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scadenza trimestrale in modo che i lettori lo considerino un appuntamento regolare. Questo brano può contenere parole.

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Academic year: 2022

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Questo brano può contenere 175 -225 parole.

Lo scopo di un notiziario è forni- re informazioni specializzate a un pubblico specifico. Questo tipo di pubblicazione consente infatti di pubblicizzare un pro- dotto o servizio, nonché fare conoscere la propria organizza- zione al pubblico.

Determinare innanzitutto il tipo di lettori, ad esempio dipendenti o persone interessate all'acqui- sto del prodotto o alla richiesta di un particolare servizio.

È possibile creare un elenco di indirizzi utilizzando moduli di risposta o iscrizione e biglietti da visita raccolti in occasione di fiere o altri eventi. Questo tipo di elenchi di indirizzi può essere acquistato presso aziende spe- cializzate.

In Publisher sono disponibili numerosi stili di notiziario adat- tabili alle più diverse esigenze.

Definire infine la quantità di tempo e denaro che si desidera investire nella realizzazione del notiziario. Questi fattori consen- tono di determinare la frequenza di pubblicazione e la lunghezza del notiziario. È consigliabile pubblicare il notiziario almeno a

scadenza trimestrale in modo che i lettori lo considerino un appuntamento regolare.

T i t o l o b r a n o p r i n c i p a l e

T i t o l o b r a n o s e c o n d a r i o

Questo brano può contenere 75- 125 parole.

Il titolo è un elemento importan- te del notiziario e deve essere valutato con attenzione.

Deve infatti rappresentare in modo conciso il contenuto del brano e attirare l'attenzione dei lettori. Creare il titolo prima di scrivere il testo. In questo modo sarà possibile avere un punto di riferimento durante la stesura del brano.

In definitiva, il titolo deve essere incisivo e breve.

Nome società

D a t a

U N M O N D O D I B U F A L E

S o m m a r i o :

B r a n o i n t e r n o 2

B r a n o i n t e r n o 2

B r a n o i n t e r n o 2

B r a n o i n t e r n o 3

B r a n o i n t e r n o 4

B r a n o i n t e r n o 5

B r a n o i n t e r n o 6

Didascalia dell'immagine o della fotografia

N o t i z i e d i r i l i e - v o :

Notizia 1

Notizia 2

Notizia 3

Notizia 4

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Pagina 2 S e t t e m b r e V o l u m e 1 6

Zootecnia di precisione: alimentazione e monitoraggio dei vitelli 4.0

I recenti progressi della robotica soddisfano vecchie e nuove esigenze:

Perché preferire il latte di capra per il consumo diretto rispetto a quello vacci- no? Ecco una domanda alla quale occorre fornire una chiara risposta per i potenzia- li consumatori.

Fino ad oggi nel nostro paese il valore nutrizionale del latte di capra è stato poco valorizzato e sponsorizzato a differenza del latte vaccino. Le ragioni di ciò posso- no esser ricondotte alla maggior diponi- bilità di latte bovino e, conseguentemen- te, alla sua economi-

cità, prevedendo l’u- tilizzo del latte di ca- pra quasi esclusiva- mente per la caseifi- cazione. Eppure, molte sono le ricer- che che hanno dimo- strato come il latte di capra, rispetto a quel- lo di altri ruminanti, possieda caratteristi-

che nutrizionali peculiari, se non superio- ri, e meglio si presti per l’alimentazione umana in quanto naturalmente caratteriz- zato da proprietà fisico-chimiche quali ad esempio: ridotte dimensioni dei globuli di grasso, maggiore quantità di azoto non proteico, presenza dell'aminoacido tauri- na la cui funzione si esplica favorendo l'accrescimento e lo sviluppo dell'indivi- duo, livelli di selenio simili a quelli evi- denziati nel latte umano e maggiore pre- senza di acidi grassi a catena laterale cor- ta e media. Di quest’ultimi, tre il cui no- me si origina proprio dalla specie (capronico, caprilico e caprico) sono pre- senti in elevata percentuale e, oltre ad esser di più facile assorbimento, si ritiene possiedano una certa attività antivirale ed antitumorale (Narayanan et al. Int J Mol Sci. 2015 Mar 5;16(3):5014-27).

Non meno importanti sono le differenze in composizione amminoacidica delle caseine, le differenti proporzioni tra que- ste influenzanti la struttura micellare ed un particolare quanto unico polimorfismo genetico. Infatti, il latte di molte capre, per errori genetici, si caratterizza per un

basso o nullo contenuto di caseina 1,

2 o , il che offre opportunità uniche per la produzione di latte ipoproteico, con migliore cinetica di digestione, proprietà ipoallergeniche, basso contenuto calorico e composizione più simile al latte di donna

che notoriamente è privo della frazione α-lattoglobulinica, contiene un’alta quanti-

tà di β-lattoalbumina e, in particolare, mo- stra un basso contenuto caseinico per l’as- senza di 2 e presenza in tracce di 1.

Di rilievo anche la naturale assenza nel latte di capra di va- rianti proteiche “non desiderate” quali la A1 della β-caseina, presente invece nel latte bovino e considerata un fattore di rischio per cardiopatia ischemica uma- na, arteriosclerosi, diabete di tipo 1 e autismo.

Pertanto, l’impiego alternativo e fun- zionale di tale latte nei bambini o in presenza di disfunzioni epatiche o renali o di diverse altre patologie po- trebbe risolvere molti di quei proble- mi che sempre più frequentemente si manifestano nell’uomo.

Ti piace il latte di vacca? Bevi il latte di capra

di Gianfranco Cosenza

hanno dimostrato come il latte di capra, rispetto a quello di altri rumi- nanti, possieda caratteristiche nutrizionali pecu- liari

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L’acqua. Elemento base di tutte le forme di vita sulla Terra. Risorsa finita e insosti- tuibile. Bene dal valore inestimabile. Nella Giornata Mondiale dell'Acqua 2021 è stato sottolineato il valore dell'acqua per le fa- miglie, il cibo, la cultura, la salute, l'istru- zione, l'economia e l'integrità del nostro ambiente naturale.

Nonostante gli importanti progressi di que- sti ultimi decenni, più di 1 miliardo di persone nel mondo non arriva a dispor- re di 20-50 litri di acqua pulita al gior- no1, quantità minima necessaria per soddi- sfare i bisogni primari (bere, cucinare, la- varsi). La crisi sanitaria da COVID-19 ci ha ricordato il ruolo chiave dell’acqua per combattere le malattie infettive. Negli ulti- mi anni i consumi idrici a livello globale sono notevolmente aumentati e si stima che la domanda crescerà sotto la pressione demografica, climatica e dello sviluppo economico. L’acqua ricopre il 71% della superficie terrestre, il 97% è salata e solo l’1% è accessibile all’uomo. Una quota consistente (69%) delle risorse mondiali di acqua dolce è utilizzata dall’agricoltura. In un contesto in cui la competizione tra set- tori diversi per avere accesso all’acqua au- menta e la sua disponibilità diminuisce, il suo impiego per la produzione alimentare è sempre più al centro di dibattiti.

Naturalmente anche gli animali d’alleva- mento, come tutti gli organismi viventi, richiedono acqua per mantenersi in vita ed accrescersi. Da un po’ di tempo circola sui mezzi d’informazione la stima che per pro- durre un chilogrammo di carne bovina ser- vono oltre 15 mila litri d’acqua. Si tratta di una stima che media condizioni di alleva- mento molto differenziate (paesi e tecniche di allevamento diverse) e probabilmente non adatta al contesto di allevamento ita- liano dove la carne bovina si ottiene per il 70-75% da vitelloni allevati con sistemi specializzati ed efficienti. Recenti valuta- zioni2 riportano, infatti, consumi di acqua per produrre carne bovina nel nostro Paese inferiori del 25% rispetto ai valori medi mondiali. Al di là della correttezza dei va- lori assoluti, va ricordato comunque che una quota elevatissima (87%) dell’acqua FALSO! In pochi sanno che l’insetto che

identifichiamo comunemente come cala- brone non è altro che un’ape e precisa- mente l’Ape Legnaiola (Xylocopa viola- cea, Linnaeus 1758). Ape nera, di grosse dimensioni, senza dubbio spaventosa, ma poco pericolosa!

Il “vero" calabrone è una vespa di dimen- sioni grosse e mi-

nacciose, la cui pun- tura può addirittura essere letale. In Ita- lia, i calabroni (o vespe) appartengo- no a tre specie: il Calabrone Comune (Vespa crabro, Lin- naeus 1761), il Ca- labrone Orientale (Vespa orientalis, Linnaeus 1771) e il Calabrone Asiatico (Vespa velutina, Lepeletier 1836). Si riconoscono facil- mente per il loro aspetto, caratteriz-

zato, nel Calabrone Comune, dalla tipica colorazione gialla e nera, nel Calabrone Orientale dall’uniforme colorazione ros- sastra, spezzata solo da un’ampia fascia gialla sull’addome e nel Calabrone Asia- tico dalla colorazione tendenzialmente scura con banda gialla o arancione verso il pungiglione, una fascia gialla più sotti- le vicino alla vita e zampe, anch’esse gialle.

Le tre specie sono tutte presenti in Italia, ma con diversa distribuzione e pericolo- sità per l'uomo. In effetti, i Calabroni non sono particolarmente aggressivi e rara- mente si accaniscono contro l’uomo. Al contrario, sono molto dannosi per le api, arrivando a distruggere e a saccheggiare interi apiari!

In Italia, gli apicoltori hanno sempre avu- to a che fare con i Calabroni, ma ultima- mente, in particolar modo il Calabrone Orientale, sta suscitando particolare preoccupazione nel mondo apistico in quanto responsabile di gravi danni all’a-

picoltura della Regione Campania.

Non si conosce il motivo per il quale tale insetto abbia intensificato la sua presenza nel nostro territorio e soprattutto perché prediliga le api mellifere. Le cause sem- brano da ascriversi ai cambiamenti climati- ci che hanno indotto una diminuzione/

scomparsa dei suoi predatori e delle sue prede naturali associata ad un indeboli- mento sempre più frequente delle famiglie di api (ad esempio per carenze nutri- zionali, pato- geni, ecc.) che,

quindi, risultano più fa- cilmente attacca- bili dai calabroni.

Appare evidente quindi che il tanto temuto “Calabrone nero” sia molto meno pericoloso dei Calabroni gialli e neri, colori che in natura indicano pericolo e necessità di tenersi alla larga.

Calabrone grosso insetto nero e molto pericoloso: vero o falso?

di Manuela Martano e Karen Power

Il “vero" calabrone è una vespa di dimensioni grosse e minacciose, la cui puntura può addirittura essere letale

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Pagina 4 S e t t e m b r e V o l u m e 1 6

Nelle odierne aziende zootecniche il vi- tello neonato non si alimenta dalla sua mamma, ma poco dopo la nascita, viene spostato in un’area dove trova un ambien- te più consono alle sue esigenze. L’ali- mentazione avviene manualmente: gli operatori due volte al giorno sommini- strano il latte con biberon o secchi. Tale tecnica non permette di restituire infor- mazioni utili (quantità di latte assunto, orari della poppata, velocità di assunzio- ne). Inoltre, nei periodi caldi il latte rico- stituito subisce sicuramente alterazioni, e l’aspetto igienico può essere carente.

Oggi con la zootecnia di precisione (Precision Livestock Farming), favorita dalla diffusione di nuove soluzioni tecni- che, la modalità di allevare i vitelli sta cambiando con benefici importanti per l’allevatore e le produzioni. I recenti pro- gressi della robotica soddisfano vecchie e nuove esigenze: benessere animale, ali- mentazione bilanciata e personalizzata (precision feeding), tracciabilità, movi- mento. Un sistema di alimentazione inno- vativo per la vitellaia è il CalfRail, una mangiatoia automatica mobile che si spo- sta nei singoli box e fornisce ai vitelli (circa 50) il latte fresco o ricostituito ap- pena preparato (fino a 8 volte al giorno!) ad una temperatura sempre ottimale. Un braccio robotizzato mobile cammina au- tomaticamente lungo una rotaia posta so- pra la vitellaia e sosta ad ogni box affin- ché il vitello possa compiere la suzione grazie alla tettarella posta alla fine del braccio (che si autopulisce dopo ogni poppata). La quantità di latte è preimpo- stata e può essere modificata nel corso del tempo. La presenza di un microchip di riconoscimento identifica il vitello, il si- stema eroga precise quantità di latte stabi- lite in funzione dell’età e del piano

Zootecnia di precisione: alimentazione e monitoraggio dei vitelli 4.0

I recenti progressi della robotica soddisfano vecchie e nuove esigenze:

Gli alimenti che mangiamo sono sani?

Da dove provengono? Queste sono alcu- ne delle domande che i consumatori si pongono sul cibo. Spesso, oltre ad infor- mazioni pertinenti e corrette, abbondano falsi miti e notizie false. Ecco alcune ri- sposte a sette fake news relative ai pro- dotti dell’avicoltura (carne e uova) che eliminano alcuni pregiudizi molto diffusi.

1. Il pollo da carne è allevato solo in gab- bia: FALSO

L’allevamento a terra è l'unica forma di al- levamento utilizzata per la produzione di carne avicola in tutta l’Unione Europea.

Gli animali crescono in idonei capannoni in modo da permette-

re loro comportamenti naturali, nel com- pleto rispetto del benessere. Gli animali, inoltre, hanno sempre a disposizione ac- qua e mangime.

2. Per aumentare la produzione, i polli sono sottoposti a trattamenti ormonali:

FALSO

L'uso di ormoni e promotori della cresci- ta nell'allevamento animale è vietata in tutta l'UE e, quindi, gli ormoni non ven- gono mai impiegati negli allevamenti ita- liani di polli e tacchini.

3. Le carni avicole sono ricche di residui di antibiotici: FALSO

Gli antibiotici possono essere sommini- strati solo dopo diagnosi e prescrizione di un medico veterinario e solo quando strettamente necessario, a scopo terapeu- tico e mai profilattico. Inoltre, l’animale è avviato al macello solo dopo un perio- do di sospensione, cioè un adeguato tem- po stabilito per legge tra l’ultima sommi-

nistrazione e la commercializzazione delle carni e/o uova.

4. Il colore del guscio delle uova dipende dall’alimentazione: FALSO

Nonostante il consumatore italiano sia abi- tuato alle classiche uova beige/rosate o bianche che troviamo comunemente nei supermercati, esistono alcune razze di gal- line che producono uova con colorazioni

diverse. La colorazio- ne è dovuta a partico- lari pigmenti naturali, principalmente di ori- gine epatica, ed è su base genetica. Ciono- nostante, l’intensità del colore può dipendere dall’e- tà, da stati pato- logici e dall’ali- mentazione. Le proprietà nutrizionali dell’uovo non sono correlate al colore del guscio.

5. Un tuorlo più colorato indica che l’uovo è più nutriente: FALSO Il colore del tuorlo d’uovo è legato ai carotenoidi presenti nel mangime e al loro assorbimento intestinale. Non incide assolutamente sul profilo nutri- zionale dell’uovo.

Le sette fake News più diffuse in avicoltura

di Ludovico Dipineto

alcune risposte a sette fake news relative ai prodotti dell’avicoltura

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L’acqua. Elemento base di tutte le forme di vita sulla Terra. Risorsa finita e insosti- tuibile. Bene dal valore inestimabile. Nella Giornata Mondiale dell'Acqua 2021 è stato sottolineato il valore dell'acqua per le fa- miglie, il cibo, la cultura, la salute, l'istru- zione, l'economia e l'integrità del nostro ambiente naturale.

Nonostante gli importanti progressi di que- sti ultimi decenni, più di 1 miliardo di persone nel mondo non arriva a dispor- re di 20-50 litri di acqua pulita al gior- no1, quantità minima necessaria per soddi- sfare i bisogni primari (bere, cucinare, la- varsi). La crisi sanitaria da COVID-19 ci ha ricordato il ruolo chiave dell’acqua per combattere le malattie infettive. Negli ulti- mi anni i consumi idrici a livello globale sono notevolmente aumentati e si stima che la domanda crescerà sotto la pressione demografica, climatica e dello sviluppo economico. L’acqua ricopre il 71% della superficie terrestre, il 97% è salata e solo l’1% è accessibile all’uomo. Una quota consistente (69%) delle risorse mondiali di acqua dolce è utilizzata dall’agricoltura. In un contesto in cui la competizione tra set- tori diversi per avere accesso all’acqua au- menta e la sua disponibilità diminuisce, il suo impiego per la produzione alimentare è sempre più al centro di dibattiti.

Naturalmente anche gli animali d’alleva- mento, come tutti gli organismi viventi, richiedono acqua per mantenersi in vita ed accrescersi. Da un po’ di tempo circola sui mezzi d’informazione la stima che per pro- durre un chilogrammo di carne bovina ser- vono oltre 15 mila litri d’acqua. Si tratta di una stima che media condizioni di alleva- mento molto differenziate (paesi e tecniche di allevamento diverse) e probabilmente non adatta al contesto di allevamento ita- liano dove la carne bovina si ottiene per il 70-75% da vitelloni allevati con sistemi specializzati ed efficienti. Recenti valuta- zioni2 riportano, infatti, consumi di acqua per produrre carne bovina nel nostro Paese inferiori del 25% rispetto ai valori medi mondiali. Al di là della correttezza dei va- lori assoluti, va ricordato comunque che una quota elevatissima (87%) dell’acqua 6. Il consumo di uova aumenta i valori di

colesterolo ed espone a patologie cardia- che e incidenti cerebrovascolari: FALSO Il colesterolo è contenuto solo nel tuorlo, mentre l’albume ne è completamente pri- vo. La dieta influenza solo per il 15-20%

la colesterolemia e la maggior parte del colesterolo che si trova nel sangue, infat-

ti, è prodotto dall’organismo stesso nel fegato. L’uovo è, invece, un alimento insostituibile sulla nostra tavola: fonte di proteine, vitamine, minerali e altre so- stanze benefiche. Un’ampia e recente metanalisi pubblicata sul British Medical Journal (BMJ 2019;366:l4897) è arrivata alla conclusione che il rischio di infarto e ictus non aumenta consumando un uovo al giorno.

7. I filamenti biancastri vicino al

tuorlo indicano che sono uova embrionate:

FALSO

I filamenti che si notano in prossimità del tuorlo si definiscono calaze e sono il risul- tato della rotazione dell’uovo in ovidotto.

Sono strutture di natura proteica che si an- corano ai poli dell’uovo in modo da tenere sospeso il tuorlo al centro dell’uovo. Sono

strutture che nulla hanno a che fare con la fecondazione.

Le uova presenti in commercio, infatti, sono uova non fecondate.

Pollame, 1695 Melchior De Hondecoeter

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Molti lo considerano uno degli alimenti più nutrienti al mondo, alcuni non ap- prezzano l’alto contenuto in colesterolo, altri amano la versatilità in cucina. Sodo, all’occhio di bue, in purgatorio, alla con- tadina o in camicia? Varie sono le ricette che si possono preparare. Stiamo parlan- do dell’uovo, ovviamente! Nel 2020 la produzione italiana si è aggirata sui 12,6 miliardi di uova, pari a circa 796 mila tonnellate di prodotto, garantita da 41 milioni di galline ovaiole accasate in ol- tre 2.600 allevamenti (ISMEA, 2021). Il patrimonio animale è concentrato per lo più nel Nord Italia (75%) e al Sud con quasi tre milioni di capi solo in Sicilia.

La maggior parte delle uova in commer- cio proviene da allevamenti intensivi, dove la gallina è mantenuta per tutto il ciclo produttivo in gabbie. Tuttavia, esi- stono sistemi di allevamento alternativi più naturali in cui le ovaiole possono es- sere allevate, a terra in capannoni chiusi con 9 galline/m2, oppure all’aperto dove possono anche razzolare durante il dì in spazi esterni (densità 4 galline/m2). Infi- ne, c’è l’allevamento biologico, normato da regolamenti europei, che prevede con- dizioni d’allevamento estensive, l’uso di alimenti biologici e un limitato impiego di farmaci. In questi allevamenti si pos- sono impiegare preparati fitoterapici e omeopatici, che non implicano tempi di sospensione a cui sono soggetti gli anti- biotici. Da tempo, gli agricoltori hanno

mostrato grande interesse al biologico, sol- lecitati dal tangibile cambiamento delle preferenze dei consumatori. Il settore delle uova è uno di quelli in cui gli aspetti etici e del welfare ha ridisegnato e diversificato le tecniche di allevamento e, conseguente- mente, l’offerta sul mercato al consumo. I risultati di alcuni studi hanno evidenziato che gli animali allevati con il metodo bio- logico manifestano un aumento del peso e dell’intensità di colore nel tuorlo, dovuto alla libertà dell’animale di avere accesso ad alimenti contenenti xantofille, come erba ed insetti. Ad oggi la sfida degli alle- vamenti è quella di cogliere nuove tecni- che che introducano strategie diverse e si- nergiche che mirino alla tutela del benes- sere animale e alla sostenibilità ambienta- le. Alimentazione, welfare e ambiente so- no i pilastri delle moderne filiere di produ- zione e le parole chiave che le caratterizze- ranno coniugando questi aspetti con la sfi- da di garantire cibo per la popolazione mondiale che, di qui al 2050, aumenterà considerevolmente.

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di Pelosi E.M., Di Francia A., Cicia G., Cavallo C., Del Giudice T., Fagnano M.

esistono sistemi di allevamento alternativi più naturali in cui le ovaiole possono essere allevate, a terra in capannoni chiusi con 9 galline/

m2,

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