• Non ci sono risultati.

Inquadramento storico

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Inquadramento storico"

Copied!
22
0
0

Testo completo

(1)

Inquadramento storico Il quartiere

In epoca altomedioevale la città di Pisa, concentrata dentro a una stretta cerchia di mura a seguito della grave crisi subita in epoca romana, divenne una grande potenza mercantile nonché centro politico autonomo vivo e

dinamico.139

Lo sviluppo dell’attività commerciale e la nuova realtà abitativa che ne seguì, portarono, nel corso dei secoli, ad una evoluzione nell’assetto del sistema difensivo cittadino e alla variazione della configurazione della cerchia di mura che erano state superate e rese inutili dalla costruzione delle nuove case.

Sebbene il maggiore sviluppo oltre la mura altomedioevali avvenne nella zona di Fuoriporta, sulla riva destra dell’Arno, e a sud del fiume la natura del territorio ostacolasse ogni insediamento, la massima espressione della vitalità della città si concretizzò con la realizzazione di una città satellite.

Figura 2.18 Il territorio della città altomedioevale.

(2)

Tale città satellite aveva spiccate funzioni mercantili ed era ubicata nella zona abitualmente chiamata “di là d’Arno” e identificata con la riva sinistra del fiume.140

A partire dal VII-VIII secolo i territori oltrarno cominciarono ad essere individuati con il termine “Chinzica” che, inizialmente, indicò la zona attorno alla chiesa di S.Cristina. In seguito, tale nome, dall’etimologia incerta che ha portato negli anni a diverse ipotesi sulla sua origine, è diventato il termine con cui venne identificata la città satellite di nuova realizzazione. La prima ipotesi vorrebbe che Chinzica fosse il nome di un eroina pisana, Kinzica de’ Gismondi, che, durante un attacco da parte dei saraceni, dette l’allarme e consentì ai pisani di respingere gli assalitori dalla città; tuttavia, tale leggenda popolare risulta infondata e, secondo gli esperti, potrebbe essere stata ispirata dal bassorilievo in marmo presente su uno dei palazzi del quartiere.141

Figura 2.19 Altorilievo in marmo rappresentante Kinzica.

140

E.Tolaini, Pisa, Gius. Laterza & figli, 1992. 141 in www.navigationdusavoir.net

(3)

La seconda interpretazione, che presenta però poca motivazione linguistica, propone che la parola Chinzica provenga dalla fusione di due radici Kun “mercato” e sauk “coperto e protetto”, oppure dalla parola greca “magazzino, emporio”.

L’ipotesi più probabile, infine, è quella per cui il termine Chinzica derivi dal germanico, dal longobardo per l’esattezza, “Kinz”, “Kinzig”, termine che si riferisce ad una situazione di depressione del territorio a causa delle acque: le curve di livello di questa zona, infatti, sono ancora oggi più basse di quelle dell’altra riva del fiume.

Figura 2.20 Rilevamento quotato del territorio della città di Pisa.

A differenza delle nuove zone che si andavano ad affiancare alla civitas, ma che continuavano a dipendere da essa, la città satellite oltrano aveva tutte le caratteristiche di una città autonoma, con una proprio nome, una propria configurazione amministrativa ed una propria chiesa monumentale, San Paolo a Ripa d’Arno, ricostruita nel XI secolo ad immagine e

(4)

somiglianza della Cattedrale, sia nelle forme che nella posizione limitrofa al fiume ed in asse con un edificio a pianta centrale.142

La zona di Chinzica, la cui presenza era funzionale all’esistenza di un centro di scambi, riproduceva su scala urbana la realtà tipica delle piazze mercantili delle città orientali affacciate sul Mediterraneo, in cui si creavano, ad uso dei mercanti e di chi vi operava, quartieri autonomi denominati “urbes mercantorum”143.

Nonostante i continui cambiamenti nell’organizzazione della rete di contatti che Pisa intratteneva con le altre città mercantili, si trovava in una posizione particolarmente favorevole vista la vicinanza con il porto, con le maggiori correnti di traffico della Toscana centro-settentrionale e il collegamento con Lucca e la Versilia.

Figura 2.21 Chiese e spedali in Chinzica prima della costruzione delle mura del 1155 La necessità di costituire una vera e propria città satellite nacque, inoltre, per motivi amministrativi e di sicurezza: le rigide disposizioni che regolavano la vita nella civitas non permettevano, infatti, la circolazione notturna delle persone e delle cose, non consentivano il porto d’armi e

142

E.Tolaini, Pisa, Gius. Laterza & figli, 1992. 143 E.Tolaini, Pisa, Gius. Laterza & figli, 1992.

(5)

l’ingresso fuori orario dalle porte urbane, regole che entravano in forte contrasto con le esigenze dei mercanti.

Per quanto riguarda la sicurezza, inoltre, la creazione di una zona isolata era voluta al fine di ovviare ai rischi provenienti dal contatto con i mercanti stranieri e con il mondo che si sviluppava attorno ad essi. Con la crescita della rete di scambio e il rafforzamento dell’identità mercantile cittadina, infatti, in questa zona della città si concentrò una popolazione cosmopolita, che non sempre fu ben vista dal resto della popolazione.

Nell’ XI secolo la città di Pisa, implicata in conflitti contro Lucca per il controllo del traffico sui corsi fluviali toscani e, a scala più ampia, con le altre potenze italiane per il controllo del Mediterraneo, continuava il suo processo di rapido ingrandimento derivante, tra le altre motivazioni, anche da un miglioramento delle condizioni igieniche, dal prolungamento dell’età media e dalla situazione che vide il Porto Pisano come lo sbocco obbligato per i prodotti provenienti dalle cave di Valdimagra e Valdiserchio.144

Nel 1155, con la conclusione della costruzione della nuova cerchia di mura, Chinzica venne inclusa all’interno della civitas pisana e gran parte delle sue strutture ricettive nate da esigenze mercantili, che in passato avevano portato alla creazione di un città satellite, vennero spostate nel contiguo borgo di San Marco alle Cappelle che era ubicato all’esterno del nuovo tracciato delle mura.

A questo periodo risale anche la prima menzione dei quartieri in cui la nuova civitas si suddivide: Ponte, il quartiere più occidentale, Mezzo, che si estendeva dalle mura settentrionali all’Arno, Fuoriporta, che occupava la zona orientale tra via San Francesco e il fiume, e Chinzica, a sud dell’Arno e articolato attorno alla sua “via maggiore” denominata via di San Marco Guadalongo oggi via San Martino.145

144

E.Tolaini, Pisa, Gius. Laterza & figli, 1992. 145 E.Tolaini, Pisa, Gius. Laterza & figli, 1992.

(6)

Figura 2.22 Toponomastica urbana medioevale.

Nel corso del Trecento, vista la nuova esigenza dei cittadini pisani di avere abitazioni più ampie e più comode rispetto alle case torri costruite fino a quel momento, nel quartiere di Chinzica si andarono a formare larghi tessuti residenziali caratterizzati da case con giardini e orti nella parte retrostante.

Nel Quattrocento, in seguito alla conquista fiorentina e alla riorganizzazione difensiva della città, venne profondamente mutata tutta la rete stradale della parte orientale di Chinzica, la chiusura della porta di San Marco in Guadalongo, risalente alla ripartizione per porte della civitas altomedioevale, oltre a cancellare numerose strade comportò l’interruzione della carrai di San Marco, che da allora prese il nome di carraia di San Martino e la costruzione di una nuova porta a occidente della prima denominata Porta Fiorentina.146

Col passare degli anni diverse attività mercantili e artigiane si istallarono nelle nuove zone urbanizzate, le merci, trasportate sfruttando il corso del fiume, venivano scaricate dalle imbarcazioni e fatte entrare all’interno del quartiere attraverso alcuni scali che interrompevano la continuità del fiume.

(7)

Nel quartiere di San Martino erano presenti due scali importati: lo scalo di San Sepolcro, che veniva utilizzato per scaricare il ferro, e lo scalo della rena, in corrispondenza del Ponte della Fortezza, che si presentava con una forma a tornante per dare la possibilità ai carri di trasportare i sacchi di sabbia dal fiume alla strada.

Figura 2.23 Distribuzione delle attività artigiane e mercantili.

Tra il Cinquecento e il Seicento nel centro storico di Pisa, e in particolare in via San Martino e via Santa Maria, che avevano ospitato i palazzi gentilizi della Repubblica, si svilupparono i Palazzi di Rappresentanza della nobiltà, detti anche Palazzi Signorili, progettati da architetti chiamati da fuori e commissionati dalla nobiltà pisana e fiorentina, in particolare dalla famiglia dei Medici provenienti dalla città di Firenze che, dopo il 1509, conquistò la città.

Tali palazzi, ancora oggi presenti, furono il risultato degli adattamenti e delle ristrutturazioni delle case torri preesistenti e, per questo motivo, le facciate presentano delle irregolarità caratteristiche, come per esempio lo spostamento del portone d’ingresso rispetto all’asse centrale della struttura,

(8)

decorazioni sobrie, finestre variamente ornate e stemmi nobiliari delle famiglie proprietarie.147

Figura 2.24 Il restauro del Palazzo Lanfranchi nato dall'accoppiamento di case-torri Inoltre, a partire dal 1509, in seguito alla seconda conquista fiorentina della città, i fiorentini cominciarono ad adeguare la Cittadella Nuova alle più importanti tecniche di difesa affidando i lavori al massimo esperto dell’epoca in materia: l’architetto Giuliano da San Gallo.148 La nuova

147

in www.comune.pisa.it 148 in www.comune.pisa.it

(9)

cittadella non produsse ulteriori modifiche nella morfologia stradale della zona orientale del quartiere di Chinzica, ma ebbe effetti macroscopici sull’immagine complessiva, per la sua complessità e il suo volume in laterizio. Contemporaneamente alla sua realizzazione vennero abbattute e abbassate numerose torri e campanili delle chiese circostanti tra le quali ricordiamo la chiesa di San Martino e la Chiesa di S. Sepolcro.

Nella fortezza, che aveva subito nel corso del XVI secolo interventi quasi esclusivamente di natura militare, venne attuata, inoltre, negli ultimi anni di vita di Cosimo I, un’iniziativa urbanistica tesa sia a realizzare un grande complesso di magazzini per il trattamento del grano, di cui Pisa era il principale centro di approvvigionamento dello Stato, sia a dare soluzione al problema della viabilità rimasta sconvolta dalla costruzione della Cittadella Nuova.149

Figura 2.25 La Cittadella Nuova con l’indicazione dei magazzini del grano.

(10)

Per quanto riguarda l’edilizia ecclesiastica, in questi anni, la maggior parte delle chiese esistenti a Pisa, vennero sottoposte a totali e parziali rifacimenti interni conservando completamente o in parte la struttura perimetrale originaria, tra queste poniamo l’attenzione sulla chiesa di San Martino. Vennero costruite, inoltre, nel secondo decennio del Seicento, le chiese di San Bernardo e di San Giovanni de Fieri, che, erette contemporaneamente, sono caratterizzate in facciata dal contrasto cromatico tra il laterizio dell’una e il bianco del marmo dell’altra.

Figura 2.26 Facciata della Chiesa di San Giovanni de Fieri e Chiesa di San Bernardo Nel corso del Settecento, sotto il governo di Pietro Leopoldo, la città fu sottoposta a una politica riformatrice adottata per far fronte a tutti i problemi che la città aveva ereditato quella medioevale. Per prima cosa fu riformata tutta l’organizzazione militare, a cui seguì nel 1781 la vendita della Fortezza di Sangallo a privati; seguirono conseguenze sull’assetto

(11)

urbanistico che portarono alla soppressione di diverse chiese ed edifici conventuali, di cui quattro nel quartiere di San Martino.150

Figura 2.27 Pianta della città di Pisa del 1797

Nel corso dei secoli seguenti, fino ai giorni nostri, il quartiere di San Martino ha subito interventi e cambiamenti modesti rispetto alle modifiche subite nel corso dei secoli che gli hanno conferito l’aspetto attuale.

(12)

Il palazzo

Il Palazzo dell’Abbondanza, oggetto della presente tesi, è uno degli edifici di maggior interesse storico all’interno delle mura della città di Pisa e in particolare del quartiere di San Martino.

Figura 2.28 Il Palazzo dell'Abbondanza

La sua datazione, nonostante le numerose e approfondite ricerche fatte dagli storici nel corso degli anni, è incerta; tuttavia, in questa sede, si intende porre l’attenzione sugli elementi storici di maggior rilievo che, ancora oggi, caratterizzano l’ambiente e sulle notizie storiche certe che permettono di ricostruire l’evoluzione dell’edificio sia dal punto di vista formale e architettonico sia da quello funzionale.

In primo luogo, quindi, verranno presentati gli elementi storici di maggior rilievo che si trovano all’interno dell’ampio fondo e che, negli anni, sono stati oggetto di numerosi interventi di restauro grazie ai quali oggi li troviamo in ottimo stato di conservazione.

Entrando da via San Martino e attraversando il vesto ambiente coperto con volte a crociera, il primo elemento di particolare rilievo che si incontra, tralasciando per il momento la parete in pietra situata a destra dell’ampia arcata d’ingresso che verrà presa in considerazione successivamente, è

(13)

un’iscrizione risorgimentale a caratteri stampatello di un colore rosso sanguigno impressi sul bianco del muro e riquadrata del medesimo colore rosso.151

Dopo molti anni le parole ancora leggibili su tale iscrizione, come è possibile constatare dall’immagine riportata di seguito, sono “CAVOUR”, “L’EUROPA” e “SULLA STORIA”.

Figura 2.29 L’iscrizione rinascimentale

Poco lontano, in una stanza che si apre sulla destra e si affaccia, con un’ampia apertura su vicolo Rosselmini, troviamo un altro elemento storico di grande rilievo: una colonna in granito, leggermente rastremata in alto, che presenta un capitello in marmo ornato da caratteristiche foglie a lingua di bue, di dimensioni diverse, disposte in modo da creare quattro facce che segnano una quadratura ideale.152

Su questa colonna, e sulle pareti verso nord e verso sud, si appoggiano archi ribassati che, insieme al fusto di una seconda colonna che affiora poco lontano e alle volte a crociera che coprono la stanza, hanno permesso agli studiosi di fare diverse ipotesi sull’origine di questi elementi e la funzione per cui, secoli fa, sono stati costruiti.

151 M.A. Di Paco Triglia, Una casa in via San Martino: il Palazzo dell’Abbondanza, Pisa, Felice Editore, 2002

152

M.A. Di Paco Triglia, Una casa in via San Martino: il Palazzo dell’Abbondanza, Pisa, Felice Editore, 2002

(14)

La prima ipotesi vede la colonna come elemento portante di un porticato o della navata di una chiesa, idea supportata dalla presenza di un antico pozzo ritrovato nella piccola chiostra adiacente a questa stanza e che, attualmente, non è raggiungibile dal fondo preso in esame, poiché separato da pareti. Tuttavia, essendo nota l’ubicazione delle chiese che, all’inizio del X secolo, erano presenti nel quartiere, agli storici è risultato difficile accettare l’idea che tale colonna potesse appartenere alla navata di una chiesa, non è però da escludere, a quanto pare, l’ipotesi che essa appartenesse ad una cappella privata che, secondo le usanze, erano spesso presenti nelle case patrizie. Secondo una terza ipotesi, basata su uno studio riguardante gli antichi Spedali di Pisa, la colonna sarebbe potuta appartenere allo Spedale di San Canuto, ubicato, come attestano i documenti, di fronte alla Chiesa di San Cristoforo, che un tempo si trovava dove oggi c’è la Piazza G.M.Clari.

Infine, prendendo in considerazione la natura del terreno che caratterizza via San Martino, la colonna avrebbe potuto appartenere ad uno dei colonnati costruiti, per necessità pratiche ed igieniche, per soprelevare il palazzo dalle acque.153

Continuando l’analisi degli elementi e degli ambienti particolarmente significativi all’interno del fondo al piano terra del Palazzo Triglia, passiamo

153

M.A. Di Paco Triglia, Una casa in via San Martino: il Palazzo dell’Abbondanza, Pisa, Felice Editore, 2002

(15)

ad analizzare quella che, in una mappa catastale riferibile alla seconda metà del XVIII secolo, viene denominata “chiostra” e che è separata da un alto bastione dall’attuale giardino pensile, nella mappa indicato come “piaggione”.

Figura 2.31 Mappa dell'Ufficio Fiumi e Fossi

Secondo gli studiosi, come è evidenziato anche dalla mappa, dalla chiostra era possibile raggiungere,attraverso due scale di cui ancora oggi si

(16)

possono vedere i segni, la sommità dei due bastioni, che ne delimitano il perimetro insieme al muro di confine del fondo, e da qui accedere ai piaggioni.

La presenza degli alti bastioni con scarpata a cordolo, di chiaro stile fiorentino, posti a formare un quadrilatero attorno ai depositi del grano, ha portato gli studiosi a ipotizzare che tale fortificazione sia stata posta attorno alle preesistenti strutture a causa delle mutate condizioni politiche e militari per cui risultava necessario difendere ali approvvigionamenti. Lungo i bastioni che definiscono lo scolo delle acque, infatti, sono evidenti i segni di camminamenti coperti e con aperture ad arco.154

Figura 2.31 Lo scolo delle acque

154

M.A. Di Paco Triglia, Una casa in via San Martino: il Palazzo dell’Abbondanza, Pisa, Felice Editore, 2002

(17)

I due piaggioni che si trovano a destra e a sinistra di un vicolo indicato come “scolo delle acque” che, se non fosse chiuso da una porta, metterebbe in comunicazione la chiostra con via San Bernardo, risultano sopraelevati poiché sotto di essi sono ubicate 52 “buche del grano”, 38 sul lato destro e 14 su quello sinistro.155

Le buche del grano, di cui una è sola è stata visitata nel corso di lavori di manutenzione ed è stata presa ad esempio per tutte le altre, presentano una struttura a tholos, come le tombe micenee, di diametro pari a 2,80 m e altezza di 2,70 m per un volume medio di 55 m3, che corrispondeva a 227 sacche di grano, ognuna da 3 staie. La sommità della cupola, completamente realizzata in laterizio, presenta un’apertura circolare in pietra serena chiusa da una pesante botola. Queste buche, utilizzate per conservare il grano che veniva di tanto in tanto esposto al sole, non risultano scavate nella roccia come molte alte ritrovate nel territorio mediterraneo, ma costruite sopra al livello stradale.

Figura 2.32 Visione interna di una buca del grano

155

M.A. Di Paco Triglia, Una casa in via San Martino: il Palazzo dell’Abbondanza, Pisa, Felice Editore, 2002

(18)

Per concludere l’analisi storica del Palazzo Triglia si intende ora presentare un quadro sommario sull’evoluzione funzionale che l’edificio ha subito nel corso della storia.

La porzione di muro, recentemente portata alla luce e che è possibile osservare a destra dell’entrata, permette di affermare che tra il XIII e il XIV secolo l’edificio era probabilmente suddiviso in case-torri, questa idea è confermata, inoltre, dalla struttura con cui è costruito il piano terra caratterizzato da ampi vani con volte a crociera e la disposizione longitudinale degli ambienti. Tuttavia non esiste alcun elemento che permetta di qualificare con certezza la funzionalità del Palazzo in questi secoli, mentre è possibile, grazie ad un discreto numero di testimonianze e documenti, tracciare un profilo abbastanza definito delle attività che si sono succedute al suo interno negli anni che seguirono.

E’ importante far presente che, anche se non conosciamo la destinazione d’uso del Palazzo Triglia, a metà del XIV secolo a Pisa venne istituita la Magistratura dell’Abbondanza che provvedeva all’approvigionamento dei cereali e soprattutto del grano per il fabbisogno della città, ma che inizialmente era una istituzione pubblica a carattere temporaneo i cui funzionari erano impiegati nei momenti di crisi e, per questo motivo, gli studiosi ritengono che non avesse una sede propria156.

Tuttavia, sebbene alcuni documenti testimonino la presenza di questo organo senza specificarne l’ubicazione, le mappe attestano che, in epoche successive, nel palazzo preso in esame fosse presente l’impianto della “Fabbrica dell’Abbondanza” e, anche se non è possibile confermare l’ipotesi che tale costruzione sia stata impiantata su una struttura preesistente, non è da escludere che nell’edificio vi fossero dei depositi privati appartenenti a una o più famiglie di un certo ceto sociale. In ogni caso è importante porre l’attenzione sul numero di buche per il grano ritrovate all’interno delle mura perimetrali e sulla loro capienza, poiché la quantità di grano che vi si poteva contenere era di gran lunga superiore a qualsiasi normale consumo familiare.

156

M.A. Di Paco Triglia, Una casa in via San Martino: il Palazzo dell’Abbondanza, Pisa, Felice Editore, 2002

(19)

Nei primi anni del ‘500 gli storici collocano i primi interventi medicei sull’edilizia pisana, iniziative che esprimono la necessità e l’intenzione di attuare una politica di rilancio economico con la creazione di aree commerciale nelle vicinanze del fiume e l’estensione del centro amministrativo anche sulla riva sinistra dell’Arno. A quanto attestano i documenti, nel 1551 il Governo Fiorentino emise un bando per la costruzione di nuovi depositi granari, che saranno quelli della Fortezza Nuova, ciò dimostra che fino a quel momento, probabilmente, l’abbondanza in via San Martino aveva colmato adeguatamente le richieste157.

Il 1568, infatti, è una data che segna l’inizio dell’attività granaria del Piaggiane e conferisce a quello che oggi chiamiamo Palazzo Triglia la qualifica di Fabbrica Vecchia dell’Abbondanza. Fino alla secondo metà del XVII secolo, tuttavia, è documentato che l’edificio abbia continuato ad essere la sede dell’istituzione sebbene con rallentamento nelle attività, fino a quando nel 1681 alcune delle molte stanze del palazzo vennero occupate dall’ Ufficio delle Poste e dalla Dogana158.

L’Ufficio postale pisano, dedicato al cambio dei cavalli, rivestiva, grazie alla sua posizione centrale, un ruolo particolarmente importante nella gestione dei rapporti tra Firenze e il mare, poichè metteva in comunicazione il Governo Mediceo fiorentino con la città.

Durante il secolo successivo il complesso della Fabbrica dell’Abbondanza diventò poco a poco inerte e, all’interno dello stesso palazzo, l’Ufficio delle Poste, dopo un periodo di sviluppo rigoglioso, cominciò a decadere fino a quando, nel 1811, l’intero blocco venne messo in vendita e il servizio postale venne trasferito in via Santa Cecilia.159

A partire da questo momento, quindi, l’edificio cominciò ad essere frazionato a causa di vendite che si susseguirono a breve distanza fino a quando, nel 1905, Ranieri Triglia acquistò tutto l’isolato dando inizio ad una storia dai forti connotati familiari.

157

M.A. Di Paco Triglia, Una casa in via San Martino: il Palazzo dell’Abbondanza, Pisa, Felice Editore, 2002

158 M.A. Di Paco Triglia, Una casa in via San Martino: il Palazzo dell’Abbondanza, Pisa, Felice Editore, 2002

159

M.A. Di Paco Triglia, Una casa in via San Martino: il Palazzo dell’Abbondanza, Pisa, Felice Editore, 2002

(20)

Vincoli (leggi, norme e prestazioni attese)

Il progetto dovrà essere redatto nel rispetto delle norme cogenti e delle raccomandazioni tecniche in materia di lavori pubblici, sicurezza (sul luogo di lavoro, per il normale utilizzo degli impianti ed in caso di incendio), accessibilità e fruibilità e benessere, che sono state ampiamente trattate, all’inizio del capitolo, durante la stesura del Dpp di carattere generale. La progettazione dovrà essere sviluppata, inoltre, nel rispetto dei vincoli di vario genere imposti dalle preesistenze e in conformità agli strumenti urbanistici di cui il Comune di Pisa è dotato, con particolare attenzione ai vincoli imposti dal committente ed alle prestazioni attese dai futuri fruitori degli spazi.

Vincoli programmatori e urbanistici

Gli strumenti urbanistici programmatori in cui è inquadrato il Comune di Pisa sono i seguenti:



il PIT (Piano di Indirizzo Territoriale) di iniziativa regionale, nel Sistema Territoriale della Toscana dell’Arno;



il PTC (Piano Territoriale di Coordinamento) di iniziativa provinciale. L’area d’intervento, ubicata nell’ambito urbano corrispondente al centro storico, è interessata dal seguenti strumenti urbanistici di cui il Comune di Pisa è dotato:



il PRGC (Piano Regolatore Generale Comunale), del quale negli anni sono state approvate alcune varianti;



il Piano Strutturale, approvato in data 13/26/2001 con delibera C.C. n°14, ai sensi della Legge Regionale 5/95;



il Regolamento Urbanistico, redatto ai sensi dell’art. 28 della legge 5/95 e dell’art. 3 delle NTA del Piano Strutturale, e approvato con DCC n° 66 del 18-07-2003, a seguito di una variante rel ativa a

(21)

riaccertamento dei vincoli paesaggistici, ambientali e monumentali insistenti nel centro storico;



Il Piano Comunale di Classificazione Acustica, redatto tenendo conto del PGTU (Piano Generale del Traffico Urbano) e della previsione dell’area destinata agli spettacoli viaggianti e, più in generale, spettacoli all’aperto, approvato con DCC n° 48 del 7-03-2003.

E’ importante sottolineare che il PGTU di Pisa, proposto nel 2002 sulla base del documento già prodotto nel maggio del 2000, approfondisce a scala di maggior dettaglio progettuale alcuni nodi del traffico cittadino, il cui assetto è risultato essere fondamentale al fine del disegno degli assetti strategici della rete proposti, ciò impone una scala di analisi e progettazione più appropriatamente riferibile alla redazione di veri e propri Piani Particolareggiati, che verranno definiti una volta sciolti i nodi sopra citati e approvato il PGTU .

All’interno del Piano Strutturale sono state individuate 3 zone UTOE nel centro storico, in particolare l’area d’intervento rientra nella UTOE n° 1, che comprende “Porzione corrispondente al recinto delle mura a sud dell’Arno”. Gli obiettivi qualitativi e funzionali principali delineati dal RU per questa UTOE sono i seguenti:

 blocco di qualsiasi incremento delle funzioni urbane attrattive;

 trasferimento delle funzioni impropriamente localizzate (industriali) e

militari;

 miglioramento dell’accessibilità tramite la creazione di parcheggi

perimetrali; recupero di aree a verde sia perimetral1 (porzione sud del progetto-Mura) che interne, attraverso la riappropriazione all’uso pubblico di aree finora impropriamente utilizzate;

 restauro delle porzioni urbane storiche, con particolare riferimento al

ripristino di giardini storici occlusi da costruzioni recenti e qualificazione di quelle recenti;

(22)

L’edificio su cui di deve intervenire, denominato Palazzo Triglia e ubicato al n°civico 69 di via San Martino, ed è individuato su l RU all’interno del

quartiere n°2 nell’UTOE n°1, col numero 1 isolato 7 3.

Su tale edificio sono ammessi gli interventi che rientrano nelle seguenti categorie:

 categoria A: manutenzione ordinaria;

 categoria B: manutenzione straordinaria;

 categoria C1: restauro.

Vincoli imposti dal committente e prestazioni attese

Il committente P.P.Triglia, in qualità di proponente, ha richiesto di realizzare l’intervento nel Palazzo dell’Abbondanza nel totale rispetto degli obiettivi generali da lui specificati, in particolare la conformità alla normativa vigente ed agli strumenti urbanistici.

Si intende sottolineare che la rispondenza delle richieste del committente con i vincoli imposti dalla normativa risulta molto importante vista l’ubicazione del palazzo all’interno del centro storico cittadino e i limitati interventi che il RU prevede sull’edificio preso in esame. E’ necessario, quindi, che gli interventi di restauro ed le inevitabili modifiche necessarie per l’adeguamento del fondo in relazione al cambiamento di destinazione d’uso siano realizzate in conformità ai vincoli a cui il palazzo è sottoposto. La committenza, infatti, ha definito la destinazione d’uso prevista, che è quella di ospitare una biblioteca pubblica per bambini e ragazzi con annessi spazi per lo svolgimento di attività informatiche e ricreative, che convivano all’interno di uno spazio flessibile e versatile, in grado di rispondere alle esigenze dell’utenza e dei fruitori.

Il committente ha inoltre richiesto una particolare attenzione al soddisfacimento delle classi di esigenze della sicurezza (sul luogo di lavoro, nel normale utilizzo degli impianti e in caso di incendio), dell’accessibilità e fruibilità e del benessere, realizzando ambienti che permettano integrazione, comodità d'uso e di manovra in qualsiasi condizione.

Figura

Figura 2.18 Il territorio della città altomedioevale.
Figura 2.19 Altorilievo in marmo rappresentante Kinzica.
Figura 2.20 Rilevamento quotato del territorio della città di Pisa.
Figura 2.21 Chiese e spedali in Chinzica prima della costruzione delle mura del 1155  La  necessità  di  costituire  una  vera  e  propria  città  satellite  nacque,  inoltre,  per  motivi  amministrativi  e  di  sicurezza:  le  rigide  disposizioni  che
+7

Riferimenti

Documenti correlati

Si precisa che l’attivazione della procedura di riqualificazione delle strutture ricettive, attraverso la sottoscrizione di apposito accordo, dovrà avvenire entro un

La figura nazionale di “Tecnico superiore per la gestione di strutture turistico ricettive”, in uscita dal percorso ITS, è in possesso degli strumenti operativi e manageriali

soggiorno presso la struttura ricettiva e una volta ricevuto il documento di conferma, potrà comprare la copertura assicurativa più adatta alle sue esigenze accedendo al

A Ebenezer Howard (1850-1928) si deve la prima teoria sulle città-giardino, illustrata nel libro Tomorrow: a Peaceful Path to Real Reform, pubblicato nel 1898 17 , che

• alla data di ultimazione della prestazione, indipendentemente dalla data dei pagamenti, per le imprese individuali, le società e gli enti commerciali (criterio di

590 Sikania Resort & Spa CL Butera Villaggi Albergo 4 Stelle 10 Al Centro B&B Largo Barile CL Caltanissetta Affittacamere 3 Stelle 14 Casa Vacanze Santa Lucia CL

Il Titolare del trattamento dei dati relativi al procedimento di registrazione ed aggiornamento della banca dati anagrafica regionale ed al procedimento di classificazione

questa esigenza è stata opportunamente ripresa in questi giorni da amministratori locali della nostra regione, fra i quali anche il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale,