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1. Osservazioni generali

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Academic year: 2021

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1. Osservazioni generali

1.1 La realtà di riferimento

L’argomento di partenza per lo sviluppo della presente tesi è un tema oggi al centro sia del dibattito che di numerosi studi socio-economici e riguardante l’importanza che stanno assu-mendo le risorse umane in ogni azienda, grande o piccola che sia.

Al fine di analizzare le varie sfaccettature del vastissimo tema che è la risorsa umana, più comunemente le indagini sono compiute o all’interno delle grandi aziende, per il loro fatturato e il loro numero di dipendenti, oppure nelle organizzazioni appartenenti al terzo settore, per i principi etici e i valori a cui s’ispirano; per questo motivo, è stata scelta Terre dell’Etruria, un’organizzazione in grado di rappresentare le due tipologie di aziende in quanto soggetto in grado di coniugare al suo interno la grande dimensione ma anche le caratteristiche terzo setto-re.

Si tratta infatti di una cooperativa di agricoltori che da piccola realtà locale, nel corso del tempo è riuscita a fare grandi passi per diventare una delle maggiori aziende regionali e italia-ne per quanto riguarda la produzioitalia-ne di prodotti agro-alimentari, con più di 2000 soci al se-guito e circa 200 dipendenti, rimanendo comunque strettamente a contatto col proprio territo-rio e con i propri principi.

La riflessione su ciò che Terre dell’Etruria oggi rappresenta nelle diverse componenti della comunità locale e agricola è sembrata utile soprattutto perchè la cooperativa si presenta sotto vari profili, come una realtà significativa e come un caso particolarmente interessante per os-servare alcune delle modalità di reazione poste in essere dal mercato per risolvere positiva-mente le sfide date dalla sua complessità.

Senza qui entrare nel dettaglio, si è ritenuto che il percorso evolutivo e i passaggi cruciali da essa sperimentati in quasi sessant’anni, potessero apparire in larga misura rappresentativi del-le vicende del commercio agricolo nazionadel-le e con esso del mercato del lavoro. In particolare l’attenzione è stata motivata dalle criticità che nel corso del tempo l’agricoltura si è trovata a fronteggiare, che sembrano qui avere raggiunto efficaci soluzioni: il suo mix tra dimensioni strutturali e capacità di conservazione e messa in atto della tradizione organizzativa hanno

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trovato nell’importanza data dalla cooperativa alle persone (siano esse soci, dipendenti o clienti) e nel forte radicamento territoriale, i presupposti per un “adeguamento” ai vari cam-biamenti esterni.

C’è da puntualizzare che, nonostante fino a poco tempo fa la cooperativa era una realtà che era conosciuta per lo più solo indirettamente, attraverso persone o manifestazioni del luogo nelle quali era presente come marchio, a seguito di quelle occasioni la successiva scelta di Terre dell’Etruria come contesto dove compiere le interviste per la tesi, ha costituito non solo un terreno fertile per il lavoro da svolgere, ma una buona occasione di riflessione e di contatto con l'agricoltura del Comune di Castagneto Carducci, un settore da sempre fonte di sostenta-mento di gran parte della popolazione locale. Inoltre raffrontarsi con i problemi, le opportuni-tà e le aspettative di questo abito economico, marginalizzato negli ultimi anni, è stato interes-sante per poter comprendere l’importanza e la tradizione in esso contenute, così importanti proprio in un momento in cui l’agricoltura sta tornando protagonista della vita economica e sociale, nazionale e regionale.

In questo senso, Terre dell’Etruria sembra essere uno degli esempi di questo sforzo di rinno-vamento del settore primario, operando in vari settori e garantendo la partecipazione a mi-gliaia di agricoltori e dipendenti di una vasta area della Toscana: dal Pisano, alla Val di Ceci-na e alla Val di Cornia, fondandosi sulla qualità dei prodotti e la competitività sui mercati. I-noltre questo è emerso a maggior ragione analizzando la cooperativa oggi in quanto, trovan-dosi nella fase conclusiva del processo di espansione e fusione, dopo aver attraversato un lun-go percorso, ha portato le vecchie cooperative locali più piccole in difficoltà non a morire (come detterebbe la legge della domanda-offerta) ma ad unire persone e mezzi di produzione riuscendo a creare una nuova entità più forte e più articolata sul territorio.

Riflettendo sulla sua storia, è innegabile non vedere che è stato un percorso non semplice ma nonostante questo necessario, soprattutto a seguito del cambiamento del commercio su scala globale che non ha valorizzato in questi ultimi decenni territori e persone puntando in-vece al solo utile e alla crescita dell’output.

Per questo motivo la cooperativa può costituire un esempio di come anche oggi si possa rag-giungere grandi risultati in termini di produzione, attribuendo comunque molta importanza sia ai contesti in cui si è sviluppata, sia alle persone che in essa vi operano, garantendo in più la qualità dei suoi prodotti e dei suoi processi.

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Ciò che in questo senso preme di evidenziare è che le sue scelte probabilmente sono derivate dal fatto che non è una semplice azienda, ma fa parte del mondo della cooperazione: quest’ultimo, ricco di valori ideali e culturali oltre che economici, ha caratterizzato in maniera non secondaria sia la cooperativa che la storia del nostro Paese, diventando il motore di molte realtà locali e di molte aziende che sono andate a crescere al loro interno.

Specie nell’ultimo decennio le cooperative, di qualsiasi natura siano, hanno accentuato in modo forte sia la loro presenza operativa, sia la loro rilevanza nell’ambito della pianificazione strategica locale. In particolare, ai fini del presente lavoro, grazie ai principi cooperativi quali l’attenzione agli altri, il soddisfacimento dei bisogni, il senso di partecipazione di gruppo, Terre dell’Etruria ha dato importanza alle risorse umane, siano esse responsabili dei vari set-tori, o facenti parte dell’amministrazione, oppure operai, in quanto rappresentano tutti la fonte primaria per il buon funzionamento della cooperativa. I dipendenti, non hanno costituito nel tempo soltanto un aspetto positivo dei risultati economici ma hanno rappresentato anche il punto di contatto fra Terre dell'Etruria, i territori e le realtà locali, “pubblicizzando” in modo positivo il nome e l'immagine della cooperativa verso gli attori esterni ad essa.

Quest’azienda è tutt’ora in movimento e dopo le varie fusioni sta vivendo una fase di cresci-ta e di sviluppo e ha bisogno, in questo senso, di un rafforzamento della struttura interna at-traverso la valorizzazione delle risorse umane già presenti e di quelle future, facendo crescere il senso di appartenenza alla cooperativa e la piena partecipazione per far sì che i suoi lavora-tori si sentano protagonisti del processo di sviluppo.

Importante è sottolineare che i soggetti che vi operano hanno in primo luogo evitato di mar-ginalizzare le componenti cooperative, puntando sempre sulle persone, intese nel senso più ampio, e sul territorio. In questo modo Terre dell’Etruria ha allargato in modo deciso il pro-prio orizzonte operativo, variando gli ambiti di attività ed avendo come conseguenza quella di produrre un forte investimento in personale, consolidando nei fatti la forte importanza attri-buita al lavoro e all’occupazione, e quella di portare i territori in cui opera ad essere conosciu-ti da un pubblico più ampio.

Inoltre un elemento certamente decisivo, che ha consentito all’esperienza della cooperativa di mantenere un forte radicamento territoriale, è stato la sua attitudine a produrre esternalità positive come ad esempio la forte fiducia dei vari attori verso la cooperativa stessa con un ri-torno in termini di qualità di rapporti e di fatturato, puntando sui valori che stanno da secoli alla base delle comunità agricole toscane, dove avanti a tutti sta il sentirsi parte di un'unica

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en-tità, come accadeva nelle famiglie propriamente agricole, non scordandosi mai i sacrifici fatti e la passione messa nel fare le cose.

Terre dell’Etruria ha saputo portare avanti un insieme di relazioni, seppur con inevitabili momenti di tensione, con tutti coloro che al suo interno sono portatori d’interessi, confrontan-dosi con le diverse componenti del tessuto aziendale, cercando così di soddisfare i bisogni e le aspettative dei diversi attori presenti nel proprio scenario.

1.2 Gli obbiettivi della tesi

Data l’ampiezza dell’area di discussione a cui questi argomenti avrebbero potuto portare, sono stati approfonditi soltanto alcuni di essi che potevano apparire più significativi per met-tere in risalto il profilo di questo elaborato. E’ stato scelto di ragionare su questi aspetti rife-rendosi sia a quanto emergeva dalle prime esplorazioni, sia rapportandosi ai percorsi affrontati dalla letteratura sull’argomento, cercando poi di combinarli e metterli a confronto.

In particolare gli aspetti che sono stati individuati sui quali riflettere con maggiore attenzio-ne sono:

1. la cooperazione;

2. le risorse umane e le loro relazioni; 3. la presenza delle donne;

4. i sistemi a economia diffusa;

L’analisi di questi obbiettivi d’indagine è stata effettuata non solo per realizzare una precisa trattazione dei punti sopra menzionati, ma per poter costituire uno spunto di riflessione sui possibili collegamenti fra essi. Difatti, seppur all’apparenza possano sembrare molto distanti fra loro, riescono a trovare inaspettate affinità, andando a formare un tutt’uno.

E’ quindi opportuno parlare sommariamente di ciascuno di essi:

Il primo elemento è stato trattato in quanto costituisce lo sfondo ideale per poter mettere in luce tutte le questioni discusse successivamente. La cooperazione, oltre a costituire il terreno sul quale opera Terre dell’Etruria, rappresenta uno dei settore che tipicamente caratterizza la nostra Regione. Essa è stata il motore per la crescita di molte aziende che operano in questo territorio attraverso buoni valori e principi rispettosi delle persone e del fare impresa.

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L’approfondimento è apparso perciò opportuno per capire se e quali spazi esistono per ade-guate prassi organizzative e per comprendere l’importanza del fatto che Terre dell’Etruria è una cooperativa.

Prendendo spunto dal quanto detto al punto sopra, basandosi sui principi cooperativi, le per-sone rappresentano le risorse strategiche. In contesti lavorativi come quello preso in esame è ancora più evidente poiché, nei momenti di crisi che ha affrontato nel corso del tempo, duran-te i quali è stato chiesto ai dipendenti un grosso impegno, è solo grazie allo spirito comunita-rio e alla linea seguita dal Consiglio d’amministrazione che è stata favorita una forte parteci-pazione dei lavoratori ed è stato possibile raggiungere risultati importanti.

Inoltre, il loro buon sistema di rapporti, fondato su una sostanziale parità fra tutti i livelli, ha creato una rete stabile di fiducia nei dipendenti, fiducia che si è riflettuta in modo positivo sul loro operato.

Attraverso il terzo punto si è voluto osservare quanto determinante fosse il lavoro dei dipen-denti in cooperativa tramite il ruolo che riveste un particolare tipo di risorsa umana: le donne. Esse sono apparse particolarmente significative in quanto, dividendosi tra impegni domestici e lavorativi, sono quelle che con maggior “sacrificio”, dimostrano la loro “voglia di esserci”, chiaramente espressa dall’importanza che attribuiscono al contributo dato all’azienda, appor-tando in questo senso un valore aggiunto a Terre dell’Etruria.

Infine, il quarto obbiettivo è sorto, come a voler concludere il processo di approfondimento fin qui svolto.

I sistemi a economia diffusa si presentano infatti come nuova modalità per poter affrontare le incertezze del sistema di produzione, rivalutando quelli tradizionali del passato, avendo consapevolezza dello stretto rapporto fra economia e società. L’esempio di Terre dell’Etruria, con il forte attaccamento al territorio, il mantenimento di know-how passati, alla valorizza-zione dei suoi dipendenti e al sistema forte di rapporti che intercorrono tra essi, è la testimo-nianza di come i sistemi moderni possano in questo modo sopravvivere ed espandersi effica-cemente nel tempo.

1.3 La metodologia

L’attività di indagine che ha portato alla stesura finale della presente tesi, ha seguito un per-corso “a tappe”.

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Preliminarmente a questo sono state compiute due scelte: quella delle tematiche da dover trattare e quella relativa alla metodologia da seguire per poter analizzare i vari argomenti. Per la prima, sono stati quindi individuati i temi centrali, nati da un intreccio fra interessi personli su varie tematiche e argomenti dibattuti nel percorso di studi, ispirandosi da un lato ad a-spetti che erano apparsi particolarmente coinvolgenti durante le lezioni o nei testi e, dall’altro, cercando di utilizzare temi che provenivano dalla vita quotidiana.

Successivamente si è passati alla scelta del percorso da seguire che è venuta di pari passo con la decisione di guardare a Terre dell’Etruria come al contesto più idoneo dove poter os-servare le diverse problematiche, e da qui il modo più veloce e mirato per interrogarsi su di esse è sembrato quello di chiederlo ai diretti interessati attraverso interviste in profondità.

Prima di arrivare ad esse, come prima tappa si è però passati al reperimento del materiale bi-bliografico, costituito da testi d’indirizzo sociologico ed economico e da altri documenti forni-ti o indicaforni-ti dalla stessa cooperaforni-tiva. Il lavoro di ricerca bibliografica ha rappresentato il prmo effettivo scalino della tesi, immediatamente successivo a quello di definizione sia pure i-niziale dell’argomento. In questa fase, è stato inevitabile che il lavoro assomigliasse a un vero e proprio work in progress dato che è stato possibile strutturare ed elaborare la tesi e far sì che le ipotesi o i metodi di lavoro venissero individuati, solo mano a mano che l’ambito della ri-cerca veniva messo a fuoco o che il tema o i temi si ridimensionassero.

Il lavoro di ricerca bibliografica ha rappresentato le basi solide da cui partire dato che i testi esistenti che trattano gli argomenti sono stati le fondamenta su cui si è costruito il successivo elaborato. La bibliografia è stata ampia e allo stesso tempo ha consentito di restringere il campo di interesse e concentrare l’attenzione sugli aspetti specifici che interessavano mag-giormente.

Una volta letto il materiale sufficiente per affrontare l’argomento di tesi, si è potuto procede-re alla stesura della sua trama. Il conseguente indice non è stato naturalmente subito definitivo ma al fine di aver chiaro il percorso da seguire, è stato diviso in capitoli e sotto-capitoli speci-fici, per cercare di evitare ad esempio l’errore di comprimere nel primo capitolo quel che do-vrebbe essere invece distribuito in quelli successivi.

Sulla base poi della bibliografia è stato effettuato un lavoro di approfondimento, necessario sia per la vastità dei temi trattati, sia perchè gli argomenti non essendo stati direttamente af-frontati in modo specifico nel percorso di studi, richiedevano un maggiore livello di analisi. Tutto ciò ha permesso un continuo intreccio fra letteratura e informazioni raccolte, utile a

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con-fermare o smentire alcune nozioni apprese nelle letture e per poter trattare concetti ad alcuni tratti sfuggenti.

Al fine di aver chiaro il quadro generale come seconda tappa è stata costruita una “mappa concettuale” generale (vedi fig.1), successivamente suddivisa in sotto-argomenti. La mappa generale è servita per rappresentare in forma grafica il livello di conoscenze acquisito intorno ad un argomento, mirando in particolare ad individuare le relazioni “associative” tra i vari a-spetti e cercando di collegarli in modo chiaro. Queste connessioni sono state messe sulla carta mediante l’utilizzo di frecce che, a seconda della loro rappresentazione grafica (tipo di trat-teggiamento, spessore della linea, ecc…) hanno permesso di evidenziare l’intensità delle loro influenze.

Si è scelto poi di analizzare i legami fra aree che apparivano rilevanti con lo scopo di stu-diarne le specifiche interconnessioni da utilizzare poi durante la stesura dell’elaborato.

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Dato che le analisi di tutti i collegamenti venutesi a creare non sarebbe stata possibile rac-coglierla in un solo lavoro, ci si è concentrati su quelli che apparivano maggiormente rilevanti per i temi scelti.

In particolare sono state scelte le relazioni fra: organizzazione aziendale e risorse umane; si-stema delle relazioni e risorse umane; organizzazione e territorio.

La prima è stata quella che ha più aiutato durante tutto il percorso in quanto ha dato la pos-sibilità di valutare come determinate caratteristiche di una struttura organizzativa fossero im-portanti per l’interno funzionamento della stessa.

Il rapporto esistente fra chi lavora in un azienda e la metodologia adottata per organizzare il lavoro va ad incidere profondamente su una vasta serie di aspetti. Fra questi particolarmente interessante da analizzare sono state: le conseguenze che si vengono a creare a seconda che si opti per una maggiore o minore autonomia e partecipazione dei dipendenti, la gestione del la-voro in base alle esigenze familiari per le dipendenti, l’utilizzo di esperienze passate nella ge-stione quotidiana e il rispetto della missione originaria.

Per quanto riguarda la seconda analisi il punto che si è approfondito è strettamente connesso ad un aspetto espresso sopra, ovvero il sistema di gestione più orientato o meno verso l’autonomia e la partecipazione data ai dipendenti. Questa scelta dell’organizzazione si riper-cuote su tutte le relazioni che si creano in un organizzazione, dove le più significative sono state quelle che si vengono a creare fra colleghi, determinanti per stabilire il clima aziendale; quelle con i superiori, strettamente legate alla struttura organizzativa scelta e interessanti quel-le che s’instaurano con il territorio in cui l’azienda opera.

Proprio a quest’ultimo punto si è dedicata la terza riflessione, riguardante il rapporto fra ri-sorse umane e territorio. Visto che il contesto culturale e sociale risulta determinante per la nascita e la crescita di una qualsiasi entità, a maggior ragione in questo caso, trattandosi di una cooperativa nata sul posto ed evolutasi grazie a persone nella maggior parte dei casi del luogo, il peso del territorio è più rilevante che altrove.

Le coesioni che sono risultate meritevoli di analisi sono apparse in questo senso il rapporto esistente fra gli agricoltori-soci e la cooperativa, il rispetto dei know-how passati anche nelle nuove modalità di gestione ma soprattutto l’utilizzo e la pubblicizzazione dell’origine e della qualità dei prodotti.

Tutte queste connessioni sono state utili soprattutto nel momento in cui si è passati al livello successivo: costruire l’intervista. Essa nelle sue diverse forme (standardizzata,

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questiona-rio…) è uno strumento che si presta ad essere utilizzato in diversi ambiti per rilevare dati, ve-rificare elementi ed avere contatti con determinati soggetti e poter così ragionare su quanto emerso. Con l’obbiettivo di analizzare i nessi fra i vari temi, non sono state fatte vere e pro-prie domande ma sono anche state create delle “scalette” di argomenti predisposte in maniera tale da essere almeno in parte sovrapponibili e da poter anche modulare in corso d’opera.

E’ stato scelto di usare l’intervista come strumento conoscitivo, dato il suo maggior valore funzionale rispetto alla raccolta di dati già consolidati ovvero come una tecnica per produrre un cambiamento delle ipotesi fatte prima di effettuarla. La conduzione dell’intervista con l’allargamento dell’osservazione a tutto il sistema dei soggetti più significativi, ha consentito di conoscere il contesto culturale aziendale e relazionale in cui si creano sia le problematicità, che le risorse.

Va sottolineato l’uso delle scalette di argomenti volto a sollecitare la partecipazione attiva degli intervistati e a creare una relazione interpersonale di “complicità conoscitiva”, con un continuo scambio di informazioni. In particolare si è scelto di adottare questo strumento di analisi cercando così, da un lato, di poter far parlare gli intervistati di molteplici questioni spaziando sui vari concetti, e dall’altro ai fini della raccolta dei vari punti di vista, di non per-dere mai la direzione di dove si stava andando.

A questo fine sono stati coinvolti 10 dipendenti differenti fra loro per età, posizione contrat-tuale e anzianità lavorativa:

-3 rappresentati dello Staff; -3 della parte amministrativa; -3 operai;

-1 ex dipendente.

Come metodologia d’indagine è stato adottato un comune sistema di strutturazione e con-duzione delle interviste avente la doppia finalità per il conduttore da un lato di seguire il per-corso di analisi scelto cercando di creare connessioni interessanti, e dall’altro di comprendere i diversi punti di vista dei vari intervistati sul medesimo argomento.

Per il conduttore, l’uso del suddetto “schema a scaletta” ha permesso di tenere ben presenti i dati essenziali da raccogliere. In questo senso un aiuto è arrivato anche dalle stesse conversa-zioni, che hanno dato valenze particolarmente significative in quanto non ci sono state delle semplici argomentazioni sui temi che si voleva trattare ma c’è stata una spontanea

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intercon-nessione fra essi da parte degli stessi intervistati, con racconti spesso lunghi e raramente inter-rotti dal conduttore.

In particolare, a questi testimoni, è stato chiesto a tutti in prima istanza di trattare due argo-menti comuni e poi, a partire da questi si è progressivamente sviluppato lo studio della loro esperienza personale. Il primo di questi, è stato quello di raccontare le modalità e i perché dell’assunzione in cooperativa, rivelandosi sia un buon punto di partenza per rompere il ghiaccio, sia lo sfondo più idoneo per giustificare le esigenze e il diverso spirito con cui viene affrontato il lavoro. Il secondo tratto comune, che nella maggior parte dei casi è sorto sponta-neamente nei racconti, è quello che riguarda il livello di coinvolgimento nel lavoro, utile a comprendere dinamiche interne che difficilmente un osservatore esterno potrebbe cogliere.

Domande specifiche sono state poste poi in base alla posizione ricoperta.

Così a chi fa parte dello Staff, gli argomenti sui quali è stato chiesto di trattare hanno riguar-dato i cambiamenti maggiori subiti da Terre dell’Etruria per quanto concerne la sua organiz-zazione, ma soprattutto la sua gestione. Attraverso il loro racconto, l’emergere delle difficoltà passate che la cooperativa ha affrontato in questo senso, ha contribuito a mettere in risalto i miglioramenti già avvenuti o ha dato suggerimenti per quelli ancora da venire.

Aspetto che in parte ha riguardato sia la parte amministrativa che operaia, è stato invece quello di chiedere alle donne di queste categorie di parlare della loro vita non solo di lavora-trici ma anche di mogli e madri al fine di conoscere le modalità che ciascuna utilizza per svol-gere al meglio entrambi i compiti. Qui è stato assai utile l’aver scelto dipendenti profonda-mente differenti fra loro per vita vissuta e approccio al lavoro così da poter esporre i diversi modi con i quali affrontano le difficoltà quotidiane.

Per quanto riguarda poi la parte amministrativa specifica, l’intervista ha riguardato il lavoro svolto ogni giorno e le problematiche riscontrate a seguito della forte espansione della coope-rativa.

Gli operai sono stati invece intervistati al fine di far emergere il livello di gerarchizzazione di Terre dell’Etruria, trovandosi essi, all’interno dell’organigramma, all’ultimo livello e po-tendo così raccontare del maggiore o minore grado di autonomia concesso loro dalla struttura-zione gerarchica.

Infine, per poter valutare al meglio i punti d’interesse trattati con chi lavora attualmente, il contributo sentito e partecipe dell’ex dipendente ha dato la possibilità di guardare al passato,

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quando la cooperativa era una realtà molto diversa dall’attuale, facendo però trovare inattese affinità.

Per la buona riuscita delle interviste, di grande aiuto è stata l’alta motivazione di tutti coloro che vi hanno partecipato, probabilmente avendo come argomenti di discussione tematiche “sentite”, con cui ogni giorno sono a stretto contatto. In questo modo è emersa disponibilità, attenzione e partecipazione attiva in fase di racconto delle proprie esperienze, restituendo e-lementi conoscitivi e informativi essenziali per la tesi, soprattutto grazie all’atteggiamento di “curiosità” sia da parte del conduttore che degli intervistati.

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2. La cooperativa Terre dell’Etruria

2.1 La storia

Il 14 aprile del 1950 in Donoratico alla presenza di 35 soci si è costituita la Società Cooperativa a Responsabilità Limitata con denominazione “ Cooperativa produttori

Donoratico”. La società cooperativa fu costituita nel rispetto dell’ art. 45 della Costituzione sulla cooperazione.

La società si proponeva di assicurare lavoro giustamente remunerato ai soci, di migliorare le condizioni delle famiglie, di collaborare allo sviluppo e alla propaganda del movimento cooperativo e mutualistico.

Per ottenere ciò, l'oggetto sociale della Cooperativa produttori Donoratico consisteva nel conferimento del lavoro dei soci, nel trasporto latte e prodotti ortofrutticoli, conferiti dagli stessi, promuovendo anche la conservazione, la trasformazione e la vendita collettiva di questi prodotti.

L'attività della società si è modificata e ampliata nel tempo e infatti, apportando varie modifiche statutarie è ampliando il proprio oggetto sociale, la cooperativa inizia una nuova fase evolutiva tesa a soddisfare i mutati bisogni della base sociale ed avvia una attività di servizi intesi come vendite collettive e singole di prodotti del suolo, della stalla con

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con-seguente trasporto dai luoghi di produzione ai luoghi di vendita; viene iniziata anche l'attività, che nel tempo diverrà predominante, di approvvigionamento tramite acquisti collettivi di lubrificanti, mangimi, sementi, macchine, attrezzi rurali e in genere di tutti i prodotti utili all'agricoltura.

Con l'assemblea straordinaria del 17 dicembre 1975 la cooperativa agricola di Dono-ratico cambia denominazione in “Cooperativa produttori agricoli livornesi” (Co.p.a.l.), ampliando cosi l'accesso alla qualità di socio di soggetti agricoltori, affittuari proprietari mezzadri di tutta la provincia di Livorno e non più solo del circondario di Donoratico.

Lo sviluppo avuto negli anni e l'ampliamento delle attività permettono la crescita in più settori collegati tra loro e l'erogazione di servizi sempre più qualificati ai soci, dando un notevole contributo allo sviluppo del settore agricolo. La cooperativa sente quindi la necessità di acquistare fabbricati da adibire a magazzini di vendita, di costruire impianti di stoccaggio cereali e iniziare l'attività di molitura delle olive con la realizzazione di un frantoio sociale.

Nel 1985 con una dell'innumerevoli modifiche statutarie, si apre la possibilità di di-venire soci anche agli agricoltori di Province limitrofe a quella di Livorno cioè: Pisa e Grosseto. Viene aperta la possibilità anche ad altri tipi di società, ad agenzie immobilia-ri, purché possessori di un terreno agricolo, nonché a cooperative di conduzione di ter-reni e di allevamento e comunque svolgenti attività agricola, all'ente Toscano di svilup-po Agricolo Forestale e alle Comunità montane ricadenti all'area della base sociale, di divenire soci.

L’attività della cooperativa prosegue nel tempo continuando la sua espansione fino all’approvazione, nel 7 giugno del 1990, del primo progetto di fusione per incorpora-zione di un'altra cooperativa, “Cooperativa produttori agricoli Val di Cecina”, venendo così ad acquisire nuovi punti vendita, nuovi centri di stoccaggio per cereali e un altro frantoio. La Cooperativa Co.p.a.l inizia così una vera espansione anche nella provincia di Pisa, specialmente per tutta l'area che occupa la Val di Cecina con un considerevole aumento di soci produttori, ai quali vengono offerti servizi sempre più specifici con in-terventi mirati a risolvere le varie problematiche che caratterizzavano il mondo agricolo del momento. Con un successivo progetto di fusione divenuto operativo nel 1996, la Società cooperativa produttori agricoli Livornesi “Co.p.a.l” a.r.l. e la “Cooperativa agri-cola Val di Cecina” a.r.l. vengono incorporate dalla “Co.Agri” società cooperativa a.r.l.,

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con sede in Donoratico, Comune di Castagneto Carducci, per accentrare in un'unica im-presa le attività di raccolta, di stoccaggio, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli conferiti dai soci e la fornitura agli stessi di mezzi tecnici per l'agricol-tura, nonché il servizio di molitura delle olive.

La Co.Agri, come risulta dall'atto costitutivo del 1983, inizialmente era in consorzio denominato appunto “Consorzio interprovinciale tra cooperative agricole CO.AGRI” società a.r.l. con sede in Donoratico, costituito dalle cooperative stalla sociale di Santa Luce e Orciano Pisano, stalla sociale Le Colonne, stalla sociale Montepitti, Il Rinnova-mento agricolo di Santa luce e dalla stessa Co.p.a.l.

La suddetta società si proponeva, senza scopo di lucro a fini mutualistici, di gestire in forma consortile impianti tesi alla lavorazione, trasformazione e commercializzazione delle produzioni agricole delle cooperative aderenti e dei loro associati. In particolare provvedeva: alla realizzazione e alla gestione di impianti per la raccolta, conservazione, lavorazione e commercializzazione dei prodotti cerealicoli delle cooperative e dei loro soci, alla realizzazione e alla gestione di impianti per la produzione di mangimi per l’alimentazione del bestiame, nonché per la lavorazione di prodotti e sottoprodotti da u-tilizzarsi per l'alimentazione dello stesso, alla realizzazione degli impianti per la lavora-zione delle olive e semi oleosi, nonché per la commercializzalavora-zione dei prodotti ottenuti e provvedeva a prestare assistenza tecnico-veterinaria agli associati.

Nel 1993, l’assemblea straordinaria del consorzio delibera la modifica della denomi-nazione della cooperativa da Consorzio Interprovinciale tra Cooperative Agricole Co.Agri s.r.l. a Co.Agri società cooperativa a responsabilità limitata, divenendo così co-operativa di primo grado i cui soci possono essere anche persone fisiche ed amplia l'og-getto sociale all’attività di commercializzazione, in appositi spacci di vendita, di prodot-ti uprodot-tili all'agricoltura quali semenprodot-ti, concimi, mangimi, ecc. Ma soprattutto quello che veramente risulterà innovativo dal nuovo statuto sarà l'introduzione della figura del so-cio sovventore.

Da questo momento la Co.agri estende la propria attività alla zona nord della provin-cia di Pisa affittando tre magazzini ed un centro di stoccaggio cereali rispettivamente nei comuni di San Giuliano Terme, Vicopisano e Cascina, fino ad arrivare alla fusione del 1996 sopra descritta in occasione della quale, viene apportata una ulteriore modifica all'oggetto sociale che, senza alcun fine di lucro, prevede di sviluppare, potenziare e

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mi-gliorare sia sotto il profilo quantitativo che sotto il profilo qualitativo, l'efficienza tecni-ca produttiva, organizzativa e commerciale delle imprese dei soci attraverso la promo-zione, la realizzazione la gestione di attività e fasi delle attività agricole, sia quelle prin-cipali che quelle connesse e complementari per conto e nell'interesse dei soci. Agli inizi del 1997 vengono ammessi i primi soci sovventori, quali la "Coop. Toscana Lazio", “Rizzi Secondo”, “AGRI-GEST”, “PROGEO”.

Negli anni a seguire il consiglio di amministrazione della cooperativa delibera l'am-missione di molti soci sovventori, anche grazie alle modifiche dello statuto riguardanti in particolare il loro recesso. Questo permette l'ammissione di soci importanti che si ri-veleranno strategici per gli investimenti futuri della cooperativa. Si vede infatti, l'ingres-so tra gli altri di Fidi-Toscana S.p.A., e di Coop-Fond, ad oggi i l'ingres-soci l'ingres-sovventori che più hanno investito nel capitale della cooperativa, proprio perché questa viene vista come propulsore per l'agricoltura di qualità e lo sviluppo dell'impresa, con la capacità di costi-tuire un'utile riferimento per proseguire il percorso della riorganizzazione e razionaliz-zazione delle imprese di servizi in Toscana. Negli anni seguenti la cooperativa Co.Agri conoscerà un grande sviluppo arrivando a conseguire i risultati prefissati, con un forte intervento propositivo sia per il settore agricolo, che comunque conosce e subisce varie crisi, sia per i soci coltivatori che trovano, veramente nella cooperativa, un appoggio ve-ro, pratico per lo sviluppo, la commercializzazione e la tutela delle proprie produzioni e della redditività delle proprie aziende. Un'impresa in grado di competere sul mercato, reattiva e capace di recepire in tempo utile le nuove esigenze maturate nei grandi muta-menti intervenuti all'interno della base sociale, e che ha fatto della qualità del rapporto con il socio il suo stile aziendale e il suo punto di forza.

La cooperativa dopo anni di grandi difficoltà che ne avevano pregiudicato la stessa esistenza, è cresciuta nel tempo e rappresenta un punto di riferimento significativo per gli agricoltori di un vasto comprensorio che interessa l'intera provincia di Livorno e gran parte della provincia di Pisa. Tutto ciò attraverso una importante rete di magazzini di punti vendita, di centri per lo stoccaggio dei cereali e di frantoi che sono stati costan-temente adeguati sul piano tecnologico e organizzativo per perseguire il continuo mi-glioramento qualitativo dei servizi prestati e per introdurre processi di lavorazione più rispettosi dell'ambiente e della qualità.

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In sostanza “Co.Agri” si occupa della commercializzazione dei prodotti agricoli con-feriti, fornisce i mezzi tecnici occorrenti alla conduzione delle aziende, presta servizi di molitura confezionamento dell'olio e di assistenza agronomica.

Grazie agli investimenti realizzati e al passaggio da una politica occasionale ad una politica di programma, si presenta come una struttura sufficientemente organizzata, so-lida da un punto di vista patrimoniale e in costante crescita nonostante le difficoltà del mercato dei prodotti cerealicoli, che in alcune zone costituiscono il prodotto principale delle imprese associate.

Nel 2001 durante un'assemblea straordinaria della Cooperativa si approva il progetto di fusione per incorporazione delle cooperative: “L’Innovatrice di Chianni”, “Ortofrutta Caldanelle”, “Cooperativa tra produttori agricoli comprensorio Val di Cornia” nella co-operativa “Co.Agri”.

Il presidente pone in rilievo l'opportunità di razionalizzare l'attività produttiva e l'or-ganizzazione sociale, da realizzarsi mediante un'operazione di fusione per incorporazio-ne di queste società in una unica azienda.

L'operazione è finalizzata alla valorizzazione delle risorse e delle potenzialità esi-stenti nelle società che partecipano al progetto e che, rappresentavano per il comprenso-rio di riferimento, importanti strutture in grado di assicurare ai soci la fornitura di mezzi tecnici e servizi di raccolta conservazione e commercializzazione dei prodotti conferiti.

Dopo aver redatto il progetto di fusione averlo depositato presso il Registro delle Im-prese, la cooperativa arriva alla fusione .

In sede di approvazione del progetto di fusione viene proposta e modificata la ragio-ne sociale in “Produttori Agricoli Terre dell'Etruria soc.coop. a.r.l.” al firagio-ne di consentire una maggiore rappresentatività a tutta la base sociale.

La cooperativa in seguito alla fusione raggiunge una base sociale superiore alle 2000 unità di soci imprenditori agricoli e una ventina di soci sovventori e per l'importanza del capitale detenuto nella società meritano di essere ricordati: Fidi Toscana S.p.A., Coop Toscana Lazio, la Cassa di Risparmio di Volterra, Agri-gest, Finec Merchant. Per que-sto progetto di fusione alle varie assemblee generali ordinarie dei soci delegati interven-gono le organizzazione sindacali Cia, Coldiretti e Unione agricoltori, le quali apprezza-no il lavoro svolto dalla cooperativa, confermato dal risultato positivo di bilancio, ma soprattutto interpretano positivamente il ruolo svolto dalla Co.agri nell'ambito dello

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svi-luppo agricolo delle Province di Livorno e Pisa in quanto aperto al confronto in conti-nua evoluzione. Viene apprezzata inoltre la relazione del consiglio di amministrazione che non si limita a confermare gli obbiettivi raggiunti con successo ma espone realisti-camente anche le problematiche ancora irrisolte della cooperativa.

La fusione permette la nascita di un'azienda in grado di abbracciare quasi tutti i setto-ri interessati dall'attività rurale del tersetto-ritosetto-rio, dando vita ad un sistema in grado di garan-tire assistenza e consulenza nell'ambito di tutta la filiera agroalimentare dalla semina al-la commercializzazione e fornendo così risposte ad un mercato che va sempre più in cerca di qualità, salubrità e tipicità.

Così nel 2001, viene stipulato l'atto definitivo di fusione con effetto della stessa e la Co.Agri inizia quindi ad operare con la nuova ragione sociale: Produttori Agricoli Terre dell'Etruria soc. cooperativa a.r.l.

L'operazione di fusione, inquadrata all'interno di un processo di riorganizzazione del-la cooperazione agricodel-la delle Province di Livorno e Pisa, ha consentito di valorizzare e consolidare l'esperienza cooperativa principalmente nella Val di Cornia, dove si è ope-rato un'ideale saldatura fra tre strutture importanti, che creerà in tempi rapidi, le condi-zioni necessarie per conquistare un potere negoziale in mercati sempre più competitivi e concentrati ed acquisire il peso necessario per lo sviluppo dei servizi. La nuova impresa, forse l'unica in Toscana, agisce in tutti i comparti della filiera agro-alimentare con e-sclusione della zootecnia e del vino. Terre dell'Etruria, ha lo scopo di divenire una coo-perativa moderna che faccia dell'efficienza del servizio offerto il riferimento di base su cui andare a consolidare e sviluppare il rapporto con i soci, sul quale si deve edificare il futuro di Terre dell'Etruria.

Il socio stesso, che chiede alla sua cooperativa la capacità di essere un elemento che deve specializzarsi per valorizzare la sua produzione, indirizzandola verso canali com-merciali nuovi e più remunerativi rispetto a quelli tradizionali che sono già raggiungibili dal medesimo socio, inteso come impresa che produce. Il progetto Terre dell'Etruria, nella storia della cooperazione agricola toscana, si colloca come momento di aggrega-zione con il quale si cerca di offrire ai produttori una gamma di servizi completa, mirata ad ottenere produzioni di qualità superiore.

Tutto questo, rientra infatti, nella logica del progetto aziendale e funzionale che la cooperativa ha definito come “Progetto qualità e sicurezza”, dove la qualità sta nel

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ser-vizio offerto al socio e la sicurezza offerta ai lavoratori impiegati nel processo produtti-vo, dove qualità e sicurezza insieme costituiscono la garanzia dell'offerta ai consumatori dei prodotti. Tutto ciò per creare e sviluppare migliori condizioni per la commercializ-zazione dei prodotti conferiti dai soci, con i quali nascono obblighi dal momento della stipulazione del contratto associativo.

Tra le innovazioni notiamo uno sviluppo commerciale mirato a valorizzare mag-giormente le produzioni agro-alimentari, enorme risorsa economica e di lavoro che deve essere tutelata, non solo per i prodotti di altissima qualità ma anche per i prodotti di lar-go consumo.

La cooperativa stessa, ha spesso chiesto aiuto alla Regione Toscana, alla Lega delle Cooperative e all'A.R.S.I.A per un maggiore sostegno per la valorizzazione dei prodotti tipici locali, come il riconoscimento del marchio I.G.P. per l'olio di oliva. Nel 2002 si riunisce il consiglio di amministrazione per decidere gli investimenti nel settore orto-frutticolo e nel settore servizi, viene così deciso la realizzazione di un nuovo capannone per la lavorazione dell'ortofrutta.

Nel 2005 si inaugura la nuova centrale ortofrutticola che diventa un punto fondamen-tale dal quale partire per disegnare, in una logica di medio lungo periodo, il posiziona-mento nel settore, che sempre più dovrà far leva su un rapporto di conferiposiziona-mento con i soci, più qualificato, impegnativo e vincolante, da ambo le parti, per cogliere al meglio quelle opportunità che la grande distribuzione propone. Per la cooperativa si tratta di la-vorare in una logica di sistema: valorizzare e vendere sempre di più assieme al prodotto, il territorio, la cultura, la gastronomia ed i servizi assecondando un processo di profondi cambiamenti che sono in atto nella produzione, nella trasformazione, nel mercato e nel consumatore. La cooperativa si allarga nel settore della commercializzazione con la ri-strutturazione della vecchia centrale che vede il realizzarsi di un negozio specializzato per il giardinaggio e l'hobbistica, con uno spazio adibito alla vendita dei prodotti locali, e un magazzino specializzato per l'agricoltura professionale; un progetto questo che prevede l'espansione in tutti gli altri magazzini.

Nel 2002 durante la riunione del Consiglio di Amministrazione viene deciso di par-tecipare alla costituzione del progetto “Gal leader plus arcipelago toscano, costa etrusca, colline pisane” (Gal Etruria).

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Il presidente in questa occasione introduce incontri avuti con i sindaci con la Provin-cia di Livorno, che rientrano negli obbiettivi dell'iniziativa comunitaria e le altre impre-se interessate al progetto. La società sarà di tipo misto tra pubblico-privato e che ai sog-getti privati sarà riservata una quota di capitale sociale complessiva di partecipazione pari del 15%.

Il fine principale come si rileva dallo statuto della società consortile a responsabilità limitata denominata “Gal Etruria s.r.l.” e' quello di perseguire le finalità di sviluppo lo-cale previste dall'iniziativa comunitaria denominata leader plus. In particolare la costi-tuenda società dovrà svolgere la propria attività nell'ambito dei territori rurali identifica-ti dalla provincia di Pisa e dalla provincia di Livorno con rispetidentifica-tivi atidentifica-ti deliberaidentifica-tivi. La società non ha fine di lucro in quanto mutualistica e, persegue lo scopo di favorire lo sviluppo socio-economico delle aree rurali che costituiscono il territorio di riferimento attendendone principalmente alle strategie e finalità previste dall'iniziativa comunitaria leader plus e in coerenza con gli obbiettivi dei piani di sviluppo regionali, provinciali e locali. Per il raggiungimento degli scopi sociali, la società può in particolare avvalersi, ogni qualvolta che esigenze tecniche, economiche e finanziarie lo rendano conveniente ed opportuno, anche dell'opera di personale legato ai soci consorziati e da questi messo a disposizione della società.

La società opera su tutto il territorio nazionale e può assumere ogni iniziativa, anche avente ambito estero, purché risulti funzionale alla realizzazione degli scopi sociali. Terre dell'Etruria ha così ritenuto, visti gli obbiettivi che andava a perseguire "gal" per lo sviluppo, di associarsi a questa società proprio perché è parte integrante della realtà territoriale dove il Gal sviluppa la sua attività.

Nel 2004 viene presentato in Consiglio di Amministrazione l'idea dell'acquisto di un ramo di azienda della Cooperativa “Terre di maremma”, posto nel comune di Massa Marittima, in provincia di Grosseto, così da allargare verso sud l'estensione territoriale della cooperativa Terre dell'Etruria e raggiungendo così, tre province dove la stessa ope-ra.

Sempre nel 2004 è iniziata, l'operatività di “Giallo oro”, l'organizzazione di prodotto per la commercializzazione dei cereali, costituita con il Consorzio Agrario Provinciale di Siena. In attuazione del decreto ministeriale del 2003, contratti di filiera, si è costitui-ta la società interprofessionale grano duro “Si.gra.d s.p.a” alla quale hanno aderito oltre

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a Terre dell'Etruria e alle cooperative di Siena, altri 14 soggetti del comparto agricolo del centro-sud d'Italia (cooperative e consorzi ), e quattro delle principali imprese di tra-sformazione (Barilla, De Cecco, Divella e Bonduelle).

Questa società che è forse l'unica esperienza interprofessionale costruttiva esistente nel nostro Paese, ha proposto al ministero delle politiche agricole e forestali il finanzia-mento di un progetto che prevede investimenti per oltre 30 milioni di euro, per la realiz-zazione del contratto di filiera.

Nel 2005 viene sottoposto all'approvazione del Consiglio di Amministrazione l'ac-quisto di due rami di azienda rispettivamente dalla Cooperativa “Le Rene” e dalla “Se-milla s.r.l.” posti nel comune di Pisa, zona di Coltano, così da ampliare e rafforzare ver-so Nord l'estensione territoriale della cooperativa Terre dell'Etruria.

L’anno seguente, presso il centro aziendale di Venturina (Campiglia Marittima), si svolge l'assemblea straordinaria per le modifiche dello statuto tra le quali, una delle più significative è quella che introduce la figura del socio lavoratore.

Nell'ultimo esercizio di riferimento, alla chiusura del bilancio 2006, nonostante le difficoltà oggettive derivanti da un mercato che non è stato favorevole per il mondo a-gricolo, la cooperativa ha compiuto ulteriori passi in avanti sia in termini di volumi di fatturato, che di adesioni di imprese agricole che si sono associate a Terre dell'Etruria nell'ultimo anno. L'aumento del fatturato nell'ultimo esercizio nei settori che risultano essere il raggiungimento di un obbiettivo di Terre dell'Etruria, come la divisione dei mezzi tecnici che vede un incremento dell'attività avvenuta in concomitanza con gli in-vestimenti realizzati nel settore.

Gli interventi realizzati nella divisione dei mezzi tecnici negli ultimi due anni, com-preso le acquisizioni dei rami di azienda da due cooperative nella provincia di Pisa a Grosseto, hanno dato risultati positivi sin da questo esercizio.

A Dicembre 2008 c’è stata la fusione con la cooperativa “Terre di Maremma”, della quale era già stato acquisito una parte delle attività e che ha permesso di inglobare il magazzino mezzi tecnici di Curanuova nel Comune di Massa Marittima, un centro di stoccaggio e un magazzino a Grosseto, più un altro magazzino nel Comune di Campa-gnatico sempre vicino a Grosseto.

Negli ultimi due anni è stato possibile acquisire, dopo un lungo rapporto commercia-le consolidato da anni, la quota partecipativa del 20% della Montalbano s.p.a. di Vinci

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che opera nel settore oleario, con una spesa di 1.900.000 euro attraverso una cooptazio-ne con un Consiglio d’Amministraziocooptazio-ne concatenato.

Questa azienda commercializza olio sfuso alla quale la stessa Terre dell’Etruria ven-de l’80% ven-dell’olio conferitogli dai soci, che poi confeziona con marchio Coop e Conad e in America come olio toscana I.G.P.

La scelta di questa fusione è stata dettata dalla possibilità che nel tempo questa socie-tà si rivolgesse al mercato orientandosi su chi poteva vendergli l’olio a minor prezzo ma con questa operazione si ha la sicurezza che l’olio verrà ritirato tutto e commercializzato (una sorta di “polizza assicurativa”).

2.2 Le attività

La Cooperativa agricola Terre dell'Etruria rappresenta un importante esempio del progetto di valorizzazione della cooperazione agricola delle province di Livorno, Pisa e Grosseto. Essa ha visto tutta una serie di azioni come fusioni, accorpamenti, rileva-zioni di attività e liquidazione di soggetti in crisi, tutte aventi come obiettivo sia quello di accentrare in un’unica impresa cooperativa le attività di raccolta, stoccaggio, tra-sformazione e commercializzazione di prodotti agricoli conferiti dai soci (cereali, or-tofrutta, olio ecc.), sia la fornitura agli stessi di mezzi tecnici per l’agricoltura e di servizi (molitura delle olive, assistenza tecnico-agronomica, di laboratorio, ecc.).

In generale, le attività che nelle varie zone vengono esercitate, sono messe in at-to nei magazzini adibiti alla vendita dei mezzi tecnici, nei centri per lo sat-toccaggio cerea-li, nei frantoi oleari, nel centro di stoccaggio e confezionamento dell'olio extravergine di oliva, nella centrale ortofrutticola.

2.2.1 I magazzini

Per quanto riguarda i magazzini, si può dire che i prodotti che vi si possono tro-vare, non sono sostanzialmente cambiati nel corso del tempo ma sono stati invece posti in atto nuovi servizi nel 2006. In questo anno è stato avviato un progetto per la riqualificazione dei magazzini attraverso la suddivisione delle attività degli stessi in

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due distinte aree: una rivolta essenzialmente all'agricoltore professionale e l'altra, in-dirizzata ad un pubblico più vasto come la casalinga, l’hobbista, il turista e il “con-tadino per diletto” dove, oltre alla vendita dei prodotti tipici toscani, è stato proget-tato un piccolo “garden” e uno spazio per la vendita delle produzioni agroalimentari della cooperativa fornite proprio dalle aziende socie.

Questo investimento, attraverso la commercializzazione diretta dei prodotti realizzati dai propri soci, ha avuto un ritorno positivo per la cooperativa in un duplice senso: ha permesso di “pubblicizzare” cosa viene realizzato da Terre dell’Etruria ed inoltre, ha da-to la possibilità di far comprendere agli osservada-tori esterni che la stessa cooperativa cre-de nell’operato e nelle modalità di produzione cre-dei soci, i quali a loro volta sostengono Terre dell’Etruria cedendogli parte della propria produzione per la vendita diretta.

2.2.2 I cereali

Nel settore cereali, le attività che maggiormente contraddistinguono la coopera-tiva per questo settore sono state da un lato, il progetto “Giallo Oro” costituito in-sieme al Consorzio Agrario di Siena e dall’altro, la Società interprofessionale grano duro (Sigrad).

Il primo, è una società consortile che si pone l'obiettivo di sviluppare, rafforzare e va-lorizzare le produzioni cerealicole e olearie dei soci delle due cooperative ormai storica-mente operanti nel settore. L'attività, che scaturisce da un progetto concertato1 tra Ter-re dell’Etruria e il Consorzio Agrario di Siena, ha come scopo la concentrazione dell'offerta e la differenziazione del prodotto, basandosi sui criteri della “qualità intrinseca”2 delle pro-duzioni e della rintracciabilità dell'origine dei cereali, ponendo poi un'attenzione parti-colare alla scelta della varietà di questi prodotti, e presupponendo un’azione di orienta-mento e di assistenza tecnica a favore dei produttori che aderiscono al programma.

Riguardo quest’ultimi, va detto che Giallo Oro nonostante inizi la sua attività con questi due attori della cerealicoltura toscana, resta aperta ad ulteriori adesioni di quei sog-getti che abbiano in comune il modo di operare teso alle sole finalità di

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La concertazione è una pratica basata sul confronto e sulla partecipazione alle decisioni per tutti i sog-getti interessati in un progetto.

2

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ne economica delle produzioni, nell'interesse dei soci e delle imprese agricole ade-renti. Oltre a questo, Giallo Oro ha anche il fine di favorire la messa in atto di pro-grammi di coltivazione a basso impatto ambientale e che nell’insieme siano in grado di man-tenere ed aumentare la qualità del prodotto.

Il criterio che ha ispirato Giallo Oro è stata l'esigenza di produrre per il mercato ma riconoscendo un ruolo primario alle richieste del consumatore che, anche nel campo dei prodotti derivati dai cereali, in primis la pasta, chiede caratteristiche di sicurezza ali-mentare, di assenza di OGM, di qualità. Questo perché i consumatori sono sempre più informati e di conseguenza sono più portati a riconoscere anche la “tipicità” territoriale delle produzioni; perciò viene anche posta attenzione alle attività di informazione e di formazione di chi vi opera, oltre che di certificazione di qualità per quei passaggi produttivi che lo richiedano.

Alla costituzione della Società Giallo Oro è stato anche nominato nel Consiglio d'Amministrazione il Presidente di Terre dell'Etruria. Questo soggetto ha anche un ruolo at-tivo nei rapporti con le istituzioni, decidendo ed applicando accordi di filiera3 con tutti i soggetti coinvolti, ponendosi quindi come elemento d’incontro tra il mondo della produzio-ne agricola e i soggetti “più grandi” della filiera come molini e pastifici nazionali.

Sulla stessa linea di “Giallo Oro” s’inserisce l'impegno in Sigrad, società nata in base alla firma nei contratti di filiera fatti a livello nazionale tra il Ministero dell'agricol-tura ed una serie di soggetti facenti parte della filiera del grano duro, all'interno dei quali Terre dell'Etruria è parte attiva con progetti importanti di innovazione e rea-lizzazione di nuove strutture per lo stoccaggio di questo prodotto.

Sigrad è una società consortile a responsabilità limitata interprofessionale di cui sono stati soci promotori l’Associazione degli industriali molitori e pastai e l’Union italiana produttori cereali, oleaginose e proteiche. Partecipano inoltre a Sigrad alcuni tra i mag-giori industriali del settore (Barilla, De Cecco, Divella) e numerose strutture di produ-zione agricola e stoccaggio (appunto cooperative e consorzi agrari del centro e sud Ita-lia) e una società di ricerca e produzione di sementi.

Un aspetto innovativo di questo progetto è stato che i soggetti aderenti hanno sotto-scritto sin dal 2005 un accordo quadro, finalizzato a concordare le condizioni di produ-zione e scambio di grano duro tra i soggetti agricoli e quelli industriali, stabilendo

3

Si tratta dell’accordo delle varie organizzazioni operanti nel medesimo settore riguardo alla modalità di produzione, distribuzione e commercializzazione di un determinato prodotto agro-alimentare.

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tre di lasciare alla stessa Sigrad una serie di attività di supporto e di servizio, collegate alla realizzazione del contratto di filiera.

2.2.3 L’olio

Per quanto riguarda l’olio, si può affermare che Terre dell’Etruria rappresenta uno dei più importanti riferimenti del mondo oleario della Toscana, grazie a suoi soci olivicoltori, distribuiti principalmente nelle Province di Livorno e Pisa sia lungo la costa che in collina, nella zona conosciuta come “Costa degli Etruschi”.

C’è da tenere presente che quello che contraddistingue Terre dell’Etruria sono soprattutto gli attenti metodi di coltivazione degli oliveti, l’osservazione della composi-zione del terreno, del clima che caratterizza questa zona di producomposi-zione, delle moderne tecniche di lavorazione delle olive4, lavorando con ristretti tempi di attesa nella raccolta, frangitura e gramolatura per garantire il mantenimento della freschezza dell’oliva ed as-sicurare nel tempo un olio con sapori tipici. Inoltre, i moderni locali di stoccaggio e con-fezionamento dell’olio, sono altri aspetti che fanno di questo prodotto uno dei più ap-prezzati dai mercati nazionali e internazionali anche perché tutte le fasi di lavorazione, vengono realizzate all’interno di essi, sotto il controllo del personale qualificato che ga-rantisce la correttezza del processo produttivo certificato in base alle norme UNI EN ISO 9001:20005, senza esternalizzare nessuna fase della produzione.

2.2.4 I prodotti ortofrutticoli

I prodotti ortofrutticoli sono conferiti direttamente dai soci alla cooperativa che provvede a conservarli, lavorarli (se necessario) e confezionarli, per poi consegnarli alla distribuzione organizzata e ai mercati all’ingrosso. Il maggior lavoro in questo senso viene svolto nella sede di Venturina dove nel 2005 è stata inaugurata la nuova centrale

4

In particolare impianti a ciclo continuo con frangitura a dischi.

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questa certificazione viene concessa a un’azienda a titolo di garanzia per il costante impegno profuso per raggiungere obbiettivi di qualità e per la ricerca della reciproca soddisfazione nei rapporti con clienti e fornitori.

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ortofrutticola. Questo investimento ha fatto sì che diventasse la più importante centrale della Regione, all’interno della quale sono stati installati, anche a seguito di richieste dei consumatori, impianti e macchinari di lavorazione innovativi più rispettosi dell’ambiente e della salute sia di chi vi lavora, che dei consumatori attraverso norme di qualità molto severe.

In questo settore, fondamentale da ricordare è che la cooperativa si occupa di se-guire l’agricoltura biologica, cercando di rispettare al meglio anche il ciclo produttivo della natura durante tutto l’arco annuale. Le aziende biologiche che svolgono una agri-coltura a basso impatto ambientale, stanno infatti assumendo un'importanza sempre più in crescita per favorire una tutela della diversità ambientali e del paesaggio.

2.2.5 La qualità

Tuttavia, nonostante non possa essere considerata un prodotto “tangibile”, si ritiene sia impossibile non ricondurre tra i prodotti di questa cooperativa la qualità, elemento che s’inserisce in modo trasversale in tutta l’attività e all’interno di tutti i prodotti.

Qualità intesa sia nel significato più “tradizionale” (ovvero di qualità intrinseca) ma anche di immagine complessiva del prodotto e soprattutto, di qualità organizzativa.

Per quanto riguarda la qualità intrinseca, è ormai consolidato l'assunto che l'agricoltu-ra toscana ha puntato sulle produzioni cosiddette di qualità per una miglior valorizzazio-ne del proprio potenziale produttivo, soprattutto di fronte alla maggior capacità concor-renziale che proviene sia dai Paesi in via di sviluppo che dispongono di costi di produ-zione notevolmente inferiori, sia rispetto ai Paesi più avanzati in grado di godere di una migliore organizzazione e di più significativi sforzi di ricerca e sviluppo.

Quando si parla di qualità in questo senso, è soprattutto il vino o l'olio che vengono in mente ma così si trascura invece il livello qualitativo delle produzioni cosiddette di massa, come all’interno di Terre dell’Etruria possono essere l’ortofrutta o i cereali, ri-spetto alle quali anche il mondo agricolo appare sempre più interessato ad una defini-zione più “precisa” di qualità, in termini di aumento degli standard minimi e di certifi-cazione e controllo dei requisiti “tecnologici” dei prodotti.

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Rispetto a questi prodotti, i grandi acquirenti (Centri distributivi della moderna di-stribuzione in particolare) sono sempre più interessati al contenuto oltre che alle modali-tà di confezionamento e presentazione; basti pensare alle linee biologiche che ormai o-gni linea di supermercati ha.

Mentre per quanto concerne l’olio e il vino, c’è da dire che se fino a qualche tempo fa era determinante la qualità intrinseca, oggi per questi prodotti non basta. Altrettanto im-portante è diventato disporre di un’organizzazione commerciale legata al proprio territo-rio e che abbia soprattutto un’immagine forte nel panorama delle grandi aziende produt-trici. Infatti, nel caso di alcuni prodotti di Terre dell’Etruria, la qualità si lega, oltre che ai suoi caratteri intrinsechi, anche in maniera specifica al territorio di provenienza. Per tali produzioni l'immagine tende ad andare di pari passo con la qualità del prodotto in quanto tale, e il legame con il territorio spesso assume una valenza centrale; per questo motivo, per i prodotti tipici locali esistenti hanno acquisito una gamma di denominazioni protette come IGP, DOP, DOC per evitare che alcuni prodotti con forti tradizioni locali possano essere trasferiti in altre zone.

Le produzione con la certificazione dei prodotti di una determinata zona, serve a dare maggiore valore a Terre dell’Etruria e più sicurezza per il consumatore: una scelta di si-curezza, ma anche elemento di competitività per il modello di sviluppo che lega il pro-dotto al territorio attraverso l'etichettatura, libera da Ogm.

Il marchio di “agriqualità” istituito dalla legge regionale 25/1999 che la cooperativa può applicare, che certifica il processo “pulito” attraverso il quale si arriva alla produ-zione del prodotto finale di qualità, si prefigge di valorizzare le produzioni agricole, so-prattutto quelle a scarso valore aggiunto come le cerealicole.

La ricerca nel consumatore di prodotti di qualità, essenziale per il nuovo sviluppo dell'agricoltura, deve essere proiettata verso il futuro cercando qualità nel prodotto, combattendo la concorrenza migliorando “la qualità” della produzione più che “la quan-tità”.

Infine, dato che garantire tutto ciò ad un prodotto richiede specifiche competenze e capacità che raramente sono attivabili su base esclusivamente aziendale, occorre che ci siano livelli organizzativi superiori. Entra in gioco in questo senso la qualità organizza-tiva.

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L'organizzazione dell'agricoltura comprende tutte quelle forme di collaborazione tra imprese, tanto a livello orizzontale che verticale che territoriale, miranti alla realizza-zione di collaborazioni reciproche e alla condivisione di obiettivi e modalità di gestione tra vari soggetti del processo di produzione e di valorizzazione di ciascun prodotto.

La qualità organizzativa, sulla quale Terre dell’Etruria sta lavorando tutt’oggi, è di-ventata necessaria perché il ruolo delle forme di organizzazione economica dei produt-tori agricoli tradizionali si è rivelato spesso insufficiente. Questo perché si registra in generale un aumento del numero delle funzioni, che possono essere assolte direttamente dall'impresa solo in parte e che devono invece sempre più spesso essere sviluppate nel-l'ambito del contesto relazionale in cui l'impresa stessa si trova ad operare, ovvero nel complesso di relazioni che l'impresa stringe con un insieme di altre aziende agricole, a-ziende della trasformazione e della distribuzione, istituzioni, come è accaduto per Sugra o “Giallo Oro”.

2.3 Le ragioni dell’oggetto

I primi paragrafi di questo capitolo sono stati scritti con l’intenzione di fornire un quadro ampio di come è nata e di cosa si occupa Terre dell’Etruria..

In particolare si è scelto di raccogliere questo tipo di informazioni in modo da porsi delle domande e cercare di approfondire nel corso dell’elaborato alcune aree che più o meno indirettamente facevano parte della vita della cooperativa.

Valutando i risultati finali che ha avuto la cooperativa, si può sostenere che essi sono soprattutto riferibili al raggiungimento del suo proposito originario ovvero il porre il so-cio al centro dell’azione, supportandolo nelle sue attività e cercando di creare un ampio ventaglio di possibilità per la commercializzazione dei loro prodotti di qualità. Il suo successo è inoltre testimoniato oltre che dall’aumento del fatturato, soprattutto dall’importanza che ha raggiunto a livello nazionale partecipando a soggetti come Si-grad o Giallo Oro.

Quello che però è apparso interessante analizzare nel percorso di tesi è stato appro-fondire aspetti che, pur rimanendo sullo sfondo, sono stati determinanti per la crescita

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della cooperativa, senza i quali probabilmente non si sarebbe creato quell’importante soggetto che è oggi.

Prima di tutto, ciò che non va mai perso di vista, è che si tratta di una cooperativa, ovvero parte di quel terzo settore che in Italia e soprattutto in Toscana dove sono pre-senti molte cooperative agricole, ha assunto una grande rilevanza, testimoniata oltre che dai numerosi interventi legislativi in merito, soprattutto dal rilievo socio-economico che ha ottenuto.

A fronte soprattutto delle critiche fatte agli organismo cooperativi sulla perdita dei loro fini e valori originari a favore di una propensione verso gli aspetti puramente eco-nomici, con Terre dell’Etruria si è cercato di dare un segno positivo su come, anche in epoca attuale, con le difficoltà finanziarie che hanno riguardato una larga parte delle co-operative e delle imprese in generale, si possa comunque trovare efficaci soluzioni per l’agire economico.

Tra queste particolarmente degna di approfondimento è stata la tendenza volontaria, e nello stesso tempo naturale, operata dalla cooperativa, di mantenere una struttura or-ganizzativa che non si discostasse troppo dal sistema dei rapporti che fin dalla sua nasci-ta l’ha caratterizzanasci-ta.

Si tratta in modo specifico della partecipazione e dell’autonomia che i dipendenti possono godere nello svolgimento del loro lavoro, in corrispondenza al principio di de-mocrazia tipico del movimento cooperativo. Attraverso le interviste svolte è stato inte-ressante notare che neppure con una crescita delle dimensioni c’è stato un cambiamento verso un sistema organizzativo più “rigido” e orientato a rapporti gerarchici.

L’evoluzione che i lavoratori hanno dovuto affrontare in ogni ambito imprenditoria-le, per poter poi essere riconosciuti come determinanti al pari di un fattore come il capi-tale, ha trovato in questa cooperativa una conferma; la sua nascita e il superamento dei momenti di crisi non sarebbero stati possibili senza persone che, credendo nella buona riuscita di Terre dell’Etruria e vedendo riconosciuti i loro meriti, hanno fatto sì che si ot-tenessero degli ottimi risultati.

E’ infatti proprio questa fiducia che i dipendenti godono nella cooperativa e la loro voglia di esserci che hanno messo in risalto un aspetto molto dibattuto: la difficile par-tecipazione al lavoro delle donne. L’aspetto che in questa parte della ricerca si è voluto affrontare non vuole tendere tanto ad evidenziare le problematiche legate alla

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concilia-zione lavoro-famiglia ma a far comprendere come le dipendenti di Terre dell’Etruria, pur ammettendo le difficoltà con le quali quotidianamente si scontrano, reputano deter-minante la loro presenza sul mercato del lavoro e la loro importanza in questa specifica cooperativa.

Un po’ come a voler includere tutti gli aspetti scelti di analizzare, si è cercato di met-tere in risalto il fatto che Terre dell’Etruria si presenta come facente parte di un partico-lare tipo di sistema presente in Toscana cosiddetto a economia diffusa, unendo in se tra-dizioni socio-economiche, rispetto del territorio in cui si trova e delle persone che ne fanno parte.

Riproducendo e modellandosi alla cultura e ai sistemi sociali della propria zona, Ter-re dell’Etruria si è adattata alle tendenze economiche più generali che hanno visto nel ri-torno alla “vita rurale”, e ad un concetto di crescita intesa in senso di sviluppo omni-comprensivo degli elementi che rendono “sostenibile” la vita delle persone, l’unica mo-dalità di sopravvivenza per le generazioni future.

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3. Il movimento cooperativo

3.1 Definizione, valori e principi cooperativi

Il concetto di cooperativa, pur potendolo trovare in norme giuridiche o in esempi concreti non è di immediata definizione dato che è nato da un insieme di principi e valori accumulati nel tempo e derivanti da tutte le diverse esperienze aggregative.

Una delle definizioni che però maggiormente rispecchia lo spirito del movimento è quella che considera la cooperativa come “Un’associazione autonoma di individui che si uniscono volontariamente per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e culturali e le proprie aspirazioni attraverso la creazione di una società di proprietà comune e democraticamente controllata“. Quest’ultima è la definizione contenuta nella “Dichiarazione di identità cooperativa“ approvata dal XXXI Congresso dell’Alleanza Cooperativa Internazionale (ACI) a Manchester nel 1995, che considera le cooperative come basate su valori quali quello dell’autosufficienza, dell’autoresponsabilità, della democrazia, dell’eguaglianza, dell’equità e della solida-rietà.

In particolare, i valori espressi nella Dichiarazione di identità, sono sette:

1. adesione libera e volontaria: le cooperative sono organizzazioni volontarie aperte a tutti gli individui che utilizzano i servizi offerti e accettano le re-sponsabilità derivanti dall’adesione, senza alcuna discriminazione sessuale, sociale, razziale, politica o religiosa.

2. controllo democratico da parte dei soci: le cooperative sono organizzazioni democratiche, controllate dai propri soci che partecipano attivamente per stabilire le politiche e assumere le relative decisioni. Gli uomini e le donne eletti come rappresentanti, sono responsabili nei confronti dei soci e in modo più specifico, nelle cooperative di primo grado i soci hanno gli stessi diritti di voto (una testa, un voto) e anche le cooperative di altro grado sono ugualmente organizzate in modo democratico;

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ca-pitale delle proprie cooperative e lo controllano democraticamente. Alme-no una parte di questo capitale è di Alme-norma proprietà comune della coopera-tiva e i soci utilizzano i surplus per scopi quali: lo sviluppo della cooperati-va creando delle riserve parte delle quali dovrebbero essere indivisibili; per creare benefici per i soci o per il sostegno ad altre attività approvate dalla base sociale;

4. autonomia ed indipendenza dei soci: le cooperative sono organizzazioni autonome, autosufficienti controllate dai soci. Nel caso in cui esse sotto-scrivano accordi con altre organizzazioni o ottengano capitale da fonti e-sterne, sono tenute ad assicurare sempre il controllo democratico da parte dei soci e mantenere l’autonomia dalla cooperativa stessa;

5. educazione, formazione ed informazione: le cooperative s’impegnano ad educare ed a formare i propri soci, i rappresentanti eletti, i manager e il personale, in modo che questi siano in grado di contribuire con efficienza allo sviluppo delle proprie società cooperative;

6. cooperazione tra cooperative: le cooperative rafforzano il movimento coo-perativo lavorando insieme, attraverso le strutture locali nazionali, regiona-li e internazionaregiona-li;

7. interesse verso la comunità: le cooperative lavorano per uno sviluppo so-stenibile delle proprie comunità attraverso politiche approvate dai propri partecipanti.

Già i fondatori delle prime forme cooperative nate in occidente avevano maturato questi principi, di cui diedero prova stabilendo quelli che sono ancora oggi un valido punto di riferimento, come il diritto di associarsi per chiunque ne abbia la volontà, il principio del pari diritto di voto per ogni socio a prescindere dalla quantità di capitale investito.

Seguendo tali principi, la cooperativa può tutt’ora essere vista come un valido strumento di solidarietà e di partecipazione democratica, attuabile attraverso una par-ticolare tipologia d’impresa e capace di adeguarsi e rinnovarsi secondo i cambiamenti dell’economia e della società: proprio da questi concetti nasce anche il rinnovato inte-resse degli ultimi anni sul dibattito sui valori base della cooperazione, che sarà appro-fondito nel successivo paragrafo.

Figura

Fig. 1: l’organigramma di Terre dell’Etruria

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