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L arte di vivere: la meditazione vipassana *

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Academic year: 2022

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L’arte di vivere:

la meditazione vipassana *

di S.N. Goenka

Come iniziamo a generare negatività? - Quale soluzione?

La meditazione Vipassana - Una conoscenza diretta e concreta Il corso

Ognuno di noi cerca pace e armonia, perché man- cano nella nostra vita. Tutti desideriamo essere fe- lici, lo consideriamo un nostro diritto. La felicità é la meta cui tendiamo, anche se spesso è difficile da raggiungere. Tutti noi, di quando in quando, speri- mentiamo insoddisfazione, turbamento, irritazione, disarmonia, sofferenza e, anche quando siamo liberi da tali negatività, possiamo sicuramente ricordare un periodo in cui esse ci hanno tormentato e prevedere

* Dal discorso pubblico omonimo, Berna - Svizzera, 16 luglio1980. Estratto.

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che potrebbero ritornare. Comunque sia, le dovre- mo affrontare, compresa la sofferenza della morte.

La nostra insoddisfazione personale, inoltre, non resta limitata a noi stessi, perché tendiamo a farne partecipi gli altri. L’atmosfera attorno a una persona infelice è così carica d’inquietudine, che ne rimania- mo influenzati. In tal modo le tensioni individuali, combinandosi fra loro, generano tensioni sociali.

È questo il problema fondamentale della vita: la sua natura insoddisfacente. Avvengono cose che non vogliamo, mentre le cose che vogliamo non si realizzano. Ignoriamo le cause che sono all’origine di questo processo, proprio come ignoriamo quale sia l’inizio e la fine della nostra esistenza. Se si esamina il problema, ci si accorge che quando generiamo nella mente una negatività, sentiamo agitazione. Le negatività nella mente non possono coesistere con pace e armonia.

Come iniziamo a generare negatività?

Quando trovo qualcuno che si comporta in un modo che non mi piace, quando scopro che sta suc- cedendo qualcosa che non è di mio gradimento, di- vento teso e infelice. Succedono cose indesiderate e comincio a creare tensione. Non accade ciò che de- sidero, sulla mia strada sorgono ostacoli, e di nuovo creo tensione dentro di me. E la vita diventa difficile da sopportare.

Un modo per risolvere il problema sarebbe far sì che nella vita non accada mai nulla di indesiderato, e che tutto sia così come vogliamo. Ma ciò non è

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possibile. Continueranno ad accadere fatti contrari ai nostri desideri. Come si può allora non creare tensione e mantenere pace ed armonia?

Quale soluzione?

In India e in altri paesi persone sagge e sante del passato hanno studiato la sofferenza umana e hanno trovato una soluzione: non appena qualcosa di indesiderato accade e si inizia a reagire generando collera, paura o altro, si deve spostare l’attenzione.

Per esempio, alzarsio bere un bicchiere d’acqua fa sì che la negatività non si moltiplichi. Oppure si può contare: uno, due, tre, quattro; ripetere una parola, o una frase - magari il nome di una divinità o di una persona santa in cui si ha fede - e così la mente viene sviata, ci si libera dalla negatività, fino ad un certo livello.

Questa soluzione è risultata valida, ha funzionato e funziona: se applicata, la mente si sente libera dall’agitazione. Ma riguarda il solo livello conscio: sviando l’attenzione, si spinge la negatività più in profondità, nell’inconscio, e lì continua a moltiplicarsi. A livello conscio ci sono pace ed armonia, ma nel profondo c’è un vulcano addormentato che prima o poi esploderà

Altri ricercatori della verità interiore compresero che sviare l’attenzione è una fuga e che occorre affrontare la negatività, osservandola quando sorge.

Non appena la si osserva, essa inizia a perdere forza e viene eliminata gradualmente: una buona soluzione che evita i due estremi: il controllo repressivo e la

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libera licenza.

Se mantenuta nell’inconscio, la negatività non verrà sradicata, e se si manifesta nell’azione fisica o verbale, creeremo altri problemi; ma è eliminata, se osservata.

Sembra magnifico, ma non è facile affrontare la negatività mentale.

Quando la collera sorge, essa ci travolge così ra- pidamente che neppure ce ne accorgiamo, ecco perché, sconvolti dalla rabbia, commettiamo azioni fisiche o verbali dannose per noi e per gli altri. Solo più tardi, quando la tempesta emotiva è passata, ci pentiamo. La volta seguente, in una situazione simi- le, reagiamo di nuovo allo stesso modo.

Il fatto è che non siamo consapevoli di quando la negatività ha inizio. Essa comincia nell’inconscio e quando raggiunge il livello conscio ha acquistato forza, ci travolge e non siamo certo in grado di osser- varla. Allora forse si potrebbe tenere con noi una se- gretaria che ci avverta quando, per esempio, la collera ha inizio: “Attento signore, la collera sta iniziando!”

Non si sa però quando la collera cominci, così si do- vrebbero avere tre segretarie per tre turni di lavoro, 24 ore su 24. Supponiamo di potercele permettere, e che inizi la collera e che la segretaria ci avvisi. Ebbene, la prima cosa che faremmo è insultarla: “Sciocca, pensi di essere qui ad insegnare a me !? Si è sconvolti dalla rabbia e nessun consiglio ci può aiutare.

Supponiamo che prevalga il buon senso, che non la si insulti e la si ringrazi: “ Grazie, ora devo osservare la collera”.

È possibile? Non appena chiudo gli occhi e cerco di osservarla, nella mente mi si presenta l’oggetto della collera: sto osservando il suo stimolo esterno.

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Non è una soluzione: non farà che moltiplicare la collera; così come osservare la negatività astratta, l’emozione astratta, separata dall’oggetto esterno che l’ha provocata.

La meditazione Vipassana

Chiunque giunga alla verità ultima, come il Buddha, scopre che quando si genera una negatività nella mente, simultaneamente accadono due cose nel corpo. La prima è che il respiro cambia ritmo.

Questo è verificabile da tutti. La seconda è che ci sono reazioni biochimiche, ovvero sensazioni fisiche.

Ecco allora una soluzione concreta: osservare il respiro e le sensazioni in quanto collegati con gli stati mentali. Questo diviene possibile con allenamento ed esercizio adeguati.

Respiro e sensazioni sono strumenti. Sono “segre- tarie private”: appena sorge una negatività nella men- te, il respiro cambia e qualche sensazione compare, e per noi sono avvertimenti: “Attento, c’è qualcosa che non va!” Quindi si inizia a osservare respiro e sensa- zioni e la negatività si indebolisce fino a scomparire.

Mente e corpo sono le due facce della stessa medaglia. Da una parte ci sono i pensieri e le emozioni, dall’altra il respiro e le sensazioni. Ogni pensiero, ogni emozione, consci o inconsci, si manifestano nel respiro e nella sensazione. Così, osservando il respiro o la sensazione, si osserva indirettamente la mente. Non si sfugge al problema, ma si affronta la realtà così come è. Allora si scopre che la negatività perde la sua forza e non riesce

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più a travolgerci come in passato. Se si persevera nell’osservazione, la negatività scompare.

Questa auto-osservazione ci mostra la realtà nei suoi due aspetti, esterno e interno.

Normalmente si guarda all’esterno, cercando sempre fuori di noi la causa della nostra infelicità; e cercando sempre di cambiare la realtà esterna. Igno- rando la realtà interiore non ci siamo potuti rendere conto che la causa della sofferenza non è esterna, ma è dentro di noi, nelle nostre reazioni automatiche.

Con la meditazione Vipassana, possiamo diventa- re consapevoli di ciò che accade dentro di noi. Im- pariamo ad osservare qualsiasi cosa accada, qualsiasi sensazione compaia, senza perdere l’equilibrio della mente.

Si allena la capacità di non reagire automaticamente, facendo in modo che la negatività si manifesti e se ne vada. Più si pratica questa tecnica e più si scopre quanto rapidamente ci si può sbarazzare delle negatività; e, liberandosene gradualmente, la mente diventa sempre più pura.

E una mente pura è piena di amore, amore disinte- ressato per gli altri, piena di compassione per le debo- lezze e le sofferenze degli altri, di gioia per i loro suc- cessi e felicità, piena di equanimità in ogni situazione.

A questo stadio, l’andamento della vita migliora.

Diventa impossibile fare, verbalmente o fisicamente, qualcosa che disturbi la pace e l’armonia altrui. Al contrario, la mente equilibrata non solo diventa serena in se stessa, ma aiuta anche gli altri ad essere pervasi da pace ed armonia.

Imparando a rimanere equilibrati di fronte a qual- siasi esperienza interiore, si sviluppa equanimità an-

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che verso tutto ciò che si incontra nella vita. Chi trova questo equilibrio non è indifferente o distac- cato dal mondo: diventa invece più sensibile alla sof- ferenza degli altri e fa del suo meglio per alleviarla, senza agitazione, ma con una mente piena di amore, compassione ed equanimità. Impara a essere piena- mente impegnato, pienamente coinvolto ad aiutare gli altri, mantenendo allo stesso tempo una mente equilibrata. Così, mentre lavora per la pace e la gioia degli altri, rimane egli stesso felice e in pace.

Questo è l’insegnamento del Buddha, un’arte di vivere.

Non una religione o una filosofia, non un rito o una cerimonia esteriori. Insegnò a osservare la natura così come è, mediante l’osservazione della propria realtà interiore.

In balìa dell’ignoranza si reagisce in modo nocivo per sé e per gli altri. Ma quando si sviluppa la saggezza si abbandona la reazione automatica. Si è capaci di vere azioni, nate da mente equilibrata e serena, che vede e comprende. Queste azioni non potranno essere che positive e creative, utili a se stessi e agli altri.

Una conoscenza diretta e concreta

I saggi di ogni tempo hanno consigliato di cono- scere se stessi, intendendo con ciò una conoscenza non solo intellettuale e neppure una scelta emotiva, fideistica o devozionale. Conoscere se stessi è una esperienza diretta e concreta. Solo così ci si libera dalle negatività, dalla sofferenza.

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Questa esperienza della propria realtà mentale e fisica, questa auto-osservazione è la meditazione Vipassana.

In pali, una lingua indiana parlata al tempo del Buddha, la parola passaná significa guardare, vedere con occhi aperti; vipassaná significa osservare profondamente le cose così come sono in realtà, non come sembrano essere.

Questa tecnica può essere utilizzata da chiunque.

La malattia non è settaria, quindi il rimedio non può essere settario, ma deve essere universale.

Ognuno fa esperienza della sofferenza; per esempio la sofferenza legata alla collera non è buddhista, induista o cristiana: la collera è collera. E quando per sua causa, siamo agitati, non è agitazione cristiana, induista o buddhista. Quindi, per questa

“malattia” universale, la cura deve essere universale:

Vipassana è questa cura.

Il corso

Durante il corso, l’apprendimento si svolge in tre passi. Si inizia con l’accettare un codice di comportamento, che prevede l’astensione da ogni azione fisica e verbale che disturbi la pace e l’armonia degli altri. Questa condotta morale è il primo passo, essenziale della pratica meditativa. Non ci si può esercitare per liberarsi dalle impurità mentali continuando a compiere azioni che le moltiplicano.

Le astensioni permettono alla mente di quietarsi quanto basta per procedere: per tutto il tempo del ritiro, ci si astiene dall’uccidere qualsiasi essere

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vivente, dal rubare, da ogni attività sessuale, da ogni sostanza intossicante; dal leggere, dallo scrivere e da altre pratiche, religiose e non.

Il passo successivo è quello di sviluppare la padro- nanza su questa nostra mente selvaggia, esercitan- dola a rimanere concentrata su di un oggetto - il respiro - il più a lungo possibile. Non è un esercizio di controllo della respirazione. Si osserva la respira- zione naturale così come è, mentre entra e mentre esce. In questo modo si acquieta la mente ulterior- mente e nel contempo la si concentra, la si rende acuta e penetrante, capace di lavorare in profondità.

I due primi passi, la condotta morale e la padronanza mentale, sono necessari e benefici di per se stessi, ma non conducono all’eliminazione delle negatività se manca il terzo passo: la purificazione mentale, Vipassana. Ovvero l’esperienza, tramite un’auto-osservazione sistematica e spassionata, che la propria realtà fisica e mentale è in continuo mutamento, e che si manifesta come sensazioni.

Questo è l’apice dell’insegnamento del Buddha:

auto-purificazione mediante auto-osservazione.(…) Che tutti gli esseri siano felici.

Che tutti gli esseri siano in pace con se stessi.

Che tutti gli esseri siano liberati.*

Pubblicato in La saggezza che libera, a cura di P. Confalonieri, ArteStampa, Modena. Estratto e adattato, col titolo: Una

meditazione concreta e attuale.

* Queste frasi sono parte della pratica di mettā o di amore- volezza; Goenka conclude con esse i discorsi sulla meditazione, per esprimere sentimenti di benevolenza e di augurio.

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