
2.3. Tipologie di apprendimenti verso cui è maggiormente versata la LIM.
Da quello attivo (centrato sull’esplorazione) a quello costruttivo (centrato sull’adozione di contesti reali, coinvolgendo interessi, saperi ed esperienze); da quello collaborativo (centrato sulla condivisione della conoscenza) a quello autentico (centrato su compiti desunti dal mondo reale e su problemi da risolvere). Fino a quello che può sembrare il più distante dalla LIM, l’apprendimento riflessivo che favorisce la conoscenza e la comprensione personale.
Durante la lezione, a seconda delle finalità per cui è stata realizzata la lezione, particolare attenzione va dedicata a questi aspetti che fanno della LIM uno strumento sbilanciato nettamente a favore dello studente.
Come per il PC, la LIM facilita l’impiego del multimediale a fini didattici; ma l’ordine dei file lo potenzia. Attenzione, quindi, in corso d’opera a creare file che siano riconoscibili univocamente nel titolo dall’argomento e dall’autore e a dare un’indicazione su dove salvarli. Tenendo conto che, rispetto alla prima versione di ogni file (compresi quelli del docente) possono essere salvati “n-file” con le modifiche e considerando che l’impiego di un ambiente in cui salvarli tutti in maniera ordinata semplifica di molto il lavoro.
Se ogni studente o gruppo realizza un percorso, sarà bene intitolarlo, oltre che con il titolo dell’argomento anche con quello dello studente o del gruppo, e fornire l’indicazione di salvarlo nella cartella personale o di gruppo conseguente. Altrimenti si rischierà di trovare sullo stesso PC una serie di file con lo stesso nome magari salvati in una cartella nominata in maniera uguale. Perciò, siccome questo potrà sempre accadere, non è da sottovalutare la possibilità di far scrivere il nome personale o di gruppo sempre in testa o in coda del documento. Con più tempo e accuratezza il massimo sarebbe far preparare da ogni studente la sua slide personalizzata, dove far comparire in automatico il nome e la classe (ma anche l’indirizzo di posta elettronica, o quel che si voglia) in intestazione o in piè di pagina. Lo stesso dicasi per i gruppi di lavoro, con un’accortezza ulteriore: è bene sempre che anche nel file collaborativo compaia il nome di tutti i membri.
Laddove, invece, si lavori con file che sono la risultante di un lavoro di correzione e/o di costruzione collettiva in classe, anche l’impiego della data – oltre che del titolo dell’argomento – può essere utilie per ricordare lo sviluppo cronologico del percorso didattico.
In sintesi un buon metodo è l’impiego, tanto nel lavoro con la LIM, quanto nell’organizzazione dell’attività, di una strutturazione del materiale per cartelle personali, all’interno delle quali collocare cartelle e file per moduli o per lezione. Ricordando che quel che vien fatto sulla LIM viene poi salvato nel PC dell’insegnante; e va, quindi, organizzata la restituzione del materiale modificato agli studenti.
Insomma, se si chiede come compito finale a tutti gli studenti un percorso, è bene che ognuno lo salvi con il proprio cognome, ad evitare, poi, l’annosa difficoltà di non ritrovare nel PC i documenti creati. In seconda battuta, restituire il file utilizzato (e modificato) durante la lezione. In terza battuta, nel caso in cui l’attività si estenda al di là delle ore di lezione e preveda lo svolgimento di approfondimenti, qualunque sia la lezione da assegnare, è bene organizzare tempi e modi di consegna del materiale di studio e del compito svolto. Trattandosi di file, una buona idea è l’utilizzo della posta elettronica.
Perciò, tra i prerequisiti da osservare vi è il possesso da parte di tutti gli studenti di un indirizzo di posta elettronica. Qualora non fosse così, è possibile sia aprirne uno personale che uno collettivo (o di gruppo) che tutti usano per il lavoro didattico. Anzi, in questo caso, si può impostare la casella di posta un po’ come deposito di tutte le comunicazioni in uscita e in entrata avute con il docente (che, invece, ne userà un’altra). Altrimenti sarà bene organizzare una mailing list degli studenti, in modo che, il docente con un’unica mail, quasi come un diario collettivo inviato ad ognuno, possa indicare i materiali di studio e dettare on line le caratteristiche del lavoro richiesto (traccia, formato dell’elaborato, data di consegna, modalità di valutazione), in modo da ricevere il compito eseguito via posta elettronica come allegato.
Come ultimo consiglio vi è quello di far utilizzare supporti di memoria (come floppy, CD o pen drive) per registrare sempre una copia aggiornata di quanto fatto, con un duplice obiettivo: esser certi di disporre sempre delle ultime versioni e poter portarsi il lavoro completo a casa.
ESERCIZI
1.1 Identifica i cambiamenti introdotti dalla LIM negli ambienti di apprendimento
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1.2 Evidenzia le innovazioni presenti nell’utilizzo della LIM come supporto alla didattica
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1.3 Precisa la definizione delle aree di utilizzo della LIM secondo Bonaiuti
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1.4 Evidenzia alcuni impieghi della LIM caratterizzati dall’interattività
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1.5 Indica alcune regole di intervento per la gestione dell’afflusso alla LIM
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3. LA LAVAGNA AL CENTRO DELL’ATTENZIONE
3.1. I fattori che influenzano l’apprendimento
Le nuove tecnologie didattiche costituiscono una variabile da gestire con grande attenzione all’interno dei processi di insegnamento e apprendimento, proprio per la loro influenza sul processo cognitivo.
In riferimento alla LIM, le ricerche finalizzate a investigare gli atteggiamenti degli studenti verso questa nuova tecnologia hanno rilevato che essa esercita un’influenza positiva sulla loro attenzione, motivazione e partecipazione al processo di apprendimento. Ma, che cosa può convincere uno studente a impegnarsi?
Tra i fattori che influenzano il piacere di apprendere rientra anche la “varietà” delle azioni e l’elemento “novità” che la varietà comporta. Non dimentichiamo poi un altro elemento del processo cognitivo e cioè “l’elemento affettivo”.
Non avviene nessun apprendimento senza il “coinvolgimento affettivo ”.
Lo studente coglie gli stimoli esterni e procede a una loro valutazione sulla base degli elementi di novità in essi presenti, della loro attrattività, della loro funzionalità rispetto al bisogno, e della fattibilità del compito. La percezione di questi aspetti da parte dello studente deve essere tale da non intaccare l’autostima, per impedire che si inneschi il filtro affettivo, cioè quell’ostacolo emotivo che non permette di acquisire le informazioni provenienti dall’esterno.
In virtù della facilità di accesso alle informazioni è oggi possibile individualizzare tempi, luoghi e ritmi dell’apprendimento, ma gli studenti devono imparare a regolare la propria motivazione e la propria autostima.
Molto dipende dalla capacità di sviluppare interventi educativi efficaci, in cui vi sia equilibrio tra tensione e piacere. Le caratteristiche attribuite alle tecnologie interattive, e alla LIM in particolare, vanno in questa direzione, in quanto offrono un’ampia possibilità di
“costruzione” e, grazie all’attivazione di diversi canali di comunicazione, possono indurre una migliore comprensione degli argomenti studiati.
Come può l’utilizzo della LIM influire su questi aspetti? Partendo dal presupposto che la conoscenza si costruisce, l’insegnante, oltre a individuare sempre nuovi e diversi modi di proporre i contenuti di apprendimento, dovrà sempre più aiutare lo studente a sviluppare
“strategie cognitive per sostenere la motivazione”. Alcune caratteristiche della LIM ci consentono di perseguire questo obiettivo, in quanto:
• l’ampiezza dello schermo attira l’attenzione;
• il linguaggio visivo e sonoro migliora la comprensione perché va incontro ai diversi stili cognitivi;
• l’uso di strumenti e risorse didattiche (righelli, griglie, linee, sfondi) simula le situazioni reali e coinvolge lo studente;
• la possibilità di manipolare oggetti (compassi, squadre, ecc.) favorisce una metodologia di apprendimento basata sull’interattività.
3.2. Le simulazioni didattiche
Qualcosa di simile accade nelle simulazioni didattiche. Basate sulla riproduzione di meccanismi e processi che stanno dietro a fenomeni reali, le simulazioni didattiche coinvolgono in prima persona lo studente, stimolano alla sfida e, se il compito non è troppo complesso, generano un atteggiamento sereno e non ansioso.
In alcune circostanze, gli studenti non pongono molta attenzione al compito da svolgere e si soffermano solo superficialmente sulla richiesta. In questo modo non affrontano il problema e non seguono il percorso logico per arrivare alla soluzione.
In termini motivazionali questo genera frustrazione e provoca problemi di comportamento e di distrazione dalla lezione. La simulazione, invece, propone un modello di didattica in cui ogni studente è “collega” e “maestro” degli altri nel tentativo di procedere insieme alla soluzione di un problema comune.
Una situazione di questo tipo può essere ricreata con la LIM. Sebbene non presenti le caratteristiche di un ambiente “immersivo”, né le funzionalità tipiche di una simulazione, l’uso della LIM in classe crea le condizioni per quel tipo di esperienza coinvolgente, capace di catalizzare l’attenzione degli studenti, generare variazioni di comportamento e favorire la persistenza al compito richiesto dall’insegnante, tutti aspetti tipici delle esperienze ludiche.
I primi due aspetti sono da attribuire all’ampiezza dello schermo e alla multimedialità (effetti sonori, presenza di immagini, utilizzo di video), mentre la persistenza al compito è legata a una maggiore interazione tra gli studenti.
Inoltre, la risposta immediata (feedback) alla soluzione del problema (una soluzione che lo studente può “scoprire” progressivamente e autonomamente attraverso gli strumenti di manipolazione della LIM) favorisce un apprendimento significativo.
Come altri sistemi di proiezione, la LIM permette di utilizzare contenuti multimediali e materiali didattici digitali preparati dal docente prima della lezione (Beauchamp, Parkinson, 2005). In classe, l’interattività della superficie consente, però, di creare annotazioni e di utilizzare software didattici ad hoc, suggeriti per svolgere le attività di avvio della lezione.
Inoltre, se si impiega la LIM per ricercare informazioni (sfruttando il collegamento del PC a Internet), per organizzarle e per salvarle, si solleciterà lo studente a mettere in campo
“strategie metacognitive” per la lettura e l’organizzazione dei dati, utilizzando, nel contempo, competenze pregresse
3.3. Capacità metacognitive
Può capitare che uno studente impari la lezione a memoria, senza aver elaborato e fatte proprie le informazioni ricevute.
Per aiutarlo a migliorare il metodo di apprendimento, sostenendone la motivazione allo studio, sarà necessario porgli domande non solo sul contenuto, ma anche sulle modalità di acquisizione.
Un’attività utile per stimolare questo momento di riflessione sulle proprie competenze (abilità metacognitiva) è l’analisi del testo, che favorisce una riflessione sul linguaggio e lascia liberi gli studenti di esprimersi e di spiegare le loro scelte, stimolandoli al ragionamento.
3.4. Strategie per sostenere la motivazione nel tempo
I miglioramenti iniziali nell’apprendimento possono essere una conseguenza della novità introdotta, del cosiddetto “fattore wow”. L’elemento novità, come abbiamo già anticipato, è uno dei fattori che influenzano la motivazione all’apprendimento, perché è uno degli elementi di cui la mente tiene conto nella decisione di impegnarsi o meno nell’acquisizione di una nuova informazione.
Il problema è che il piacere della novità non è durevole nel tempo. Di qui la necessità di identificare strategie per sostenere nel tempo la motivazione verso lo studio. Gli studenti con una maggiore motivazione personale (o intrinseca) non ottengono necessariamente
risultati migliori dei loro compagni meno motivati, ma hanno un “comportamento diverso”
rispetto alla realizzazione del compito (Garris, 2002), cioè un comportamento esplorativo e una maggiore curiosità (aspetti tipici della motivazione intrinseca).
L’acquisizione di conoscenze e competenze nel contesto reale è legata, oltre a questo comportamento “abilitante”, anche alle caratteristiche del compito (o meglio al livello di difficoltà percepito dello stesso) e alle caratteristiche dello studente per il quale si è progettato il compito. Queste caratteristiche determinano lo sforzo cognitivo necessario all’apprendimento.
Il contributo che le nuove tecnologie offrono ai fini del miglioramento della motivazione all’apprendimento risiede non solo in una maggiore autoregolazione del processo di acquisizione delle competenze disciplinari, ma soprattutto nello sviluppo di capacità metacognitive, le quali consentono di attivare conoscenze pregresse, organizzare nuove informazioni, nonché riflettere e imparare dagli errori.
3.5. LIM come superficie di condivisione
La lavagna nera d’ardesia non è solamente è uno degli arredi che rendono riconoscibile un’aula scolastica. È una tecnologia che serve a:
«presentare fatti e principi da apprendere, illustrare e chiarire passaggi difficili, assegnare compiti e fare annunci, dare indicazioni per le attività da compiere, predisporre esami e verifiche, consentire agli studenti di far pratica e per l’espressione libera» - R. E. Fildes, Blackboards and Their Use The Elementary School Journal, Vol. 35, No. 10 (Jun., 1935), pp. 760-767.
Questa superficie di condivisione delle informazioni si è dimostrata, negli anni, una tecnologia efficiente. Simbolo “storico” della scuola, all’epoca della sua introduzione fu una tecnologia “rivoluzionaria”, dirompente. Anche se oggi è un oggetto “naturalizzato” nello spazio di apprendimento, una tecnologia divenuta “invisibile”, all'epoca della sua diffusione gli educatori scrissero circa il potenziale di questo strumento innovativo auspicando che tutte le scuole e tutte le classi potessero dotarsene. La lavagna si è dimostrata uno strumento utile per “parlare a tutti” e, soprattutto, per “scrivere per tutti”: l’esecuzione di
calcoli, l’insegnamento della lettura, il disegno geometrico hanno potuto essere offerti all’attenzione degli alunni su un’unica superficie condivisa.
Nel corso dei decenni la lavagna di ardesia si è perfezionata. Alla superficie nera e cancellabile, si è affiancata la whiteboard, una versione più moderna, in plastica bianca lavabile. Con la lavagna a fogli mobili è stata introdotta la possibilità di conservare su carta
“la scrittura condivisa” attraverso la successione di pagine di appunti, schizzi e disegni, mentre la lavagna luminosa per la proiezione di lucidi ha consentito di utilizzare risorse preparate come grafici, tabelle, schemi, semplici immagini a colori.
Da alcuni anni si sono diffuse superfici interattive che, per dimensioni e funzioni assomigliano alla lavagna tradizionale, ma che coniugano le qualità della scrittura e del disegno sull’ardesia con la possibilità di visualizzare e manipolare contenuti in formato digitale.
La lavagna digitale in funzione
La lavagna digitale, detta Lavagna Interattiva Multimediale (in inglese, Interactive Whiteboard) è la periferica di un computer. Si tratta di una speciale superficie su cui è riprodotto, mediante l’uso di un proiettore, il contenuto che appare sullo schermo di un computer.
Il sistema Lavagna: proiettore-pc-superficie interattiva
La proiezione visualizzata sulla lavagna digitale è interattiva. Grazie a speciali tecnologie che permettono di mappare l’immagine sulla superficie, la lavagna “comunica” al computer collegato le operazioni che sono eseguite sull’immagine utilizzando dispositivi (penne speciali, oggetti comuni, le dita): il clic eseguito su un file o su una cartella, le modifiche realizzate all’interno di un software, la digitazione di un testo etc.
Cosa cambia?
Cosa cambia se il più tradizionale degli strumenti dell’insegnante si veste di tecnologia digitale?
E perché la scuola dovrebbe/potrebbe aver bisogno di innovare la vecchia lavagna d’ardesia che a lungo si è dimostrata facile da usare, efficace ed efficiente?
Nella sua “forma fisica” e nelle dimensioni, la LIM assomiglia alla vecchia lavagna nera e sembra ereditarne il ruolo: essere una superficie di condivisione delle informazioni e la didattica con il gruppo classe (whole class teaching).
Tuttavia, le diverse prospettive sull’utilità e l’efficacia di questa lavagna nuova convergono su un punto: la LIM è uno strumento che rende più sostenibile l’integrazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel contesto scolastico, facilitandone l’uso nelle discipline e nelle pratiche della didattica. Attraverso un oggetto che ibrida lavagna e computer, anche il bit e il pixel, il digitale, possono diventare supporti didattici facili da portare in classe alla stregua del gesso, della carta e della penna.
3.6. Molti “media” e una memoria digitale
Fin dal primo approccio, la LIM si mostra come una “superficie di scrittura” diversa dall’ardesia. Gestito attraverso i software presenti sul computer connesso alla LIM, il tratto a mano libera può avvalersi di colori, spessori e segni grafici differenti.
Anche le forme possono contribuire a costruire il significato di una rappresentazione.
Figure, colori ed altri elementi grafici possono avere una funzione di supporto alla creazione di diagrammi e mappe concettuali, linee temporali, modelli, esercizi.
Questa “scrittura potenziata”, che ottimizza e innova le prestazioni di una comune lavagna di ardesia, è codificata in formato digitale e quindi diventa memorizzabile e riutilizzabile come qualunque documento realizzato con il computer.